Fiume Quotes

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Il tempo intanto correva, il suo battito silenzioso scandisce sempre più precipitoso la vita, non ci si può fermare neanche un attimo, neppure per un'occhiata indietro. "Ferma, ferma!" si vorrebbe gridare, ma si capisce ch'è inutile. Tutto quanto fugge via, gli uomini, le stagioni, le nubi; e non serve aggrapparsi alle pietre, resistere in cima a qualche scoglio, le dita stanche si aprono, le braccia si afflosciano inerti, si è trascinati ancora nel fiume, che pare lento ma non si ferma mai.
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
Il futuro di un fiume è alla sorgente
Erri De Luca (E disse)
La cosa, si disse, sarebbe passata perché nella vita le cose passano sempre, come in un fiume. Anche quelle difficili che ti sembra impossibile superare, le superi, e in un attimo te le trovi alle spalle. Devi andare avanti. Ti aspettano cose nuove.
Niccolò Ammaniti (I'll Steal You Away)
Se il punto in cui ti immergi in un fiume è il presente, pensai, allora il passato è l’acqua che ti ha superato, quella che va verso il basso e dove non c’è piú niente per te, mentre il futuro è l’acqua che scende dall’alto, portando pericoli e sorprese. Il passato è a valle, il futuro a monte.
Paolo Cognetti (Le otto montagne)
Tutti vedono la violenza del fiume in piena, nessuno vede la violenza degli argini che lo costringono.
Bertolt Brecht
Ascoltavo la mia prof preferita, quella di lettere. Stava spiegando che non si dice ma però, e neanche ma d'altra parte. Sono pleonasmi, allungano il discorso, e continuava a parlare, parlare e io pensavo che aveva ragione, ma però d'altra parte contemporaneamente d'altronde, per spiegarci di non farla lunga la stava facendo lunghissima, ma però non se ne accorgeva. E ci sono periodi molto maperò nella vita. Il fiume degli eventi ristagna e non si sa quale direzione prenderà, e andiamo alla deriva in acque torbide. Poi l'acqua diventa limpida, il torrente scorre, e tutto torna trasparente.
Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
Perché nessuno possa dimenticare di quanto sarebbe bello se, per ogni mare che ci aspetta, ci fosse un fiume, per noi. E qualcuno un padre, un amore, qualcuno capace di prenderci per mano e di trovare quel fiume immaginarlo, inventarlo e sulla sua corrente posarci, con la leggerezza di una sola parola, addio. Questo, davvero, sarebbe meraviglioso. Sarebbe dolce, la vita, qualunque vita. E le cose non farebbero male, ma si avvicinerebbero portate dalla corrente, si potrebbe prima sfiorarle e poi toccarle e solo alla fine farsi toccare. Farsi ferire, anche. Morirne. Non importa. Ma tutto sarebbe, finalmente, umano. Basterebbe la fantasia di qualcuno un padre, un amore, qualcuno. Lui saprebbe inventarla una strada, qui, in mezzo a questo silenzio, in questa terra che non vuole parlare. Strada clemente, e bella. Una strada da qui al mare.
Alessandro Baricco
E la mia forza supina si stampa nell’arena, diffondesi nel mare; e il fiume è la mia vena, il monte è la mia fronte, la selva è la mia pube, la nube è il mio sudore. E io sono nel fiore della stiancia, nella scaglia della pina, nella bacca del ginepro: io sono nel fuco, nella paglia marina, in ogni cosa esigua, in ogni cosa immane, nella sabbia contigua, nelle vette lontane. Ardo, riluco. E non ho più nome.
Gabriele d'Annunzio
Un sorriso su una collana di perle; una fila di chicchi di grandine, ghirlanda di garofani bianchi. Ricciolo arruffato di capelli quale un fiume di notte; bellezza che rallegra il cuore, così perfetta che vedendola l'alba impallidisce di gelosia.
René R. Khawam (Le Mille e una Notte: Volume Primo; Volume 1 of 2)
Perché nessuno possa dimenticare di quanto sarebbe bello se, per ogni mare che ci aspetta, ci fosse un fiume, per noi. E qualcuno - un padre, un amore, qualcuno - capace di prenderci per mano e di trovare quel fiume - immaginarlo, inventarlo - e sulla sua corrente posarci, con la leggerezza di una sola parola, addio. Sarebbe dolce, la vita, qualunque vita. E le cose non farebbero male, ma si avvicinerebbero portate dalla corrente, si potrebbe prima sfiorarle e poi toccarle e solo alla fine farsi toccare. Farsi ferire, anche. Morirne. Non importa. Ma tutto sarebbe, finalmente, umano. Basterebbe la fantasia di qualcuno - un padre, un amore, qualcuno. Lui saprebbe inventarla una strada, qui, in mezzo a questo silenzio, in questa terra che non vuole parlare.
Alessandro Baricco (Ocean Sea)
In certi momenti gli occhi di una donna si riempiono di una luce assai più eloquente di un fiume di parole.
Arthur Conan Doyle (The Hound of the Baskervilles (Sherlock Holmes, #5))
«O miser, quest´è l´ora che ´nsieme n´anderete nello ´nferno! voi sarete oggi d´esto mondo fora, sanza veder di questa state il verno; e´ vostri nomi faranno dimora nel fiume dove siete, in sempiterno!».
Giovanni Boccaccio (Ninfale fiesolano (Italian Edition))
Ci Puo' essere quakcosa di piu' stupido del fatto che un uomo abbia il diritto di uccidermi perche' vive sull'altra sponda di un fiume e il suo sovrano ha avuto una lite con il mio, anche se io non ho litigato con lui?
Blaise Pascal
Soldato, lascia che ti accarezzi il viso e baci le tue labbra, lasciami urlare attraverso i mari e sussurrare attraverso i prati ghiacciati della Russia quello che sento per te... Luga, Ladoga, Leningrado, Lazarevo... Alexander, un tempo tu mi hai portata e io ora porto te. Nella mia eternità ora io porto te. Attraverso la Finlandia, attraverso la Svezia, fino in America con le mani tese, mi ergerò e mi farò avanti, destriero nero che galoppa senza cavaliere nella notte. Il tuo cuore, il tuo fucile mi conforteranno, saranno la mia culla, la mia tomba. Lazarevo stilla il tuo essere nel mio cuore, goccia d'alba al chiaro di luna, goccia del fiume Kama. Quando mi cerchi, cercami là, perchè là sarò tutti i giorni della mia vita.
Paullina Simons (The Bronze Horseman (The Bronze Horseman, #1))
Dici che il fiume Trova la via al mare E come il fiume Giungerai a me Oltre i confini E le terre assetate Dici che come fiume Come fiume L'amore giunger L'amore E non so pi pregare E nell'amore non so pi sperare E quell'amore non so pi aspettare
Bono
Il futuro è come un fiume, così largo e imponente che non si può cambiare né invertirne il corso. Tuttavia, è formato da una miriade di piccoli affluenti che invece è possibile deviare. Puoi cambiare il tuo futuro, perché molte tue azioni dipendono soltanto da te.
Laura Gallego García
Era semplicemente il fiume. Improvvisamente mi colpì il pensiero che era proprio come la vita, quel fiume. Tu ci navighi semplicemente sopra e, se arriva una pioggia forte, un'inondazione o qualcosa del genere e una parte viene spazzata via, col tempo tutto torna al suo posto. Be', magari con qualcosa di diverso, ma in sostanza resta lo stesso. Il fiume non cambia, ma la gente su quel fiume sì.
Joe R. Lansdale (Edge of Dark Water)
Se fossimo formiche: l'intero popolo cieco si precipita nei fossati, annega, forma i ponti per i pochi sopravvissuti che sono il seme del nuovo popolo. Simili a formiche andiamo dentro ogni fuoco. Ogni acqua. Ogni fiume di sangue. Solo per non dover vedere. Che cosa? Noi.
Christa Wolf (Cassandra)
Passavamo sulla terra leggeri come acqua, disse Antonio Setzu, come acqua che scorre, salta, giù dalla conca piena della fonte, scivola e serpeggia fra muschi e felci, fino alle radici delle sughere e dei mandorli o scende scivolando sulle pietre, per i monti e i colli fino al piano, dai torrenti al fiume, a farsi lenta verso le paludi e il mare, chiamata in vapore dal sole a diventare nube dominata dai venti e pioggia benedetta. A parte la follia di ucciderci l'un l'altro per motivi irrilevanti, eravamo felici. Le piante e le paludi erano fertili, i monti ricchi di pascolo e fonti. Il cibo non mancava neppure negli anni di carestia. Facevamo un vino colore del sangue, dolce al palato e portatore di sogni allegri. Nel settimo giorno del mese del vento che piega le querce incontravamo tutte le genti attorno alla fonte sacra e per sette giorni e sette notti mangiavamo, bevevamo, cantavamo e danzavamo in onore di Is. Cantare, suonare, danzare, coltivare, raccogliere, mungere, intagliare, fondere, uccidere, morire, cantare, suonare, danzare era la nostra vita. Eravamo felici, a parte la follia di ucciderci l'un l'altro per motivi irrilevanti. (pag. 56)
Sergio Atzeni (Passavamo sulla terra leggeri)
Fece una risata e mi circondò con un braccio, mentre rimanevamo seduti l'uno accanto all'altra. Poi aggiunse: "Continuo a pensare a un fiume da qualche parte là fuori, con l'acqua che scorre velocissima. E quelle due persone nell'acqua, che cercano di tenersi strette, più che possono, ma alla fine devono desistere. La corrente è troppo forte. Devono mollare, separarsi. È la stessa cosa per noi. È un peccato, Kath, perché ci siamo amati per tutta la vita. Ma alla fine non possiamo rimanere insieme per sempre.
Kazuo Ishiguro (Never Let Me Go)
C’è chi passa tutta la vita a leggere senza mai riuscire ad andare al di là della lettura, restano appiccicati alla pagina, non percepiscono che le parole sono soltanto delle pietre messe di traverso nella corrente di un fiume, sono lì solo per farci arrivare all’altra sponda, quella che conta è l’altra sponda. José Saramago, La caverna (2001).
José Saramago
La sua memoria è adesso un manoscritto a inchiostro simpatico, lo sfoglio pagina per pagina e ci passo la fiamma vicino perché le si riveli.
