O Tempo Cura Quotes

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Um coração destroçado recupera? As pessoas refazem-se da perda do amor da vida delas? Ou o tempo cura tudo porque há mais marés que marinheiros?~2
Elizabeth Edmondson (The Art of Love)
Diz-se que o tempo cura tudo. Quem inventou o ditado esperava seguramente ser perdoado de muita coisa, e mesmo havendo séculos que a frase passa de boca em boca, nem por isso se tornou menos estúpida e falsa. O tempo é como um tempero. Um tempero perfeito que aprimora o sabor do que é bom e transforma o que é mau em algo do Demo. Só quem nunca odiou ou foi odiado não sabe como o tempo é uma salgadeira que leveda dias após dia.
Luísa Castel-Branco, "Em Nome do Filho"
Nei riguardi dei condannati a morte, la tradizione prescrive un austero cerimoniale, atto a mettere in evidenza come ogni passione e ogni collera siano ormai spente, e come l'atto di giustizia non rappresenti che un triste dovere verso la società, tale da potere accompagnarsi a pietà verso la vittima da parte dello stesso giustiziere. Si evita perciò al condannato ogni cura estranea, gli si concede la solitudine, e, ove lo desideri, ogni conforto spirituale, si procura insomma che egli non senta intorno a sé l'odio o l'arbitrio, ma la necessità e la giustizia, e, insieme con la punizione, il perdono. Ma a noi questo non fu concesso, perché eravamo troppi, e il tempo era poco, e poi, finalmente, di che cosa avremmo dovuto pentirci, e di che cosa venir perdonati?
Primo Levi (Survival in Auschwitz)
Le regole per scrivere bene (adattate da Umberto Eco) 1. Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi. 2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario. 3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata. 4. Esprimiti siccome ti nutri. 5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc. 6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso. 7. Stai attento a non fare... indigestione di puntini di sospensione. 8. Usa meno virgolette possibili: non è “fine”. 9. Non generalizzare mai. 10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton. 11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu.” 12. I paragoni sono come le frasi fatte. 13. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito). 14. Solo gli stronzi usano parole volgari. 15. Sii sempre più o meno specifico. 16. L'iperbole è la più straordinaria delle tecniche espressive. 17. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale. 18. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente. 19. Metti, le virgole, al posto giusto. 20. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile. 21. Se non trovi l’espressione italiana adatta non ricorrere mai all’espressione dialettale: peso e! tacòn del buso. 22. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia. 23. C’è davvero bisogno di domande retoriche? 24. Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe — o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento — affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media. 25. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fà sbaglia. 26. Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile. 27. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi! 28. Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri. 29. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili. 30. Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del 5 maggio. 31. All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo). 32. Cura puntiliosamente l’ortograffia. 33. Inutile dirti quanto sono stucchevoli le preterizioni. 34. Non andare troppo sovente a capo. Almeno, non quando non serve. 35. Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione. 36. Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato. 37. Non costruire frasi in cui la conclusione non segua logicamente dalle premesse: se tutti facessero così, allora le premesse conseguirebbero dalle conclusioni. 38. Non indulgere ad arcaismi, apax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differanza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competente cognitive del destinatario. 39. Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che. 40. Una frase compiuta deve avere.
Umberto Eco
Todos sabemos que o tempo é o grande mestre e o grande taumaturgo. Arruma as ideias e acalma os corações, cura e ensina. Depende de nós aprendermos a sua lição.
Rosa Lobato de Faria (A Alma Trocada)
A maior faculdade que nossa mente possui é, talvez, a capacidade de lidar com a dor. O pensamento clássico nos ensina sobre as quatro portas da mente, e cada um cruza de acordo com sua necessidade. Primeiro, existe a porta do sono. O sono nos oferece uma retirada do mundo e de todo o sofrimento que há nele. Marca a passagem do tempo, dando-nos um distanciamento das coisas que nos magoaram. Quando uma pessoa é ferida, é comum ficar inconsciente. Do mesmo modo, quem ouve uma notícia dramática comumente tem uma vertigem ou desfalece. É a maneira de a mente se proteger da dor, cruzando a primeira porta. Segundo, existe a porta do esquecimento. Algumas feridas são profundas demais para cicatrizar, ou profundas de mais para cicatrizar depressa. Além disso, muitas lembranças são simplesmente dolorosas e não há cura alguma a realizar. O provérbio 'O tempo cura todas as feridas' é falso. O tempo cura a maioria das feridas. As demais ficam escondidas atrás dessa porta. Terceiro, existe a porta da loucura. Há momentos em que a mente recebe um golpe tão violento que se esconde atrás da insanidade. Ainda que isso não pareça benéfico, é. Há ocasiões em que a realidade não é nada além do penar, e, para fugir desse penar, a mente precisa deixá-la para trás. Por último, existe a porta da morte. O último recurso. Nada pode ferir-nos depois de morrermos, ou assim nos disseram.
Patrick Rothfuss (The Name of the Wind (The Kingkiller Chronicle, #1))
O tempo não cura todas as feridas, nós dois sabemos que isso é besteira e costuma vir da boca de pessoas que não tem nada de consolador ou original para dizer. Porém, me pergunto se os outros mantém essas mentiras porque não querem dizer a amarga verdade. A ferida nunca fecha e a dor permanece, sempre aguda, sempre ardente, sempre sufocante, sempre sangrando.
