Dei Inspirational Quotes

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Delle persone speciali noti soprattutto l'assenza; dei sorrisi, dei tocchi, della maniera di darti felicità in un attimo.
Antonio Romagnolo
If this conviction had not been a strongly emotional one and if those searching for knowledge had not been inspired by Spinoza's Amor Dei Intellectualis, they would hardly have been capable of that untiring devotion which alone enables man to attain his greatest achievements.
Albert Einstein (Ideas and Opinions)
Ignorare è il modo migliore per sopravvivere e io volevo solo questo: sopravvivere. Chiudere gli occhi e respirare dalla bocca senza sentire il tanfo della vita intorno a me. Volevo stare al mondo come una pianta in un vaso e farmi annaffiare da qualcuno fino alla fine dei miei giorni senza conoscere mai il nome di quel qualcuno. Senza amarlo, per non sentirlo mancare mai.
Bianca Rita Cataldi (Waiting Room)
è questo uno dei grandi segreti della vita: curar l'anima con i sensi e i sensi con l'anima.
Oscar Wilde (Il ritratto di Dorian Gray - Fiabe e racconti - Teatro)
Abbiamo dei vecchi e dei nuovi conti da regolare: li regoleremo.
Benito Mussolini
È meglio godere della ricchezza dei sentimenti che del lusso dei vestiti. Non temo io, no davvero, il disprezzo di nessuno.
Honoré de Balzac
Gloria enim Dei vivens homo, vita autem hominis visio Dei. For the glory of God is the living man, and the life of man is the vision of God.
Irenaeus of Lyons (Five Books of S. Irenaeus: Bishop of Lyons, Against Heresies)
Ciò che nuoce gravemente alla salute dei benpensanti è soprattutto la libertà degli altri.
Donato Carrisi (La donna dei fiori di carta)
Improvvisamente mi domando se, a furia di confrontarmi con le infinite variazioni che la vita consente allo stare insieme, non abbia perso di vista dei fondamentali che le rendono tutte uguali, le famiglie. Per esempio tollerarsi. Rassegnarsi all'odore delle rispettive cacche.
Chiara Gamberale (Per dieci minuti)
Il problema è che offro più di quanto ho. Sono il più stupido dei draghi. Quello che sputa scintille e si brucia le ali.
Mathias Malzieu (Journal d'un Vampire en Pyjama)
Anytime a group of people assemble for a common cause, amazing things can happen.
DeiAmor Verus (Talk to God)
Quello che è forte, dei bambini piccoli, è che non dicono le cose con l’intenzione di ferire, anche se poi lo fanno. È che non sanno veramente quello che dicono. I ragazzi grandi no: loro lo sanno, quello che dicono.
R.J. Palacio (Wonder (Wonder, #1))
Esistono poi degli individui nati mercenari che non fanno alcun bene agli amici o ai parenti per il fatto che è dovuto; mentre dal fare un piacere a sconosciuti, traggono un pizzico d'amor proprio: più il cerchio dei loro affetti è vicino, meno amano; più si allarga, più diventano premurosi.
Honoré de Balzac
Finiscila, Jane! Dai troppo peso all'amore degli esseri umani. Sei troppo impulsiva, troppo irruenta. La mano divina che ha creato il tuo corpo, e poi vi ha soffiato dentro la vita, ti ha dotato di risorse che vanno ben oltre la tua fragilità dei tuoi simili. Al di là di questa terra e al di là del genere umano, c'è un mondo invisibile e un regno di anime. Quel mondo è tutto intorno a noi, perché è ovunque, e quelle anime vegliano su di noi, perché hanno il compito di proteggerci. E se stiamo morendo nel dolore e nella vergogna, se il disprezzo ci colpisce da ogni parte e l'odio ci schiaccia, gli angeli vedono i nostri tormenti, riconoscono la nostra innocenza e Dio, per incoronarci della meritata ricompensa, aspetta solo che il nostro spirito si separi dalla carne. E allora perché dobbiamo lasciarci sempre sopraffare dall'angoscia, quando la vita finisce in un attimo e la morte non è altro che un passaggio per la felicità, per la gloria?
