Non Ti Muovere Quotes

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È una donna affrancata, evoluta, così adatta alla socialità, ha imparato tutto, ma non conosce il dolore, crede di conoscerlo, ma non sa.
Margaret Mazzantini (Non ti muovere)
Io non mi sono mai sentito “naturale”, mi sono impegnato per esserlo, tentativi striduli, perché impegnarsi per essere naturali è già una sconfitta.
Margaret Mazzantini (Non ti muovere)
Il coraggio, Angela, appartiene agli amori nuovi, gli amori vecchi sono sempre un po’ vili.
Margaret Mazzantini (Non ti muovere)
Mi sono accanito contro il mio destino, ho lottato a piene mani contro di lui, che mi scacciava dai miei sogni, mi buttava in un altro verso.
Margaret Mazzantini (Non ti muovere)
Ma la vita è soffice perché si dipana nel tempo, e ci lascia il tempo per tutto.
Margaret Mazzantini (Non ti muovere)
Sai, figlietta, la vita è una carta adesiva piuttosto ingannevole, la colla sembra resistente, sembra che debbano resistere molte cose. Poi la srotoli, e ti accorgi che manca un sacco di roba, restano giusto quattro stronzate.
Margaret Mazzantini (Non ti muovere)
È così tipico delle creature mortali e imperfette, d’altronde, rovinare con le proprie mani anche gli attimi di pura gioia. Sono così inaspettati e così intensi che, non appena li hai assaporati, sei così terrorizzato che cominci a prepararti, di tua spontanea volontà, a esserne privato. ========== L’amore, quando ti prende, è solo uno sbuffo rarefatto nel cielo, un’impalpabile scia che ti segna dentro, ma continua a mutare forma sotto il tuo sguardo, senza che tu possa dominarlo o costringerlo, o anche solo credere di farlo tuo per sempre. Insopportabilmente sfuggente come una nuvola, appare nel tuo cielo senza che tu possa farci nulla e, in modo ancor più repentino, senza che tu possa muovere un dito, se ne è già andato via. Non importa che tu sia là sotto, steso sul prato. Non puoi far altro che vedere scorrere le nuvole in alto, sopra il tuo corpo, sopra il tuo dolore, sopra i lividi dei tuoi ricordi. Non puoi far altro che disperarti, impotente, maledicendo le correnti dei venti che soffiano senza posa e che spazzano via ciò che è stato.
S.M. May (Nuvole)
«È solo... il fatto che tu non sia mai uscito con nessuno prima e non abbia mai baciato nessuno... Non lo so. E se io rovinassi tutto? Non voglio essere quello che rovina il tuo primo bacio.» «Non lo saresti.» «È che mi sento sotto pressione, capisci. Voglio che sia perfetto.» «Essere con te è già perfetto.» Lui ridacchia. «Voglio dire, a parte il fatto che sottovaluti drammaticamente la mia destrezza con la macchina pesca pupazzi, e che il sosia di Ansel Elgort ci ha provato con te, e le tue cinquantasei foto con il tuo ex e...» E lui mi bacia. Così, di punto in bianco. Le sue mani sono sulle mie guance, e lui mi sta baciando. Cristo santo. Voglio dire, non mi ero mai reso conto di quanto ti è vicina la faccia di una persona quando ti bacia. La sua testa è proprio qui. Leggermente inclinata per adattarsi alla mia. I suoi occhi sono chiusi e le sue labbra si muovono sulle mie, e WOW, non so quanto sia appropriato e in regola avere un’erezione in una situazione del genere, ma... ehm. Dovrei rispondere al bacio. Cerco di muovere le labbra come sta facendo lui, come se cercassi di mangiargli la bocca senza usare i denti. Ma mi sa che lo sto facendo nel modo sbagliato, perché lui si tira indietro di qualche centimetro e mi sorride.
