Solo Rider Quotes

We've searched our database for all the quotes and captions related to Solo Rider. Here they are! All 62 of them:

Non ho mai capito come faccia a ridere in quel modo: ma penso che sia perché ha pianto molto. Solo chi ha pianto molto può apprezzare la vita nelle sue bellezze, e ridere bene.
Oriana Fallaci (Letter to a Child Never Born)
In a pack sprint to the finish line, a solo rider without allies or associates is a tired & losing one.
Lance Armstrong (Every Second Counts)
Per ogni persona c’è una strada più o meno accidentata, più o meno trafficata. Quando la troviamo, il minimo che possiamo fare è percorrerla con il massimo trasporto. Non importa se ci porta a ricucire le persone o a farle solo ridere. In fin dei conti, non sai mai come qualcuno può essere salvato finché non succede.
Anna Nicoletto (Gli effetti collaterali dell'amore)
Una ridarella incontenibile, come quella dei bambini all'asilo, che si tengono la pancia per non piangere, solo perché qualcuno ha detto "tette" o "culo" o si è pisciato addosso.
Silvia Avallone (Marina Bellezza)
È solo una canzone…' Jess scoppia a ridere mentre torna con gli occhi sul suo strumento. 'Non è mai solo una canzone, Adam.
A.S. Kelly (I miei tre minuti per te (Tre minuti di me, #3))
Solo Travel?? Even if you taking yourself along, you are traveling with a huge crowd
Ansh - The Mystic Rider
Sapeva farla ridere, si disse, anche quando lei non ne aveva voglia, anche quando sapeva che aprirgli il so cuore di un solo centimetro equivaleva a prendere un pizzico di droga che le desse assuefazione
Cassandra Clare (Clockwork Prince (The Infernal Devices, #2))
Non c'è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l'aratro rispetto al trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l'anima del popolo italiano: il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto, la televisione), non solo l'ha scalfita ma l'ha lacerata, violata, bruttata per sempre.
Pier Paolo Pasolini (Scritti corsari)
Ridiamo come le montagne non appena gli voltiamo le spalle, ogni volta che sono sicure che nessuno le veda. Come il mare che si ostinano a chiamare furioso mentre le tempeste non sono che i suoi sghignazzi. Come le nuvole che se piangono pioggia è solo per il gran ridere. Come il vento che non fa che sganasciarsi e soffia soltanto perché deve riposare il respiro. Ridiamo come il cielo che deve avere tutti i motivi per ridere di noi ma anche con noi. Ridiamo come non potranno mai fare gli animali che non sanno cosa si perdono. Ridiamo come solo i più fortunati riescono a fare. Ridiamo di cuore.
Luciano Ligabue (La neve se ne frega)
Bor scoppiò a ridere. Asia adorava il suo sorriso perché lui era un uomo virile come nessun altro, ma quelle poche volte che rideva, il viso si trasformava e a lei sembrava di poter leggere quell’anima complessa come fosse divenuta d’improvviso trasparente, e quello che vi scorgeva era un individuo dalla sensibilità distruggente e dal coraggio più folle. Ecco perché lo amava in modo tanto doloroso e immenso, perché lui era la completezza. Lui era forte e fragile, sapeva amare e odiare, era la luce e le tenebre, ma solo a lei era permesso guardare nell’antro della bestia e trovarvi il principe.
Eilan Moon (R.I.P. De Profundis (The R.I.P. Trilogy, #2))
Mentre lo guardavo sciogliersi, iniziare a rilassarsi, ridere un po’ più facilmente, mi sono resa conto che Kyle è come una spugna, assorbe la bontà di una semplice giornata ordinaria. Non abbiamo fatto nulla più che visitare alcuni negozi, mangiare un po’ di cibo, e fare un giro in auto per guardare il paesaggio. Era tranquillo e spontaneo, eppure si trattava solo di cose ordinarie. E, mentre lo osservavo assorbirle… no, assaporarle… ho capito che non trascorreva delle giornate così da molto tempo. Dannazione, forse non l’ha mai fatto. Ma era scritto chiaramente ovunque su di lui. Lo voleva e lo voleva davvero.
Sawyer Bennett (Finding Kyle)
«Lo sapevamo, Travis, anche se non si può controllare quello che si prova, sapevamo fin dall’inizio che ci sarebbe stata una fine. Le nostre vite non sono fatte per essere vissute in comune e va bene così. Non saresti più lo stesso se venissi a vivere a New York come non lo sarei nemmeno io se restassi troppo a lungo lontano dalla civiltà. Hai bisogno di solitudine e io ho bisogno di confusione, sono fatto così. Quello che stiamo vivendo è eccezionale, ma fuori da questa cornice, è destinato all'insuccesso.» «Hai una fantastica fiducia in noi.» Mack si mette a ridere prima di chinarsi per baciarmi. «Sono solo realistico, Travis.»
Amheliie (Road)
«Le stelle non dovrebbero piangere» sussurrò in modo che soltanto lei lo potesse sentire. «Devono ridere.» «Come posso ridere se mi è stato strappato via il cuore?» Zarek le prese una mano e le baciò ogni polpastrello. «Tu ce l'hai, un cuore.» Si posò le dita della donna sul petto. «Un cuore che batte solo per te, principessa.»
Sherrilyn Kenyon (Dance with the Devil (Dark-Hunter, #3))
NERO- Menomale che dici così, professore. Perché non ci trovo niente da ridere manco io. E' solo che ogni minuto che passa mi meraviglio di più. Ma possibile che non ti vedi, zuccherino? Sei trasparente come il vetro. Vedo le rotelline che ti girano dentro la testa. Gli ingranaggi. E vedo anche la luce. Una luce buona. Una luce vera. Tu non la vedi?
Cormac McCarthy (The Sunset Limited)
Ridere è riequilibrare le disgrazie, è impedire alle circostanze avverse di mandarti fuori di testa il che non significa negare la sofferenza, ma proibirle di demolire le cose divertenti. È una difesa, uno scudo, una risorsa sa esseri umani. L'ilarità contagiosa scioglie il gelo più che il vapore la neve sul cappotto. E solo adesso, forse, per la prima volta... Siamo qui, veramente, insieme.
Teresa Radice (La terra, il cielo, i corvi)
«Sono solo io, Jess. Ricorda tutti quei pomeriggi che passavamo il tempo in camera tua e suonavamo e ci baciavamo, eccetera. Possiamo di nuovo stare così, giusto?» «Non sai che mi facevi innervosire anche allora?» Jesse era molto emotivo, però stava bene. Agitato e stupendo ed esattamente come lo ricordava. Non aveva permesso a se stesso di provare quelle emozioni durante tutti quei mesi in tournée. Ogni volta che un leggero senso di felicità cercava di salire, si sforzava di rimandarlo giù con tutta la forza che aveva. Era bello lasciarlo andare, finalmente. Shane gli prese il viso con mani tremanti e lo baciò lentamente. Dio, era fantastico. «Anche tu mi rendi nervoso. E felice, e spaventato e come se riuscissi a stento a trattenermi dal ridere per nulla, per la metà del tempo. Mi sa che sia quello che si prova quando si è innamorati.
Piper Vaughn (Moonlight Becomes You (Lucky Moon, #1))
«Tu sei il suo ragazzo?» La domanda fu pronunciata da Jessica, ma per un istante nessuno dei tre ragazzi capì a chi si stesse riferendo. Poi Mery scoppiò a ridere maligna e Gabe impallidì. «Sono solo un amico, più o meno.» Quella frase l’avrebbe perseguitato fino alla fine dei suoi giorni. «Zeke mi voleva vicino. Per aiutarlo.» «Nel caso io non avessi preso bene la notizia?» «Qualcosa del genere.» «Zeke, credevi davvero che sarebbe stato un problema?» chiese sconvolta. «Che il fatto che ti piacciono i ragazzi avrebbe cambiato l’amore che provo per te?» Lui scrollò le spalle fissando il tappeto ai suoi piedi e sua madre gli prese il mento, girandogli il viso nella sua direzione. «Niente, assolutamente niente in questo mondo potrebbe impedirmi di amarti. Hai capito?» Zeke annuì e lei gli scosse piano il capo. «Capito?» «Sì, mamma. »
Susan Moretto (Principessina)
«Mi aspetterai? Ti chiamerò.» Dusk non batté ciglio. «Aspetterò.» «Ti amo, Dusk!» urlò qualcuno del pubblico. Mage scoppiò a ridere, e la sua calda voce baritonale avvolse gli spettatori. «Mi dispiace tesoro, a quanto pare è già impegnato.» «Ti amo Dusk,» sussurrò Abe, guardandolo diritto negli occhi, nonostante il tumulto nel suo petto. Quelle parole furono appena un sussurro e solo Dusk riuscì a sentirle. Erano solo per lui. Dusk si piegò per un altro bacio, ma non appena le sue labbra sfiorarono quelle di Abe, quest’ultimo indietreggiò. Aveva un aereo che lo aspettava. Poteva realizzare i suoi sogni e avere Dusk nella sua vita. Usò il petto di Dusk per darsi lo slancio e pattinare via e, nonostante il senso di nostalgia lo stesse già trafiggendo, adesso sapeva che l’uomo che amava era più lontano, e per questo non riusciva a smettere di sorridere. Per la prima volta nella sua vita, si sentì in pace con se stesso
K.A. Merikan (Manic Pixie Dream Boy (The Underdogs, #1))
Si sente vivo e spregiudicato. Vuole vedere Nell ridere. Vuole andare in un club e ballare con lei fino alle ore piccole, con una mano sulla sua schiena sudata, tenendo gli occhi incatenati ai suoi. Vuole rimanere sveglio fino all'alba per un buon motivo, eccitato dall'alcol, dal divertimento e dalla magia di Parigi. Vuole assaporare la sensazione di speranza che nasce dall'incontro con una persona sconosciuta, qualcuna che vede solo il meglio di te, non il peggio.
