Cosa Nostra Quotes

We've searched our database for all the quotes and captions related to Cosa Nostra. Here they are! All 100 of them:

Maybe my roots were too deep, or maybe love gave a woman a reason to let her dark colors shine, because I suddenly knew I would lie, cheat, and steal for this man. I would burn the world for him. He was King of the Cosa Nostra. And he was all mine.
Danielle Lori (The Sweetest Oblivion (Made, #1))
CosaNostra Pizza doesn't have any competition. Competition goes against the Mafia ethic.
Neal Stephenson (Snow Crash)
Tutti colpevoli, nessuno colpevole,’ as the Italian saying has it: ‘If everyone is guilty, no one is guilty.
John Dickie (Cosa Nostra: The Definitive History of the Sicilian Mafia)
Possiamo sempre fare qualcosa": massima che andrebbe scolpita sullo scranno di ogni magistrato e di ogni poliziotto.
Giovanni Falcone (Cose di Cosa nostra)
I genitori devono accettare il fatto che siamo esseri distinti da loro, che abbiamo una nostra testa e che non sempre distaccarsi dal loro diktat equivale a una mancanza di rispetto.
Anna Premoli (L'amore non è mai una cosa semplice)
Ritengo che la cosa più misericordiosa al mondo sia l'incapacità della mente umana di mettere in correlazione tutti i suoi contenuti. Viviamo su una placida isola di ignoranza nel mezzo del nero mare dell'infinito, e non era destino che navigassimo lontano. Le scienze, ciascuna tesa nella propria direzione, ci hanno finora nuociuto ben poco; ma, un giorno, la connessione di conoscenze disgiunte aprirà visioni talmente terrificanti della realtà, e della nostra spaventosa posizione in essa che, o diventeremo pazzi per la rivelazione, o fuggiremo dalla luce mortale nella pace e nella sicurezza di un nuovo Medioevo".
H.P. Lovecraft (The Call of Cthulhu)
I am not admitting to anything, i am just telling you.
Michael Franzese
Tell him, Cosa Nostra says, HELLAO!
Waheed Ibne Musa (Johnny Fracture)
Salvatore Ajello, the most feared man in all of Cosa Nostra
Neva Altaj (Stolen Touches (Perfectly Imperfect, #5))
It was Cosa Nostra etiquette to pretend we were the classic example of a white-picket-fence family. Even if our homes were surrounded by an iron gate and security instead.
Danielle Lori (The Sweetest Oblivion (Made, #1))
We are not responsible to the .90 calibers the pezzonovantis who take it upon themselves to decide what we shall do with out lives, who declare wars they wish us to fight in to protect what they own... And who are they then to meddle when we look after our own interests? Sonna cosa nostra...these are our own affairs. We will manage our world for ourselves because it is our world, cosa nostra
Mario Puzo (The Godfather (The Godfather, #1))
La nostra vita è tutta fatta di simboli. Ogni cosa che facciamo è parte di un disegno dove abbiamo comunque voce in capitolo. I forti stabiliscono i propri percorsi e influenzano quelli degli altri, i deboli ce li hanno già segnati. I deboli e gli sfortunati. E gli stupidi. La Fabbrica della Vespa è parte del disegno perché è parte della vita e – a maggior ragione – della morte.
Iain Banks (The Wasp Factory)
Ho da poco scoperto che la mia amica Mary, quando finisce un libro, fa passare qualche giorno prima di cominciarne un altro - vuole dare all'ultima lettura un po' più di respiro, prima che venga soffocata dalla prossima. È una cosa sensata, e mi sembra una linea di comportamento assolutamente lodevole. Noi che leggiamo nevroticamente, tuttavia - per scongiurare la noia e il timore dell'ignoranza e della nostra morte imminente - non possiamo permetterci di farlo.
Nick Hornby (Shakespeare Wrote for Money)
Scriveremo: «Noi mangiamo molte noci», e non: «Amiamo le noci», perché il verbo amare non è un verbo sicuro, manca di precisione e di obiettività. «Amare le noci» e «amare nostra Madre», non può voler dire la stessa cosa. La prima formula designa un gusto gradevole in bocca, e la seconda un sentimento. Le parole che definiscono i sentimenti sono molto vaghe, è meglio evitare il loro impiego e attenersi alla descrizione degli oggetti, degli esseri umani e di se stessi, vale a dire alla descrizione fedele dei fatti.
Ágota Kristóf (Le grand cahier)
Lotti contro la tua superficialità, la tua faciloneria, per cercare di accostarti alla gente senza aspettative illusorie, senza un carico eccessivo di pregiudizi, di speranze o di arroganza, nel modo meno simile a quello di un carro armato, senza cannoni, mitragliatrici e corazze d'acciaio spesse quindici centimetri; offri alla gente il tuo volto più bonario, camminando in punta di piedi invece di sconvolgere il terreno con i cingoli, e l'affronti con larghezza di vedute, da pari a pari, da uomo a uomo, come si diceva una volta, e tuttavia non manchi mai di capirla male. Tanto varrebbe avere il cervello di un carro armato. La capisci male prima d'incontrarla, mentre pregusti il momento in cui l'incontrerai; la capisci male mentre sei con lei; e poi vai a casa, parli con qualcun altro dell'incontro, e scopri ancora una volta di aver travisato. Poiché la stessa cosa capita, in genere, anche ai tuoi interlocutori, tutta la faccenda è, veramente, una colossale illusione priva di fondamento, una sbalorditiva commedia degli equivoci. Eppure, come dobbiamo regolarci con questa storia, questa storia così importante, la storia degli altri, che si rivela priva del significato che secondo noi dovrebbe avere e che assume invece un significato grottesco, tanto siamo male attrezzati per discernere l'intimo lavorio e gli scopi invisibili degli altri? Devono, tutti, andarsene e chiudere la porta e vivere isolati come fanno gli scrittori solitari, in una cella insonorizzata, creando i loro personaggi con le parole e poi suggerendo che questi personaggi di parole siano più vicini alla realtà delle persone vere che ogni giorno noi mutiliamo con la nostra ignoranza? Rimane il fatto che, in ogni modo, capire bene la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e male e male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando. Forse la cosa migliore sarebbe dimenticare di aver ragione o torto sulla gente e godersi semplicemente la gita. Ma se ci riuscite… Beh, siete fortunati.
Philip Roth (American Pastoral)
the origins of the mafia are closely related to the origins of an untrustworthy state – the Italian state.
John Dickie (Cosa Nostra: The Definitive History of the Sicilian Mafia)
the mafia kills in the way a state does; it does not murder, it executes.
John Dickie (Cosa Nostra: The Definitive History of the Sicilian Mafia)
Cosa Nostra
Roberto Saviano (Gomorrah: A Personal Journey into the Violent International Empire of Naples' Organized Crime System)
Angelo is still one of the bosses of the Cosa Nostra.
Michelle Heard (Tempted by the Devil (Kings of Mafia #1))
«Perché quella piccola voce ostinata nella nostra testa ci tormenta così?» disse , guardandoci. «Forse perché ci ricorda che siamo vivi, che siamo mortali, che abbiamo anime autonome - che, dopotutto, siamo troppo pavidi per cedere, ma che pure ci procurano un grave malessere? È una cosa terribile imparare da bambini che si è un essere separato dal resto del mondo, che niente e nessuno soffre i nostri medesimi solori di scottature alla lingua o di sbucciature alle ginocchia: che ognuno è solo con i propri acciacchi e le proprie pene, Ancor più terribile, invecchiando, scoprire che nessuna persona - non importa quanto vicina - potrà mai capirci davvero. I nostri io sono ciò che ci rende più infelici, ed è per questo che bramiamo perderli, non credere?»
Donna Tartt (The Secret History)
Che cosa significa essere diversi nella nostra società? Fino a che punto può arrivare il desiderio di vendetta di una vittima? E soprattutto: che diritto ha, chiunque, di giudicare gli altri?
Jodi Picoult (Nineteen Minutes)
«La nostra vita è tutta fatta di simboli. Ogni cosa che facciamo è parte di un disegno dove abbiamo comunque voce in capitolo. I forti stabiliscono i propri percorsi e influenzano quelli degli altri, i deboli ce li hanno già segnati. I deboli e gli sfortunati. E gli stupidi. La Fabbrica della Vespa è parte del disegno perché è parte della vita e – a maggior ragione – della morte.»
Iain Banks (The Wasp Factory)
Non si puo' mai sapere in anticipo di cosa siano capaci le persone, bisogna aspettare, dar tempo al tempo, e' il tempo che comanda, il tempo e' il compagno che sta giocando di fronte a noi, e ha in mano tutte le carte del mazzo, a noi ci tocca inventarci le briscole con la vita, la nostra
José Saramago (Blindness)
Ecco cosa amo di noi la nostra capacità di emozioni la nostra impavidità verso il crollo il medicarci le ferite con grazia il solo fatto d'essere donna il definirmi donna mi rende integra e completa
Rupi Kaur (milk and honey)
La cosa più bella che può capitare a uno scrittore, a qualcuno che passa la sua vita a raccontare, è sentirsi raccontare. E quando scopri qualcuno che ti assomiglia veramente (ce ne sono) ti accorgi di quanto la persona su cui ti eri incastrata era sbagliata per te, e tu sbagliata per lui, e di quanto forse lei invece sia giusta, e quasi spero che ce la farà, che ce la faranno, perché è quello che conta, diventare un plurale – finché siamo io e te, come eravamo io e te, non cambia mai niente - e poi magari nessuno di noi si incontrerà mai, continueremo a essere soli in quel modo che soli non siamo, coi nostri fantasmi d’orgoglio e dolore, la nostra paura, un manipolo di sogni che a volte sono forti e hanno il potere di distorcere la trama del mondo e altre volte ci gravano addosso perché quella forza non la troviamo, vogliamo possiamo, ed è il mondo che distorce la trama di noi – io, te, lui, lei… così simili nel nostro essere – diversamente - alla deriva.
Sara Zelda Mazzini (Cronache dalla fine del mondo)
Da un sacco di tempo tutti si affannano a cercare di capire il motivo della loro estinzione. Si chiedono perché questi animali che dominavano il mondo di colpo siano scomparsi. Forse fra tutte le spiegazioni la più valida è anche la più semplice. Forse sono morti perché sono impazziti tutti quanti. Proprio come noi. Ecco cosa siamo, nient'altro che dei piccoli dinosauri. E la nostra pazzia prima o poi sarà la causa della nostra fine.
Giorgio Faletti (Io uccido)
Eh, amico caro! Come ti esprimi! Vedi quel che faccio io: in valigia é rimasto un posto vuoto e io ci metto del fieno; è così anche nella valigia della nostra vita; la riempio di qualsiasi cosa, pur che non ci sia un posto vuoto.
Ivan Turgenev (Fathers and Sons)
Non mi piace parlare, non ne sento la necessità, i discorsi col cuore in mano io non li capisco, non è nella mano che dovrebbe stare un cuore. Tanto nessuno saprà mai cosa proviamo veramente, potrà farsi al massimo un’idea, che poi sarà viziata dalla sua stessa opinione. Anche quando ci odiamo l’un l’altro, o ci amiamo l’un l’altro, quello che amiamo o che odiamo è in realtà quell’idea, una bozza della verità, e quando gli altri ci deludono è una stronzata prendercela, perché non è colpa loro, ma nostra, che chissà in che cosa credevamo. A conti fatti io per voi, e voi per me, non siamo più reali di Georgie, Lupin, Syrio il Dragone o la razza namecciana.