Adam Silvera (History Is All You Left Me)
« Quello che avrei potuto dirle, per aiutarla, l'ho capito solo più tardi ripensando a quel giorno, al suo salto, alla sua follia. Le avrei dovuto dire che tanti saltano nello stesso modo via dalla loro vita, oltre se stessi, rischiando tutto per sentirsi davvero vivi. Avrei dovuto dirle che tutti lo fanno chiusi nelle loro paure, chiusi dentro la botte mefitica delle loro paure. Un posto piccolissimo, molto nero, dove sei solo, e fai fatica a respirare. Non c'è nulla che si possa fare per cambiare le cose e già si è fortunati se qualcuno ha avuto per noi l'attenzione di mettere una piccola musica, là dentro; o se capita di avere un amico ad aspettarci in un'ansa del fiume per riportarci a casa, in una qualche casa. Questo, le avrei dovuto dire. Invece solo la strinsi fa le mie braccia, e non fui capace di dire niente. Piccola Rachel... Davvero si sarebbe meritata un giorno di gloria, lei e quegli altri due matti, sa il cielo come mi mancano. Ma non è andata così, spesso non va così. Si semina, si raccoglie, e non c'è nesso tra una cosa e l'altra. Ti insegnano che c'è, ma... non so, io non l'ho mai visto. Accade di seminare, accade di raccogliere, tutto lì. Per questo la saggezza è un rito inutile e la tristezza un sentimento inesatto, sempre. Seminammo con cura, tutti, quella volta, seminammo immaginazione, e follia e talento. Ecco cosa abbiamo raccolto, un frutto ambiguo: la luce bella di un ricordo e il privilegio di una commozione che per sempre ci renderà eleganti, e misteriosi. Voglia il cielo che questo basti a salvarci, per tutto il tempo che ci sarà dato, ancora. »
Alessandro Baricco
Compreendi que viver é ser livre… Que ter amigos é necessário… Que lutar é manter-se vivo… Que pra ser feliz basta querer… Aprendi que o tempo cura… Que magoa passa… Que decepção não mata… Que hoje é reflexo de ontem… Compreendi que podemos chorar sem derramar lagrimas… Que os verdadeiros amigos permanecem… Que dor fortalece… Que vencer engrandece… Aprendi que sonhar não é fantasiar… Que pra sorrir tem que fazer alguém sorrir…Que a beleza não está no que vemos, e sim no que sentimos… Que o valor está na força da conquista… Compreendi que as palavras tem força… Que fazer é melhor que falar… Que o olhar não mente… Que viver é aprender com os erros… Aprendi que tudo depende da vontade… Que o melhor é ser nós mesmos… Que o SEGREDO da vida é VIVER !!!” “E umas das coisas que aprendi é que se deve viver apesar de. Apesar de, se deve comer. Apesar de, se deve amar. Apesar de, se deve morrer. Inclusive muitas vezes é o próprio apesar de que nos empurra para frente. Foi o apesar de que me deu uma angústia que insatisfeita foi criadora de minha própria vida.
Pedro Bial
Prendersi cura, all'interno di una relazione, non significa proteggersi. Perché in fondo fra due persone che si amano ferirsi è inevitabile, ma è anche un privilegio. Ogni ferita è una finestra che ci mostra la verità, l'irriducibile differenza fra due vite, E quella differenza e un peso difficilissimo da sostenere. Però quel peso e anche ciò che ti salva, che contiene tutto quel che ti serve per affrontare la salita, proprio come uno zaino per un alpinista. L'amore è piuttosto diventare un'occasione l'uno per l'altra. Quella di comprendere il diverso da noi, quel diverso che però ci portiamo anche dentro. E di riconoscerlo. E di accettarlo. E di impararne il significato, ogni giorno. Poi è difficile, si sa. Perché a volte è come se lei fosse un'austriaca e tu un giapponese pure un po' rincoglionito. Lei ti piace, tu le piaci, ma rimanete un'austriaca e un giapponese che non parlano le rispettive lingue, e corsi non ce n'é. Si può imparare solo con un'applicazione quotidiana. Tu le insegni le tue parole e lei insegna le sue. Certi giorni, non si capisce il perché, anche dopo anni, ti sembra di dover ricominciare tutto da capo. Il fatto è che ci hanno convinti che il senso dell'amore dovrebbe stare in quell'essere compresi subito, in un attimo, scarpe e tutto. Non è così. L'amore non è un'illuminazione, o lo è solo per un istante, per il resto è più una specie di viaggio a bordo di una tartaruga. Ognuno è libero di decidere quando scendere o se restare, per vedere insieme all'altro cosa c'è sulla sponda opposta del fiume. Richiede pazienza, come fare un puzzle senza sapere il disegno che verrà fuori, e la capacità di alimentare il fuoco di una concentrazione costante. Il problema è che le tartarughe vivono tantissimo e vanno pianissimo, mentre in giro è pieno di gente che ha fretta e sembra non avere più tempo per godersi il panorama. Che dal guscio di una tartaruga, è risaputo, soprattutto mentre incastri i pezzi di un puzzle, È davvero tutta un'altra cosa.