Jojo Moyes (Paris for One)
«C’è un solo letto!» E all’improvviso, come se qualcuno avesse acceso la luce, Abaddon vide il problema. E la soluzione. Era così semplice che lo fece scoppiare a ridere a crepapelle. «Cosa?» chiese Seth, cercando di liberarsi. «Stai di nuovo ridendo di me.» «No,» lo rassicurò lui, tenendolo stretto, rifiutandosi di lasciarlo andare. Obbligò Seth a guardarlo negli occhi. «Hai ragione, c’è solo un letto, e non voglio che sia il tuo. Voglio che sia il nostro. Ti ci porterei adesso, se pensassi che me lo lasceresti fare. Ma al contrario di quello che pensi, ti rispetto. Posso non condividere la tua fede, ma ti amo anche per quella.» Ma non era sicuro di spiegarsi bene. Seth sembrava ancora confuso. «Posso dirti che in tutti i miei anni all’Inferno, non ho mai incontrato una singola anima che ci fosse finita solo per aver fatto sesso. Ma non voglio che qualcosa fra noi ti faccia dubitare di te stesso, e c’è un solo modo per assicurarsi che quello che succede in quell’unico letto non ti sembri un peccato.» Per un momento Seth rimase completamente immobile, assimilando la cosa. L’imbarazzo sul suo viso iniziò a mutare in speranza. «Dici davvero?» «Certo che sì!» «Non voglio che ti senta obbligato a fare niente.» «Stai scherzando? Ti amo così tanto che riesco appena a sopportarlo. Ma se non hanno autocontrollo, si sposino, perché è meglio sposarsi che ardere di passione,» così dicendo scoppiò a ridere. «Anche se, francamente, non vedo perché non potremmo fare entrambe le cose.» Il sorriso di Seth non era mai stato più luminoso. «Sposarsi e ardere di passione?» «Esattamente. Cosa ne dici?» «Penso che l’idea mi piace»
Marie Sexton (Damned If You Do)
«Perché credi che stia facendo questa cosa? Questo viaggio, intendo? Per incontrare il principe azzurro? So bene che non siamo a Disney. La vita non è una fiaba. E non sono certo uno stupido che vive appollaiato su una nuvola.» Sento una risata soffocata da parte di Travis. Beh, almeno ride. Sempre meglio dei sospiri e dell’aria annoiata. «Tu ti sei appollaiato lì invece, Mack,» insiste. «Non ho mai incontrato qualcuno capace di tenere una conversazione di un’ora sulla dieta vegetariana e dello scontro culturale. Tu sei rimasto appollaiato troppo a lungo su quella nuvola.» «E tu, tu non sei altro che un brontolone solitario e abitudinario, incapace di vivere il momento, senza farti milioni di domande!» lo accuso con un tono infastidito. È l'ora dei complimenti. Ci conosciamo solo da quattro giorni, e ci siamo già scornati due volte. Come una coppia, come due fratelli, o come individui di una stessa rete di conoscenze che trascorrono parecchio tempo insieme e che si conoscono molto bene. Credo che l’esperienza con me sconvolga l'equilibrio abitudinario che Travis si è creato, più di quanto non pensi. In ogni caso, io ne sono sconvolto. «Ho già incontrato un matto come te, e mi basta per i prossimi trent' anni. Ho già avuto la mia dose di esempi, Mack.» Viene da ridere anche a me, divertito dal vederlo così stupido, così asociale, non sa proprio come interagire con gli altri.
Amheliie (Road)
«Mi hai preso le patatine fritte?» Abe protestò dentro di sé. Quando usciva da solo, era così perso nei suoi pensieri che dimenticava metà delle faccende che doveva sbrigare. Era colpa sua, così decise di soffrire in silenzio e cedere a Sid le sue.«Sì. Sto cercando di diminuire i carboidrati, ma il piatto completo era più conveniente, quindi sono nel mio contenitore,» mentì e versò le patatine su un piatto rimasto dal loro ultimo pasto. Sid scoppiò a ridere e si lanciò sulle patatine. «Tu? Stai diminuendo i carboidrati? Mangi almeno dieci lecca-lecca al giorno.» Abe si lamentò, succhiando la caramella che gli spuntava dalla bocca come prova di un crimine che voleva nascondere. «Esatto. Devo cercare di non abusarne proprio nei cibi di cui posso fare a meno,» disse e si sedette a gambe incrociate sul letto per mangiare il piatto con carne e insalata. Avrebbe tanto voluto anche le patatine. Sid tornò a sedersi sul letto e appoggiò i piedi sullo sgabello. Anche se non faceva altro che ingozzarsi di patatine, da quando Abe lo aveva conosciuto, sembrava dimagrito. Con i suoi tatuaggi e la cresta, sembrava fuori posto seduto sulla coperta decorata con dei fiori sgargianti. «Lo sperma non contiene carboidrati.» Per un attimo, Abe pensò di aver sentito male. «Eh?» «Non devi limitarti su quello,» proseguì Sid, come se fosse la cosa più normale da dire mentre immergeva una patatina nel ketchup
K.A. Merikan (Manic Pixie Dream Boy (The Underdogs, #1))
«Scusa Sasha, ma non avevo previsto di tornare così tardi.» Dima cercò di farsi perdonare per non essere rientrato a effettuare i lavori alla fattoria. «Ragazzo, lo sai che sto lavorando nei boschi in questi giorni. Il lavoro di taglialegna mi porta via molto tempo, gli alberi devono essere preparati per l’inverno. Puoi trascorrere la notte da Irina tutte le volte che vuoi, ma la mattina devi essere qui, puntuale per la mungitura» lo rimproverò Sasha con severità, alzandosi dalla seggiola che lo ospitava mentre strizzava con vigore le mammelle dell’ultima vacca. Dima fece cenno affermativo con il capo, anche se Sasha era visibilmente infastidito dal suo comportamento lui non riusciva a non essere felice, i suoi occhi verdi brillavano come due gemme e il fratello lo notò subito. «Hai fatto pace con la nostra Irina, eh?» chiese sorridendo, mostrando uno sguardo malizioso e sfacciato che lasciava poco da intendere. Dima si limitò a fissarlo senza ribattere. «Tutto tranquillo alla collina?» lo sollecitò Sasha, inarcando un sopracciglio. «Sì, certo» rispose lui troppo velocemente. «Mi sono perso qualcosa?» insisté di nuovo Sasha. Dmitrij brontolò perché non si era aspettato che il fratello capisse subito che era successo qualcosa durante la notte. «Non ho fatto niente!» protestò di rimando, roso dal senso di colpa per essere così chiaramente leggibile agli occhi degli altri. «Può anche darsi…» Il fratello maggiore scrutò Dima negli occhi. «In tal caso, peggio per te» concluse con ironia, ostentando un sorriso arrogante. «Ma che stai dicendo?» «Ti conosco da quando ciucciavi le tette di mamma, pensi di potermi nascondere qualcosa?» affermò Sasha abbandonando completamente il lavoro. Si alzò e una volta vicino al fratello lo afferrò per le spalle e lo strattonò con vigore. «Sarebbe anche ora!» brontolò mentre sfiorava la fronte del fratello minore con la sua. Dima si liberò da quella morsa e lo sfidò: «Anche se fosse non è affar tuo, mi pare». «Ah, tu dici? Irina è come una di famiglia e se finalmente vi siete decisi a smettere di essere scemi e a fidarvi l’uno dell’altra, io non posso che esserne felice. Ho sempre fatto il tifo per voi due!» Dima scoppiò a ridere. Quell’energumeno sempre gelido con tutti aveva tutto sommato un cuore caldo. Sasha era un uomo rude e di poche parole, con pochi amici, ma buoni. Era stato per lui un secondo padre più che un fratello e non si aspettava una dichiarazione così diretta. «Questa notte è stata la più bella di tutta la mia vita. E ce ne saranno ancora!» confessò Dima, stampandosi un sorriso luminoso sull’ovale del viso. «Certo, sei mio fratello, non puoi aver fatto cilecca!» commentò Sasha, ridendo in modo sguaiato e mostrando così non solo i denti, ma anche le tonsille. «Ben detto, sono andato dritto all'obbiettivo!» Risero entrambi.
