Muove Quotes

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Eppur si muove.
Galileo Galilei
E pur si muove." (And yet it moves.) (What Galileo purportedly muttered after torturers forced him to recant his theory that the earth orbits the sun.)
Galileo Galilei
E pur si muove. (Albeit It does move.) [What Galileo purportedly muttered after torturers forced him to recant his theory that the earth orbits the sun.]
Galileo Galilei
I believe that in the battle between guns and ideas, ideas will, eventually, win. Because the ideas are invisible, and they linger, and, sometimes, they can even be true. Eppur si muove: and yet it moves.
Neil Gaiman (The View from the Cheap Seats: Selected Nonfiction)
Non è il viso che colpisce, ma le espressioni... non è il corpo che ci piace, ma il modo in cui si muove... non è spesso l'aspetto fisico che ci attrae... ma sono i modi di fare di una persona.
Marilyn Monroe
He caught a glimpse of that extraordinary faculty in man, that strange, altruistic, rare, and obstinate decency which will make writers or scientists maintain their truths at the risk of death. Eppur si muove, Galileo was to say; it moves all the same. They were to be in a position to burn him if he would go on with it, with his preposterous nonsense about the earth moving round the sun, but he was to continue with the sublime assertion because there was something which he valued more than himself. The Truth. To recognize and to acknowledge What Is. That was the thing which man could do, which his English could do, his beloved, his sleeping, his now defenceless English. They might be stupid, ferocious, unpolitical, almost hopeless. But here and there, oh so seldome, oh so rare, oh so glorious, there were those all the same who would face the rack, the executioner, and even utter extinction, in the cause of something greater than themselves. Truth, that strange thing, the jest of Pilate's. Many stupid young men had thought they were dying for it, and many would continue to die for it, perhaps for a thousand years. They did not have to be right about their truth, as Galileo was to be. It was enough that they, the few and martyred, should establish a greatness, a thing above the sum of all they ignorantly had.
T.H. White (The Book of Merlyn: The Unpublished Conclusion to The Once & Future King)
Senza mai guardare dove sta andando, la gente si muove attraverso qualcosa di predisposto, armata di bugie. Non vede l'ora di raggiungere luoghi dai quali è appena tornata, o si rammarica di aver fatto cose che non ha ancora fatto. Signori delle bugie e della spazzatura - di ogni sorta di merda e di spazzatura. [...] Lo prendiamo ancora in culo ogni mattina come tutti gli altri - ma in questi giorni la cosa finisce in un baleno.
Martin Amis (Time's Arrow)
L'amor che muove il sole e l'altre stelle
Dante Gabriel Rossetti
«Io amo tutto di te, Emma. Amo il modo in cui riconosco il rumore dei tuoi passi in corridoio fuori da camera mia anche quando non sapevo che stessi arrivando. Nessun altro cammina, respira o si muove come fai tu. Amo come trattieni il fiato quando dormi, come se i sogni ti sorprendessero. Amo il modo in cui, quando siamo insieme in spiaggia, le nostre ombre si fondono in un’unica persona. Amo quando mi scrivi sulla pelle, facendomi capire meglio di quanto capirei se uno mi gridasse nell’orecchio. Non volevo amarti così. Amarti così è la peggiore idea del mondo. Ma non ci posso fare niente. E, credimi, io ci ho provato.»
Cassandra Clare (Lady Midnight (The Dark Artifices, #1))
Spesso vorremmo che la nostra vita fosse diversa. Si sogna altro, e nulla si muove. Ci ripromettiamo delle cose. Andiamo avanti con dei se che non si verificano mai. Si aspetta, si procastina il momento in cui la nostra esistenza sarà migliore, e i giorni, gli anni passano con i nostri iuramenti ribaditi o svaniti.
Jean-Michel Guenassia (Il club degli incorreggibili ottimisti)
Lo sentì agitarsi nella camera; ogni rumore indicava impazienza e irritazione. Una volta sarebbe rientrata, alla sua richiesta. Per abitudine, si sarebbe concessa al suo desiderio; non in senso di sottomissione o di obbedienza verso le sue richieste perentorie, ma senza pensarci, proprio come si cammina, ci si muove, ci si siede e ci si rialza, si sopporta insomma il tran tran quotidiano della vita che ci è stata assegnata.
Kate Chopin (The Awakening)
Call no man lucky until he is dead, but there have been moment of rare satisfaction in the often random and fragmented life of the radical freelance scribbler. I have lived to see Ronald Reagan called “a useful idiot for Kremlin propaganda” by his former idolators; to see the General Secretary of the Communist Party of the Soviet Union regarded with fear and suspicion by the Communist Party of Czechoslovakia (which blacked out an interview with Miloš Forman broadcast live on Moscow TV); to see Mao Zedong relegated like a despot of antiquity. I have also had the extraordinary pleasure of revisiting countries—Greece, Spain, Zimbabwe, and others—that were dictatorships or colonies when first I saw them. Other mini-Reichs have melted like dew, often bringing exiled and imprisoned friends blinking modestly and honorably into the glare. E pur si muove—it still moves, all right.
Christopher Hitchens (Prepared for the Worst: Selected Essays and Minority Reports)
Pensò che il destino si muove per vie sconosciute e porta spesso disgrazie, ma che qualche volta può riservare anche la felicità. E che qualche volt il destino può anche essere aiutato.
Maurizio de Giovanni (La condanna del sangue: La primavera del commissario Ricciardi)
BERENGER: And you consider all this natural? 

DUDARD: What could be more natural than a rhinoceros? 

 BERENGER: Yes, but for a man to turn into a rhinoceros is abnormal beyond question. 

DUDARD: Well, of course, that's a matter of opinion ... 

 BERENGER: It is beyond question, absolutely beyond question! 
DUDARD: You seem very sure of yourself. Who can say where the normal stops and the abnormal begins? Can you personally define these conceptions of normality and abnormality? Nobody has solved this problem yet, either medically or philosophically. You ought to know that. 

 BERENGER: The problem may not be resolved philosophically -- but in practice it's simple. They may prove there's no such thing as movement ... and then you start walking ... [he starts walking up and down the room] ... and you go on walking, and you say to yourself, like Galileo, 'E pur si muove' ... 

 DUDARD: You're getting things all mixed up! Don't confuse the issue. In Galileo's case it was the opposite: theoretic and scientific thought proving itself superior to mass opinion and dogmatism. 

 BERENGER: [quite lost] What does all that mean? Mass opinion, dogmatism -- they're just words! I may be mixing everything up in my head but you're losing yours. You don't know what's normal and what isn't any more. I couldn't care less about Galileo ... I don't give a damn about Galileo. 

 DUDARD: You brought him up in the first place and raised the whole question, saying that practice always had the last word. Maybe it does, but only when it proceeds from theory! The history of thought and science proves that. BERENGER: [more and more furious] It doesn't prove anything of the sort! It's all gibberish, utter lunacy! 

DUDARD: There again we need to define exactly what we mean by lunacy ... 

 BERENGER: Lunacy is lunacy and that's all there is to it! Everybody knows what lunacy is. And what about the rhinoceroses -- are they practice or are they theory?
Eugène Ionesco (Rhinoceros / The Chairs / The Lesson)
Una spinta muove il polmone e alla fine Lo abbandona. Ma tu chi sei? Sei il polmone o sei la forza Che lo gonfia e lo svuota? Chi sei tu? Sei il tuo cuore, sei l’intreccio delle Fibre, la vena cava, il sangue, sei l’arteria, l’aorta sei? O sei la forza che tutto questo muove? O sei la forza? O sei la forza che
Mariangela Gualtieri (Caino: il buio era me stesso)
In verità, qual è l'uomo che osa dire: "Questo è passato e quello è ancora da venire, questa è realtà e quello è un sogno, questa è una cosa e quella è un'altra"! Ma ogni tanto un lembo del velo che nasconde i misteri della vita si muove, e uno sguardo portentoso ci è concesso, dietro le apparenze che ci circondano.
Alexander Lernet-Holenia (Il Signore di Parigi)
Poesia d'amore Le grandi notti d'estate che nulla muove oltre il chiaro filtro dei baci, il tuo volto un sogno nelle mie mani. Lontana come i tuoi occhi tu sei venuta dal mare dal vento che pare l'anima. E baci perdutamente sino a che l'arida bocca come la notte è dischiusa portata via dal suo soffio. Tu vivi allora, tu vivi il sogno ch'esisti è vero. Da quanto t'ho cercata. Ti stringo per dirti che i sogni son belli come il tuo volto, lontani come i tuoi occhi. E il bacio che cerco è l'anima.
Alfonso Gatto
Io so cosa vuol dire essere felice nella vita e la bontà dell'esistenza, il gusto dell'ora che passa e delle cose che si hanno intorno, pur senza muoversi, la bontà di amarle, le cose, fumando, e una donna in esse. Conosco la gioia di un pomeriggio d'estate a leggere un libro d'avventure cannibalesche seminudo in una chaiselongue davanti a una casa di collina che guardi il mare. E molte altre gioie insieme; di stare in un giardino in agguato e ascoltare che il vento muove le foglie appena (le più alte) di un albero; o in una sabbia sentirsi screpolate e crollare infinita esistenza di sabbia; o nel mondo popolato di galli levarsi prima dell'alba e nuotare, solo in tutta l'acqua del mondo, presso a una spiaggia rosa. E io non so cosa passa sul mio volto in quelle mie felicità, quando sento che si sta così bene a vivere: non so se una dolcezza assonnata o piuttosto sorriso. Ma quanto desiderio d'avere cose! Non soltanto mare o soltanto sole e non soltanto una donna e il cuore di lei sotto le labbra. Terre anche! Isole! Ecco: io posso trovarmi nella mia calma, al sicuro, nella mia stanza dove la finestra è rimasta tutta la notte spalancata e d'improvviso svegliarmi al rumore del primo tram mattutino; è nulla un tram: un carrozzone che rotola, ma il mondo è deserto attorno e in quell'aria creata appena, tutto è diverso da ieri, ignoto a me, e una nuova terra m'assale.
