Vita Nostra Quotes

We've searched our database for all the quotes and captions related to Vita Nostra. Here they are! All 100 of them:

I’m serious, Sasha: what is so important about being human? Is it because you simply haven’t experienced anything else?
Marina Dyachenko (Vita Nostra (Метаморфозы, #1))
To live is to be vulnerable. A thin membrane of a soap bubble separates one from impenetrable hell. Ice on the road. The unlucky division of an aging cell. A child picks up a pill from the floor. Words stick to each other, line up, obedient to the great harmony of speech...
Marina Dyachenko (Vita Nostra (Метаморфозы, #1))
Noi siamo della stessa materia Di cui son fatti i sogni E la nostra piccola vita È circondata da un sonno.
William Shakespeare (The Tempest)
But no one had ever been saved by memories, no one had been protected by words and pledges, and those loved greatly by others died too.
Marina Dyachenko (Vita Nostra (Vita Nostra, #1))
By verbally identifying an object, by giving it a name, we alter it. And at the same time we prevent it from changing. A name is like a forked stick that we use to hold a snake on the ground.
Marina Dyachenko (Vita Nostra (Vita Nostra, #1))
Sasha, the world is full of entities that people cannot negotiate with. But somehow people survive, don’t they?
Marina Dyachenko (Vita Nostra (Метаморфозы, #1))
There are concepts that cannot be imagined but can be named. Having received a name, they change, flow into a different entity, and cease to correspond to the name, and then they can be given another, different name, and this process—the spellbinding process of creation—is infinite: this is the word that names it, and this is the word that signifies. A concept as an organism, and text as the universe.
Marina Dyachenko (Vita Nostra (Vita Nostra, #1))
Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura che' la diritta via era smarrita.
Dante Alighieri
This institution of higher education had no such concept as mercy.
Marina Dyachenko (Vita Nostra (Метаморфозы, #1))
Love is not when you are aroused by someone, it’s when you are afraid for that person.
Marina Dyachenko (Vita Nostra (Vita Nostra, #1))
What a depressing way to go through life, hoping for ideas.
Marina Dyachenko (Vita Nostra (Vita Nostra, #1))
Nothing corporeal has any significant value. Anything that is truly valuable is beyond material substance . . .
Marina Dyachenko (Vita Nostra (Vita Nostra, #1))
Жить - значит быть уязвимым. Любить - значит бояться. А кто не боится - тот спокоен, как удав, и не может любить.
Marina Dyachenko (Vita Nostra (Метаморфозы, #1))
She knew herself to be a word spoken by the sunlight. She laughed at the fear of death. She understood what she was born for and what she was destined to carry out. All this happened while the lightning remained in the sky, a white flash.
Marina Dyachenko (Vita Nostra (Метаморфозы, #1))
Vita nostra . . . “Our life is brief, / It will shortly end; / Death comes quickly.
Marina Dyachenko (Vita Nostra (Vita Nostra, #1))
There are words that are simply trash, refuse, they turn into nothing immediately after they are spoken. Others throw shadows, hideous and pathetic, and sometimes gorgeous and powerful, capable of saving a dying soul. But only a few of these words become human beings and pronounce other words. And everyone in the world has a chance of encountering someone whom he himself spoke out loud . . .
Marina Dyachenko (Vita Nostra (Метаморфозы, #1))
The world, as you see it, is not real. And the way you imagine it—it does not even come close. Certain things seem obvious to you, but they simply do not exist.” “And you, do you not exist?” Sasha couldn’t help herself. “Are you not real?” Portnov removed the scarf from her face. Under his gaze, she blinked confusedly. “I exist,” he said seriously. “But I am not at all what you think.
Marina Dyachenko (Vita Nostra (Метаморфозы, #1))
Molti di noi cercano di dare un senso alla propria vita, ma la nostra vita ha un senso solo se siamo capaci di raggiungere questi tre traguardi: amare, essere amati e saper perdonare.
Joël Dicker (Le Livre des Baltimore (Marcus Goldman, #2))
Называя предмет, давая ему имя, мы изменяем его. И одновременно мешаем изменяться. Имя – как рогатина, фиксирующая змею на дороге.
Marina Dyachenko (Vita Nostra (Метаморфозы, #1))
Le pagine sono così fragili ma così potenti. Diceva sempre mia madre, resta sempre qualcosa dopo averli letti, resta conoscenza, resta esperienza, resta un'altra vita dentro la nostra. Una vita che possiamo scegliere solo leggendo.
Miriam Ciraolo (Beauty and the Cyborg (Beauty and the Cyborg, #1))
To her, existence consisted of days, and each day seemed to run like a circular ribbon—or, better yet, a bike chain, moving evenly over the cogs. Click—another change of speed, days became a little different, but they still flowed, still repeated, and that very monotony concealed the meaning of life . . .
Marina Dyachenko (Vita Nostra (Vita Nostra, #1))
She knew herself to be a word spoken by the sunlight.
Marina Dyachenko (Vita Nostra (Vita Nostra, #1))
You have already become a butterfly, but are still trying to crawl. You remember being a caterpillar.
Marina Dyachenko (Vita Nostra (Vita Nostra, #1))
Essere o non essere questo è il dilemma
Stefano Gambelli (Racconti della nostra vita quotidiana)
La nostra presenza in un luogo, in un giorno, in un momento, può evitare un effetto catastrofico. Siamo nati per aiutarci. Siamo fili d’oro capaci di riparare la vita rotta degli altri.
Amabile Giusti (È un giorno bellissimo)
Non ho nostalgia della nostra infanzia, è piena di violenza. Ci succedeva di tutto, in casa e fuori, ma non ricordo di aver mai pensato che la vita che c'era capitata fosse particolarmente brutta. La vita era così è basta, crescevamo con l'obbligo di renderla difficile agli altri prima che gli altri la rendessero difficile a noi.
Elena Ferrante (My Brilliant Friend (My Brilliant Friend, #1))
Word. A verb. Harmony of speech. A crystal termite nest of meanings. Inhuman beauty. Infinite cognition. Page after page, and the book does not end, the most fascinating book, is it possible that Sasha would not know what happens next?
Marina Dyachenko (Vita Nostra (Метаморфозы, #1))
Spesso vorremmo che la nostra vita fosse diversa. Si sogna altro, e nulla si muove. Ci ripromettiamo delle cose. Andiamo avanti con dei se che non si verificano mai. Si aspetta, si procastina il momento in cui la nostra esistenza sarà migliore, e i giorni, gli anni passano con i nostri iuramenti ribaditi o svaniti.
Jean-Michel Guenassia (Il club degli incorreggibili ottimisti)
Ognuno di noi ha una storia del proprio vissuto, un racconto interiore, la cui continuità, il cui senso è la nostra vita. Si potrebbe dire che ognuno di noi costruisce e vive un "racconto", e che questo racconto è noi stessi, la nostra identità.
Oliver Sacks (The Man Who Mistook His Wife for a Hat and Other Clinical Tales)
È proprio quando ci abbandoniamo all'imprevisto che viviamo i momenti più incantevoli e importanti della nostra vita.
Jamie McGuire (Beautiful Redemption (The Maddox Brothers, #2))
Non sappiamo quali saranno i giorni che cambieranno la nostra vita. Probabilmente è meglio così.
Stephen King (L'acchiappasogni (Italian Edition))
Rien n'est aussi fort que la peur, dit-il avec regret. C'est la conséquence de lois objectives et immuables. Vivre, c'est être vulnérable. Aimer, c'est avoir peur.
Marina Diatchenko (Vita Nostra (Les métamorphoses, #1))
Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura" Midway along life's journey I woke to find myself in a dark wood
Dante Alighieri
How does one formulate the order “Do not be afraid” without the negative particle “not”? “Be brave,” Sasha whispered.
Marina Dyachenko (Assassin of Reality (Vita Nostra, #2))
Some errors you cannot correct, you can only learn from them.
Marina Dyachenko (Assassin of Reality (Vita Nostra, #2))
In ogni momento della nostra vita, possiamo disattivare il comando di auto-distruzione.
Marino Baccarini
To live is to be vulnerable. To love is to fear. And the one who is not afraid—that person is calm like a boa constrictor and cannot love.
Marina Dyachenko (Vita Nostra (Vita Nostra, #1))
Agli oggetti non importa nulla della nostra vita, ma a noi interessa molto la storia di questi esseri feroci che invadono il nostro mattino. Questi esseri che si svegliano con noi all’alba e che continuano a ripetere crudeli: "Sei ancora qui con noi, ancora una volta viva.