Eleonora C. Caruso (Comunque vada non importa)
Mi guardo bene dal tenermi in gola le parole: ho passato gran parte della mia vita a non dire le cose che volevo dire, e me ne sono pentito. La nostra natura ci impone di mandare messaggi subliminali, comunicare con i gesti, perché abbiamo paura di esporci per come siamo. Anche a noi stessi. Quando tutto sarà finito sono sicuro che mi verrà concesso un minuto per ripensare a tutte le volte che volevo urlare cosa sentivo, ma sono stato zitto per paura di non essere capito, e rimpiangerò gli obbiettivi che ho abbandonato perché il timore di fallire mi ha impedito di perseguirli. Questa vita è una puttana e probabilmente mi spezzerà il cuore, ma cazzo, sono innamorato. Va così, rhum e pera, perché ci sono dei momenti forti che ti lasciano l’amaro in bocca, e altri talmente belli da farti dimenticare quel retrogusto sgradevole che ha la vita
Charles Bukowski
Non era solo la questione di mia sorella; era più di così, era l'intero corso degli eventi, la miseria del corpo e del desiderio, le decisioni che si prendono e sulle quali non si può tornare, il senso stesso che si sceglie di dare a quella cosa che chiamiamo, forse a torto, la nostra vita.
Jonathan Littell (The Kindly Ones)
The Teamsters pension fund organized by Hoffa almost immediately became a source of loans to the national crime syndicate known to the public as La Cosa Nostra. With its own private bank, this crime monopoly grew and flourished. Teamsters-funded ventures, especially the construction of casinos in Havana and Las Vegas, where dreams come true for the godfather entrepreneurs. The sky was the limit and more was anticipated. At the time of Jimmy Hoffa’s disappearance in 1975 Atlantic City was about to open up to legalized gambling. Jimmy’s cut was to get a finder’s fee off the books.
Charles Brandt ("I Heard You Paint Houses", Updated Edition: Frank "The Irishman" Sheeran & Closing the Case on Jimmy Hoffa)
Il mondo è in uno stato abituale di crisi da cinquant'anni. Cinquanta? Che cosa dico? E' in uno stato abituale di crisi fin dall'inizio...ma da mezzo secolo, la tensione è quasi insopportabile. E perché, per amor di Dio? Qual è l'elemento irritante fondamentale, l'essenza della tensione? Filosofie politiche? Economia? Pressione demografica? Differenza di civiltà e di credo? Lo chieda a una dozzina di esperti, otterrà una dozzina di risposte. E adesso di nuovo Lucifero. La nostra razza è congenitamente folle, fratello? Se siamo nati pazzi, dov'è la speranza del Paradiso? Solo attraverso la Fede? O non esiste affatto?
Walter M. Miller Jr. (A Canticle for Leibowitz)
Ci sono… ci sono tanti possibili cammini nella vita. Alcuni li scegliamo, altri vengono scelti per noi. Scegliamo la nostra strada senza guardarci indietro e quella è la vita che facciamo. L’unica cosa che ottieni chiedendoti dove porti un altro cammino è farti venire un dolore al petto che non potrai più scacciare.
Ty Grady
Le coincidenze sono le cicatrici del destino. Le coincidenze non esistono, Daniel: siamo solo marionette mosse dalla nostra incoscienza. Per anni mi sono illusa che Juliàn fosse ancora l'uomo di cui ero innamorata, o ciò che ne restava ... Gli esseri umani sono disposti a credere a qualunque cosa tranne che alla verità.
C.R.Zafòn
Didn't happen anymore. Pizza delivery is a major industry. A managed industry. People went to CosaNostra Pizza University four years just to learn it. Came in its doors unable to write an English sentence, from Abkhazia, Rwanda, Guanajuato, South Jersey, and came out knowing more about pizza than a Bedouin knows about sand.
Neal Stephenson (Snow Crash)
She is Joey fucking DiMarco, Cosa Nostra royalty, and your fucking boss, you smug little prick. You only get to work, walk, breathe, live, and die at her say so, do you understand me?” Romeo’s eyes bug out. He tries to nod, but Max has him pinned to the wall by his throat, his feet dangling an inch off the floor. “Don’t you ever mistake my wife’s submission to me as anything but a reflection of my utter fucking devotion to her. I would crawl through fire and broken glass on my hands and fucking knees if she told me to. If you ever disrespect her like that again, I will rip out your fucking tongue and use it to choke you to death. You got that?
Sadie Kincaid (Joey (Chicago Ruthless, #2))
C'era qualcosa di malvagio, nella disuguaglianza, e adesso lo sapevo. Agiva in profondità, scavava oltre il denaro. Non bastava la cassa delle due salumerie e neanche quella del calzaturificio o del negozio di scarpe a nascondere la nostra origine. Lila stessa, anche se avesse preso dal tiretto ancora più soldi di quanti ne prendeva, anche se avesse preso milioni, trenta, addirittura cinquanta, non ce l'avrebbe fatta. Io me n'ero accorta e finalmente c'era una cosa che sapevo meglio di lei, l'avevo imparata non per quelle strade, ma sotto scuola, guardando la ragazza che veniva a prendere Nino. Lei ci era superiore, così, senza volerlo. E questo era insopportabile.
Elena Ferrante (The Story of a New Name (Neapolitan Novels, #2))
They took the two to a remote location and interrogated each separately. Even after using classic techniques like the prisoner’s dilemma—assuring each suspect that the other was going to implicate him—the Mafia members did not obtain confessions. The two interrogation teams conferred and, by Mannoia’s account, concluded that these two criminals were actually innocent of the misdeeds in question. We asked what happened next. “We strangled them,” came his matter-of-fact reply. “Why would you do that?!” exclaimed Pat Fitzgerald. They had been innocent. “Because by our questioning we had revealed ourselves to be Cosa Nostra. We could not let them live with that knowledge.
James B. Comey (A Higher Loyalty: Truth, Lies, and Leadership)
«Ascolta, so come ti senti: sei prevenuto, hai paura, ti senti insicuro, credi che la felicità per te sia irraggiungibile. Ti assicuro che non è così. Io non ti lascerò mai, sarò sempre al tuo fianco, malgrado i tuoi sbalzi d’umore e la tua stronzaggine. Ci sarò per te, ci sono sempre stata. E ti amo, Elijah, dovresti saperlo.» Annuisce, ma l’espressione combattuta non va via dal suo viso. Non crede ancora di meritare la felicità. Non può vivere così, deve lasciarsi il passato alle spalle, prendere coscienza del fatto che da ora in poi la nostra vita sarà insieme, amarmi con tutto se stesso e mettersi in gioco. «Anche io ti amo e cercherò di dimostrartelo, di essere più ottimista. Mi fido di noi e so che il nostro amore è fortissimo, che siamo un’unica cosa e niente può separarci, nemmeno le mie insicurezze del cazzo.» Mi alzo sulle punte e assaggio le sue labbra con frenesia «Così ti voglio» mormoro. Si morde il labbro, incastrandomi con uno sguardo malizioso. «Io ti voglio in qualsiasi modo» esclama.
Debora C. Tepes (Sei tu il mio paradiso)
Ma volete la verita? C'è qualcosa tra tutti noi. E' la nostra maledizione e la nostra benedizione, è la nostra prova e il nostro errore, e il nostro "quella cosa".
John Green (Will Grayson, Will Grayson)
Ethical leaders never ask for loyalty. Those leading through fear—like a Cosa Nostra boss—require personal loyalty. Ethical leaders care deeply about those they lead, and offer them honesty and decency, commitment and their own sacrifice. They have a confidence that breeds humility. Ethical leaders know their own talent but fear their own limitations—to understand and reason, to see the world as it is and not as they wish it to be. They speak the truth and know that making wise decisions requires people to tell them the truth. And to get that truth, they create an environment of high standards and deep consideration—“love” is not too strong a word—that builds lasting bonds and makes extraordinary achievement possible. It would never occur to an ethical leader to ask for loyalty.
James Comey (A Higher Loyalty: Truth, Lies, and Leadership)
La sola risposta al nulla sta nell'illusione. E' quasi un fatto biologico. È la nostra sostanza stessa. Non è illusione, è qualcosa di più. Ma ciò vuole anche dire che il pericolo della vita consiste nell'esagerare col rigore, nello spingersi troppo oltre. Questione di temperamento. Un'altra cosa spiacevole nella vita è l'astio. L'astioso è un incattivito che si attribuisce una sorta di superiorità.
Emil M. Cioran
Pensai: ci innamoriamo di persone che sembrano vere ma non esistono, sono una nostra invenzione; questa donna così ferma, dalle frasi così scandite, questa donna senza timidezze, sferzante, non la conosco, non è Nadia. Una cosa è la persona amata, altra cosa è la persona reale che finché l'amiamo non vediamo mai davvero. Quanto tempo, mi dissi, sprechiamo nei rapporti amorosi. In questi anni ho felicemente inventato una persona. Sono entrato con grande godimento nel corpo di un mio acquerello dai colori leggeri, e ho nell'altra stanza una figlia vera di un anno che è stata partorita da una mia finzione.
Domenico Starnone (Confidenza)
Siamo sempre stati inseparabili, noi tre. Anche se gli altri spesso ci prendevano in giro, non ci importava. Eravamo noi contro il mondo. O, almeno, contro il liceo che, alla nostra età, è più o meno la stessa cosa.
Giulia Menegatti (The day we died)
Ho scoperto una cosa inestimabile in questo viaggio durato un anno intero, cioè che ognuno di noi nasce con un destino: salvare una persona, almeno una. È l’unico dettaglio già scritto della nostra esistenza ed è un compito inconscio. A volte non ce ne rendiamo nemmeno conto. Non sappiamo calcolare quanto sia determinante essere lì in quel momento per qualcuno, non ne capiamo l’importanza. Quel qualcuno, però, non ci scorderà mai. Non dimenticherà che lo abbiamo afferrato, aspettato, ascoltato. Comunque andrà la mia vita, so che mi ricorderò di Dario e Lore. Per sempre. Loro sono la colata d’oro massiccio che ha messo insieme tutti i miei frantumi.
Giorgia Penzo (Ogni giorno come il primo giorno)
Vinny was flying on Learjets all over the country to gamble. The fact is, Vinny Gorgeous was the mirror image of John Gotti. The two mob bosses were degenerate gamblers. Vinny even got himself barred from Atlantic City.
Dominick Cicale (Inside the Last Great Mafia Empire (Cosa Nostra News: The Cicale Files, Volume 1))
In that moment, something else occurred to me: The “leader of the free world,” the self-described great business tycoon, didn’t understand leadership. Ethical leaders never ask for loyalty. Those leading through fear – like a Cosa Nostra boss- require personal loyalty. Ethical leaders care deeply about those they lead, and offer them honesty and decency, commitment and their own sacrifice. They have a confidence that breeds humility. Ethical leaders know their own talent but fear their own limitations-to understand and reason, to see the world as it is and not as they wish it to be. They speak the truth and know that making wise decisions requires people to tell them the truth. And to get that truth, they create an environment of high standards and deep consideration – “love” is not too strong a word – that builds lasting bonds and makes extraordinary achievement possible. It would never occur to an ethical leader to ask for loyalty.
James Comey (A Higher Loyalty: Truth, Lies, and Leadership)
L'amore è la forza più grande. Quando amiamo qualcuno, saremmo pronti a qualunque cosa per proteggerlo. Anche a rischiare la nostra vita. Ma è quando non abbiamo più nessuno da amare che diventiamo invulnerabili. Perché non abbiamo nulla da perdere.
Lucrezia Monti (Come lampo)
Cosa si può dire quando si apprende che l'infanzia di qualcuno non è stata come quella degli altri? Cosa si può rispondere a qualcuno che non ha mai conosciuto le gioie della spensieratezza di un'infanzia in cui la nostra sola preoccupazione era sapere con chi avremmo giocato durante la ricreazione, quale cartone animato era il migliore, e collezionare tutte le carte dei giocatori di baseball dell'anno? Quali sono le parole giuste da dire per confortare un adulto che ha dovuto esserlo fin troppo presto?
Amheliie (Road)
Il più solido piacere di questa vita è il piacere vano delle illusioni. Io considero le illusioni come cosa in certo modo reale state ch’elle sono ingredienti essenziali del sistema della natura umana, e date dalla natura a tutti quanti gli uomini, in maniera che non è lecito spregiarle come sogni di un solo, ma propri veramente dell’uomo e voluti dalla natura, e senza cui la vita nostra sarebbe la più misera e barbara cosa. Onde sono necessari ed entrano sostanzialmente nel composto ed ordine delle cose.