Elio Vittorini
¡Y sin embargo, se mueve! (Eppur si muove)
Galileo Galilei
Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo” e non sanno perché.
Charles Baudelaire (Les Fleurs du Mal)
Amiamo tanto guardare al futuro perché desideriamo volgere a nostro favore, con desideri silenziosi, l'incertezza che in esso si muove.
Johann Wolfgang von Goethe (Elective Affinities)
L'interesse dell'ascoltatore muove la lingua del narratore.
Charlotte Brontë (Jane Eyre)
The motto over Chaumont’s door read, “Se sta bene non se muove,” which a later American tenant translated, overly literally, as “If you stand well, stand still.
Stacy Schiff (A Great Improvisation: Franklin, France, and the Birth of America)
Il primo motore è la cosa più perfetta che c'è, è pensiero che pensa a se stesso; dunque "esso muove come ciò che è amato", cioè secondo il fine, mentre tutte le altre cose muovono essendo mosse, cioè secondo la causa efficiente. Il mondo lo ama per la sua perfezione e non per la sua bontà, e lui stesso è immobile perchè, essendo perfetto, non ha nulla da attuare.
Aristotle
Se ora penso agli anni di allora, mi colpisce quanto poco ci fosse in realtà da vedere, quante poche immagini illustrassero la vita e la morte nei Lager. Conoscevamo di Auschwitz il portale con la sua scritta, i pancacci di legno a più piani, i mucchi di capelli, occhiali e valigie; di Birkenau l'entrata con la torre, i corpi laterali e il passaggio per i treni; e da Bergen-Belsen ci venivano le montagne di cadaveri trovate e fotografate dagli alleati al momento della liberazione. Conoscevamo alcune testimonianze di detenuti, ma molti libri apparvero subito dopo la guerra e vennero ristampati solo negli anni Ottanta, visto che nel frattempo non rientrarono nei programmi delle case editrici. Ora ci sono così tanti libri e film che il mondo dei Lager è ormai parte dell'immaginario collettivo che completa il mondo reale. La fantasia lo conosce ormai bene, e a partire dalla serie televisiva Olocausto e da film come La scelta di Sophie e soprattutto Schindler's list si muove anche in quel mondo. E non ne prende solo atto, ma integra e abbellisce. Allora la fantasia stentava a muoversi; riteneva che allo sgomento di cui era debitrice al mondo dei Lager non si confacessero le movenze della fantasia. Quelle poche immagini che doveva alle foto degli alleati e alle testimonianze dei detenuti, le ha poi guardate riguardate, fino a farne dei cliché.
Bernhard Schlink (The Reader)
[...] Quando si vive nello stesso paese, uno non sente il bisogno di programmare incontri con i vecchi amici: prima o poi è convinto che li incontrerà. Questo però, se ci si muove in sfere diverse, non accade mai.
Agatha Christie (They Do It With Mirrors (Miss Marple, #5))
Ciò che conta è comunicare l’indispensabile lasciando perdere tutto il superfluo, ridurre noi stessi a comunicazione essenziale, a segnale luminoso che si muove in una data direzione, abolendo la complessità delle nostre persone e situazioni ed espressioni facciali, lasciandole nella scatola d’ombra che i fari si portano dietro e nascondono. La Y che io amo in realtà è quel fascio di raggi luminosi in movimento, e tutto il resto di lei può rimanere implicito; e il me stesso che lei può amare, il me stesso che ha il potere d’entrare in quel circuito d’esaltazione che è la sua vita affettiva, è il lampeggio di questo sorpasso che sto, per amor suo e non senza qualche rischio, tentando.
Italo Calvino (Difficult Loves)
Un sussurro di domanda. "Perché sei andato via?". Dannazione. Ti prego, prof, resta con me. Sono una stupida. Il suo viso rimane fermo dov'è. A pochi centimetri dal mio. Il suo respiro ancora sulla mia bocca e sul mio naso. Deglutisce e mi risponde. Un sussurro di risposta. "Perché avevo paura che tu capissi". Increspo leggermente la fronte. Stringo più forte la sua mano. "Capire cosa?" Palpitazioni al massimo. Coccinelle in una moltitudine incalcolabile nel mio stomaco. Il prof muove le labbra un pochino in avanti. Sfiorano le mie. Ho un brivido lungo la schiena. Il respiro troppo corto. "Che sono innamorato di te". E mi bacia.
Anita Book (Tutta colpa del Prof.)
Non so ritrovare il passato, sono escluso da questa vita: ho un bel pregare e sforzarmi, ma nulla si muove; indifferente e malinconico siedo qui come un condannato, e il passato si volta via. E in pari tempo ho timore di evocarlo troppo, perché non so che cosa potrebbe accadere. Sono un soldato, a questa cosa certa mi devo tenere.
Erich Maria Remarque
Arrivato alla sua altezza, Mack si comporta come se non esistessi e io mi sposto per aprire la portiera dal lato passeggero per fargli capire che voglio che ritorni. Lui non si muove e io inizio già a dispiacermi di essermi comportato così debolmente di fronte a lui, quando Mack scoppia a ridere; rimango sorpreso per un istante, ma poi anche sulle mie labbra nasce un sorriso quando capisco che si è calmato e ha dimenticato la sua inquietudine. Lo guardo ridere, sento quel suono spontaneo chiedendomi perché non l'ho lasciato sul bordo della strada, mi rispondo che è sicuramente per questo, per sentirlo ridere ancora e ancora, perché la sua voce e la sua risata sono diventate il mio quotidiano da parecchi giorni e se ora se ne andasse, mi mancherebbe
Amheliie (Road)
«Non voglio perderti per questa storia» gli dico. «Non…» Le sue labbra trovano le mie, spezzando non solo la frase ma anche il mio respiro in gola. Le mani salgono ad accarezzarmi il viso, mentre muove lentamente la bocca sulla mia. Ogni singolo nervo del mio corpo è in fiamme. Trevor si fa indietro e cerca il mio sguardo. «Non mi hai perso» mormora, stringendomi di nuovo a sé.
Kasie West (Pivot Point (Pivot Point, #1))
Marie, amica e coinquilina di Isabelle all'università. Al mattino la parte superiore del suo corpo si trasforma in voce per poi ricomporsi dentro un vestito a fiori. Siede nel patio insieme a tutti gli altri e si muove con leggerezza lunare, come se sempre avesse abitato il porticato, il glicine fiorito, le rose antiche, la colazione che si prolunga in giardino mentre in cucina già prende forma il pranzo. (Arianna Fiore)
Various (L'ordine sostituito)
Routine noiosa, vero? Ma anche gli avvenimenti esteriori di un paese che si muove sotto una dittatura possono apparire noiosi - ai dittatori piacciono le cose noiose, i dittatori amano le cose noiose - mentre sotto la superficie si vanno preparando grandi cambiamenti. Un corpo e una mente feriti non sono solo come una dittatura: si identificano in una dittatura. Non c'è tiranno impietoso come il dolore, non c'è despota crudele come la confusione.
Stephen King (Duma Key)
Liberazione?” Sconcertante: fino a che punto sono vivi nel genere umano gli istinti della delinquenza. Io dico coscientemente “della delinquenza”. La libertà e la delinquenza sono così indissolubilmente legate tra loro come... mettiamo, il movimento dell’aereo e la sua velocità; la velocità dell’aereo — se la velocità dell’aereo = 0, l’aereo non si muove; se la libertà dell’uomo = 0, egli non commette delitti. È chiaro. L’unico mezzo per affrancare l’uomo dalla sua tendenza alla delinquenza è privarlo della libertà.