Alda Merini (La vita facile: Sillabario)
Non si puo' mai sapere in anticipo di cosa siano capaci le persone, bisogna aspettare, dar tempo al tempo, e' il tempo che comanda, il tempo e' il compagno che sta giocando di fronte a noi, e ha in mano tutte le carte del mazzo, a noi ci tocca inventarci le briscole con la vita, la nostra
José Saramago (Blindness)
E’ per questo che, in fondo al cuore, mi considero un fallito. Non che questo importi molto. Sub specie aeternitatis tutti noi, senza eccezioni, siamo dei falliti. Non ricordo più dove ho letto che “la morte intacca la nostra fiducia nella vita mostrandoci che in fin dei conti tutto è ugualmente futile se visto in rapporto alle tenebre che ci attendono.” Sì, “futile” è la parola esatta. Eppure non posso lamentarmi: ho più amici che nemici e ci sono momenti in cui sono quasi felice di essere al mondo – quando guardo il sole che tramonta e la luna che spunta, o vedo la neve sulla cima della montagna.
Fred Uhlman (L'amico ritrovato)
Peccato, non ricorderà la sua nascita, il suo primo respiro, il modo in cui l'avrei tenuta tra le braccia. I nostri sorrisi attorno a lei. Non ricordiamo mai il periodo della vita in cui siamo più amati in assoluto. Forse, se così fosse, non avremmo bisogno di cercare l'amore per il resto della nostra vita.
Chiara Cecilia Santamaria (Quello che le mamme non dicono)
What’s in a name? that which we call a rose/By any other name would smell as sweet.’ In other words, the essence of an object does not change depending on its name. This is a common misconception, not unlike the ‘world is flat’ belief. By verbally identifying an object, by giving it a name, we alter it. And at the same time we prevent it from changing. A name is like a forked stick that we use to hold a snake on the ground.
Marina Dyachenko (Vita Nostra)
La cosa più bella che può capitare a uno scrittore, a qualcuno che passa la sua vita a raccontare, è sentirsi raccontare. E quando scopri qualcuno che ti assomiglia veramente (ce ne sono) ti accorgi di quanto la persona su cui ti eri incastrata era sbagliata per te, e tu sbagliata per lui, e di quanto forse lei invece sia giusta, e quasi spero che ce la farà, che ce la faranno, perché è quello che conta, diventare un plurale – finché siamo io e te, come eravamo io e te, non cambia mai niente - e poi magari nessuno di noi si incontrerà mai, continueremo a essere soli in quel modo che soli non siamo, coi nostri fantasmi d’orgoglio e dolore, la nostra paura, un manipolo di sogni che a volte sono forti e hanno il potere di distorcere la trama del mondo e altre volte ci gravano addosso perché quella forza non la troviamo, vogliamo possiamo, ed è il mondo che distorce la trama di noi – io, te, lui, lei… così simili nel nostro essere – diversamente - alla deriva.
Sara Zelda Mazzini (Cronache dalla fine del mondo)
«Decidere con saggezza è il tema della nostra vita», dichiarò Roland. «Ma se ti preoccupi troppo delle piccole giustizie, Jake, quelle che hai a portata di mano, è facile perdere di vista quelle grandi, che stanno più lontano.
Stephen King (Terre desolate (La Torre Nera, #3))
Eh, amico caro! Come ti esprimi! Vedi quel che faccio io: in valigia é rimasto un posto vuoto e io ci metto del fieno; è così anche nella valigia della nostra vita; la riempio di qualsiasi cosa, pur che non ci sia un posto vuoto.
Ivan Turgenev (Fathers and Sons)
Al boia che lo invita a togliersi il farsetto dice: "Non parlarmi in modo così gelido; già ho la voce rauca./ Non vorrei prendere altro freddo, sai./ Indica il ceppo; qui non ci sono stato mai". E quando quello precisa "Dal lato oriente, signore" Moro dice la su ultima battuta: "Oriente, sia./ Andiamo a spirare; fatto quello, il sonno riposo mi dia./ Qui muore l'allegria di More. E a buona ragione:/ Con la vita fragile delle carne, muore anche il buffone./ Non un occhio saluti questo mio tronco con una lacrima amara. /La nostra nascita al cielo deve essere così, senza paura".
Thomas More
Forse siamo arrivati al cuore della nostra storia. Quanto è possibile capire il dolore, l’amore di un altro? Fino a che punto possiamo capire coloro che vivono tra dolori, frustrazioni e angosce più profonde delle nostre? Se capire significa mettersi al posto di colui che è diverso da noi, i ricchi e i dominatori del mondo hanno mai potuto capire milioni di miseri emarginati? Fino a che punto il romanziere Orhan può scorgere il buio nella vita difficile e dolorosa del suo amico poeta?
Orhan Pamuk (Snow)
Tutti noi consideriamo impensabile che l'amore della nostra vita possa essere qualcosa di leggero, qualcosa che non ha peso; riteniamo che il nostro amore sia qualcosa che doveva necessariamente essere; che senza di esso la nostra vita non sarebbe stata la nostra vita. Ci sembra che Beethoven, in persona, torvo e scapigliato, suoni al nostro grande amore il suo "Es muss sein!
Milan Kundera (The Unbearable Lightness of Being)
La nostra vita è tutta fatta di simboli. Ogni cosa che facciamo è parte di un disegno dove abbiamo comunque voce in capitolo. I forti stabiliscono i propri percorsi e influenzano quelli degli altri, i deboli ce li hanno già segnati. I deboli e gli sfortunati. E gli stupidi. La Fabbrica della Vespa è parte del disegno perché è parte della vita e – a maggior ragione – della morte.
Iain Banks (The Wasp Factory)
Il più solido piacere di questa vita è il piacere vano delle illusioni. Io considero le illusioni come cosa in certo modo reale state ch’elle sono ingredienti essenziali del sistema della natura umana, e date dalla natura a tutti quanti gli uomini, in maniera che non è lecito spregiarle come sogni di un solo, ma propri veramente dell’uomo e voluti dalla natura, e senza cui la vita nostra sarebbe la più misera e barbara cosa. Onde sono necessari ed entrano sostanzialmente nel composto ed ordine delle cose.
Giacomo Leopardi (Zibaldone di pensieri)
«La nostra vita è tutta fatta di simboli. Ogni cosa che facciamo è parte di un disegno dove abbiamo comunque voce in capitolo. I forti stabiliscono i propri percorsi e influenzano quelli degli altri, i deboli ce li hanno già segnati. I deboli e gli sfortunati. E gli stupidi. La Fabbrica della Vespa è parte del disegno perché è parte della vita e – a maggior ragione – della morte.»
Iain Banks (The Wasp Factory)
La poesia appare come il luogo della ricerca ideale delle "parole giuste". In realtà la poesia è proprio il luogo in cui vengono a mancare le parole. È proprio da qui, da questa insufficienza, da questa mancanza - di bellezza, di giustizia, di felicità, di coraggio e chissà di che altro - da questa miseria delle parole nel tempo della nostra vita, che inizia il movimento della poesia.
Gian Mario Villalta
Tutti scoprono, più o meno presto nella loro vita, che la felicità perfetta non è realizzabile, ma pochi si soffermano invece sulla considerazione opposta: che tale è anche una infelicità perfetta. I momenti che si oppongono alla realizzazione di entrambi i due stati-limite sono della stessa natura: conseguono dalla nostra condizione umana, che è nemica di ogni infinito. Vi si oppone la nostra sempre insufficiente conoscenza del futuro; e questo si chiama, in un caso, speranza, e nell'altro, incertezza del domani.
Primo Levi
Sì, forse la vita è questo. Si procede tra normalità e paura, e si aspetta ogni volta di tornare alla nostra dimora, di trovare un po' di quiete, un rifugio. Magari salendo le scale di casa verremo presi dall'angoscia, avvertendo che il dolore ci ha seguito fino lì. Comunque sia, è un inferno che conosci. Ed è meglio di quella nebbia spietata, meglio che non vedere nulla, meglio della solitudine dei nostri passi.
Stefano Benni (Cari mostri)
Mi guardo bene dal tenermi in gola le parole: ho passato gran parte della mia vita a non dire le cose che volevo dire, e me ne sono pentito. La nostra natura ci impone di mandare messaggi subliminali, comunicare con i gesti, perché abbiamo paura di esporci per come siamo. Anche a noi stessi. Quando tutto sarà finito sono sicuro che mi verrà concesso un minuto per ripensare a tutte le volte che volevo urlare cosa sentivo, ma sono stato zitto per paura di non essere capito, e rimpiangerò gli obbiettivi che ho abbandonato perché il timore di fallire mi ha impedito di perseguirli. Questa vita è una puttana e probabilmente mi spezzerà il cuore, ma cazzo, sono innamorato. Va così, rhum e pera, perché ci sono dei momenti forti che ti lasciano l’amaro in bocca, e altri talmente belli da farti dimenticare quel retrogusto sgradevole che ha la vita
Charles Bukowski
Non era solo la questione di mia sorella; era più di così, era l'intero corso degli eventi, la miseria del corpo e del desiderio, le decisioni che si prendono e sulle quali non si può tornare, il senso stesso che si sceglie di dare a quella cosa che chiamiamo, forse a torto, la nostra vita.