Matteo Bussola (La vita fino a te)
Como é que se esquece alguém que se ama? Como é que se esquece alguém que nos faz falta e que nos custa mais lembrar que viver? Quando alguém se vai embora de repente como é que se faz para ficar? Quando alguém morre, quando alguém se separa - como é que se faz quando a pessoa de quem se precisa já lá não está? As pessoas têm de morrer; os amores de acabar. As pessoas têm de partir, os sítios têm de ficar longe uns dos outros, os tempos têm de mudar Sim, mas como se faz? Como se esquece? Devagar. É preciso esquecer devagar. Se uma pessoa tenta esquecer-se de repente, a outra pode ficar-lhe para sempre. Podem pôr-se processos e ações de despejo a quem se tem no coração, fazer os maiores escarcéus, entrar nas maiores peixeiradas, mas não se podem despejar de repente. Elas não saem de lá. Estúpidas! É preciso aguentar. Já ninguém está para isso, mas é preciso aguentar. A primeira parte de qualquer cura é aceitar-se que se está doente. É preciso paciência. O pior é que vivemos tempos imediatos em que já ninguém aguenta nada. Ninguém aguenta a dor. De cabeça ou do coração. Ninguém aguenta estar triste. Ninguém aguenta estar sozinho. Tomam-se conselhos e comprimidos. Procuram-se escapes e alternativas. Mas a tristeza só há-de passar entristecendo-se. Não se pode esquecer alguém antes de terminar de lembrá-lo. Quem procura evitar o luto, prolonga-o no tempo e desonra-o na alma. A saudade é uma dor que pode passar depois de devidamente doída, devidamente honrada. É uma dor que é preciso aceitar, primeiro, aceitar. É preciso aceitar esta mágoa esta moinha, que nos despedaça o coração e que nos mói mesmo e que nos dá cabo do juízo. É preciso aceitar o amor e a morte, a separação e a tristeza, a falta de lógica, a falta de justiça, a falta de solução. Quantos problemas do mundo seriam menos pesados se tivessem apenas o peso que têm em si , isto é, se os livrássemos da carga que lhes damos, aceitando que não têm solução. Não adianta fugir com o rabo à seringa. Muitas vezes nem há seringa. Nem injeção. Nem remédio. Nem conhecimento certo da doença de que se padece. Muitas vezes só existe a agulha. Dizem-nos, para esquecer, para ocupar a cabeça, para trabalhar mais, para distrair a vista, para nos divertirmos mais, mas quanto mais conseguimos fugir, mais temos mais tarde de enfrentar. Fica tudo à nossa espera. Acumula-se-nos tudo na alma, fica tudo desarrumado. O esquecimento não tem arte. Os momentos de esquecimento, conseguidos com grande custo, com comprimidos e amigos e livros e copos, pagam-se depois em condoídas lembranças a dobrar. Para esquecer é preciso deixar correr o coração, de lembrança em lembrança, na esperança de ele se cansar. Miguel Esteves Cardoso, in 'Último Volume
Miguel Esteves Cardoso
A história de uma família parece mais com um mapa topográfico do que com um romance, e uma biografia é a soma de todas as eras geológicas que você atravessou. Escrever-se a si mesma significa lembrar que você nasceu com raiva e que foi um despejo de lava denso e contínuo, antes que sua crosta endurecesse e rachasse para deixar aflorar uma espécie de amor, ou que a força inútil do perdão viesse polir e achatar qualquer formação de um vale em você. Reler-se a si mesma significa inventar aquilo pelo que você passou, detectar cada estrato de que está composta: os cristais de júbilo ou de solidão no fundo, as consequências de uma lembrança que evaporou, tudo o que foi escavado e depois inundado, apenas para se dar conta de que não é verdade que o tempo cura — há uma fratura que jamais será preenchida. A única coisa que o tempo faz é carregar consigo o pó e ervas daninhas, de modo que aquela fissura seja coberta até se transformar numa paisagem distinta, distante, quase de fábula, na qual se fala um idioma que não se conhece mais, tão verossímil quanto o élfico. Paisagens sobre as ruinas da sua família, e você se dá conta de que algumas palavras foram apagadas, mas outras salvas, algumas desapareceram, enquanto outras farão sempre parte da sua reverberação, e então finalmente se chega à margem do seu pai e da sua mãe, depois de anos acreditando que morrer ou enlouquecer fosse o único jeito de estar à altura deles. É lá então que você entende que tudo no seu sangue é uma chamada e você é somente eco de uma mitologia pregressa.
Claudia Durastanti (La straniera)
Les conhecia todas as histórias sobre as coisas que podiam acontecer na primeira vez, e agora ele está lá e não sente nada. Nada acontece. Todo mundo está lhe dizendo que vai ser bom, você vai conseguir segurar a barra, cada vez que você voltar vai ser um pouco melhor, até que um dia a gente leva você a Washington e você passa um lápis sobre um papel em cima do nome de Kenny, e isso vai ser realmente a cura espiritual — depois de tanta preparação, nada acontece. Nada. Swift ouviu o Muro chorar. Les não ouve nada. Não sente nada, não ouve nada, nem mesmo relembra nada. É como o dia em que ele viu os dois filhos mortos. Tanta expectativa, e nada. Ele, que tinha tanto medo de se emocionar demais, agora não sente nada, e isso é pior. Prova que apesar de tudo, apesar de Louie e das idas ao restaurante chinês, dos médicos, de ele ter largado a bebida, Les tinha razão desde o começo: ele já morreu. No restaurante chegou a sentir alguma coisa, e isso o enganou por um tempo. Mas agora ele não tem mais dúvida de que está morto, porque não consegue nem mesmo evocar a lembrança de Kenny. Antes essa lembrança o torturava, agora ele não consegue se ligar a ela de jeito nenhum.
