Italia Mafia Quotes

We've searched our database for all the quotes and captions related to Italia Mafia. Here they are! All 4 of them:

C’era una volta il bianco e nero. Anzi, c’è ancora. Nel senso che è importante per raccontare storie di grande impatto visivo. La serie fotografica Architetture Criminali di Adelaide Di Nunzio - che è anche un libro, uscito nel 2020 per i tipi di Crowdbooks - racconta storie di edilizia incompiuta e beni confiscati alla mafia nel Sud d’Italia, ma anche battaglie culturali per la legalità come quella del fratello di Peppino Impastato. Insomma, un lavoro di denuncia e molto altro, al quale nel 2016 è stato dato spazio con una personale in galleria, alla Mediterranea di Napoli. Di Nunzio, che è nata e cresciuta a Napoli, ha realizzato la serie in oltre due decadi di lavoro. Scattando con un forte contrasto bianco nero. Il risultato è un effetto reportage, dove la luce vira su toni neorealistici per raccontare in maniera quasi documentaristica la drammaticità della situazione. Scatti d’autore | “Architetture Criminali”, il libro fotografico di Adelaide Di Nunzio Medium @shotofwhisky
Elisa Pierandrei
Se si guardano le informazioni sui reati, bisogna ammettere che durante il regime fascista, tra il 1924 e il 1943, le statistiche ufficiali riportano un crollo dei reati mafiosi in Sicilia, che addirittura a partire dal 1929 praticamente scomparvero. Come fece il regime a ottenere questo straordinario risultato statistico? Semplice, in una dittatura: impedendo che si desse notizia pubblica dei reati di mafia: i giornali non ne parlarono più e l’opinione pubblica non venne più informata degli episodi di violenza. Al contempo aumentarono i reati violenti comuni: omicidi che venivano derubricati come delitti d’onore, furti che non erano più estorsioni mafiose, ma semplici rapine. Sotto il fascismo la mafia, più che debellata, fu “silenziata”. Non solo nel senso che le venne impedito di commettere azioni plateali, ma anche che il suo agire non fu identificato, ma anzi taciuto.
Francesco Filippi (Mussolini ha fatto anche cose buone: Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo)
se scopriamo che la corruzione è mondiale Michele Brambilla | 553 parole Solo in Italia possono succedere certe cose, ci diciamo sempre. Mafia capitale? Solo in Italia. I politici che cambiano partito? Solo in Italia. Le partite truccate? Solo in Italia. È tutto uno schifo, dobbiamo dire ai nostri figli di espatriare. Vi ricordate quando Renzi ipotizzò di candidare Roma per le Olimpiadi? Tutti giù a ridere: ah ah, pensa a come saranno contenti i Buzzi i Carminati e tutti i tangentari. Poi ogni tanto arriva qualche notizia che si permette di smentire il teorema. Come l’inchiesta sulla Fifa. Ma guarda un po’: noi probabilmente faremmo girare qualche tangente sulle prossime ipotetiche Olimpiadi, all’estero invece hanno fatto la cresta su tutti i Mondiali di calcio passati, perlomeno dal 1998 al 2014, e addirittura su quelli futuri fino al 2026. Il Paese (non italiano) che voleva ospitare i Mondiali, doveva ungere le ruote (di dirigenti non italiani). Nel 2002, per arrotondare, la cupola del calcio i Mondiali li assegnò addirittura a due Paesi, Giappone e Corea, così da prendere due tangenti al prezzo di una come le offerte del supermercato (o almeno così pare, diciamo, perché noi in Italia abbiamo anche questo vizio, che siamo garantisti). Sempre secondo una delle ipotesi dell’inchiesta, il governo nientemeno che tedesco avrebbe regalato un carico nientemeno che di armi all’Arabia Saudita in cambio del voto per l’assegnazione dei Mondiali del 2006 alla Germania. Eh ma certe cose succedono solo in Italia. L’autodenigrazione è da noi una pratica antica. C’è stato tutto un filone cultural-giornalistico che a lungo ha attribuito la corruzione italiana al fatto che, da noi, «purtroppo non c’è stata una Riforma», così è rimasta l’odiosa pratica della confessione e quindi l’idea che alla fine tutto è perdonato. Poi però ti arriva appunto un’inchiesta come questa sulla Fifa il cui ras inossidabile è uno svizzero, il suo vice è un francese di Parigi, il tangentaro pentito è un americano di New York, i registi del traffico sono sudamericani, un po’ di tutto insomma. E pensa un po’, non c’è neanche un italiano, al governo di questa Fifa sotto inchiesta. Che poi è quella stessa Fifa presieduta da un uomo che nel 2006 non volle consegnarci la Coppa del mondo che avevamo vinto perché noi italiani siamo tutti ladri. Quella stessa Fifa che ora si è rivelata essere un verminaio. Tutto questo non perché mal comune sia mezzo gaudio, o peggio ancora per autoassolverci dai nostri peccati con il solito «così fan tutti». No no, da noi la corruzione è davvero tanta, anche se bisognerebbe pure apprezzare il lavoro della nostra magistratura, forse più efficiente o almeno più libera che altrove. Però scandali come quello della Fifa potrebbero richiamarci a un paio di dati di realtà. Il primo, elementare, è che da che mondo è mondo il potere può essere usato bene o male, e spesso viene usato male perché nessun uomo è immacolato, neppure quello che ha la fortuna di non nascere in Italia. Il secondo è che se c’è una cosa in cui siamo davvero i peggiori, è proprio la nostra capacità di essere pessimisti e, alla fine, anche disfattisti.
Anonymous
Una de las cosas que sí tenía clara acerca de aquellas organizacio-nes era lo que tan bien recitaba aquel dicho italiano: la sangre llama a la sangre. Si traicionas o engañas a un mafioso, ten por seguro que la muerte vendrá a ti; si sales de la mafia, lo harás dentro de una bolsa para cadáveres.
Paquibel Sánchez Rueda (No existe el perdón)