Charlotte Brontë (Jane Eyre)
Perchè il miracolo di illuminarlo lei non può compierlo. Non ha alcun potere su di lui, perchè leui non crede a niente, nemmeno all'inferno. Lui pensa che la vita non sia una punizione, ma una ricompensa. Fuggevole, ma sempre un premio che ciascunnuomo deve meritarsi. Lui crede che l'uomo abbia un grande destino e un grande destino credeva che avrebbe avuto lui stesso. Un'opera, un'opera che ancora non è scaturita da lui, ma che pure è dentro di lui come la perla in un'ostrica. L'inferno è per lui l'assenza di futuro, è questo presente nebbioso e stagnanate, è l'indebolirsi delle convinzioni, delle idee, della fiducia nella vita e più ancora nel proprio talento. L'inferno è sentir ribollire in sè un magma infuocato di ipotesi, di idee e della fiducia nella vita e non riuscire a esprimerne nessuno: vedere quelle ipotesi, idee e sentimenti oscurarsi, appassire, tramontare e dissoversi senza aver mai visto la luce. L'inferno è lo sperpero dei propri giorni, è la mediocrità della propria anima votata alla dissoluzione. L'inferno è questa inerziale assenza di tempo, è l'esilio dall'essere e dall'eternità.
Melania G. Mazzucco (La camera di Baltus)
L’educazione dovrebbe essere proprio questo: il principale strumento a nostra disposizione non per radicarci nelle nostre convinzioni, bensì per mettere in discussione ciò che pensiamo di sapere. Dovrebbero educarci a smettere di credere solo in ciò che pensiamo. Un principio cruciale della nostra vita è l’essere consci della complessità insita nel tentativo di comprendere l’altro. Quando non comprendiamo l’altro, spesso è perché l’abbiamo ridotto al più detestabile aspetto della sua persona. Dovremmo invece guardarlo nella bellezza della sua complessità e nella molteplicità delle sue manifestazioni. Dovremmo venire educati alla sensibilità, che è quella qualità che ci consente di entrare in relazione con l’altro riconoscendolo come un altro me stesso, anziché essere distorti dall’intolleranza che ci induce e vedere in lui la diversità. È proprio la complessità del nostro Mondo Ordinario, dilaniato da tensioni sociali e crisi economico-valoriali, ci richiede di manifestare questa nuova abilità ora. Dobbiamo esprimere un più alto livello di ascolto e maturare nuove comprensioni, sapendo riconoscere tutta la ricchezza che c’è nella diversità. O noi impariamo a convivere nella differenza, ma senza indifferenza, o diventeremo dei barbari. Ogni persona che incontriamo sta forse combattendo una battaglia di cui non sappiamo niente. Dovremmo solo per questo essere gentili, sempre
Oscar Di Montigny (Il tempo dei nuovi eroi)
Se saprai mantenere la testa quando tutti intorno a te La perdono, e te ne fanno colpa. Se saprai avere fiducia in te stesso quando tutti ne dubitano, Tenendo però in considerazione anche il loro dubbio. Se saprai aspettare senza stancarti di aspettare, O essendo calunniato, non rispondere con calunnia, O essendo odiato, non dare spazio all'odio, Senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo saggio; Se saprai sognare, senza fare del sogno il tuo padrone; Se saprai pensare, senza fare del pensiero il tuo scopo, Se saprai confrontarti con Trionfo e Rovina E trattare allo stesso modo questi due impostori. Se riuscirai a sopportare di sentire le verità che hai detto Distorte dai furfanti per abbindolare gli sciocchi, O a guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte, E piegarti a ricostruirle con i tuoi logori arnesi. Se saprai fare un solo mucchio di tutte le tue fortune E rischiarlo in un unico lancio a testa e croce, E perdere, e ricominciare di nuovo dal principio Senza mai far parola della tua perdita. Se saprai serrare il tuo cuore, tendini e nervi Nel servire il tuo scopo quando sono da tempo sfiniti, E a tenere duro quando in te non c'è più nulla Se non la Volontà che dice loro "Tenete duro!" Se saprai parlare alle folle senza perdere la tua virtù, O passeggiare con i Re, rimanendo te stesso, Se né i nemici né gli amici più cari potranno ferirti, Se per te ogni persona conterà, ma nessuno troppo. Se saprai riempire ogni inesorabile minuto Dando valore ad ognuno dei sessanta secondi, Tua sarà la Terra e tutto ciò che è in essa, E - quel che più conta - sarai un Uomo, figlio mio!