Philip Roth (The Human Stain (The American Trilogy, #3))
Não é sob os raios causticantes do sol mas na fria luz refletida da lua, quando a escuridão da inconsciência atinge sua plenitude, que o processo criativo se completa: a noite, e não o dia, é que é o momento da procriação. Esta requer escuridão e quietude, segredo, mudez e ocultamento. Em conseqüência, a lua é senhora da vida e do crescimento em oposição ao sol letal e devorador. O tempo úmido da noite é o tempo do sono, mas também da cura e de recuperação . Por esta razão, o deus da lua, Sin, é um médico; uma inscrição cuneiforme representando sua planta curativa diz que “depois que o sol se põe e com a cabeça velada, ela (a planta) deve ser circundada com um anel mágico de farinha e cortada antes que o sol nasça”. Aqui vemos, associado com o círculo mágico e com a farinha, o símbolo misterioso de “velar , que pertence à lua e ao segredo da noite. Cura e terapeuta, planta curativa e crescimento recuperador se encontram nessa configuração. É o poder regenerador do inconsciente que na escuridão noturna sou sob a luz da lua executa seu trabalho, um mysterium dentro de um mysterium, trabalhando a partir de si mesmo e da natureza, sem qualquer ajuda do ego cerebral. É por isso que as pílulas e as ervas curativas são associadas à lua e seus segredos guardados por mulheres, ou melhor, pela natureza feminina, que está ligada à lua. Aqui o simbolismo do crescimento vegetativo deve ser interpretado no sentido amplo que concede todo símbolo como síntese de uma realidade tanto interior como exterior. Ao reino noturno da lua curativa pertence o poder regenerador do sono que cura o corpo e suas feridas, a escuridão onde tem lugar a recuperação, e também aqueles acontecimentos da alma que na obscuridade, por processos que somente o coração pode saber, permitem ao homem “superar“ suas crises insolúveis. Não é, como se pensou, porque a lua muitas vezes parece verde no leste, que se supôs ser o verde a cor da lua; é por causa da inerente afinidade da lua com a vegetação da qual se diz: “Quando a palavra de Sin desce sobre a terra, o verde aparece.“ Esse verde de Osíris, de Chidher, do broto de shiva e da pedra verde alquímica, não é somente a cor do desenvolvimento físico mas também do desenvolvimento do espírito e da alma. A lua como regente da consciência matriarcal, está ligada a um conhecimento específico e a uma forma particular de compreensão. Isso é a consciência que nasceu, o espírito que veio à luz como fruto da noite.
Erich Neumann (The Fear of the Feminine and Other Essays on Feminine Psychology)
Não, não há escapatória. Não existe céu com um pouco de inferno nele – não tentemos reter isso ou aquilo do mal em nossos corações ou em nossos bolsos. Satanás deve sair, cada fiapo, cada fio de cabelo.” (George MacDonald) O poeta inglês William Blake (1757-1827) escreveu 'O Casamento do Céu e do Inferno'. Se escrevo sobre o Divórcio, não é porque me julgue à altura para antagonizar com tão grande gênio, nem porque tenha pleno conhecimento do que ele queria dizer. No entanto, em um sentido ou outro, é constante a tentativa de fazer tal casamento. Essa tentativa baseia-se na crença de que a realidade nunca se apresenta a nós como uma escolha inevitável entre 'isso ou aquilo'; de que, com habilidade, paciência e (sobretudo) tempo suficiente, seria possível encontrar uma maneira de acomodar as duas alternativas; e de que a simples evolução, adaptação ou refinamento conseguirá, de algum jeito, transformar o mal em bem, sem que sejamos interpelados a rejeitar, de modo definitivo e integral, aquilo que desejamos conservar. Essa crença é, a meu juízo, um erro desastroso. Você não pode levar toda a bagagem consigo em todas as viagens; em alguma jornada, sua mão e seu olho direitos podem estar entre as coisas que você terá de deixar para trás. Não vivemos num mundo onde todos os caminhos são como raios de um círculo, que, se suficientemente percorridos, gradualmente se aproximariam um do outro e, ao fim, convergiriam no centro; vivemos, sim, num mundo onde cada caminho, depois de alguns quilômetros, se bifurca e onde cada uma das duas ramificações, por sua vez, se biparte novamente; e, em cada encruzilhada, você precisa tomar uma decisão. Mesmo no nível biológico, a vida não é como um rio, e sim como uma árvore. A vida não flui no sentido da unidade, mas, ao contrário, afasta-se dela, e as criaturas se diferenciam entre si à medida que se aprimoram. O bem, quando amadurece, distingue-se não apenas do mal, mas também de outro bem. Não creio que todos aqueles que optam por caminhos equivocados pereçam, mas seu resgate consiste em serem colocados de volta na estrada certa. Uma operação de adição pode ser corrigida: mas isso só pode ser feito retornando até encontrar o erro e refazendo o cálculo a partir dali; nunca simplesmente prosseguindo. O mal pode ser desfeito, mas não pode 'evoluir' para o bem. O tempo não o cura. O feitiço deve ser revertido, aos poucos, 'com sussurros de trás para frente, de poder disjuntivo' (peça ‘Comus’, do poeta inglês John Milton – 1608-1674) – ou, então, o encanto não cessará. É 'uma coisa ou outra'. Se insistirmos em preservar o Inferno (ou mesmo a Terra), não veremos o Céu: se aceitarmos o Céu, não poderemos guardar sequer o menor e o mais íntimo 'suvenir' do Inferno. Acredito, com efeito, que toda pessoa que alcançar o Céu descobrirá que o que abandonou (mesmo que seja arrancando seu olho direito) na verdade não era nada: que o cerne daquilo que estava ansiosamente procurando, mesmo em seus desejos mais pervertidos, estará lá, além das expectativas, aguardando por ela nos 'Países Altos'. Nesse sentido, os que tiverem completado a jornada (e somente estes) poderão verdadeiramente dizer que o bem está em tudo, e o Céu, em todo lugar. Entretanto, deste lado da estrada, não devemos tentar antecipar essa observação retrospectiva. Se o fizermos, provavelmente estaremos abraçando o falso e desastroso avesso e fantasia de que tudo é bom e de que todo lugar é o Céu. Mas e a terra? – você perguntará. Imagino que, no fim, ninguém a achará um lugar muito diferente. Penso que, se escolhida em prejuízo do Céu, a terra acabará se revelando uma mera região no Inferno e, se colocada em segundo lugar, depois do Céu, se mostrará desde o início como uma parte do próprio Céu.