Jonathan Littell (The Kindly Ones)
Tutti scoprono, più o meno presto nella loro vita, che la felicità perfetta non è realizzabile, ma pochi si soffermano invece sulla considerazione opposta: che tale è anche una infelicità perfetta. I momenti che si oppongono alla realizzazione di entrambi i due stati-limite sono della stessa natura: conseguono dalla nostra condizione umana, che è nemica di ogni infinito. Vi si oppone la nostra sempre insufficiente conoscenza del futuro; e questo si chiama, in un caso, speranza, e nell'altro, incertezza del domani. Vi si oppone la sicurezza della morte, che impone un limite a ogni gioia, ma anche a ogni dolore. Vi si oppongono le inevitabili cure materiali, che, come inquinano ogni felicità duratura, cosi distolgono assiduamente la nostra attenzione dalla sventura che ci sovrasta, e ne rendono frammentaria, e perciò sostenibile, la consapevolezza. Sono stati proprio i disagi, le percosse, il freddo, la sete, che ci hanno tenuti a galla sul vuoto di una disperazione senza fondo, durante il viaggio e dopo.
Primo Levi (Survival in Auschwitz)
Daniel emanava un’aura aspra e irregolare, ma era proprio quel modo di essere che l’aveva portata lontano dalla luce e le aveva lasciato intuire che amava la notte assai più del giorno. A nessuno piace capire di amare le tenebre, pensava. Possiamo accettarlo, infine, ma tutti noi vogliamo essere il contrario. Vogliamo il calore e la trasparenza della luce. Se ognuno di noi vivesse davvero ogni giorno come se fosse l’ultimo, quante cose si svolgerebbero diversamente? Se questo fosse il mio ultimo giorno, se i Maya avessero ragione e l’apocalisse fosse vicina, io richiamerei Arthur. Senza dubbio. Viceversa, se fossi certa di un domani, non sono sicura che sarebbe assennato alcun tipo di gesto che porti a una ricaduta. La nostalgia costa carissima e va adoperata solo quando proprio non se ne può fare a meno. Okay, non ne posso fare a meno. Vorrei dirgli che rimuginare è inutile. Non sappiamo come, né perché, ma a un certo punto della nostra vita perdiamo delle opportunità. Ed è una perdita irreversibile, non c’è niente da fare. «In Giappone diciamo: domandare non costa che un istante di imbarazzo, non domandare è essere imbarazzati per tutta la vita.»
Alessia Gazzola (Le ossa della principessa (Alice Allevi, #3))
Ci sono… ci sono tanti possibili cammini nella vita. Alcuni li scegliamo, altri vengono scelti per noi. Scegliamo la nostra strada senza guardarci indietro e quella è la vita che facciamo. L’unica cosa che ottieni chiedendoti dove porti un altro cammino è farti venire un dolore al petto che non potrai più scacciare.
Ty Grady
Un piccolissimo simbolo, se ce ne fosse stato bisogno, del milione di circostanze della vita altrui, di quella bufera di dettagli che formano il guazzabuglio di una biografia umana: un piccolissimo simbolo che mi ricordava perchè la nostra comprensione della gente dev'essere sempre, per forza, nel migliore dei casi, difettosa.
Philip Roth (The Human Stain (The American Trilogy, #3))
Passavamo sulla terra leggeri come acqua, disse Antonio Setzu, come acqua che scorre, salta, giù dalla conca piena della fonte, scivola e serpeggia fra muschi e felci, fino alle radici delle sughere e dei mandorli o scende scivolando sulle pietre, per i monti e i colli fino al piano, dai torrenti al fiume, a farsi lenta verso le paludi e il mare, chiamata in vapore dal sole a diventare nube dominata dai venti e pioggia benedetta. A parte la follia di ucciderci l'un l'altro per motivi irrilevanti, eravamo felici. Le piante e le paludi erano fertili, i monti ricchi di pascolo e fonti. Il cibo non mancava neppure negli anni di carestia. Facevamo un vino colore del sangue, dolce al palato e portatore di sogni allegri. Nel settimo giorno del mese del vento che piega le querce incontravamo tutte le genti attorno alla fonte sacra e per sette giorni e sette notti mangiavamo, bevevamo, cantavamo e danzavamo in onore di Is. Cantare, suonare, danzare, coltivare, raccogliere, mungere, intagliare, fondere, uccidere, morire, cantare, suonare, danzare era la nostra vita. Eravamo felici, a parte la follia di ucciderci l'un l'altro per motivi irrilevanti. (pag. 56)
Sergio Atzeni (Passavamo sulla terra leggeri)
«Ascolta, so come ti senti: sei prevenuto, hai paura, ti senti insicuro, credi che la felicità per te sia irraggiungibile. Ti assicuro che non è così. Io non ti lascerò mai, sarò sempre al tuo fianco, malgrado i tuoi sbalzi d’umore e la tua stronzaggine. Ci sarò per te, ci sono sempre stata. E ti amo, Elijah, dovresti saperlo.» Annuisce, ma l’espressione combattuta non va via dal suo viso. Non crede ancora di meritare la felicità. Non può vivere così, deve lasciarsi il passato alle spalle, prendere coscienza del fatto che da ora in poi la nostra vita sarà insieme, amarmi con tutto se stesso e mettersi in gioco. «Anche io ti amo e cercherò di dimostrartelo, di essere più ottimista. Mi fido di noi e so che il nostro amore è fortissimo, che siamo un’unica cosa e niente può separarci, nemmeno le mie insicurezze del cazzo.» Mi alzo sulle punte e assaggio le sue labbra con frenesia «Così ti voglio» mormoro. Si morde il labbro, incastrandomi con uno sguardo malizioso. «Io ti voglio in qualsiasi modo» esclama.
Debora C. Tepes (Sei tu il mio paradiso)
Abbiamo un ritmo di vita molto diverso, si deve permettere a ognuno di essere com’è. Quando vogliamo plasmare un altro secondo le nostre idee andiamo sempre a sbattere contro un muro e siamo sempre delusi, non dall’altra persona, ma dalle nostre pretese insoddisfatte. È un atteggiamento sciocco e molto poco democratico, ma umano. Forse con la psicologia si può arrivare alla vera libertà, non ci si può mai ricordare abbastanza che dobbiamo renderci veramente liberi dagli altri, ma che insieme dobbiamo lasciarli liberi, evitando di farcene un’idea predeterminata nella nostra fantasia. Alla fantasia rimangono comunque dei campi abbastanza vasti, anche se non la si applica alle persone care.
Etty Hillesum (Diario 1941-1943: Edizione integrale)
Think of what you told me,” Kostya said. “What?” “‘If we get to the end of the course . . . we shall become just like them. And we shall speak their language. Then we’ll take revenge.’” Sasha shook her head. “If we get to the end of this course, we won’t want to take revenge anymore. We’ll become just like them . . . and we’ll want to be like them.
Marina Dyachenko (Vita Nostra (Метаморфозы, #1))
Sai quanto coraggio richieda aspettare, continuare ad aspettare senza sapere? Se qualcuno sparisce senza lasciare traccia evidentemente non sente così tanto la nostra mancanza. Diamo meno valore a chi c'è piuttosto che a chi non c'è e ogni tanto riappare. Ma la vita è fatta di presenze e non di apparizioni. Non si torna perché non si sa più dove andare.
Massimo Bisotti (Il quadro mai dipinto)
It is for this reason that art, true art, the one that comes from the soul, is so important in our lives. Art consoles us, it lifts us and directs us. Art cures us. We are not only that which we eat and the air that we breathe. We are also the stories we have heard, the tales we fell asleep listening to when we were children, the books we have read, the music we heard and the emotions that a painting, a statue, or a poem have given us. L'arte, quella vera, quella che viene dall'anima, è così importante nella nostra vita. L'arte ci consola, ci solleva, l'arte ci orienta. L'arte ci cura. Noi non siamo solo quello che mangiamo e l'aria che respiriamo. Siamo anche le storie che abbiamo sentito, le favole con cui ci hanno addormentato da bambini, i libri che abbiamo letto, la musica che abbiamo ascoltato e le emozioni che un quadro, una statua, una poesia ci hanno dato. (La fine è il Mio Inizio)
Tiziano Terzani
Nella vita di tutti i giorni nessuno ti chiede di raccontare la storia che ti morde il cuore e te lo mastica, e se qualcuno te lo chiede, nella vita di tutti i giorni nessuno riesce a raccontare quella storia, perché non trovi mai le parole adatte, le sfumature giuste, il coraggio di essere nudo, fragile, autentico. Quella storia deve piombare da fuori, come quando accade che i libri ci scelgano e gli autori diventino amici a cui vorremmo telefonare alla fine della lettura per chiedere come fanno loro a conoscerci o dove hanno sentito la nostra storia. Quella storia è uno specchio che ti sorprende a esclamare: questa è la mia, questo sono io, ma non avevo le parole per dirlo. E forse scopri di non essere solo, definitivamente solo.