Evgeniij Zamjatin (We)
Chi sa ballare alla persiana?” domando. Tutte si voltano a guardare Sanaz. Lei si schermisce, fa di no con la tessta. Cominciamo ad insistere, a incoraggiarla, formiamo un cerchio intorno a lei. Quando inizia a ballare, piuttosto a disagio, battiamo le mani e ci mettiamo a canticchiare. Nassrin ci chiede di fare più piano. Sanaz riprende, quasi vergognandosi, a piccoli passi, muovendo il bacino con grazia sensuale. Continuiamo a ridere e a scherzare, e lei si fa più ardita; muove la testa a destra e sinistra, e ogni parte del suo corpo vibra; balla anche con le dita e le mani. Sul suo volto compare un'espressione particolare, spavalda, ammicante, che attrae, cattura, e al tempo stesso sfugge e si nasconde. Appena smette di ballare, tuttavia, il suo potere svanisce. Esistono varie forme di seduzione, ma quella che emana dalle danze tradizionali persiane è unica, una miscela di impudenza e sottigliezza di cui non mi pare esistano eguali nel mondo occidentale. Ho visto donne di ogni estrazione sociale assumere lo stesso sguardo di Sanaz, sornione, seducente e l'ho ritrovato anni dopo sul viso di Leyly, una mia amica molto sofisticata che aveva studiato in Francia, vedendola ballare al ritmo di una musica piena di parole come naz e eshveh e kereshmeh, che potremmo tradurre con “malizia”, “provocazione”, “civetteria”, senza però riuscire a rendere l'idea. QUesto tipo di seduzione è al tempo stesso elusiva, vigorosa e tangibile. Il corpo si contorce, ruota su se stesso, si annoda e si snoda. Le mani si aprono e si chiudono, i fianchi sembrano avvitarsi e poi sciogliersi. Ed è tutto calcolato: ogni passo ha il suo effetto, e così il successivo. È un ballo che seduce in un modo che Daisy Miller non si sognava neanche. È sfacciato, ma tutt'altro che arrendevole. Ed è tutto nei gesti di Sanaz. La veste nera e il velo - che ne incorniciano il volto scavato, gli occhi grandi e il corpo snello e fragile - conferiscono uno strano fascino ai suoi movimenti. Con ogni mossa, Sanaz sembra liberarsene: la vesta diventa sempre più leggera, e aggiunge mistero all'enigma della danza.
Azar Nafisi (Reading Lolita in Tehran: A Memoir in Books)
Ogni persona muore due volte, si dice: una prima quando spira, e l’altra quando viene dimenticata anche dagli ultimi del suo tempo. Con la morte di una persona anziana, quindi, una serie di defunti scompaiono per la seconda volta: chi muore si porta via tutti coloro che ormai vivevano solo nella sua memoria. Molto di ciò che muove una città, così, scompare nel corso di una sola generazione. Volti, odori, suoni e sensazioni in seguito possono essere ricostruiti solo facendo riferimento a qualche notizia e a qualche immagine. La nostra memoria collettiva, che si basi sulla scrittura o meno, non è più stabile di un mucchietto di sabbia, e spesso possiamo solo cercare di indovinare gli elementi essenziali.
Geert Mak (Amsterdam)
Restituiteci gli dèi del paganesimo! Adoreremo volentieri Giove, Ercole o Pallade, ma non vogliamo più saperne di quel fantomatico artefice dell’universo che invece si muove da solo, non vogliamo più saperne di un dio senza estensione ma che pure riempie tutto della sua immensità, di un dio che è onnipotente ma non realizza mai quello che desidera, di un essere immensamente buono ma che scontenta tutti, di un essere amico dell’ordine ma nel cui governo tutto è disordine. No, non vogliamo più saperne di un dio che sconvolge la natura, è padre di confusione, è motore dell’uomo che si abbandona agli errori; ma un dio simile ci fa fremere d’indignazione ed è giusto che lo releghiamo per sempre nell’oblio da cui quell’infame di Robespierre ha voluto trarlo!
Marquis de Sade (La Philosophie dans le boudoir: ou Les Instituteurs immoraux)
Perché bisogna che lei fermi un attimo in sé la vita, per vedersi. Come davanti a una macchina fotografica. Lei s’atteggia. E atteggiarsi è come diventare statua per un momento. La vita si muove di continuo, e non può mai veramente vedere se stessa" "Lei non può conoscersi che atteggiata: statua: non viva. Quando uno vive, vive e non si vede. Conoscersi è morire. Lei sta tanto a mirarsi in codesto specchio, in tutti gli specchi, perché non vive; non sa, non può o non vuol vivere. Vuole troppo conoscersi, e non vive." Non si può vivere davanti a uno specchio. Procuri di non vedersi mai. Perché, tanto, non riuscirà mai a conoscersi per come la vedono gli altri. E allora che vale che si conosca solo per sé? Le può avvenire di non comprendere piú perché lei debba avere quell'immagine che lo specchio le ridà.
Luigi Pirandello (UNO NESSUNO E CENTOMILA (Italian Edition))
Noi ci siamo ricordati di quello che la maggior parte degli uomini ha dimenticato, in quest'epoca di brutto, infruttifero lavoro delle falsificazioni: che è possibile essere felici, che il lavoro può essere un piacere, anzi, che l'essenza del piacere si trova nel lavoro se questo è giustamente indirizzato, ossia incamminato verso il raggiungimento di quelle funzioni che le persone sagge e sane desiderano vedere realizzate; in altre parole, se il principio che lo muove è l'aiuto reciproco. In breve, noi artisti ci troviamo in questa situazione: siamo i rappresentanti dell'artigianato che si è estinto nella produzione commerciale. Facciamo perciò del nostro meglio per diventare i migliori artigiani possibili; e se non possiamo essere buoni artigiani ad un certo livello, fermiamoci ad un livello inferiore in modo da trovare il nostro posto nelle arti, ove rendere pienamente; insomma se siamo artisti possiamo essere certi che troveremo ciò che siamo in grado di far bene, anche se non sarà molto facile.
William Morris (Opere)
Questa è una delle esperienze più singolari: svegliarsi in quello che sembra un buon giorno, prepararsi al lavoro, ma non cominciarlo ancora veramente. Questo momento racchiude infinite possibilità, intere ore a venire. La mente ronza. Questa mattina può penetrare la foschia, i condotti intasati, raggiungere l'oro. Riesce a sentirlo dentro di sé, una seconda se stessa indescrivibile, o piuttosto una se stessa parallela, più pura. Se fosse religiosa la chiamerebbe "l'anima". E' più della somma del suo intelletto e delle sue emozioni, più della somma delle sue esperienze, anche se corre attraverso tutte e tre come vene di metallo brillante. E' una facoltà interiore che riconosce i misteri che animano il mondo, perché è fatta della stessa sostanza, e quando è molto fortunata lei è capace di scrivere attingendo direttamente da quella facoltà. Scrivere in quello stato è la soddisfazione più profonda che conosca. Ma la sua capacità di accedervi va e viene senza preavviso. Può impugnare la penna e seguirla con la mano mentre si muove per il foglio; può impugnare la penna e scoprire che è solo lei: una donna in vestaglia che regge una penna, timorosa e incerta, con una competenza solo superficiale e nessuna idea su dove cominciare o cosa scrivere. Impugna la penna. La signora Dalloway disse che avrebbe comprato lei i fiori.
Michael Cunningham (The Hours)
«Proprio un elfo snob doveva toccarmi in sorte?» le rispose divertito. «Allora, non mi rimane altra scelta che portarti in campeggio, prima o poi, o in canoa o a fare una nuotata nel lago.» Lei lo fissò con la sua più riuscita espressione Scordartelo disegnata sul volto. «Puoi guardarmi come vuoi, ma mai dire mai» ridacchiò lui. «Oh, invece mai è una delle mie parole preferite.» «Scommetto che ti piacerebbe…» «Cosa?» «Il campeggio. Le stelle, il silenzio, le foglie che mormorano al vento, sai, quelle cose lì.» «Per non parlare di orsi, insetti e magari di qualche serpente che ha perso la strada di casa. Mi vengono i brividi solo a pensarci. Sono un elfo cittadino a tutti gli effetti e ho il terrore di tutto ciò che si muove e che non sia addomesticabile.» Lui la fissò con aria divertita. «Incluso il sottoscritto?» Le si era avvicinato troppo e ora la fissava come se volesse divorarla, in modo così sfacciato che, per puro istinto di sopravvivenza, arretrò di un passo. Non abbassò lo sguardo ma per qualche attimo non seppe cosa rispondergli. Non che avesse dubbi che la categoria esseri viventi non addomesticabili e pericolosi includesse anche lui, almeno a dar retta a tutte quelle farfalle che le svolazzavano nello stomaco, ma come avrebbe potuto rispondergli sì? Così gli sorrise a sua volta, pronta all’ennesima bugia. «Sono convinta, predatore, che tu, nonostante i grugniti e i continui brontolii e la tua probabile parentela con un grizzly, sia molto addomesticabile.» Lui alzò un sopracciglio, con un’espressione da schiaffi da premio Oscar.