Giacomo Leopardi (Zibaldone di pensieri)
Sometime in the fifties I remember seeing On the Waterfront in the movies with Mary and thinking that I’m at least as bad as that Marlon Brando character and that some day I’d like to get in union work. The Teamsters gave me good job security at Food Fair. They could only fire you if they caught you stealing. Let me put it another way, they could only fire you if they caught you stealing and they could prove it. • chapter eight • Russell Bufalino In 1957 the mob came out of the closet. It came out unwillingly, but out it came. Before 1957 reasonable men could differ over whether an organized network of gangsters existed in America. For years FBI director J. Edgar Hoover had assured America that no such organization existed, and he deployed the FBI’s greatest resources to investigate suspected Communists. But as a result of the publicity foisted on the mob in 1957, even Hoover came on board. The organization was dubbed “La Cosa Nostra,” meaning “this thing of ours,” a term heard on government wiretaps. Ironically,
Charles Brandt ("I Heard You Paint Houses", Updated Edition: Frank "The Irishman" Sheeran & Closing the Case on Jimmy Hoffa)
Sebastian Morgenstern sta cercando di distruggere ciò che siamo. Ci scaglierà contro guerrieri che hanno le nostre stesse facce, ma non sono Nephilim. Non potremo esitare. Quando li affronteremo, quando guarderemo gli Ottenebrati non potremo vedere i fratelli o le madri o le sorelle o le mogli, ma creature tormentate. Umani a cui è stata carpita ogni umanità. Noi siamo ciò che siamo perché la nostra volontà è libera, siamo liberi di scegliere. E scegliamo di resistere e combattere. Scegliamo di sconfiggere le forze di Sebastian. Loro hanno l’oscurità; noi abbiamo la forza dell’Angelo. Il fuoco mette alla prova l’oro. In questo fuoco noi saremo messi alla prova, e brilleremo. Conoscete il protocollo; sapete cosa fare. Andate, figli dell’Angelo. Andate, e accendete le luci di guerra.
Cassandra Clare (City of Heavenly Fire (The Mortal Instruments, #6))
mi viene solo in mente quella storia dei fiumi, […] e al fatto che si son messi lì a studiarli perché giustamente non gli tornava 'sta storia che un fiume, dovendo arrivare al mare, ci metteva tutto quel tempo, cioè scelga, deliberatamente, di fare un sacco di curve, invece di puntare dritto allo scopo, […] c'è qualcosa di assurdo in tutte quelle curve, e così si sono messi a studiare la faccenda e quello che hanno scoperto alla fine, c'è da non crederci, è che qualsiasi fiume, […], prima di arrivare al mare fa esattamente una strada tre volte più lunga di quella che farebbe se andasse diritto, sbalorditivo, se ci pensi, ci mette tre volte tanto quello che sarebbe necessario, e tutto a furia di curve, appunto, solo con questo stratagemma delle curve, […] è quello che hanno scoperto con scientifica sicurezza a forza di studiare i fiumi, tutti i fiumi, hanno scoperto che non sono matti, è la loro natura di fiumi che li obbliga a quel girovagare continuo, e perfino esatto, tanto che tutti, dico tutti, alla fine, navigano per una strada tre volte più lunga del necessario, anzi, per essere esatti, tre volte virgola quattordici, giuro, il famoso pi greco, non ci volevo credere, in effetti, ma pare che sia proprio così, devi prendere la loro distanza dal mare, moltiplicarla per pi greco e hai la lunghezza della strada che effettivamente fanno, il che, ho pensato, è una gran figata, perché, ho pensato, c'è una regola per loro vuoi che non ci sia per noi, voglio dire, il meno che ti puoi aspettare è che anche per noi sia più o meno lo stesso, e che tutto questo sbandare da una parte e dall'altra, come se fossimo matti, o peggio smarriti, in realtà è il nostro modo di andare diritti, modo scientificamente esatto, e per così dire già preordinato, benché indubbiamente simile a una sequenza disordinata di errori, o ripensamenti, ma solo in apparenza perché in realtà è semplicemente il nostro modo di andare dove dobbiamo andare, il modo che è specificatamente nostro, la nostra natura, per così dire, cosa volevo dire?, quella storia dei fiumi, sì, è una storia che se ci pensi è rassicurante, io la trovo molto rassicurante, che ci sia una regola oggettiva dietro a tutte le nostre stupidate, è una cosa rassicurante, tanto che ho deciso di crederci, e allora, ecco, quel che volevo dire è che mi fa male vederti navigare curve da schifo come quella di Couverney, ma dovessi anche andare ogni volta a guardare un fiume, ogni volta, per ricordarmelo, io sempre penserò che è giusto così, e che fai bene ad andare, per quanto solo a dirlo mi venga da spaccarti la testa, ma voglio che tu vada, e sono felice che tu vada, sei un fiume forte, non ti perderai…
Alessandro Baricco (City)
Io mi diverto ad avere trent’anni, io me li bevo come un liquore i trent’anni: non li appassisco in una precoce vecchiaia ciclostilata su carta carbone. Ascoltami, Cernam, White, Bean, Armstrong, Gordon, Chaffee: sono stupendi i trent’anni, ed anche i trentuno, i trentadue, i trentatré, i trentaquattro, i trentacinque! Sono stupendi perché sono liberi, ribelli, fuorilegge, perchè è finita l’angoscia dell’attesa, non è incominciata la malinconia del declino, perché siamo lucidi, finalmente, a trent’anni! Se siamo religiosi, siamo religiosi convinti. Se siamo atei, siamo atei convinti. Se siamo dubbiosi, siamo dubbiosi senza vergogna. E non temiamo le beffe dei ragazzi perché anche noi siamo giovani, non temiamo i rimproveri degli adulti perchè anche noi siamo adulti. Non temiamo il peccato perché abbiamo capito che il peccato è un punto di vista, non temiamo la disubbidienza perché abbiamo scoperto che la disubbidienza è nobile. Non temiamo la punizione perché abbiamo concluso che non c’è nulla di male ad amarci se ci incontriamo, ad abbandonarci se ci perdiamo: i conti non dobbiamo più farli con la maestra di scuola e non dobbiamo ancora farli col prete dell’olio santo. Li facciamo con noi stessi e basta, col nostro dolore da grandi. Siamo un campo di grano maturo, a trent’anni, non più acerbi e non ancora secchi: la linfa scorre in noi con la pressione giusta, gonfia di vita. È viva ogni nostra gioia, è viva ogni nostra pena, si ride e si piange come non ci riuscirà mai più, si pensa e si capisce come non ci riuscirà mai più. Abbiamo raggiunto la cima della montagna e tutto è chiaro là in cima: la strada per cui siamo saliti, la strada per cui scenderemo. Un po’ ansimanti e tuttavia freschi, non succederà più di sederci nel mezzo a guardare indietro e in avanti, a meditare sulla nostra fortuna: e allora com’è che in voi non è così? Com’è che sembrate i miei padri schiacciati di paure, di tedio, di calvizie? Ma cosa v’hanno fatto, cosa vi siete fatti? A quale prezzo pagate la Luna? La Luna costa cara, lo so. Costa cara a ciascuno di noi: ma nessun prezzo vale quel campo di grano, nessun prezzo vale quella cima di monte. Se lo valesse, sarebbe inutile andar sulla Luna: tanto varrebbe restarcene qui. Svegliatevi dunque, smettetela d’essere così razionali, ubbidienti, rugosi! Smettetela di perder capelli, di intristire nella vostra uguaglianza! Stracciatela la carta carbone. Ridete, piangete, sbagliate. Prendetelo a pugni quel Burocrate che guarda il cronometro. Ve lo dico con umilità, con affetto, perché vi stimo, perché vi vedo migliori di me e vorrei che foste molto migliori di me. Molto: non così poco. O è ormai troppo tardi? O il Sistema vi ha già piegato, inghiottito? Sì, dev’esser così.
Oriana Fallaci
Non c’è niente di più pericoloso di una donna che dice ciò che pensa. Ecco cosa accadde a Eva, perché fummo scacciati dal paradiso. Siamo creature pericolose. Piene di incantesimi diabolici. Se ne avremo l’opportunità, useremo la nostra magia per attirare gli uomini al peccato, al male, alla distruzione.
Kim Liggett (Grace Year)
Un ragazzo più grande che, lui per primo, non ha mai saputo cos'è la sicurezza, e cerca di farci sentire al sicuro. Per un attimo la luna ci ha sorriso dalla finestra e ci ha detto che il mondo ci apparteneva. Perché tutti gli adulti se n'erano andati chissà dove e avevano lasciato ogni cosa in mano nostra.
Barbara Kingsolver (Demon Copperhead)
Ci censuriamo continuamente per paura di deludere, offendere, restare soli. Non difendiamo i nostri pensieri e li svendiamo per poco o niente, barattandoli con la dose minima di quieto vivere che ci lascia in quella tollerabile infelicità che non capiamo nemmeno di cosa sia fatta, esattamente. Siamo piuttosto ignoranti in materia d’infelicità, soprattutto della nostra. È per via di questa reticenza che quando ritroviamo i nostri pensieri nei libri, sembra che ce li tolgano di bocca con tutte le parole. Allora li rivalutiamo. Ci viene voglia di riprenderceli, di difenderli. In un certo senso, cominciamo a parlare.
Diego De Silva
Dovrebbe essere noto – e invece non lo è – che il destino dei rapporti tra le persone viene deciso all’inizio, una volta per tutte, sempre, e che per sapere in anticipo come andranno a finire le cose basta guardare come sono cominciate. In effetti, quando un rapporto nasce c’è sempre un momento di illuminazione nel quale si riesce anche a vederlo crescere, distendersi nel tempo, diventare ciò che diventerà e finire come finirà – tutto insieme. Si vede bene perché in realtà è già tutto contenuto nell’inizio, come la forma di ogni cosa è contenuta nel suo primo manifestarsi. Ma si tratta di un momento, per l’appunto, e poi quella visione ispirata svanisce, o viene rimossa, ed è solo per questo che le storie tra le persone producono sorprese, danni, piacere o dolore imprevisto. Lo sapevamo, per un lucido, breve momento l’avevamo saputo, all’inizio, ma poi, per il resto della nostra vita, non l’abbiamo saputo più. Come quando ci si alza dal letto, di notte, e ci si ritrova a brancolare nel buio della nostra stanza per andare in bagno, e ci sentiamo smarriti, e accendiamo la luce per mezzo secondo, e poi la rispegniamo subito, e quel lampo ci mostra la strada, ma solo per il tempo necessario ad andare a fare la nostra pisciatina e ritornare a letto. La prossima volta saremo di nuovo smarriti.
Sandro Veronesi (Il colibrì)
[...] mi colpirebbero di più se non mi venisse fatto di chiedere a me stesso in che cosa la sofferenza dell'erba falciata differisca essenzialmente da quella di un montone sgozzato, e se l'orrore che proviamo nel vedere trucidare un animale non dipenda soprattutto dal fatto che la nostra sensibilità appartiene al medesimo regno.
Marguerite Yourcenar (Memoirs of Hadrian)
Everywhere we turn we encounter the language with which Orwell was so concerned. It's not an economic recession but a "period of accelerated negative growth" or simply "negative economic growth." There's no such thing as acid rain; according to the Environmental Protection Agency it's "poorly buffered precipitation," or more impressively, "atmospheric deposition of anthropogenetically-derived acidic substances," or more subtly "wet deposition." And those aren't gangsters, mobsters, the Mafia, or La Cosa Nostra in Atlantic City; according to the "New Jersey division of Gaming Enforcement" ( a doublespeak title which avoids the use of that dreaded word "gambling") they're "members of a career-offender cartel.