Eilan Moon (Teufel, il Diavolo)
Maggie chiuse gli occhi e contò sino a dieci. Uno, due, tre… Se voleva arrivare a casa di sua sorella prima che facesse notte, non aveva altra scelta che chiedere al cowboy di accompagnarla. Certo, avrebbe sempre potuto optare per il motel e attraversare quelle duecento iarde pullulanti di lupi. Un altro ululato. No, non avrebbe potuto. «Lupi» disse Mitch, il braccio sinistro che sporgeva indolente dal finestrino, il mozzicone del sigaro stretto tra le dita. «Lupi» ripeté lei con un’alzata di spalle, come se si trattasse di barboncini addestrati. Poi mosse un paio di passi esitanti verso il pick-up. Quell’affare era così alto che dovette allungare il collo e sollevare la testa per parlare al cowboy. «Mi chiedevo…» mormorò vincendo ogni residua resistenza. Lui rimase immobile, se non per il sopracciglio sinistro che scattò verso l’alto. «… se per caso tu non potessi darmi uno strappo.» Lui finse di prendere in considerazione la cosa. Poi, con un altro sbuffo di fumo, disse: «Mi sembrava che avessi rifiutato la mia offerta, dieci minuti fa...». «Perché non intendevo esserti di disturbo» rispose lei come se si stesse rivolgendo alla duchessa di Kent. E di fatti lui scoppiò a ridere. «Essermi di disturbo? Dopo avermi assalito come un ninja? Ma sarò magnanimo. Dai, sali.» Maggie tirò un sospiro di sollievo. Era così stanca e infreddolita che anche quel pick-up scassato le parve per un istante una limousine. «Dove metto la valigia?» «Buttala dietro, nel cassone.» Buttare nel cassone la sua Samsonite rosa, costata una cifra improponibile? «Preferirei sistemarla in cabina, se non ti spiace.» «In cabina non c’è posto, qua dietro è pieno di roba. A meno che tu preferisca viaggiare nel cassone e la valigia sul sedile…» Lei rimase zitta, gli occhi sgranati, per nulla certa che quella fosse solo una battuta. «Ok, ci penso io» tagliò corto lui, aprendo la portiera e scivolando a terra con un balzo. Afferrò il trolley per la maniglia e, senza un’altra parola, lo fece volare nel cassone. Oh! Il botto risuonò nelle orecchie di Maggie come una granata. Risistemandosi lo Stetson sulla testa, il cowboy girò intorno al pick-up e con un sorriso esagerato aprì la portiera del passeggero. «Sali, sorella di Suzie, o vuoi che dia una mano anche a te?»
Viviana Giorgi (Tutta colpa del vento (e di un cowboy dagli occhi verdi))
Come se il mio dito seguendo il profilo della tua clavicola dietro porte chiuse, bastasse a cancellarmi. A dimenticare che avevamo costruito questa casa sapendo che non sarebbe durata. Chi sa fermare il rimorso senza amputarsi le mani? Un'altra torcia si riversa dalla finestra in cucina, un'altra colomba smarrita. Mi viene da ridere. L'ho sempre saputo che non avrei mai sentito più caldo che accanto al mio uomo. Ma tu non ridere. Capiscimi quando affermo che brucio al meglio incoronato dal tuo profumo: quel sudore di terra & Old Spice che cerco ogni sera che i giorni mi negano. Le nostre facce si anneriscono sulle fotografie alla parete. Non ridere. Raccontami di nuovo la storia dei passeri volati via da Roma espugnata, le ali in fiamme. Racconta come la rovina s'annidò dentro ogni gola raggelata & la fece cantare finché le note non si cucirono al fumo che saliva dalle tue narici. Parla - fino a quando la tua voce non è più niente altro che lo scoppiettio di ossa bruciate. Ma non ridere quando questi muri crollano & solo scintille non passeri volano via. Quando verranno a setacciare queste ceneri - & a staccarmi la lingua, questo pugno di rosa, carbonizzato & strozzato dalla tua bocca scomparsa. Ogni petalo nero esploso con ciò che resta della nostra risata. Risata incenerita ad aria a miele a piccolo caro, guarda. Guarda come siamo contenti di non essere nessuno &ppure ancora americani.
Ocean Vuong (Night Sky with Exit Wounds)
Cara Emmi, nella parte più interna della mia mano sinistra, suppergiù al centro, dove la linea della vita è intralciata da grandi pieghe ad arco e devia verso l'arteria radiale, lì c'è un punto. Lo osservo, ma non riesco a vederlo. Lo fisso, ma non si lascia trattenere. Posso solo sentirlo. Lo percepisco anche a occhi chiusi. Un punto. E' così forte al tatto che mi vengono le vertigini. Quando mi concentro su di esso, il suo effetto si propaga fino alle punte dei piedi. Mi pizzica, mi solletica, mi riscalda, mi scuote. Stimola la circolazione del sangue, dirige il mio polso, decide il ritmo del battito cardiaco. E nella testa fa l'effetto inebriante di una droga, dilata la mia coscienza, allarga il mio orizzonte. Un punto. Potrei ridere dalla gioia, da quanto mi fa bene. Potrei piangere per la felicità di possederlo e di esserne stato catturato e ricolmo fino alle membra più sottili.Cara Emmi, nella parte più interna della mia mano sinistra, là dove si trova quel punto, oggi pomeriggio, saranno state all'incirca le 16, al tavolo di un caffè è avvenuto un incidente. La mia mano voleva prendere un bicchiere d'acqua. E' stato allora che le sono venute incontro le dita disinvolte di un'altra mano, delicata, hanno tentato di frenare, hanno tentato di sterzare, hanno tentato di evitare la collisione. Ce l'avevano quasi fatta. Quasi. Per una frazione di secondo, la morbida punta di un dito dallo scatto rapido si è ritrovata sulla parte più interna della mia mano che afferrava il bicchiere. Questo ha generato un leggero contatto. Io l'ho conservato. Nessuno potrà portarmelo via. Ti sento. Ti vedo. Ti riconosco. Sei la stessa. Sei identica. Sei il mio punto. Dormi bene.
Daniel Glattauer (Alle sieben Wellen (Gut gegen Nordwind, #2))
Cara Emmi, nella parte più interna della mia mano sinistra, suppergiù al centro,. 04/10/2012 · dove la linea della vita è intralciata da grandi pieghe ad arco e devia verso l'arteria radiale, lì c'è un punto. Lo osservo, ma non riesco a vederlo. Lo fisso, ma non si lascia trattenere. Posso solo sentirlo. Lo percepisco anche a occhi chiusi. Un punto. E' così forte al tatto che mi vengono le vertigini. Quando mi concentro su di esso, il suo effetto si propaga fino alle punte dei piedi. Mi pizzica, mi solletica, mi riscalda, mi scuote. Stimola la circolazione del sangue, dirige il mio polso, decide il ritmo del battito cardiaco. E nella testa fa l'effetto inebriante di una droga, dilata la mia coscienza, allarga il mio orizzonte. Un punto. Potrei ridere dalla gioia, da quanto mi fa bene. Potrei piangere per la felicità di possederlo e di esserne stato catturato e ricolmo fino alle membra più sottili.Cara Emmi, nella parte più interna della mia mano sinistra, là dove si trova quel punto, oggi pomeriggio, saranno state all'incirca le 16, al tavolo di un caffè è avvenuto un incidente. La mia mano voleva prendere un bicchiere d'acqua. E' stato allora che le sono venute incontro le dita disinvolte di un'altra mano, delicata, hanno tentato di frenare, hanno tentato di sterzare, hanno tentato di evitare la collisione. Ce l'avevano quasi fatta. Quasi. Per una frazione di secondo, la morbida punta di un dito dallo scatto rapido si è ritrovata sulla parte più interna della mia mano che afferrava il bicchiere. Questo ha generato un leggero contatto. Io l'ho conservato. Nessuno potrà portarmelo via. Ti sento. Ti vedo. Ti riconosco. Sei la stessa. Sei identica. Sei il mio punto. Dormi bene.
Daniel Glattauer (Alle sieben Wellen (Gut gegen Nordwind, #2))
Ti scrivo mentre tu sei da qualche parte a comprare la Coca-Cola. È la prima volta in vita mia che scrivo una lettera a qualcuno seduto accanto a me su una panchina. Ma se non facessi così dubito che riuscirei a farti arrivare quello che ti voglio dire. Perché tu non ascolti niente di quello che dico, prova a dire che non è vero. “Se può interessarti, oggi tu hai fatto una cosa molto grave nei miei confronti. Non ti sei neanche accorto che ho cambiato pettinatura. Piano piano, con sacrificio, avevo aspettato che mi crescessero i capelli e lo scorso week-end finalmente mi sono fatta fare un taglio femminile. Ma tu non ci hai fatto neanche caso. Ero così sicura di essere carina nella mia nuova pettinatura che non vedevo l'ora di farti una sorpresa, tanto più che era la prima volta che ci vedevamo da tanto tempo. E tu non te ne sei nemmeno accorto! Ti rendi conto di che vuoi dire? Figuriamoci, se è per questo probabilmente non sapresti dire neanche com'ero vestita. Ma guarda che io sono una donna. Per quanti pensieri tu possa avere, potresti almeno degnarmi di uno sguardo. Sarebbe bastato poco. Se solo mi avessi detto, non dico tanto, qualcosa tipo “Carina, questa pettinatura‟, ti avrei lasciato fare come volevi, immergerti nei tuoi pensieri quanto volevi. “Perciò sto per dirti una bugia. Ti dirò che ho un appuntamento a Ginza con mia sorella. Non è vero. Pensando di restare stanotte a dormire da te mi ero portata perfino il pigiama. Sì, se lo vuoi sapere nella mia borsa ci sono pigiama e spazzolino da denti. Mi viene da ridere, se penso a quanto sono cretina. A te l'idea di invitarmi a casa tua non ti ha sfiorato nemmeno. Ma non importa. Visto che ci tieni tanto a startene da solo fregandotene altamente di me, rimani pure da solo e pensa a tutti i tuoi problemi quanto vuoi senza nessuna interferenza da parte mia. “Il guaio è che non riesco nemmeno ad avercela con te. Mi sento soprattutto sola. In fondo sei sempre stato gentile con me mentre io per te non ho fatto niente. Tu sei sempre chiuso nel tuo mondo e ogni volta che io provo a bussare e a chiamarti tu mi lanci al massimo un'occhiata e subito ti richiudi in te stesso. “Eccoti che torni con la Coca-Cola. Vieni verso di me tutto sprofondato nei tuoi pensieri. Quanto vorrei che inciampassi! Ma non inciampi, ti siedi accanto a me come prima e bevi la tua Coca. Avevo un residuo di speranza che tornando notassi qualcosa e dicessi: “Di' un po‟, ma hai cambiato pettinatura?‟ Invece niente. Se te ne fossi accorto anche in ritardo avrei strappato questa lettera e ti avrei detto: “Dai, andiamo a casa tua. Ti cucinerò una cena favolosa e poi andremo a letto felici e contenti‟. Ma tu sei ottuso come un pezzo di legno. Sayonara. P.S. La prossima volta che ci vediamo a lezione evita di rivolgermi la parola.