Viviana Giorgi (E infine la Bestia incontrò Bella)
En effet, l'Eglise n'a pas condamné la théorie de Copernic, qui s'appuyait lui-même sur Icetus de Syracuse, jusqu'à ce que Galilée, quatre-vingts ans plus tard, sans apporter de preuve décisive à l'appui de la nouvelle théorie, décide de placer sur le plan théologique la querelle de l'ordre géocentrique ou héliocentrique du monde, en défiant la Curie par de violentes attaques de prendre positions sur le problème. Le pape Urbain VIII proposa de définir le système héliocentrique comme une thèse mathématique possible, mais pas nécessairement comme celle qui garantissait la vérité définitive. Loin de se ranger à cette suggestion, Galilée répliqua en publiant son Dialogo sui Massimi Sistemi, dans lequel il présentait le pape comme un simple d'esprit. D'où ce procès tristement célèbre, au cours duquel Galilée ne prononça nullement son fameux "Eppur si muove" (Et pourtant, elle se meut), mais abjura toutes ses déclarations pour avoir le droit de continuer à vivre en paix et dans l'honneur. La postérité littéraire de Galilée pris comme héros a fait naître chez plusieurs dignitaires de l'Eglise une sorte de sentiment de culpabilité qui les rend étrangement désarmés devant les théories scientifiques modernes même lorsque celles-ci sont en contradiction flagrante avec les vérités de la foi et de l'entendement. On a l'habitude de dire que l'Eglise n'a pas à se mêler de problèmes scientifiques ; le cas même de Galilée prouve justement que la nouvelle science rationaliste de la Renaissance prétendait à la vérité absolue et se présentait donc comme une seconde religion. p135
Titus Burckhardt (Science moderne et Sagesse traditionnelle)
MIRANDOLINA (sola): Uh, che mai ha detto! L'eccellentissimo signor Marchese Arsura mi sposerebbe? Eppure, se mi volesse sposare, vi sarebbe una piccola difficoltà. Io non lo vorrei. Mi piace l'arrosto, e del fumo non so che farne. Se avessi sposati tutti quelli che hanno detto volermi, oh, avrei pure tanti mariti! Quanti arrivano a questa locanda, tutti di me s'innamorano, tutti mi fanno i cascamorti; e tanti e tanti mi esibiscono di sposarmi a dirittura. E questo signor Cavaliere, rustico come un orso, mi tratta sì bruscamente? Questi è il primo forestiere capitato alla mia locanda, il quale non abbia avuto piacere di trattare con me. Non dico che tutti in un salto s'abbiano a innamorare: ma disprezzarmi così? è una cosa che mi muove la bile terribilmente. É nemico delle donne? Non le può vedere? Povero pazzo! Non avrà ancora trovato quella che sappia fare. Ma la troverà. La troverà. E chi sa che non l'abbia trovata? Con questi per l'appunto mi ci metto di picca. Quei che mi corrono dietro, presto presto mi annoiano. La nobiltà non fa per me. La ricchezza la stimo e non la stimo. Tutto il mio piacere consiste in vedermi servita, vagheggiata, adorata. Questa è la mia debolezza, e questa è la debolezza di quasi tutte le donne. A maritarmi non ci penso nemmeno; non ho bisogno di nessuno; vivo onestamente, e godo la mia libertà. Tratto con tutti, ma non m'innamoro mai di nessuno. Voglio burlarmi di tante caricature di amanti spasimati; e voglio usar tutta l'arte per vincere, abbattere e conquassare quei cuori barbari e duri che son nemici di noi, che siamo la miglior cosa che abbia prodotto al mondo la bella madre natura.
Carlo Goldoni (La Locandiera (Classic Reprint))
Ma più strani di tutto sono gli avvenimenti che si svolgono sulla Prospettiva Nevskij. Oh, non credete alla Prospettiva Nevskij! Quando l'attraverso, sempre io m'avvolgo quanto più posso nel mio mantello e cerco di non guardare affatto gli oggetti che mi cadon sotto gli occhi. Tutto è inganno, tutto è sogno, nulla è ciò che sembra! Credete che quel signore che passeggia con quell'abito di ottima fattura sia molto ricco? Neanche per sogno: tutti i suoi averi consistono in quel soprabito. Vi immaginate che quei due grassoni che si sono fermati davanti a quella chiesa in costruzione stiano ragionando della sua architettura? Nient'affatto: parlano di quelle due cornacchie che si sono posate in modo così curioso una di fronte all'altra. Credete che quel tipo agitato che muove le braccia stia parlando di come sua moglie ha buttato dalla finestra una pallina su un ufficiale che lui non conosce affatto? Neanche per sogno: sta dimostrando in che cosa consistesse il principale errore di Lafayette. Credete che quelle signore... no, alle signore credeteci meno che a ogni altro. Guardate le vetrine dei negozi: i ninnoli che vi sono esposti sono magnifici, ma puzzano d'una terribile quantità d biglietti di banca. E Dio vi guardi dallo sbirciare sotto i cappellini delle signore! Sventoli pure in lontananza il mantello d'una bella donna; a nessun costo io la seguirò per curiosare. Lontano, per amor di Dio, lontano dal lampione! E, se ci passate vicino, fatelo in fretta, più in fretta possibile. E' già una fortuna se non lascerà sgocciolare del grasso maleodorante sul vostro elegante soprabito. Ma, lampioni a parte, tutto alita inganno. Essa mente a ogni ora, questa Prospettiva Nevskij, ma più che mai quando la notte cala sopra di essa come una massa densa e fa spiccare i muri bianchi e giallastri delle case, quando l'intera città si trasforma in un solo tuono e lampo, miriadi di carrozze rotolano giù dai ponti, i postiglioni gridano e sobbalzano sui cavalli, e un demone in persona accende le lampade solo per mostrare ogni cosa sotto un aspetto che non è il suo.
Nikolai Gogol (Racconti di Pietroburgo)
La massa ha bisogno di una direzione. Essa è in movimento e muove verso qualcosa. La direzione comune a tutti gli appartenenti rinforza la sensazione di eguaglianza.
Elias Canetti (Crowds and Power)
Quando si ride ci si lascia andare, si è nudi, ci si scopre. Quando uno ride, vedi un po’ la sua anima. E poi quando si ride ci si muove, ci si scuote, come un albero, e si lascia per terra le cose che gli altri possono vedere e magari cogliere. Gli avari e coloro che non hanno niente da offrire, infatti, non ridono.
Roberto Benigni
Per Goethe [...] l'innaturale probabilmente non esisteva: la natura goethiana abbraccia e avvolge ogni cosa ed è lei che muove e crea, con elusiva ironia, tutte le forme, pure quelle che sembrano negarla e che agli uomini appaiono "innaturali". (Danubio, p.37)
Claudio Magris
Sebbene lo Stato si ostini a dare un nome alle strade, la gente stabilisce i propri punti di riferimento in maniera del tutto autonoma. Una chiesa, una casa abbandonata, un parco, un edificio pubblico, uno stadio, un cimitero: qualunque cosa può andare bene. Ognuno insomma finisce per inventarsi una sua personale mappa urbana.
Dany Laferrière (Tutto si muove intorno a me)
Nella vita ti perdi anche con le persone a cui vuoi bene, non è colpa tua, non è colpa di nessuno a volte, semplicemente si muove tutto ed è giusto così.
Claudio Di Biagio (Si stava meglio. In viaggio con mia nonna lungo un secolo di storia italiana)
Conosco un paese che ha provocato ben due guerre mondiali in un secolo e ha proposto una «soluzione finale», e nessuno lo ha mai definito maledetto. Conosco un paese insensibile alla disperazione umana, che continua a ridurre alla fame l'intero pianeta forte del suo strapotere finanziario, e nessuno lo definisce maledetto. Anzi, si presenta al mondo come il popolo benedetto dagli dèi, o meglio da Dio. Allora perché mai Haiti dovrebbe essere maledetta?
Dany Laferrière (Tutto si muove intorno a me)
Dunque cos’è la Commedia? Un manuale d’istruzioni per diventare un buon cristiano o la semplice rappresentazione della vita? È la vita. Una selva oscura, in cui è facile perdersi e dal cui groviglio ognuno di noi spera sempre di essere salvato e di poter tornare «a riveder le stelle». Cosa muove quindi Dante a scrivere? La fede in Dio, o l’amore verso quelli che – come lui – stanno, sono stati, o stanno per entrare nella selva oscura? E chi è infine Dante, l’ultimo dei medievali o il primo degli umanisti?
Chiara Mercuri (Dante: Una vita in esilio (Italian Edition))
[...] un paesaggio invisibile condiziona quello visibile, tutto ciò che si muove al sole è spinto dall'onda che batte chiusa sotto il cielo calcareo della roccia.
Italo Calvino (Invisible Cities)
Metamorfosi muove da un’idea molto semplice: la vita di tutte le specie è una, e una sola. Poco importa che si tratti di cani, gatti, querce, lecci, soffioni, platani, maiali, porcini, falene, streptococchi: tutte le forme di vita sono figurazioni di una medesima sostanza, modi accidentali che non smettono di crearsi l’uno dall’altro e di distruggersi l’un l’altro. La vita non è che un’unità cosmica che stringe la materia della Terra in un’intimità carnale. Siamo tutti carne della stessa carne, indifferentemente dalla specie cui apparteniamo.
Emanuele Coccia (Metamorfosi)
10. l'Amor che move il sole e l'altre stelle (Paradiso XXXIII 146) L'ultimo verso della Divina Commedia è famosissimo. L'amore, veniamo a sapere, è l'energia cosmica che muove stelle e pianeti e si sprigiona direttamente dal Motore Immobile. È per mettersi in perfetta sintonia con esso che Dante ha fatto il viaggio. Ora che lo ha condotto a termine, i suoi desideri hanno imparato finalmente ad armonizzarsi con quelli di Dio.
Francesco Fioretti (Di retro al sol: Scritti danteschi (2008-2015))
Marie, amica e coinquilina di Isabelle all'università. Al mattino la parte superiore del suo corpo si trasforma in voce per poi ricomporsi dentro un vestito a fiori. Siede nel patio insieme a tutti gli altri e si muove con leggerezza lunare, come se sempre avesse abitato il porticato, il glicine fiorito, le rose antiche, la colazione che si prolunga in giardino mentre in cucina già prende forma il pranzo.
