Vita Bella Quotes

We've searched our database for all the quotes and captions related to Vita Bella. Here they are! All 100 of them:

He touched my soul long before I knew what his hands felt like.
Nikki Rowe
In an era where women undress their outfits & give their bodies so carelessly, become the rare wild woman that undresses her mind and soul & knows the worth of what she has to offer.
Nikki Rowe
Quella vita ch'è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
Giacomo Leopardi (Operette morali)
To laugh or cry is the most beautiful thing in the world
Roberto Benigni (La vita è bella)
I like life, it's wonderous and chaotic and somewhere in the middle I've created a safe place to do my thing in the world ~ I can't ask for much more & I am already so thankful when everything I got
Nikki Rowe
Some days I like to wander to old and warn our places, forests ripped apart by man and streams that carry stagnant water where it use to flow. There is a sense of clarity in these places, a reflection of who I am or atleast who I have been. Broken, yet still incredibly beautiful.
Nikki Rowe
You're serving. You're not a servant. Serving is a supreme art. God is the first servant. God serves men but he's not a servant to men. - Eliseo Orefice
Roberto Benigni La Vita è Bella
it's more than ok to say no to the people and places that harm your peace.
Nikki Rowe
Ascoltare una bella storia è come sognare, ma poi bisogna svegliarsi e la vita... bé, la vita è un'altra cosa.
Valerio Massimo Manfredi (I cento cavalieri)
To Kat, my best friend. My wife. The woman who made me a father. Vita mia. Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata .
Sadie Kincaid (Dante (Chicago Ruthless, #1))
Perché nessuno possa dimenticare di quanto sarebbe bello se, per ogni mare che ci aspetta, ci fosse un fiume, per noi. E qualcuno un padre, un amore, qualcuno capace di prenderci per mano e di trovare quel fiume immaginarlo, inventarlo e sulla sua corrente posarci, con la leggerezza di una sola parola, addio. Questo, davvero, sarebbe meraviglioso. Sarebbe dolce, la vita, qualunque vita. E le cose non farebbero male, ma si avvicinerebbero portate dalla corrente, si potrebbe prima sfiorarle e poi toccarle e solo alla fine farsi toccare. Farsi ferire, anche. Morirne. Non importa. Ma tutto sarebbe, finalmente, umano. Basterebbe la fantasia di qualcuno un padre, un amore, qualcuno. Lui saprebbe inventarla una strada, qui, in mezzo a questo silenzio, in questa terra che non vuole parlare. Strada clemente, e bella. Una strada da qui al mare.
Alessandro Baricco
Come di tutte le cose, anche del viaggio la parte più bella era l'inizio. Partendo si correva via immediatamente liberi dal groviglio di affari e affarucci che gremivano la vita. Per un istante si respirava liberi.
Italo Svevo (Corto viaggio sentimentale)
Edward & Bella: I suoi occhi dorati mi sfiorarono con uno sguardo dolce. «Hai detto che mi amavi» «Lo sapevi già» dissi, chinando la testa «Però è stato bello sentirlo». Affondai la faccia nella sua spalla. «Ti amo», sussurrai. «Tu sei la mia vita adesso».
Stephenie Meyer (Twilight (The Twilight Saga, #1))
La vita è migliore quando ci sei tu in giro. E guarda che bella scrittura che hai. -Rhysand, Corte di Nebbia e Furia. Capitolo 25.
Sarah J. Maas
«Ti amo, Travis Hamilton, spero che sarai felice, apriti un po’ di più al mondo come hai fatto con me. La vita è bella e tu meriti di viverla come l'hai vissuta accanto a me.»
Amheliie (Road (French Edition))
Nonna Rosa, perché il tuo Dio permette che ci siano persone come Peggy e me?" "E' una fortuna che sia così, Oscar, perché la vita sarebbe meno bella senza di voi.
Éric-Emmanuel Schmitt (Oscar et la dame rose)
Non sto cercando di demoralizzarvi, cercate di capire. Voglio dire che penso veramente che l'amore sia la cosa più bella del mondo, dopo le pasticche per la tosse. Ma devo anche dire, per l'ennesima volta, che la vita non è giusta. È solo più decente della morte, tutto qui.
William Goldman (The Princess Bride)
La cosa più bella che può capitare a uno scrittore, a qualcuno che passa la sua vita a raccontare, è sentirsi raccontare. E quando scopri qualcuno che ti assomiglia veramente (ce ne sono) ti accorgi di quanto la persona su cui ti eri incastrata era sbagliata per te, e tu sbagliata per lui, e di quanto forse lei invece sia giusta, e quasi spero che ce la farà, che ce la faranno, perché è quello che conta, diventare un plurale – finché siamo io e te, come eravamo io e te, non cambia mai niente - e poi magari nessuno di noi si incontrerà mai, continueremo a essere soli in quel modo che soli non siamo, coi nostri fantasmi d’orgoglio e dolore, la nostra paura, un manipolo di sogni che a volte sono forti e hanno il potere di distorcere la trama del mondo e altre volte ci gravano addosso perché quella forza non la troviamo, vogliamo possiamo, ed è il mondo che distorce la trama di noi – io, te, lui, lei… così simili nel nostro essere – diversamente - alla deriva.
