Terra Nostra Quotes

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Incredible the animal that first dreamed of another animal.
Carlos Fuentes (Terra Nostra (Latin American Literature))
Noi siamo cinque fratelli. Abitiamo in città diverse, alcuni di noi stanno all'estero: e non ci scriviamo spesso. Quando c'incontriamo, possiamo essere, l'uno con l'altro, indifferenti o distratti. Ma basta, fra noi, una parola. Basta una parola, una frase: una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte, nel tempo della nostra infanzia. [...] Quelle frasi sono il nostro latino, il vocabolario dei nostri giorni andati, sono come i geroglifici egiziani o degli assiro-babilonesi, la testimonianza d'un nucleo vitale che ha cessato di esistere, ma che sopravvive nei suoi testi, salvati dalla furia delle acque, dalla corrosione del tempo. Quelle frasi sono il fondamento della nostra unità familiare, che sussisterà finché saremo al mondo, ricreandosi e risuscitando nei punti più diversi della terra.
Natalia Ginzburg (Lessico famigliare)
Normality; show me normality, señor caballero, and I will show you an exception to the abnormal order of the universe; show me a normal event and I shall call it miraculous because it is normal.
Carlos Fuentes (Terra Nostra (Latin American Literature))
... is it the young who pass death to the old, or do the old bequeath it to the young? ― Carlos Fuentes, Terra Nostra
Carlos Fuentes (Terra Nostra (Latin American Literature))
Don Quixote is not just Don Quixote; La Mancha is not just geography; It is our personal territory— Terra Nostra.
Dejan Stojanovic
Since I neither want not can influence the events of the world, my mission is to preserve the internal integrity and equilibrium of my mind; that will be in which the manor in which I recover the purity of the original act; I shall be my own citadel, and to it I shall retire to protect myself against a hostile and corrupt world. I shall be my own citadel and, within it, my own and only citizen.
Carlos Fuentes (Terra Nostra (Latin American Literature))
all that was left to me was certain images and all of them spoke to me of the collapse of a cruel world and the slow construction in its stead of another world, equally cruel.
Carlos Fuentes (Terra Nostra (Latin American Literature))
Vogliamo ora congedarci dal nostro vecchio amico in uno di quei rari momenti di felicità perfetta, dei quali, a ben saperli cercare, qualcuno di trova sempre che valga ad allineare la nostra transitoria esistenza terrena. Esistono sulla terra le ombre nere, ma per contrasto le zone luminose appaiono ancora più chiare.
Charles Dickens
Passavamo sulla terra leggeri come acqua, disse Antonio Setzu, come acqua che scorre, salta, giù dalla conca piena della fonte, scivola e serpeggia fra muschi e felci, fino alle radici delle sughere e dei mandorli o scende scivolando sulle pietre, per i monti e i colli fino al piano, dai torrenti al fiume, a farsi lenta verso le paludi e il mare, chiamata in vapore dal sole a diventare nube dominata dai venti e pioggia benedetta. A parte la follia di ucciderci l'un l'altro per motivi irrilevanti, eravamo felici. Le piante e le paludi erano fertili, i monti ricchi di pascolo e fonti. Il cibo non mancava neppure negli anni di carestia. Facevamo un vino colore del sangue, dolce al palato e portatore di sogni allegri. Nel settimo giorno del mese del vento che piega le querce incontravamo tutte le genti attorno alla fonte sacra e per sette giorni e sette notti mangiavamo, bevevamo, cantavamo e danzavamo in onore di Is. Cantare, suonare, danzare, coltivare, raccogliere, mungere, intagliare, fondere, uccidere, morire, cantare, suonare, danzare era la nostra vita. Eravamo felici, a parte la follia di ucciderci l'un l'altro per motivi irrilevanti. (pag. 56)
Sergio Atzeni (Passavamo sulla terra leggeri)
Tenente colonnello Abbati: – Io mi difendo bevendo. Altrimenti, sarei già al manicomio. Contro le scelleratezze del mondo, un uomo onesto si difende bevendo. È da oltre un anno che io faccio la guerra, un po’ su tutti i fronti, e finora non ho visto in faccia un solo austriaco. Eppure ci uccidiamo a vicenda, tutti i giorni. Uccidersi senza conoscersi, senza neppure vedersi! È orribile! È per questo che ci ubriachiamo tutti, da una parte e dall’altra. Ha mai ucciso nessuno lei? Lei, personalmente, con le sue mani? […] Io, nessuno. Già, non ho visto nessuno. Eppure se tutti, di comune accordo, lealmente, cessassimo di bere, forse la guerra finirebbe. Ma, se bevono gli altri, bevo anch’io. Veda, io ho una lunga esperienza, non è l’artiglieria che ci tiene in piedi, noi di fanteria. Anzi, il contrario. La nostra artiglieria ci mette spesso a terra, tirandoci addosso. […] Abolisca l’artiglieria, d’ambo le parti, la guerra continua. Ma provi ad abolire il vino e i liquori. Provi un po’. Si provi. […] Nessuno di noi si muoverà più. L’anima del combattente di questa guerra è l’alcool. Il primo motore è l’alcool. Perciò i soldati, nella loro infinita sapienza, lo chiamano benzina.
Emilio Lussu (Un anno sull'altipiano)
The mystery of other individuals, señor caballero, is ordinarily grief we neither share nor understand.
Carlos Fuentes (Terra Nostra (Latin American Literature))
heresiarch
Carlos Fuentes (Terra Nostra)
Non è il nostro compito quello di avvicinarci, così come non si avvicinano fra loro il sole e la luna, o il mare e la terra. Noi due, caro amico, siamo il sole e la luna, siamo il mare e la terra. La nostra méta non è di trasformarci l'uno nell'altro, ma di conoscerci l'un l'altro e d'imparar a vedere ed a rispettare nell'altro ciò ch'egli è: il nostro opposto e il nostro complemento.
Hermann Hesse (Hermann Hesse: "Narziss und Goldmund". (Königs Erläuterungen und Materialien, Bd. 86))
Il fardello più pesante è quindi allo stesso tempo l'immagine del più intenso compimento vitale. Quanto più il fardello è pesante, tanto più la nostra vita è vicina alla terra, tanto più è reale e autentica
Milan Kundera (The Unbearable Lightness of Being)
Un poeta somma in sé l'Atlantico e il leone. Se l'uno vi sommerge, l'altro vi addenta. Se sfuggiamo alle zanne, cadiamo in preda ai flutti. Un uomo che ha il potere di distruggere le illusioni è al tempo stesso belva e onda. Le illusioni stanno all'anima come l'atmosfera alla terra. Toglietele quella tenera coltre d'aria, e vedrete la pianta morire, svanire i colori. La terra su cui noi camminiamo non è che brace estinta. E' marga quella che calpestiamo, e ciottoli ingrati ci feriscono il piede. La verità è un fulmine che ci annienta. La vita è un sogno. E' il risveglio che ci uccide. Colui che ci deruba dei nostri sogni ci deruba della nostra vita.
Virginia Woolf (Orlando: A Biography: Film Screenplay)
Probabilmente la nostra vita è iniziata nell'oceano. Circa quattro milioni di anni fa. Probabilmente vicino a fonti di calore come i vulcani sommersi. Poi, cinquecento milioni di anni fa, o forse poco più, gli organismi hanno cominciato a vivere anche sulla terra. [...] Ma in un certo senso si può dire che anche se abbiamo abbandonato il mare dopo milioni d'anni di vita nelle sue profondità, l'oceano è rimasto dentro di noi. Quando una donna porta in grembo un bambino, lo fa crescere nell'acqua, e l'acqua nel suo corpo è quasi identica a quella del mare, contiene quasi la stessa quantità di sali. La donna crea un piccolo oceano nel proprio corpo. Ma non solo. Il nostro sangue e il sudore hanno quasi la stessa composizione dell'acqua di mare. Portiamo oceani dentro di noi, nel nostro sangue e nel nostro sudore. E con le nostre lacrime, piangiamo oceani. (Shantaram, pag. 465)
Gregory David Roberts (Shantaram)
Le parole, credo, sono come semi piantati nei nostri cuori in tenera età. Affondano le radici in noi durante la crescita, insediandosi nella nostra anima. Le parole buone arricchiscono bene. Prosperano e fanno del nostro cuore la loro casa. Sviluppano tronchi intorno alla spina dorsale, sostenendoci quando ci sentiamo più fragili; permettendoci di piantare bene i piedi per terra quando ci sentiamo incerti. Ma le parole cattive crescono male. Il nostro tronco ne viene invaso e si guasta al punto che ci svuotiamo e pensiamo agli interessi altrui anziché ai nostri. Siamo costretti a nutrirci dei frutti di quelle parole, diventiamo ostaggi dei rami che si avvolgono intorno al collo soffocandoci a morte, una parola per volta.
Tahereh Mafi (Ignite Me (Shatter Me, #3))
A dispetto di tutti, io calpesterò ancora, e più d'una volta, questa nostra terra. E vi camminerò, in carne e ossa, come per il passato, principe o contadino, sapiente o stupido; a volte sulla vetta della scala sociale, a volte stritolato dalla ruota del destino.
Jack London (The Star Rover (Modern Library Classics))
Di tutti i mortali sulla terra, sono in pochi quelli di cui gli dèi sentiranno mai parlare. Bisogna considerare le circostanze. Ora che ne apprendiamo i nomi, loro sono già morti. Devono essere delle vere e proprie meteore per catturare la nostra attenzione. La questione è semplice: per noi siete polvere.
Madeline Miller (Circe)
Pater Noster Pater Noster qui es in cælis, sanctificetur nomen tuum, adveniat regnum tuum, fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra. Panem nostrum cotidianum da nobis hodie; et dimitte nobis debita nostra sicut et nos dimittimus debitoribus nostris; et ne nos inducas in tentationem, sed libera nos a malo. Amen.  
Louis Pizzuti (Pray it in Latin)
E non dimenticare, straniero, che il sole sorge dalla nostra parte, che l'Est è l'Est, l'Ovest è l'Ovest e che questo non lo si può cambiare. [...] Il sole sorge da noi e noi un giorno domineremo il mondo perché abbiamo tutto quel che ci vuole per farlo. Abbiamo terra, abbiamo gente, abbiamo risorse. [...] Allora, straniero, ricordatelo: il futuro è qua!
Tiziano Terzani (A Fortune-Teller Told Me: Earthbound Travels in the Far East)
«Vedrai» continua Samuel in preda al delirio, « un giorno avrai uno,due figli, o anche di più, non ho tempo per contarli adesso. Ma dovrai chiedergli un favore da parte mia, dovrai dirgli che si tratta di una cosa molto importante. Una promessa che loro padre ha fatto tanto tempo fa, in un passato che non esiste più. Perché un giorno questo passato di guerra non esisterà più. vedrai Jeannot. Dirai ai tuoi figli di raccontare la nostra storia, nel loro mondo libero. Gli parlerai della nostra lotta. Gli insegnerai che su questa terra niente conta più di quella puttana della libertà, sempre pronta a vendersi al miglior offerente. Perchè quella cagna ama l’amore degli uomini e fuggirà sempre da quelli che vogliono incatenarla, e regalerà la vittoria a chi la rispetta senza pretendere di farla sua.»