Various (L'ordine sostituito)
Guardai fuori, le ombre delle rocce e dei cespugli, la pianura e la collina. Volevo un po’ di pioggia che pulisse tutto, un po' di vento che l'asciugasse. Ma la terra era immobile e secca. Così sia. Può non piacermi, ma sono felice che l'erba sia asciutta, e gli animali nelle loro tane. Il piacere è l’orgoglio dell’umanità sono più sentiti nel disattento, sonnacchioso potere della terra. Anche quando si muove per distruggere, aggiunge qualcosa. Isolarsi troppo da essa diminuisce le nostre conquiste e fallimenti. Dobbiamo sentire le forze con cui viviamo…
Roger Zelazny (Bridge of Ashes)
Guardai fuori, le ombre delle rocce e dei cespugli, la pianura e la collina. Volevo un po’ di pioggia che pulisse tutto, un po' di vento che l'asciugasse. Ma la terra era immobile e secca. Così sia. Può non piacermi, ma sono felice che l'erba sia asciutta, e gli animali nelle loro tane. Il piacere e l’orgoglio dell’umanità sono più sentiti nel disattento, sonnacchioso potere della terra. Anche quando si muove per distruggere, aggiunge qualcosa. Isolarsi troppo da essa diminuisce le nostre conquiste e fallimenti. Dobbiamo sentire le forze con cui viviamo…
Roger Zelazny
Passato questo primo controllo mi ritrovai di nuovo in attesa; l'avrei capito poi, anche se già in Sudafrica lo avevo annusato: in Africa tutto si muove accompagnato da pole pole, malembe malembe, leve leve, piano piano, lentamente, con calma; e la fretta di noi occidentali sempre di corsa, sempre con lo sguardo puntato sul tempo che scorre, viene gentilmente buttata nel cestino.
Alice Paghera (Mbote Congo (Italian Edition))
Nell’uso del roveto dell’Oreb si intuisce la dimensione simbolica mariana connessa al titolo Theotókos: Dio si rivela in pienezza in Maria, come nel roveto era Dio a svelarsi a Mosè. Efrem Siro, morto nel 373, fa balenare la verginità di Maria come sede della manifestazione di Dio. Il grembo di Maria è come il roveto nel quale discende il fuoco teofanico e nel quale Yhwh si rende presente e sperimentabile a Mosè. Nella stessa linea si muove anche Severo, patriarca di Antiochia, morto nel 538. In un’omelia, la 67, egli afferma: «Quando volgo lo sguardo alla Vergine Madre di Dio e tento di abbozzare un semplice pensiero su di lei, fin dall’inizio mi sembra di udire una voce che viene da Dio e che mi grida all’orecchio: “Non accostarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo dove tu stai è terra santa!”… Avvicinarsi a lei è come avvicinarsi a una terra santa e raggiungere il cielo». Certo, come dirà Ambrogio, «Maria non è il Dio del tempio ma il tempio di Dio». Perciò noi dobbiamo, come Mosè, avvicinarci a lei a piedi scalzi perché nel suo grembo è Dio che si rivela e lo fa nel modo più vicino e trasparente, rivestendo la carne dell’uomo.
Gianfranco Ravasi (Un mese con Maria (Italian Edition))
Scosto lo sgabello e mi alzo, senza mai perdere il contatto visivo, per paura che se abbassassi solo per un attimo gli occhi tutto svanirebbe e non sentirei più il mio cuore martellare nel petto. Scendo i gradini del palco e mi fermo; attendo, un suo cenno, un suo movimento. Nulla. Esito alcuni secondi. Non smettere di guardarmi, ti prego. E lui non lo fa.
 Scioglie le braccia che gli ricadono lungo i fianchi, si muove verso di me facendosi largo tra la folla, senza perdermi di vista neanche per un istante.
 Mi muovo anch'io, con qualche difficoltà ad allontanare i ragazzi che vorrebbero complimentarsi con me per il pezzo. 
Non sento nulla, non c'è nessun altro in questo locale.
 Ci siamo solo lui ed io. 
C'incontriamo a metà strada, fermandoci a un passo. Sostengo il suo sguardo vivo, sognante, languido. Si avvicina e con timore mi prende la mano. Lo lascio fare, persa nei suoi occhi e in ciò che racchiudono. Mi attira a sé, la sua fronte sfiora la mia, il mio respiro diventa il suo respiro. Mi accarezza il viso e mi abbandono a quel tocco, chiudendo gli occhi nel momento in cui le sue labbra si sposano con le mie. Mi passa le mani fra i capelli e mi attira di più a sé, in modo che il calore del suo corpo incendi la mia pelle. 
Poi si allontana, appena; apro gli occhi e incontro le sue lacrime, stavolta non di sofferenza.
'Mi sono innamorato' dice. Ed è un soffio, un sospiro, quasi un gemito.
A.S. Kelly (Tre minuti di me (Tre minuti di me, #1))
Giussani non è d’accordo, e infatti lo interrompe: «Non è mica così che si vuol bene. Guarda, il modo vero di voler bene è che proprio quando questa tenerezza è intensa, vera e trascinante, umanamente trascinante, dovresti fare un passo indietro, guardarli e dire: “Che ne sarà di loro?”, perché voler bene è capire che hanno un destino, che non sono tuoi, sono tuoi e non sono tuoi, che hanno un destino e che è proprio guardando la drammaticità che il destino impone nel rapporto e nelle cose, nel futuro e nel presente, che tu li rispetterai, gli vorrai bene, sarai disposto a fare tutto per loro, non ti farai ricattare se ti obbediranno o no» (pp.
Alberto Savorana (Un'attrattiva che muove: La proposta inesauribile della vita di don Giussani)
Per Giussani «“quel che c’è prima” dev’essere qualcosa che non ha bisogno di essere spiegato, ma solo di essere visto, intercettato, qualcosa che dà un’emozione, che costituisce un richiamo.
Alberto Savorana (Un'attrattiva che muove: La proposta inesauribile della vita di don Giussani)
Chiesa non ha bastioni da difendere, ma solo strade da percorrere».
Alberto Savorana (Un'attrattiva che muove: La proposta inesauribile della vita di don Giussani)
Divorzio e referendum sul divorzio. La norma religiosa nello spazio pubblico
Alberto Savorana (Un'attrattiva che muove: La proposta inesauribile della vita di don Giussani)
Divorzio e referendum sul divorzio. La norma religiosa nello spazio pubblico Il secondo punto che avrei voluto discutere con Giussani riguarda un episodio raccontato nel libro, che merita a mio avviso una riflessione più profonda, più dettagliata, perché ha un significato più che storico. Riguarda, infatti, la posizione della religione nello spazio pubblico, allora e oggi. Si tratta del coinvolgimento di CL nel referendum Fanfani del 1974, che cercava di abrogare la legge che permetteva il divorzio. CL, guidata da Giussani, sosteneva il «Sì» seguendo fedelmente le indicazioni della CEI. C’era qualche voce dentro il movimento (vedi a pagina 458) che consigliava diversamente, e non per ragioni di principio ma di opportunità politica. Come sappiamo, la proposta abrogativa fu sconfitta clamorosamente. All’indomani del voto Giussani ha reagito in modo assai militante, quasi amaro. Ma in dieci anni il suo pensiero è diventato più sottile. Cito da pagina 459: il referendum «portò alla ribalta una situazione fino ad allora non da tutti chiaramente percepita; e soprattutto poco percepita all’interno della Chiesa istituzionale, dove spesso si continuava malgrado tutto a credere che l’Italia fosse un paese ancora incontestabilmente e largamente cattolico. […] Valutando la questione a posteriori penso di poter concludere che una presa di coscienza della situazione così chiara ed inequivocabile, anche se brutale, fu meglio per la Chiesa di quel che altrimenti sarebbe potuto accadere: che cioè il declino della presenza cattolica nella società italiana continuasse in modo strisciante, ed inavvertito da molta parte della Chiesa istituzionale». Se avessi avuto la possibilità di discutere con Giussani, gli avrei domandato: «Secondo lei, se la situazione sociale in Italia fosse stata diversa, cioè se il Paese fosse stato ancora incontestabilmente e largamente cattolico, sarebbe stata una giustificazione per votare “SÌ” all’abrogazione?». A mio umile avviso, anche in queste condizioni sarebbe stato un errore votare «SÌ», perché in questo modo si nega la volontà di Dio e, se ho capito bene, anche l’insegnamento del Concilio Vaticano II sul rapporto fra la religione e il potere coercitivo dello Stato. Come ha spiegato con chiarezza e coraggio Benedetto XVI davanti al Bundestag, esistono norme religiose che, pur essendo religiose, sono spiegabili nei termini della semplice ragione di cui Dio ha dotato tutti gli esseri umani. Il monito: «Non uccidere» si trova nei Dieci Comandamenti, parole rivelate direttamente di Dio. Ma anche senza questa rivelazione sarebbe giustificabile davanti ai credenti e ai non credenti. La sua coincidenza con la rivelazione può aggiungere un’ulteriore motivazione per il credente, per il quale uccidere non sarà solo un reato contro la legge e contro le norme morali e l’etica generale, ma anche un peccato davanti a Dio. E il credente, senza alcuna esitazione, può mobilitarsi perché diventi legge generale applicata e tutelata dallo Stato con tutto il suo potere coercitivo. Ma l’indissolubilità del matrimonio cattolico è una questione diversa. È, infatti, espressione del concetto di matrimonio «sacramentale» (la parola non ha alcun significato nel vocabolario dello Stato non confessionale), che distingue lo sposo cattolico non soltanto dai suoi concittadini non credenti, ma anche dai credenti di altre religioni (come Protestanti, Ebrei e Musulmani che, pur avendo il matrimonio sacramentale, prevedono la possibilità del divorzio). C’è un elemento molto particolare nel matrimonio cattolico (che secondo tanti è un elemento molto nobile), perché esso è concepito come un’unione che coinvolge tre parti, i due sposi e Dio, che assegna a tale unione un valore addirittura sacramentale, che assegna una certa santità (un’altra parola che non esiste nel vocabolario dello Stato non confessionale) al matrimonio e che ne spiega e giustifica l’indissolubilità in termini religiosi. Il matrimonio civile, però, è del tutto diverso. Per la mia
Alberto Savorana (Un'attrattiva che muove: La proposta inesauribile della vita di don Giussani)
matrimonio civile, però, è del tutto diverso. Per la mia convinzione personale, ma anche leggendo attentamente Benedetto XVI sia a Ratisbona sia al Bundestag, mi sembra che la libertà religiosa comprenda anche la libertà «dalla» religione. La libertà dalla religione non è un’imposizione dello Stato laico liberale sulle comunità religiose. Al contrario, è una norma del tutto religiosa, un’espressione del fatto che gli uomini e le donne sono stati creati a immagine di Dio come esseri con la capacità di fare scelte morali e di assumere responsabilità basate su queste scelte. La risposta positiva all’invito di una vita che ha come telos la imitatio Dei dev’essere data dalla persona con piena sovranità sui suoi atti. Solo la libertà di poter dire di no a Dio, una libertà interna e allo stesso tempo una libertà tutelata dallo Stato, può rendere il dire di sì significativo agli occhi di Dio. Sotto questo profilo, l’iniziativa di Fanfani era sbagliata, come era sbagliata la posizione della CEI e di conseguenza quella dello stesso Giussani, sbagliata proprio sotto il profilo religioso e non solo tattico o politico. Perciò gli avrei detto: «Pensi, don Giussani, alla risposta che ha dato al ragazzo sulla porta dell’Università Cattolica! Perché la sua risposta dovrebbe essere diversa se invece che la vita politica di quel giovane fosse stata in gioco la sua vita coniugale? Non è una questione di principio escludere Cesare? Invitiamo alla bellezza del matrimonio cattolico, un’esperienza che è molto sfidante. Però non forziamo le cose. Tra l’altro, mantenere i confini chiari fra Dio e Cesare vuol dire anche che lo Stato non potrà un certo giorno domandare alla Chiesa di rinunciare all’indissolubilità religiosa del matrimonio». Chissà come mi avrebbe risposto don Giussani…
Alberto Savorana (Un'attrattiva che muove: La proposta inesauribile della vita di don Giussani)
Una delle espressioni che più mi ha colpito è questa: «La soluzione dei problemi», la leggo piano perché è una frase non facile, «che la vita pone ogni giorno non avviene direttamente affrontando i problemi, ma approfondendo la natura del soggetto che li affronta» (p. 489).