Sara Zelda Mazzini (Cronache dalla fine del mondo)
Edward a Bella: Prima di te, Bella, la mia vita era una notte senza luna. Molto buia, ma con qualche stella: punti di luce e razionalità... Poi hai attraversato il cielo come una meteora. All'improvviso, tutto ha preso fuoco: c'era luce, c'era bellezza. Quando sei sparita, la meteora è scomparsa dietro l' orizzonte e il buio è tornato. Non era cambiato nulla, ma i miei occhi erano rimasti accecati. Non vedevo più le stelle. Niente aveva più senso. C'era una sola cosa alla quale dovevo credere se volevo continuare a vivere: la certezza della sua esistenza. Per me era tutto. Al resto avrei saputo resistere. A patto che lui fosse ancora vivo e reale.
Stephenie Meyer (New Moon (The Twilight Saga, #2))
...Non ti mentirò, non ti dirò che i tuoi segni non si notano. Perché sei una ragazza intelligente e lo sai pure tu che è la prima cosa che uno guarda, quando ti vede. Ma, Angelica, c’è altro nella vita. C’è molto altro. E tu sei bella da morire.» Fece un passo verso di lei, avvicinandosi un poco. «Tu non sei le tue cicatrici»
Valentina D'Urbano (Non aspettare la notte)
[...] Preferirebbero vedere sottosopra lo Stato piuttosto che la loro capigliatura!Poco gli imposta se la testa è malata,basta faccia bella figura:meglio essere ben pettinati che dignitosi e onesti" [De brevitate vitae]
Seneca
Ma io non ci tengo tanto a essere felice, preferisco ancora la vita. La felicità è una bella schifezza e una carogna e bisognerebbe insegnarle a vivere. Non siamo della stessa razza, io e lei, e a me non me ne frega niente.
Romain Gary (La vita davanti a sé)
Matilde non rispose. Rimase in silenzio, ribollendo di rabbia. Sapeva che odiare i propri genitori non era una bella cosa, ma non riusciva ad impedirselo. I libri le avevano mostrato la vita sotto una luce che loro ignoravano. Se soltanto avessero letto un romanzo di Dickens, o di Kipling, avrebbero scoperto che imbrogliare la gente e guardare la televisione non è tutto.
Roald Dahl (Matilda)
Della mia infanzia non mi restava altro che l'estate. Le vie strette che sbucavano nei campi da ogni parte, di giorno e di sera, erano i cancelli della vita e del mondo. Gran meraviglia se un'automobile strombettante, giunta da chissà dove, traversasse il paese, sulla strada maestra e dileguasse chi sa dove verso nuove città, verso il mare, sconvolgendo ragazzi e polvere
Cesare Pavese (La bella estate)
Bella: Quella voce l'avrei riconosciuta ovunque; la riconoscevo sempre con emozione, che fossi sveglia, addormentata... persino da morta. La voce per cui ero disposta a camminare nel fuoco, oppure, senza esagerare, a sguazzare una vita intera sotto un'interminabile pioggia fredda.
Stephenie Meyer
La vita sognata Chi mi parla non sa che io ho vissuto un’altra vita – come chi dica una fiaba o una parabola santa. Perché tu eri la purità mia, tu cui un’onda bianca di tristezza cadeva sul volto se ti chiamavo con labbra impure, tu cui lacrime dolci correvano nel profondo degli occhi se guardavamo in alto – e così ti parevo più bella. O velo tu – della mia giovinezza, mia veste chiara, verità svanita – o nodo lucente – di tutta una vita che fu sognata – forse – oh, per averti sognata, mia vita cara, benedico i giorni che restano – il ramo morto di tutti i giorni che restano, che servono per piangere te.
Antonia Pozzi
Ho idea che la sola cosa che ci permette di guardare senza disgusto il mondo in cui viviamo sia la bellezza che gli uomini di tanto in tanto creano dal caos. I quadri che dipingono, la musica che compongono, i libri che scrivono, la vita che vivono. Fra tutte, la cosa più ricca di bellezza è una vita bella. È questa l'opera d'arte più perfetta.
W. Somerset Maugham (The Painted Veil)
If anything I urge you to live bravely and beyond your own comfort zone.
Nikki Rowe
Finché c’è vita c’è speranza.” As long as there was life, there was hope.
Janice Thompson (Fools Rush In (Weddings by Bella #1))
Mi piace il contrasto. È solamente nei contrasti che l’uomo si sente più forte, superiore al proprio corpo. Senza contrasti la vita è banale.