Marc Levy (I figli della libertà)
Che razza di Paese è quello che trasforma i campi di mirtilli in proprietà privata? Quando passo accanto a quei terreni lungo la strada, avverto nel petto un tuffo al cuore. Vedo la rovina incombere sulla terra. In quel luogo un velo si è steso sulla Natura. Mi allontano veloce dal posto maledetto. Niente può sfigurare maggiormente il suo bel volto. Non posso fare a meno d'immaginarlo per sempre come un luogo dove attraenti e gradevoli bacche si convertono in denaro, dove il mirtillo viene oltraggiato. È vero, esiste il diritto di trasformare le bacche in proprietà privata così come esiste quello di fare altrettanto dell'erba e degli alberi - un gesto non più grave di migliaia di altre pratiche accettate dall'uso - ma questa è la peggiore di tutte perché indica quanto esse siano negative e verso quale obiettivo la nostra civiltà e la divisione del lavoro tendano naturalmente, e cioè ad attribuire un prezzo a tutto.
Henry David Thoreau (Mirtilli o L'importanza delle piccole cose)
Il testamento politico della Nazione tedesca deve suonare così: fate in modo che la forza del nostro popolo abbia la sua base non in colonie ma nel territorio della nostra Patria in Europa. Non considerate mai sicuro il Reich, se non è in grado di dare ad ogni figlio del nostro popolo un pezzo di terra suo proprio. Non dimenticate mai che il più sacro di tutti i diritti è il diritto alla terra che un uomo vuol coltivare da sé e che il sacrificio più sacro di tutti è il sangue che si versa per la conquista e la difesa della terra
Adolf Hitler (Mein Kampf)
Nella libreria del pastore vedo file e file di copertine, una accanto all'altra, e tutte contengono tempi di tipo diverso. Il tempo che ci è voluto a scrivere il libro, il tempo in cui si svolge la storia, il tempo che ci vuole per leggerla. E mi manca la terra sotto i piedi quando mi rendo conto che in un misero pezzetto di scaffale è racchiuso più tempo di quanto possa contenerne una vita intera. Le esperienze descritte sono così vaste che nessun individuo potrà mai comprenderle tutte dentro di sè, i pensieri così numerosi che nessuna mente riuscirà mai a formularli tutti nel corso di una sola esistenza, nemmeno se passassimo ogni singolo giorno della nostra vita a divorare libri. Mi immagino grandi case piene zeppe di libri, così tanti che nessuno riuscirebbe mai a leggerli tutti, e al solo pensiero mi vengono le vertigini.
Mikael Niemi (Koka björn)
Le nature come la tua, dotate di sensi forti e delicati, gli ispirati, i sognatori, i poeti, gli amanti sono quasi sempre superiori a noi uomini di pensiero. La vostra origine è materna. Voi vivete nella pienezza, a voi è data la forza dell'amore e della esperienza di vita. Noi spirituali, che pur sembriamo spesso guidarvi e dirigervi, non viviamo nella pienezza, viviamo nell'aridità. A voi appartiene la ricchezza della vita, a voi il succo dei frutti, a voi il giardino dell'amore , il bel paese dell'arte. La vostra patria è la terra, la nostra è l'idea. Il vostro pericolo è di affogare nel mondo dei sensi, il nostro è di asfissiare nel vuoto. Tu sei artista, io un pensatore. Tu dormi sul petto della madre, io veglio nel deserto. A me splende il sole, a te la luna e le stelle, i tuoi sogni sono di fanciulle, i miei di ragazzi...
Hermann Hesse (Narcissus and Goldmund)
A scuola la signora Forbes mi disse che quando mia madre era morta era volata in cielo. Mi aveva raccontato questa cosa perché la signora Forbes è molto vecchia e crede nell’aldilà. Porta sempre i pantaloni della tuta perché sostiene che sono molto più comodi dei pantaloni normali. E ha una gamba leggermente più corta dell’altra a causa di un incidente in moto. Quando mia madre è morta, però, non è andata in cielo perché il cielo non esiste. Il marito della signora Peters è un prete che tutti chiamano il Reverendo Peters, e ogni tanto viene a trovarci a scuola per parlare un po’ con noi; un giorni gli chiesi dove fosse il cielo. - Non è nella nostra galassia. È un luogo a sè, - rispose. Qualche volta il Reverendo Peters emette uno strano verso mentre pensa, una specie di ticchettio con la lingua. E fuma e si sente l’odore delle sigarette mentre tespira e a me dà fastidio. Dissi che non c’era niente fuori dall’universo e che non poteva esistere un luogo a sè. A meno che non si attraversi un buco nero, ma un buco nero è ciò che si definisce una Singolarità, che significa che è impossibile scoprire cosa c’è dall’altra parte perché la forza di gravità di un buco nero è talmente potente che persino le onde elettromagnetiche come la luce non riescono a sfuggirle, e le onde elettromagnetiche sono il mezzo attraverso il quale riceviamo le informazioni su tutto ciò che è lontano da noi. Se il cielo si trovasse dall’altro lato di un buco nero i morti dovrebbero essere scaraventati nello spazio su dei razzi per arrivare fin lassù e così non è, altrimenti la gente se ne accorgerebbe. Penso che le persone credano nell’aldilà perché detestano l’idea di morire, perché vogliono continuare a vivere e odiano pensare che altri loro simili possano trasferirsi in casa loro e buttare tutte le loro cose nel bidone della spazzatura. Il Reverendo Peters spiegò: - Be’, quando dico che il cielo è fuori dall’universo è solo un modo di dire. Immagino che ciò che significa veramente è che i defunti sono con Dio. - Ma Dio dov’è? Allora il Reverendo Peters tagliò corto dicendo che avremmo fatto meglio a discuterne in un altro momento, quando avessimo avuto più tempo a disposizione. Ciò che di fatto avviene quando una persona muore è che il cervello smette di funzionare e il corpo si decompone, come quando morí Coniglio e noi lo seppellimmo in fondo al giardino. E tutte le sue molecole si frantumarono in altre molecole e si sparsero nella terra e vennero mangiate dai vermi e defluirono nelle piante, e se tra 10 anni andremo a scavare nello stesso punto non troveremo altro che il suo scheletro. E tra 1000 anni anche il suo scheletro sarà scomparso. Ma va bene ugualmente perché adesso lui è parte dei fiori e del melo e del cespuglio di biancospino. Quando una persona muore qualche volta viene messa in una bara, che significa che il suo corpo non si unirà alla terra per moltissimo tempo, finché anche il legno della bara non marcirà. Mia madre però fu cremata. Questo vuol dire che è stata messa in una bara e bruciata e polverizzata per poi trasformarsi in cenere e fumo. Non so cosa capiti alla cenere e non potei fare domande al cimitero perché non andai al funerale. Però so che il fumo esce da lcamino e si disperde nell’aria e allora qualche volta guardo il cielo e penso che ci siano delle molecole di mia madre lassù, o nelle nuvole sopra l’Africa o l’Antartico, oppure che scendano sotto forma di pioggia nelle foreste pluviali del Brasile, o si trasformino in neve da qualche parte, nel mondo.
Mark Haddon (The Curious Incident of the Dog in the Night-Time)
Finiscila, Jane! Dai troppo peso all'amore degli esseri umani. Sei troppo impulsiva, troppo irruenta. La mano divina che ha creato il tuo corpo, e poi vi ha soffiato dentro la vita, ti ha dotato di risorse che vanno ben oltre la tua fragilità dei tuoi simili. Al di là di questa terra e al di là del genere umano, c'è un mondo invisibile e un regno di anime. Quel mondo è tutto intorno a noi, perché è ovunque, e quelle anime vegliano su di noi, perché hanno il compito di proteggerci. E se stiamo morendo nel dolore e nella vergogna, se il disprezzo ci colpisce da ogni parte e l'odio ci schiaccia, gli angeli vedono i nostri tormenti, riconoscono la nostra innocenza e Dio, per incoronarci della meritata ricompensa, aspetta solo che il nostro spirito si separi dalla carne. E allora perché dobbiamo lasciarci sempre sopraffare dall'angoscia, quando la vita finisce in un attimo e la morte non è altro che un passaggio per la felicità, per la gloria?
Charlotte Brontë (Jane Eyre)
[…] di lì a poco tutti noi, cioè il principe, Ivan Ivanyč ed io, ci saremmo separati e non per un'estate, per un anno e per due, ma per sempre. Sì, né più e né meno che per sempre e per non rivederci più, in nessun tempo, fino alla fine del mondo, mai! Un pensiero che, nonostante la sua evidente bizzarria, mi riempì di terrore. In realtà, noi che viviamo per un determinato periodo sulla terra con le stesse gioie e tristezze della vita, che guardiamo lo stesso cielo, che amiamo e odiamo in fin dei conti le stesse cose, tutti condannati a una stessa pena, a una stessa cancellazione dalla superficie della terra, dovremmo provare l'uno per l'altra un'infinita tenerezza, un commovente sentimento di vicinanza. Dovremmo gridare di terrore e dolore quando il destino ci divide disponendo ogni volta della completa possibilità di trasformare ogni nostra separazione, magari di pochi minuti, in separazione eterna. M a come si sa, sentimenti del genere ci sono del tutto estranei, e spesso ci separiamo persino dalle persone più care con la massima indifferenza.
Ivan Bunin
With the motto “do what you will,” Rabelais gave himself permission to do anything he damn well pleased with the language and the form of the novel; as a result, every author of an innovative novel mixing literary forms and genres in an extravagant style is indebted to Rabelais, directly or indirectly. Out of his codpiece came Aneau’s Alector, Nashe’s Unfortunate Traveller, López de Úbeda’s Justina, Cervantes’ Don Quixote, Béroalde de Verville’s Fantastic Tales, Sorel’s Francion, Burton’s Anatomy, Swift’s Tale of a Tub and Gulliver’s Travels, Fielding’s Tom Jones, Amory’s John Buncle, Sterne’s Tristram Shandy, the novels of Diderot and maybe Voltaire (a late convert), Smollett’s Adventures of an Atom, Hoffmann’s Tomcat Murr, Hugo’s Hunchback of Notre-Dame, Southey’s Doctor, Melville’s Moby-Dick, Flaubert’s Temptation of Saint Anthony and Bouvard and Pecuchet, Twain’s Adventures of Huckleberry Finn, Frederick Rolfe’s ornate novels, Bely’s Petersburg, Joyce’s Ulysses, Witkiewicz’s Polish jokes, Flann O’Brien’s Irish farces, Philip Wylie’s Finnley Wren, Patchen’s tender novels, Burroughs’s and Kerouac’s mad ones, Nabokov’s later works, Schmidt’s fiction, the novels of Durrell, Burgess (especially A Clockwork Orange and Earthly Powers), Gaddis and Pynchon, Barth, Coover, Sorrentino, Reed’s Mumbo Jumbo, Brossard’s later works, the masterpieces of Latin American magic realism (Paradiso, The Autumn of the Patriarch, Three Trapped Tigers, I the Supreme, Avalovara, Terra Nostra, Palinuro of Mexico), the fabulous creations of those gay Cubans Severo Sarduy and Reinaldo Arenas, Markson’s Springer’s Progress, Mano’s Take Five, Ríos’s Larva and otros libros, the novels of Paul West, Tom Robbins, Stanley Elkin, Alexander Theroux, W. M. Spackman, Alasdair Gray, Gaétan Soucy, and Rikki Ducornet (“Lady Rabelais,” as one critic called her), Mark Leyner’s hyperbolic novels, the writings of Magiser Gass, Greer Gilman’s folkloric fictions and Roger Boylan’s Celtic comedies, Vollmann’s voluminous volumes, Wallace’s brainy fictions, Siegel’s Love in a Dead Language, Danielewski’s novels, Jackson’s Half Life, Field’s Ululu, De La Pava’s Naked Singularity, and James McCourt’s ongoing Mawrdew Czgowchwz saga. (p. 331)
Steven Moore (The Novel: An Alternative History: Beginnings to 1600)
Quando eravamo vivi ci dicevano che, una volta morti, saremmo andati in cielo. E dicevano che questo cielo era un luogo di gaudio e gloria celeste, dove saremmo rimasti in eterno in compagnia di santi e angeli che lodano l'Onnipotente, in stato di beatitudine. Questo dicevano. Ed è questo che ha indotto alcuni di noi a dare la vita, e altri a passare anni in preghiera solitaria, mentre tutte le gioie dell'esistenza si sprecavano attorno a noi senza che noi le conoscessimo. Ma la terra della morte non è un luogo di premio o un luogo di castigo. E' il luogo del nulla. Accoglie tanto i buoni quanto i malvagi, e tutti languiamo per sempre in questa penombra, senza speranza di libertà, o di gioia, o di sonno, o di riposo, o di pace. Ma ora questa ragazzina è venuta a offrirci una via d'uscita, e io la seguirò. Anche se ciò significasse l'oblio, amici, lo accoglierò a braccia aperte, perchè non sarà comunque il nulla; saremo di nuovo vivi in migliaia di steli d'erba, in milioni di foglie, cadremo con le gocce di pioggia e spireremo nella fresca brezza, scintilleremo nella rugiada sotto le stelle e la luna fuori di qui, nel mondo fisico che è la nostra casa come sempre fu.