William D. Lutz (Doublespeak Defined: Cut Through the Bull**** and Get the Point!)
a fucking rat race that is. CosaNostra Pizza doesn't have any competition. Competition goes against the Mafia ethic. You don't work harder because you're competing against some identical operation down the street. You work harder because everything is on the line. Your name, your honor, your family, your life. Those burger flippers might have a better life expectancy—but what kind of life is it anyway, you have to ask yourself. That's why nobody, not even the Nipponese, can move pizzas faster than CosaNostra. The Deliverator is proud to wear the uniform, proud to drive the car, proud to march up the front walks of innumerable Burbclave homes, a grim vision in ninja black, a pizza on his shoulder, red LED digits
Neal Stephenson (Snow Crash)
Siamo noi,-ripetè Zooey, dandole sulla voce. -Siamo degli anormali, ecco cosa siamo. Quei due bastardi ci hanno presi per benino da piccoli e hanno fatto di noi degli anormali con delle idee da anormali, ecco tutto. Siamo come la Donna Tatuata, e non avremo un minuto di pace per il resto della nostra vita finchè tutti gli altri non saranno tatuati anche loro -.
J.D. Salinger
«Non stai parlando di fama ma di rispetto» disse Cash. «La fama è il contrario del rispetto. Essere famoso significa farti interrompere quando vai fuori a mangiare, essere assillati da perfetti sconosciuti che ti chiedono favori quando cammini per la strada, sentirti chiedere dal tizio che sta cagando nel bagno vicino al tuo come si fa ad avere successo nel mondo dello spettacolo, essere criticato dal mondo intero e non avere mai occasione di difenderti!» Cash chiuse gli occhi, emise una lunga nuvola di fumo e contò fino a dieci per calmarsi. Gli altri lo guardarono come se si fosse trasformato in un lupo mannaro. «Mi dispiace» disse. «Non volevo entrare in modalità Cigno Nero subito dopo avervi conosciuto. Odio il fatto che la nostra società dia così tanto peso alla fama. Cioè, fatela finita, ok?!» Joey prese nota mentalmente di non riaprire più la questione. «Allora come ci si sente a essere rispettati?» «È l’unica cosa per cui vale la pena diventare famosi» disse Cash allegro. «Non che esista un manuale o roba simile. Credo che tante celebrità facciano fatica ad andare avanti perché non sono in grado di separare le due cose. Ma non sono mica un cazzo di psicologo.»
Chris Colfer (Stranger Than Fanfiction)
«Vedrai» continua Samuel in preda al delirio, « un giorno avrai uno,due figli, o anche di più, non ho tempo per contarli adesso. Ma dovrai chiedergli un favore da parte mia, dovrai dirgli che si tratta di una cosa molto importante. Una promessa che loro padre ha fatto tanto tempo fa, in un passato che non esiste più. Perché un giorno questo passato di guerra non esisterà più. vedrai Jeannot. Dirai ai tuoi figli di raccontare la nostra storia, nel loro mondo libero. Gli parlerai della nostra lotta. Gli insegnerai che su questa terra niente conta più di quella puttana della libertà, sempre pronta a vendersi al miglior offerente. Perchè quella cagna ama l’amore degli uomini e fuggirà sempre da quelli che vogliono incatenarla, e regalerà la vittoria a chi la rispetta senza pretendere di farla sua.»
Marc Levy (I figli della libertà)
Tante volte era rimasto in ammirazione di fronte a un paesaggio, a un monumento, a una piazza, a uno scorcio di strada, a un giardino, a un interno di chiesa, a una rupe, a un viottolo, a un deserto. Solo adesso, finalmente, si rendeva conto del segreto. Un segreto molto semplice: l'amore. Tutto ciò che ci affascina nel mondo inanimato, i boschi, le pianure, i fiumi, le montagne, i mari, le valli, le steppe, di più, di più, le città, i palazzi, le pietre, di più, il cielo, i tramonti, le tempeste, di più, la neve, di più, la notte, le stelle, il vento, tutte queste cose, di per sé vuote e indifferenti, si caricano di significato umano perché, senza che noi lo sospettiamo, contengono un presentimento d'amore. Quanto era stato stupido a non essersene mai accorto finora. Che interesse avrebbe una scogliera, una foresta, un rudere se non vi fosse implicata una attesa? E attesa di che se non di lei, della creatura che ci potrebbe fare felici? Che senso avrebbe la valle romantica tutta rupi e scorci misteriosi se il pensiero non potesse condurci lei in una passeggiata del tramonto tra flebili richiami di uccelli? Che senso la muraglia degli antichi faraoni se nell'ombra dello speco non potessimo fantasticare di un incontro? E l'angolo del borgo fiammingo che ci potrebbe importare o il caffè del 'boulevard' o il 'suk' di Damasco se non si potesse supporre che anche lei un giorno vi passerà, impigliandovi un lembo di vita? E l'erma cappelletta al bivio col suo lumino, perché avrebbe tanto patos se non vi fosse nascosta un'allusione? E a che cosa allusione se non a lei, alla creatura che ci potrebbe fare felici? [...] Le torri antiche, le nuvole, le cateratte, le enigmatiche tombe, il singhiozzo della risacca sullo scoglio, il piegarsi dei rami alla tempesta, la solitudine dei greti nel pomeriggio, tutto è un'indicazione precisa a lei, la donna nostra che ci incenerirà. Ogni cosa del mondo congiurando con le altre cose del mondo in complotto sapientissimo per promuovere la perpetuazione della specie. Era una intuizione così bella e geniale che in altre circostanze egli ne avrebbe avuto soddisfazione. Ma, proprio per la sua esattezza, oggi a lui procurava solamente dolore. L'espressione degli alberi fuggenti corrispondeva infatti alla condizione del suo amore; il quale era stolto e disperato. Egli correva in direzione di lei benché sapesse che laggiù lo aspettavano soltanto nuovi affanni, umiliazioni e lacrime. Ma lui correva a perdifiato ugualmente, il piede premuto con tutta la forza sul pedale, per la paura di perdere un minuto.
Dino Buzzati (Un amore)
Non riesco a capire le persone che fuggono quando le cose vanno male. Quando incontrano un problema nella loro vita. Capisco la routine, il tran-tran quotidiano è rassicurante, è tranquillo e non dà modo di incrociare l'ignoto. Tuttavia, la vita non è fatta di semplicità. Non si può controllare tutto, non si può prevedere tutto, e certamente non i rimpianti che incontriamo durante la nostra esistenza. L'essere umano, un giorno o l'altro, si trova a confrontarsi con i problemi, con le avversità del destino che ha deciso di sceglierlo, per fargli vivere e affrontare quella storia. Non si sceglie di incontrare le avversità, come non si può scegliere il futuro. Ce ne si fa una ragione, si prende atto della cosa, si rialza la testa e si diventa più forti. Perché la disposizione mentale, di fronte a un problema, è già un primo passo nel combattimento.
Amheliie (Road)
L'attimo di felicità che aveva diviso con loro gli restò nei ricordi, ma non seppe mai che farsene. Chissà se quei momenti significano davvero, come sembra, che avremmo a disposizione una vita felice nella quale ci imbattiamo, consapevolmente, solo qualche rara volta? Chissà se gettano su quel che precede e quel che segue, tutto ciò che è accaduto nella nostra vita, o che noi abbiamo fatto accadere, una luce tale da rendere ogni cosa trascurabile?
Alice Munro (The Progress of Love)
Quando a casa nostra scoprì il funzionamento del magnetofono, capì che si potevano riascoltare parole e brani di musica, una volta me ne parlò, si domandò che cosa succederebbe se si potesse registrare la vita di un uomo, fissarla su un nastro per poter tornare indietro, fermarla, ripeterla a piacimento. Lei avrebbe accettato la sua, disse, così com'era e come sarebbe stata fino al giorno della morte, ma alla condizione di poter ripetere ciò che voleva.
Magda Szabó (The Door)
Vivere nell'inganno o essere ingannati è facile, e anzi è la nostra condizione naturale: nessuno va esente da questo e nessuno è stupido per questo, non dovremmo opporci più di tanto e non dovremmo amareggiarci. Tuttavia ci sembra intollerabile, quando alla fine sappiamo. Quello che ci pesa, il brutto della cosa, è che il tempo in cui crediamo quel che non era si trasforma in qualcosa di strano, fluttuante o fittizio, in una specie di incantamento o sogno che deve essere soppresso dal nostro ricordo; a un tratto è come se quel periodo non lo avessimo vissuto affatto, non è vero?, come se dovessimo raccontarci di nuoco la storia o rileggere un libro, e allora pensiamo che ci saremmo comportati in maniera diversa o avremmo impiegato in altro modo quel tempo che finisce per appartenere al limbo. Questo può provocare la nostra disperazione. E oltretutto quel tempo a volte non rimane nel limbo, ma all’inferno.
Javier Marías (Tomorrow in the Battle Think on Me)
The Dream Lord Byron Our life is twofold; Sleep hath its own world, A boundary between the things misnamed Death and existence: Sleep hath its own world, And a wide realm of wild reality, And dreams in their development have breath, And tears, and tortures, and the touch of joy; They leave a weight upon our waking thoughts, They take a weight from off waking toils, They do divide our being; they become A portion of ourselves as of our time, And look like heralds of eternity; They pass like spirits of the past -they speak Like sibyls of the future; they have power - The tyranny of pleasure and of pain; They make us what we were not -what they will, And shake us with the vision that's gone by, The dread of vanished shadows -Are they so? Is not the past all shadow? -What are they? Creations of the mind? -The mind can make Substances, and people planets of its own With beings brighter than have been, and give A breath to forms which can outlive all flesh. I would recall a vision which I dreamed Perchance in sleep -for in itself a thought, A slumbering thought, is capable of years, And curdles a long life into one hour. ---------- Il sogno Lord Byron Duplice è la nostra vita: il Sonno ha il suo proprio mondo, un confine tra le cose chiamate impropriamente morte e esistenza: il Sonno ha il proprio mondo, e un vasto reame di sfrenata realtà; e nel loro svolgersi i sogni hanno respiro, e lacrime e tormenti e sfiorano la gioia; lasciano un peso sui nostri pensieri da svegli, tolgono un peso dalle nostre fatiche da svegli, dividono il nostro essere; diventano parte di noi stessi e del nostro tempo, e sembrano gli araldi dell'eternità; passano come fantasmi del passato, parlano come Sibille dell'avvenire; hanno potere - la tirannia del piacere e del dolore; ci rendono ciò che non fummo, secondo il loro volere, e ci scuotono con dissolte visioni, col terrore di svanite ombre. Ma sono veramente così? Non è forse tutto un'ombra il passato? Cosa sono? Creazioni della mente? La mente sa creare sostanza, e popolare pianeti, di sua fattura, di esseri più splendenti di quelli mai esistiti, e dare respiro e forma che sopravvivono alla carne. Vorrei richiamare una visione che ho sognato forse nel sonno, poiché in sé un pensiero, un pensiero assopito, racchiude anni, e in un'ora condensa una lunga vita.
Lord Byron
Il piacere di leggere? Che roba è questa, il piacere di leggere? Domande che infatti presuppongono un gran bell'esame di coscienza! E per cominciare l'ammissione di una verità che si oppone radicalmente al dogma: la maggior parte delle letture che ci hanno modellati non le abbiamo fatte per, ma contro. Abbiamo letto (e leggiamo) per proteggerci, per rifiutare o per opporci. Se questo ci dà un'aria da fuggiaschi, se la realtà dispera di raggiungerci oltre l'incantesimo - della nostra lettura, siamo però dei fuggiaschi impegnati a costruirci, degli evasi intenti a nascere. Ogni lettura è un atto di resistenza. Di resistenza a cosa? A tutte le contingenze. Tutte: - Sociali. - - Professionali . - - Psicologiche.- - Affettive. - - Climatiche.- - Familiari. - - Domestiche.- - Gregarie. - - Patologiche.- - Pecuniarie. - - Ideologiche.- - Culturali. - - O narcisistiche.- Una lettura ben fatta salva da tutto, compreso da se stessi. E, soprattutto, leggiamo contro la morte.