Alessandro D'Avenia
Un giorno sentii dire a un cliente della libreria che poche cose impressionano un lettore quanto il primo libro capace di toccargli il cuore. L'eco di parole che crediamo dimenticate ci accompagna per tutta la vita ed erige nella nostra memoria un palazzo al quale – non importa quanti altri libri leggeremo, quante cose apprenderemo o dimenticheremo – prima o poi faremo ritorno.
Carlos Ruiz Zafón (The Shadow of the Wind (The Cemetery of Forgotten Books, #1))
La sola risposta al nulla sta nell'illusione. E' quasi un fatto biologico. È la nostra sostanza stessa. Non è illusione, è qualcosa di più. Ma ciò vuole anche dire che il pericolo della vita consiste nell'esagerare col rigore, nello spingersi troppo oltre. Questione di temperamento. Un'altra cosa spiacevole nella vita è l'astio. L'astioso è un incattivito che si attribuisce una sorta di superiorità.
Emil M. Cioran
Con quale frequenza raccontiamo la storia della nostra vita? Aggiustandola, migliorandola, applicandovi tagli strategici? E più avanti si va negli anni, Meno corriamo il rischio che qualcuno intorno a noi ci possa contestare quella versione dei fatti, ricordandoci che la nostra vita non è la nostra vita, ma solo la storia che ne abbiamo raccontato. Agli altri, ma soprattutto noi stessi. da "Il senso di una fine
Julian Barnes
Ho scoperto una cosa inestimabile in questo viaggio durato un anno intero, cioè che ognuno di noi nasce con un destino: salvare una persona, almeno una. È l’unico dettaglio già scritto della nostra esistenza ed è un compito inconscio. A volte non ce ne rendiamo nemmeno conto. Non sappiamo calcolare quanto sia determinante essere lì in quel momento per qualcuno, non ne capiamo l’importanza. Quel qualcuno, però, non ci scorderà mai. Non dimenticherà che lo abbiamo afferrato, aspettato, ascoltato. Comunque andrà la mia vita, so che mi ricorderò di Dario e Lore. Per sempre. Loro sono la colata d’oro massiccio che ha messo insieme tutti i miei frantumi.
Giorgia Penzo (Ogni giorno come il primo giorno)
Un poeta somma in sé l'Atlantico e il leone. Se l'uno vi sommerge, l'altro vi addenta. Se sfuggiamo alle zanne, cadiamo in preda ai flutti. Un uomo che ha il potere di distruggere le illusioni è al tempo stesso belva e onda. Le illusioni stanno all'anima come l'atmosfera alla terra. Toglietele quella tenera coltre d'aria, e vedrete la pianta morire, svanire i colori. La terra su cui noi camminiamo non è che brace estinta. E' marga quella che calpestiamo, e ciottoli ingrati ci feriscono il piede. La verità è un fulmine che ci annienta. La vita è un sogno. E' il risveglio che ci uccide. Colui che ci deruba dei nostri sogni ci deruba della nostra vita.
Virginia Woolf (Orlando: A Biography: Film Screenplay)
Probabilmente la nostra vita è iniziata nell'oceano. Circa quattro milioni di anni fa. Probabilmente vicino a fonti di calore come i vulcani sommersi. Poi, cinquecento milioni di anni fa, o forse poco più, gli organismi hanno cominciato a vivere anche sulla terra. [...] Ma in un certo senso si può dire che anche se abbiamo abbandonato il mare dopo milioni d'anni di vita nelle sue profondità, l'oceano è rimasto dentro di noi. Quando una donna porta in grembo un bambino, lo fa crescere nell'acqua, e l'acqua nel suo corpo è quasi identica a quella del mare, contiene quasi la stessa quantità di sali. La donna crea un piccolo oceano nel proprio corpo. Ma non solo. Il nostro sangue e il sudore hanno quasi la stessa composizione dell'acqua di mare. Portiamo oceani dentro di noi, nel nostro sangue e nel nostro sudore. E con le nostre lacrime, piangiamo oceani. (Shantaram, pag. 465)
Gregory David Roberts (Shantaram)
Attendere. Nella nostra vita conosciamo gioia, collera, dolore e cento altre emozioni, ma questi sentimenti occupano tutti insieme una parte risibile del nostro tempo. Il novantanove per cento consiste solo nel vivere in attesa. Io vivo in questa temporanea aspettativa e mi sembra che il seno dovrà scoppiarmi, quando nel corridoio echeggeranno i passi della felicità. Vuoto. Oh, la vita è troppo penosa: la realtà conferma l’universale opinione seconda la quale meglio sarebbe non essere mai nati.
Osamu Dazai (Il sole si spegne)
Il mondo così com’è continua ad essere se stesso. Si scrivono libri – romanzi, racconti, poesie, infarciti di dettagli che tentano di spiegarci che cos’è il mondo, come se la nostra conoscenza di persone come Bob Dubois e Vanise e Claude Dorsinville servisse ad affrancare gente come loro. Non servirà. Conoscere i fatti della vita e della morte di Bob non cambia nulla nel mondo. Che noi celebriamo la sua vita e piangiamo la sua morte, tuttavia, lo farà. Gioia e lutto per la vita di altri, perfino vite del tutto inventate – anzi, soprattutto quelle –, priverà il mondo di parte dell’ingordigia che gli occorre per continuare ad essere se stesso. Sabotaggio e sovversione, dunque, sono gli obiettivi di questo libro. Va’, mio libro, e contribuisci a distruggere il mondo così com’è.
Russell Banks
Stamattina ho avuto un'illuminazione: è tutta colpa mia. Il mio errore pià grave è stato di non capire che il tempo passa. Il tempo passava e io ero fissa nell'atteggiamento della sposa ideale di un marito ideale. Invece di rianimare la nostra vita sessuale m'incantavo nel ricordo delle nostre notti di una volta. Mi immaginavo di aver conservato il mio viso e il mio corpo di trent'anni invece di curare il mio fisico. Ho lasciato atrofizzare la mia intelligenza; non mi coltivavo più; mi dicevo: 'più tardi, quando le bambine mi avranno lasciata'. Si, la giovane studentessa che Maurice sposò, che si appassionava agli avvenimenti, alle idee, ai libri, era ben diversa dalla donna di oggi, il cui universo è tutto in queste quattro mura. Ed è vero che avevo la tendenza a imprigionarvi Maurice. credevo che la sua famiglia dovesse bastargli, credevo di averlo tutto per me. In generale davo tutto per scontato, e questo deve averlo seccato, lui che cambia, che mette sempre in questione tutte le cose. La noia non perdona" -Una donna spezzata-
Simone de Beauvoir
Il rimpianto è lo strumento che abbiamo per sperare di tornare alla nostra vita reale dopo aver trovato la volontà - la forza cieca e il coraggio - di barattare la vita che ci è stata data con la vita che porta il nostro nome e quello soltanto. Il rimpianto è lo strumento che abbiamo per desiderare cose perdute da tempo ma in realtà mai possedute. Il rimpianto è speranza senza convinzione, dissi. Siamo combattuti fra il rimpianto, che è il prezzo da pagare per le cose non fatte, e il rimorso, che è il prezzo pagato per averle fatte.
André Aciman (Enigma Variations)
Questo è il Giardino dell’Incredulità. È così che tutti lo chiamano da quando si ha memoria. Ma anche qui, ci piace la nostra teatralità, non è vero?” Joe la guardò, sperando che si spiegasse. “Sono atei, tesoro,” disse senza mezzi termini, indicando la massa di dormienti. “Loro non credevano in una vita ultraterrena. Niente di niente. Così, quando sono morti, questa convinzione d’incredulità si manifesta loro… bene, finiscono qui, e restano distesi ignari della loro esistenza fino a quando…” “Fino a quando si svegliano,” Joe finì la sua frase
Eric Arvin (Woke Up in a Strange Place)
E io, per la prima volta in vita mia, non mi sono accontentato di ascoltare; le ho rivelato che prima di lei c'era stato il deserto, che avevo ormai accettato l'idea di essere condannato a vivere senza amore, al di fuori di quello per le donne immaginarie che mi creavo ogni notte per poi cercarne di simili per strada. Nei negozi. Nei giardini dell'università. Le ho raccontato della mia collezione di donne immaginarie con la dovuta autoironia, nel tentativo di creare l'impressione che appartenessero al passato, proprio mentre covavo il dubbio che lei stessa fosse immaginaria, e che alla fine della nostra cavalcata mi attendesse una caduta niente affatto immaginaria. Arrivavo addirittura a desiderarla un pochino, quella caduta. Quei secondi immediatamente successivi alla caduta in cui tutto è improvvisamente silenzio.