Rudyard Kipling
No matter what philosophical standpoint people may adopt nowadays, from every point of view the falsity of the world in which we think we live is the most certain and firmest thing which our eyes are still capable of apprehending: - for that we find reason after reason, which would like to entice us into conjectures about a fraudulent principle in the "essence of things." But anyone who makes our very thinking, that is, "the spirit," responsible for the falsity of the world - an honourable solution which every conscious or unconscious advocatus dei [pleader for god] uses -: whoever takes this world, together with space, time, form, and movement as a false inference, such a person would at least have good ground finally to learn to be distrustful of all thinking itself. Wouldn’t it be the case that thinking has played the greatest of all tricks on us up to this point? And what guarantee would there be that thinking would not continue to do what it has always done? In all seriousness: the innocence of thinkers has something touching, something inspiring reverence, which permits them even today still to present themselves before consciousness with the request that it give them honest answers: for example, to the question whether it is "real," and why it really keeps itself so absolutely separate from the outer world, and similar sorts of questions. The belief in "immediate certainties" is a moral naivete which brings honour to us philosophers - but we should not be "merely moral" men! Setting aside morality, this belief is a stupidity, which brings us little honour! It may be the case that in bourgeois life the constant willingness to suspect is considered a sign of a "bad character" and thus belongs among those things thought unwise. Here among us, beyond the bourgeois world and its affirmations and denials - what is there to stop us from being unwise and saying the philosopher has an absolute right to a "bad character," as the being who up to this point on earth has always been fooled the best - today he has the duty to be suspicious, to glance around maliciously from every depth of suspicion. Forgive me the joke of this gloomy grimace and way of expressing myself. For a long time ago I myself learned to think very differently about and make different evaluations of deceiving and being deceived, and I keep ready at least a couple of digs in the ribs for the blind anger with which philosophers themselves resist being deceived. Why not? It is nothing more than a moral prejudice that truth is worth more than appearance. That claim is even the most poorly demonstrated assumption there is in the world. People should at least concede this much: there would be no life at all if not on the basis of appearances and assessments from perspectives. And if people, with the virtuous enthusiasm and foolishness of some philosophers, wanted to do away entirely with the "apparent world," assuming, of course, you could do that, well then at least nothing would remain any more of your "truth" either! In fact, what compels us generally to the assumption that there is an essential opposition between "true" and "false"? Is it not enough to assume degrees of appearance and, as it were, lighter and darker shadows and tones for the way things appear - different valeurs [values], to use the language of painters? Why could the world about which we have some concern - not be a fiction? And if someone then asks "But doesn’t an author belong to a fiction?" could he not be fully answered with Why? Doesn’t this "belong to" perhaps belong to the fiction? Is it then forbidden to be a little ironic about the subject as well as about the predicate and the object? Is the philosopher not permitted to rise above a faith in grammar? All due respect to governesses, but might it not be time for philosophy to renounce faith in governesses?-
Friedrich Nietzsche (Beyond Good and Evil)