Haruki Murakami (Norwegian Wood)
«Pronto per l’allenamento?» domandò Luka, sforzandosi di non ridere. Sembrava che Nick stesse per mettere il broncio da un momento all’altro, proprio come un bambino viziato. Luka non sapeva dire perché imbronciato fosse divertente. Sarebbe dovuto risultare seccante, ma stranamente non riusciva proprio a sviluppare una dignitosa irritazione per Nick, indipendentemente da che rottura di scatole fosse. Era… carino. Luka si rendeva conto che pensarla in quel modo avrebbe portato solo problemi, perciò se lo tolse dalla testa.
Piper Vaughn (The Luckiest (Lucky Moon, #2))
Secondo te perché? Perché ero con te? Perché voglio stare con te tutto il tempo? Perché diavolo non riesco a smettere di pensare a te nemmeno quando dovrei concentrarmi sul nuoto? Vorrei davvero sapere perché, e pensavo di essere…” Terry spostò lo sguardo sul letto. “So di essere stupido e superficiale. Pensavo di essere innamorato di James, ma da parte mia era solo autoconservazione e desiderio di prendere la via più facile nella vita. Non è quello che provo per te. Con te la vita non sarebbe mai facile.” Red gli sfiorò il mento e Terry sollevò lo sguardo. “Tu non sei né stupido né superficiale.” Deglutì. La situazione era diventata serissima terribilmente in fretta. E non era che lui non potesse capire esattamente quello che Terry stava descrivendo. “So che cosa provi, e mi sono chiesto la stessa cosa. Non so come chiamare quello che provo per te. Mi sono comportato da stronzo perché il pensiero che tu fossi anche solo nei dintorni di James mi ha reso così geloso che non riuscivo a ragionare.” La gamba ferita si mise a tremare e lui la allungò nel tentativo di fermare quei tremiti. “È possibile innamorarsi in tre giorni? Non lo so, accidenti. Ma…” Avrebbe voluto dire le parole, ma non riusciva a pronunciarle. La sua bocca si muoveva, ma quando ci provava non ne usciva nulla. “Perché è così difficile dire quello che si prova?” sbottò, e Terry prima sorrise e poi si mise a ridere. “Vorrei tanto saperlo. Forse perché abbiamo paura che l’altra persona non provi le stesse cose.” Si allungò verso di lui, di nuovo serio. “James mi ha sempre detto che mi amava, ma erano solo parole. Dietro non c’era alcun significato. Mentiva su una cosa così preziosa.” Continuò ad avvicinarsi. “Per cui non ho bisogno delle parole, perlomeno non prima che tu sia pronto a dirle… non ne ho bisogno più di quanto tu abbia bisogno di sentirle da me.
Andrew Grey (Fire and Water (Carlisle Cops, #1))
Quando la vedeva, voleva stare con lei; quando stava con lei, desiderava ardentemente toccarla; quando le toccava anche solo la mano, voleva abbracciarla. Voleva sentirla contro di sé com'era accaduto nella soffitta. Voleva conoscere il sapore della sua pelle e l'odore dei suoi capelli. Voleva farla ridere. Voleva stare seduto e ascoltarla parlare di libri fino a stordirsi. Ma erano tutte cose che non poteva volere, perché non poteva averle, e volere ciò che non si può avere conduceva all'infelicità e alla follia.
Cassandra Clare (Clockwork Prince (The Infernal Devices, #2))
Avevano già provato i passi, il testo e l’arrangiamento più e più volte, tutto per merito suo. Quando DK aveva cominciato a piangere, dopo aver sbagliato un verso, Angel lo aveva consolato e gli aveva dato lo schiaffo mentale necessario per tornare concentrato. Quando Toby era inciampato ed era caduto di faccia durante una complicata piroetta finale, e per tutta risposta aveva tirato un pugno al muro, era stato Angel a far smettere tutti di ridere e a massaggiare le nocche dolenti di Toby. Poi gli aveva fatto i complimenti per il suo entusiasmo, assicurandogli che era lui l’unico di tutto il gruppo a provarci davvero. E diavolo se, dopo tutta quella scena, gli altri non avevano cominciato a impegnarsi altrettanto! Quando Scott si era buttato a terra, lamentandosi di quanto fosse esausto, era stato Angel a sedersi su di lui e a fargli il solletico fino a fargli passare la fiacca. E per quanto riguardava Corey? Angel era il centro della sua attenzione, la sua luce, l’unica cosa che aveva perfettamente senso. Ecco perché, in quel momento, tutti lo consideravano una guida. C’era solo una cosa che preoccupava Corey: cosa sarebbe successo se fosse stato Angel, ad avere bisogno di aiuto? A chi si sarebbe rivolto?
R.J. Scott (Boy Banned)
[…] Ecco, ho già ventisei anni, e mai m'è capitato di incontrare una qualche persona. Quindi, come posso parlare bene, con abilità e a proposito? Per voi sarà meglio quando tutto sarà rivelato, sarà messo allo scoperto… Non so tacere quando in me è il cuore a parlare. Quindi, comunque… Dovete credere, nessuna donna, mai, mai! Nessuna conoscenza! E ogni giorno mi limito a sognare che prima o poi incontrerò qualcuno. Ah, se sapeste quante volte in tal modo mi sono innamorato! …” “Ma com'è possibile, di chi mai?” “Ma di nessuno, di un ideale, di colei che si vede in sogno. Nei sogni costruisco romanzi interi. Oh, voi non mi conoscete! È vero, e non poteva essere altrimenti, due o tre donne le ho incontrate, ma di che donne si trattava? Erano le solite massaie… Ma vi farò ridere, vi racconterò che ho pensato alcune volte di attaccare conversazione così, alla buona, con una qualche aristocratica, per strada, s'intende, incontrandola da sola; attaccare conversazione, s'intende, timidamente, con rispetto, passione; dire che sto morendo, in solitudine, in modo che non avesse a scacciarmi, che non ho i mezzi per conoscere una qualunque donna; suggerirle che rientra persino nei doveri della donna non respingere la timida supplica di un uomo infelice come me. Che, per finire, tutto quel che chiedo consiste solo nello scambiare due parole fraterne, con partecipazione, senza essere scacciato sui due piedi, nel credermi sulla parola, porgere orecchio a quello che avrei detto, nel ridere pure di me, se così le garbava, darmi una qualche speranza, dirmi due parole, soltanto due parole, e poi potevamo anche non incontrarci mai più! … Ma voi ridete… D'altronde, è per questo che ve lo racconto…” “Non vi indispettite; rido del fatto che voi siete il vostro nemico, e che se aveste provato, forse avreste avuto successo […]
Fyodor Dostoevsky (Белые ночи)
Quando un’ex si sposa, una donna può ridere. Al secondo comincia a innervosirsi. Ma a tre? Diventa una questione personale: cosa c’è in me che impedisce a un uomo di sborsare una bella sommetta in nome dell’eterno amore. [...] È come i coperchi sigillati. Sai com’è, ti ammazzi di fatica per aprire un barattolo a pressione e il coperchio non cede. Non appena lo passi a un altro puoi stare sicura che il coperchio salterà via da solo.
Lynda Curnyn
«Alex, non ti capita mai di pensare come la nostra storia sia assolutamente folle e fuori da tutti i canoni, e di come la gente non la capisca e di come nessuno la potrà mai capire?» «Se è per questo, ci penso praticamente tutti i giorni. Anzi, spesso mi domando quanto ne capisco io» «Un sacco di gente mi chiede perché non stiamo insieme e… non so, è strano, a pensarci bene. Effettivamente, visti dal di fuori dobbiamo dare l'idea di due che stanno insieme.» «Io non sto con te perché… perché va bene così, perché giugno è fantastico, e sapere che c'è l'America che arriva, e allora dirsi tutto perché tra una settimana è troppo tardi, è magnifico. Qualcosa mi manca, e lo sai. Io vorrei baciarti e tutto il resto, ma non tanto per il gesto in sé… Davvero. E’ difficile… E’ come mettere le basi per addomesticarti un po’ di più. Farai più fatica a dimenticarti di me, così. Resteremo più attaccati ogni cosa in più che faremo. Io ho paura, per l'anno prossimo. Bacerò cento ragazze, andrò a letto con gente di cui non m'importa, ma non sarà come uscire con te e non dirsi niente per tutto il pomeriggio. Io so già che l'anno prossimo farò le cose più facili, più banali. E con te è tutto così trasparente e da ragazzini… Se penso che non ti ho mai baciata, Aidi…» «Lo sai, bisogna sempre fare solo Quello Che Ci Si Sente.» «Certo, dicevo così. Dicevo Quello Che Mi Sento.» «E cosa ti senti, ancora?» «Sento che questo giugno, questo scoprirsi ogni giorno di più, e ogni pezzo di me che scopro trovarne uno nuovo di te, e ogni pezzo di me che ti regalo trovarne in cambio uno che tu mi lasci nel calzino di lana di fianco al camino mentre dormo, è bello. A me non era mai successo. E vedere crescere Aidi e Alex, ogni giorno, ogni mattina di sole, che per il resto della gente non vuol dire niente di particolare, è sovvertire tutti i pronostici, è ridere di fronte all'Uomo con le Previsioni Sicure, quello che era certo che la Danimarca avrebbe preso una vagonata di gol e sarebbe stata eliminata nelle qualificazioni e invece si è qualificata e agli Europei giocherà con squadre molto più forti, e l'Uomo con le Previsioni Sicure non si raccapezza. La Gente capisce solo quando le cose sono già successe, mai mentre accadono. E per noi due è lo stesso. La Gente che non capisce come sia possibile, visto che l'Uomo dei Sondaggi aveva negato categoricamente che due come noi potessero avere una pazza storia del genere.» «Fantastico. E la Danimarca come gioca?» «Bene. Si vede che si divertono.» «Alex», aveva detto lei, stringendogli le mani con una strana intensità che l'aveva turbato. «Io voglio che la Danimarca vinca.»