Eshkol Nevo (World Cup Wishes)
Una volta ho letto da qualche parte che non esiste una spiegazione scientifica per il pianto. Le lacrime servono solo a lubrificare gli occhi. Non c’è nessun motivo concreto per cui le ghiandole lacrimali, quando sollecitate dalle emozioni, producono lacrime in eccesso. Io penso che piangiamo per liberare la nostra parte animale senza perdere la nostra umanità. Perché dentro di me c’è una bestia che ringhia e agogna la libertà, Tobias e soprattutto la vita. E per quanto ci provi, non riesco a ucciderla. Per cui singhiozzo con il viso tra le mani.
Veronica Roth (Insurgent (Divergent, #2))
«Andrà tutto bene, vero?» domandò Joey. «Riusciremo a rimanere amici?» Topher sospirò. «Chissà. Ma so che farò di tutto per starvi vicino. Quando siamo partiti avevo paura che sarebbe stato l’inizio della fine per noi, ma penso che tutto quello che abbiamo passato questa settimana sia servito a rendere la nostra amicizia più solida. Siamo onesti, nessuno crederà a quello che ci è successo. Dobbiamo rimanere amici anche per tenere vivi i ricordi!» «Non potrei essere più d’accordo» ridacchiò Joey. «Sai, ero furioso quando Cash ha vuotato il sacco sulle nostre vite, ma sono felice di non dovermi più nascondere. Non mi rendevo conto di quanto mentire rendesse la mia vita un inferno.» «Anch’io» disse Sam. «È bello non avere più barriere tra di noi. Abbiamo tutti una lunga strada davanti, ma almeno non la percorreremo da soli.»
Chris Colfer (Stranger Than Fanfiction)
È solo una casa, sì, ma è anche tanto di più. È la dimostrazione che le cose potevano andare meglio per noi. “Per favore ditemi che non la dipingerete mai,” dice Corey. “Davvero, è come se il Gigante Verde ci si fosse masturbato sopra.” “Ed ecco un’altra immagine che non mi abbandonerà mai,” si lamenta Bear. “Anche il suo sperma è verde?” si chiede Otter a voce alta. “Potrebbe essere. Fa un po’ schifo, però.” “E forse sa di piselli e carote,” aggiunge Corey. “Almeno ti farebbe bene,” faccio io. “Forse è questa l’origine del passato di verdure per neonati.” “Disgustoso e offensivo,” protesta lui. “Tuttavia, probabilmente corretto.” “Stiamo già ricominciando, per l’amor del cielo,” fa Bear. “Siamo a casa da un minuto e stiamo parlando del Gigante Verde che si masturba per produrre gli omogeneizzati. Per una volta in vita nostra, sarebbe possibile fare delle conversazioni normali prima di un evento sociale?” “Bear è arrabbiato perché ora non riuscirà a pensare ad altro,” spiega Otter a Corey. “E forse si sente anche leggermente eccitato.” “Bleah!” mi lamento io. “Non voglio pensare a Bear che si eccita pensando al Gigante Verde. E neanche pensando ad altro, se è per questo. Tenetevi per voi i vostri giochini.
T.J. Klune (The Art of Breathing (Bear, Otter, and the Kid, #3))
Dovrebbe essere noto – e invece non lo è – che il destino dei rapporti tra le persone viene deciso all’inizio, una volta per tutte, sempre, e che per sapere in anticipo come andranno a finire le cose basta guardare come sono cominciate. In effetti, quando un rapporto nasce c’è sempre un momento di illuminazione nel quale si riesce anche a vederlo crescere, distendersi nel tempo, diventare ciò che diventerà e finire come finirà – tutto insieme. Si vede bene perché in realtà è già tutto contenuto nell’inizio, come la forma di ogni cosa è contenuta nel suo primo manifestarsi. Ma si tratta di un momento, per l’appunto, e poi quella visione ispirata svanisce, o viene rimossa, ed è solo per questo che le storie tra le persone producono sorprese, danni, piacere o dolore imprevisto. Lo sapevamo, per un lucido, breve momento l’avevamo saputo, all’inizio, ma poi, per il resto della nostra vita, non l’abbiamo saputo più. Come quando ci si alza dal letto, di notte, e ci si ritrova a brancolare nel buio della nostra stanza per andare in bagno, e ci sentiamo smarriti, e accendiamo la luce per mezzo secondo, e poi la rispegniamo subito, e quel lampo ci mostra la strada, ma solo per il tempo necessario ad andare a fare la nostra pisciatina e ritornare a letto. La prossima volta saremo di nuovo smarriti.
Sandro Veronesi (Il colibrì)
Se ciascuno pensa solo a se stesso e non si fida che di se stesso, come volete che ci sia coraggio civile, dal momento che questa virtù si basa sulla rinuncia a se stessi? Coraggio civile e coraggio militare nascono dallo stesso principio. Voi siete chiamati a dare la vostra vita in un sol momento, la nostra si consuma a goccia a goccia. Da entrambe le parti è la stessa lotta, sotto forme diverse. Non basta essere onesti per far progredire il più piccolo paese, bisogna anche essere preparati; senza contare che istruzione, onestà, amor di patria non valgono niente se non c'è la ferma volontà di trascurare ogni interesse personale per dedicarsi al pubblico bene
Honoré de Balzac (The Country Doctor)
Io mi diverto ad avere trent’anni, io me li bevo come un liquore i trent’anni: non li appassisco in una precoce vecchiaia ciclostilata su carta carbone. Ascoltami, Cernam, White, Bean, Armstrong, Gordon, Chaffee: sono stupendi i trent’anni, ed anche i trentuno, i trentadue, i trentatré, i trentaquattro, i trentacinque! Sono stupendi perché sono liberi, ribelli, fuorilegge, perchè è finita l’angoscia dell’attesa, non è incominciata la malinconia del declino, perché siamo lucidi, finalmente, a trent’anni! Se siamo religiosi, siamo religiosi convinti. Se siamo atei, siamo atei convinti. Se siamo dubbiosi, siamo dubbiosi senza vergogna. E non temiamo le beffe dei ragazzi perché anche noi siamo giovani, non temiamo i rimproveri degli adulti perchè anche noi siamo adulti. Non temiamo il peccato perché abbiamo capito che il peccato è un punto di vista, non temiamo la disubbidienza perché abbiamo scoperto che la disubbidienza è nobile. Non temiamo la punizione perché abbiamo concluso che non c’è nulla di male ad amarci se ci incontriamo, ad abbandonarci se ci perdiamo: i conti non dobbiamo più farli con la maestra di scuola e non dobbiamo ancora farli col prete dell’olio santo. Li facciamo con noi stessi e basta, col nostro dolore da grandi. Siamo un campo di grano maturo, a trent’anni, non più acerbi e non ancora secchi: la linfa scorre in noi con la pressione giusta, gonfia di vita. È viva ogni nostra gioia, è viva ogni nostra pena, si ride e si piange come non ci riuscirà mai più, si pensa e si capisce come non ci riuscirà mai più. Abbiamo raggiunto la cima della montagna e tutto è chiaro là in cima: la strada per cui siamo saliti, la strada per cui scenderemo. Un po’ ansimanti e tuttavia freschi, non succederà più di sederci nel mezzo a guardare indietro e in avanti, a meditare sulla nostra fortuna: e allora com’è che in voi non è così? Com’è che sembrate i miei padri schiacciati di paure, di tedio, di calvizie? Ma cosa v’hanno fatto, cosa vi siete fatti? A quale prezzo pagate la Luna? La Luna costa cara, lo so. Costa cara a ciascuno di noi: ma nessun prezzo vale quel campo di grano, nessun prezzo vale quella cima di monte. Se lo valesse, sarebbe inutile andar sulla Luna: tanto varrebbe restarcene qui. Svegliatevi dunque, smettetela d’essere così razionali, ubbidienti, rugosi! Smettetela di perder capelli, di intristire nella vostra uguaglianza! Stracciatela la carta carbone. Ridete, piangete, sbagliate. Prendetelo a pugni quel Burocrate che guarda il cronometro. Ve lo dico con umilità, con affetto, perché vi stimo, perché vi vedo migliori di me e vorrei che foste molto migliori di me. Molto: non così poco. O è ormai troppo tardi? O il Sistema vi ha già piegato, inghiottito? Sì, dev’esser così.
Oriana Fallaci
Era come se stare su quel promontorio – sferzato dal vento, levigato dalla schiuma del mare – avesse portato via tutti i residui dei giorni precedenti per lasciarci freschi e vivi e dinamici. Non sono mai stata più piena di vita di quando ero lassù, con Uman, e quella sensazione mi ha pervasa per il resto della giornata e per buona parte di quella successiva. Le nostre ultime ore sull’isola. Lo stesso valeva per lui. Gliel’ho visto negli occhi. Lo stesso valeva per noi. Come se fossimo stati fatti a pezzi e poi rimessi insieme. È stata la nostra ultima mattina, anche se noi non lo sapevamo. Perlomeno io. Se Uman lo sapeva già, lo ha nascosto bene. O forse sono io che non ho voluto notare la differenza in lui.