Alberto Savorana (Un'attrattiva che muove: La proposta inesauribile della vita di don Giussani)
Mi sa che non lo vuoi capire. Casi è lì che cerca di spiegartelo e tu stai sempre a ripetere la stessa roba. Li conosco quelli come te. Tu non vuoi sapere niente, vuoi solo cantare la tua canzoncina. 'Dove andiamo a finire?' Non te ne frega niente di capire. Il paese si muove, se ne va da un posto all'altro. C'è gente che crepa a ogni passo. Li conosco quelli come te. Tu non vuoi capire niente. Vuoi solo cantarti la ninnananna... 'Dove andiamo a finire?
John Steinbeck (The Grapes of Wrath)
Mi piacerebbe entrare in un paese e vedere gente che si muove a piedi: bambini, vecchi, donne, tutta una ragnatela di passi per catturare e farsi catturare dalle pause, dagli attimi in cui sembra che nulla possa avvenire. I paesi come luogo di riabilitazione degli umani, cliniche in cui si impari il compito fondamentale di passare il tempo, compito che è stato sostituito da una miriade di surrogati. Riparare le statue, riportare alla luce i tratturi, potare gli alberi con cura, salutare con lietezza ogni persona, ecco alcuni gesti che ci possono far bene, possono farci ritrovare un filo di eleganza nella bolgia di cafoneria in cui siamo caduti.
Franco Arminio (Vento forte tra Lacedonia e Candela: esercizi di paesologia)
Contemplando il rivestimento di merletto che i torrenti disegnano sulle montagne non si può non rammentare che ogni cosa fluisce, ogni cosa si muove verso un qualche punto, gli esseri viventi e le rocce così dette inanimate come l'acqua. Fluisce la neve, rapida o lenta, nelle valanghe e nei ghiacciai creatori di bellezza; fluisce l'aria in maestose inondazioni che trasportano minerali e foglie, semi e spore, torrenti di musiche e di profumi; fluisce l'acqua trasportando rocce, in soluzione o in forma di fango, sabbia, ciottoli, sassi. Fluiscono le rocce dalla bocca dei vulcani, come acque dalle fonti e gli animali si raggruppano ed è tutto un fluire, un avanzare di zampe, di groppe in salto, d'ali spiegate, sulla terra, nell'aria, nel mare... E intanto le stelle corrono nello spazio spinte dal perenne pulsare, come globuli rossi nel caldo sangue della Natura.
John Muir (My First Summer in the Sierra)
Miliardi e Mondiali La macchina da soldi che non conosce soste L’ultimo caso per la federazione la scelta di Russia e Qatar Giulia Zonca | 824 parole Trovare l’uomo chiave dell’operazione Fifapulita è praticamente impossibile. Troppi soldi, troppe mazzette vere o presunte e troppi giri d’affari concentrici che prima di chiamare denaro ne producono in abbondanza. La Fifa si basa su un sistema fatto di soldi, tanti dichiarati, incalcolabili quelli in nero, non tutti e non sempre sono spesi male, anzi, ma il circolo infinito di dollari che non conosce crisi crea un vortice in stile deposito di Zio Paperone dove avidità chiama altra avidità. E non c’è pace. Cambiare tutto La Fifa si ritrova nelle stesse condizioni in cui stava il Comitato olimpico prima degli scandali del 2002 e ora se vuole reggere dovrà fare la stessa mossa. La rivoluzione. Nuovi nomi e altre regole ma al momento il sistema Fifa si basa proprio sull’immutabilità, sul circolo chiuso, su un potere che resta sempre nelle stesse mani, garantisce a tutti grandi introiti e visto dall’interno funziona benissimo. Ogni uomo preso con le mani nella marmellata sa che verrà abbandonato, però sa anche che fino a lì vivrà alla grande. La perdita di credibilità non è mai sembrata un problema al governo di pallone. Ogni voce considerata frottola, ogni frode un male inevitabile ed arginabile. Il pantano perpetuo. L’inchiesta dell’Fbi parte dal 1991 e traccia una scia di bigliettoni che rimbalzano dai conti alle Cayman, girano sulle banche di Hong Kong e tornano in Svizzera. Fondi alleggeriti e pronti ad altro uso. Il mondo del pallone ha dichiarato 4,826 miliardi di dollari di incasso dall’ultimo quadriennio mondiale. Già: la parola magica che attira sponsor, apre porte, unge canali ed evidentemente fa dimenticare ogni decenza. Non è solo la manifestazione più vista al mondo a solleticare scambi illeciti, dentro il calderone della frode denunciato dall’accusa americana ci sono Confederations Cup, tornei minori, pacchetti di diritti tv e persino la Coppa America del 2016 che si gioca proprio negli Stati Uniti. Al Bureau non hanno indagato a caso. La doppia assegnazione Lo scandalo più evidente e cristallino resta l’assegnazione dei Mondiali 2018-2022, doppio pacco per essere sicuri di mescolare abbastanza le carte e sovrapporre gli illeciti. La confusione e la molteplicità degli interessi in ballo è sempre lo sfondo in cui si muove la Fifa. L’edizione 2018 è andata alla Russia e quella del 2022 al Qatar, voto segreto deciso da 22 persone: dovevano essere 24 ma due erano già tagliati fuori da un’inchiesta di corruzione. Tanto per capire. E qui siamo agli atti non alle speculazioni. Sempre fatti concreti escono dal rapporto Garcia, una memoria investigativa seguita alle proteste per quei Mondiali assegnati in modo così strano. I conti non tornavano a nessuno il che significa che hanno provato a farli tutti e che il famoso voto di scambio, di cui ci si preoccupava all’inizio del dicembre 2010, era davvero in atto. Doveva esserci un asse Inghilterra-Australia, uno Spagna-Portogallo-Qatar: tu muovi consensi per il 2018, io per il 2022 e siamo tutti contenti. Era già molto al limite però almeno non ancora fraudolento. Peccato che il giochino sia scoppiato perché sono intervenuti fattori esterni. Le bustarelle. L’indagine censurata L’indifferente Blatter ha tentato di mostrarsi magnanimo. Ha varato una commissione etica, ci ha messo dentro Michael Garcia, ex procuratore federale americano, e qui parte il labirinto. Garcia ha redatto un rapporto, mai reso noto ufficialmente, la Fifa ne ha prodotto una sintesi e ha concluso che non c’era stata manipolazione nel voto. Garcia ha rigettato la tesi e ha dato le dimissioni. Vi gira la testa? Chiaro, i nonsense si rincorrono e la trasparenza è impossibile perché la Fifa è uno statuto autonomo, risponde solo a se stessa. Non ha pubblicato gli esiti dell’indagine e la normale conseg
Anonymous
Esistono tante scuole di pensiero per capire che tipo di partner avrai fra le lenzuola: fai attenzione a come cammina, fai attenzione a come mangia, fai attenzione a come muove il bacino quando balla. Per me è il primo bacio quello che conta. Dimmi come baci e ti dirò come sarai a letto.