Donatella Di Pietrantonio (Mia madre è un fiume)
So che non ci resta molto tempo, perciò dico le ultime due cose che voglio sappia fin dal momento in cui ho capito che era in grado di vedere il mio fantasma. «Io… ti amo e… mi dispiace così tanto». «Lo so. Ti amo anch’io», ripete, la bocca sui miei capelli. «Basta dispiaceri». Si allontana da me, adesso riesco di nuovo a vedergli il volto. «Lo sai che cosa vedo nel fiume?». Esita un istante, poi continua. «Te. Sempre te». Ogni singolo atomo di me esulta. Le mie labbra riescono a formare un’ultima parola, un’ultima promessa. «Sempre».
Bethany Neal (My Last Kiss)
Fino allora egli era avanzato per la spensierata età della prima giovinezza, una strada che da bambini sembra infinita, dove gli anni scorrono lenti e con passo lieve, così che nessuno nota la loro partenza. Si cammina placidamente, guardandosi con curiosità attorno, non c'è proprio bisogno di affrettarsi, nessuno preme dietro e nessuno ci aspetta, anche i compagni procedono senza pensieri, fermandosi spesso a scherzare. Dalle case, sulle porte, la gente grande saluta benigna, e fa cenno indicando l'orizzonte con sorrisi di intesa; così il cuore comincia a battere per eroici e teneri desideri, si assapora la vigilia delle cose meravigliose che si attendono più avanti; ancora non si vedono, no, ma è certo, assolutamente certo che un giorno ci arriveremo. Ancora molto? No, basta attraversare quel fiume laggiù in fondo, oltrepassare quelle verdi colline. O non si è per caso già arrivati? Non sono forse questi alberi, questi prati, questa bianca casa quello che cercavamo? Per qualche istante si ha l'impressione di sì e ci si vorrebbe fermare. Poi si sente dire che il meglio è più avanti e si riprende senza affanno la strada. Così continua il cammino in un'attesa fiduciosa e le giornate sono lunghe e tranquille, il sole risplende alto nel cielo e sembra non abbia mai voglia di calare al tramonto. Ma a un certo punto, quasi istintivamente, ci si volta indietro e si vede che un cancello è stato sprangato alle spalle nostre, chiudendo la via del ritorno. Allora si sente che qualcosa è cambiato, il sole non sembra più immobile ma si sposta rapidamente, ahimè, non si fa in tempo a fissarlo che già precipita verso il confine dell'orizzonte, ci si accorge che le nubi non ristagnano più nei golfi azzurri del cielo ma fuggono accavallandosi l'una all'altra, tanto è il loro affanno; si capisce che il tempo passa e che la strada un giorno dovrà pur finire. Chiudono a un certo punto alla nostre spalle un pesante cancello, lo rinserrano con velocità fulminea e non si fa in tempo a tornare.
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
Non potevo andare avanti così, dovevo reagire per orgoglio, non potevo seguire alla lettera tutto quello che mi dicevano gli altri o farmi trasportare dal fiume senza nemmeno provare a nuotare controcorrente.
Banana Yoshimoto (L'abito di piume)
Io ora mi domando se aumentando la tensione elettrica, l’umanità intera, in un tempo più o meno lontano, non finirà per impazzire. Ecco un grande problema che dovrebbe preoccupare le menti dei nostri scienziati.
Emilio Salgari (Romanzi di viaggi straordinari: Il capitano della Djumna, I naviganti della Meloria, La città del re lebbroso, La Stella dell’Araucania, Le meraviglie del duemila, La Bohème italiana, Una vendetta malese)
Ed è allora che noto una cartolina, seminascosta fra due cose da buttare. La tiro fuori. La fotografia sul davanti mostra una gola dalle pareti a picco con un sentiero angusto che si snoda sul versante roccioso e molto, molto più in basso, il nastro bianco di un fiume. Nella striscia di cielo azzurro e terso sopra la foto la didascalia recita: El Caminito del Rey, Andalusia. La mano mi trema talmente che quando giro la cartolina rischio di farla cadere. Ho visto la sua scrittura una volta soltanto, sui foglietti dei «posti felici» che mi aveva mostrato dopo che avevamo estratto «Bryher», ma la riconoscerei ovunque. Tre parole. Una sottolineatura. E un punto di domanda. Vorresti essere qui?
Martyn Bedford (Twenty Questions for Gloria)
Una volta gli chiese: "Hai appreso anche tu quel segreto del fiume: che il tempo non esiste?" Un chiaro sorriso si diffuse sul volto di Vasudeva. "Si, Siddharta" rispose "Ma è questo ciò che tu vuoi dire: che il fiume si trova dovunque in ogni istante, alle sorgenti e alla foce, alla cascata, al traghetto, alle rapide, nel mare, in montagna, dovunque in ogni istante, e che per lui non vi è che presente, neanche l'ombra del passato, neanche l'ombra dell'avvenire?
Hermann Hesse (Siddhartha)
Nihal seppe che quella notte sarebbe diventata un guerriero. Si sciolse la lunga treccia blu, che per anni non aveva visto le forbici. Guardó quel fiume di capelli che le scendeva oltre i fianchi. Erano capelli da regina, quelli di cui cantano i menestrelli, in cui gli amanti annegano dolcemente. Prese la spada. Le ciocche caddero a terra una per volta, lentamente. Quando ebbe finito, in testa aveva una zazzera corta e arruffata. Gettó i capelli in fondo al giardino.
Licia Troisi (Nihal della terra del vento (Le Cronache del Mondo Emerso, #1))
È questo che per lungo tempo non ho capito: che non tutti potevano vedere quello che vedevo io. Che essi non percepivano la nuda insignificante figura degli eventi. Pensai che si prendessero gioco di me. Ma avvaloravano se stessi. Ciò deve avere un senso. Se fossimo formiche: l'intero popolo cieco si precipita nei fossati, annega, forma i ponti per i pochi sopravvissuti che sono il seme del nuovo popolo. Simili a formiche andiamo dentro ogni fuoco. Ogni acqua. Ogni fiume di sangue. Solo per non dover vedere. Che cosa? Noi.
Christa Wolf (Kassandra)
Quella volta, Joshua mi rivelò un segreto che poi, come un seme, sarebbe germogliato in me, nel tempo di molti anni e molti dolorosi pensieri. Disse che dovevo stare molto attento perché sebbene la vita scorresse apparentemente come un fiume, dai monti al mare, nello stesso tempo correva però anche in senso contrario, risalendo verso le sorgenti. Così, ragionare di prima e dopo è illusorio, o quanto meno riduttivo, perché, seppure in modo nascosto, il dopo sempre precede il prima mentre mansueto lo segue. È un unico movimento, disse.
Alessandro Baricco (Abel)
Le avrei dovuto dire che tanti saltano nello stesso modo via dalla loro vita, oltre se stessi, rischiando tutto per sentirsi davvero vivi. Avrei dovuto dirle che tutti lo fanno chiusi nelle loro paure. Un posto piccolissimo, molto nero, dove sei solo, e fai fatica a respirare. Non c'è nulla che si possa fare per cambiare le cose e già si è fortunati se qualcuno ha avuto per noi l'attenzione di mettere una piccola musica, là dentro; o se capita di avere un amico ad aspettarci in un'ansa del fiume per riportarci a casa, in una qualche casa.
Alessandro Baricco (Smith & Wesson)
«Quando ero piccolo, mio nonno mi raccontava una storia a proposito dell’acqua del fiume. Diceva che se guardavi a lungo i riflessi del sole, l’acqua avrebbe premiato la tua pazienza facendoti apparire il viso del tuo vero amore». «Che storia dolce. E tu hai già visto il riflesso del tuo vero amore?», chiesi scherzosamente. Lui sostenne il mio sguardo abbastanza a lungo da farmi arrossire. «Sono stato molto paziente». Mi chinai a osservare l’acqua, sperando di riuscire a scorgere anch’io qualcosa. Ed eccolo lì, il suo riflesso ondeggiante accanto al mio.
Bethany Neal (My Last Kiss)
All’orizzonte, le stelle erano visibili in una scia chiara contro il lucido nero e le nubi afose, all’apparenza morbide, e l’acqua nera del fiume erano un rilievo nero sul letto di luce che giocava nell’acqua, lasciando che il mondo intero, il loro mondo, divenisse un capolavoro in bianco e nero.
Amy Lane (Clear Water)
mi viene solo in mente quella storia dei fiumi, […] e al fatto che si son messi lì a studiarli perché giustamente non gli tornava 'sta storia che un fiume, dovendo arrivare al mare, ci metteva tutto quel tempo, cioè scelga, deliberatamente, di fare un sacco di curve, invece di puntare dritto allo scopo, […] c'è qualcosa di assurdo in tutte quelle curve, e così si sono messi a studiare la faccenda e quello che hanno scoperto alla fine, c'è da non crederci, è che qualsiasi fiume, […], prima di arrivare al mare fa esattamente una strada tre volte più lunga di quella che farebbe se andasse diritto, sbalorditivo, se ci pensi, ci mette tre volte tanto quello che sarebbe necessario, e tutto a furia di curve, appunto, solo con questo stratagemma delle curve, […] è quello che hanno scoperto con scientifica sicurezza a forza di studiare i fiumi, tutti i fiumi, hanno scoperto che non sono matti, è la loro natura di fiumi che li obbliga a quel girovagare continuo, e perfino esatto, tanto che tutti, dico tutti, alla fine, navigano per una strada tre volte più lunga del necessario, anzi, per essere esatti, tre volte virgola quattordici, giuro, il famoso pi greco, non ci volevo credere, in effetti, ma pare che sia proprio così, devi prendere la loro distanza dal mare, moltiplicarla per pi greco e hai la lunghezza della strada che effettivamente fanno, il che, ho pensato, è una gran figata, perché, ho pensato, c'è una regola per loro vuoi che non ci sia per noi, voglio dire, il meno che ti puoi aspettare è che anche per noi sia più o meno lo stesso, e che tutto questo sbandare da una parte e dall'altra, come se fossimo matti, o peggio smarriti, in realtà è il nostro modo di andare diritti, modo scientificamente esatto, e per così dire già preordinato, benché indubbiamente simile a una sequenza disordinata di errori, o ripensamenti, ma solo in apparenza perché in realtà è semplicemente il nostro modo di andare dove dobbiamo andare, il modo che è specificatamente nostro, la nostra natura, per così dire, cosa volevo dire?, quella storia dei fiumi, sì, è una storia che se ci pensi è rassicurante, io la trovo molto rassicurante, che ci sia una regola oggettiva dietro a tutte le nostre stupidate, è una cosa rassicurante, tanto che ho deciso di crederci, e allora, ecco, quel che volevo dire è che mi fa male vederti navigare curve da schifo come quella di Couverney, ma dovessi anche andare ogni volta a guardare un fiume, ogni volta, per ricordarmelo, io sempre penserò che è giusto così, e che fai bene ad andare, per quanto solo a dirlo mi venga da spaccarti la testa, ma voglio che tu vada, e sono felice che tu vada, sei un fiume forte, non ti perderai…
Alessandro Baricco (City)
L'amore tra noi era reale, era solido, indistruttibile quanto la verità. Solo, c'era questo fatto del tempo che passava e io non me n'accorgevo. Il fiume del tempo, l'erosione operata dalle acque dei fiumi: ecco, il suo amore ha subito l'erosione delle acque del tempo. Ma allora, perché il mio no?