Enrico Brizzi (Jack Frusciante Has Left the Band: A Love Story- with Rock 'n' Roll)
A volte il fare uno scherzo cattivo lascia un gusto amaro, e Pin si trova solo a girare nei vicoli, con tutti che gli gridano improperii e lo cacciano via. Si avrebbe voglia d’andare con una banda di compagni, allora, compagni cui spiegare il posto dove fanno il nido i ragni, o con cui fare battaglie con le canne, nel fossato. Ma i ragazzi non vogliono bene a Pin: è l’amico dei grandi, Pin, sa dire ai grandi cose che li fanno ridere e arrabbiare, non come loro che non capiscono nulla quando i grandi parlano. Pin alle volte vorrebbe mettersi coi ragazzi della sua età, chiedere che lo lascino giocare a testa e pila, e che gli spieghino la via per un sotterraneo che arriva fino in piazza Mercato. Ma i ragazzi lo lasciano a parte, e a un certo punto si mettono a picchiarlo; perché Pin ha due braccine smilze smilze ed è il più debole di tutti. Da Pin vanno alle volte a chiedere spiegazioni su cose che succedono tra le donne e gli uomini; ma Pin comincia a canzonarli gridando per il carrugio e le madri richiamano i ragazzi: – Costanzo! Giacomino! Quante volte te l’ho detto che non devi andare con quel ragazzo cosi maleducato! Le madri hanno ragione: Pin non sa che raccontare storie d’uomini e donne nei letti e di uomini ammazzati o messi in prigione, storie insegnategli dai grandi, specie di fiabe che i grandi si raccontano tra loro e che pure sarebbe bello stare a sentire se Pin non le intercalasse di canzonature e di cose che non si capiscono da indovinare. E a Pin non resta che rifugiarsi nel mondo dei grandi, dei grandi che pure gli voltano la schiena, dei grandi che pure sono incomprensibili e distanti per lui come per gli altri ragazzi, ma che sono più facili da prendere in giro, con quella voglia delle donne e quella paura dei carabinieri, finché non si stancano e cominciano a scapaccionarlo. Ora Pin entrerà nell’osteria fumosa e viola, e dirà cose oscene, improperi mai uditi a quegli uomini fino a farli imbestialire e a farsi battere, e canterà canzoni commoventi, struggendosi fino a piangere e a farli piangere, e inventerà scherzi e smorfie cosi nuove da ubriacarsi di risate, tutto per smaltire la nebbia di solitudine che gli si condensa nel petto le sere come quella".
Italo Calvino (The Path to the Spiders' Nests)
Non lo vedi, Will? Sei una persona come me. Leggi i libri che leggo. Ami le poesie che amo. Dici le cose che io penso ma non dico mai ad alta voce. Mi fai ridere con le tue buffe canzoni e con il tuo modo di vedere la verità di ogni cosa. Ho l’impressione che tu possa guardarmi dentro e vedere tutti i punti in cui sono strana e diversa e avvolgerli nell’abbraccio del tuo cuore, perchè sei strano e diverso nello stesso identico modo.’’ Con la mano libera, Tessa gli toccò la guancia, lievemente. ‘‘Siamo uguali.’’ Gli occhi di Will sbatterono e si chiusero. ‘‘Non dire certe cose, Tessa.’’ La sua voce era rotta ma controllata. ‘‘Non dirle.’’ ‘‘Perchè no?’’ ‘‘Mi hai definito una persona buona, ma io non sono così buono. E sono… catastroficamente innamorato di te.’’ ‘’Will…’’ ‘‘Ti amo così tanto, così incredibilmente tanto, che quando mi sei così vicina dimentico chi sei. Dimentico che sei di Jem. Dovrei essere una persona della peggior specie per pensare ciò che sto pensando ora. Eppure lo sto pensando.’’ ‘‘Amavo Jem’’ disse Tessa. ‘‘Lo amo ancora, e lui mi amava, ma io non sono di nessuno, Will. Il mio cuore è solo mio. Tu non puoi controllarlo. Così come non ho potuto farlo io.
Cassandra Clare (Clockwork Princess (The Infernal Devices, #3))
«Che stai cercando di dirmi?» Sospirò. “Ci è piaciuto poter parlare con Daniel e poterlo toccare ma in futuro, sempre se riusciamo a restare vivi, non lo faremo mai senza il tuo permesso, siamo qui per aiutarti, non per prendere il tuo posto.” Ripensai a quando l’avevo sentita prendere possesso del mio corpo. Non era stato doloroso, mi ero solo sentito mettere da parte, come in un angolino caldo e sicuro, a fare da spettatore. «Gli hai detto di amarlo» affermai. “Ed è vero,” dichiarò. “Lui è nostro, ci sente e ci accetta.” Avrei voluto dirglielo anch’io, ma ammetterlo prima di essere portato via avrebbe solo reso peggiori le sue sofferenze. Potevo ancora sentire il suo pianto risuonarmi nelle orecchie, lacerandomi il cuore. «Mi manca.» “Anche a noi.” «Stiamo diventando sentimentali» scherzai, ma la mia risata era priva di divertimento. “Già…” Un paio di buche fecero dondolare il carro e cigolare il legno. A ogni sobbalzo, sbattevo il fondoschiena contro le assi dure del fondo, emettendo un grugnito di dolore. «Stupido carro del cazzo!» imprecò un detenuto. “C’è una cosa che non abbiamo mai osato chiedere.” «Cosa?» volli sapere, sentendola agitarsi dentro di me. “Noi siamo stati un peso? Sarebbe stato meglio vivere senza di noi?” Mi ritrovai a sorridere. «Tu e io siamo una cosa sola, stupida. Mi rifiuterei di esistere senza te.» “Non vorremmo essere normali?” «No. Per niente» le risposi. “Nemmeno se la Dea in persona ci desse questa possibilità?” «‘Fanculo la Dea!» grugnii, facendola scoppiare a ridere. «Siamo una cosa sola» ripetei, dato che non ero un granché bravo a esprimere i miei sentimenti. «Non vorrei essere diverso o… normale… o come cazzo ti pare!»
Samantha M. (The Crazy Wolf (Italian Edition))
In ogni relazione degna di questo nome la presa in giro è fondamentale. Bisogna sempre diffidare delle persone che non sanno ridere di se stesse.
Anna Premoli (Non ho tempo per amarti (È solo una storia d'amore, #2))
Devo ridere di nuovo. Perché su questo si sbaglia. È solo che quando il tuo cuore è già andato davvero in pezzi, una telefonata come questa non significa nulla. Una fitta, magari un gorgoglio. Di certo non uno schianto.
Emily Henry (Book Lovers)
I genitori ti insegnano ad amare, ridere e correre. Ma solo entrando in contatto con i libri, si scopre di avere le ali.