Alessia Esse (La tentazione di Laura (Nel cuore di New York, #1))
La gente si muove" gli fece notare. "È la vita" "Io ho deciso di oppormi
Matthew Thomas (We Are Not Ourselves)
Al mercatino si contratta accanitamente, al supermercato, invece, si paga senza battere ciglio il prezzo indicato. Per far quadrare i conti, il cliente si sottomette al più forte ma schiaccia il più debole.
Dany Laferrière (Tutto si muove intorno a me)
Qui ci è già stato qualcuno. Intorno non si muove più nessun tipo di onda. Nessun evento visibile o sensibile che testimoni il passaggio del tempo. Hanno l'impressione di essere lì da sempre e per sempre. Il tempo e lo spazio sono un unico enigma nero.
Carlo Roselli (Cronache dalla Deriva (Italian Edition))
[Francesco] si mette a leggere come ci fosse un'intesa che bisogna aspettare qualcosa pazientemente. Qualcosa: che fondamenta profondissime finiscano di cedere e che la polvere della rovina si posi e scopra quel che rimane in piedi. Ben poco in verità: qualche rudere, qualche mozzicone a cui non sarà più possibile affidare una struttura solida, armoniosa. [...] e l'animo così pronto a sopportare, a perseverare, a prender partito, così vivo nei recuperi, non è che un arto spezzato sotto un macigno. Pure, in agonia si muove, con una monotona ritmica insistenza, da osservarsi con quasi scientifica curiosità. Si direbbe che stia per sollevarsi, per muoversi e agire. Ricade ogni volta, e il gemito del corpo a cui appartiene non lo sente nessuno.
Anna Banti (Artemisia)
frase «Eppur si muove» («Y, sin embargo, se mueve»),
Rosa Jové (Ni rabietas, ni conflictos)
Le parole bestiali che ci lasciamo scappare rimordono più fortemente delle azioni più nefande cui la nostra passione c’induca. Naturalmente designo come parole solo quelle che non sono azioni, perché so benissimo che le parole di Jago, per esempio, sono delle vere e proprie azioni. Ma le azioni, comprese le parole di Jago, si commettono per averne un piacere o un beneficio e allora tutto l’organismo, anche quella parte che poi dovrebbe erigersi a giudice, vi partecipa e diventa dunque un giudice molto benevolo. Ma la stupida lingua agisce a propria e a soddisfazione di qualche piccola parte dell’organismo che senza di essa si sente vinta e procede alla simulazione di una lotta quando la lotta è finita e perduta. Vuole ferire o vuole accarezzare. Si muove sempre in mezzo a dei traslati mastodontici. E quando son roventi, le parole scottano chi le ha dette.
Italo Svevo (La coscienza di Zeno / Senilità)
A Cloe, grande città, le persone che passano per le vie non si conoscono. Al vedersi immaginano mille cose uno dell’altro, gli incontri che potrebbero avvenire tra loro, le conversazioni, le sorprese, le carezze, i morsi. Ma nessuno saluta nessuno, gli sguardi si incrociano per un secondo e poi si sfuggono, cercano altri sguardi, non si fermano. [...] Così tra chi per caso si trova insieme a ripararsi dalla pioggia sotto il portico, o si accalca sotto un tendone del bazar, o sosta ad ascoltare la banda in piazza, si consumano incontri, seduzioni, amplessi, orge, senza che ci si scambi una parola, senza che ci si sfiori con un dito, quasi senza alzare gli occhi. Una vibrazione lussuriosa muove continuamente Cloe, la più casta delle città. Se uomini e donne cominciassero a vivere i loro effimeri sogni, ogni fantasma diventerebbe una persona con cui cominciare una storia di inseguimenti, di finzioni, di malintesi, d’urti, di oppressioni, e la giostra delle fantasie si fermerebbe.
Italo Calvino (Invisible Cities)
Nei libri antichi la notte non è descritta come buio, ma come il momento in cui il sonno acquieta tutto ciò che vive, l’aria non si muove, il mormorio delle stelle si affievolisce e il mondo trattiene il respiro.
Jón Kalman Stefánsson (Crepitio di stelle)
È il contenuto che si muove verso l’utente, piuttosto che il contrario. Ecco perché a concetti come quello della ricerca se ne sostituiscono altri, molto più attuali, come la predizione.
Simone Puorto (Hotel Distribution 2050. (Pre)visioni sul futuro di hotel marketing e distribuzione alberghiera)
Con la velocità alla quale si muove la tecnologia oggi, potremmo trovarci a scegliere tra il general manager aumentato e quello totalmente biologico molto prima di quello che pensiamo.
Simone Puorto (Hotel Distribution 2050. (Pre)visioni sul futuro di hotel marketing e distribuzione alberghiera)
È la poetica della lode, con la rinuncia a mercede da cui muove, a segnare quello che Dante ritiene, ancora all'altezza della Commedia, il suo superamento delle posizioni cavalcantiane. La scelta non è più, come la poneva il primo amico, tra la consunzione d'amore e l'oblio della passione: si dà il caso intermedio in cui l'amore brucia ma senza sbocchi, in cui viene vissuto dentro, nell'anima, ma senza anelito alla corresponsione. Si dà cioè il caso dell'amore che "condona l'amare all'amata". Va da sé che, se possibile, tale forma d'amore preveda l'urgenza di un esercizio di sublimazione: il purgatorio dell'amore è la poesia.
Francesco Fioretti (Di retro al sol: Scritti danteschi (2008-2015))
Il primo raggio di sole illumina il mare di rosso. È una distesa di sangue come i campi di battaglia. I due eserciti si schierano uno di fronte all’altro, fanti e cavalieri allineati come negli scacchi, in un silenzio che di religioso ha solo la voglia di rimanere in vita. A differenza del gioco dove si muove un pezzo alla volta, in battaglia le mosse sono contemporanee e caotiche e sporche. La terra si mescola a sangue e interiora, le prime volte che si combatte sorprende l’odore, un’acredine dolciastra che smuove paure ancestrali e, poi, nel diventare più esperti, quell’odore è lo squillo di tromba che eccita a distruggere e squartare. All’ultimo atto il clangore am mutolisce. Il silenzio avvolge superstiti e morti senza far distinzione, lasciando intonsi, invece, coloro che vivono tra due mondi le cui labbra sono le porte di anime e sospiri. La battaglia sono io. In me sono schierati due eserciti di cui sono l’unico generale. Entrambi lottano senza speranza perché entrambi desiderano Francesca. Il mio corpo è prostrato dalla tensione di averla accanto e non poterla avere. La mia anima è stanca di menzogne. La mia mente sa che tra poche ore lei non mi guarderà più con gli stessi occhi.
Andelon Curse (Pietà del nostro mal perverso)
Di quell’esperienza gli sarebbe rimasto il finale ritrovato del gran libro, in cui Dante per un attimo vede tutta la verità nell’eterno presente e ne esce mutato: ma già volgeva il mio disio e ’l velle, sì come rota ch’igualmente è mossa, l’amor che move il sole e l’altre stelle. Non faceva che pensare a quei tre versi, da allora, li ripeteva spesso a memoria mentre camminava per strada. Quante cose vi dice il poeta: che la felicità è un’armonica consonanza di istinto e ragione, desiderio animale e volontà razionale, quando vanno all’unisono come gli ingranaggi di un orologio meccanico; che ad azionare la macchina è la stessa energia cosmica che muove i pianeti; che tale energia ha nome Amore e li fa ruotare in sintonia col Tutto; che la felicità è un dolce lasciarsi andare a tale forza cosmica, un liberarsi dei desideri che crediamo erroneamente di desiderare, per non ostacolare il moto e anzi assecondarlo, lasciarsi muovere dalla potenza che muove le stelle. Cosa vedono i poeti, che noi non vediamo?
Francesco Fioretti (Il libro segreto di Dante)
va bene la guerra contro l'Isis e tutto quello che volete, passino l'anticapitalismo e le idee di rivoluzione...ma una donna che si muove così proprio no, di grazia, è socialmente pericolosa, suvvia, si vede....impara chi sei donna, e insieme al tuo nome impara la paura. E se smetti di averne, te la faremo tornare finché saprai comportarti. Finché la lezione non ti entra bene in testa, al massimo te la apriamo a martellate.
Maria Edgarda Marcucci (Rabbia proteggimi)
«Non credo di riuscire a cogliere la bellezza delle fotografie. [...] Ti fanno credere che il mondo rimanga fermo, ma non è così». «A volte è bello crederlo. Anche se tutto si muove e cambia».
Andrea Viscusi (Il Lettore Universale)
Pensò che il destino si muove per vie sconosciute e porta spesso disgrazie, ma che qualche volta può riservare anche la felicità. E che qualche volta il destino può anche essere aiutato.
Maurizio de Giovanni (La condanna del sangue: La primavera del commissario Ricciardi)
[...] leggere importa aver letto, importa cioè il rovescio di quella attualità della lettura, di quella emergenza del passato nel presente, come picchi illuminati dal sole che si stagliano sul cielo terso al di sopra d’un mare di nuvole, che è l’aspetto più appariscente e conclusivo della ricerca crociana della poesia. Nel Croce la contemplazione delle cime suppone la conquista lenta delle pendenze ombrose, un itinerario che muove dal fondo delle valli e richiede un orientamento sicuro, una conoscenza tecnica del passato; insomma una implicita filologia.