Simone de Beauvoir
E cominciai ad accorgermi che essere soli è una cosa molto triste. Essere soli è come, in una sera quando diluvia, stare fermi alla foce di un grande fiume e guardare un‟enorme massa d‟acqua gettarsi nel mare. Sei mai stato fermo alla foce di un grande fiume a guardare l‟acqua che si getta nel mare?
Haruki Murakami
Bor era appostato davanti all’entrata di casa, indossava il suo cappotto e un cappellino di lana. Le braccia erano incrociate sul petto e tutto di lui sembrava essere impaziente. «L’appuntamento con la tua amica è alle dieci, muoviti dai!» esordì. Asia non rispose e rimase a fissarlo per un tempo indefinito. Era sbigottita. «E tu che ne sai?», chiese non appena si riprese dallo stupore. «Tua madre stamattina presto è rientrata. Ti ha lasciato qualcosa da mangiare in cucina.» Cambiò discorso. Non guardava la ragazza mentre parlava, teneva lo sguardo fisso sulle braccia di Asia accartocciate in modo irrequieto. «Non ho fame. È tua abitudine origliare le conversazioni altrui?» insistette lei con caparbietà. Solo allora il Venator alzò gli occhi e catturò con il suo sguardo intenso la mente di lei. «Non origlio, sono entrato in camera tua mentre lo dicevi. Semplice. Se non devi mangiare allora copriti e andiamo.» «Per quale assurda ragione dovresti venire con me?» «Anche io voglio vedere come sta Nowak.» Asia non osò ribattere. Afferrò con un moto di stizza il suo piumino e uscì seguendo il Venator. La nebbia copriva il fiume Vistola e rendeva tutto ovattato e silenzioso, nonostante non fosse più mattino presto. Bor le porse il casco e si sedette sulla sua cavalcatura. «L’ospedale dista dieci minuti a piedi, non vengo con te in moto. Voglio fare una passeggiata» rifiutò la proposta. «Come vuoi» rispose secco lui intanto che scendeva e iniziava a camminarle davanti. Asia rimase ferma per un istante e poi con una rapida corsa lo raggiunse posizionandosi al suo fianco. «Guarda che la mia passeggiata doveva essere solitaria», affermò. «Saprò essere invisibile e silenzioso.» Cosa diavolo vuole questo cavernicolo da me? si domandò lei, mentre manteneva il passo svelto di Bor. (brano tratto da R.I.P. Requiescat In Pace di Eilan Moon)
Eilan Moon (R.I.P. Requiescat In Pace (The R.I.P. Trilogy, #1))
Evoco il ragazzo che conoscevo. Achille che sogghigna mentre i fichi diventano una macchia sfocata tra le sue mani. Gli occhi verdi che ridono nei miei. Prendi, dice. Achille, che si staglia contro il cielo, aggrappato a un ramo sopra il fiume. Il denso calore del suo respiro assonnato contro il mio orecchio:
Madeline Miller
E ce ne restiamo seduti lì, vicino a riva, mentre la luna, che anch'essa ama il fiume, si china a baciarlo con un bacio da sorella, e gli getta al collo le braccia d'argento avvinghiandosi ad esso; noi stiamo a guardare mentre l'acqua scorre, sempre cantando, sempre bisbigliando, per farsi incontro al suo re, il mare...
Jerome K. Jerome (Three Men In A Boat By Jerome K Jerome (Papilio Classics))
Faccio una piroetta e torno dentro, non mi farò rovinare la serata, ho preso i voti che meritavo, ho un ragazzo ricco, ho un’estate davanti, e per chi ha la mia età, l’estate è come la messa, la chiesa, la riva del fiume a fine nuotata, la boccata d’aria dopo un viaggio a finestrini chiusi, è il paese che si veste a festa.
Giulia Caminito (L'acqua del lago non è mai dolce)
Oppure "essere" e "avere" sono verbi del tutto inadeguati nell'intricata matassa del desiderio, per cui avere il corpo di qualcuno da toccare ed essere quel qualcuno che desideriamo toccare è la stessa cosa, sono solo rive opposte di un fiume che scorre dall'uno all'altro, poi torna indietro e infine va di nuovo verso l'altro, e ancora, e ancora, un circuito perpetuo dove le cavità del cuore, come le botole del desiderio e i buchi del tempo e il cassetto a doppiofondo chiamato identità, condividono una logica ingannevole, secondo la quale la distanza più breve tra vita reale e vita non vissuta, tra ciò che siamo e ciò che vogliamo, è una scalinata tortuosa.
André Aciman (Call Me by Your Name)
Remammo tutto quel giorno sotto la pioggia, e fu una fatica melanconica. Facemmo le viste, in principio, di divertirci un mondo. Dicemmo ch’era un diversivo, e che ci piaceva vedere il fiume sotto tutti i suoi diversi aspetti. Non potevamo aspettarci d’aver sempre sole, né l’avremmo voluto. E poi la natura era bella anche quando piangeva.
Jerome K. Jerome (Tre uomini in barca a fumetti (per tacer del cane))
Il tuo cuore assomiglia a un grande fiume ingrossato da lunghe piogge. Tutti i segnali stradali stati sono sommersi dalla corrente e trascinati in qualche luogo oscuro. Mentre la pioggia continua a cadere violenta sul fiume. Ogni volta che vedi ai notiziari immagini di inondazioni come questa, pensi: Ecco, dentro di me è esattamente così…
Haruki Murakami (Kafka on the Shore)
Giaceva steso su un freddo letto di ghiaia, e l'acqua gelida gli scorreva intorno, mormorando; desiderò essere una foglia, una di quelle foglie che gli passavano accanto, trasportate dalla corrente: ragazzo foglia, avrebbe galleggiato leggero, lontano, e galleggiando sarebbe svanito in un fiume, in un oceano, nella grande alluvione del mondo.
Truman Capote (Other Voices, Other Rooms)
«Hai presente come ci chiamano… invertiti. Come se indossassimo la giacca con la fodera all’esterno, o come se tutti gli altri nuotassero da una parte e noi fossimo sulla riva sbagliata del fiume. Per tutta la vita mi sono sentito a quel modo: sottosopra. Così pensai che per una volta avrei potuto lasciarmi trascinare dalla corrente» concluse, poi tacque per lungo tempo.
Letizia Loi (La Grande Mutazione)
Ogni creativo cammina su un ponte molto stretto, al di sotto del quale scorre il fiume della paura... paura che un giorno non arrivino più. Cos'è che non deve arrivare? Le idee, le invenzioni. Un giorno si seccheranno tutte le tue vene creative. Resterà solo una pietra fredda, sotto la quale non c'è né rame né oro. Il punto è che non si deve mai pensare a quel giorno. Non si deve guardare il fondo
Eshkol Nevo (World Cup Wishes)
« Quello che avrei potuto dirle, per aiutarla, l'ho capito solo più tardi ripensando a quel giorno, al suo salto, alla sua follia. Le avrei dovuto dire che tanti saltano nello stesso modo via dalla loro vita, oltre se stessi, rischiando tutto per sentirsi davvero vivi. Avrei dovuto dirle che tutti lo fanno chiusi nelle loro paure, chiusi dentro la botte mefitica delle loro paure. Un posto piccolissimo, molto nero, dove sei solo, e fai fatica a respirare. Non c'è nulla che si possa fare per cambiare le cose e già si è fortunati se qualcuno ha avuto per noi l'attenzione di mettere una piccola musica, là dentro; o se capita di avere un amico ad aspettarci in un'ansa del fiume per riportarci a casa, in una qualche casa. Questo, le avrei dovuto dire. Invece solo la strinsi fa le mie braccia, e non fui capace di dire niente. Piccola Rachel... Davvero si sarebbe meritata un giorno di gloria, lei e quegli altri due matti, sa il cielo come mi mancano. Ma non è andata così, spesso non va così. Si semina, si raccoglie, e non c'è nesso tra una cosa e l'altra. Ti insegnano che c'è, ma... non so, io non l'ho mai visto. Accade di seminare, accade di raccogliere, tutto lì. Per questo la saggezza è un rito inutile e la tristezza un sentimento inesatto, sempre. Seminammo con cura, tutti, quella volta, seminammo immaginazione, e follia e talento. Ecco cosa abbiamo raccolto, un frutto ambiguo: la luce bella di un ricordo e il privilegio di una commozione che per sempre ci renderà eleganti, e misteriosi. Voglia il cielo che questo basti a salvarci, per tutto il tempo che ci sarà dato, ancora. »
Alessandro Baricco
Io definisco la sua vera e propria saggezza, non soltanto per quanto concerne il nostro caso, ma anche riferendosi al viaggio che noi tutti compiamo lungo il fiume della vita. Quante persone, nel corso di tale viaggio, caricano la barca, al punto da farle correre il pericolo di colare a picco, con un intero magazzino di cose stupide ritenute essenziali per i piaceri e gli agi del viaggio ma che in realtà sono soltanto inutile ingombro!
Jerome K. Jerome (Three Men in a Boat (Three Men, #1))
Tutta Parigi era ai suoi piedi, coi mille pennacoli dei suoi edifici e l'orizzonte circolare delle sue molli colline, col fiume serpeggiante sotto i suoi ponti e il popolo, formicolante per le sue strade, con la nube dei suoi vapori, la catdna montuosa dei suoi tetti che rinserra Notre Dame tra le sue gambe accavallate. Ma di tutta quella città l'arcidiacono non guardava chs un punto: la piazza del Sagrato; di tutta quella folla, una figura: la zingara.