Helen Hayes
Quella era una fine d’anno speciale, dopotutto, e le speranze e i timori per il futuro di ognuno sembravano affiorare in quei pochi minuti che precedevano l’arrivo del nuovo secolo. Tenendosi per mano, gli ospiti si disposero a cerchio, pronti a intonare le dolci note di Auld Lang Syne, I bei tempi andati, come voleva un’antica tradizione britannica diffusasi anche nel Nuovo Mondo. Le spalle all’ingresso del salone, come gli altri emozionata e incerta per il domani, Camille prese posto tra i Campbell. «Sarà un fantastico secolo il 1900, Camille, e tu lo percorrerai a testa alta, mia cara» le disse Agnes sorridendole. «Due minuti, signori, due minuti!» urlò il giudice Harris. Le voci si alzarono festose, per poi morire di nuovo. Il grande cerchio era ora immobile, in silenziosa attesa. Anche i camerieri avevano interrotto il loro lavoro e l’orchestra taceva. «Trenta secondi al nuovo secolo!» «Venti secondi!» Camille all’improvviso sentì la testa girarle e il cuore battere impetuoso contro il petto: Mr Campbell, alla sua destra, aveva lasciato che un’altra mano, più forte e più grande, stringesse la sua. Non capiva di chi fosse quella mano, perché Agnes sorridesse, perché tutti, in quel cerchio festoso, la guardassero. O meglio, lo capiva perfettamente ma temeva che se si fosse girata, se avesse guardato l’uomo che aveva preso il posto di Mr Campbell nel cerchio, quel sogno si sarebbe interrotto. «Cinque secondi al nuovo secolo!» sentenziò il giudice Harris. «Quattro, tre, due, uno! Buon anno!» esclamarono tutti, all’unisono. L’orchestra intonò le prime battute di Auld Lang Syne e gli ospiti incominciarono a cantare. Camille si girò con lentezza infinita verso l’uomo che stringeva con forza e dolcezza e speranza la sua mano. L’uomo che la stava guardando sorridente, felice come un ragazzino. Era fradicio e aveva gli occhi lucidi. E cantava. Camille non disse nulla e si unì al coro, mentre lacrime di gioia le scivolavano sul viso. *** Quando la musica terminò il cerchio non si ruppe subito. Tutti rimasero immobili a osservare la scena che si svolgeva davanti a loro. Frank Raleigh, il solito anticonformista, gocciolante e vestito come un mandriano, se ne stava in ginocchio davanti a Miss Brontee con in mano un solitario dalle notevoli dimensioni. Nessuno ebbe dubbi su cosa le stesse chiedendo. Miss Brontee lo fissava a bocca aperta, gli occhi tondi di sorpresa, il petto che si alzava e si abbassava troppo in fretta, il volto pallido. «Allora, Miss Brontee, dite di sì a quel poveretto prima che si prenda una polmonite!» esclamò burbera un’anziana signora, rompendo la tensione di quel momento. Tutti scoppiarono a ridere. «Sì, Miss Brontee, ditegli di sì. Almeno metterà la testa a posto!» «Ti prego, Camille, dimmi di sì» implorò Frank in un sussurro. Camille deglutì, si guardò intorno come per chiedere consiglio ai presenti, incontrò lo sguardo di Agnes e di Mr Campbell, che insieme assentirono. Poi guardò Raleigh e semplicemente rispose: «Sì!» La sala esplose in una girandola di congratulazioni, poi altro champagne fu stappato e i brindisi al nuovo secolo e ai promessi sposi si rincorsero. Mr Raleigh, indifferente al centinaio di persone che li stava fissando, si era intanto rialzato e tenendo Miss Brontee stretta tra le braccia le mormorava parole che tutti i presenti avrebbero voluto udire ma che giunsero solo al cuore di Camille.
Viviana Giorgi (Un amore di fine secolo)
se scopriamo che la corruzione è mondiale Michele Brambilla | 553 parole Solo in Italia possono succedere certe cose, ci diciamo sempre. Mafia capitale? Solo in Italia. I politici che cambiano partito? Solo in Italia. Le partite truccate? Solo in Italia. È tutto uno schifo, dobbiamo dire ai nostri figli di espatriare. Vi ricordate quando Renzi ipotizzò di candidare Roma per le Olimpiadi? Tutti giù a ridere: ah ah, pensa a come saranno contenti i Buzzi i Carminati e tutti i tangentari. Poi ogni tanto arriva qualche notizia che si permette di smentire il teorema. Come l’inchiesta sulla Fifa. Ma guarda un po’: noi probabilmente faremmo girare qualche tangente sulle prossime ipotetiche Olimpiadi, all’estero invece hanno fatto la cresta su tutti i Mondiali di calcio passati, perlomeno dal 1998 al 2014, e addirittura su quelli futuri fino al 2026. Il Paese (non italiano) che voleva ospitare i Mondiali, doveva ungere le ruote (di dirigenti non italiani). Nel 2002, per arrotondare, la cupola del calcio i Mondiali li assegnò addirittura a due Paesi, Giappone e Corea, così da prendere due tangenti al prezzo di una come le offerte del supermercato (o almeno così pare, diciamo, perché noi in Italia abbiamo anche questo vizio, che siamo garantisti). Sempre secondo una delle ipotesi dell’inchiesta, il governo nientemeno che tedesco avrebbe regalato un carico nientemeno che di armi all’Arabia Saudita in cambio del voto per l’assegnazione dei Mondiali del 2006 alla Germania. Eh ma certe cose succedono solo in Italia. L’autodenigrazione è da noi una pratica antica. C’è stato tutto un filone cultural-giornalistico che a lungo ha attribuito la corruzione italiana al fatto che, da noi, «purtroppo non c’è stata una Riforma», così è rimasta l’odiosa pratica della confessione e quindi l’idea che alla fine tutto è perdonato. Poi però ti arriva appunto un’inchiesta come questa sulla Fifa il cui ras inossidabile è uno svizzero, il suo vice è un francese di Parigi, il tangentaro pentito è un americano di New York, i registi del traffico sono sudamericani, un po’ di tutto insomma. E pensa un po’, non c’è neanche un italiano, al governo di questa Fifa sotto inchiesta. Che poi è quella stessa Fifa presieduta da un uomo che nel 2006 non volle consegnarci la Coppa del mondo che avevamo vinto perché noi italiani siamo tutti ladri. Quella stessa Fifa che ora si è rivelata essere un verminaio. Tutto questo non perché mal comune sia mezzo gaudio, o peggio ancora per autoassolverci dai nostri peccati con il solito «così fan tutti». No no, da noi la corruzione è davvero tanta, anche se bisognerebbe pure apprezzare il lavoro della nostra magistratura, forse più efficiente o almeno più libera che altrove. Però scandali come quello della Fifa potrebbero richiamarci a un paio di dati di realtà. Il primo, elementare, è che da che mondo è mondo il potere può essere usato bene o male, e spesso viene usato male perché nessun uomo è immacolato, neppure quello che ha la fortuna di non nascere in Italia. Il secondo è che se c’è una cosa in cui siamo davvero i peggiori, è proprio la nostra capacità di essere pessimisti e, alla fine, anche disfattisti.
Anonymous
Però poi si annoiavano moltissimo, soprattutto in metropolitana a osservare la gente che non sa mai dove mettersi perché ha sempre paura che gli altri la guardino, o quelli che vogliono far capire agli altri che loro se ne infischiano di tutto, o quelli che vogliono far capire agli altri che loro sono stanchissimi di tutto. Queste cose facevano venir loro la malinconia. Poi facevano venir loro la malinconia gli automobilisti che suonano il clacson per far vedere che loro hanno fretta; quelli per strada che spingono per far vedere che vanno per i fatti loro; quelli nei bar che discutono di cose che non interessano a nessuno, solo per far vedere come sanno parlare; quelli che ridono quando non c'è niente da ridere, solo per far vedere che hanno capito tutto; quelli nei negozi che guardano da un'altra parte, per far vedere che loro non hanno tempo da perdere; le donne che guardano da un'altra parte per far vedere che si lasciano ammirare, ecc.
Gianni Celati (Narratori delle pianure)
Non dobbiamo mai ridere della lotta degli altri, anche quando si tratta di qualcosa che per noi è facile o per cui non abbiamo lottato. Perché tutti noi abbiamo le nostre battaglie individuali su cui dobbiamo lavorare duramente. La lotta di un altro potrebbe esserti facile, ma smettila di pensare sempre a te stesso.La tua battaglia è facile? Lo è mai stata? No, non lo era e non lo è. Beh, non è facile nemmeno quella delle altre persone. E penso che già solo questo significhi che tutti noi ci dobbiamo reciprocamente un grande rispetto.
C. JoyBell C.
Lo spavento è come quando senti la scossa elettrica dentro. Il cuore salta fuori dal posto e quando ci ritorna batte più forte di prima e delle volte fa anche male. Ti fischiano gli orecchi e hai tanto freddo che tremi. allora lo spavento capisce che ha funzionato e magari la smette. delle volte lo spavento è solo uno scherzo. E siccome ti sei spaventato lo stesso ti viene da ridere perché sei stato così scemo e ci sei cascato.
Romy Hausmann (Perfect Day)
L'imperatore a sposar sua figlia mi chiamò, ma la strada è troppo lunga e non ci vo. Rifiutare di diventare genero dell'imperatore perché la strada è troppo lunga! Il tono compiaciuto del vecchio mi strappò una risata. Probabilmente il bufalo aveva di nuovo rallentato il passo, perché il vecchio si mise ancora a predicare: "Erxi, Youqing non fare il pigro; Jiazhen, Fengxia stai arando bene; anche Kugen se la cava". Quanti nomi può avere un bufalo? Curioso, entrai nel campo e mi avvicinai al vecchio per chiederglielo: "Ma quanti nomi ha questo bufalo?" Il vecchio fermò l'aratro e mi squadrò da capo a piedi. "Vieni dalla città?" "Sì," ho accennato col capo. E il vecchio tutto compiaciuto: "L'avevo capito subito". "Quanti nomi ha il bufalo?" "Solo uno, si chiama Fugui." "Ma poco fa hai detto un sacco di nomi." "Ah!" si mise a ridere tutto contento e mi fece cenno di avvicinarmi. Quando gli fui accanto, fece per aprir bocca, poi si fermò vedendo che il bufalo aveva alzato la testa. Lo sgridò: "Non spiare tu, giù la testa!" Il bufalo obbedì, allora il vecchio mi sussurrò: "Ho paura che si accorga che c'è solo lui ad arare, così chiamo tutti questi nomi in più per ingannarlo. Se sente che ci sono altri bufali ad arare il campo non fa storie e ci mette più impegno".
Yu Hua (To Live)
Tutto questo è raro. È raro provare questa sensazione di benessere in compagnia di un'altra persona. Ed è per questo che faccio fatica a chiudere una porta che non avrei mai nemmeno dovuto aprire: sulla carta io e un ragazzo così tanto più giovane non avremmo dovuto avere punti in comune, e invece ne abbiamo. Primo fra tutti la capacità di ridere insieme. Il mondo è un posto abbastanza triste, inutile perdere tempo con persone che non ti aiutano a sentirti meglio, no?