Sempre più lento andava il pensieroso e si chiedeva frattanto: « Ma che è dunque ciò che avevi voluto apprendere dalle dottrine e dai maestri, e che essi, pur avendoti rivelato tante cose, non sono riusciti a insegnarti? ». Ed egli trovò: « L'Io era, ciò di cui volevo apprendere il senso e l'essenza. L'Io era, ciò di cui volevo liberarmi, ciò che volevo superare. Ma non potevo superarlo, potevo soltanto ingannarlo, potevo soltanto fuggire o nascondermi davanti a lui. In verità, nessuna cosa al mondo ha tanto occupato i miei pensieri come questo mio Io, questo enigma ch'io vivo, d'essere uno, distinto e separato da tutti gli altri, d'essere Siddharta! E su nessuna cosa al mondo so tanto poco quanto su di me, Siddharta!». Colpito da questo pensiero s'arrestò improvvisamente nel suo lento cammino meditativo, e tosto da questo pensiero ne balzò fuori un altro, che suonava: « Che io non sappia nulla di me, che Siddharta mi sia rimasto così estraneo e sconosciuto, questo dipende da una causa fondamentale, una sola: io avevo paura di me, prendevo la fuga davanti a me stesso! L'Atman cercavo, Brahma cercavo, e volevo smembrare e scortecciare il mio Io, per trovare nella sua sconosciuta profondità il nocciolo di tutte le cortecce, l'Atman, la vita, il divino, l'assoluto. Ma proprio io, intanto, andavo perduto a me stesso ». Siddharta schiuse gli occhi e si guardò intorno, un sorriso gli illuminò il volto, e un profondo sentimento, come di risveglio da lunghi sogni, lo percorse fino alla punta dei piedi. E appena si rimise in cammino, correva in fretta, come un uomo che sa quel che ha da fare. « Oh! » pensava respirando profondamente « ora Siddharta non me lo voglio più lasciar scappare! Basta! cominciare il pensiero e la mia vita con l'Atman e col dolore del mondo! Basta! uccidermi e smembrarmi, per scoprire un segreto dietro le rovine! Non sarà più lo Yoga-Veda a istruirmi, né l'Atharva-Veda, né gli asceti, né alcuna dottrina. Dal mio stesso Io voglio andare a scuola, voglio conoscermi, voglio svelare quel mistero che ha nome Siddharta ». Si guardò attorno come se vedesse per la prima volta il mondo. Bello era il mondo, variopinto, raro e misterioso era il mondo! Qui era azzurro, là giallo, più oltre verde, il cielo pareva fluire lentamente come i fiumi, immobili stavano il bosco e la montagna, tutto bello, tutto enigmatico e magico, e in mezzo v'era lui, Siddharta, il risvegliato, sulla strada che conduce a se stesso. Tutto ciò, tutto questo giallo e azzurro, fiume e bosco penetrava per la prima volta attraverso la vista in Siddharta, non era più l'incantesimo di Mara, non era più il velo di Maya, non era più insensata e accidentale molteplicità del mondo delle apparenze, spregevole agli occhi del Brahmino, che, tutto dedito ai suoi profondi pensieri, scarta la molteplicità e solo dell'unità va in cerca. L'azzurro era azzurro, il fiume era fiume, e anche se nell'azzurro e nel fiume vivevan nascosti come in Siddharta l'uno e il divino, tale era appunto la natura e il senso del divino, d'esser qui giallo, là azzurro, là cielo, là bosco e qui Siddharta. Il senso e l'essenza delle cose erano non in qualche cosa oltre e dietro loro, ma nelle cose stesse, in tutto. « Come sono stato sordo e ottuso! » pensava, e camminava intanto rapidamente. «Quand'uno legge uno scritto di cui vuoi conoscere il senso, non ne disprezza i segni e le lettere, né li chiama illusione, accidente e corteccia senza valore, bensì li decifra, li studia e li ama, lettera per lettera. Io invece, io che volevo leggere il libro del mondo e il libro del mio proprio Io, ho disprezzato i segni e le lettere, a favore d'un significato congetturato in precedenza, ho chiamato illusione il mondo delle apparenze, ho chiamato il mio occhio e la mia lingua fenomeni accidentali e senza valore. No, tutto questo è finito, ora son desto, mi sono risvegliato nella realtà e oggi nasco per la prima volta.