Daniel Pennac (Comme un roman)
Resta da - capire - che i libri non sono stati scritti perché mio figlio, mia figlia, i giovani, li commentino, ma perché, se ne hanno voglia, li leggano. Il nostro sapere, i nostri studi scolastici, la nostra carriera, la nostra vita sociale sono una cosa. La nostra intimità di lettore, la nostra cultura un'altra. E buono e giusto fabbricare diplomati, laureati, docenti e tecnocrati, la società ne ha bisogno, su questo non si discute... ma quanto più essenziale aprire a tutti le pagine di tutti i libri.
Daniel Pennac (Comme un roman)
—T'estimo. Aquella frase no havia perdut l'habilitat de meravellar-me. Al contrari, ara encara era més intensa. Significava molt que ella decidís dir-m'ho sabent que l'estava escoltant. Volia mots més intensos, paraules que poguessin descriure amb tot detall el que havia esdevingut ella per a mi. No quedava res dintre meu que no estigués relacionat completament amb ella. Vaig recordar la nostra primera conversa, recordava haver pensat que jo no tenia una vida. Ara la cosa havia canviat. —Ara ets la meva vida —vaig dir en veu baixa.
Stephenie Meyer (Midnight Sun (The Twilight Saga, #5))
«C’è una reale buona ragione per te, di andare a vivere una vita che non sembra sedurti più di me? Più di quello che abbiamo vissuto?» mi chiede. Travis sta facendo un altro tentativo di sapere cosa nascondo. Come quando eravamo lontani da qui, lontani da questo addio. Nel bel mezzo dell'Alaska, in quella camera d'albergo. Solo che da allora le cose non sono cambiate. «Fra un po’ di tempo comprenderai che posso restare per sempre nel tuo cuore, ma non nella tua vita. Non possiamo vivere insieme, Travis, le nostre vite sono troppo diverse, e questo finirebbe per distruggerci. Quello che abbiamo adesso, in questo istante, non potrà mai sopravvivere al ritorno alla realtà. Ma l'amore che proviamo sarà probabilmente il più bel ricordo della nostra vita.» Taccio un istante prima di sussurrare dolcemente: «Sei la mia cometa, Travis Hamilton. Sapevo che la nostra relazione avrebbe avuto una data di scadenza, ma questo non mi ha impedito di vivere quello che c’era da vivere con te, approfittando di ogni istante, senza mai dispiacermene, perché era perfetto. Corto, ma perfetto»
Amheliie (Road)
Ma ragazzi, sto pianificando di venire a vivere con voi e non conosco nemmeno i vostri cognomi? A cosa diavolo sto pensando?” “No, non dire così,” replicò Tal. “Io mi chiamo Talise Martin. Possiedo un’impresa di costruzioni, ma lavoro soprattutto per la nostra colonia. Siamo in una trentina e viviamo nei pressi di West Falls. Mi piace mangiare un po’ di tutto, ma vado matto per gli hamburger. Il mio colore preferito è il nero.” “Mi chiamo Dolfoon Hoyer e gestisco la parte amministrativa dell’impresa di Tal. Mi piace la bistecca con le patate e il mio colore preferito è il rosso.” “Mi leggerete anche il vostro curriculum?” “Se ti può aiutare a cavalcarmi meglio, te ne spedirò subito uno.” Restai a bocca aperta. La risata di Tal riecheggiò per la cucina. “Le cose si fanno interessanti. Dovrò iniziare a raccogliere le scommesse su chi di voi due avrà l’ultima parola.” Dolf mi sorrise. “Al vincitore spetta il culo di Tal.” “Ehi!” Sorrisi e feci l’occhiolino a Dolf. “Per me va bene.” “Ehi!” Io e Dolf scoppiammo a ridere e mentre sedevamo a mangiare, ebbi la netta impressione che alla fine avrebbe funzionato.
M.A. Church (Trouble Comes in Threes (Fur, Fangs, and Felines, #1))
L’uomo ormai è succube dell’economia. Tutta la sua vita è determinata dall’economia. Questa, secondo me, sarà la grande battaglia del futuro: la battaglia contro l’economia che domina le nostre vite, la battaglia per il ritorno a una forma di spiritualità – che puoi chiamare anche religiosità – a cui la gente possa ricorrere. Perché è una costante della storia umana, questo voler sapere cosa ci sei a fare al mondo. Occorrono nuovi modelli di sviluppo. Non solo crescita, ma parsimonia. Vedi, Folco, io dico che bisogna liberarsi dei desideri. Ma proprio per il perverso sistema del consumismo la nostra vita è tutta centrata su giochi, sport, mangiare, piaceri. Il problema è uscire da questo circolo vizioso: una cosa dopo l’altra dopo l’altra. Porca miseria, questo ti impone dei comportamenti che sono assolutamente assurdi. Tu non vuoi certe cose ma il sistema del consumismo ti convince, ti seduce a volerle. Tutta la tua vita dipende da quel meccanismo. Se invece cominci a non parteciparvi resistendo, digiunando, allora è come se usassi la non violenza contro la violenza. La violenza che ci fa alla fine? Mica te la possono cacciare in gola, la roba!
Tiziano Terzani (La fine è il mio inizio)
Tu conosci quella sensazione...quando leggi un libro e sai che finirà in tragedia-disse Tessa.-Senti arrivare il freddo e l'oscurità, vedi la rete stringersi intorno ai personaggi che vivono e respirano sulle pagine. Ma sei legato alla storia come se fossi trascinato da una carrozza, e non puoi lasciarla andare o cambiarne il corso [...] Ora mi sembra che stia succedendo la stessa cosa, ma non ai personaggi su una pagina, bensì ai miei adorati amici e compagni. Non voglio starmene con le mani in mano mentre la tragedia bussa alla nostra porta. Vorrei allontanarla, e mi sforzo di scoprire come fare.
Cassandra Clare (Clockwork Princess (The Infernal Devices, #3))
Aveva trattato il rione, i familiari, i Solara, Stefano, ogni persona o cosa, con una precisione spietata. E che dire della libertà che s’era presa con me, con ciò che dicevo, con ciò che pensavo, con le persone che amavo, col mio stesso aspetto fisico. Aveva fissato momenti per lei decisivi senza preoccuparsi di niente e di nessuno. Ecco nitidisssimo il piacere che aveva provato quando a dieci anni aveva scritto quel suo raccontino, La fata blu. Ecco con altrettanto nitore quanto aveva sofferto perché la nostra maestra Oliviero non si era degnata di dire una sola parola su quel racconto, anzi, lo aveva ignorato. Ecco
Elena Ferrante (Storia del nuovo cognome)
Tu stai bene?" "Io sì". "Ѐ vero che non mi ami più?" "Sì". "Perché? Perché ti ho mentito? Perché ti ho lasciata? Perché ti ho offesa?". "No. Proprio quando mi sono sentita ingannata, abbandonata, umiliata, ti ho amato moltissimo, ti ho desiderato più che in qualsiasi altro momento della nostra vita insieme". "E allora?". "Non ti amo più perché, per giustificarti, hai detto che eri caduto nel vuoto, nel vuoto di senso, e non era vero". "Lo era". "No. Ora so cos'è un vuoto di senso e cosa succede se riesci a tornare in superficie. Tu no, non lo sai. Tu al massimo hai lanciato uno sguardo di sotto, ti sei spaventato e hai turato la falla col corpo di Carla".
Elena Ferrante (The Days of Abandonment)
During the silence that followed, I didn’t move, speak, or change my facial expression in any way. The president of the United States just demanded the FBI director’s loyalty. This was surreal. To those inclined to defend Trump, they might consider how it would have looked if President Obama had called the FBI director to a one-on-one dinner during an investigation of senior officials in his administration, then discussed his job security, and then said he expected loyalty. There would undoubtedly be people appearing on Fox News calling for Obama’s impeachment in an instant. This, of course, was not something I could ever conceive of Obama doing, or George W. Bush, for that matter. To my mind, the demand was like Sammy the Bull’s Cosa Nostra induction ceremony—with Trump, in the role of the family boss, asking me if I have what it takes to be a “made man.” I did not, and would never. I was determined not to give the president any hint of assent to this demand, so I gave silence instead. We looked at each other for what seemed an eternity, but was maybe two seconds or so. I stared again at the soft white pouches under his expressionless blue eyes. I remember thinking in that moment that the president doesn’t understand the FBI’s role in American life or care about what the people there spent forty years building. Not at all.
James B. Comey (A Higher Loyalty: Truth, Lies, and Leadership)
Avevamo fatto baruffa, lui e io. Una baruffa è niente – quand'anche succedesse di non rivedersi mai – semplicemente un modo diverso di vivere insieme e senza perdersi di vista nel mondo angusto che ci è dato. Ciò non m'impediva di pensare a lui, di sentire il suo sguardo sulla pagina del libro, sul giornale che leggeva e di domandarmi: Lui che ne dice? Cosa ne dice in questo momento?... Il suo umanesimo ostinato, rigoroso e puro, austero e sensuale ingaggiava una battaglia dolorosa con gli eventi massicci e difformi di questo tempo. Ma, inversamente per la tenacia dei suoi rifiuti, riaffermava, nel cuore della nostra epoca, contro i machiavellici, contro il vitello d'oro del realismo, l'esistenza del fatto morale.
Jean-Michel Guenassia (Le Club des incorrigibles optimistes)
«Certo che credo al destino. Credo che non tutto sia dovuto al caso, sono sicuro che tutto è già scritto da qualche parte. Sono le nostre scelte a cambiare il corso degli eventi. Sono certo che quello che ci succede non è dovuto al caso. So che il destino è sorprendente, ci mostra cose inverosimili, ci fa vivere dei momenti sconvolgenti, che noi siamo preparati o meno. Il destino è come il futuro, non possiamo sapere in anticipo cosa ci riserva, è variabile. Gli si deve solo aprire le braccia e accogliere quello che ha deciso di mettere sulla nostra strada. Avresti potuto lasciarmi in quell’area di sosta, tre giorni fa, riprendere la tua strada, andare a fare la tua missione in Alaska da solo, e oggi non saremmo qui a discutere. Hai fatto una scelta, probabilmente incomprensibile visto il personaggio che sei, ma l'hai fatta. E questo… penso che sia opera del destino che vuole che trascorriamo del tempo insieme. Ne sono convinto. Sì, ci credo, come credo che i gatti abbiano nove vite, che non si muore mai veramente perché credo nella reincarnazione. Sono persuaso che abbiamo, nascosti nella nostra memoria, i ricordi di vite che non rammentiamo del tutto, come sono certo che l'alchimia fra gli esseri umani non è dovuta semplicemente a una reazione chimica. Credo al destino, come credo alle superstizioni, perché tutte le spiegazioni per quanto fondate siano, non spiegano mai del tutto certe scelte che facciamo, le si deve a qualcosa, o a qualcuno.»