Anna Premoli (Non ho tempo per amarti (È solo una storia d'amore, #2))
«Cosa vuoi da me?» ripeto.«Te l'ho detto: solo vederti. Ti immaginavo biondo. A Shinobu piacciono gli umani biondi, anche se non ho mai capito perché.» Piega la testa di lato, guardandomi con una strana espressione sul volto. «Chissà cos'ha visto in te. Ma non importa, ormai sei qui.»«Perché sono qui?»Scoppia a ridere, come se la situazione fosse divertente. «Mi hanno detto che Shinobu ti ha già morso.» Si avvicina di qualche passo. Io mi ritraggo. Lui avanza ancora. Quando allunga una mano faccio per saltare giù dal letto ma Amon è troppo veloce e mi afferra un braccio. Mi immobilizza, spostandomi i capelli dal collo per poter vedere bene i segni dei morsi di Shinobu.Lo sento sospirare. «Gli piace essere il primo a mordere le persone che porta qui. Come ognuno di noi, dopotutto. Dare il primo morso a un essere umano è qualcosa di indescrivibile. Sentire l'incredulità quando si rende conto di quello che sta succedendo, e poi il suo terrore, le sue preghiere, il sangue che gli scorre veloce nelle vene...» mugola «...è qualcosa che ci affascina»
Sara Coccimiglio (Il lato oscuro della Luna (Cremisi Vol. 1))
«Donna Lionò, compatite il mio pensier. Pulcinella è 'no povero ddio. Un uomo di niente, un pezzente, un vigliacco. Uno che pensa solo a salvarsi la pelle nelle disgrazie che lo zeffonnano. Perciò è arraggioso, fetente, mariuolo, arrepassatore. Non è un eroe. [...] E poi,» sospira Cammarano, tornando a sedere «Pulcinella non è un tipo allegro. Sa le cose nascoste. Ca la Repubblica adda ferni', come finisce tutto, ca ll'uommene se credono de fa' chesto, de fa' chello, de cagna' lo munno, ma non è vero niente. Le c ose cambiano faccia, non sostanza: vanno sempre comme hanno da ì. Comme vo' lo Padrone. Lo munno non po' gira' a la mano smerza. Lo sole sponta tutte li mmatine e po' scenne la notte, la vita è 'na jurnata che passa: viene la morte e nisciuno la po' fera'. Perché è de mano de lo Padrone: di Dio. Pulcinella queste cose le ha sapute sempre, come volete che si metta a fare il giacobino? Lo po' pure fa', ma solo per far ridere, per soldi. Isso non ce crede».
Enzo Striano (Il resto di niente)
Io non ero più la stessa. Non esagero, era quello che sentivo. La sensazione di quando si è costretti a separarsi d qualcosa o qualcuno che ha una sua piccola importanza... per esempio quando durante un viaggio si incontra una persona con cui si crea una certa simpatia reciproca, e improvvisamente, che sia uomo o donna, ci si da amicizia. [...]E anche se non è che quella persona ci piaccia in modo così particolare, pensiamo: beh, ci vedremo ancora, e facciamo insieme colazione per l'ultima volta. Da quel momento tra noi e lei comincia a infiltrarsi una indefinibile malinconia. […] Poi, quando cominciamo a camminare da soli, ce ne accorgiamo di colpo. Di essere sopraffatti dalla malinconia. Sappiamo che probabilmente non vedremo più quella persona in quello stesso posto, e forse non viaggeremo mai più insieme. Anche se dovessimo incontrarla, non ritroveremmo il compagno di viaggio con cui, fino a un giorno prima, ci eravamo rotolati a terra dal ridere. Ma forse addirittura non la vedremo mai più, quella persona, anche se solo fino a un attimo prima era lì, e potevamo toccarla. In quel momento per la prima volta tutti i ricordi del viaggio acquistano una luce particolare, e conosciamo lo scorrere del tempo in tutta la sua crudeltà e fugacità. […] Eppure basteranno poche ore e ci si dimenticherà a vicenda, l'immagine dell'altro sbiadirà, e comincerà un nuovo domani. Ed è proprio questa la cosa più triste.
Banana Yoshimoto (Il corpo sa tutto)
Another Mountain Bike Hall of Famer, Laird Knight, created 24-hour MTB racing – where riders attempt as many loops of a technical off-road course in 24 hours as possible – as a team pursuit. In 1996 Stamstad entered a 24-hour race in Canaan as a team, but all four names on the sheet were a variation of his own. He did the event solo, beat most of the field and invented a new form of endurance racing.
Lonely Planet (Lonely Planet Epic Bike Rides of the World)
«Io agirò sempre di testa mia. Ho il mio carattere e non mi sottometterò a nessuno.» Mi metto a ridere, nella nostra società questa cosa alla fine è il destino di ogni lupa. «Quando avrai un compagno avverrà.» «E io non lo prenderò un compagno e ho risolto.» La guardo affascinato da questo suo carattere, da questo suo modo di vedere la vita e, per qualche motivo tutta la rabbia di prima è andata via. Adesso sono meno arrabbiato con lei e, sono contento che non sia successo niente in quel bosco. Mi appoggio al tavolo e mi metto a braccia conserte. La fisso e, poco dopo le dico quello che penso. «Sei decisamente una donna strana e affascinante.» Faith mi guarda per qualche istante e, poi mi dice quello che pensa con un sorriso bellissimo privo di qualsiasi ombra. «Anche tu lo sei.» «Strano?» Scuote la testa e si schiarisce la voce prima di parlarmi e, io lo osservo incantato dai suoi gesti e dal suo modo di fare. «No, affascinante. Quando ti ho visto in forma di lupo non credevo ai miei occhi, eri spettacolare. Non ho mai visto nessun lupo come te.» Mi stacco dal tavolo avvicinandomi a lei con un passo. Faith rimane dove si trova e, io le accarezzo il viso ammirando tutta la sua bellezza. Prima in quel bosco, appena ho avvertito l'odore della sua pelle mischiato all'odore di altri maschi, ho perso la cognizione del buon senso. Ho subito detto a Ian dove andavo e, mi sono trasformato immediatamente senza perdere tempo. «Quando ho sentito il tuo odore in mezzo al loro, non ho più ragionato.» «E perché, mio signore?» Attiro il suo corpo verso il mio. Adesso ci dividono solo pochi millimetri, le prendo il viso con entrambe le mani e, la fisso. Faith non dice niente e, sono io a dare la risposta che sta aspettando. «Perché tu sei mia»
Barbara Pedrollo (Il bacio del lupo (Italian Edition))
«Siamo lupi, Faith. Non ci serve tempo per capire le cose, lo sentiamo con l’istinto, lo fiutiamo tramite i nostri poteri. Lo senti che sono sincero, lo sai quanto ti voglio. Eppure, a te non basta.» Mi scosto della sua carezza, quello che dice è vero. Noi lupi non abbiamo bisogno di tempo per capire quello che prova un altro lupo e, forse non mi basta per perdonarlo. Però farò il mio dovere, farò quello che devo fare. Anche se mi fa molta paura. «No, hai ragione. Non mi basta per perdonarti, ma mi legherò a te e ti darò dei figli.» Il suo sguardo è durissimo e, poi scoppia a ridere. Di una risata però amara e triste e, io lo osservo mentre continua a parlarmi. «E come pensi di fare? Chiuderai gli occhi rimanendo inerme nel letto finché non ho finito?» «Io non…» Abbasso lo sguardo abbattuta da quello che ha appena detto. Lo so che in questo momento succederebbe proprio questo, io non lo so se sono in grado di permettergli di nuovo di avvicinarsi ancora al mio corpo in quel modo. Non so se sono in grado di rifare di nuovo l'amore con lui. Mi alza dolcemente il viso e i nostri occhi si incontrano nuovamente. «Faith, io ti voglio davvero. Guardarmi.» Rimango in silenzio e ascolto le altre parole che ha da dirmi. Con il cuore che mi batte fortissimo, per una serie di emozioni differenti. «Ti voglio come compagna. Voglio complicità, voglio fiducia e rispetto reciproci. Voglio sapere che ti senti davvero mia e che ti senti fiera di me come lupo e come leader.» «Io in questo momento ho solo tanta paura.»
Barbara Pedrollo (Il bacio del lupo (Italian Edition))
«Ti metto ancora paura?» Non mi fa più paura nel modo in cui intende lui, ma in un certo senso mi spaventa il ruolo che ricopre e, poi per tutte le cose che riesce a trasmettermi con il suo modo di fare. Poco dopo glielo confesso. «Tu mi farai sempre paura, un po’ per quello che rappresenti e un po’ per il tuo amore. Ma soprattutto per quello che mi fai provare.» Mi stringe tra le sue immense braccia e, il tempo si ferma ancora. Mi guarda con quel suo splendido blu intenso e mi dice delle parole cariche di amore puro. «Ti amo, mia piccola Faith. E questo abito ti sta d'incanto. Sei veramente bellissima, sei un sogno.» Senza darmi il tempo di dire nulla, mi bacia piano, con devozione, quasi come se stesse facendo l’amore solo con le mie labbra. Mi lascio andare al suo bacio senza pensare più a niente. Quando si stacca, mi fissa ancora in modo intenso. Adesso le parole non servono. Guarda nuovamente il mio abito, è rimasto colpito dal modello che ho scelto e ne sono molto contenta. «Mi dispiace che domani quando mi vedrai non avrai più la sorpresa.» Scuote la testa sorridendomi. «Ti sbagli, per me vederti è sempre una sorpresa. È come vederti per la prima volta.» Mi metto a ridere perché da quando l’h conosciuto non è mai stato così sentimentale. Anzi, tutto l’opposto. «Non sei mai stato così romantico e credo anche che tutto questo romanticismo stoni con la massa di muscoli che hai addosso.» Mi risponde sorridendo lentamente e, il mio cuore si ferma per qualche istante. Angus è in grado di fare schizzare il mio battito. «L'amore cambia sempre, ed è in grado di fare grandissimi miracoli.»
