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Ho l'illusione per un momento che qualcosa aderisca, acquisti peso, profondità, pienezza, sia completa. Così, per un momento, sembra la mia vita. Se fosse possibile, te la offrirei tutta intera. La staccherei dal ramo come si stacca un grappolo d'uva. Direi: "Prendila. È la mia vita". [...] Ma per farti capire, per consegnarti la mia vita, devo raccontarti una storia - e sono tante, così tante, le storie - storie di infanzia, storie di scuola, di amore, di matrimonio, di morte ecc. ecc. Nessuna è vera. Eppure, come bambini ci raccontiamo delle storie, e per adornarle inventiamo queste belle frasi, ridicole, sgargianti. Come sono stanco di storie, come sono stanco di frasi che escono così bene, con tanto di piedi per terra! E come non mi fido di quei bei progetti di vita, così precisi, tracciati su un foglio di carta da lettere. Comincio a desiderare un linguaggio a parte, come quello degli innamorati, parole smozzicate, inarticolate, simili allo scalpiccio dei piedi sul selciato. Comincio a cercare un progetto che si accordi meglio con i momenti di umiliazione e di vittoria che innegabilmente di quando in quando capitano a tutti.
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