Philip Pullman (The Amber Spyglass (His Dark Materials, #3))
Come se il mio dito seguendo il profilo della tua clavicola dietro porte chiuse, bastasse a cancellarmi. A dimenticare che avevamo costruito questa casa sapendo che non sarebbe durata. Chi sa fermare il rimorso senza amputarsi le mani? Un'altra torcia si riversa dalla finestra in cucina, un'altra colomba smarrita. Mi viene da ridere. L'ho sempre saputo che non avrei mai sentito più caldo che accanto al mio uomo. Ma tu non ridere. Capiscimi quando affermo che brucio al meglio incoronato dal tuo profumo: quel sudore di terra & Old Spice che cerco ogni sera che i giorni mi negano. Le nostre facce si anneriscono sulle fotografie alla parete. Non ridere. Raccontami di nuovo la storia dei passeri volati via da Roma espugnata, le ali in fiamme. Racconta come la rovina s'annidò dentro ogni gola raggelata & la fece cantare finché le note non si cucirono al fumo che saliva dalle tue narici. Parla - fino a quando la tua voce non è più niente altro che lo scoppiettio di ossa bruciate. Ma non ridere quando questi muri crollano & solo scintille non passeri volano via. Quando verranno a setacciare queste ceneri - & a staccarmi la lingua, questo pugno di rosa, carbonizzato & strozzato dalla tua bocca scomparsa. Ogni petalo nero esploso con ciò che resta della nostra risata. Risata incenerita ad aria a miele a piccolo caro, guarda. Guarda come siamo contenti di non essere nessuno &ppure ancora americani.
Ocean Vuong (Night Sky with Exit Wounds)
Sembra che nel libro “La mia religione”, Tolstoj insinui che si sarà accanto ad una violenta rivoluzione una rivoluzione intima e segreta nell'intimo delle persone, da cui verrà fuori una nuova religione o piuttosto qualcosa di completamente nuovo che non avrà un nome definito e pure avrà lo stesso effetto, di consolare e di rendere la vita possibile, il che spettava in altri tempi alla religione cristiana. [...] Come ci si arriverà? Sarebbe straordinario poterlo già predire; ma è certo preferibile avere simili intuizioni che vedere nell'avvenire nient'altro che catastrofi; anche se queste, tuttavia, potranno abbattersi come terribili fulmini sul mondo moderno e sulla civiltà, traverso una rivoluzione, una guerra o la bancarotta degli stati in disfacimento. Se studiamo l'arte giapponese, ci troviamo di fronte a persone incontestabilmente sagge, amanti della filosofia e intelligenti, le quali trascorrono il loro tempo non a calcolare la distanza dalla terra alla luna, né a definire la politica di Bismark, ma a compiere studi su di un sol filo di erba. Ma questo filo di erba li porta poi a disegnare tutte le piante e quindi le stagioni, le grandi linee del paesaggio, gli animali e infine la figura umana. Così trascorre la sua vita l'artista giapponese e la vita gli sembra troppo breve per riuscire a fare tutto. Quel che ci insegnano questi giapponesi tanto semplici e che vivono nella natura come se essi fossero dei fiori, ha molto di una vera religione. E non si potrebbe, mi sembra, studiare l'arte giapponese senza diventare molto più gai e più felici. Occorre rifarci alla natura a dispetto della nostra educazione e del nostro lavoro impostato in un mondo di convenzioni.
Vincent van Gogh (Dear Theo)
Be’... – disse lei, rigirandosi compiaciuta sulla schiena. – Mi piace mangiare roba buona, bistecche e patate rosolate, cose cosí. Mi piace leggere libri e riviste, viaggiare in treno di notte e quelle volte che ho viaggiato in aereo –. Fece una pausa. – Naturalmente non sto elencando le cose in ordine di preferenza. Dovrei pensarci meglio per elencarle in ordine di preferenza. Però mi piace, viaggiare in aereo. C’è un momento quando ci si stacca da terra in cui hai la sensazione che qualsiasi cosa succeda, andrà bene –. Gli passò una gamba sopra la caviglia. – Mi piace stare alzata fino a notte alta e poi restare a letto fino a tardi il giorno dopo. Vorrei tanto potessimo farlo sempre, invece che una volta ogni tanto. E poi mi piace il sesso. Mi piace essere toccata di tanto in tanto quando non me l’aspetto. Mi piace andare al cinema e farmi una birra con le amiche dopo. Mi piace avere amiche. Janice Hendricks mi piace un sacco. Mi piacerebbe andare a ballare almeno una volta a settimana. E avere sempre dei bei vestiti. Mi piacerebbe poter comprare bei vestiti anche per i bambini ogni volta che gli servono, senza dover aspettare. Per esempio Laurie ha bisogno di un vestito nuovo adesso per Pasqua. E mi piacerebbe comprare a Gary un completino o qualcosa del genere. Ormai è grandicello. Vorrei che anche tu avessi un completo nuovo. Anzi, tu ne hai veramente piú bisogno di Gary. E mi piacerebbe che avessimo una casa tutta nostra. Vorrei piantarla di traslocare ogni anno, due anni al massimo. Ma soprattutto vorrei tanto che io e te potessimo vivere una buona vita onesta, senza doverci sempre preoccupare dei conti, dei soldi e roba del genere. Ma tu dormi, – disse. – No che non dormo, – disse lui. – Non riesco a pensare ad altre cose. Ora tocca a te. Dimmi che cosa piacerebbe a te. – Non so. Un sacco di cose, – bofonchiò lui. – Be’, dimmele. Si fa tanto per parlare, no? – Vorrei tanto che mi lasciassi in pace, Nan –. Si rigirò dalla sua parte e lasciò penzolare il braccio oltre il bordo.
Raymond Carver (Da dove sto chiamando)
L’incanto della costa mediterranea, a conoscerla meglio, non faceva che divenire più profondo per la nostra eroina, poiché era la soglia d’Italia, la porta delle meraviglie. L’Italia, ancora veduta e sentita in modo imperfetto, le si stendeva dinanzi come una terra promessa, come una terra in cui l’amore del bello poteva essere confortato da un sapere senza fine. Tutte le volte che andava per la spiaggia con il cugino - gli era compagna nella passeggiata quotidiana - guardava al mare, con occhi bramosi, verso là dove sapeva che sorgeva Genova. Era contenta, però, di sostare sulla soglia di questa immensa avventura; anche in questi indugi preliminari c’era di che fremere. E poi le faceva l’effetto di un interludio di pace, di un placarsi del tamburo e del piffero in una vita che aveva scarse prove sinora per considerare agitata, ma che nondimeno dipingeva costantemente a se stessa alla luce delle sue speranze, dei suoi timori, delle sue fantasie, delle sue ambizioni, delle sue predilezioni, e che rifletteva codeste accidentalità soggettive in maniera sufficientemente drammatica.[...]Si smarriva in un groviglio di visioni: le cose belle da fare per una ragazza ricca, indipendente, generosa, che in quanto ad occasioni ed obblighi era di larghe, umane vedute, erano un ammasso imponente. Il suo patrimonio divenne perciò, nei suoi pensieri, una parte del suo io migliore; le conferì importanza, le conferì persino, nella sua immaginazione, una certa ideale bellezza. Quel che fece per lei nell’immaginazione degli altri è un altro affare, e a suo tempo dovremo parlare anche di questo punto. Le visioni di cui ho parlato or ora si mischiavano ad altri travagli. A Isabel piaceva di più pensare al futuro che al passato; ma a volte, mentre ascoltava il mormorio delle onde del Mediterraneo, il suo sguardo volava all’indietro. Si fermava su due figure che, nonostante l’aumentare della distanza, erano ancora sufficientemente evidenti; ed erano riconoscibili senza difficoltà come quelle di Caspar Goodwood e di Lord Warburton. Era strana la rapidità con la quale queste potenti immagini erano cadute nello sfondo della vita della nostra signorina. Era proprio della sua natura, sempre, di perder fede nella realtà delle cose assenti; questa fede poteva riconvocarla, in caso di bisogno, con uno sforzo, ma lo sforzo era spesso penoso anche quando la realtà era stata piacevole. Il passato era soggetto ad apparire cosa morta, e la sua resurrezione proiettava quasi una livida luce da giorno del giudizio. Per di più la ragazta non era incline ad ammettere di vivere nella mente altrui: non era così fatua da credere di lasciar tracce indelebili. Era capace di rimanere ferita se veniva a scoprire di essere stata dimenticata; ma di tutte le libertà quella che stimava più dolce era la libertà di dimenticare.