Barbara Pedrollo (Il bacio del lupo (Italian Edition))
«Ma che razza di cantante gay sei?» «Uno… con buon gusto?»«Ok, questo è offensivo. Puoi insultare me, ma non Ewan e Nicole. Ricordatelo.»Zeph gli tirò un cuscino sulla faccia e Scott scoppiò a ridere, leggero. Si vendicò con la stessa arma ma, quando il cuscino volò troppo vicino al bicchiere ancora pieno di vino sul tavolino, decise che il suo arredamento era più importante di una stupida lotta coi cuscini. Per il momento.«Vai a cambiarti, usciamo appena sei pronto.»Zeph sembrò perdere parte della luce che gli aveva illuminato lo sguardo fino a pochi istanti prima.«Lo sai che non ho vestiti.»Scott gli sorrise. «E tu lo sai che c’è un guardaroba nella mia camera.»«Non riuscirò mai a ripagarti per tutto questo.»«Ehi,» Scott aspettò che Zeph alzasse lo sguardo su di lui prima di proseguire. «Consideralo un favore nei miei confronti. Se non ti prestassi dei vestiti dovrei portarti in giro nudo, così poi si innamorerebbero tutti follemente di te e dovrei lottare per il tuo onore. E io di solito faccio l’amore, non la guerra.» Zeph si lasciò sfuggire una risata a metà tra l’imbarazzo e la lusinga.«Sei un cretino.» «Sì, ma un cretino che non ha intenzione di fare a pugni con tutta Villerouge. Fila a vestirti.» Zeph sparì in camera da letto e Scott sorrise. Se solo la loro vita avesse potuto essere così ogni giorno
Enys L.Z. (Villerouge)
«Perché?»«Perché sto morendo.»Quello fece male. «Non dire stronzate,» dissi, cercando di usare un tono duro, ma la mia voce aveva preso a tremare. «Tu non stai morendo. Tuo padre prega ogni giorno per te. Non puoi lasciarlo da solo. Sei tutto ciò che gli rimane. Lui me l’ha detto quanto bene ti vuole. E poi ci sono anch’io. Non posso perderti. Voglio che ti svegli. Tu starai bene. Tu starai bene,» ripetei.«Vorrei poterti credere.» Ivan fece un passo come per andarsene, allora lo afferrai per un braccio. «Non te ne andare,» dissi. «Non sparire più in quel modo. Non puoi decidere tu per me. Se voglio continuare a vederti è un mio problema.»Ivan lasciò andare un sospiro. «Non ne ricaverai niente di buono.»«Me ne fotto.»Ivan rimase fermo a guardare la mia mano che lo stringeva. Non provò più ad andarsene. Rimase lì al mio fianco, come aveva sempre fatto da quando mi aveva visto la prima volta. Solo che adesso non aveva per me parole di conforto, avrei dovuto averle io per lui, ma non me ne uscì nemmeno una. Ivan vedeva suo padre piangere e non riusciva a parlarci, sapeva di essere fra la vita e la morte e viveva ogni giorno con il terrore che arrivasse la fine, eppure aveva stupidamente pensato a me. Sia al principio che alla fine. In tanti giorni che eravamo stati insieme era stato lui a sostenere me quando era lui quello che avrebbe avuto più bisogno d’aiuto. Come aveva fatto a farmi ridere quando lui probabilmente avrebbe voluto solo urlare per la disperazione? Ivan aveva salvato mia sorella, mi aveva sostenuto e alla fine si era messo da parte per non crearmi problemi. Lui aveva fatto tutto per me ma io sarei riuscito a fare altrettanto per lui
Sara Santinato (Due anime)
«Cosa fai? Sei impazzito?» chiesi, ridendo.«Se fai piano non ci sentirà.»«Non ci riuscirò mai. Immagina la faccia di tuo padre se mi sente avere un orgasmo sul suo divano?»Ivan non riuscì a trattenere una risata. Lo trovai bellissimo.Lo strinsi, d’istinto. Ero stato uno sciocco a pensare che Ivan mi piacesse solo perché le circostanze ci avevano tenuti legati. Era lui a piacermi. Era il suo sorriso e la sua allegria, era il potere che aveva di farmi stare bene. Di essere me stesso. Potevo ridere, urlare e arrabbiarmi. Lui sarebbe stato lì. «Non te ne andare mai più lontano da me» dissi, come se fosse una supplica.Lui annuì e si lasciò stringere. Rimanemmo così, stretti fra le braccia l’uno dell’altro, nel posto più bello del mondo. Dove eravamo solo noi due.
Sara Santinato (Due anime)
«Clo, non posso permettere che Tank ti porti via. Prima devi sposare me. Ti prego. Drake ti accompagnerà all’altare.» Clover lo fissò troppo a lungo, cosa che gli fece capire che gli avesse creduto, anche se soltanto per un minuto. Alla fine, gli schiaffeggiò una mano e un luccichio comparve nei suoi occhi blu, indicando che avesse capito tutto. «Stronzo!» Pyro ridacchiò e gli baciò la parte frontale dei pantaloni prima che il coro di uccelli schiamazzasse. «Ti è piaciuto. Ammettilo.» Clover arricciò le labbra, ma cominciarono subito a fremere. «Sì, okay, forse era proprio quello di cui avevo bisogno.» «È una donna spaventosa.» Il ragazzo si mise le mani tra i capelli. «Mi sta facendo impazzire. Mi sento su un campo minato.» Lui scoppiò a ridere e aprì la credenza per prendere dei bicchieri. «Già. Le famiglie… causano soltanto problemi.» «È solo che… non voglio mettere in imbarazzo Tank, capisci? Lei è importante per lui»
K.A. Merikan (Their Obsession (Four Mercenaries #2))
Con un gesto rapido si tolse la maglietta, rivelando i magnifici pettorali bruniti e i bicipiti scolpiti nell’acciaio. «Voglio te… Thomas. Ti desidero dal primo momento in cui ti ho visto, solo e impaurito in quella dannata cella. Ho maledetto ogni giorno la tua somiglianza con Alex e il fatto che Dragos ti volesse per sé, ma allo stesso tempo non ti avrei mai desiderato in altro modo. Ho ancora le ciocche dei capelli che sono stato costretto a tagliarti, non hai idea di quanto abbia sofferto nel farlo. Sei bellissimo Thomas, sexy da morire e con un cuore dolce e sensibile che sicuramente non merito, ma spero… io spero che deciderai di concedermi una possibilità. Voglio fare l’amore con te, voglio farti godere e urlare fino a che non avrai più voce e poi voglio chiacchierare, ridere, conoscerci meglio e fare di nuovo l’amore. E ancora e ancora… finché il Fato ce lo concederà
Agnes Moon (Polvere d'Oscurità (Legami di sangue Vol. 4) (Italian Edition))
«È meglio la musica pop, ha un ritmo migliore per tenere il passo,» preciso. «Come dici tu, principessa.» Madden scoppia a ridere di nuovo. Non posso nemmeno arrabbiarmi con lui mentre si diverte così tanto. Posso solo immaginare quanto si divertirà il giorno in cui mi beccherà a cantare a squarciagola un po’ di Britney sotto la doccia. «It’s Britney bitch.» Scuoto la testa di lato come se stessi spostando dei capelli lunghi e vaporosi e Madden ride così forte che quasi cade dalla sedia. Mi lancio in avanti per tenerlo, così che non si faccia più male di quanto senta già. «Potresti essere la mia nuova persona preferita,» dichiara, una volta ripreso fiato. Il calore si diffonde nel mio petto. «Anche tu.»
K.M. Neuhold (Rescue Me (Heathens Ink #1))
Trovo che sarebbe un gran bel personaggio per un musical di Broadway," dissi ridendo, anche se non mi veniva affatto da ridere. Guardai l'orologio. Il taxi di Lindy sarebbe arrivato da un momento all'altro. Il suo pullman partiva tra un'ora. Se fossimo stati in un film, in una di quelle commedie strappalacrime, ci sarebbe stata una qualche scena drammatica in cui io sarei corso alla stazione dei pullman e l'avrei implorata di restare, e Lindy, capendo infine cosa provava per me, mi avrebbe baciato. Io mi sarei trasformato. E saremmo vissuti per sempre felici e contenti. Nella vita reale Will mi chiede cosa ne pensassi del pensiero politico di Hugo ne I miserabili, e io gli risposi, anche se non ricordo cosa. Ma seppi l'attimo (9:42) in cui il taxi accostò sul vialetto per prenderla. La sentii arrivare alla stazione dei pullman (10:27) e seppi l'istante (11:05) in cui il pullman partì. Non guardai niente di tutto questo nello specchio. Lo sapevo e basta. Non c'era nessun lieto fine. C'era solo una fine.
Alex Flinn (Beastly (Beastly, #1))