C.S. Lewis (The Great Divorce)
Sempre que alguém me faz essa pergunta, Sharon, eu digo "Estou bem, obrigada", mas, para ser sincera, não estou. Será que essas pessoas realmente querem saber como alguém se sente quando fazem essa pergunta? Ou simplesmente estão tentando ser educadas? - Holly sorriu - Da próxima vez que a minha vizinha me perguntar: "Como você está?", vou dizer "Olha, não estou muito bem, obrigada. Ando me sentindo deprimida e sozinha. Irritada com o mundo. Sentindo inveja de você e sua família perfeita, mas não sinto inveja de seu marido, que tem que viver com você". E então contarei que comecei em um novo emprego e conheci um monte de gente, e que estou me esforçando muito para me reerguer, mas que agora estou perdida, sem saber o que fazer. Depois, direi que fico fula da vida sempre que me dizem que o tempo cura quando, ao mesmo tempo, também dizem que a ausência aumenta a saudade, o que me deixa muito confusa, porque quer dizer que quanto mais tempo se passa, mais eu sinto falta dele. Direi que nada está sendo curado e que todas as manhãs, quando acordo e vejo a cama vazia, parece que estão esfregando sal em minhas feridas abertas. - Holly suspirou fundo - Depois, vou dizer a ela que sinto saudade de meu marido é que minha vida parece sem sentido sem ele. E que estou me desinteressando em continuar a fazer as coisas sem ele, e explicarei que parece que estou esperando o mundo acabar para reencontrá-lo. Ela provavelmente dura apenas "Ah, que bom", como sempre faz, vai beijar o marido e pronto, enquanto eu ainda estarei tentando decidir que cor de camisa vestir para trabalhar.
Cecelia Ahern
O tempo nunca acaba", sussurrou, sem olhar pra mim, mas mirando minha tela. "Como sempre há tempo para a dor, também sempre há tempo para a cura. É claro que há.
Jennifer Brown (Hate List)
Sanità e cura dell’uomo Nell’uomo di oggi è sentito molto il compito, per cui, per esempio, nella sanità c’è uno sviluppo di applicazione, di impegno scientifico grandissimo per uno scopo, quello di riuscire a vincere le malattie. Laddove è impossibile vincere le malattie, non ci si cura più dell’uomo, lo si sbatte a casa. Invece, lo scopo della sanità, cioè lo sguardo attento al bisogno fisico dell’uomo, è una cura di lui, una cura della persona: se la persona può essere guarita, Dio sia lodato; se deve morire, a maggior ragione ho questa cura, perché c’è una cosa sotto, l’amore a questa persona. La scientificità a cui si riconduce la medicina oggi non è un amore maggiore all’uomo, ma una soddisfazione maggiore dell’uomo carico di pretesa e di supponenza. È la volontà violenta con cui l’uomo vuol possedere e dominare le cose: che non ci sia niente che lo fermi nella sua potenza. Invece la morte arriverà sempre. Allora, laddove la morte diventa una prospettiva vicina e immediata, tutti se ne lavano le mani, la società se ne lava le mani e declassa l’attenzione a chi ne ha bisogno per essere aiutato ad arrivare fino alla morte, la declassa in assistenza sociale. I medici, gli scienziati, i ricercatori sono una cosa; l’assistentato sociale, invece, è considerato "di seconda mano". Così, per esempio, la fisioterapia da nessuna parte è fatta assurgere a ricerca scientifica, perché la fisioterapia è per chi non può essere guarito totalmente. Invece, nel Medioevo, dove si aveva la passione per l’uomo e la cura dell’uomo, ci si applicava con tutta l’intensità possibile sia a quelli che potevano guarire sia a quelli che dovevano morire, e mai l’attenzione scientifica alla realtà è stata così acuta, pur nei limiti grandissimi in cui si era (perché mille anni di storia sono mille anni di storia: il tempo ha un significato, no?), come è documentato bene in san Tommaso d’Aquino o in tutta la vita degli ospedali del Medioevo. Lo dice bene il libro di Martindale sui santi, che rileggerete il mese venturo.8 Tant’è vero che già nel Medioevo avevano scoperto i raggi infrarossi e il dottor Finsen ha avuto il premio Nobel, all’inizio del ventesimo secolo, perché ha scoperto i raggi infrarossi che nel Medioevo erano già conosciuti.9 Avrebbero dovuto dare il premio Nobel a tutto il Medioevo! In questo senso dico che la parola compito è secondaria rispetto alla parola destino. La parola destino ti fa essere lì come Marcellino pane e vino che guardava il crocifisso. Per questo dico che gli occhi di Marcellino pane e vino sono la morale cattolica: uno sguardo pieno di meraviglia, di soggezione e di attaccamento senza eccezione, senza termine. Beh, insomma, la parola compito è già più delimitata e riguarda già qualche cosa di più particolare, e non può essere affrontata se non c’è l’amore al destino.
