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La rabbia folle contro il mondo Lorenzo Mondo | 414 parole All’indomani della guerriglia che ha devastato il centro di Milano vanno segnalate, oltre a quelle attribuibili alla più cupa violenza, le responsabilità di ordine morale e, prima ancora, intellettivo. Mi riferisco ai manifestanti che, sfilando con intenzioni pacifiche, hanno ceduto involontariamente la scena ai black bloc. Avevano ovviamente il diritto di sfilare, ma non si capisce bene il perché. L’Expo di Milano è incentrata sui temi della nutrizione, del diritto al cibo, dello sviluppo compatibile. Si tratta di una proposta avvincente, rincalzata dalle parole del Papa sulla sacralità del «nostro pane quotidiano», sulla necessaria «globalizzazione della solidarietà». Certo, gli episodi di corruzione hanno rischiato di mortificare l’immagine dell’evento, e certo, tra il dire e il fare corre una bella differenza. Ma non si può disconoscere la nobiltà dell’assunto. E ancora, i pacifici contestatori se la prendono con le multinazionali, le banche, i capitalismi assortiti. Trascurano il fatto che nei padiglioni espositivi si sono date convegno le rappresentanze di 145 nazioni. Un variegato panorama di Paesi retti da regimi liberali, autoritari e anche dittatoriali, opulenti e miserabili (Nepal compreso, la cui postazione, a causa del terrificante terremoto, ha dovuto essere rifinita da artigiani bresciani e bergamaschi). Tutti contenti di partecipare, di aderire almeno formalmente ai temi proposti. E registriamo allora il paradosso di gente che si trova a manifestare, senza distinzioni, contro l’universo mondo. Altro discorso riguarda la furia cieca dei professionisti della violenza e del saccheggio. Istituzioni e partiti hanno espresso unanimi la denuncia del teppismo organizzato, la sua inammissibilità. Ci mancherebbe altro. Ciò che manca è una adeguata opera di prevenzione e la durezza delle sanzioni, favorita dalla lassitudine delle leggi e delle loro applicazioni che ci fa apparire agli occhi dei malviventi come il Paese di Bengodi. Di questi giorni convulsi conserviamo, a conforto, due immagini che identificano l’Italia migliore. Il signore che, alle avvisaglie dei più gravi tumulti, dando voce al disagio dei cittadini, si è presentato sul balcone di casa, dove aveva esposto il tricolore, ed è rimasto imperterrito sotto il lancio colaticcio di uova da parte della marmaglia studentesca. E poi la faccia distesa di Romano Bignozzi, il settantottenne capocantiere dell’Expo, che ha ricevuto una lettera firmata da oltre 1.500 operai: a esprimergli la loro gratitudine per avere ben guidato il loro faticoso ma esaltante lavoro.
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