Victor Hugo (The Hunchback of Notre-Dame)
Quello che cerchi è il significato: una vita che abbia un signficato. C'è l'hap, il fato, la giocata che è tua e non è prefissata, ma cambiare il corso del fiume, o dare nuove carte, qualunque sia la metafora che prefirisci usare, richiederà un sacco di energie. Ci saranno volte in cui andrà così male che sopravviverai a malapena e volte in cui capirai che sopravvivere a malapena secondo i tuoi parametri è molto meglio che vivere una pomposa vita a metà secondo i parametri degli altri.
Jeanette Winterson (Why Be Happy When You Could Be Normal?)
Eravate presenti quando ciondolo e anello vennero gettati nel fiume e anzi, agli occhi della legge siete il più colpevole dei due, in quanto si presume che la moglie faccia quanto dispone il marito." "Se la legge presume questo" dichiarò il signor Bumble, schiacciando con furente energia il cappello che aveva nelle mani "la legge è stupida...è idiota. Se il codice vede le cose in questo modo, vuol dire che è scapolo; e la cosa peggiore che possa augurargli è di imparare...facendo l'esperienza! Sì, l'esperienza.
Charles Dickens (Oliver Twist)
E imparai, con umiltà e fatica, ma imparai quello che dovevo fare, e che sarebbe stato ovvio per un bambino: la vita non è altro che un susseguirsi di tante piccole vite, vissute un giorno alla volta. Si dovrebbe trascorrere ogni giorno cercando la bellezza nei fiori e nella poesia e parlando con gli animali. E nulla può essere migliore di un giorno colmo di sogni e di tramonti e di brezze leggere. Imparai soprattutto che la vita è sedere su una panchina sulla riva di un fiume antico, con la mia mano posata sul suo ginocchio e a volte, nei momenti più dolci, innamorarmi di nuovo.
Nicholas Sparks (The Notebook (The Notebook, #1))
Da Il canto di me stesso" - Strofa XXII Sorridi voluttuosa terra dal fresco respiro! Terra di dormienti, liquidi alberi! Terra del tramonto andato - terra delle montagne dalle vette di nebbia! Terra del vitreo scorrere della luna piena di tinta di blu! Terra dello spendere e dell'oscurità che screziano l'acqua del fiume! Terra del limpido grigio di nuvole più vivide e più chiare per l'amor mio! Terra che si stende lontano a gomito - terra ricca di meli in fiore! Sorridi, il tuo amante arriva. Prodiga, tu che mi hai dato amore - perciò a te do amore! Oh indicibile, appassionato amore
Walt Whitman (Foglie d'erba. Scelta)
Prendersi cura, all'interno di una relazione, non significa proteggersi. Perché in fondo fra due persone che si amano ferirsi è inevitabile, ma è anche un privilegio. Ogni ferita è una finestra che ci mostra la verità, l'irriducibile differenza fra due vite, E quella differenza e un peso difficilissimo da sostenere. Però quel peso e anche ciò che ti salva, che contiene tutto quel che ti serve per affrontare la salita, proprio come uno zaino per un alpinista. L'amore è piuttosto diventare un'occasione l'uno per l'altra. Quella di comprendere il diverso da noi, quel diverso che però ci portiamo anche dentro. E di riconoscerlo. E di accettarlo. E di impararne il significato, ogni giorno. Poi è difficile, si sa. Perché a volte è come se lei fosse un'austriaca e tu un giapponese pure un po' rincoglionito. Lei ti piace, tu le piaci, ma rimanete un'austriaca e un giapponese che non parlano le rispettive lingue, e corsi non ce n'é. Si può imparare solo con un'applicazione quotidiana. Tu le insegni le tue parole e lei insegna le sue. Certi giorni, non si capisce il perché, anche dopo anni, ti sembra di dover ricominciare tutto da capo. Il fatto è che ci hanno convinti che il senso dell'amore dovrebbe stare in quell'essere compresi subito, in un attimo, scarpe e tutto. Non è così. L'amore non è un'illuminazione, o lo è solo per un istante, per il resto è più una specie di viaggio a bordo di una tartaruga. Ognuno è libero di decidere quando scendere o se restare, per vedere insieme all'altro cosa c'è sulla sponda opposta del fiume. Richiede pazienza, come fare un puzzle senza sapere il disegno che verrà fuori, e la capacità di alimentare il fuoco di una concentrazione costante. Il problema è che le tartarughe vivono tantissimo e vanno pianissimo, mentre in giro è pieno di gente che ha fretta e sembra non avere più tempo per godersi il panorama. Che dal guscio di una tartaruga, è risaputo, soprattutto mentre incastri i pezzi di un puzzle, È davvero tutta un'altra cosa.
Matteo Bussola (La vita fino a te)
Appoggio la mia mano sulla panchina, ma la ritiro subito: essa esiste. Questa cosa sulla quale sono seduto, sulla quale appoggiavo la mano si chiama una panchina. L'hanno fatta apposta perché ci si possa sedere. [...] L'hanno portata qui, in questa scatola, e ora la scatola viaggia e sballotta, con i suoi vetri tremolanti, e porta nei suoi fianchi questa cosa rossa. Mormoro: è una panchina, un po' come un esorcismo. Ma la parola mi rimane sulle labbra: rifiuta di andarsi a posare sulla cosa. [...] Potrebbe benissimo essere un asino morto, per esempio, sballottato nell'acqua e che galleggia alla deriva, il ventre all'aria in un grande fiume grigio, un fiume da inondazione; e io sarei seduto sul ventre dell'asino e i miei piedi bagnerebbero nell'acqua chiara.
Jean-Paul Sartre (Nausea, The Wall and Other Stories)
Ci sono giorni in cui tutto intorno a noi è lucente, leggero, appena accennato nell’aria chiara e pur nitido. Le cose più vicine hanno già il tono della lontananza, sono sottratte a noi, mostrate a noi ma non offerte; e ciò che ha rapporto con gli spazi lontani – il fiume, i ponti, le lunghe strade e le piazze che si prodigano -, tutto ciò ha preso dietro di sé quegli spazi, vi sta sopra dipinto come sulla seta. E’ impossibile esprimere cosa riesca ad essere, allora, una carrozza d’un verde lucente sul Pont-Neuf o qualcosa di rosso che non si può fermare, o anche solo un manifesto sul muro antincendio di un gruppo di case grigio perla. Tutto è semplificato, composto in piani giusti e chiari come il volto in un ritratto di Manet. E nulla è insignificante e superfluo.
Rainer Maria Rilke (The Notebooks of Malte Laurids Brigge)
Ricompare Tjaden, ancora eccitato, e si mescola subito al discorso, informandosi in che modo, innanzi tutto scoppi una guerra. "Generalmente è perché un paese ha fatto grave offesa a un altro" risponde Alberto, con una cert'aria sentenziosa. [...] "Un paese? Non capisco. Una montagna tedesca non può offendere una montagna francese: né un fiume, né un bosco, né un campo di grano..." "Sei bestia davvero o fai per burla?" brontola Kropp: "non ho mai detto niente di simile. È un popolo che offende un altro..." "Allora non ho che fare qui; io non mi sento affatto offeso" replica Tjaden. "Ma mettiti bene in zucca" gli fa Alberto stizzito, "che tu sei un povero villanaccio e non conti nulla". "E allora, ragion di più perché me ne vada a casa" insiste l'altro, mentre tutti ridono.
Erich Maria Remarque (All Quiet on the Western Front)
Invidio al tavolo le sue cicatrici, i segni lasciati dalle teglie roventi del pane. Invidio il suo placido senso del tempo e spero un giorno di poter dire: questo l'ho fatto cinque anni fa. Ho fatto questo segno, gli anelli si sono formati per una tazzina di caffè bagnata, questa era una bruciatura di sigaretta, questa una scala di tagli contro la venatura grezza del legno. Qui è dove mio figlio ha inciso le sue iniziali, quando ha compiuto sei anni, questo un punto segreto dietro la gamba del tavolo. Questo l'ho fatto in una giornata calda sette estati fa, con il coltello da carne. Ti ricordi? Ti ricordi l'estate che il fiume è rimasto a secco? Ti ricordi? Invidio al tavolo il suo placido senso d'appartenenza. Come di chi è stato in un posto tanto a lungo, da farne parte.
Joanne Harris (Chocolat (Chocolat, #1))
A ripensarci questa vita è passata così veloce, una vita del tutto normale: mio padre sperava che facessi onore ai miei antenati, diciamo che aveva scelto la persona sbagliata; io, be'... il mio destino era questo. Da giovane ho fatto la bella vita per un po' grazie ai soldi lasciati dai miei avi; poi sono arrivati giorni sempre più neri, ma è stato meglio così: se guardo chi mi stava accanto, Long Er e Chunsheng, anche loro se la sono spassata per un po', ma alla fine hanno perso la vita. È meglio avere una vita normale, chi lotta per avere questo o quello, a furia di lottare ci rimette la propria vita. Prendi uno come me: in effetti mi sono dimostrato sempre più incapace di risalire il fiume dell'esistenza, eppure ho vissuto a lungo; tutte le persone che conoscevo sono morte, una dopo l'altra, io invece sono ancora vivo.
Yu Hua (To Live)
Baldabiou era l’uomo che vent’anni prima era entrato in paese, aveva puntato diritto all’ufficio del sindaco, era entrato senza farsi annunciare, gli aveva appoggiato sulla scrivania una sciarpa di seta color tramonto, e gli aveva chiesto – Sapete cos’è questa? – Roba da donna. – Sbagliato. Roba da uomini: denaro. Il sindaco lo fece sbattere fuori. Lui costruì una filanda, giù al fiume, un capannone per l’allevamento di bachi, a ridosso del bosco, e una chiesetta dedicata a Sant’Agnese, all’incrocio della strada per Vivier. Assunse una trentina di lavoranti, fece arrivare dall’Italia una misteriosa macchina di legno, tutta ruote e ingranaggi, e non disse più nulla per sette mesi. Poi tornò dal sindaco, appoggiandogli sulla scrivania, ben ordinati, trentamila franchi in banconote di grosso taglio. – Sapete cosa sono questi? – Soldi. – Sbagliato. Sono la prova che voi siete un coglione.