Luigi Giussani (Dal temperamento un metodo - Quasi Tischreden - Volume 6 (Italian Edition))
O tempo nunca acaba. Como sempre há tempo para a dor, também sempre há tempo para a cura. É claro que há.
Jennifer Brown (Hate List)
Quando una donna regna è sempre crudele, così si dice, e ordina di strappare cuori o avvelenare fusi, e lo si dice perché i regnanti devono essere uomini, e dunque l'anomalia di una Signora che domina deve essere cambiata, per lasciar posto a cavalieri e principi che uccidono draghi e risvegliano fanciulle morte. E tutte queste storie danzano sopra culle e lettini, e in ogni tempo accarezzano le orecchie dei bambini e, anche quando sono ormai giovani donne e giovani uomini e pensano di poterne fare a meno, quelle storie sono attorcigliate attorno ai loro capelli, parlano nelle loro parole, pensano con i loro pensieri. Anche se non lo sanno. Quando si è giovani non c'è tempo per ricordare così come non c'è tempo per coltivare i fiori, quando si è giovani i fiori e le piante muoiono quasi sempre per distrazioni. Il tempo delle cura viene dopo, quando si è quasi vecchi, quando si amano tutte le cose che crescono perché il tempo si accorcia e ci si può commuovere su un cespuglio di margherite, sulla curva elegante di una calla, sulla sete di sole della lavanda.
Loredana Lipperini (Nome non ha)
E foi lá, pelos anos de “mil novecentos e uns dias que não me recordo”, que vivia, em um sítio na Estrada dos Jabuticabais, na província de Cárpoles, ao norte do Paraná, uma senhora de pele enrugada e expressão judiada e cansada pelo tempo. Diziam que ela realizava benzimentos, curas e outros “trabalhos”...
Danilo Seraphim (Portal Para O Submundo)
I prati, ne sono convinto, sono un sintomo e una metafora del nostro rapporto squilibrato con la terra. Ci insegnano che con l'aiuto della petrolchimica e della tecnologia possiamo piegare la natura alla nostra volontà. I prati alimentano la nostra hybris nei confronti della terra. Qual'è l'alternativa? Trasformarli in orti e giardini. Non sto suggerendo che all'interno di questi ultimi non vi sia spazio per i prati, né che orti e giardini di per sé raddrizzeranno il nostro rapporto con la terra; l'abito mentale che essi alimentano, però, può farci percorrere un poco di strada in quella direzione. Prendersi cura di un orto o di un giardino, rispetto alla manutenzione di un prato, ci guida alla conoscenza dei comportamenti della natura, alimentando un'etica del dai e prendi nel rispetto della terra. Orti e giardini ci insegnano la peculiarità del luogo. Riducono la nostra dipendenza da fonti remote di energia, tecnologia, cibo e, per dirla tutta, interesse. Perché se tosare il prato dà la sensazione di ricopiare in continuazione la stessa frase, in una certa misura il giardinaggio è come scriverne sempre di nuove, in un processo di invenzione e scoperta infinitamente variabile. Orti e giardini ci mostrano anche che fra natura e cultura è possibile un compromesso, che fra prato e foresta - fra chi vorrebbe completare la conquista del pianeta in nome del progresso, e chi crede che per noi sia tempo di abdicare e lasciare la Terra alle cure delle sue specie più innocenti - può esserci una qualche via di mezzo. Il giardino indica che forse esiste un luogo dove noi e la natura possiamo incontrarci a metà strada.
Michael Pollan (Second Nature: A Gardener's Education)
-A credulidade foi o problema da minha vida, não tem nada de especial o facto de papar como uma criança os romances e os filmes bons. À medida que vamos crescendo, convencemo-nos de que a deixámos para trás, de que lhe pusemos fim. E afinal não. Será um traço de carácter, uma fraqueza para a qual não existe cura, no meu caso, pelo menos. A idade não a resolve, as experiências e as decepções e as desilusões não a resolvem. O arrependimento não a resolve. Na oportunidade seguinte, voltamos a ser crédulos, confiamos no que alguém diz, desde que não seja um trapaceiro evidente, como o nosso Liudwino. Não importa quantas vezes tenhamos descoberto que nos mentiram. Cada nova vez é isso, nova, cada nova pessoa é nova e não nos atrevemos a condená-la de antemão. Receio bem que pudesses enganar-me facilmente: és novo. Bem sei, é típico dos ingénuos. Pior ainda, dos idiotas. Quase ninguém admite ser idiota, tal como ninguém admite ter mau gosto ou ser má pessoa. Eu aceitei há muito tempo que era idiota. A ideia não é agradável, mas há piores. Não me queixo, e não me passaria de todo pela cabeça considerar-me uma pobre vítima de quem me enganou e me levou a tomar decisões erradas ou lamentáveis, no momento ignoramos que o são, julgamo-las acertadas. Em qualquer engano é preciso a colaboração do enganado, que tem quase tanta responsabilidade como o outro. — Fez uma pausa e acendeu um cigarro. - O outro faz o seu trabalho, não é? Persegue o seu objectivo ou a sua vontade, ou procura a sua vantagem. De nada lhe valeria sem a credulidade do incauto, e eu assumi que sou muito incauta. Talvez não inteiramente imbecil, ao ponto de não poder andar pelo mundo sem dar um tombo a seguir ao outro, mas não me restam dúvidas de que fiz a minha parte.