Becky Albertalli (What If It's Us (What If It's Us, #1))
E dimmi che non stavo sognando quella notte, quando sentii un rumore sul pianerottolo vicino alla porta e all’improvviso mi resi conto che c’era qualcuno in camera mia, seduto ai piedi del letto e pensava, pensava, pensava e poi iniziò ad avvicinarsi e alla fine si sdraiò, non accanto a me, ma sopra di me, mentre io ero supino, e mi piaceva tanto che, per non rischiare di fargli capire che mi aveva svegliato o che cambiasse idea e se ne andasse, finsi di dormire beato, e intanto pensavo: Questo non è, non può essere, speriamo non sia un sogno, perché le parole che mi vennero in mente, mentre stringevo più forte gli occhi, furono: È come tornare a casa, sì, è come tornare a casa dopo essere stato via per anni, tra lestrigoni e troiani, è come tornare in un luogo dove sono tutti uguali a te, dove la gente sa, lo sa e basta… Tornare a casa, come quando ogni cosa va al posto giusto e d’improvviso ti rendi conto che per diciassette anni non hai fatto altro che trafficare con la combinazione sbagliata. E fu allora che decisi di farti capire senza spostarmi, senza muovere un singolo “muscolo del corpo, che se avessi insistito ero pronto a cedere, avevo già ceduto, ero tuo, tutto tuo, ma all’improvviso non c’eri più, e se era sembrato troppo vero per essere un sogno, capii che da quel giorno in poi avrei voluto solo che facessi ciò che mi avevi fatto nel sonno.
André Aciman (Call Me By Your Name (Call Me By Your Name, #1))
Certe volte penso che, quando alzi la testa, e cominci a muovere le cose e a chiedere, invece di subire tutto praticando il minimo sindacale di resistenza (che poi è il mio modo di vivere), la realtà ti nota. Acquista un po' di stima nei tuoi confronti e ti rende la vita più facile. Ecco perchè all'improvviso capita che trovi posto sotto casa, o una donna ti guarda, o ti offrono un lavoro, Come quando ti fai l'amante, che all'improvviso ti cercando altre quattro o cinque donne contemporaneamente (fra cui un paio di ex che non vedevi da qualche anno), e tu ti domandi: <> E' che la realtà s'informa, sul conto delle persone. Quando concede questi bonus, procede a un'apertura di credito. Ti dice: eccolo, è tuo, ma non fare la cafonata di sperperarlo per tornare pezzente domani mattina. Non l'hai trovato per terra: l'ho dato proprio a te. Dimostrami che non ho sbagliato sul tuo conto. Continua così: cambia. Il problema, almeno per quanto mi riguarda, è che non riesco a far cambiare a nessuno l'opinione sul mio conto per più di una giornata - una giornata e mezzo. Per cui mi limito al bonus.
Diego De Silva
La rabbia è invisibile come l'aria e poi si infila dentro quando ti arrabbi tanto. Prima senti un nodo in gola e sbuffi come un toro. Ti comincia a battere forte forte il cuore e stringi i denti per calmarti. Però non funziona perché la rabbia è più forte delle persone. Scoppia dentro il corpo e siccome non lo sopporti più cominci a muovere le braccia e le gambe e cominci a picchiare o a tirare calci. Solo così la rabbia esce dal corpo e ti lascia in pace. Anche io una volta mi sono arrabbiata, e cioè con la mia MAMMA. Ma non l'ho picchiata perché era malata. Non si picchiano i malati. Purtroppo ora è morta.
Romy Hausmann (Perfect Day)
gli dissi che non ce la facevo più, che avevo pensato al suicidio, che non sopportavo l’idea che lei sarebbe stata d’un altro, che ero arrivato al punto di non credere più neanche in Dio. Allora mi disse: “Te lo presento”. Eravamo seduti nel giardino di casa, c’era un sole che spaccava la terra e l’erba assetata arrancava sul prato quasi glabro. Mi disse di guardare il cielo e chiese: “Cosa vedi?” “Luce”, risposi, “una luce che acceca”. “Bene”, mi disse, “adesso chiudi gli occhi”. E io li chiusi. E proseguì: “Non senti il calore che ti entra nel corpo, che ti scalda le membra fin dentro alle ossa?” “Certo”, risposi, “come potrei non sentirlo?” “È la luce stessa che prima vedevi”, mi disse, “che ti pervade, così come pervade tutto. Se astrai dall’inganno dei sensi che ce la fa percepire come luce alla vista e come calore al tatto, sappi che è una cosa sola, come dice Guinizzelli”. “E cosa?”, gli chiesi. “Amore”, mi rispose, “l’energia che attraversa il creato, che fa muovere il sole, la luna e i pianeti, che ti permea, l’anima del mondo che nutre la tua anima e la mia. È tutto quel che sappiamo di Dio in questa periferia dell’universo. L’amore che senti non è che una favilla di quest’amore cosmico...