Martyn Bedford (Twenty Questions for Gloria)
Tante volte era rimasto in ammirazione di fronte a un paesaggio, a un monumento, a una piazza, a uno scorcio di strada, a un giardino, a un interno di chiesa, a una rupe, a un viottolo, a un deserto. Solo adesso, finalmente, si rendeva conto del segreto. Un segreto molto semplice: l'amore. Tutto ciò che ci affascina nel mondo inanimato, i boschi, le pianure, i fiumi, le montagne, i mari, le valli, le steppe, di più, di più, le città, i palazzi, le pietre, di più, il cielo, i tramonti, le tempeste, di più, la neve, di più, la notte, le stelle, il vento, tutte queste cose, di per sé vuote e indifferenti, si caricano di significato umano perché, senza che noi lo sospettiamo, contengono un presentimento d'amore. Quanto era stato stupido a non essersene mai accorto finora. Che interesse avrebbe una scogliera, una foresta, un rudere se non vi fosse implicata una attesa? E attesa di che se non di lei, della creatura che ci potrebbe fare felici? Che senso avrebbe la valle romantica tutta rupi e scorci misteriosi se il pensiero non potesse condurci lei in una passeggiata del tramonto tra flebili richiami di uccelli? Che senso la muraglia degli antichi faraoni se nell'ombra dello speco non potessimo fantasticare di un incontro? E l'angolo del borgo fiammingo che ci potrebbe importare o il caffè del 'boulevard' o il 'suk' di Damasco se non si potesse supporre che anche lei un giorno vi passerà, impigliandovi un lembo di vita? E l'erma cappelletta al bivio col suo lumino, perché avrebbe tanto patos se non vi fosse nascosta un'allusione? E a che cosa allusione se non a lei, alla creatura che ci potrebbe fare felici? [...] Le torri antiche, le nuvole, le cateratte, le enigmatiche tombe, il singhiozzo della risacca sullo scoglio, il piegarsi dei rami alla tempesta, la solitudine dei greti nel pomeriggio, tutto è un'indicazione precisa a lei, la donna nostra che ci incenerirà. Ogni cosa del mondo congiurando con le altre cose del mondo in complotto sapientissimo per promuovere la perpetuazione della specie. Era una intuizione così bella e geniale che in altre circostanze egli ne avrebbe avuto soddisfazione. Ma, proprio per la sua esattezza, oggi a lui procurava solamente dolore. L'espressione degli alberi fuggenti corrispondeva infatti alla condizione del suo amore; il quale era stolto e disperato. Egli correva in direzione di lei benché sapesse che laggiù lo aspettavano soltanto nuovi affanni, umiliazioni e lacrime. Ma lui correva a perdifiato ugualmente, il piede premuto con tutta la forza sul pedale, per la paura di perdere un minuto.
Dino Buzzati (Un amore)
Diciamo a noi stessi di essere diventati un popolo civilizzato e con pio orrore parliamo dei tempi in cui un dio delle messi pretendeva il corpo di un essere umano per la sua oscura protezione. Ma non è forse il dio servito da tanti Romani nei nostri ricordi, o anche nel corso della nostra esistenza, tenebroso e pauroso quanto quello antico? Sia pur soltanto per distruggerlo, io ne sono stato il sacerdote. E sia pur soltanto per indebolirne il potere ho fatto quel che voleva. Eppure non l’ho distrutto, né ne ho indebolito il potere. Dorme irrequieto nel cuore degli uomini, aspettando di destarsi o di essere destato. Tra la brutalità capace di sacrificare una singola vita innocente a un timore senza nome, e la luce della civiltà capace di sacrificare migliaia di vite a un timore cui abbiamo dato un nome, ho trovato poco da scegliere.
John Williams (Augustus)
Non riesco a capire le persone che fuggono quando le cose vanno male. Quando incontrano un problema nella loro vita. Capisco la routine, il tran-tran quotidiano è rassicurante, è tranquillo e non dà modo di incrociare l'ignoto. Tuttavia, la vita non è fatta di semplicità. Non si può controllare tutto, non si può prevedere tutto, e certamente non i rimpianti che incontriamo durante la nostra esistenza. L'essere umano, un giorno o l'altro, si trova a confrontarsi con i problemi, con le avversità del destino che ha deciso di sceglierlo, per fargli vivere e affrontare quella storia. Non si sceglie di incontrare le avversità, come non si può scegliere il futuro. Ce ne si fa una ragione, si prende atto della cosa, si rialza la testa e si diventa più forti. Perché la disposizione mentale, di fronte a un problema, è già un primo passo nel combattimento.
Amheliie (Road)
Penso che il destino degli uomini sarebbe ancora più crudele di quanto già sia, se la nostra mente non fosse incapace di mettere in rapporto tra loro tutte le cose che avvengono in questo mondo. La nostra vita si svolge nei confini di una pacifica isola di ignoranza, circondata dagli oscuri mari dell'infinito, e non credo che ci convenga spingerci troppo lontano da essa. Finora le scienze, progredendo passo passo nel campo d'azione proprio a ciascuna, non ci hanno arrecato troppo danno: ma un giorno o l'altro, quando infine si riuniranno le varie parti del sapere, oggi ancora sparse qua e là, si presenterà ai nostri occhi una visione talmente terrificante della realtà e della terribile parte che noi abbiamo in essa, che se non impazziremo dinanzi a una simile rivelazione, tenteremo di fuggire quella vista mortale rifugiandoci nell'oscurità di un nuovo medioevo.
H.P. Lovecraft
The Dream Lord Byron Our life is twofold; Sleep hath its own world, A boundary between the things misnamed Death and existence: Sleep hath its own world, And a wide realm of wild reality, And dreams in their development have breath, And tears, and tortures, and the touch of joy; They leave a weight upon our waking thoughts, They take a weight from off waking toils, They do divide our being; they become A portion of ourselves as of our time, And look like heralds of eternity; They pass like spirits of the past -they speak Like sibyls of the future; they have power - The tyranny of pleasure and of pain; They make us what we were not -what they will, And shake us with the vision that's gone by, The dread of vanished shadows -Are they so? Is not the past all shadow? -What are they? Creations of the mind? -The mind can make Substances, and people planets of its own With beings brighter than have been, and give A breath to forms which can outlive all flesh. I would recall a vision which I dreamed Perchance in sleep -for in itself a thought, A slumbering thought, is capable of years, And curdles a long life into one hour. ---------- Il sogno Lord Byron Duplice è la nostra vita: il Sonno ha il suo proprio mondo, un confine tra le cose chiamate impropriamente morte e esistenza: il Sonno ha il proprio mondo, e un vasto reame di sfrenata realtà; e nel loro svolgersi i sogni hanno respiro, e lacrime e tormenti e sfiorano la gioia; lasciano un peso sui nostri pensieri da svegli, tolgono un peso dalle nostre fatiche da svegli, dividono il nostro essere; diventano parte di noi stessi e del nostro tempo, e sembrano gli araldi dell'eternità; passano come fantasmi del passato, parlano come Sibille dell'avvenire; hanno potere - la tirannia del piacere e del dolore; ci rendono ciò che non fummo, secondo il loro volere, e ci scuotono con dissolte visioni, col terrore di svanite ombre. Ma sono veramente così? Non è forse tutto un'ombra il passato? Cosa sono? Creazioni della mente? La mente sa creare sostanza, e popolare pianeti, di sua fattura, di esseri più splendenti di quelli mai esistiti, e dare respiro e forma che sopravvivono alla carne. Vorrei richiamare una visione che ho sognato forse nel sonno, poiché in sé un pensiero, un pensiero assopito, racchiude anni, e in un'ora condensa una lunga vita.
Lord Byron
L’uomo ormai è succube dell’economia. Tutta la sua vita è determinata dall’economia. Questa, secondo me, sarà la grande battaglia del futuro: la battaglia contro l’economia che domina le nostre vite, la battaglia per il ritorno a una forma di spiritualità – che puoi chiamare anche religiosità – a cui la gente possa ricorrere. Perché è una costante della storia umana, questo voler sapere cosa ci sei a fare al mondo. Occorrono nuovi modelli di sviluppo. Non solo crescita, ma parsimonia. Vedi, Folco, io dico che bisogna liberarsi dei desideri. Ma proprio per il perverso sistema del consumismo la nostra vita è tutta centrata su giochi, sport, mangiare, piaceri. Il problema è uscire da questo circolo vizioso: una cosa dopo l’altra dopo l’altra. Porca miseria, questo ti impone dei comportamenti che sono assolutamente assurdi. Tu non vuoi certe cose ma il sistema del consumismo ti convince, ti seduce a volerle. Tutta la tua vita dipende da quel meccanismo. Se invece cominci a non parteciparvi resistendo, digiunando, allora è come se usassi la non violenza contro la violenza. La violenza che ci fa alla fine? Mica te la possono cacciare in gola, la roba!