Alessandro Baricco (Silk)
Freddo e grigio, il giorno era arrivato ed era esageratamente freddo e grigio quando l'uomo si spostò dalla pista sul Fiume Yukon per risalire l'elevato argine di terra dove una traccia poco battuta sbucava in direzione est per attraversare la folta foresta di abeti rossi. L'argine era ripido e una volta in cima l'uomo si fermò ansimando, raccontandosi che voleva controllare l'orario. Nove in punto. Niente sole, neppure un barlume, nonostante non ci fosse una nuvola in cielo. La giornata era limpida, eppure ogni cosa appariva come se fosse avvolta da un impalpabile sudario, un'ombra sottile che rabbuiava il giorno – e questo per l'assenza del sole. La cosa non preoccupava l'uomo. Lui era abituato alla mancanza di sole. Erano passati diversi giorni da che l'aveva visto l'ultima volta e sapeva che ne sarebbero trascorsi altrettanti prima che, risalendo da sud, la gioiosa sfera facesse capolino all'orizzonte per rituffarsi lontana dalla vista.
Jack London (Farsi un fuoco e altri racconti)
I monaci cistercensi la cui abbazia si trovava qui nel tredicesimo secolo, non indossavano altri abiti se non ruvidi sai con il cappuccio e la loro dieta escludeva la carne, i pesci e le uova. Dormivano sulla paglia e si alzavano a mezzanotte per assistere alla messa. Trascorrevano le giornate lavorando, leggendo e pregando; e per tutta la loro esistenza osservavano un silenzio assoluto come quello della morte, poiché nessuno parlava mai. Una tetra confraternita che viveva una tetra vita in quel luogo soave, reso così splendido da Dio! È strano che le voci della natura tutto attorno a loro… il canto sommesso dell'acqua, i sussurri delle erbe sul fiume, la musica frusciante del vento... Non avessero insegnato a quella gente un più autentico significato dell'esistenza. Stavano ad ascoltare, durante le lunghe giornate, in silenzio, in attesa di una voce dal cielo; e per tutte le lunghe giornate e nelle notti solenni, quella voce parlava loro in miriadi di toni, ma essi non la udivano.
Jerome K. Jerome (Tre uomini a zonzo)
E così in America quando il sole tramonta e me ne sto seduto sul vecchio molo diroccato del fiume a guardare i lunghi cieli sopra il New Jersey e sento tutta quella terra nuda che si srotola in un’unica incredibile enorme massa fino alla costa occidentale, e a tutta quella strada che corre, e a tutta quella gente che sogna nella sua immensità, e so che a quell’ora nello Iowa i bambini stanno piangendo nella terra in cui si lasciano piangere i bambini, e che stanotte spunteranno le stelle, e non sapete che Dio è Winnie Pooh?, e che la stella della sera sta tramontando e spargendo le sue fioche scintille sulla prateria proprio prima dell’arrivo della notte fonda che benedice la terra, oscura tutti i fiumi, avvolge le vette e abbraccia le ultime spiagge, e che nessuno, nessuno sa cosa toccherà a nessun altro se non il desolato stillicidio della vecchiaia che avanza, allora penso a Dean Moriarty, penso perfino al vecchio Dean Moriarty padre che non abbiamo mai trovato, penso a Dean Moriarty.
Jack Kerouac (On the Road)
Cose che capitano nella solitudine di un'isola. Pensieri nuovi. Voci che ti dicono che il peggio non è tanto essere sull'orlo del disastro, ma il non accorgersi di esserci. Qualsiasi animale sente l'approssimarsi del pericolo. Noi non più. Siamo così narcotizzati e distanti dalla natura da non sentire che cemento e discariche, camorra e veleni ci assediano. Viaggiamo tranquilli in mezzo a penitenziari di animali pazzi e pieni di antibiotici, gabbie di reclusi pigolanti dove non fa mai notte, e non vediamo Nacht un Nebel che avanzano, a passi misurati, come Gog e Magog. Capiremo solo quando non ci sarà più niente da fare. Se domani il cielo fosse vuoto di passeri, ci metteremmo settimane a realizzarlo. Se un giorno il fiume sparisse da sotto i ponti del nostro paese, non lo noteremmo. Siamo pieni di paure, certo, ma paure di cose senza significato, e le paure a vuoto si chiamano paranoie. Ci manca il timore vero, quello supremo. L'orrore di noi stessi, incapaci di sentire il grido della natura che boccheggia e dice: "Basta".
Paolo Rumiz (Il Ciclope)
Hai appreso anche tu quel segreto del fiume: che il tempo non esiste?". Un chiaro sorriso si diffuse sul volto di Vasudeva. "Sì Siddharta" rispose. "Ma è questo ciò che tu vuoi dire: che il fiume si trova dovunque in ogni istante, alle sorgenti e alla foce, alla cascata, al traghetto, alle rapide, nel mare, in montagna, dovunque in ogni istante, e che per lui non vi è che presente, neanche l'ombra del passato, neanche l'ombra dell'avvenire?". "Sì, questo" disse Siddharta. "E quando l'ebbi appreso, allora considerai la mia vita, e vidi che è anch'essa un fiume, vidi che soltanto ombre, ma nulla di reale, separano il ragazzo Siddharta dall'uomo Siddharta e dal vecchio Siddharta. Anche le precedenti incarnazioni di Siddharta non furono un passato, e la sua morte e il suo ritorno a Brahma non sono un avvenire. Nulla fu, nulla sarà: tutto è. Tutto ha realtà e presenza". Siddharta parlava con entusiasmo; questa rivelazione l'aveva reso profondamente felice. Oh, non era forse il tempo la sostanza di ogni pena, non era forse il tempo la sostanza di ogni tormento e d'ogni paura, e non sarebbe stato superato e soppresso tutto il male, tutto il dolore del mondo, appena si fosse superato il tempo, appena si fosse trovato il modo di annullare il pensiero del tempo?
Hermann Hesse (Siddhartha)
The DUCE diverted funds intended for the Fiume adventure, and used them for His own election campaign. He was arrested for the illegal possession of arms, sent parcel bombs to the Archbishop of Milan and its mayor, and after election was, as is well-known, responsible for the assassination of Di Vagno and Matteoti. Since then He has been responsible for the murders of Don Mizzoni Amendola, the Rosselli brothers, and the journalist Piero Gobetti, quite apart from the hundreds who have been the victims of His squadistri in Ferrara, Ravenna and Trieste, and the thousands who have perished in foreign places whose conquest was useless and pointless. We Italians remain eternally grateful for this, and consider that so much violence has made us a superior race, just as the introduction of revolvers into Parliament and the complete destruction of constitutional democracy have raised our institutions to the greatest possible heights of civilisation. Since the illegal seizure of power, Italy has known an average of five acts of political violence per diem, the DUCE has decreed that 1922 is the new Annus Domini, and He was pretended to be a Catholic in order to dupe the Holy Father into supporting Him against the Communists, even though He really is one Himself. He has completely suborned the press by wrecking the premises of dissident newspapers and journals. In 1923 he invaded Corfu for no apparent reason, and was forced to withdraw by the League of Nations. In 1924 He gerrymandered the elections, and He has oppressed minorities in the Tyrol and the North-East. He sent our soldiers to take part in the rape of Somalia and Libya, drenching their hands in the blood of innocents, He has doubled the number of the bureaucracy in order to tame the bourgeoisie, He has abolished local government, interfered with the judiciary, and purportedly has divinely stopped the flow of lava on Mt Etna by a mere act of will. He has struck Napoleonic attitudes whilst permitting Himself to be used to advertise Perugina chocolates, He has shaved his head because He is ashamed to be seen to be going bald, He has been obliged to hire a tutor to teach Him table manners, He has introduced the Roman salute as a more hygienic alternative to the handshake, He pretends not to need spectacles, He has a repertoire of only two facial expression, He stands on a concealed podium whilst making speeches because He is so short, He pretends to have studied economics with Pareto, and He has assumed infallibility and encouraged the people to carry His image in marches, as though He were a saint. He is a saint, of course. He has (and who are we to disagree?) declared Himself greater than Aristotle, Kant, Aquinas, Dante, Michelangelo, Washington, Lincoln, and Bonaparte, and He has appointed ministers to serve Him who are all sycophants, renegades, racketeers, placemen, and shorter than He is. He is afraid of the Evil Eye and has abolished the second person singular as a form of address. He has caused Toscanini to be beaten up for refusing to play 'Giovinezza', and He has appointed academicians to prove that all great inventions were originally Italian and that Shakespeare was the pseudonym of an Italian poet. He has built a road through the site of the forum, demolishing fifteen ancient churches, and has ordered a statue of Hercules, eighty metres high, which will have His own visage, and which so far consists of a part of the face and one gigantic foot, and which cannot be completed because it has already used up one hundred tons of metal.
Louis de Bernières (Corelli’s Mandolin)
Daniel Whitesmoke non protestò, si limitò a sospirare e a uscire di casa per dedicarsi a una delle cose che amava fare maggiormente, passeggiare. Avrebbe percorso il viale alberato che costeggiava il fiume godendosi il freddo pungente di quel sabato mattina di fine novembre. Sarebbe arrivato a Hammersmith Bridge, si sarebbe seduto su una panchina e avrebbe ammirato il panorama. Il sabato mattina, in fondo, era fatto per quello. Per rilassarsi, passeggiare e godersi il panorama spettacolare che si poteva vedere solamente da Hammersmith Bridge. E, ovviamente, per prendere il tè in santa pace non dovendo subire il fastidioso rumore che giungeva dall’appartamento accanto al suo. Daniel Whitesmoke non amava solo passeggiare, amava anche altre cose, tra cui il silenzio e la riflessione. Uno dei motivi per cui aveva scelto di vivere ad Angels Street nell’Hammersmith era proprio il silenzio. E il fatto che poteva vivere mantenendo la sua riservatezza. Se il quartiere di Hammersmith poteva apparire un mondo fuori dal mondo, l’appartamento di Daniel Whitesmoke poteva sembrare addirittura un altro mondo. Come tutta la vita di Daniel Whitesmoke d’altronde. Una vita che a occhi distratti appariva decisamente ordinaria ma che aveva un qualcosa di talmente straordinario che al resto del mondo sarebbe stato precluso se non fosse stato lui stesso a decidere di mostrarlo. Aveva capelli di un biondo talmente chiaro da apparire quasi bianchi, ribelli anche se lui si ostinava a tenerli tagliati corti. Due occhi di un azzurro che forse in natura non esisteva nemmeno, mobili e sempre attenti. Un carattere pacato e movenze morbide che trasmettevano un che di tranquillizzante. Non scattava mai, non alzava mai la voce, non si agitava mai, non perdeva le staffe. Non era privo di emozioni ma aveva imparato a gestirle. Aveva una voce calda ma dolcissima ed era la cosa di lui che le persone notavano per prima. Non era bello. Ma non era nemmeno brutto. Era ordinario, fuori moda e terribilmente buono. Tanto mansueto da far pensare che la sua ira, qualora fosse mai stata scatenata sarebbe stata devastante. Viveva a Londra da sempre. E con da sempre si intende proprio da sempre. O quasi. Non stiamo parlando di molto tempo o dal momento della sua nascita che, apparentemente avrebbe potuto essere avvenuta una quarantina di anni prima, anche se non era così. Stiamo parlando di decenni, di secoli, di millenni. Di sempre insomma.