Henry James (The Portrait of a Lady)
Donna pietosa e di novella etate, adorna assai di gentilezze umane, ch’era là ’v’io chiamava spesso morte, veggendo li occhi miei pien di pietate, e ascoltando le parole vane, si mosse con paura a pianger forte. e altre donne, che si fuoro accorte di me per quella che meco piangía, fecer lei partir via, e approssimâsi per farmi sentire. Qual dicea: "Non dormire", e qual dicea: "Perché sì ti sconforte?" Allor lassai la nova fantasia, chiamando il nome de la donna mia. Era la voce mia sì dolorosa e rotta sì da l’angoscia del pianto, ch’io solo intesi il nome nel mio core; e con tutta la vista vergognosa ch’era nel viso mio giunta cotanto, mi fece verso lor volgere Amore. Elli era tale a veder mio colore, che facea ragionar di morte altrui: "Deh, consoliam costui" pregava l’una l’altra umilemente; e dicevan sovente: "Che vedestù, che tu non hai valore?" E quando un poco confortato fui, io dissi: "Donne, dicerollo a vui. Mentr’io pensava la mia frale vita, e vedea ’l suo durar com’è leggiero, piansemi Amor nel core, ove dimora; per che l’anima mia fu sì smarrita, che sospirando dicea nel pensero: - Ben converrà che la mia donna mora -. Io presi tanto smarrimento allora, ch’io chiusi li occhi vilmente gravati, e furon sì smagati li spirti miei, che ciascun giva errando; e poscia imaginando, di caunoscenza e di verità fora, visi di donne m’apparver crucciati, che mi dicean: - pur morràti, morràti -. Poi vidi cose dubitose molte, nel vano imaginare ov’io entrai; ed esser mi parea non so in qual loco, e veder donne andar per via disciolte, qual lagrimando, e qual traendo guai, che di tristizia saettavan foco. Poi mi parve vedere a poco a poco turbar lo sole e apparir la stella, e pianger elli ed ella; cader li augelli volando per l’âre, e la terra tremare; ed omo apparve scolorito e fioco, dicendomi: - Che fai? non sai novella? Morta è la donna tua, ch’era sì bella -. Levava li occhi miei bagnati in pianti, e vedea (che parean pioggia di manna), li angeli che tornavan suso in cielo, e una nuvoletta avean davanti, dopo la qual gridavan tutti: -"Osanna"- e s’altro avesser detto, a voi dirèlo. Allor diceva Amor: - Più nol ti celo; vieni a veder nostra donna che giace -. Lo imaginar fallace mi condusse a veder madonna morta; e quand’io l’ebbi scorta, vedea che donne la covrían d’un velo; ed avea seco umiltà verace, che parea che dicesse: - Io sono in pace -. Io divenia nel dolor sì umile, veggendo in lei tanta umiltà formata, ch’io dicea: - Morte, assai dolce ti tegno; tu dei omai esser cosa gentile, poi che tu se’ ne la mia donna stata, e dèi aver pietate e non disdegno. Vedi che sì desideroso vegno d’esser de’ tuoi, ch’io ti somiglio in fede. Vieni, ché ’l cor te chiede -. Poi mi partia, consumato ogne duolo; e quand’io era solo, dicea, guardando verso l’alto regno: - Beato, anima bella, chi te vede! - Voi mi chiamaste allor, vostra mercede".
Dante Alighieri
[Canzone II] Donna pietosa e di novella etate, adorna assai di gentilezze umane, ch’era là ’v’io chiamava spesso morte, veggendo li occhi miei pien di pietate, e ascoltando le parole vane, si mosse con paura a pianger forte. e altre donne, che si fuoro accorte di me per quella che meco piangía, fecer lei partir via, e approssimâsi per farmi sentire. Qual dicea: "Non dormire", e qual dicea: "Perché sì ti sconforte?" Allor lassai la nova fantasia, chiamando il nome de la donna mia. Era la voce mia sì dolorosa e rotta sì da l’angoscia del pianto, ch’io solo intesi il nome nel mio core; e con tutta la vista vergognosa ch’era nel viso mio giunta cotanto, mi fece verso lor volgere Amore. Elli era tale a veder mio colore, che facea ragionar di morte altrui: "Deh, consoliam costui" pregava l’una l’altra umilemente; e dicevan sovente: "Che vedestù, che tu non hai valore?" E quando un poco confortato fui, io dissi: "Donne, dicerollo a vui. Mentr’io pensava la mia frale vita, e vedea ’l suo durar com’è leggiero, piansemi Amor nel core, ove dimora; per che l’anima mia fu sì smarrita, che sospirando dicea nel pensero: - Ben converrà che la mia donna mora -. Io presi tanto smarrimento allora, ch’io chiusi li occhi vilmente gravati, e furon sì smagati li spirti miei, che ciascun giva errando; e poscia imaginando, di caunoscenza e di verità fora, visi di donne m’apparver crucciati, che mi dicean: - pur morràti, morràti -. Poi vidi cose dubitose molte, nel vano imaginare ov’io entrai; ed esser mi parea non so in qual loco, e veder donne andar per via disciolte, qual lagrimando, e qual traendo guai, che di tristizia saettavan foco. Poi mi parve vedere a poco a poco turbar lo sole e apparir la stella, e pianger elli ed ella; cader li augelli volando per l’âre, e la terra tremare; ed omo apparve scolorito e fioco, dicendomi: - Che fai? non sai novella? Morta è la donna tua, ch’era sì bella -. Levava li occhi miei bagnati in pianti, e vedea (che parean pioggia di manna), li angeli che tornavan suso in cielo, e una nuvoletta avean davanti, dopo la qual gridavan tutti: -"Osanna"- e s’altro avesser detto, a voi dirèlo. Allor diceva Amor: - Più nol ti celo; vieni a veder nostra donna che giace -. Lo imaginar fallace mi condusse a veder madonna morta; e quand’io l’ebbi scorta, vedea che donne la covrían d’un velo; ed avea seco umiltà verace, che parea che dicesse: - Io sono in pace -. Io divenia nel dolor sì umile, veggendo in lei tanta umiltà formata, ch’io dicea: - Morte, assai dolce ti tegno; tu dei omai esser cosa gentile, poi che tu se’ ne la mia donna stata, e dèi aver pietate e non disdegno. Vedi che sì desideroso vegno d’esser de’ tuoi, ch’io ti somiglio in fede. Vieni, ché ’l cor te chiede -. Poi mi partia, consumato ogne duolo; e quand’io era solo, dicea, guardando verso l’alto regno: - Beato, anima bella, chi te vede! - Voi mi chiamaste allor, vostra mercede".
Dante Alighieri
But reason... tells us that merely with repetition the extraordinary becomes ordinary, and only briefly abandoned, what had once passed for a common and ordinary occurrence becomes a portent:
Carlos Fuentes (Terra Nostra (Latin American Literature))
It is true that every mountain has four faces, and one tends to know but one. ― Carlos Fuentes, Terra Nostra
Carlos Fuentes (Terra Nostra (Latin American Literature))
Il successo del nostro percorso dipende dalla nostra famiglia, dalla nostra compagna o dal nostro compagno, dagli amici che ci incoraggiano e ci circondano quando non abbiamo un soldo e ci ritroviamo col morale a terra. Sono loro a darci il coraggio di continuare la strada quando siamo divorati dal dubbio. Sul nostro impervio cammino, dipenderanno sempre dagli altri, da coloro che ci accolgono cm da coloro che ci raccolgono...
Olivier Föllmi
Loro avevano ammazzato, più borghesi che partigiani, avevano fatto falò di cascine, e razziato, avevano sforzato donne, intruppati uomini e preti perché gli portassero le cassette delle munizioni e gli facessero scudo da noi. Erano venuti in tre divisioni, a setacciare tutto e tutti. Ma, chiedo perdono ai morti e alle loro famiglie, scusa a quelli che ci han perduta la casa e il bestiame, ma io credo che allora tedeschi e fascisti non si siano salvate le spese. Non fu abilità nostra, né che loro fossero tutte schiappe. Fu, con la sua terra, la sua pietra e il suo bosco, la Langa, la nostra grande madre Langa.
Beppe Fenoglio (Lettere 1940-1962)
«Ahia! Vengo picchiato perché sono sincero? Non è colpa mia se il tuo culo è una favola.» Richard, rosso come un peperone, tentò di fare la paternale al proprio ragazzo, e mentre noi ci sbellicavamo dalle risate, recuperai dall’armadio tutte le coperte e i cuscini che avevo, e li sistemai a terra, improvvisando un letto gigante proprio accanto al mio. Non mi accomodai sul morbido materasso, ma sul pavimento, in mezzo a tutti loro. Il loro affetto leniva un poco l’enorme vuoto che Key aveva lasciato e, anche se il mio lupo piangeva e si struggeva sofferente per la nostra lontananza, sapevo che con loro sarei riuscito a riposare qualche ora. In fondo, per affrontare mio padre mi servivano tutte le energie che potevo racimolare.
Samantha M. (Impuro (Italian Edition))
«Tu… puoi avere… figli?» chiese in un sussurro. Le mie mani si mossero da sole, posandosi sul mio ventre, spezzandogli il respiro. «Qui sta crescendo tuo figlio.» Rimase immobile come una statua, senza dire una parola, per un tempo così lungo che temetti non fosse felice della notizia. Poi due grosse lacrime gli scivolarono lungo le guance. Si lasciò cadere in ginocchio e posò la mano sulle mie. «Un figlio.» Sembrava felice e sconvolto allo stesso tempo. Mi prese per il polso e mi tirò verso il basso, facendomi sedere a terra, in mezzo alle sue gambe divaricate. Mi rubò la bocca in un bacio famelico e passionale, con il quale fece sparire la sofferenza della nostra separazione, lasciandomi senza fiato. «Avremo un bambino» sussurrò sorridendo, prima di urlarlo così forte da trapanarmi le orecchie. In un soffio finii disteso sul prato, con il suo corpo spalmato sopra e le sue labbra incollate alle mie. Si scostò per mordermi la spalla, in prossimità del marchio, come se volesse ribadire il concetto.
Samantha M. (Impuro (Italian Edition))
«Ma, Cane Grigio, perché gli uomini soffrono cosi quando una persona va via? Insomma, non è mica morta, ha solo un sentiero diverso dal suo. Le loro strade si sono divise, ma non dimenticate» «Hai perfettamente ragione piccolo, ma vedi, per gli uomini è diverso. Noi siamo abituati a perdere gli affetti fin da piccoli, dobbiamo imparare a cavarcela da soli e sappiamo bene che la nostra vita è troppo corta perché smarrisca i giorni dietro la nostalgia. Per gli uomini è invece diverso, loro vivono delle cose che perdono.» «Non capisco» «Immagina di possedere una cosa bellissima alla quale sei molto legato e di perderla per strada e di non ritrovarla più, come ti sentiresti?» «Sarei triste» «Esatto, soprattutto perché quella cosa che tu hai custodito e trattato con tanta cura, andrà nelle zampe di qualcun altro e tu non la riavrai mai più. Qualcuno l'accudirà al posto tuo, l'amerà al posto tuo, la stringerà al posto tuo, la terrà al caldo al posto tuo ma nessuno la dimenticherà al posto tuo, perché per quanto riguarda le cose belle che possiedi, c'è sempre qualcun altro pronto a prendersele, ma mai nessuno pronto a cancellartele dal cuore.»
Marco Gregò (Nella terra del sole che sboccia)
You awakened a philosopher today, Guzmán. I prefer to maintain my illusions.” “As El Señor wishes. But time is always a disappointment; foreseen, it promises us only the certainty of death; recaptured, it makes a mockery of freedom.
Carlos Fuentes (Terra Nostra)
Fray Julián le hace al Cronista ciertas recomendaciones; en ellas, me parece, hay una lúcida reflexión sobre el arte de la novela: Deberían aliarse, en tu libro, lo real que fue con lo que pudo ser, y lo que es con lo que puede ser. ¿ Por qué habría de contarnos sólo lo que ya sabemos, sino revelarnos lo que aún ignoramos?, ¿por qué habías de describirnos sólo este tiempo y este espacio, sino todos los tiempos y espacios invisibles que los nuestros contienen?, ¿ por qué, en suma, habías de contentarte con el penoso goteo de lo sucesivo, cuando tu pluma te ofrece la plenitud de lo simultáneo?