Tiziano Terzani (La fine è il mio inizio)
Cinque sono le cose che un uomo rimpiange quando sta per morire. E non sono mai quelle che consideriamo importanti durante la vita. Non saranno i viaggi confinati nelle vetrine delle agenzie che rimpiangeremo, e neanche una macchina nuova, una donna o un uomo da sogno o uno stipendio migliore. No, al momento della morte tutto diventa finalmente reale. E cinque le cose che rimpiangeremo, le uniche reali di una vita. La prima sarà non aver vissuto secondo le nostre inclinazioni ma prigionieri delle aspettative degli altri. Cadrà la maschera di pelle con la quale ci siamo resi amabili, o abbiamo creduto di farlo. [...] Il secondo rimpianto sarà aver lavorato troppo duramente, lasciandoci prendere dalla competizione, dai risultati, dalla rincorsa di qualcosa che non è mai arrivato perché non esisteva se non nella nostra testa, trascurando legami e relazioni. Per terzo rimpiangeremo di non aver trovato il coraggio di dire la verità. Rimpiangeremo di non aver detto abbastanza "ti amo" a chi avevamo accanto, "sono fiero di te" ai figli, "scusa" quando avevamo torto, o anche quando avevamo ragione. Abbiamo preferito alla verità rancori incancreniti e lunghissimi silenzi. Poi rimpiangeremo di non aver trascorso tempo con chi amavamo. Non abbiamo badato a chi era sempre lì, proprio perché era sempre lì. Eppure il dolore a volte ce lo aveva ricordato che nulla resta per sempre, ma noi lo avevamo sottovalutato come se fossimo immortali, rimandando a oltranza, dando la precedenza a ciò che era urgente anziché a ciò che era importante. E come abbiamo fatto a sopportare quella solitudine in vita? L’abbiamo tollerata perché era centellinata, come un veleno che abitua a sopportare dosi letali. E abbiamo soffocato il dolore con piccolissimi e dolcissimi surrogati […]. Per ultimo rimpiangeremo di non essere stati più felici. Eppure sarebbe bastato far fiorire ciò che avevamo dentro e attorno, ma ci siamo lasciati schiacciare dall’abitudine, dall’accidia, dall’egoismo.
Alessandro D'Avenia (Ciò che inferno non è)
Poi", continuò Marguerite, "tu eri l'unica persona davanti alla quale avevo subito intuito che potevo pensare e parlare liberamente. Tutti coloro che stanno intorno alle donne come me analizzano tutto quello che diciamo, cercano di trarre delle conclusioni dalle nostre azioni più insignificanti. Per natura, non abbiamo amici. Abbiamo amanti egoisti, che dilapidano il patrimonio non certo per noi, come dicono, ma per la loro vanità. Per questi amanti, dobbiamo essere gaie quando sono allegri, in buona salute quando vogliono cenare, scettiche come loro. Ci è proibito avere un cuore, per non essere beffate e perdere il nostro credito. Noi non ci apparteniamo più. Non siamo più esseri umani, ma cose. Siamo le prime nel loro amor proprio, le ultime nella loro stima. Abbiamo amiche, ma sempre del genere di Prudence, ex mantenute, che hanno conservato il gusto dello scialo senza poterselo permettere, data l'età. Allora diventano le nostre amiche, o meglio, le nostre commensali. La loro amicizia arriva fino al servilismo, mai fino al disinteresse. Mai ci daranno un consiglio, se non venale. A loro poco importa se abbiamo dieci amanti, purché ci ricavino qualche vestito, o un braccialetto, e possano ogni tanto passeggiare nella nostra carrozza o andare al teatro nel nostro palco. Prendono i mazzi di fiori che abbiamo ricevuto il giorno prima, e si fanno prestare i nostri scialle di cachemire. Non ci fanno mai il minimo piacere senza farselo pagare il doppio di quello che vale. L'hai visto tu stesso, la sera in cui Prudence mi ha portato i seimila franchi che l'avevo pregata di chiedere da parte mia al duca: se n'è fatta prestare cinquecento che non mi restituirà mai, o che mi pagherà in cappelli che resteranno eternamente nelle loro scatole. Noi non possiamo avere, o meglio io non potevo avere che una gioia, triste come sono talvolta, sofferente come sono sempre: trovare un uomo abbastanza superiore da non chiedermi conto della mia vita, ed essere l'amante dei miei sentimenti molto più che del mio corpo. Un uomo così l'avevo trovato nel duce, ma il duca è vecchio, e la vecchiaia non protegge né consola. Avevo creduto di poter accettare la vita che mi offriva, ma che vuoi? morivo di noia, e per finire con l'uccidersi è meglio gettarsi in un incendio che asfissiarsi col carbone. Allora ho incontrato te, giovane, ardente, felice, e ho cercato di fare di te l'amante che avevo invocato nella mia rumorosa solitudine. Ciò che amavo in te non era l'uomo che eri, ma quello che dovevi essere. Tu non accetti questo ruolo, lo respingi come indegno di te, sei un amante volgare; fai come gli altri: pagami, e non ne parliamo più.
Alexandre Dumas fils (La Dame aux Camélias)
What's in a name? that which we call a rose/By any other name would smell as sweet.' In other words, the essence of an object does not change depending on it's name. This is a common misconception not unlike the 'world is flat' belief. By verbally identifying an object, by giving it a name, we alter it. And at the same time we prevent it from changing. A name is like a forked stick that we use to hold a snake on the ground." Portnov imitated using a forked branch to press down an imaginary viper. "By the way, consider this: the contradictory nature of a statement almost certainly proves its legitimacy... Come in." [...] "May I continue? Thank you. However, there is also another misconception-by which a name automatically defines the properties of an object. Here is a pen." He tossed up and caught a dark-blue pen with a white top. "If I give it the name of... an earthworm, will it slither?" Second years, Group A, maintained a tense silence. No one wanted to risk an answer. "It will not." Portnov let the pen fall on his desk. "Because this given piece of plastic has nothing in common with the process and events that we are talking about, that we spend time studying... between dance parties and dealing with gastrointestinal problems. Besides, when I say 'give a name,' I do not imply any of the languages that are commonly used by any of the living persons. I am talking about Speech, which you will begin to study during your third year. Some of you may start earlier.
Marina Dyachenko (Vita Nostra (Vita Nostra, #1))
Sapere che la fine della nostra storia si avvicina mi stringe il cuore. Non riesco a dirgli addio, non ho il coraggio di farlo. Come si può dire addio alla persona che ci ha fatto scoprire l'amore? Che ci ha fatto vivere il mese più meraviglioso di tutta la nostra vita? Mi piacerebbe tanto avere la risposta. Vorrei disperatamente trovare una soluzione meno dolorosa… Travis l'avrebbe, lui crede in noi, più di quanto non avessi pensato, anche se è cosciente che, a lungo andare, ci ucciderebbe. Lui sulla strada e io a New York? Impossibile. Dividersi è la più saggia delle decisioni… ma è anche la più dolorosa. Siamo arrivati a Orlando due giorni fa, dopo quindici giorni intensi a viaggiare lungo la costa ovest degli Stati Uniti, con il camion di Travis carico di un'altra consegna. Questo ritorno è stato fantastico. Ho vissuto due settimane accanto a lui, come qualsiasi individuo in una coppia. Mi è piaciuto, fin troppo. Ho amato la nostra complicità, le nostre numerose litigate, le nostre “lunghe” conversazioni e i nostri momenti intensi a letto. Mi è piaciuto da impazzire sconvolgere la vita di Travis, amare quest’uomo, la sua vera faccia, quella che mi ha segnato per sempre e che nessuno altro uomo riuscirà a ricreare in me. Travis si è guadagnato il suo posto in fondo al mio cuore e so che nessuno arriverà a eguagliarlo. I miei prossimi amanti saranno solo delle brutte copie di lui, e adesso comincio a credere a quello che dicevano le ragazze che frequentavano i miei corsi all’università: il vero amore esiste e si incontra una sola volta nella vita. Il mio invece mi preparo a lasciarlo andare
Amheliie (Road)
Quando guardo Travis, ho l'impressione di conoscerlo da anni, sono riuscito a decifrare ciascuna delle espressioni del suo viso, a capire ciascuno dei suoi silenzi, e a interpretare ogni reazione del suo corpo. Non è più un segreto per me. E tuttavia, io custodisco ancora le mie parti d’ombra, quelle che lo spaventano. Lo vedevo nei suoi occhi, quando mi guardava senza dire niente, ci vedevo le sue domande. Quelle che gli bruciavano sulle labbra, ma che non osava mai pronunciare. Ma Travis ha rispettato la mia scelta, il mio silenzio, malgrado quello che desiderava lui. E abbiamo trascorso un mese insieme, un mese meraviglioso, un mese che non dimenticherò mai. In trentotto giorni accanto a lui ho appreso più sulla vita, sulle persone, sul mondo di quanto abbia fatto nei quattro anni di frequenza alla facoltà di sociologia. Travis Hamilton è la più bella esperienza umana che la vita mi ha dato. Lo so, perché viaggiare attraverso tutto il paese, e innamorarmi erano le due cose più meravigliose che volevo fare da quando ero bambino. Non potrò dimenticarlo mai. Malgrado le scelte immense che si offrono a noi, abbiamo deciso, per il bene di ciascuno, che le nostre strade si sarebbero separate. Avremmo potuto ritornare sulla nostra decisione, tentare di darci una possibilità, ma il risultato sarebbe stato lo stesso; talvolta l'amore non basta. Talvolta amarsi non ci permette di vincere la realtà. Talvolta le differenze sono talmente gigantesche che qualunque cosa si faccia, non si verrà mai a capo delle cose. Io e Travis siamo troppo diversi, e lo sappiamo. Ma questo non ci ha impedito di innamorarci, perché l'amore se ne fotte di tutto.