Adele Ross (L'Angelo della porta accanto)
Variante. Tu sei un autore, non sai ancora quanto grande, colei che amavi ti ha tradito, la vita per te non ha più senso e un giorno, per dimenticare, fai un viaggio sul Titanic e naufraghi nei mari del sud, ti raccoglie (unico superstite) una piroga di indigeni e passi lunghi anni ignorato da tutti, su di un'isola abitata solo da papuasi, con le ragazze che ti cantano canzoni di intenso languore, agitando i seni appena coperti dalla collana di fiori di pua. Cominci ad abituarti, ti chiamano Jim, come fanno coi bianchi, una ragazza dalla pelle ambrata ti si introduce una sera nella capanna e ti dice: "Io tua, io con te." In fondo è bello, la sera, stare sdraiato sulla veranda a guardare la Croce del Sud mentre lei ti accarezza la fronte. Vivi secondo il ciclo delle albe e dei tramonti, e non sai d'altro. Un giorno arriva una barca a motore con degli olandesi, apprendi che sono passati dieci anni, potresti andare via con loro, ma esiti, preferisci scambiare noci di cocco con derrate, prometti che potresti occuparti della raccolta della canapa, gli indigeni lavorano per te, tu cominci a navigare da isolotto a isolotto, sei diventato per tutti Jim della Canapa. Un avventuriero portoghese rovinato dall'alcool viene a lavorare con te e si redime, tutti parlano ormai di te in quei mari della Sonda, dai consigli al marajà di Brunei per una campagna contro i dajaki del fiume, riesci a riattivare un vecchio cannone dei tempi di Tippo Sahib, caricato a chiodaglia, alleni una squadra di malesi devoti, coi denti anneriti dal betel in uno scontro presso la Barriera Corallina il vecchio Sampan, i denti anneriti dal betel, ti fa scudo col proprio corpo - Sono contento di morire per te, Jim della Canapa. - Vecchio, vecchio Sampan, amico mio. Ormai sei famoso in tutto l'arcipelago tra Sumatra e Port-au-Prince, tratti con gli inglesi, alla capitaneria del di Darwin sei registrato come Kurtz, e ormai sei Kurtz per tutti - Jim della Canapa per gli indigeni. Ma una sera, mentre la ragazza ti accarezza sulla veranda e la Croce del Sud sfavilla come non mai, ahi quanto, diversa dall'Orsa, tu capisci: vorresti tornare. Solo per poco, per vedere che cosa sia rimasto di te, laggiù. Prendi la barca a motore, raggiungi Manila, di là un aereo a elica ti porta a Bali. Poi Samoa, Isole dell'Ammiragliato, Singapore, Tananarive, Timbuctu, Aleppo, Samarcanda, Bassora, Malta e sei a casa. Sono passati diciott'anni, la vita ti ha segnato, il viso è abbronzato dagli alisei, sei più vecchio, forse più bello. Ed ecco che appena arrivato scopri che le librerie ostentano tutti i tuoi libri, in riedizioni critiche, c'è il tuo nome sul frontone della vecchia scuola dove hai imparato a leggere e a scrivere. Sei il Grande Poeta Scomparso, la coscienza della generazione. Fanciulle romantiche si uccidono sulla tua tomba vuota. E poi incontro te, amore, con tante rughe intorno agli occhi, e il volto ancora bello che si strugge di ricordo, e tenero rimorso. Quasi ti ho sfiorata sul marciapiede, sono là a due passi, e tu mi hai guardato come guardi tutti, cercando un altro oltre la loro ombra. Potrei parlare, cancellare il tempo. Ma a che scopo? Non ho già avuto quello che volevo? Io sono Dio, la stessa solitudine, la stessa vanagloria, la stessa disperazione per non essere una delle mie creature come tutti. Tutti che vivono nella mia luce e io che vivo nello scintillio insopportabile della mia tenebra.
Umberto Eco (Foucault’s Pendulum)
Sempre più lento andava il pensieroso e si chiedeva frattanto: « Ma che è dunque ciò che avevi voluto apprendere dalle dottrine e dai maestri, e che essi, pur avendoti rivelato tante cose, non sono riusciti a insegnarti? ». Ed egli trovò: « L'Io era, ciò di cui volevo apprendere il senso e l'essenza. L'Io era, ciò di cui volevo liberarmi, ciò che volevo superare. Ma non potevo superarlo, potevo soltanto ingannarlo, potevo soltanto fuggire o nascondermi davanti a lui. In verità, nessuna cosa al mondo ha tanto occupato i miei pensieri come questo mio Io, questo enigma ch'io vivo, d'essere uno, distinto e separato da tutti gli altri, d'essere Siddharta! E su nessuna cosa al mondo so tanto poco quanto su di me, Siddharta!». Colpito da questo pensiero s'arrestò improvvisamente nel suo lento cammino meditativo, e tosto da questo pensiero ne balzò fuori un altro, che suonava: « Che io non sappia nulla di me, che Siddharta mi sia rimasto così estraneo e sconosciuto, questo dipende da una causa fondamentale, una sola: io avevo paura di me, prendevo la fuga davanti a me stesso! L'Atman cercavo, Brahma cercavo, e volevo smembrare e scortecciare il mio Io, per trovare nella sua sconosciuta profondità il nocciolo di tutte le cortecce, l'Atman, la vita, il divino, l'assoluto. Ma proprio io, intanto, andavo perduto a me stesso ». Siddharta schiuse gli occhi e si guardò intorno, un sorriso gli illuminò il volto, e un profondo sentimento, come di risveglio da lunghi sogni, lo percorse fino alla punta dei piedi. E appena si rimise in cammino, correva in fretta, come un uomo che sa quel che ha da fare. « Oh! » pensava respirando profondamente « ora Siddharta non me lo voglio più lasciar scappare! Basta! cominciare il pensiero e la mia vita con l'Atman e col dolore del mondo! Basta! uccidermi e smembrarmi, per scoprire un segreto dietro le rovine! Non sarà più lo Yoga-Veda a istruirmi, né l'Atharva-Veda, né gli asceti, né alcuna dottrina. Dal mio stesso Io voglio andare a scuola, voglio conoscermi, voglio svelare quel mistero che ha nome Siddharta ». Si guardò attorno come se vedesse per la prima volta il mondo. Bello era il mondo, variopinto, raro e misterioso era il mondo! Qui era azzurro, là giallo, più oltre verde, il cielo pareva fluire lentamente come i fiumi, immobili stavano il bosco e la montagna, tutto bello, tutto enigmatico e magico, e in mezzo v'era lui, Siddharta, il risvegliato, sulla strada che conduce a se stesso. Tutto ciò, tutto questo giallo e azzurro, fiume e bosco penetrava per la prima volta attraverso la vista in Siddharta, non era più l'incantesimo di Mara, non era più il velo di Maya, non era più insensata e accidentale molteplicità del mondo delle apparenze, spregevole agli occhi del Brahmino, che, tutto dedito ai suoi profondi pensieri, scarta la molteplicità e solo dell'unità va in cerca. L'azzurro era azzurro, il fiume era fiume, e anche se nell'azzurro e nel fiume vivevan nascosti come in Siddharta l'uno e il divino, tale era appunto la natura e il senso del divino, d'esser qui giallo, là azzurro, là cielo, là bosco e qui Siddharta. Il senso e l'essenza delle cose erano non in qualche cosa oltre e dietro loro, ma nelle cose stesse, in tutto. « Come sono stato sordo e ottuso! » pensava, e camminava intanto rapidamente. «Quand'uno legge uno scritto di cui vuoi conoscere il senso, non ne disprezza i segni e le lettere, né li chiama illusione, accidente e corteccia senza valore, bensì li decifra, li studia e li ama, lettera per lettera. Io invece, io che volevo leggere il libro del mondo e il libro del mio proprio Io, ho disprezzato i segni e le lettere, a favore d'un significato congetturato in precedenza, ho chiamato illusione il mondo delle apparenze, ho chiamato il mio occhio e la mia lingua fenomeni accidentali e senza valore. No, tutto questo è finito, ora son desto, mi sono risvegliato nella realtà e oggi nasco per la prima volta.
Hermann Hesse (Siddhartha)
Era di nuovo notte. La locanda della Pietra Miliare era in silenzio, e si trattava di un silenzio in tre parti. La parte più ovvia era una quiete vuota, riecheggiante, formata da cose che mancavano. Se ci fosse stato del vento, avrebbe spirato attraverso gli alberi, fatto scricchiolare l’insegna della locanda sui suoi cardini e spazzato via il silenzio lungo la strada come vorticanti foglie autunnali. Se ci fosse stata una folla o anche solo un gruppetto di avventori, questi l’avrebbero riempito con conversazioni e risa, il fracasso e gli schiamazzi che ci si aspetta da una taverna nelle buie ore notturne. Se ci fosse stata musica...ma no, ovviamente non c’era alcuna musica. In realtà non c’era nulla di tutto ciò, perciò rimaneva il silenzio. All’interno della Pietra Miliare alcuni uomini erano radunati a un angolo del bancone. Bevevano con calma determinazione, evitando serie discussioni di notizie preoccupanti. Nel fare ciò essi aggiungevano un piccolo, cupo silenzio a quello, vuoto, più grande. Formava una sorta di lega, un contrappunto. Il terzo silenzio non era facile da notare. Se foste rimasti in ascolto per un’ora, avreste potuto cominciare a sentirlo nel pavimento di legno sotto i piedi e nei ruvidi barili scheggiati dietro il bancone. Era nel peso del focolare di pietra nera che tratteneva il calore di un fuoco spento da molto. Era nel lento andirivieni di un bianco panno di lino che sfregava le venature del bancone. Ed era nelle mani dell’uomo che se ne stava lì in piedi a pulire un tratto di mogano che già risplendeva alla luce delle lampade. L’uomo aveva capelli di color rosso vivo, come fiamma. I suoi occhi erano scuri e distanti, e lui si muoveva con la sottile certezza che proviene dal conoscere molte cose. La Pietra miliare era sua, proprio come il terzo silenzio. Era appropriato, dato che dei tre era il silenzio più grande, che avvolgeva gli altri. Era profondo e vasto come la fine dell’autunno. Era pesante come una grossa pietra levigata dal fiume. Era il paziente suono di fiori recisi, di un uomo che sta aspettando di morire.