Juan Gabriel Vásquez (Viajes con un mapa en blanco)
...no habrá en la historia, monseñor, naciones más necesitadas de una segunda oportunidad para ser lo que no fueron, que estas que hablan y hablarán tu lengua” Terra Nostra
Juan Gabriel Vásquez (Viajes con un mapa en blanco)
Mirad, Señor, con qué concierto se manifiestan las razones de Dios: podéis, de un golpe, someter toda disidencia, las leyes contra morse y judíos extiéndanse a idólatras, y las leyes contra éstos, aplicase igualmente a aquéllos; paguen los hijos los delitos de los padres, ¿pues no manchó la sangre del Crucificado, para siempre, la estirpe de sus verdugos?, permanezca en secreto el acusador, ¿ pues debe dar razón de sus actos quien obra en nombre De Dios?, ni se enfrenten nunca acusador ni acusado, ¿pues enfrentaríais a vulgar reo con el Supremo Hacedor?, ni haya publicación de testigos, ¿ pues confundiría a quienes venden su alma al diablo con quienes la venden a Dios?; y así, hagas pesquisa de todos hasta que todos tengan miedo hasta de oír y hablar entre sí; cautívese el entendimiento a las cosas de la Fe; e impóngase, en fin acá y allá, silencio a todos, pues por el menor resquicio pretextado de ciencia o poesía, cuélanse las heterodoxias, los errores, las taras judaícas, arábigas e idolátricas.
Juan Gabriel Vásquez (Viajes con un mapa en blanco)
Forse possiamo cominciare daccapo, in una terra nuova e ricca – in California, dove cresce la frutta. Cominceremo da capo. Ma noi non possiamo cominciare. Solo i neonati possono cominciare. Tu e io... be', noi siamo quello ch'è stato. La rabbia di un momento, le mille immagini, questo siamo. Questa terra, questa terra rossa, è noi; e gli anni di carestia e gli anni di polvere e gli anni d'inondazione siamo noi. Non possiamo cominciare daccapo. L'amarezza che abbiamo venduto al compratore di scarti... lui se l'è pigliata, certo, ma noi ce l'abbiamo ancora. E quando gli uomini del padrone ci hanno detto di andarcene, questo siamo; e quando il trattore ha buttato giù la nostra casa, questo siamo fino alla morte.
John Steinbeck (The Grapes of Wrath)
...noi arabi inventammo questi numeri: il sistema decimale. Ma la nostra più grande invenzione fu Syfr, Syfr, che divenne Zephirus e poi zero. noi inventammo il numero che indica il vuoto, il nulla. Un numero pauroso nel cui segno circolare ci si può smarrire. Ebbene tu conosci lo zero, esso è il numero delle grandi cifre; aggiunto in lunga fila dietro un semplice numero, lo trasforma in un mostro: un miliardo, un miliardo di miliardi. [...] Lo zero spalancò anche un'altra via: se lo zero si fa seguire da una virgola e poi da altri numeri, ebbene non ci sarà nessuno numeroper grande e mostruoso che sia, che potrà uscire dal suo orizzionte. [...] E bada! Dopo lo zero, e la virgola, possono seguire molti altri zeri. Ma se alla fine ci sarà un numero, esso esisterà.
Stefano Benni (Terra!)
Ma tu mi dici: entra nella nostra confraternita e noi ti indicheremo lo scopo della vita, la missione dell'uomo, le leggi che governano il mondo. Ma noi chi siamo? Siamo uomini. Perché voi dovreste sapere tutto? Come mai io soltanto non vedrei quello che vedete voi? Voi vedere sulla terra il regno del bene e della verità, ma io non lo vedo.
Leo Tolstoy (War and Peace)
Ricordare che un tempo vivevamo in certi luoghi fa parte della nostra auto-riscoperta attuale. Fornisce radici a ciò che definiamo essere "umani" (etimologicamente qualcosa come "essere radicati nella terra").
Gary Snyder (The Practice of the Wild)
Alla fine maggio 1916, la mia brigata – reggimenti 399° e 400° – stava ancora sul Carso. Sin dall’inizio della guerra, essa aveva combattuto solo su quel fronte. Per noi, era ormai diventato insopportabile. Ogni palmo di terra ci ricordava un combattimento o la tomba di un compagno caduto. Non avevamo fatto altro che conquistare trincee, trincee e trincee. Dopo quella dei «gatti rossi», era venuta quella dei «gatti neri», poi quella dei «gatti verdi». Ma la situazione era sempre la stessa. Presa una trincea, bisognava conquistarne un’altra. Trieste era sempre là, di fronte al golfo, alla stessa distanza, stanca. La nostra artiglieria non vi aveva voluto tirare un sol colpo. Il duca d’Aosta, nostro comandante d’armata, la citava ogni volta, negli ordini del giorno e nei discorsi, per animare i combattenti.
Emilio Lussu (Un anno sull'altipiano)
First of all, señor caballero, I shall tell you this: long centuries of exhortation have taught us that we can trust only in our five senses. Ideas flourish and swiftly fade, memories are lost, hopes are never fulfilled, sentiments are inconstant. The senses of smell, touch, hearing, sight, and taste are the only sure proofs of our existence and of the reflected reality of the world.
Carlos Fuentes (Terra Nostra)
Addio, buon ladro” egli disse. “Io vado ora nelle sale di attesa a sedermi accanto ai miei padri, finché il mondo non sia rinnovato. Poiché ora l’oro e l’argento abbandono, e mi reco là dove essi non hanno valore, desidero separarmi da te in amicizia, e ritrattare quello che ho detto e fatto alla Porta”. Bilbo piegò un ginocchio a terra, pieno di dolore. “Addio, Re sotto la Montagna!” egli disse. “Amara è stata la nostra avventura, se doveva finire così; e nemmeno una montagna d’oro può essere un adeguato compenso. Tuttavia sono felice di aver condiviso i tuoi pericoli: questo è stato più di quanto un Baggins possa meritare”. “No!” disse Thorin. “In te c’è più di quanto tu non sappia, figlio dell’Occidente cortese. Coraggio e saggezza, in giusta misura mischiati. Se un maggior numero di noi stimasse cibo, allegria e canzoni al di sopra dei tesori d’oro, questo sarebbe un mondo più lieto. Ma triste o lieto, ora debbo lasciarlo. Addio!”. Allora Bilbo si allontanò, e se ne andò in disparte; tutto solo si sedette avvolto in una coperta e, lo crediate o no, pianse finché i suoi occhi non furono rossi e roca la voce”.
J.R.R. Tolkien
Siamo una specie unica, su un pianeta raro. Siamo capitati qui per un accidente cosmico, ma sarebbe un peccato sprecare questa fortuna nell'autodistruzione, senza darci il tempo di capire un po' di più del teatro sul quale stiamo recitando la nostra piccola parte, senza averne compreso la trama e il significato.
Giovanni Covone (Altre Terre: Viaggio alla scoperta di pianeti extrasolari (Italian Edition))
Mare nostra que esteu en el zel sigui santificat el vostre cony l’epidural, la llevadora, vingui a nosaltres el vostre crit el vostre amor, la vostra força. Faci’s la vostra voluntat al nostre úter sobre la terra. El nostre dia de cada dia doneu-nos avui. I no permeteu que els fills de puta avortin l’amor, facin la guerra, ans deslliureu-nos d’ells pels segles dels segles, Vagina. Anem…
Dolors Miquel
La miglior resistenza al totalitarismo è semplicemente quella di allontanarlo dalle nostre anime, dalla nostra realtà, dalla nostra terra, di scacciarlo dall’umanità contemporanea. Il migliore aiuto per chi soffre sotto i regimi totalitari è quello di affrontare il male che il sistema totalitario rappresenta, dal quale trae la sua forza e del quale la sua «avanguardia» si nutre. Se non esiste una tale avanguardia, un germoglio estremista da cui possa svilupparsi, il sistema non avrà niente su cui appoggiarsi. Una riaffermata responsabilità umana è la barriera più naturale contro tutta l’irresponsabilità.
Václav Havel (La politica dell'uomo)
He himself felt defeated because he was fighting against something he did not hate, because he did not understand the fratricidal hatred between the sons of Araby and Israel, and because he loved and knew and appreciated and wanted to save the merits of their cultures, although not the cruelty of their powers; he knew and loved the fountains and the gardens and the patios and high towers of al-Andalus, the nature that has been made more beautiful by man for man's pleasure, not for his mortification.
Carlos Fuentes (Terra Nostra (Latin American Literature))
Ci consideriamo i cavalieri del Santo Contatto, e questa è la menzogna numero due: la verità è che cerchiamo soltanto la gente. Non abbiamo bisogno di altri mondi, ma di specchi. Degli altri mondi non sappiamo che farcene, quello che abbiamo ci basta e ci avanza. In alcuni pianeti speriamo di trovare il modello ideale e civiltà migliori della nostra, in altri speriamo di scoprire l'immagine del nostro passato primigenio. Tuttavia, di quel mondo, c'è anche qualcosa che rifiutiamo, da cui ci difendiamo... Il fatto è che non arriviamo dalla Terra come campioni di virtù o come monumenti dell'eroismo umano: ci portiamo dietro esattamente quello che siamo e quando l'altra parte ci svela la nostra verità - il lato che ne teniamo nascosto - non riusciamo ad accettarla! - E cioè, che cosa? - chiesi dopo averlo pazientemente ascoltato. - Quello che volevamo: il contatto con un'altra civiltà. E adesso che ce l'abbiamo, vediamo che si tratta solo della nostra mostruosa bruttezza, della nostra follia e della nostra vergogna ingrandite al microscopio!
Stanisław Lem
My design, the ancient man said, sucking his lips, is not to win battles with words but to convince the head and the heart of man that we must accept the world as it is, and peacefully; the world we live in is well ordered and offers rewarding riches to those who accept their place in it without protest.
Carlos Fuentes (Terra Nostra (Latin American Literature))
E andava innanzi così, alla ventura, come si va pur troppo in tante circostanze della vita, quando non siamo noi che scegliamo il sentiero o regoliamo i nostri passi, ma è la nostra passione, il caso.
Anton Giulio Barrili (Tra cielo e terra)
«Degnati, o Cristo, dolcissimo nostro Salvatore, di accendere le nostre lucerne: brillino continuamente nel tuo tempio e siano alimentate sempre da te che sei la luce eterna; siano rischiarati gli angoli oscuri del nostro spirito e fuggano da noi le tenebre del mondo. Dona, dunque, o Gesù mio, la tua luce alla mia lucerna, perché al suo splendore mi si apra il santuario celeste, il santo dei santi, che sotto le sue volte maestose accoglie te, sacerdote eterno del sacrificio perenne. Fa’ che io guardi, contempli e desideri solo te; solo te ami e solo te attenda nel più ardente desiderio. Nella visione dell’amore il mio desiderio si spenga in te e al tuo cospetto la mia lucerna continuamente brilli ed arda. Degnati, amato nostro Salvatore, di mostrarti a noi che bussiamo, perché, conoscendoti, amiamo solo te, te solo desideriamo, a te solo pensiamo continuamente, e meditiamo giorno e notte le tue parole. Degnati di infonderci un amore così grande, quale si conviene a te che sei Dio e quale meriti che ti sia reso, perché il tuo amore pervada tutto il nostro essere inferiore e ci faccia completamente tuoi. In questo modo non saremo capaci di amare altra cosa all’infuori di te, che sei eterno, e la nostra carità non potrà essere estinta dalle molte acque di questo cielo, di questa terra e di questo mare, come sta scritto: "Le grandi acque non possono spegnere l’amore" (Ct 8, 7). Possa, questo, avverarsi per tua grazia, anche per noi, o Signore nostro Gesù Cristo, a cui sia gloria nei secoli dei secoli. Amen» (san Colombano, Istruzioni, 12, 3).