Hermann Hesse (Siddhartha)
La vera terra dei barbari non è quella che non ha mai conosciuto l’arte, ma quella che, disseminata di capolavori, non sa né apprezzarli né conservarli.
Marcel Proust
There is only one race on this planet: The human race. We are all the same color-blood red, it pumps through all our veins. As soon as we all figure out the power of loving each other the quicker the world will become the place it should be
DeiAmor Verus (Talk to God)
Per fotografare, talvolta cammino ore per raggiungere una cresta e trovare una vista che mi soddisfi. Poi aspetto ancora per ore la luce giusta: una foto riuscita dipende dal tempo che le si dedica. Amo quei lunghi momenti di marcia, di attesa, di speranza, che mi permettono di entrare in comunione e di ricevere l'immagine come una grazia. Quando alla fine, nell'attimo divino della confluenza dei tre “gioielli" - luogo, luce e soggetto - premo il tasto per scattare, provo un sentimento d'amore.
Olivier Föllmi
Dirigiti verso il continente la cui musica ti chiama, la cui cultura ti ispira e fermati nel paese dove ti sentirai a casa. Ritorna due volte, dieci volte nel tuo paese d'adozione. Forse ci andrai a vivere? Non ti imporre dei limiti, lascia aperte tutte le porte. Parti come un bimbo incantato e lascia che il viaggio ti porti per mano: il primo sconosciuto da scoprire sei tu stesso! Approfitta del viaggio per perdere colui o colei che pensi di essere. Dimentica quello che hai imparato, diffida delle tue certezze, molla gli ormeggi, lasciati sorprendere! Parti nudo, osa fare il mendicante: il viaggio ti offrirà abiti nuovi. Rivelerà in te ricchezze che neanche sospettavi. Tornerai senza un soldo, ma sarai ricchissimo.
Olivier Föllmi
True to its name (gelato spelled backwards), Oletag is swimming against the tide of cost-cutting convenience that dominates Italy's ice cream industry. Sixty flavors at a given time, rotating daily- most rigorously tied to the season, many inspired by a pantry of savory ingredients: mustard, Gorgonzola with white chocolate and hazelnuts, pecorino with bitter orange. He seeks out local flavors, but never at the expense of a better product: pistachios from Turkey, hazelnuts from Piedmont, and (gasp!) French-born Valrhona chocolate. Extractions, infusions, experiments- whatever it takes to get more out of the handful of ingredients he puts into each creation. In the end, what matters is what ends up in the scoop, and the stuff at Oletag will make your toes curl- creams and chocolates so pure and intense they must be genetically manipulated, fruit-based creations so expressive of the season that they actually taste different from one day to the next. And a licorice gelato that will change you- if not for life, at least for a few weeks. Radicioni and Torcè are far from alone in their quest to lift the gelato genre. Fior di Luna has been doing it right- serious ingredients ethically sourced and minimally processed- since 1993. At Gelateria dei Gracchi, just across the Regina Margherita bridge, Alberto Monassei obsesses over every last detail, from the size of the whole hazelnuts in his decadent gianduia to the provenance of the pears that he combines with ribbons of caramel. And Maria Agnese Spagnuolo, one of Torcè's many disciples, continues to push the limits of gelato at her ever-expanding Fatamorgana empire, where a lineup of more than fifty choices- from basil-honey-walnut to dark chocolate-wasabi- attracts a steady crush of locals and savvy tourists.