Amheliie (Road)
Non più dunque agli uomini mi rivolgo, ma a te Dio di tutti gli esseri, di tutti i mondi e di tutti i tempi. Se è permesso a deboli creature perdute nell’immensità e impercettibili al resto dell’universo osar domandare qualcosa a te, a te che hai dato tutto, a te i cui decreti sono immutabili quanto eterni, degnati di guardar con misericordia gli errori legati alla nostra natura. Che questi errori non generino le nostre sventure. Tu non ci hai dato un cuore perché noi ci odiassimo, né delle mani perché ci scannassimo. Fa che ci aiutiamo l’un l’altro a sopportare il fardello d’una esistenza penosa e passeggera. Che le piccole diversità tra i vestiti che coprono i nostri deboli corpi, tra tutte le nostre lingue insufficienti, tra tutti i nostri usi ridicoli, tra tutte le nostre leggi imperfette, tra tutte le nostre opinioni insensate, tra tutte le nostre condizioni ai nostri occhi così diverse l’una dall’altra, e così uguali davanti a te; che tutte le piccole sfumature che distinguono questi atomi chiamati uomini non siano segnali di odio e di persecuzione; che coloro i quali accendono ceri in pieno mezzogiorno per celebrarti sopportino coloro che si accontentano della luce del tuo sole; che coloro i quali coprono la veste loro di una tela bianca per dire che bisogna amarti non detestino coloro che dicono la stessa cosa portando un mantello di lana nera;che sia uguale adorarti in un gergo proveniente da una lingua morta, o in un gergo più nuovo; che coloro il cui abito è tinto di rosso o di violetto, che dominano su una piccola parte di un piccolo mucchio di fango di questo mondo e che posseggono alcuni frammenti arrotondati di un certo metallo, godano senza orgoglio di ciò che essi chiamano grandezza e ricchezza, e che gli altri guardino a costoro senza invidia;perché tu sai che nulla vi è in queste cose vane, né che sia da invidiare né che possa inorgoglire. Possano tutti gli uomini ricordarsi che sono fratelli! Che essi abbiano in orrore la tirannide esercitata sugli animi, così come esecrano il brigantaggio che strappa con la forza il frutto del lavoro e dell’industria pacifica! Se i flagelli della guerra sono inevitabili, non odiamoci però, non laceriamoci a vicenda quando regna la pace e impieghiamo l’istante della nostra esistenza per benedire ugualmente, in mille lingue diverse, dal Siam sino alla California, la tua bontà che questo istante ci ha dato
Voltaire (Trattato sulla tolleranza)
Quando guardo Travis, ho l'impressione di conoscerlo da anni, sono riuscito a decifrare ciascuna delle espressioni del suo viso, a capire ciascuno dei suoi silenzi, e a interpretare ogni reazione del suo corpo. Non è più un segreto per me. E tuttavia, io custodisco ancora le mie parti d’ombra, quelle che lo spaventano. Lo vedevo nei suoi occhi, quando mi guardava senza dire niente, ci vedevo le sue domande. Quelle che gli bruciavano sulle labbra, ma che non osava mai pronunciare. Ma Travis ha rispettato la mia scelta, il mio silenzio, malgrado quello che desiderava lui. E abbiamo trascorso un mese insieme, un mese meraviglioso, un mese che non dimenticherò mai. In trentotto giorni accanto a lui ho appreso più sulla vita, sulle persone, sul mondo di quanto abbia fatto nei quattro anni di frequenza alla facoltà di sociologia. Travis Hamilton è la più bella esperienza umana che la vita mi ha dato. Lo so, perché viaggiare attraverso tutto il paese, e innamorarmi erano le due cose più meravigliose che volevo fare da quando ero bambino. Non potrò dimenticarlo mai. Malgrado le scelte immense che si offrono a noi, abbiamo deciso, per il bene di ciascuno, che le nostre strade si sarebbero separate. Avremmo potuto ritornare sulla nostra decisione, tentare di darci una possibilità, ma il risultato sarebbe stato lo stesso; talvolta l'amore non basta. Talvolta amarsi non ci permette di vincere la realtà. Talvolta le differenze sono talmente gigantesche che qualunque cosa si faccia, non si verrà mai a capo delle cose. Io e Travis siamo troppo diversi, e lo sappiamo. Ma questo non ci ha impedito di innamorarci, perché l'amore se ne fotte di tutto.
Amheliie (Road)
Non posso parlare della nostra storia d'amore, quindi vi parlerò di matematica. Non sono un matematico, ma una cosa la so: ci sono infiniti numeri tra 0 e 1. C'è 0,1 e 0,12 e 0,112 e una lista infinita di altri numeri. Naturalmente c'è una serie infinita di numeri ancora più grande tra 0 e 2, o tra 0 e un milione. Alcuni infiniti sono più grandi di altri infiniti. Ce l'ha insegnato uno scrittore che un tempo abbiamo amato. Ci sono giorni, e sono molti, in cui mi pesano le dimensioni della mia serie infinita. Vorrei più numeri di quanti è probabile che ne vivrò, e Dio, voglio più numeri per Augustus Waters di quelli che gli sono stati concessi. Ma Gus, amore mio, Non riesco a dirti quanto ti sono grata per il nostro piccolo infinito. Non lo cambierei con niente al mondo. Mi hai regalato un per sempre dentro un numero finito, e di questo ti sono grata.
John Green (The Fault in Our Stars)
Dice: «Ho bisogno di te, Pat Peoples; ho un bisogno maledetto di te», poi si mette a piangere e le sue lacrime mi scendono calde sulla pelle mentre mi bacia il collo dolcemente, tirando su col naso. È strano che mi dica una cosa simile, così lontana dal solito «ti amo» delle donne, eppure forse più vera. Provo una bella sensazione mentre la abbraccio, e ricordo ciò che mi ha detto mia madre tempo fa, quando cercavo di liberarmi di Tiffany invitandola alla tavola calda. «Tu hai bisogno di amici, Pat. Tutti ne hanno bisogno». E poi ricordo che Tiffany mi ha mentito per molte settimane; ricordo quella storia tremenda che mi ha raccontato Ronnie su come è stata licenziata, e ciò che mi ha confessato lei nella sua ultima lettera; ricordo quanto è stata stramba la nostra amicizia, ma poi ricordo che nessuno, a parte lei, potrebbe mai avvicinarsi a capire cosa provo ad aver perso Nikki per sempre. Ricordo che il periodo di lontananza è finalmente finito e che, se Nikki se n’è andata definitivamente, ho pur sempre fra le braccia una donna che ha sofferto molto, e ha un bisogno disperato di sentirsi di nuovo bella. Fra le mie braccia c’è una donna che mi ha regalato l’Atlante delle nuvole per l’osservazione del cielo, una donna che conosce tutti i miei segreti, una donna che sa quanto è incasinata la mia mente, quante pillole devo prendere, e tuttavia si lascia abbracciare da me. In tutto questo c’è qualcosa di onesto, e non riesco a immaginarmi nessun’altra donna coricata insieme a me nel bel mezzo di un campo da calcio congelato – in piena tormenta, addirittura – a sperare che accada l’impossibile: che una nuvola si liberi da un nembostrato. Nikki questo non l’avrebbe mai fatto, per me, neppure nei suoi giorni migliori. Perciò stringo un po’ di più Tiffany, la bacio fra le sopracciglia perfettamente depilate e dopo un profondo respiro dico: «Credo di aver bisogno anch’io di te».
Matthew Quick (The Silver Linings Playbook)
I Am A God [Intro: Capleton] Blazing, mi don't want them Mi need them Blazing Suh mi tek har outta bugah red and put her in a tall skirt And now she find out what life is really worth No to X rated Yo mi tek har outta bugah red and put her in a tall skirt And now she find out what life is really worth No to X rated [Intro] I am a god I am a god I am a god [Hook] I am a god Hurry up with my damn massage Hurry up with my damn ménage Get the Porsche out the damn garage I am a god Even though I'm a man of god My whole life in the hands of god So y'all better quit playing with god [Verse 1] Soon as they like you make 'em unlike you Cause kissing people ass is so unlike you The only rapper compared to Michael So here's a few hating-ass niggas who'll fight you And here's a few snake-ass niggas to bite you And I don't even wanna hear 'bout what niggas might do Old niggas mentally still in high school Since the tight jeans they never liked you Pink-ass polos with a fucking backpack But everybody know you brought real rap back Nobody had swag, man, we the Rat Pack Virgil Pyrex, Don C snapback Ivan, diamond, Chi-town shining Monop' in this bitch, get a change of climate Hop in this bitch and get the same thing I'm in Until the day I get struck by lightning I am a god So hurry up with my damn massage In a French-ass restaurant Hurry up with my damn croissants I am a god I am a god I am a god AAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHH!! AAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHH!! AAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHH!! [Verse 2] I just talked to Jesus He said, "What up Yeezus?" I said, "Shit I'm chilling Trying to stack these millions." I know he the most high But I am a close high Mi casa, su casa That's that cosa nostra I am a god I am a god I am a god AAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHH!! AAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHH!! AAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHH!! AAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHH!! [Outro: Justin Vernon] Ain't no way I'm giving up. I'm a god
Kanye West
«Non credo al destino,» dico per rompere questo silenzio pesante e facendolo sobbalzare per la sorpresa. «Non ci ho mai creduto. Penso che sia il risultato della somma delle nostre scelte, dettate dalla nostra coscienza e dal nostro libero arbitrio. Senza contare che si dipende totalmente dalle scelte degli altri. Non c'è una strada tracciata, ci sono solo diverse strade che scegli di percorrere oppure no, non sapendo mai in anticipo dove quella certa strada ti condurrà perché il numero delle variabili è completamente impossibile da prendere in considerazione. Tutto è una scelta, Mack. Non c’è nulla di prestabilito in funzione della direzione che prendi, perché le tue precedenti scelte hanno influenzato quella che hai fatto e influenzeranno le tue future decisioni. Non ci sono solo due soluzioni, ma milioni di combinazioni possibili. Quindi no, non credo al destino.» Mack si gira verso di me e io distolgo lo sguardo dalla strada per alcuni secondi per guardarlo, non sorride ancora, ma ha un'aria colpita. Okay, lo capisco, ho composto delle frasi molto lunghe per esprimermi, ma se lui non è abituato a sentirmi parlare tanto, a mia volta, io non sono abituato a non sentirlo ciarlare di continuo, e per quanto assurdo possa sembrare, la sua voce mi manca. Sento il suo sguardo insistente su di me e la cosa mi fa sorridere. Mi piace da impazzire quando mi guarda così, come se gli avessi appena annunciato l'inizio della terza guerra mondiale. «L'adrenalina, Mack, la forte situazione di stress. È stato questo quello che ieri sera ti ha fatto scoppiare e baciarmi, è stata l'euforia del momento e niente di più, quindi smettila di pensarci in continuazione e dimentica.» «Dimentica?» La sua voce grave risuona in tutta la cabina. Sento il brivido che ha sempre scatenato in me e sospiro per il tono scioccato che ha usato. «Sì, se vuoi continuare il viaggio con me, è preferibile, Mack.» «Non ho voglia di dimenticare,» risponde arrabbiato
Amheliie (Road)
Se si trattasse solo di essere solo di essere avvolta da questo fumo, perdere coscienza e morire, in un attimo, non avrei nessunissima paura. Una bella differenza con altre morti che ho visto, come quella di mia madre o di altri parenti. Nella nostra famiglia si ammalano tutti di gravi malattie e muoiono soffrendo da cani. Forse è una cosa ereditaria. Ci mettono un tempo incredibile a morire. Al punto che verso la fine non si rendono conto nemmeno loro se sono vivi o morti. Quel po' di coscienza che gli resta serve solo a provare dolore e sofferenza. Midori si mise una sigaretta tra le labbra e la accese. - Quello di cui ho paura, è una morte di questo tipo. L'ombra della morte si insinua piano piano nel territorio della vita e comincia a corroderlo, e quando me ne accorgo sono già nel buio, non riesco a vedere più niente, e la gente intorno a me pensa che io sia più vicina alla morte che alla vita. È una situazione come questa, che temo. Non la potrei mai sopportare.
Haruki Murakami
Mafiosi, for Franchetti, were entrepreneurs in violence, specialists who had developed what today would be called the most sophisticated business model in the marketplace. Under the leadership of their bosses, mafia bands ‘invested’ violence in various commercial spheres in order to extort protection money and guarantee monopolies. This was what he called the violence industry. As Franchetti wrote, [in the violence industry] the mafia boss . . . acts as capitalist, impresario and manager. He unifies the management of the crimes committed . . . he regulates the way labour and duties are divided out, and controls discipline amongst the workers. (Discipline is indispensable in this as in any other industry if abundant and constant profits are to be obtained.) It is the mafia boss’s job to judge from circumstances whether the acts of violence should be suspended for a while, or multiplied and made fiercer. He has to adapt to market conditions to choose which operations to carry out, which people to exploit, which form of violence to use.