Javier Marías (Tomás Nevinson)
Não podemos entrar num rio duas vezes no mesmo lugar”, já que ele está em constante mudança com a chegada de novas águas. O mesmo acontece com o corpo. Todos nós nos parecemos muito mais com um rio do que com qualquer coisa petrificada no tempo e no espaço. Se você pudesse ver seu corpo como realmente é, nunca o veria repetir-se. Noventa por cento dos átomos de nosso corpo não estavam nele há três meses. De certa forma, a configuração das células ósseas permanece a mesma; no entanto, átomos de todos os tipos atravessam livremente as paredes celulares, o que significa que adquirimos um novo esqueleto a cada três meses. A pele se renova a cada mês; adquirimos novo revestimento no estômago a cada quatro dias com a renovação constante da superfície que entra em contato com os alimentos a cada cinco minutos; as células do fígado se renovam de modo mais lento, mas novos átomos flutuam tranquilamente através delas, como a água no leito de um rio, fabricando um fígado a cada seis semanas. Mesmo no interior do cérebro, cujas células não são substituídas depois que morrem, o teor do carbono, nitrogênio, oxigênio etc. é hoje inteiramente diverso do de um ano atrás. É como se vivêssemos num edifício cujos tijolos fossem sistematicamente trocados a cada ano.
Deepak Chopra (A cura quântica (Portuguese Edition))
As pessoas dizem que o tempo cura tudo, mas a verdade mesmo é que o tempo só torna as coisas toleráveis. Você aprende a conviver com a dor.
Camilla Giordanno (Os Segredos Que Contei Ao Oceano)
A impaciência se cura evitando-se criar cronogramas definidos para a realização do trabalho, principalmente para trabalhos novos, que envolvem técnicas desconhecidas. Também se pode dobrar o tempo, estabelecido quando as circunstâncias requerem um certo cronograma; ou então, pode-se reduzir proporcionalmente o âmbito de serviço. Os objetivos gerais devem ser postos em segundo plano, e os objetivos imediatos, em primeiro. Isto exige uma flexibilidade moral, e a mudança de valores é geralmente acompanhada por uma certa perda de brio. Mas é um sacrifício que precisa ser feito. Não é nada, comparado à perda de brio que ocorrerá se acontecer um Grande Erro por causa da impaciência.
Robert M. Pirsig (Zen and the Art of Motorcycle Maintenance: An Inquiry Into Values (Phaedrus, #1))
Siediti, Stirkoff. - grazie , signore. - distendi pure le gambe. - molto gentile da parte sua, signore. - Stirkoff, mi hanno informato che hai scritto articoli sulla giustizia, sull'eguaglianza; anche sul diritto alla gioia e alla sopravvivenza. Stirkoff? - sissignore. - pensi che ci sarà mai una giustizia totale e ragionevole sulla terra? - non esattamente, signore. - ma allora perché scrivi quelle stronzate? sei forse malato? - mi sento strano da un po' di tempo a questa parte, signore, come se stessi per impazzire. - bevi molto, Stirkoff? - naturalmente, signore. - e fai cosaccine da solo? - di continuo, signore. - come? - non capisco, signore. - cioè, com'é che te le fai? - quattro o cinque uova e mezzo chilo di carne trita in un vaso di fiori col collo stretto mentre ascolto Vaughn Williams o Darius Milhaud. - di vetro? - no, di dietro, signore. - volevo dire, il vaso è di vetro? - naturalmente no, signore. - ti sei mai sposato? - molte volte, signore. - siediti, Stirkoff. - grazie , signore. - Cos'è che non ha funzionato? - tutto, signore. - qual è stato il più bel pezzo di fica che tu abbia mai avuto? - quattro o cinque uova e mezzo chilo di carne trita in un... - d'accordo, d'accordo! - sissignore. - ma capisci che il tuo desiderio di giustizia e di un mondo migliore è solo una scusa per nascondere la decadenza, la vergogna, e il fallimento che sono dentro di te? - eggià. - tuo padre era cattivo? - non so, signore. - cosa vuol dire non so? - voglio dire che è difficile fare paragoni. vede, di padre ne ho avuto uno solo. - stai cercando di fare il furbo con me, Stirkoff? - oh, no, signore: come lei dice la giustizia è impossibile. - ti picchiava tuo padre? - facevano i turni. - pensavo che avessi avuto un solo padre. - come tutti, volevo dire che s'alternava con mia madre. - ti voleva bene tua madre? - ero solo un prolungamento della sua persona. - che altro può essere l'amore? - il luogo comune secondo cui si ha grande cura di una cosa molto buona. non è necessariamente legato alla consanguineità. può essere un palloncino rosso o un toast imburrato. - vuoi dire che potresti amare un toast imburrato? - solo pochi, signore. in certe mattine particolari. sotto certi raggi del sole. l'amore arriva e scompare senza preavviso. - è possibile amare un essere umano? - naturalmente, soprattutto se non lo si conosce troppo bene. mi piace guardare la gente da dietro la finestra, quando cammina per strada. - sei un vigliacco, Stirkoff. - naturalmente, signore.