Luigi Giussani (Dal temperamento un metodo - Quasi Tischreden - Volume 6 (Italian Edition))
La Madre è la porta che facilita il nostro ingresso nella terra dei viventi. Questa terra, chiamata cielo, è la nostra terra abitata dai santi, coloro che si lasciano guidare dal Signore nel cammino dentro il mare dei giorni.
Massimo Camisasca (I misteri di Maria. Piccole meditazioni (Italian Edition))
PREGHIERA PER LA NOSTRA TERRA Dio onnipotente, che sei presente in tutto l'universo e nella più piccola delle tue creature, Tu che circondi con la tua tenerezza tutto quanto esiste, riversa in noi la forza del tuo amore affinché ci prendiamo cura della vita e della bellezza. Inondaci di pace, perché viviamo come fratelli e sorelle senza nuocere a nessuno. O Dio dei poveri, aiutaci a riscattare gli abbandonati e i dimenticati di questa terra che tanto valgono ai tuoi occhi. Risana la nostra vita, affinché proteggiamo il mondo e non lo deprediamo, affinché seminiamo bellezza e non inquinamento e distruzione. Tocca i cuori di quanti cercano solo vantaggi a spese dei poveri e della terra. Insegnaci a scoprire il valore di ogni cosa, a contemplare con stupore, a riconoscere che siamo profondamente uniti con tutte le creature nel nostro cammino verso la tua luce infinita. Grazie perché sei con noi tutti i giorni. Sostienici, per favore, nella nostra lotta per la giustizia, l'amore e la pace.
Pope Francis (Laudato Si': On the Care of Our Common Home)
L'oscurità intima, buona, la calda culla dell'anima, la patria perduta si dischiusero: il tempo del destino informe, il primo palpito indeciso sul fondo della sorgente, sotto la quale riposa la preistoria con i suoi sogni di foreste vergini. Tenta pure, o anima, erra, rovista ciecamente nel bagno sazio degli istinti innocenti! Ti conosco, anima timorosa, nulla ti è necessario, nulla è per te nutrimento, bevanda e sonno più che il ritorno ai tuoi inizi. Lì l'onda ti gorgoglia vicino, tu sei onda, tu sei bosco, non ci sono più dentro e fuori, tu voli uccello nell'aria, nuoti pesce nel mare, suggi luce e sei luce, assaggi l'oscurità e sei oscurità. Noi andiamo, anima, nuotiamo e voliamo, ridiamo e annodiamo i fili strappati con le delicate dita dello spirito. Lì risuonano beate le vibrazioni distrutte. Non cerchiamo più Dio. Noi siamo Dio. Noi siamo il mondo. Uccidiamo e moriamo, creiamo e risorgiamo insieme coi nostri sogni. E il nostro sogno più bello è il cielo azzurro, il nostro sogno più bello è il mare, il nostro sogno più bello è la notte stellata, è il pesce, il suono chiaro e gaio, la luce chiara e gaia. Tutto è il nostro sogno, il nostro sogno più bello. Ora siamo morti e ritornati terra. Ora abbiamo composto una costellazione. Voci risuonano e ogni voce è la voce della madre. Gli alberi frusciano e ciascuno ha mormorato sopra la nostra culla. Strade si diramano a stella e ogni strada porta a casa.
Hermann Hesse
Una volta i parametri del Sogno erano ingabbiati dalla tecnologia e dai limiti dell’uso dei cavalli e del vento. Ma i Sognatori hanno fatto grandi progressi, e l’utilizzo dell’acqua per l’elettricità, l’estrazione del carbone, la trasformazione del petrolio in cibo hanno reso possibile un’espansione del saccheggio senza precedenti. E questa rivoluzione ha reso capaci i Sognatori di massacrare non solo i corpi degli umani bensì il corpo della Terra stessa. La Terra non è una nostra creazione. Non ha nessun rispetto per noi. Non ha nessun fine. E la sua vendetta non sarà il fuoco nelle città ma le fiamme del cielo. Qualcosa di ben più violento di Marcus Garvey corre nella tempesta. Qualcosa di ben più terribile di tutti i nostri avi africani si sta alzando insieme agli oceani. I due fenomeni si conoscono. È stato il cotone passato attraverso le nostre mani incatenate che ha inaugurato questa era. È la fuga da noi che li ha spinti a sparpagliarsi nelle foreste, a distruggerle e mettere recinzioni. E il mezzo di trasporto per attraversare queste nuove suddivisioni, per circolare nell’enorme distesa che si è creata, è l’automobile, il cappio stretto intorno al collo della Terra, e in fondo degli stessi Sognatori. Lasciai la casa di Mabel Jones pensando a tutto questo. Mentre mi allontanavo in macchina pensavo a te, come sempre. Non credo sia possibile fermarli, Samori, perché in ultimo devono riuscire a fermarsi da soli. E ancora ti incoraggio a combattere. Lotta per la memoria dei tuoi avi. Lotta per la saggezza. Lotta per il calore della Mecca. Lotta per tua nonna e tuo nonno, e per il tuo nome. Ma non lottare per i Sognatori. Spera per loro. Prega per loro, se credi. Ma non pensare che la tua lotta debba diventare la ragione della loro conversione. I Sognatori dovranno imparare a combattere da soli, e capire che il campo di battaglia per il loro Sogno, il palcoscenico dove si sono dipinti di bianco, è il letto di morte di tutti noi. Il Sogno è la stessa consuetudine che mette in pericolo il pianeta, che vede i nostri corpi immagazzinati nelle prigioni e nei ghetti.
Ta-Nehisi Coates (Between the World and Me)
Nella mia terra natale, lo Yamato, io consacrai il mio corpo e la mia vita alla nostra imperatrice-dea, l’immortale Amaterasu-ō-mi-kami. I servi del suo ordine, in cambio di un servizio che durava una vita intera, ricevevano un corpo artificiale. Si trattava di un involucro meccanico costruito grazie alle conoscenze protoculturiane, provenienti da quella stessa civiltà che aveva costruito eoni prima la medesima Amaterasu.
Claudio Cordella (Gatha)
El nostre era una amor d'aigua, a l'estiu ens banyàvem a la bassa entre olives i taronges. Ens besàvem amb deler primaverenc i molt profund. Era un amor de terra, el nostre, de terra dèltica, humida i llisa com la nostra pell amarada d'estiu. El tindrem sempre, aquest amor, encara que només siga de memòria.
Pili Ibáñez (Blanc sobre negre)
Secondo il racconto, all'origine del mondo gli esseri umani avevano quattro braccia e quattro gambe. Formavano delle unità molto forti, ma un bel giorno fummo tanto sciocchi da sfidare gli dèi, che punirono la nostra arroganza dividendoci a metà e disperdendoci sulla Terra come schegge. Così fummo condannati a vagare per il mondo alla disperata ricerca della nostra metà mancante
Simona Ahrnstedt (Överenskommelser (Slottet Wadenstierna, #1))
Sui prati scoscesi volavano bassi i corvi, deformi, va na gloriosi, crudeli. Li avevi paragonati alla nostra adolescenza, mentre cercavano, nella terra intorno al collegio, dove mettere gli artigli.
Fleur Jaeggy (Sweet Days of Discipline)
La falsità del sistema Copernicano non deve essere in conto alcuno messa in dubbio, e massime da noi Cattolici, havendo la inregragabile autorità delle Scritture Sacre, interpretate da I maestri sommi in teologia, il concorde assenso de’ quali ci rende certi della stabilità della terra, posta nel centro, e della mobilità del sole intorno ad essa. Le congetture poi per le quali il Copernico et altri suoi seguaci hanno profferito il contrario si levono tutte con quell saldissimo argumento preso dalla onnipotenza di Iddio, la quale potendo fare in diversi, anzi in infiniti, modi quallo che alla nostra oppinione e osservazione par fatto in un tal particolare, non doviamo volere abbreviare la mano di Dio, e tenacemente sostenere quello in che possiamo essere ingannati.…D’Arcetri, li 29 Marzo 1641. (Le Opere Di Galileo Galilei, Vol. XVIII, Firenze, G. Barbèra – Editore, 1968, p. 316) The falsity of the Copernican system should not in any way be called into question, above all, not by Catholics, since we have the unshakeable authority of the Sacred Scripture, interpreted by the most erudite theologians, whose consensus gives us certainty regarding the stability of the Earth, situated in the center, and motion of the sun around the Earth. The conjectures employed by Copernicus and his followers in maintaining the contrary thesis are all sufficiently rebutted by that most solid argument deriving from the omnipotence of God. He is able to bring about in different ways, indeed, in an infinite number of ways, things that, according to our opinion and observation, appear to happen in one particular way. We should not seek to shorten the hand of God and boldly insist on something beyond the limits of our competence... D'Arcetri, March 29, 1641.
Galileo Galilei (Le opere di Galileo Galilei 1897 [Hardcover])
[...] ho detto i Siciliani, avrei dovuto aggiungere la Sicilia, l'ambiente, il clima, il paesaggio. Queste sono le forze che insieme e forse più che le dominazioni estranee e gl'incongrui stupri hanno formato l'animo: questo paesaggio che ignora le vie di mezzo fra la mollezza lasciva e l'asprezza dannata; che non è mai meschino, terra terra, distensivo, umano, come dovrebbe essere un paese fatto perla dimora di esseri razionali; [...]; questo clima che c'infligge sei mesi di febbre a quaranta gradi; li conti, Chevalley, li conti: Maggio, Giugno, Luglio, Agosto, Settembre, Ottobre; sei volte trenta giorni di sole a strapiombo sulle teste; questa nostra estate lunga e tetra quanto l'inverno russo e contro la quale si lotta con minor successo; Lei non lo sa ancora, ma da noi si può dire che nevica fuoco, come sulle città maledette della Bibbia; in ognuno di quei mesi se un Siciliano lavorasse sul serio spenderebbe l'energia che dovrebbe essere sufficiente per tre; e poi l'acqua che non c'è o che bisogna trasportare da tanto lontano che ogni sua goccia è pagata da una goccia di sudore; e dopo ancora, le piogge, sempre tempestose che fanno impazzire i torrenti asciutti, che annegano bestie e uomini proprio lì dove una settimana prima le une e gli altri crepavano di sete. Questa violenza del paesaggio, questa crudeltà del clima, questa tensione continua di ogni aspetto, questi monumenti, anche, del passato, magnifici ma incomprensibili perché non edificati da noi e che ci stanno intorno come bellissimi fantasmi muti; tutti questi governi, sbarcati in armi da chissà dove, subito serviti, presto detestati e sempre incompresi, che si sono espressi soltanto con opere d'arte per noi enigmatiche e con concretissimi esattori d'imposte spese poi altrove; tutte queste cose hanno formato il carattere nostre che rimane così condizionato da fatalità esteriori oltre che da una terrificante insularità di animo.
Giuseppe Tomasi di Lampedusa (The Leopard)
Non c'è nulla della realtà che sia banale e fine a se stesso. Non siamo tornati nella nostra città per nostalgia; non erano suggerite da nostalgia le nostre ricerche, non erano inutili i piccoli episodi, le modeste immagini, i colori, le voci, i volti; t'assicuro Stefano, che ci son più legami tra le cose, sia pur quelle banali, domestiche e di tutti i giorni e quelle che riguardano il cielo e la terra, di quanti non ce ne siano tra il grano e il pane.
Guglielmo Petroni (La morte del fiume)
Siamo nel pieno di una crisi climatica. Il modo in cui decideremo di affrontarla determinerà la forma del nostro pianeta nei prossimi anni.