John Dickie (Cosa Nostra: The Definitive History of the Sicilian Mafia)
Oggi, il dolore, la curiosità, l’eccitazione per una persona nuova, la promessa di una gioia immensa a portata di mano, il goffo tentativo di sondare chi potrei fraintendere ma che non voglio perdere e di cui ogni volta devo prevedere le mosse, l’astuzia disperata che uso con chiunque desidero e voglio mi desideri, le barriere che innalzo come se tra me e il mondo ci fossero non uno, ma molti strati di porte scorrevoli in carta di riso, l’urgenza di criptare e decriptare ciò che, in realtà, non è mai stato codificato… tutto questo iniziò l’estate in cui Oliver venne a casa nostra. È inciso in ogni canzone che spopolava allora, in ogni romanzo che ho letto durante e dopo il suo soggiorno, in ogni cosa, dal profumo del rosmarino nelle giornate calde al frinire concitato delle cicale di pomeriggio: odori e suoni, in mezzo ai quali ero cresciuto e con cui fino ad allora avevo convissuto ogni anno della mia vita ma che poi d’un tratto riscoprivo eccitanti, arricchiti di una sfumatura particolare, per sempre colorata da ciò che accadde quell’estate.
André Aciman (Call Me By Your Name (Call Me By Your Name, #1))
So che secondo te siamo molto diversi, tu e io. Mio padre era un esercente di provincia e il tuo un inventore di costosi ingegni che fanno un gran rumore e vaporizzano le persone. Ma la nostra storia comune trascende molte cose. Ti conosco. Conosco certi tuoi giorni d’infanzia. La solitudine quasi da piangere. La scoperta di un certo libro in biblioteca. Stringerlo al petto. Portarselo a casa. Un posto perfetto per leggerlo. Magari sotto un albero. Accanto a un ruscello. Gioventù bacata certo. Preferire un mondo di carta. Reietti. Ma noi conosciamo un’altra verità, dico bene messere? E ovviamente è vero che una gran quantità di quei libri fu scritta al posto di incenerire il mondo – che era il vero desiderio dell’autore. Ma in realtà la domanda è: siamo gli ultimi del nostro lignaggio? Albergherà, nei bambini futuri, una nostalgia di qualcosa che non sapranno nemmeno nominare? L’eredità del mondo è una cosa fragile pur nella sua potenza, ma so bene come la pensi, ’sere. So bene che ci sono parole pronunciate da uomini scomparsi da secoli che ti porterai per sempre nel cuore.
Cormac McCarthy (The Passenger (The Passenger #1))
Il Ka-Be è il Lager a meno del disagio fisico. Perciò, chi ancora ha seme di coscienza, vi riprende coscienza; perciò, nelle lunghissime giornate vuote, vi si parla di altro che di fame e di lavoro, e ci accade di considerare che cosa ci hanno fatti diventare, quanto ci è stato tolto, che cosa è questa vita. In questo Ka-Be, parentesi di relativa pace, abbiamo imparato che la nostra personalità è fragile, è molto più in pericolo che non la nostra vita; e i savi antichi, invece di ammonirci «Ricordati che devi morire», meglio avrebbero fatto a ricordarci questo maggior pericolo che ci minaccia. Se dall'interno dei Lager un messaggio avesse potuto trapelare agli uomini liberi, sarebbe stato questo: fate di non subire nelle vostre case ciò che a noi viene inflitto qui. Quando si lavora, si soffre e non si ha tempo di pensare: le nostre case sono meno di un ricordo. Ma qui il tempo è per noi: da cuccetta a cuccetta, nonostante il divieto, ci scambiamo visite, e parliamo e parliamo. La baracca di legno, stipata di umanità dolente, è piena di parole, di ricordi e di un altro dolore. «Heimweh» si chiama in tedesco questo dolore; è una bella parola, vuol dire «dolore della casa». Sappiamo donde veniamo: i ricordi del mondo di fuori popolano i nostri sonni e le nostre veglie, ci accorgiamo con stupore che nulla abbiamo dimenticato, ogni memoria evocata ci sorge davanti dolorosamente nitida. Ma dove andiamo non sappiamo. Potremo forse sopravvivere alle malattie e sfuggire alle scelte, forse anche resistere al lavoro e alla fame che ci consumano: e dopo? Qui, lontani momentaneamente dalle bestemmie e dai colpi, possiamo rientrare in noi stessi e meditare, e allora diventa chiaro che non ritorneremo. Noi abbiamo viaggiato fin qui nei vagoni piombati; noi abbiamo visto partire verso il niente le nostre donne e i nostri bambini; noi fatti schiavi abbiamo marciato cento volte avanti e indietro alla fatica muta, spenti nell'anima prima che dalla morte anonima. Noi non ritorneremo. Nessuno deve uscire di qui, che potrebbe portare al mondo, insieme col segno impresso nella carne, la mala novella di quanto, ad Auschwitz, è bastato animo all'uomo di fare dell'uomo.
Primo Levi (Survival in Auschwitz)
A scuola la signora Forbes mi disse che quando mia madre era morta era volata in cielo. Mi aveva raccontato questa cosa perché la signora Forbes è molto vecchia e crede nell’aldilà. Porta sempre i pantaloni della tuta perché sostiene che sono molto più comodi dei pantaloni normali. E ha una gamba leggermente più corta dell’altra a causa di un incidente in moto. Quando mia madre è morta, però, non è andata in cielo perché il cielo non esiste. Il marito della signora Peters è un prete che tutti chiamano il Reverendo Peters, e ogni tanto viene a trovarci a scuola per parlare un po’ con noi; un giorni gli chiesi dove fosse il cielo. - Non è nella nostra galassia. È un luogo a sè, - rispose. Qualche volta il Reverendo Peters emette uno strano verso mentre pensa, una specie di ticchettio con la lingua. E fuma e si sente l’odore delle sigarette mentre tespira e a me dà fastidio. Dissi che non c’era niente fuori dall’universo e che non poteva esistere un luogo a sè. A meno che non si attraversi un buco nero, ma un buco nero è ciò che si definisce una Singolarità, che significa che è impossibile scoprire cosa c’è dall’altra parte perché la forza di gravità di un buco nero è talmente potente che persino le onde elettromagnetiche come la luce non riescono a sfuggirle, e le onde elettromagnetiche sono il mezzo attraverso il quale riceviamo le informazioni su tutto ciò che è lontano da noi. Se il cielo si trovasse dall’altro lato di un buco nero i morti dovrebbero essere scaraventati nello spazio su dei razzi per arrivare fin lassù e così non è, altrimenti la gente se ne accorgerebbe. Penso che le persone credano nell’aldilà perché detestano l’idea di morire, perché vogliono continuare a vivere e odiano pensare che altri loro simili possano trasferirsi in casa loro e buttare tutte le loro cose nel bidone della spazzatura. Il Reverendo Peters spiegò: - Be’, quando dico che il cielo è fuori dall’universo è solo un modo di dire. Immagino che ciò che significa veramente è che i defunti sono con Dio. - Ma Dio dov’è? Allora il Reverendo Peters tagliò corto dicendo che avremmo fatto meglio a discuterne in un altro momento, quando avessimo avuto più tempo a disposizione. Ciò che di fatto avviene quando una persona muore è che il cervello smette di funzionare e il corpo si decompone, come quando morí Coniglio e noi lo seppellimmo in fondo al giardino. E tutte le sue molecole si frantumarono in altre molecole e si sparsero nella terra e vennero mangiate dai vermi e defluirono nelle piante, e se tra 10 anni andremo a scavare nello stesso punto non troveremo altro che il suo scheletro. E tra 1000 anni anche il suo scheletro sarà scomparso. Ma va bene ugualmente perché adesso lui è parte dei fiori e del melo e del cespuglio di biancospino. Quando una persona muore qualche volta viene messa in una bara, che significa che il suo corpo non si unirà alla terra per moltissimo tempo, finché anche il legno della bara non marcirà. Mia madre però fu cremata. Questo vuol dire che è stata messa in una bara e bruciata e polverizzata per poi trasformarsi in cenere e fumo. Non so cosa capiti alla cenere e non potei fare domande al cimitero perché non andai al funerale. Però so che il fumo esce da lcamino e si disperde nell’aria e allora qualche volta guardo il cielo e penso che ci siano delle molecole di mia madre lassù, o nelle nuvole sopra l’Africa o l’Antartico, oppure che scendano sotto forma di pioggia nelle foreste pluviali del Brasile, o si trasformino in neve da qualche parte, nel mondo.
Mark Haddon (The Curious Incident of the Dog in the Night-Time)
L'amore è l'unico elemento squisitamente personale di cui si abbia notizia in guerra. Tutto il resto - morte compresa - tende a essere collettivo. Che cosa ho trovato sorprendente nei discorsi riguardanti l'amore? Anzitutto il fatto che le donne me ne parlassero con minore schiettezza rispetto a ciò che dicevano sulla morte. Lasciavano sempre qualcosa di non detto fino in fondo, come per salvaguardare un segreto, imponendosi di rispettare un certo limite. Con manifesto impegno. Tra di esse c'era come un patto: non si va oltre. E si poteva capire da cosa dovessero difendersi: dalle ingiurie e dalle maldicenze del dopoguerra. Che non le avevano certo risparmiate! Dopo la guerra avevano dovuto sostenerne un'altra non meno spaventosa di quella da cui erano tornate. Se una di loro decideva di essere del tutto sincera e obbediva all'impulso talora disperato di confessarsi fino in fondo, poi concludeva immancabilmente con la richiesta di non essere citata con il vero cognome. "Da noi di queste cose non si parla a voce alta... è indecente..." Ed è per questo che mi sentivo raccontare più spesso storie romantiche e tragiche. Certo, ciò di cui stiamo parlando non è tutta la vita. E neanche tutta la verità. Ma è la loro verità. Come ha ammesso con sincerità uno scrittore della generazione della guerra: "Sii maledetta, guerra! - culmine della nostra vita!" È la parola d'ordine, la comune epigrafe alle loro vite.
Svetlana Alexievich (War's Unwomanly Face)
Tumad aveva il comando della scorta, come accadeva la maggior parte dei giorni in cui Bashere non aveva mansioni più importanti da affidare al giovane tenente. Bashere lo stava istruendo. Riusciva a pensare con chiarezza e vedere al di là di ciò che gli stava di fronte: era destinato a un rango elevato, se fosse vissuto abbastanza. Un uomo alto, anche se più basso di un paio di palmi rispetto a Bael, oggi il malumore campeggiava sul suo volto come un secondo naso. «Cosa ti turba, Tumad?» «L'Aiel aveva ragione, mio signore.» Tumad diede un rabbioso strattone alla sua spessa barba nera con un pugno guantato. «Questi Andorani sputano ai nostri piedi. Non mi piace dovermi allontanare mentre ci fanno le boccacce.» Be', era ancora giovane. «Trovi la nostra situazione noiosa, forse?» rise Bashere. «Hai bisogno di più eccitazione? Tenobia è solo cinquanta leghe a nord di qui, e se si può fare affidamento sulle dicerie, ha portato con sé Ethenielle di Kandor e Paitar di Arafel, e perfino quello Shienarese, Easar. Tutta la potenza delle Marche di Confine viene a cercarci, Tumad. Neanche a quegli Andorani giù nel Murandy piace che noi ci troviamo nell'Andor, stando a quanto ho udito, e se quell'esercito di Aes Sedai che stanno affrontando non li riduce in pezzi, o se non l'ha già fatto, potrebbero venire a cercarci. E se è per questo porrebbero farlo anche le Aes Sedai, presto o tardi. Abbiamo cavalcato per il Drago Rinato, e non riesco a immaginare nessuna Sorella che possa dimenticarsene. E poi ci sono i Seanchan, Tumad. Pensi davvero che non li incontreremo più? Verranno da noi, o noi dovremo andare da loro; o l'uno o l'altro, è sicuro. Voi giovani non riconoscete l'eccitazione nemmeno quando vi striscia tra i baffi!»