Amheliie (Road)
«Scusa Sasha, ma non avevo previsto di tornare così tardi.» Dima cercò di farsi perdonare per non essere rientrato a effettuare i lavori alla fattoria. «Ragazzo, lo sai che sto lavorando nei boschi in questi giorni. Il lavoro di taglialegna mi porta via molto tempo, gli alberi devono essere preparati per l’inverno. Puoi trascorrere la notte da Irina tutte le volte che vuoi, ma la mattina devi essere qui, puntuale per la mungitura» lo rimproverò Sasha con severità, alzandosi dalla seggiola che lo ospitava mentre strizzava con vigore le mammelle dell’ultima vacca. Dima fece cenno affermativo con il capo, anche se Sasha era visibilmente infastidito dal suo comportamento lui non riusciva a non essere felice, i suoi occhi verdi brillavano come due gemme e il fratello lo notò subito. «Hai fatto pace con la nostra Irina, eh?» chiese sorridendo, mostrando uno sguardo malizioso e sfacciato che lasciava poco da intendere. Dima si limitò a fissarlo senza ribattere. «Tutto tranquillo alla collina?» lo sollecitò Sasha, inarcando un sopracciglio. «Sì, certo» rispose lui troppo velocemente. «Mi sono perso qualcosa?» insisté di nuovo Sasha. Dmitrij brontolò perché non si era aspettato che il fratello capisse subito che era successo qualcosa durante la notte. «Non ho fatto niente!» protestò di rimando, roso dal senso di colpa per essere così chiaramente leggibile agli occhi degli altri. «Può anche darsi…» Il fratello maggiore scrutò Dima negli occhi. «In tal caso, peggio per te» concluse con ironia, ostentando un sorriso arrogante. «Ma che stai dicendo?» «Ti conosco da quando ciucciavi le tette di mamma, pensi di potermi nascondere qualcosa?» affermò Sasha abbandonando completamente il lavoro. Si alzò e una volta vicino al fratello lo afferrò per le spalle e lo strattonò con vigore. «Sarebbe anche ora!» brontolò mentre sfiorava la fronte del fratello minore con la sua. Dima si liberò da quella morsa e lo sfidò: «Anche se fosse non è affar tuo, mi pare». «Ah, tu dici? Irina è come una di famiglia e se finalmente vi siete decisi a smettere di essere scemi e a fidarvi l’uno dell’altra, io non posso che esserne felice. Ho sempre fatto il tifo per voi due!» Dima scoppiò a ridere. Quell’energumeno sempre gelido con tutti aveva tutto sommato un cuore caldo. Sasha era un uomo rude e di poche parole, con pochi amici, ma buoni. Era stato per lui un secondo padre più che un fratello e non si aspettava una dichiarazione così diretta. «Questa notte è stata la più bella di tutta la mia vita. E ce ne saranno ancora!» confessò Dima, stampandosi un sorriso luminoso sull’ovale del viso. «Certo, sei mio fratello, non puoi aver fatto cilecca!» commentò Sasha, ridendo in modo sguaiato e mostrando così non solo i denti, ma anche le tonsille. «Ben detto, sono andato dritto all'obbiettivo!» Risero entrambi.
Eilan Moon (Teufel, il Diavolo)
Dove non era riuscito a suo tempo mio padre, riuscì ora il tormento d’amore. Mi dedicai all’arte del bere. Per la mia vita e la mia indole questo avvenimento fu senza dubbio il più importante di tutti quelli narrati finora. Il Dio forte e dolce mi divenne fedele amico e lo è ancora oggi. Chi altrettanto potente? Chi ugualmente bello, fantastico, entusiasta, lieto e malinconico? E’ eroe e mago, seduttore e fratello d’amore. Può l’impossibile; riempe i miseri cuori umani di stuèpendi, bizzarri poemi. Ha trasformato me, eremita e contadino, in re, poeta e saggio. Carica di nuovi destini navi di esistenze divenute ormai vuote e risospinge naufraghi nell’impetuosa corrente della grande vita. Così è il vino. E’ simile a tutti i doni preziosi, a tutte le cose artistiche. Vuole essere amato, ricercato, compreso e conquistato a fatica. Non molti vi riescono, migliaia ne vengono annientati. Li fa invecchiare, li uccide o spegne in loro la fiamma dello spirito. Egli invita invece i suoi prediletti a delle feste e costruisce loro ponti iridescenti verso isole felici. Pone loro, quando sono stanchi, un guanciale sotto il capo e li circonda, quando cadono preda della malinconia, in un abbraccio dolce ed affettuoso, come un amico o una madre consolatrice. Trasforma la nostra esistenza disordinata in un grande mito e suona su un’arpa imponente l’inno della creazione. A volte è un bambino, con lunghi riccioli di seta, le spalle esili e le membra delicate. Si stringe al tuo cuore e allunga il visetto smunto in cerca del tuo, osservandoti stupito e fuori dalla realtà con quei suoi cari occhi spalancati, nelle cui profondità ondeggia umido e luminoso un ricordo del paradiso terrestre e della mai dimenticata discendenza divina, simile a una sorgente sgorgata nella foresta. Questa è la storia della mia gioventù. Se ci ripenso, mi sembra che sia stata breve come una notte d'estate. E perché il Dio incomprensibile mi aveva insinuato nel cuore quel bruciante desiderio d'amore, quando la vita mi aveva già destinato ad essere solitario e poco amato?
Hermann Hesse
Il Ka-Be è il Lager a meno del disagio fisico. Perciò, chi ancora ha seme di coscienza, vi riprende coscienza; perciò, nelle lunghissime giornate vuote, vi si parla di altro che di fame e di lavoro, e ci accade di considerare che cosa ci hanno fatti diventare, quanto ci è stato tolto, che cosa è questa vita. In questo Ka-Be, parentesi di relativa pace, abbiamo imparato che la nostra personalità è fragile, è molto più in pericolo che non la nostra vita; e i savi antichi, invece di ammonirci «Ricordati che devi morire», meglio avrebbero fatto a ricordarci questo maggior pericolo che ci minaccia. Se dall'interno dei Lager un messaggio avesse potuto trapelare agli uomini liberi, sarebbe stato questo: fate di non subire nelle vostre case ciò che a noi viene inflitto qui. Quando si lavora, si soffre e non si ha tempo di pensare: le nostre case sono meno di un ricordo. Ma qui il tempo è per noi: da cuccetta a cuccetta, nonostante il divieto, ci scambiamo visite, e parliamo e parliamo. La baracca di legno, stipata di umanità dolente, è piena di parole, di ricordi e di un altro dolore. «Heimweh» si chiama in tedesco questo dolore; è una bella parola, vuol dire «dolore della casa». Sappiamo donde veniamo: i ricordi del mondo di fuori popolano i nostri sonni e le nostre veglie, ci accorgiamo con stupore che nulla abbiamo dimenticato, ogni memoria evocata ci sorge davanti dolorosamente nitida. Ma dove andiamo non sappiamo. Potremo forse sopravvivere alle malattie e sfuggire alle scelte, forse anche resistere al lavoro e alla fame che ci consumano: e dopo? Qui, lontani momentaneamente dalle bestemmie e dai colpi, possiamo rientrare in noi stessi e meditare, e allora diventa chiaro che non ritorneremo. Noi abbiamo viaggiato fin qui nei vagoni piombati; noi abbiamo visto partire verso il niente le nostre donne e i nostri bambini; noi fatti schiavi abbiamo marciato cento volte avanti e indietro alla fatica muta, spenti nell'anima prima che dalla morte anonima. Noi non ritorneremo. Nessuno deve uscire di qui, che potrebbe portare al mondo, insieme col segno impresso nella carne, la mala novella di quanto, ad Auschwitz, è bastato animo all'uomo di fare dell'uomo.
Primo Levi (Survival in Auschwitz)