Stefano Liberti (Terra bruciata: Come la crisi ambientale sta cambiando l'Italia e la nostra vita (Italian Edition))
Sono lieta, in mezzo alle mie tristezze mediterranee, di essere qui. E dirvi com'è bello pensare strutture di luce, e gettarle come reti aeree sulla terra, perché essa non sia più quel luogo buio e perduto che a molti appare, o quel luogo di schiavi che a molti si dimostra – se vengono a occupare i linguaggi, il respiro, la dignità delle persone. A dirvi come sia buona la Terra, e il primo dei valori, e da difendere in ogni momento. Nei suoi paesi, anche nei suoi boschi, nelle sorgenti, nelle campagne, dovunque siano occhi – anche occhi di uccello o domestico o selvatico animale. Dovunque siano occhi che vi guardano con pace o paura, là vi è qualcosa di celeste, e bisogna onorarlo e difenderlo. So questo. Che la Terra è un corpo celeste, che la vita che vi si espande da tempi immemorabili è prima dell’uomo, prima ancora della cultura, e chiede di continuare a essere, e a essere amata, come l’uomo chiede di continuare a essere, e a essere accettato, anche se non immediatamente capito e soprattutto non utile. Tutto è uomo. Io sono dalla parte di quanti credono nell'assoluta santità di un albero e di una bestia, nel diritto dell’albero, della bestia, di vivere serenamente, rispettati, tutto il loro tempo. Sono dalla parte della voce increata che si libera in ogni essere – al di là di tutte le barriere – e sono per il rispetto e l’amore che si deve loro. C’è un mondo vecchio, fondato sullo sfruttamento della natura madre, sul disordine della natura umana, sulla certezza che di sacro non vi sia nulla. Io rispondo che tutto è divino e intoccabile: e più sacri di ogni cosa sono le sorgenti, le nubi, i boschi e i loro piccoli abitanti. E l’uomo non può trasformare questo splendore in scatolame e merce, ma deve vivere e essere felice con altri sistemi, d’intelligenza e di pace, accanto a queste forze celesti. Che queste sono le guerre perdute per pura cupidigia: i paesi senza più boschi e torrenti, e le città senza più bambini amati e vecchi sereni, e donne al disopra dell’utile. Io auspico un mondo innocente. So che è impossibile, perché una volta, in tempi senza tempo e fuori dalla nostra possibilità di storicizzare e ricordare, l’anima dell’uomo perse una guerra. Qui mi aiuta Milton, e tutto ciò che ho appreso dalla letteratura della visione e della severità. Vivere non significa consumare, e il corpo umano non è un luogo di privilegi. Tutto è corpo, e ogni corpo deve assolvere un dovere, se non vuole essere nullificato; deve avere una finalità, che si manifesta nell'obbedienza alle grandi leggi del respiro personale, e del respiro di tutti gli altri viventi. E queste leggi, che sono la solidarietà con tutta la vita vivente, non possono essere trascurate. Noi, oggi, temiamo la guerra e l’atomica. Ma chi perde ogni giorno il suo respiro e la sua felicità, per consentire alle grandi maggioranze umane un estremo abuso di respiro e di felicità fondati sulla distruzione planetaria dei muti e dei deboli – che sono tutte le altre specie –, può forse temere la fine di tutto? Quando la pace e il diritto non saranno solo per una parte dei viventi, e non vorranno dire solo la felicità e il diritto di una parte, e il consumo spietato di tutto il resto, solo allora, quando anche la pace del fiume e dell’uccello sarà possibile, saranno possibili, facili come un sorriso, anche la pace e la vera sicurezza dell’uomo.
Anna Maria Ortese (Corpo celeste)
Ci ammiravano perché avevamo la schiena forte e le mani agili. Per la nostra resistenza. Per la nostra disciplina. Per il nostro carattere docile. Per la nostra insolita capacità di sopportare il caldo, che nelle giornate estive poteva sfiorare i cinquanta gradi nei campi di meloni di Brawley. Dicevano che la bassa statura ci rendeva perfetti per un lavoro che imponeva di stare sempre chini a terra. Dovunque ci mettessero, li facevamo contenti.
Julie Otsuka (Venivamo tutte per mare - Assaggi d'autore gratuiti: Ebook gratis: 2 capitoli in anteprima)
Anche il peggiore dei casi si avvera di quando in quando. Siamo uomini, dobbiamo tenerne conto, armarci contro questa realtà, e soprattutto avere ben chiaro in mente che riusciremo ad evitare il naufragio nell'assurdo, che per forza di cose risulta sempre più netto e schiacciante, e a costruirci su questa terra un'esistenza abbastanza confortevole, solo incorporandolo tacitamente nel nostro pensiero. La nostra ragione rischiara il mondo non più dello stretto necessario. Nel bagliore incerto che regna ai suoi confini si insedia tutto ciò che è paradossale. Dobbiamo guardarci dal considerare questi fantasmi come fossero qualcosa "in sé", come se si trovassero fuori dello spirito umano, o, peggio ancora: non commettiamo lo sbaglio di considerarli come un errore evitabile, sbaglio che ci potrebbe indurre a condannare il mondo in una sorta di morale caparbia e dispettosa, qualora tentassimo di imporrre una visione perfettamente razionale delle cose, giacché proprio la sua perfezione assoluta costituirebbe la sua menzogna mortale e un segno della peggiore cecità.
Friedrich Dürrenmatt
Le stelle si fanno i fatti loro, Albert. Non si occupano di come viviamo la nostra vita su questa Terra.
Jostein Gaarder (The Solitaire Mystery)
«Ma ciò non giova alla causa della Repubblica. Tu sai che abbiamo i giorni contati: se dobbiamo finire, finiamo in bellezza. Non mostriamo a tutti che ci siamo clamorosamente sbagliati.» «Allora è solo per salvare la nostra vanità! Non dobbiamo mostrare d'aver sbagliato tutto. Ma a chi? Al mondo? Sai quanto se ne infischia, il mondo, di quel che succede in questo pezzetto di Terra a Sud d'Italia! Ai Napoletani? I Napoletani han già capito da un pezzo».
Enzo Striano (Il resto di niente)
La vita è imperfetta, noi siamo essere imperfetti e fragili, la nostra speranza di controllare e indirizzare le cose, la spinta a ricercare una perfezione in noi e in ciò che ci circonda, è pura e stupida illusione. Dovremmo semplicemente accettare le fragilità, accettare l’idea che dall’imperfezione possa nascere qualcosa di piú evoluto, renderle omaggio, come fa quella tecnica giapponese, il Kintsugi, letteralmente «riparare con l’oro», che usa il prezioso metallo per tenere insieme i cocci rotti. Ogni ceramica riparata sarà originale e inimitabile, perché le crepe non potranno mai essere uguali (a proposito dell’entropia). Gli sbagli, le imperfezioni e le fragilità ci arricchiscono, ci rendono unici, piú interessanti. Di piú, ci proteggono. Se il codice genetico di ognuno si riproducesse senza errori (piccole falle nel sistema), i nostri figli sarebbero fotocopie perfette di noi stessi e, come tali, soggetti alle medesime malattie, con gli stessi punti deboli. Gli errori che commette il Dna (le cosiddette mutazioni) nel riprodursi sono la nostra salvezza, perché ci diversificano l’uno dall’altro, garantiscono la variabilità genetica, in base alla quale alcuni si fortificano e riescono a sopravvivere. Se fossimo tutti uguali, al contrario, basterebbe un niente a cancellarci dalla faccia della Terra. Se fossimo asessuati (come le piante, o anche alcuni insetti e crostacei), se non ci riproducessimo cioè attraverso il sesso, che rimescola il gene, saremmo molto piú vulnerabili perché omologati. Il sesso è una prevenzione naturale. Non ricordo dove l’ho sentita, ma mi piace assai.
Lorenzo Marone
...ci sentiamo spesso fin troppo sicuri, crediamo di aver costruito la nostra dimora una volta per tutte, siamo facilmente portati a credere a una stabilità che agli uni rende problematico invecchiare, agli altri fa apparire catastrofico ogni cambiamento del mondo esterno. Dimentichiamo che si tratta del corso della vita, che la terra è in perpetuo movimento e che l'alta e la bassa marea, i terremoti e gli eventi lontani dalla nostra realtà visibile e tangibile toccano tutti: mendicanti, re, figure dello stesso grande gioco. Lo dimentichiamo, apparentemente per amore della pace della nostra anima, la quale però è costruita su granelli di sabbia. Lo dimentichiamo per non sentire la paura.
Annemarie Schwarzenbach (All the Roads Are Open: The Afghan Journey (The Swiss List))
I prati, ne sono convinto, sono un sintomo e una metafora del nostro rapporto squilibrato con la terra. Ci insegnano che con l'aiuto della petrolchimica e della tecnologia possiamo piegare la natura alla nostra volontà. I prati alimentano la nostra hybris nei confronti della terra. Qual'è l'alternativa? Trasformarli in orti e giardini. Non sto suggerendo che all'interno di questi ultimi non vi sia spazio per i prati, né che orti e giardini di per sé raddrizzeranno il nostro rapporto con la terra; l'abito mentale che essi alimentano, però, può farci percorrere un poco di strada in quella direzione. Prendersi cura di un orto o di un giardino, rispetto alla manutenzione di un prato, ci guida alla conoscenza dei comportamenti della natura, alimentando un'etica del dai e prendi nel rispetto della terra. Orti e giardini ci insegnano la peculiarità del luogo. Riducono la nostra dipendenza da fonti remote di energia, tecnologia, cibo e, per dirla tutta, interesse. Perché se tosare il prato dà la sensazione di ricopiare in continuazione la stessa frase, in una certa misura il giardinaggio è come scriverne sempre di nuove, in un processo di invenzione e scoperta infinitamente variabile. Orti e giardini ci mostrano anche che fra natura e cultura è possibile un compromesso, che fra prato e foresta - fra chi vorrebbe completare la conquista del pianeta in nome del progresso, e chi crede che per noi sia tempo di abdicare e lasciare la Terra alle cure delle sue specie più innocenti - può esserci una qualche via di mezzo. Il giardino indica che forse esiste un luogo dove noi e la natura possiamo incontrarci a metà strada.
Michael Pollan (Second Nature: A Gardener's Education)
Calano su di noi alcuni attimi di silenzio che mi ingoiano, la sua frase mi mangia, la sento azzannarmi, devo reagire e porre distanza. La mia vita non è la sua, la mia vita è mia, la mia vita mi compete, la costruisco io e io la distruggo, allora reagisco, come burattino inghiottito dalla balena insieme al plancton io salto e scalcio per uscire e tornare nel mare, affiorare, navigare a vista, non sarò pasto di questa asserzione, non cadrò nella sua gola di fonemi e parole. La guardo furibonda e mi alzo dalla sedia come se m’avessero punta tra le cosce, il pizzicore sale e s’infila nelle mutande, stringo i glutei e cerco di cacciarlo via, ma quel fastidio è già dentro, imbastisce un nido di vespe: la nostra vita, la nostra condizione, il nostro tetto, le nostre stoviglie, il nostro futuro, il nostro investimento, la nostra spesa per il pranzo, il nostro denaro che non c’è. La mia vita non è la tua, urlo con la voce alta, urlo dalle mie fondamenta, dalla piccola me, dalle viscere umide e sento la nostra terra aprirsi, gli alberi cadere – smottamenti e tonfi – ho la faccia calda, i capelli elettrici, le gambe prudono e c’è una creatura dentro di me, furente, ignobile, che non ne può più delle misure di contenimento.