Matt Goulding (Pasta, Pane, Vino: Deep Travels Through Italy's Food Culture (Roads & Kingdoms Presents))
Per me l'atto di pensare e quello di esprimere i pensieri non sono simultanei, e neppure necessariamente consecutivi. So di pensare e parlare nella stessa lingua, e so che in teoria non c’è ragione per cui io non possa comunicare i miei pensieri non appena si formano o immediatamente dopo; eppure la lingua in cui io penso e quella in cui parlo sembrano spesso talmente lontane che mi pare impossibile colmare il vuoto sul momento, o anche retroattivamente. Mi ha sempre affascinato l’idea della traduzione simultanea, come alle Nazioni Unite, dove nel pubblico tutti hanno gli auricolari e si sa che nelle retrovie gli interpreti ascoltano quello che viene detto e lo trasformano in un’altra lingua. Capisco che questo sia possibile, ma per me ha del miracoloso – che le parole siano lanciate in aria in una lingua e ricadano a terra in un’altra come una palla. Credo che nel mio cervello ci sia una specie di setaccio che impedisce un rapido (e tanto meno simultaneo) travaso dei pensieri in parole. Un po’ come il filtro nello scarico della vasca da bagno; c’è qualcosa che mantiene i miei pensieri nel cervello, e così bisogna cavarli a forza, come quegli schifosi grovigli di capelli bagnati. Riflettevo sui concetti di pensiero e di linguaggio, a quanto sarebbe stato difficile esprimerli – o quantomeno spossante, come se pensarli fosse già abbastanza e dirli fosse pleonastico o riduttivo, perché lo sanno tutti che la traduzione svilisce un testo, è sempre meglio leggere un libro nella lingua originale (À la recherche du temps perdu). Le traduzioni sono delle approssimazioni soggettive e questo è esattamente quello che provo quando parlo: quello che dico non è quello che penso ma solo quello che più gli si avvicina, con tutti i limiti e le imperfezioni del linguaggio. Quindi penso spesso che sia meglio stare zitto anziché esprimermi in modo inesatto.
Peter Cameron
The pogroms in Mainz, Worms, and Trier were an early expression of a new, more militant Christianity. The Civitas Dei—or God State—grew out of the wave of intense pietism that swept through Europe in the Central Middle Ages. The new state’s controlling metaphor was the body: just as its various limbs fit together into an organic whole, so, too, does—or should—Christian society. Inspired by this corporatist vision, the angry sword of orthodoxy struck out at dissident minorities, such as the Albigensian heretics of southern France and the Jews. Many aspects of modern anti-Semitism date from the period of the Civitas Dei. For
John Kelly (The Great Mortality: An Intimate History of the Black Death, the Most Devastating Plague of All Time)
There are movements of the soul, deeper than words can describe and yet more powerful than any reason, that can give a man to know beyond question or arguing or doubt that digitus Dei est hic (the finger of God is here), and the name of that reality is grace. God does inspire men by his grace, does lift the heart, does enlighten the mind and move the will. Faith is required to accept that reality, but it is a reality nonetheless.
Walter J. Ciszek (He Leadeth Me: An Extraordinary Testament of Faith)
Vorrei che tu potessi ricordare come ci si sente quando si è donna, e come ci si sente quando non si è né uomo né donna. Solo "essere", prima di tutto, prima delle definizioni, dei pronomi personali, delle parole e dei generi. Forse, in questo modo, potresti anche arrivare, quasi per caso, alla possibilità primordiale di essere me,
David Grossman
Talk To God Ch 13 p. 90: No it doesn't have to be a prayer. It could be someone just concentrating extremely hard, wishing or hoping that will create "the vibe" if they are so moved. And that vibe, as you will learn, becomes extremely powerful beyond earth. That vibe drives the universe. But don't confuse this. Forget about prayers. You don't need to pray to communicate with others. That's a religious definition, not a human or a God thing. When you are concentrating on your wishes, focusing on something you desire or wish to share, your soul and spirit are reaching out to all other humans near you, using your brain as the communicator and returning the support to you. If people near you are aware and are moved to respond, they will. And that response is a powerful, electric, spirited response that carries with it the ability to give that person the supporting power, the strength and the ability to assist them in doing whatever it is they desire. And what all humans desire, and the energy that is exchanged with one another, in human terms, is love.
DeiAmor Verus
È difficile comprendere da dove provenga quest'orgoglio dei poeti, se sovente si vergognano che appaia la loro debolezza.
