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Il suo matrimonio, ora lo capiva, si era sempre ispirato al principio di progresso: nell'acquisto di case, terreni, automobili, nell'aspirazione a uno status sociale più elevato, più viaggi, una cerchia più vasta di amici, perfino fare figli sembrava una tappa obbligata di un viaggio folle; ed era inevitabile, ora lo capiva, che quando non c'erano più stati oggetti da aggiungere o migliorare, né obiettivi da conseguire o fasi da attraversare, il viggio sembrasse concluso, e che lui e sua moglie si sentissero oppressi da un tremendo senso di futilità e da una sensazione di malessere, che in realtà era solo una sensazione di immobilità dopo una vita di eccessivo movimento, la stessa che sperimentano i marinai sulla terraferma dopo essere stati troppo a lungo in mare, invece entrambi l'avevano interpretata come la fine del loro amore. Se avessimo avuto la capacità, ha detto, di riconciliarci con noi stessi, di partire dall'onesta constatazione che non eravamo più innamorati ma tuttavia non volevamo farci del male, ecco, ha detto, di nuovo con gli occhi lucidi, se ci fossimo riusciti credo che avremmo imparato ad amarci davvero e ad amare noi stessi. Invece tutti e due l'abbiamo vista come un'ennesima occasione per muoverci, abbiamo visto il viaggio dispiegarsi di nuovo davanti a noi, solo che stavolta era un viaggio tra le rovine e la guerra, per il quale entrambi abbiamo dimostrato l'energia e la prontezza di sempre.
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