Robert Jordan (Crossroads of Twilight (The Wheel of Time, #10))
Be’... – disse lei, rigirandosi compiaciuta sulla schiena. – Mi piace mangiare roba buona, bistecche e patate rosolate, cose cosí. Mi piace leggere libri e riviste, viaggiare in treno di notte e quelle volte che ho viaggiato in aereo –. Fece una pausa. – Naturalmente non sto elencando le cose in ordine di preferenza. Dovrei pensarci meglio per elencarle in ordine di preferenza. Però mi piace, viaggiare in aereo. C’è un momento quando ci si stacca da terra in cui hai la sensazione che qualsiasi cosa succeda, andrà bene –. Gli passò una gamba sopra la caviglia. – Mi piace stare alzata fino a notte alta e poi restare a letto fino a tardi il giorno dopo. Vorrei tanto potessimo farlo sempre, invece che una volta ogni tanto. E poi mi piace il sesso. Mi piace essere toccata di tanto in tanto quando non me l’aspetto. Mi piace andare al cinema e farmi una birra con le amiche dopo. Mi piace avere amiche. Janice Hendricks mi piace un sacco. Mi piacerebbe andare a ballare almeno una volta a settimana. E avere sempre dei bei vestiti. Mi piacerebbe poter comprare bei vestiti anche per i bambini ogni volta che gli servono, senza dover aspettare. Per esempio Laurie ha bisogno di un vestito nuovo adesso per Pasqua. E mi piacerebbe comprare a Gary un completino o qualcosa del genere. Ormai è grandicello. Vorrei che anche tu avessi un completo nuovo. Anzi, tu ne hai veramente piú bisogno di Gary. E mi piacerebbe che avessimo una casa tutta nostra. Vorrei piantarla di traslocare ogni anno, due anni al massimo. Ma soprattutto vorrei tanto che io e te potessimo vivere una buona vita onesta, senza doverci sempre preoccupare dei conti, dei soldi e roba del genere. Ma tu dormi, – disse. – No che non dormo, – disse lui. – Non riesco a pensare ad altre cose. Ora tocca a te. Dimmi che cosa piacerebbe a te. – Non so. Un sacco di cose, – bofonchiò lui. – Be’, dimmele. Si fa tanto per parlare, no? – Vorrei tanto che mi lasciassi in pace, Nan –. Si rigirò dalla sua parte e lasciò penzolare il braccio oltre il bordo.
Raymond Carver (Da dove sto chiamando)
[Canzone I] Donne ch’avete intelletto d’amore, i’ vo’ con voi de la mia donna dire, non perch’io creda sua laude finire, ma ragionar per isfogar la mente. Io dico che pensando il suo valore, Amor sì dolce mi si fa sentire, che s’io allora non perdessi ardire, farei parlando innamorar la gente. E io non vo’ parlar sì altamente, ch’io divenisse per temenza vile; ma tratterò del suo stato gentile a respetto di lei leggeramente, donne e donzelle amorose, con vui, ché non è cosa da parlarne altrui. Angelo clama in divino intelletto e dice: "Sire, nel mondo si vede maraviglia ne l’atto che procede d’un’anima che ’nfin qua su risplende". Lo cielo, che non have altro difetto che d’aver lei, al suo segnor la chiede, e ciascun santo ne grida merzede. Sola Pietà nostra parte difende, che parla Dio, che di madonna intende: "Diletti miei, or sofferite in pace che vostra spene sia quanto me piace là ’v’è alcun che perder lei s’attende, e che dirà ne lo inferno: O mal nati, io vidi la speranza de’ beati". Madonna è disiata in sommo cielo: or voi di sua virtù farvi savere. Dico, qual vuol gentil donna parere vada con lei, che quando va per via, gitta nei cor villani Amore un gelo, per che onne lor pensero agghiaccia e pere; e qual soffrisse di starla a vedere diverria nobil cosa, o si morria. E quando trova alcun che degno sia di veder lei, quei prova sua vertute, ché li avvien, ciò che li dona, in salute, e sì l’umilia, ch’ogni offesa oblia. Ancor l’ha Dio per maggior grazia dato che non pò mal finir chi l’ha parlato. Dice di lei Amor: "Cosa mortale come esser pò sì adorna e sì pura?" Poi la reguarda, e fra se stesso giura che Dio ne ’ntenda di far cosa nova. Color di perle ha quasi, in forma quale convene a donna aver, non for misura: ella è quanto de ben pò far natura; per essemplo di lei bieltà si prova. De li occhi suoi, come ch’ella li mova, escono spirti d’amore inflammati, che feron li occhi a qual che allor la guati, e passan sì che ’l cor ciascun retrova: voi le vedete Amor pinto nel viso, là ’ve non pote alcun mirarla fiso. Canzone, io so che tu girai parlando a donne assai, quand’io t’avrò avanzata. Or t’ammonisco, perch’io t’ho allevata per figliuola d’Amor giovane e piana, che là ’ve giugni tu diche pregando: "Insegnatemi gir, ch’io son mandata a quella di cui laude so’ adornata". E se non vuoli andar sì come vana, non restare ove sia gente villana: ingegnati, se puoi, d’esser palese solo con donne o con omo cortese, che ti merrano là per via tostana. Tu troverai Amor con esso lei; raccomandami a lui come tu dei.
Dante Alighieri
Donna pietosa e di novella etate, adorna assai di gentilezze umane, ch’era là ’v’io chiamava spesso morte, veggendo li occhi miei pien di pietate, e ascoltando le parole vane, si mosse con paura a pianger forte. e altre donne, che si fuoro accorte di me per quella che meco piangía, fecer lei partir via, e approssimâsi per farmi sentire. Qual dicea: "Non dormire", e qual dicea: "Perché sì ti sconforte?" Allor lassai la nova fantasia, chiamando il nome de la donna mia. Era la voce mia sì dolorosa e rotta sì da l’angoscia del pianto, ch’io solo intesi il nome nel mio core; e con tutta la vista vergognosa ch’era nel viso mio giunta cotanto, mi fece verso lor volgere Amore. Elli era tale a veder mio colore, che facea ragionar di morte altrui: "Deh, consoliam costui" pregava l’una l’altra umilemente; e dicevan sovente: "Che vedestù, che tu non hai valore?" E quando un poco confortato fui, io dissi: "Donne, dicerollo a vui. Mentr’io pensava la mia frale vita, e vedea ’l suo durar com’è leggiero, piansemi Amor nel core, ove dimora; per che l’anima mia fu sì smarrita, che sospirando dicea nel pensero: - Ben converrà che la mia donna mora -. Io presi tanto smarrimento allora, ch’io chiusi li occhi vilmente gravati, e furon sì smagati li spirti miei, che ciascun giva errando; e poscia imaginando, di caunoscenza e di verità fora, visi di donne m’apparver crucciati, che mi dicean: - pur morràti, morràti -. Poi vidi cose dubitose molte, nel vano imaginare ov’io entrai; ed esser mi parea non so in qual loco, e veder donne andar per via disciolte, qual lagrimando, e qual traendo guai, che di tristizia saettavan foco. Poi mi parve vedere a poco a poco turbar lo sole e apparir la stella, e pianger elli ed ella; cader li augelli volando per l’âre, e la terra tremare; ed omo apparve scolorito e fioco, dicendomi: - Che fai? non sai novella? Morta è la donna tua, ch’era sì bella -. Levava li occhi miei bagnati in pianti, e vedea (che parean pioggia di manna), li angeli che tornavan suso in cielo, e una nuvoletta avean davanti, dopo la qual gridavan tutti: -"Osanna"- e s’altro avesser detto, a voi dirèlo. Allor diceva Amor: - Più nol ti celo; vieni a veder nostra donna che giace -. Lo imaginar fallace mi condusse a veder madonna morta; e quand’io l’ebbi scorta, vedea che donne la covrían d’un velo; ed avea seco umiltà verace, che parea che dicesse: - Io sono in pace -. Io divenia nel dolor sì umile, veggendo in lei tanta umiltà formata, ch’io dicea: - Morte, assai dolce ti tegno; tu dei omai esser cosa gentile, poi che tu se’ ne la mia donna stata, e dèi aver pietate e non disdegno. Vedi che sì desideroso vegno d’esser de’ tuoi, ch’io ti somiglio in fede. Vieni, ché ’l cor te chiede -. Poi mi partia, consumato ogne duolo; e quand’io era solo, dicea, guardando verso l’alto regno: - Beato, anima bella, chi te vede! - Voi mi chiamaste allor, vostra mercede".
Dante Alighieri
[Canzone II] Donna pietosa e di novella etate, adorna assai di gentilezze umane, ch’era là ’v’io chiamava spesso morte, veggendo li occhi miei pien di pietate, e ascoltando le parole vane, si mosse con paura a pianger forte. e altre donne, che si fuoro accorte di me per quella che meco piangía, fecer lei partir via, e approssimâsi per farmi sentire. Qual dicea: "Non dormire", e qual dicea: "Perché sì ti sconforte?" Allor lassai la nova fantasia, chiamando il nome de la donna mia. Era la voce mia sì dolorosa e rotta sì da l’angoscia del pianto, ch’io solo intesi il nome nel mio core; e con tutta la vista vergognosa ch’era nel viso mio giunta cotanto, mi fece verso lor volgere Amore. Elli era tale a veder mio colore, che facea ragionar di morte altrui: "Deh, consoliam costui" pregava l’una l’altra umilemente; e dicevan sovente: "Che vedestù, che tu non hai valore?" E quando un poco confortato fui, io dissi: "Donne, dicerollo a vui. Mentr’io pensava la mia frale vita, e vedea ’l suo durar com’è leggiero, piansemi Amor nel core, ove dimora; per che l’anima mia fu sì smarrita, che sospirando dicea nel pensero: - Ben converrà che la mia donna mora -. Io presi tanto smarrimento allora, ch’io chiusi li occhi vilmente gravati, e furon sì smagati li spirti miei, che ciascun giva errando; e poscia imaginando, di caunoscenza e di verità fora, visi di donne m’apparver crucciati, che mi dicean: - pur morràti, morràti -. Poi vidi cose dubitose molte, nel vano imaginare ov’io entrai; ed esser mi parea non so in qual loco, e veder donne andar per via disciolte, qual lagrimando, e qual traendo guai, che di tristizia saettavan foco. Poi mi parve vedere a poco a poco turbar lo sole e apparir la stella, e pianger elli ed ella; cader li augelli volando per l’âre, e la terra tremare; ed omo apparve scolorito e fioco, dicendomi: - Che fai? non sai novella? Morta è la donna tua, ch’era sì bella -. Levava li occhi miei bagnati in pianti, e vedea (che parean pioggia di manna), li angeli che tornavan suso in cielo, e una nuvoletta avean davanti, dopo la qual gridavan tutti: -"Osanna"- e s’altro avesser detto, a voi dirèlo. Allor diceva Amor: - Più nol ti celo; vieni a veder nostra donna che giace -. Lo imaginar fallace mi condusse a veder madonna morta; e quand’io l’ebbi scorta, vedea che donne la covrían d’un velo; ed avea seco umiltà verace, che parea che dicesse: - Io sono in pace -. Io divenia nel dolor sì umile, veggendo in lei tanta umiltà formata, ch’io dicea: - Morte, assai dolce ti tegno; tu dei omai esser cosa gentile, poi che tu se’ ne la mia donna stata, e dèi aver pietate e non disdegno. Vedi che sì desideroso vegno d’esser de’ tuoi, ch’io ti somiglio in fede. Vieni, ché ’l cor te chiede -. Poi mi partia, consumato ogne duolo; e quand’io era solo, dicea, guardando verso l’alto regno: - Beato, anima bella, chi te vede! - Voi mi chiamaste allor, vostra mercede".
Dante Alighieri