Czesław Miłosz
Perchè il miracolo di illuminarlo lei non può compierlo. Non ha alcun potere su di lui, perchè lui non crede a niente, nemmeno all'inferno. Lui pensa che la vita non sia una punizione, ma una ricompensa. Fuggevole, ma sempre un premio che ciascun uomo deve meritarsi. Lui crede che l'uomo abbia un grande destino e un grande destino credeva che avrebbe avuto lui stesso. Un'opera, un'opera che ancora non è scaturita da lui, ma che pure è dentro di lui come la perla in un'ostrica. L'inferno è per lui l'assenza di futuro, è questo presente nebbioso e stagnanate, è l'indebolirsi delle convinzioni, delle idee, della fiducia nella vita e più ancora nel proprio talento. L'inferno è sentir ribollire in sè un magma infuocato di ipotesi, di idee e della fiducia nella vita e non riuscire a esprimerne nessuno: vedere quelle ipotesi, idee e sentimenti oscurarsi, appassire, tramontare e dissolversi senza aver mai visto la luce. L'inferno è lo sperpero dei propri giorni, è la mediocrità della propria anima votata alla dissoluzione. L'inferno è questa inerziale assenza di tempo, è l'esilio dall'essere e dall'eternità.
Melania G. Mazzucco (La camera di Baltus)
Lei stesso", Malaussène, "lei stesso"! L'"identità", cos'è questo snobismo? Crede che siamo "noi stessi" intorno a questo tavolo? Essere "se stesso", signore, significa essere il cavallo giusto, al momento giusto, sulla casa giusta della scacchiera giusta! O la regina, o l'alfiere, o l'ultimo dei pedoni! Ma mi sento già rispondere a Julie, con un filo di voce velenosa che, appunto, non è la mia voce: -Ah, sì? Perché io non sono me stesso?
Daniel Pennac (La Petite Marchande de prose)
Per qualche strano motivo avevo dei poteri, abilità straordinarie che mi rendevano diverso da qualsiasi altro essere umano, ma avevo lasciato che il dolore, la rabbia e la paura fossero i miei unici appigli.
Alexias D'Avino (La memoria di Areté)
There are movements of the soul, deeper than words can describe and yet more powerful than any reason, that can give a man to know beyond question or arguing or doubt that digitus Dei est hic (the finger of God is here), and the name of that reality is grace. God does inspire men by his grace, does lift the heart, does enlighten the mind and move the will. Faith is required to accept that reality, but it is a reality nonetheless. Not all the logic and reasoned explanations of the theologians may serve to convince those who do not have the gift of faith of that reality, but it remains a reality. For what it’s worth, I can testify to that.
Walter J. Ciszek (He Leadeth Me: An Extraordinary Testament of Faith)
There are movements of the soul, deeper than words can describe and yet more powerful than any reason, that can give a man to know beyond question or arguing or doubt that digitus Dei est hic (the finger of God is here), and the name of that reality is grace. God does inspire men by his grace, does lift the heart, does enlighten the mind and move the will.
Walter J. Ciszek (He Leadeth Me: An Extraordinary Testament of Faith)
Ephron sembrava classificare i pirati insieme alle tempeste; erano solo parte dei rischi che un buon capitano doveva affrontare
Robin Hobb (Ship of Magic (Liveship Traders, #1))
Sono grato alla svolta green dell’amministrazione comunale di qualche anno fa, che ha imposto il famoso ticket per varcare le porte dei Bastioni. Io, felice e soddisfatto residente dei quartieri centrali da quando, qualche annetto fa, mi sono trasferito in zona Moscova, mi trovo ora nell’invidiabile condizione di poter percorrere strade ben più libere. Non riesco a comprendere come si possa definire “sensibilità ecologica” una tassa che di fatto pretende il pagamento di un balzello da tutti quelli che non hanno un portafoglio sufficientemente gonfio da potersi permettere una casa in una delle zone migliori della città e prevede quindi che l’inquinamento debba rimanere a uso e consumo dei meno abbienti. In centro aria pulita, fuori lo smog… Che assurdità. Quasi m’indignerei, se solo fossi il tipo di persona adatta. Ma ovviamente non lo sono. Nemmeno per sbaglio. A differenza degli altri, non fingo interesse verso cause buoniste e politicamente corrette. Quindi, per carità, andate avanti a essere tutti finti ecologisti. Io, dal mio canto, continuerò a guidare indisturbato la mia Maserati per le strade libere della città.