Patrick Rothfuss (The Name of the Wind (The Kingkiller Chronicle, #1))
«Mater dulcissima, ora scendono le nebbie, il Naviglio urta confusamente sulle dighe, gli alberi si gonfiano d'acqua, bruciano di neve; non sono triste nel Nord: non sono in pace con me, ma non aspetto perdono da nessuno, molti mi devono lacrime da uomo a uomo. So che non stai bene, che vivi come tutte le madri dei poeti, povera e giusta nella misura d'amore per i figli lontani. Oggi sono io che ti scrivo.» - Finalmente, dirai, due parole di quel ragazzo che fuggì di notte con un mantello corto e alcuni versi in tasca. Povero, così pronto di cuore lo uccideranno un giorno in qualche luogo. - «Certo, ricordo, fu da quel grigio scalo di treni lenti che portavano mandorle e arance, alla foce dell'Imera, il fiume pieno di gazze, di sale, d'eucalyptus. Ma ora ti ringrazio, questo voglio, dell'ironia che hai messo sul mio labbro, mite come la tua. Quel sorriso m'ha salvato da pianti e da dolori. E non importa se ora ho qualche lacrima per te, per tutti quelli che come te aspettano, e non sanno che cosa. Ah, gentile morte, non toccare l'orologio in cucina che batte sopra il muro tutta la mia infanzia è passata sullo smalto del suo quadrante, su quei fiori dipinti: non toccare le mani, il cuore dei vecchi. Ma forse qualcuno risponde? O morte di pietà, morte di pudore. Addio, cara, addio, mia dulcissima mater.»
Salvatore Quasimodo
– E gli arciducati? – Sono stati assorbiti dalla Germania, mentre l’Istria ed il Trentino sono stati restituiti all’Italia assieme alle antiche colonie veneziane della Dalmazia. – Sicché l’Italia? – E oggidì la più potente delle nazioni latine, avendo riavuto anche Malta, Nizza e la Corsica.
Emilio Salgari (Romanzi di viaggi straordinari: Il capitano della Djumna, I naviganti della Meloria, La città del re lebbroso, La Stella dell’Araucania, Le meraviglie del duemila, La Bohème italiana, Una vendetta malese)
– Tanto valeva che non si fossero risvegliati dal loro sonno secolare – mormorò il signor Holker con un lungo sospiro, prendendo posto nello scompartimento del carrozzone.
Emilio Salgari (Romanzi di viaggi straordinari: Il capitano della Djumna, I naviganti della Meloria, La città del re lebbroso, La Stella dell’Araucania, Le meraviglie del duemila, La Bohème italiana, Una vendetta malese)
Eppure, nel caso degli esseri viventi, un movimento banale come girare l'angolo o entrare attraverso lo spiraglio lasciato da una porta socchiusa, non ha, in fondo, il potere di generare un fiume incontrollabile di eventi? Nel ripetersi dei movimenti di ogni giorno si genera un flusso. E questo piccolo flusso, proprio in ragione della sua intima essenza, è connesso, da qualche parte, con un grande fiume [...].
Takashi Hiraide (The Guest Cat)
Avevo ormai imparato che al mondo esistevano cose impossibili da affrontare solo con le proprie forze. Ciò che siamo in grado di determinare grazie ai nostri semplici desideri, pensavo, è niente se paragonato a quanto invece continua ad accadere indipendentemente dalla nostra volontà, come un fiume sconfinato che scorre inarrestabile per volere di qualcuno o di qualcosa molto più grande di noi. Sapevo che nella vita c'erano più cose brutte che belle, e questo era vero in particolare nel mio caso. Mi sforzavo di vivere alla giornata, cercando la felicità nelle piccole cose.
Ito Ogawa (The Restaurant of Love Regained)
Questa terra ha cresciuto numerosi figli, favorendo sia quelli buoni che quelli cattivi. Non è la terra la responsabile delle avversità della gente, è la gente stessa”, raccontava Okokpujie, il cantastorie del villaggio, a una folla di bambini accorsi come sempre ad ascoltarlo. Pg.16
Obehi Peter Ewanfoh (Amende: Acqua di Fiume)
Asciuga le tue lacrime, donna, il ragazzo verrà ritrovato. Nessuno può fargli nulla…,” Okokpujie scompigliò i capelli di Etusi e si allontanò. Pg.48
Obehi Peter Ewanfoh (Amende: Acqua di Fiume)
Mi piacerebbe essere come te, Pa. Mi piacerebbe non aver paura, per tutta la vita! Pg.67
Obehi Peter Ewanfoh (Amende: Acqua di Fiume)
Sei tu che hai bisogno di andare, Amende. Va’ a casa; i tuoi amici ti aspettano”, disse Ikpea. Pg.74
Obehi Peter Ewanfoh (Amende: Acqua di Fiume)
Ho visto Amende…! E’ nella Foresta del Male. Ho visto anche Ikpea. Pg.81-82
Obehi Peter Ewanfoh
Dopo il primo bolo, Frido ha iniziato il comizio: ha detto che era molto contento di avere dei vicini così simpatici, perché la zona era più isolata di quanto credesse e c'era brutta gente in giro, aveva visto diversi graffiti sui muri, e soprattutto aveva scoperto che vicino al fiume c'era un accampamento di zingari, non capiva come ciò fosse permesso e ha chiesto al babbo se gli avevano mai rubato niente. «No» ha detto babbo. «Sicuro?» ha chiesto Frido con tono inquisitore. «Veramente una volta è sparito un martello» ha detto babbo. «Dovremo fare qualcosa» ha detto Frido. Io stavo per dire che i nomadi qualche volta rubano, ma molto meno dei domiciliati a Montecarlo.
Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
E di più ormai siamo in troppi in questo mondo e se non troviamo il mezzo d’invadere qualche pianeta, non so come se la caveranno i nostri pronipoti fra altri cent’anni, a menoché non tornino, come i nostri antenati, all’antropofagia. La produzione della terra e dei mari non basterebbero a nutrire tutti, e questo è il grave problema che turba e preoccupa gli scienziati. Ah! Se si potesse dar la scalata a Marte che ha invece una popolazione così scarsa e tante terre ancora incolte!
Emilio Salgari (Romanzi di viaggi straordinari: Il capitano della Djumna, I naviganti della Meloria, La città del re lebbroso, La Stella dell’Araucania, Le meraviglie del duemila, La Bohème italiana, Una vendetta malese)
Ciò che la produceva era una pallottolina appena visibile che si trovava infissa sotto la sfera, e la luce che tramandava espandeva un dolce calore assai superiore a quello del gas.
Emilio Salgari (Romanzi di viaggi straordinari: Il capitano della Djumna, I naviganti della Meloria, La città del re lebbroso, La Stella dell’Araucania, Le meraviglie del duemila, La Bohème italiana, Una vendetta malese)
Come nel 1951 allorché l’associazionismo di sinistra promuove una rete di solidarietà nei confronti dell’infanzia alluvionata del Polesine. In quelle zone una tradizione legata a miracolistici salvataggi di bambini e adulti nelle acque del Po, aveva da tempo suscitato una religiosità popolare affidata alla protezione divina sul grande fiume. Di qui i timori che l’intervento della sinistra nell’opera di soccorso potesse incrinare il tradizionale rapporto fra il clero e i fedeli. Ma anche le preoccupate ammonizioni di quei vescovi che giudicavano disgregativa l’opera di soccorso messa in atto dal Partito comunista e le dichiarazioni «di particolare trepidazione […] sapere che numerosi bambini sono ospitati presso famiglie private» dove «potrebbero trovarsi in ambiente poco adatto, esposto a pericoli per la educazione cristiana»[31].
Stefano Pivato (Favole e politica: Pinocchio, Cappuccetto rosso e la Guerra fredda)
Amore, quante strade per giungere a un bacio, che solitudine errante fino alla tua compagnia! I treni continuano a rotolare soli con la pioggia. A Taltal ancora non albeggia la primavera. Ma tu ed io, amor mio, siamo uniti, uniti dai vestiti alle radici, uniti d'autunno, d'acqua, di fianchi, fino ad essere solo tu, sol io uniti. Pensare che costò tante pietre che trascina il fiume, la foce dell'acqua del Boroa, pensare che separati da treni e nazioni tu ed io dovevamo semplicemente amarci, confusi con tutti, con uomini e con donne, con la terra che pianta ed educa i garofani.
Pablo Neruda (100 Love Sonnets)
Forse, se cessassero di credere a pazzie come il fiume Denaro, e si mettessero a lavorare, finirebbero di passarsela così male." "Se il fiume Denaro non esiste, come ho fatto io oggi a guadagnare diecimila dollari, solo grattandomi e sonnecchiando, e rispondendo ogni tanto al telefono?" "E' ancora possibile, per un americano, costruirsi una fortuna." "Certo, purchè quando è ancora giovane qualcuno gli dica che il fiume Denaro esiste, che in questo non c'è nulla di giusto, che farebbe solo bene a scordarsi del duro lavoro, del criterio meritocratico, dell'onestà e di tutte quelle cagate, e ad andare dove scorre il fiume. 'Va' dove si trovanoi ricchi e i potenti' gli direi, 'e imparane i costumi. E' possibile lusingarli ed è possibile far loro paura. Soddisfali enormemente o spaventali enormemente, e una notte senza luna essi si porteranno un dito alle labbra, esortandoti a non far rumore. E nel buio to guideranno sino al fiume di ricchezze più largo e profondo che l'uomo abbia mai visto. Ti mostreranno il tuo posto sulla riva, e ti consegneranno un secchio tutto per te. Bevi finchè vuoi, ma cerca di non fare troppo chiasso. Un povero ptrebbe sentirti'".