Carlo Dionisotti (Geografia e storia della letteratura italiana)
Dijo Pep: “Todos sois iguales es la mentira más grande que existe en el deporte. No todos son iguales, ni todos deben ser tratados iguales”.
Marcelo Roffe (La pelota no siempre al 10 (ni al 23): Lecciones de liderazgo y creatividad. Desde Michael Jordan y Phil Jackson (Eppur si muove) (Spanish Edition))
Chi ha la pagnotta non si muove. La guerra non doveva finire se non dopo aver distrutto ogni ricordo e ogni speranza. Soltanto per i morti, la guerra è finita davvero.
Cesare Pavese (La casa in collina)
Sono passati molti anni, pieni di guerra, e di quello che si usa chiamare la Storia. Spinto qua e là alla ventura, non ho potuto finora mantenere la promessa fatta, lasciandoli, ai miei contadini, di tornare fra loro, e non so davvero se e quando potrò mai mantenerla. Ma, chiuso in una stanza, e in un mondo chiuso, mi è grato riandare con la memoria a quell'altro mondo, serrato nel dolore e negli usi, negato alla Storia e allo Stato, eternamente paziente; a quella mia terra senza conforto e dolcezza, dove il contadino vive, nella miseria e nella lontananza, la sua immobile civiltà, su un suolo arido, nella presenza della morte. – Noi non siamo cristiani, – essi dicono, – Cristo si è fermato a Eboli –. Cristiano vuol dire, nel loro linguaggio, uomo: e la frase proverbiale che ho sentito tante volte ripetere, nelle loro bocche non è forse nulla piú che l'espressione di uno sconsolato complesso di inferiorità. Noi non siamo cristiani, non siamo uomini, non siamo considerati come uomini, ma bestie, bestie da soma, e ancora meno che le bestie, i fruschi, i frusculicchi, che vivono la loro libera vita diabolica o angelica, perché noi dobbiamo invece subire il mondo dei cristiani, che sono di là dall'orizzonte, e sopportarne il peso e il confronto. Ma la frase ha un senso molto piú profondo, che, come sempre, nei modi simbolici, è quello letterale. Cristo si è davvero fermato a Eboli, dove la strada e il treno abbandonano la costa di Salerno e il mare, e si addentrano nelle desolate terre di Lucania. Cristo non è mai arrivato qui, né vi è arrivato il tempo, né l'anima individuale, né la speranza, né il legame tra le cause e gli effetti, la ragione e la Storia. Cristo non è arrivato, come non erano arrivati i romani, che presidiavano le grandi strade e non entravano fra i monti e nelle foreste, né i greci, che fiorivano sul mare di Metaponto e di Sibari: nessuno degli arditi uomini di occidente ha portato quaggiú il suo senso del tempo che si muove, né la sua teocrazia statale, né la sua perenne attività che cresce su se stessa. Nessuno ha toccato questa terra se non come un conquistatore o un nemico o un visitatore incomprensivo. Le stagioni scorrono sulla fatica contadina, oggi come tremila anni prima di Cristo: nessun messaggio umano o divino si è rivolto a questa povertà refrattaria. Parliamo un diverso linguaggio: la nostra lingua è qui incomprensibile. I grandi viaggiatori non sono andati di là dai confini del proprio mondo; e hanno percorso i sentieri della propria anima e quelli del bene e del male, della moralità e della redenzione. Cristo è sceso nell'inferno sotterraneo del moralismo ebraico per romperne le porte nel tempo e sigillarle nell'eternità. Ma in questa terra oscura, senza peccato e senza redenzione, dove il male non è morale, ma è un dolore terrestre, che sta per sempre nelle cose, Cristo non è disceso. Cristo si è fermato a Eboli.
Carlo Levi (Christ Stopped at Eboli: The Story of a Year)
«Ho sempre l’impressione di abusare di te,» mormora, accarezzandomi la guancia con il pollice. «Della tua innocenza e della tua dolcezza. Ho sempre paura di fare qualcosa di sbagliato quando sono con te.» Una risata bassa gli esce di bocca. «È ridicolo, no? Questo desiderio di proteggerti e quello di approfittarmi della situazione si scontrano costantemente ogni volta che siamo insieme.» «Non si è mai approfittato di me, fino a ora.» «No?» «No. Altrimenti non avrei permesso che tutto questo accadesse. Ho ventuno anni, Leon, e come mi ha detto lei stesso non sono nato ieri.» Leon si lecca le labbra. Sembra soddisfatto della risposta che ha ottenuto da me. «Allora baciami tu,» mi ordina. «Così più tardi non potrò accusare me stesso di essermi approfittato di te.» Deglutisco. No, non è vero, non ci riesco. La mia gola non collabora. Prendo un profondo respiro e mi sollevo appoggiandomi a lui. Lo vedo socchiudere appena la bocca e non resisto, lasciando che la mia ci si appoggi sopra. Mi percorre un lungo brivido. Leon mi lascia fare, non si muove, si limita a farsi baciare. La situazione da una parte mi imbarazza e dall’altra mi eccita. Sento come se Leon fosse completamente nelle mie mani e la cosa mi dà una sensazione di potere indescrivibile.
Sara Coccimiglio (Come il giorno e la notte)
Troppe cose, insomma, inducono a temere che neppure le denunce documentate riescano a produrre l'indignazione che muove le montagne. C'è il rischio, anzi, che di fronte ad un panorama così largo e così desolante qualcuno si convinca che davvero non si può far nulla. E tuttavia buone azioni civili devono essere fatte, senza preoccupazioni, senza badare alla convenienza. Quando illegalità e abusi vengono documentati, c'è sempre la speranza che qualcuno almeno si vergogni; e che altri comincino a rendersi conto che proprio da qui deve iniziare una reazione e che la ricostruzione della moralità pubblica è, oggi, il più ricco dei programmi politici e la più grande delle riforme.
Stefano Rodotà (Elogio del moralismo)
Matt muove la bocca sul mio orecchio. «Scendi la scalinata. Fai scorrere le dita sul corrimano come se la stessi passando sul suo petto. Incatenala a te con lo sguardo. Prendi ciò che vuoi. È tuo. Tutto ciò che desideri.»
Chiara Cilli (Sudden Storm (The MSA Trilogy, #1))
L'europeo si sente schiavo del tempo, ne è condizionato, è il suo suddito in tutto e per tutto. Per esistere e funzionare deve osservare le sue ferree e inamovibili leggi, i suoi rigidi principi e le sue regole. Deve rispettare date, scadenze, giorni e orari. Si muove solo negli ingranaggi del tempo, senza i quali non può esistere. Ne subisce i rigori, le esigenze e le norme. Tra l'uomo e il tempo esiste un conflitto insolubile che si conclude inevitabilmente con la sconfitta dell'uomo: il tempo annienta l'uomo. Gli africani autoctoni, invece, intendono il tempo in modo completamente opposto. Per loro si tratta di una categoria molto più flessibile, aperta, elastica, soggettiva. È l'uomo (un uomo, beninteso, che agisca conformemente al volere degli antenati e degli dèi) che influisce sulla forma del tempo, sul suo corso e ritmo. Il tempo è addirittura qualcosa che l'uomo può creare: infatti l'esistenza del tempo si manifesta attraverso gli eventi, e che un evento abbia luogo oppure no dipende dall'uomo. Se due eserciti non si danno battaglia, la battaglia non avrà luogo (ossia il tempo non manifesterà la sua esistenza, non esisterà).
Ryszard Kapuściński (The Shadow of the Sun)
Perciò l’ultima frase la dico a lui, al mio caro don Gius. È la frase che mi ha accompagnato di più in tutta la mia vita, che è stata abbastanza segnata, ed è una frase di Laurentius eremita, che don Giussani spesso ci ripeteva: «Allora mi accorsi che forse tutta la mia esistenza sarebbe trascorsa nel comprendere ciò che mi era capitato. E il tuo ricordo mi riempie di silenzio». * Professore emerito di Psicologia
Alberto Savorana (Un'attrattiva che muove: La proposta inesauribile della vita di don Giussani)
«La missione non dipenderà dalle cose belle che saprai fare […], ma dal cambiamento che permetterai a Cristo di compiere nella tua vita» (p.
Alberto Savorana (Un'attrattiva che muove: La proposta inesauribile della vita di don Giussani)
Come ci ricorda sempre il cardinale Scola – ultimamente lo sta dicendo spesso perché lo vede tanto –, diventiamo tutti adoratori di Narciso. Mettendo al centro sempre noi stessi – la nostra ricerca, forza e volontà –, non troveremo nient’altro che noi stessi. Anche nell’esperienza spirituale, nel rapporto con Dio.
Alberto Savorana (Un'attrattiva che muove: La proposta inesauribile della vita di don Giussani)
E alla fine mi sono reso conto che non è un momento. È un evento. Non puoi catturare un'alba perché cambia di continuo. Tra un battito di palpebre e l'altro, il sole si muove, le nubi vorticano. È qualcosa di continuamente nuovo. La mia Megan è un'alba, in continuo mutamento, ma sempre bellissima.
Brandon Sanderson (Calamity (Reckoners, #3))