Anna Premoli (Questo amore sarà un disastro)
Io ho una morale molto semplice: non fare a nessuno del male o del bene. Non fare del male a nessuno, perché non solo riconosco agli altri lo stesso diritto, che penso mi spetti, di non essere disturbato, ma anche perché credo che, in materia di male nel mondo, sia sufficiente il male naturale.... Non fare del bene perché non so cosa sia il bene, né so se lo faccio quando credo di farlo. Che ne so quanti danni provoco quando faccio l'elemosina? Che ne so quanti danni provoco quando educo o istruisco? Nel dubbio mi astengo. E penso inoltre che aiutare o dare spiegazioni a qualcuno sia, in un certo modo, commettere il male di intromettersi nella vita degli altri. La bontà è un capriccio del temperamento: non abbiamo il diritto di rendere gli altri vittime dei nostri capricci, anche se sono mossi da umanità o tenerezza.... Ogni volta che mentre ero malato, mi sono venuti a far visita, ho patito ogni visita come un fastidio, un insulto, un'ingiustificabile violazione della mia inoppugnabile intimità.... [335. 1931]
Fernando Pessoa (The Book of Disquiet: The Complete Edition)
In molti amano l'odore della carta. Alcuni ne vanno proprio pazzi. Quando comprano un libro, se lo avvicinano al naso e aspirano forte chiudendo gli occhi. Talvolta mugolano. Se entrano in una biblioteca, inspirano a pieni polmoni come fossere in alta montagna, poi estraggono un vecchio volume dal primo scaffale e ci tuffano la faccia con l'intenzione apparente di baciarlo. L'odore della carta, in realtà, è odore di morte. E non mi riferisco agli effluvi chimici della carta dei libri nuovi, che sanno all'incirca di bistecca di soia. I libri vecchi, proprio loro, quelli dal profumo inconfondibile, in realtà odorano di cellulosa in decadimento. In pratica, di marcio. Quindi c'è gente che va matta per un puzzo di marcio e morte e nemmeno lo sa.
Alice Basso (L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome)
Seduto su un macigno eroso dai venti, dal sole e dalle piogge degli uragani, Carter ne contemplò la cresta denudata, dorata dalla luce del tramonto. Grazie a Tutankhamon, quel regno del nulla si era trasformato in speranza: in esso, tutto restava immobile e immutabile, perché su quella terra degli dei nulla era cominciato nel tempo e nulla nel tempo sarebbe finito.
Christian Jacq (The Tutankhamun Affair)
Por eso, yo os aconsejo que reviséis vuestra biografía y deis las gracias a todos los capullos que os jodieron la vida en algún momento. Porque, aunque no fuera su propósito, os ayudaron a ser mejores personas.
Dani Mateo (La risa os hará libres)
The Reformers held to a high view of the Bible’s inspiration. The Bible is the Word of God, the verbum Dei, or the voice of God, the vox Dei. For example, John Calvin writes: When that which professes to be the Word of God is acknowledged to be so, no person, unless devoid of common sense and the feelings of a man, will have the desperate hardihood to refuse credit to the speaker. But since no daily responses are given from heaven, and the Scriptures are the only records in which God has been pleased to consign his truth to perpetual remembrance, the full authority which they ought to possess with the faithful is not recognized, unless they are believed to have come from heaven, as directly as if God had been heard giving utterance to them.1 “As if” does not mean Calvin believed that the Bible had dropped down from heaven directly or that God himself wrote the words on the pages of Scripture. Rather “as if” refers to the weight of divine authority that attends the Scriptures.
R.C. Sproul (What is Reformed Theology?: Understanding the Basics)