Kurt Vonnegut Jr. (God Bless You, Mr. Rosewater)
Un sogno?.... e che le fa un sogno?.... È uno smarrimento dell'anima....il fantasma di un momento...." "Non so, dottore: badi....forse è dimenticare, è risolversi! È rifiutare le scleròtiche figurazioni della dialettica, le cose vedute secondo forza...." "Secondo forza? .... Che forza?...." "La forza sistematrice del carattere.... questa gloriosa lampada a petrolio che ci fuma di dentro,.... e fa il filo, e ci fa neri di bugie, di dentro,.... di bugie meritorie, grasse, bugiardosissime.... e ha la buona opinione per sé, per sé sola.... Ma sognare è fiume profondo, che precipita a una lontana sorgiva, ripùllula nel mattino di verità.
Carlo Emilio Gadda (La cognizione del dolore)
La partecipazione che viene dimostrata a una vittima è ingannevole. Si ama la vittima solo quando ci si sente superiori a essa. Già con il primo fiume di lettere che ricevetti, ne arrivarono anche dozzine che suscitarono in me una spiacevole sensazione. C’erano molti stalker, lettere d’amore, proposte di matrimonio e le lettere anonime perverse. Ma anche le offerte di aiuto rivelavano cosa si nascondeva nell’animo di tanta gente. C’è un meccanismo umano che ci fa sentire meglio quando si può aiutare qualcuno più debole, una vittima. Questo funziona solo fintantoché i ruoli sono chiaramente spartiti. La riconoscenza nei confronti di chi dà, è una bella cosa; solo quando se ne abusa per impedire all’altro di svilupparsi, allora acquista un retrogusto insipido. [...] Fui profondamente contenta di ogni sincera partecipazione e di ogni sincero interesse per la mia persona. Ma diventava difficile quando la mia personalità era ridotta a quella di una ragazza bisognosa di aiuto e rovinata. Questo è un ruolo al quale non mi sono piegata e che non desidero assumere neanche in futuro. Nonostante tutte le bassezze psicologiche e le oscure fantasie di Wolfgang Priklopil, non mi ero lasciata spezzare. Adesso ero fuori ed era proprio quello che la gente voleva vedere: un essere umano spezzato, che non si sarebbe più risollevato e che sarebbe sempre dipeso dall’aiuto degli altri. Nel momento in cui mi rifiutai di portare questo marchio per il resto della mia vita, l’umore cambiò.
Natascha Kampusch (3,096 Days)
Gli italianisti sembrano escludere l’ipotesi che la donna incontrata nel Casentino sia la Matelda della Commedia, eppure la descrizione che Dante fa dei loro rispettivi incontri ci induce a pensare che non possa essere altrimenti. C’è una collina e un fiume e una donna che all’improvviso gli rapisce l’anima in entrambe le circostanze.
Chiara Mercuri (Dante: Una vita in esilio (Italian Edition))
Il parlare è diventato un fenomeno di massa. Ragion per cui domina non uno sforzo di chiarezza, di precisione e di sincerità, ma il desiderio di annegare tutti i problemi sociali contemporanei, d'importanza vitale, in un fiume limaccioso di parole senza senso.
Aleksandr Zinoviev (Cime abissali Vol. II)
Fu allora che cominciai a percepire per la prima volta qualcosa dello squallore diffuso di un paese in guerra, un'infezione così grave che sembrava corrompere la terra e privarla di colore, di vita e di suoni. Quello non era il campo di battaglia, ma vi erano stati commessi atti di guerra, piccoli omicidi, piccoli eccessi di vendetta. Il paesaggio era appestato, macchiato e screziato e tutta l'umanità sembrava essere sbiadita. La normale spinta vitale si era arrestata, non si muoveva nulla, persino gli alberi sembravano disseccati. Non si vedevano cani o bambini, cavalli o ragazze, camini fumanti o bucati stesi ad asciugare, nessuno intento a parlare sulla soglia di casa o camminare lungo il fiume, a sporgersi dalle finestre o a osservare il passaggio del treno... soltanto un sudiciume senza vita sui tetti e sui campi, come qualcosa di cancellato o in stato di coma. Peggio di un paese in guerra, quello era in guerra con se stesso... uno sciupio estremo, più permanente.
Laurie Lee (A Moment of War)
Magari, invece, è Matelda a chiamarlo per l’ultima volta: Matelda che canta e intreccia le sue ghirlande, invitandolo dolcemente ad attraversare il fiume.
Chiara Mercuri (Dante: Una vita in esilio (Italian Edition))
Sei uno di città. Il tuo ordine delle cose è circondato da mura, là dentro magari le tue sagge parole varranno qualcosa. Ma guardati intorno! Una valle solcata da burroni, rive scoscese e coperte di vegetazione. Come pensi di seguire il fiume?
Andrzej Sapkowski (Baptism of Fire (The Witcher, #3))
Prima di chiudere gli occhi, il pensiero di Sarah andò a quello scherzo del fato per cui si nasceva in una città moderna e gremita di abitanti, piuttosto che su un’isola sperduta d’un fiume africano e solo in base a questo, il che pareva un azzardo da bisca seppure di mano divina, mutava interamente non solo il sistema dei valori e la percezione del mondo, ma le aspettative, le speranze, gli intenti. In breve, ogni cosa.
Amalia Frontali (La Chioma di Berenice)
Spesso sorvolo in sogno il mio lontano paese ntale, Fengyangshu. Mi vedo avvicinarmi ogni giorno di più a un fiume dalle acque torbide, che scorre da est a ovest. Lo attraverso dirigendomi verso la riva sinistra, dove i campi di papavero creano una possente onda rossa che si gonfia con il vento, e mi afferra, mi solleva, e mi sospinge verso quella Fengyangshu dove sono nato.
Su Tong (I due volti del mondo)
Nei primi giorni di guerra, gli italiani avanzarono in territorio austriaco dai tre ai sedici chilometri, fino alle rive del grande fiume, mentre la Seconda armata conquistava una piccola città di nome Kobarid che loro italianizzarono, chiamandola Caporetto.
Stefano Poma (L’Italia in guerra 1896-1943: la grande storia degli italiani del Regno (Italian Edition))
Ma a un certo punto, quasi istintivamente, ci si volta indietro e si vede che un cancello è stato sprangato alle spalle nostre, chiudendo la via del ritorno. Allora si sente che qualche cosa è cambiato, il sole non sembra più immobile ma si sposta rapidamente, ahimè, non si fa in tempo a fissarlo che già precipita verso il fiume dell'orizzonte, ci si accorge che le nubi non ristagnano più nei golfi azzurri del cielo ma fuggono accavallandosi l'una sull'altra, tanto è il loro affanno; si capisce che il tempo passa e che la strada un giorno dovrà pur finire. Chiudono a un certo punto alle nostre spalle un pesante cancello, lo rinserrano con velocità fulminea e non si fa tempo a tornare...
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
Ventidue mesi erano passati senza portare niente di nuovo e lui era rimasto fermo ad aspettare, come se la vita dovesse avere per lui una speciale indulgenza. Eppure ventidue mesi sono lunghi e possono succedere molte cose: c'è tempo perché si formino nuove famiglie, nascano bambini e incomincino anche a parlare, perché una grande casa sorga dove prima c'era soltanto prato, perché una bella donna invecchi e nessuno più la desideri, perché una malattia, anche delle più lunghe, si prepari (e intanto l'uomo continua a vivere spensierato), consumi lentamente il corpo, si ritiri per brevi parvenze di guarigione, riprenda più dal fondo, succhiando le ultime speranze, rimane ancora tempo perché il morto sia sepolto e dimenticato, perché il figlio sia di nuovo capace di ridere e alla sera conduca le ragazze nei viali, inconsapevole, lungo le cancellate del cimitero. L'esistenza di Drogo invece si era come fermata. La stessa giornata, con le identiche cose, si era ripetuta centinaia di volte senza fare un passo innanzi. Il fiume del tempo passava sopra la Fortezza, screpolava le mura, trascinava in basso polvere e frammenti di pietra, limava gli scalini e le catene, ma su Drogo passava invano; non era ancora riuscito ad agganciarlo nella sua fuga.
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
Non abbiamo ancora preso piena coscienza della profonda trasformazione che si sta producendo nel nostro tempo: la fine di una civiltà vecchia di sedici secoli. Dopo molte esitazioni, uso questa agghiacciante parola: “agonia”. Infatti la morte della cristianità non è affatto una morte improvvisa. D’altronde, salvo poche eccezioni, le civiltà non conoscono una morte improvvisa: si estinguono a poco a poco, in numerosi sussulti. La cristianità combatte da due secoli per non morire, e in questo consiste quella commovente ed eroica agonia. È così antica che ha creduto all’inizio di poter beneficiare di una sorta di immortalità: non era forse segnata dal sigillo della trascendenza? E poi si è creduta, come certi anziani, troppo vecchia per morire. La Chiesa è eterna per i cattolici: ci sarà sempre un gruppo di fedeli, sia pure sparuto, a costituirla. Ma la cristianità è qualcosa di completamente diverso. Si tratta della civiltà ispirata, ordinata, guidata dalla Chiesa. Sotto questo aspetto possiamo dire che la cristianità è durata sedici secoli, dalla battaglia del fiume Frigido, nel 394, fino alla seconda metà del XX secolo, con il successo dei sostenitori dell’interruzione volontaria di gravidanza (IVG). Le cosiddette riforme sociali sono essenziali per capire l’inizio e la fine. Infatti questa è davvero una civiltà, in altre parole: un certo modo di vivere, una visione dei confini tra il bene e il male. L’incredibile energia con cui la cultura cristiana lotta da due secoli per non morire dimostra chiaramente che ha davvero formato un mondo, un mondo coerente in tutti gli ambiti della vita, chiamato cristianità. Non sono d’accordo con Emmanuel Mounier quando dice che non c’è stata alcuna civiltà cristiana: «La cristianità è una “spaventosa illusione” […]. Il cristianesimo è un’alternativa nel fondo del cuore […], non un consolidamento che si stabilisce con il tempo e con il numero» . Mounier descrive qui il suo desiderio, non certo la realtà. Il cristianesimo ha costruito una civiltà, che è vissuta secondo le sue leggi e i suoi dogmi, tra mille difficoltà, per sedici secoli …
Chantal Delsol (La fine della cristianità e il ritorno del paganesimo)