Francesco Fioretti (Il libro segreto di Dante)
«Gene mi ha presentato un amico gay, che mi ha portato in un locale per gay. Secondo lui dovevo uscire e sperimentare.» Nonostante il bruciore al sedere che richiedeva dei respiri profondi, Denver sussultò e cominciò ad avere difficoltà con la respirazione. «L’hai fatto?» domandò. «No. Diamine, no. Quando ho messo piede in quel locale, tanti ragazzi si sono avvicinati, ma non ce l’ho fatta. Non volevo. Nessuno di loro era te. Ti voglio, piccolo. Non desidero nessun altro.» Denver sentì le lacrime inumidirgli gli occhi. «Non mi hai mai scritto.» Judah fermò la mano, tenendo le tre dita dentro Denver fino alle nocche. «Ti ho scritto ogni giorno, ma non ho mai inviato i messaggi. Desidero che tu abbia più di questo, di me. Sbaglio di continuo, non faccio altro che deludere le persone. So che ti ho deluso e mi dispiace tanto… piccolo, voglio che tu abbia di meglio che non un fallito come me. Meriti di più.» «Ti voglio,» disse Denver con voce spezzata. «Non puoi scegliere per me. Ho scelto e ti desidero.» Judah riprese a muovere le dita. «Sono tuo. Per tutto il tempo che vorrai.» «Ho bisogno di te.» Denver pianse sul serio. «Ti prego, Judah. Ho bisogno di te.» «Voglio vedere il tuo viso,» disse Judah. «Voglio trovarmi dentro di te e vedere il tuo volto»
Nora Phoenix (The Time of My Life)
Mi sembra che il tempo abbia rimesso tutte le cose a posto tra noi due. Tu ti sei raffreddato nei miei confronti, proprio come si raffredda un ferro incandescente, e per non essere da meno mi sono raffreddata pure io. Quando sono diventata fredda io, tu hai reagito accentuando ancora di più la tua freddezza, ed è così che si è formata questa nostra bella, glaciale famiglia, dove l'aria è talmente gelida da non riuscire a muovere nemmeno le ciglia. Ma questa parola "famiglia" è troppo viva, troppo impregnata di calore umano per adattarsi al nostro ménage. "Fortezza,", penso ne converrai anche tu, sarebbe un termine più appropriato. Se ci pensi, per più di dieci anni siamo vissuti chiusi dentro questa fortezza, tu ingannando me, e io col tempo imparando a ingannarti (sei stato tu a cominciare). Che tristi patti sanno stringere gli uomini!
Inoue Yasushi
I genitori di ragazzi come Armando devono vivere inseguiti da sguardi di pena e oppressi da quel giudizio affilato come una lama che dice 'Se avete un figlio tossico la colpa è anche un po' vostra', quel maledetto bisogno di riempire la casella 'altri da noi', per rassicurarci a ogni costo che a noi non potrà mai capitare. Eppure, nel momento in cui esce dal tuo grembo, tuo figlio tu lo fai 'venire al mondo': lo tieni tra le braccia, sei tutto ciò che ha, mangia e vive di te, ma un giorno, mentre lo allatti, ecco che guarda una farfallina che vola e la segue con gli occhi e sorride. E non è più tuo. Ti rendi conto che non lo è mai stato. Ti cresce di fronte e tu lo abbracci sempre, lo guardi sperando che non cada, che se cade non si faccia troppo male, ma sai che l'unica cosa che puoi fare è lasciarlo muovere e giocare e crescere, libero anche da te. Tenti ancora, con il tuo amore e le tue incazzature, di far sì che la tua esperienza possa farlo stare bene e che serva a qualcosa. A volte è così e a volte no. Perché è venuto al mondo, gli hai dato la vita ed è la sua vita. Tutti sbagliano, ognuno fa come può, con quel che ha e quando ci riesce. E a volte c'è una buona stella ad aiutare. A volte.
Sarah Savioli (Gli insospettabili)