Giulia Caminito (L'acqua del lago non è mai dolce)
Sono passati molti anni, pieni di guerra, e di quello che si usa chiamare la Storia. Spinto qua e là alla ventura, non ho potuto finora mantenere la promessa fatta, lasciandoli, ai miei contadini, di tornare fra loro, e non so davvero se e quando potrò mai mantenerla. Ma, chiuso in una stanza, e in un mondo chiuso, mi è grato riandare con la memoria a quell'altro mondo, serrato nel dolore e negli usi, negato alla Storia e allo Stato, eternamente paziente; a quella mia terra senza conforto e dolcezza, dove il contadino vive, nella miseria e nella lontananza, la sua immobile civiltà, su un suolo arido, nella presenza della morte. – Noi non siamo cristiani, – essi dicono, – Cristo si è fermato a Eboli –. Cristiano vuol dire, nel loro linguaggio, uomo: e la frase proverbiale che ho sentito tante volte ripetere, nelle loro bocche non è forse nulla piú che l'espressione di uno sconsolato complesso di inferiorità. Noi non siamo cristiani, non siamo uomini, non siamo considerati come uomini, ma bestie, bestie da soma, e ancora meno che le bestie, i fruschi, i frusculicchi, che vivono la loro libera vita diabolica o angelica, perché noi dobbiamo invece subire il mondo dei cristiani, che sono di là dall'orizzonte, e sopportarne il peso e il confronto. Ma la frase ha un senso molto piú profondo, che, come sempre, nei modi simbolici, è quello letterale. Cristo si è davvero fermato a Eboli, dove la strada e il treno abbandonano la costa di Salerno e il mare, e si addentrano nelle desolate terre di Lucania. Cristo non è mai arrivato qui, né vi è arrivato il tempo, né l'anima individuale, né la speranza, né il legame tra le cause e gli effetti, la ragione e la Storia. Cristo non è arrivato, come non erano arrivati i romani, che presidiavano le grandi strade e non entravano fra i monti e nelle foreste, né i greci, che fiorivano sul mare di Metaponto e di Sibari: nessuno degli arditi uomini di occidente ha portato quaggiú il suo senso del tempo che si muove, né la sua teocrazia statale, né la sua perenne attività che cresce su se stessa. Nessuno ha toccato questa terra se non come un conquistatore o un nemico o un visitatore incomprensivo. Le stagioni scorrono sulla fatica contadina, oggi come tremila anni prima di Cristo: nessun messaggio umano o divino si è rivolto a questa povertà refrattaria. Parliamo un diverso linguaggio: la nostra lingua è qui incomprensibile. I grandi viaggiatori non sono andati di là dai confini del proprio mondo; e hanno percorso i sentieri della propria anima e quelli del bene e del male, della moralità e della redenzione. Cristo è sceso nell'inferno sotterraneo del moralismo ebraico per romperne le porte nel tempo e sigillarle nell'eternità. Ma in questa terra oscura, senza peccato e senza redenzione, dove il male non è morale, ma è un dolore terrestre, che sta per sempre nelle cose, Cristo non è disceso. Cristo si è fermato a Eboli.
Carlo Levi (Christ Stopped at Eboli: The Story of a Year)
Quando fu il turno di Jack, il cowboy fece appello a ogni briciola di sentimento nel proprio cuore. «Quando abbiamo deciso di rinnovare le promesse, mi ero preparato tutto un discorso, ma oggi mi ritrovo solo con due domande: come spiegare l'amore che provo per mio marito, e com'è cambiata la nostra unione da quando ci siamo scambiati le promesse nuziali? «E ho solo una semplice risposta: quando ci siamo sposati, non ti amavo. Non potevo. Mi dispiace di averti mentito, mamma, ma è la verità. Di te sapevo solo che eri il figlio del nemico giurato della nostra famiglia. Soltanto un nome, ecco cos'eri per me. Per questo oggi me ne sto qui con delle nuove promesse, grazie a tutto ciò che ho imparato da ogni singolo avvenimento degli ultimi mesi. Passando da una crisi all'altra, il mio amore si è evoluto. La mia nuova promessa, che forse non è poi tanto nuova, è che ti amo, che continuerò a tenerti nel cuore, nella mente e ad amarti per tutti gli anni che il buon Dio vorrà concederci. Io, Jackson Robert Campbell-Hayes, prendo te, Riley Nathaniel Campbell-Hayes, come mio sposo. Amo tutto ciò che so di te e confido in ciò che devo ancora scoprire, so che sarà fantastico.» Sogghignò. «Sono così eccitato al pensiero di avere una possibilità di crescere insieme, d'imparare a conoscere l'uomo che diventerai, e ogni giorno che passa m'innamoro sempre di più. Sappi, piccolo etero, che giuro di amarti per l'eternità. Non ho poesie da dedicarti, Riley, ma posso offrirti l'amore della mia famiglia, la mia terra e i miei cavalli, e voglio condividerne ogni aspetto con mio marito. Ti amo, Riley.» Tutto attorno gli argini si ruppero mentre i due si abbracciavano, scacciando con un bacio ogni dubbio che avrebbero mai potuto avere prima di scambiarsi le nuove promesse. La famiglia proruppe in
R.J. Scott (The Heart of Texas (Texas, #1))
Non avevo voglia di aprirmi fino in fondo, gli avrei dovuto spiegare che di rassegnazione nelle mie parole non ce n’era, parlerei piú di accettazione, che significa prendere atto della realtà senza star lí a sprecare energie vitali. La distinzione è sottile, ma importante: la rassegnazione è una resa, l’accettazione è un punto di partenza. La prima ci obbliga a rinunciare a modificare le cose, a trasformare le situazioni, accettare invece ci dà la possibilità di spostare l’attenzione su altro, di restare vivi e ripartire, cercando di modellarci sul presente, di assecondare con i nostri movimenti gli attacchi della vita, come il judoka, che sa che contrastare aggredendo spesso porta solo a un dispendio di forze. Io, caro padre, accetto, non mi rassegno. Accetto di non poter cambiare alcuni aspetti di me e della mia vita, o di poterli cambiare solo grazie a enormi sacrifici. Accetto di non poter contrastare fino in fondo le mie paure, le fobie, le debolezze. Accetto quei muri grigi e la porticina laterale. Accetto di essere ipocondriaco. Non mi rassegno a dover morire, questo no, ma accetto di non poter fare nulla per contrastare questo. In fondo si tratta di accogliere l’idea che dalle cellule alle stelle tutto muore, e che un domani anche la mia fine servirà, grazie alle morti di ciascuno di noi la vita avrà lo spazio per rigenerarsi, ed evolvere. La caduta dell’albero permette alla luce di raggiungere nuovamente il terreno sottostante, cosí da far nascere un nuovo tronco. Gli atomi di cui sono composto, che forse un tempo sono appartenuti a un dinosauro, a un faraone, a Buddha, chissà, questi stessi atomi che provengono da una stella esplosa lontano, in altre galassie, dopo la mia morte rimarranno qui e torneranno in circolo, finiranno in milioni di altri organismi, senza mai fine. Si tratta forse di curvare quella che crediamo essere una linea retta fino ad avere un cerchio: non nascita, vita, morte, ma nascita, vita, morte, nascita, vita, morte, nascita, vita, morte… nascita. «La vita è solo un breve periodo di tempo in cui sei vivo». Lo disse quel genio di Philip Roth. Solo un breve periodo di tempo in cui siamo vivi. È una parentesi, in fondo, la nostra vita, e dico questo non perché voglia fare il pesante, il pessimista e il menagramo, no. Ho scherzato fino a ora e continuerò a farlo, tenterò di tenere a bada l’ansia con l’ironia e quella leggerezza che ad alcuni dà fastidio e altri non riconoscono. Ma non voglio parlare di me, desidero disquisire di vita, e di come la spendiamo. Perciò cito le parole di Roth e parlo di piccola parentesi, perché credo che il primario compito di ognuno sia rendere degna la propria esistenza, combattere con tutte le forze affinché sia tale, per non sentire di avere sprecato l’unica grande occasione che ci è stata data. Abbiamo il dovere di riempire questa parentesi di piú cose possibili, di piú cose meravigliose possibili. Dobbiamo approfittare del tempo, anzi approfittare del fatto che il tempo è poco, per lasciare un segno del nostro passaggio terreno. Lo diceva il giovane Seneca a soli venti anni: «La vita che ci è data è lunga a sufficienza per compiere grandissime imprese, purché sia spesa bene». Lo cantava anche Omero nell’Iliade: «Come stirpi di foglie, cosí le stirpi degli uomini; | le foglie, alcune ne getta il vento a terra, altre la selva | fiorente le nutre al tempo di primavera; | cosí le stirpi degli uomini: nasce una, l’altra dilegua». E chissà che un giorno non ci ritroveremo a volare liberi nell’aria per poi posarci sulla spalla di un nostro caro, come le farfalle monarca del Messico. «Quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla», è una meravigliosa frase taoista. Ecco, questo paragrafo, questo piccolo pensiero, caro padre, è il mio atto di fede, il mio tentativo. Esisto, e un domani sarò esistito, come disse pure Margherita Hack. «Qualcuno si ricorderà di me. E se cosí non fosse, non importa».
Lorenzo Marone (Inventario di un cuore in allarme)
Pater Noster Pater Noster qui es in cælis, sanctificetur nomen tuum, adveniat regnum tuum, fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra. Panem nostrum cotidianum da nobis hodie; et dimitte nobis debita nostra sicut et nos dimittimus debitoribus nostris; et ne nos inducas in tentationem, sed libera nos a malo. Amen.
Louis Pizzuti (Pray it in Latin)
Episodi del tutto naturali di distrazione dei sensi diventano "verità di fede" quando permettiamo che immaginazioni nostre o altrui vengano accettate come reali, indipendentemente dalla nostra o altrui consapevolezza. Mi riferisco a tutto, dagli spiriti della natura al fitto brulichio di figure mitiche che troviamo nelle antiche religioni nazionali, alle rappresentazioni più elevate e intellettuali che ci vengono proposte dalle grandi religioni universali; ad esempio l'idea di un dio onnipotente che si è rivelato agli uomini sulla Terra, ovvero sul nostro pianeta nella Via Lattea.
Jostein Gaarder
Power does not alter a man's character. It merely reveals it.
Carlos Fuentes (Terra Nostra (Latin American Literature))
[…] se avessimo strisciato su questa terra meno numerosi, invece di agglomerarci in culture così avide di carbonio e irradiare le stelle con la nostra arrogante, sconsiderata presenza, e se non avessimo eroso e inquinato il suolo, se non avessimo insozzato i neri abissi con i nostri escrementi e i nostri scarti, solcato i fondali oceanici e le catene montuose con dei cavi per trasmettere il nostro infernale blaterare, esaurito l'acqua dolce e disciolto i ghiacciai, virato i venti e la pioggia, riscaldato il ventre della Terra e sciolto le calotte polari, causato l'estinzione delle grandi popolazioni di pesci e mammiferi… se… non fossimo cresciuti fino a nove miliardi di menti e creato una simile intensificazione di brulicante coscienza su un piccolo pianeta, trasmettendo la nostra attività neurale a distanze così siderali… se nulla di questo fosse accaduto allora forse esso, il visitatore, non avrebbe dischiuso il suo unico occhio, laggiù, dove giaceva.
Adam L.G. Nevill (Una lenta marea oscura (Italian Edition))