Charles Bukowski
A volte penso: è tempo perso questo aspettare? O è il tempo più necessario e prezioso, il prezzo che dobbiamo pagare all'affetto, alla cura, alla fratellanza?
Stefano Benni
Há boas e más novas no café. A má, é que o tempo corre. A boa, é que o tempo cura.
Amos Oz (The Same Sea)
Os psicanalistas aceitavam, sem questioná-la, a antítese absoluta entre natureza (instinto, sexualidade) e cultura (moralidade, trabalho e dever) e chegaram à conclusão de que "a sobrevivência dos impulsos" está em desacordo com a cura. Levei muito tempo para superar o meu medo a esses impulsos. Era claro que os impulsos anti-sociais que enchem o inconsciente são viciosos e perigosos apenas enquanto está bloqueada a descarga de energia biológica por meio da sexualidade. Se este é o caso, há apenas, basicamente, três saídas patológicas: impulsividade autodestrutiva desenfreada (vício, alcoolismo, crime causado por sentimentos de culpa, impulsividade psicopata, assassínio sexual, violação de crianças, etc.); neuroses de caráter por inibição dos instintos (neurose compulsiva, histeria de angústia, histeria de conversão); e psicoses funcionais (esquizofrenia, paranoia, melancolia ou insanidade maníaco-depressiva). Estou omitindo os mecanismos neuróticos operantes na política, na guerra, no casamento, na educação das crianças, etc., todos eles conseqüências da falta de satisfação genital de milhões de pessoas.
Wilhelm Reich (The Function of the Orgasm (Discovery of the Orgone #1))
O tempo cura tudo. Só não cura o tempo que você perdeu esperando o tempo passar para curar tudo o que você teria ganho, se não tivesse esperado tanto tempo.
Eu Me Chamo Antonio
Aveva trovato un piacere bizzarro, si rifiutava di chiamarlo una virtù, nel prendersi cura di quel tipo di persone che avevano da lungo tempo cessato di aspettarsi gentilezza o amicizia dagli uomini, ma si accontentavano di accettare i riluttanti servigi che gli strumenti e i dipendenti, spesso insensibili, di quelle benintenzionate istituzioni somministrano ai poveri ammalati sotto loro tutela. Non sono medicine, brodi e carne dura, servite ad ore fisse con tutte le rigide formalità di una prigione - non è l'autosufficiente elemosina di un letto su cui morire - ciò che l'uomo in punto di morte si aspetta dai suoi simili. Sguardi, attenzioni, consolazioni - in una parola solidarietà, è ciò di cui un uomo ha più bisogno al terribile chiudersi delle sue sofferenze mortali. Uno sguardo gentile, un sorriso, una goccia di acqua fredda per le labbra rinsecchite - per queste cose un uomo vi benedirà nella morte.
Charles Lamb (Rosamund Gray)
Coma arroz tenha fé nas mulheres O que eu não sei Eu ainda posso aprender Se estou sozinha agora Estarei com elas mais tarde Se estou fraca agora Posso me tornar forte Lentamente, lentamente Se aprender, posso ensinar as outras Se as outras aprenderem antes Eu devo acreditar Que elas voltarão e me ensinarão Elas não vão embora do país com seu conhecimento E me enviarão uma carta em algum momento Devemos estudar todas as nossas vidas Mulheres vindas de mulheres Indo para mulheres Tentando fazer tudo que pudermos Com as palavras Em seguida, tentar trabalhar com ferramentas Ou com nossos corpos Tentando ficar o tempo que for preciso Lendo livros quando não há professores Ou quando eles estão muito distantes Ensinando a nós mesmas Imaginando outras lutando Devo acreditar que nós estaremos juntas E construir confiança o suficiente Para que quando eu precise lutar sozinha Eu saiba que há irmãs que Ajudariam se soubessem Irmãs que viriam Para me apoiar mais tarde Mulheres exigindo liberdade Cada uma com suas necessidades Nossa vida completamente dilacerada Pela velha sociedade Nunca nos dando o amor ou o trabalho Ou a força ou a segurança ou a informação Que nos poderia ser útil Nunca ajudadas pelas Instituições Que nos aprisionam Quando precisamos de cuidados médicos Somos abatidas Quando precisamos da polícia Somos insultadas e ignoradas Quando precisamos de pais e mães Encontramos robôs Treinados para nos manter em nossos lugares Quando precisamos de trabalho Nos dizem para nos tornarmos parte do sistema que nos destrói Alimento que nutre Medicina que cura Canções que nos lembram de nós mesmas E nos fazem querer continuar com o que importa para nós Vamos sair de novo Encontrando as mulheres que saem pela primeira vez Sabendo que esse amor faz uma boa diferença em nós Afirmando uma vida contínua com mulheres Devemos ser amantes médicas soldadas Artistas mecânicas agricultoras Todas em nossas vidas Ondas de mulheres Tremendo de amor e raiva Cantando, nós devemos enfurecer Beijando, virar e quebrar a velha sociedade Sem nos tornarmos os nomes que elogiam As mentes que pagam Coma arroz tenha fé nas mulheres O que eu não sei agora Ainda posso aprender Lentamente, lentamente Seu eu aprender posso ensinar as outras Se as outras aprendem antes Eu devo acreditar Que elas voltarão e me ensinarão fran winant – Tradução por Marcella
Fran Winant