Cesare Pavese (La bella estate)
Della mia infanzia non mi restava altro che l’estate. Le vie strette che sbucavano nei campi da ogni parte, di giorno e di sera, erano i cancelli della vita e del mondo.
Cesare Pavese (La bella estate)
Dev'essere così bella la Morte... Non avere né un passato né un avvenire. Dimenticare il tempo, perdonare la vita, essere in pace....
Oscar Wilde (Il fantasma di Canterville)
Sarei davvero una bella scema se pensassi che le persone hanno diritto all'amore degli altri; in vita mia ho meritato più amore e ne ho avuto meno di chiunque conosca.
Shirley Jackson (The Bird's Nest)
La vita è bella
Roberto Benigni
Gli idealismi impoveriscono la vita. Il renderla bella significa toglierle il suo carattere complesso; significa rovinarla.
Joseph Conrad (The Secret Agent)
La vita sara' molto meno strana senza di te! Arthur era sbalordito - Sai - disse - credo sia la cosa piu' bella che mi sia mai stata detta.
Douglas Adams
La bella storia che era la mia vita diventava falsa a mano a mano che me la raccontavo
Simone de Beauvoir (Memoirs of a Dutiful Daughter)
La vita deve essere bella e semplice, là - disse lui. Lei annuì e sorrise: "Forse perché non è la nostra." (...) E' quello che vorrei" disse lui (...), "una vita felice perchè non nostra".
Antonio Tabucchi (Piccoli equivoci senza importanza)
«Ho detto che sono tutte sciocchezze. Tu stai giocando le carte che ti hanno dato come chiunque altro in questo mondo infame. Hai dei doni per cui la gente ucciderebbe, è inutile che tu li disprezzi. Hai una madre che ti vuole bene e una bella casa dove tornare. Quei villani dei tuoi vicini, che ti guardano dall'alto in basso senza sapere niente solo perché non hai un padre, sono soltanto dei coglioni, il mondo è grande, e a te è stato affidato un ruolo importante. Credi che tutti vadano in giro fischiettando felici della vita che fanno? Credi che a loro sia stato concesso di scegliersi il proprio destino? Mi dispiace, piccola, ma non funziona così. Ti attacchi a quelli a cui vuoi bene e combatti le battaglie che puoi vincere: è così che vanno le cose, micetta.»
Jeaniene Frost (Halfway to the Grave (Night Huntress, #1))
La vita è come uno spartito complesso …. decifrarla è un’impresa ardua e anche a saperla leggere correttamente, anche a saperla trasformare nella musica più bella, non è detto che poi la gente la capisca
Haruki Murakami (色彩を持たない多崎つくると、彼の巡礼の年)
Perché scrivo? Perché i libri sono più forti della vita. Sono la più bella delle rivincite. Sono i testimoni dell’inviolabile muraglia della nostra mente, dell’inespugnabile fortezza della nostra memoria.” Joël Dicker, Il libro dei Baltimore
Joël Dicker (Le Livre des Baltimore (Marcus Goldman, #2))
- La vita non è né brutta né bella, ma è originale! [...] Se l'avessi raccontata a qualcuno che non vi fosse stato abituato e fosse perciò privo del nostro senso comune, sarebbe rimasto senza fiato dinanzi all'enorme costruzione priva di scopo. M'avrebbe domandato: «Ma come l'avete sopportata?». E, informatosi di ogni singolo dettaglio, da quei corpi celesti appesi lassù perché si vedano ma non si tocchino, fino al mistero che circonda la morte, avrebbe certamente esclamato: «Molto originale!».
Italo Svevo (Zeno's Conscience)
Accade a volte che una donna a ventinove anni sia più bella che a diciannove; e, parlando in termini generali, si tratta di un periodo della vita in cui la bellezza rimane intatta, purché non sia stata minata dalla cattiva salute o dalle preoccupazioni.
Jane Austen (Persuasion)
Tu. È la sola risposta che mi viene. Tu. Tuttavia, la parola non esce dalle mie labbra. In questo momento Mack è strano, quasi quanto la sua domanda. Sono solo nove giorni che ci conosciamo ed è diventato la mia più bella storia d’amore. Ho ventinove anni e un uomo che è con me da pochissimo è diventato la storia d’amore della mia vita. Ricado sul materasso respirando forte di fronte a questa constatazione, non so bene cosa pensarne. Non sono proprio un fan dei sentimenti, specie di quelli che hanno così tanta importanza
Amheliie (Road (French Edition))
[...] apre gli occhi che fino a quel momento teneva serrati e mi guarda. Ed io non vedo più nulla. Non vedo più il bell'armadio a tre ante con gli occhi azzurri. Non vedo il musicista di strada. Vedo solo me, riflessa nei suoi occhi. Ed è la cosa più bella che abbia mai visto in vita mia.
A.S. Kelly (Rainy Days (Four Days, #1))
«È strano, papà, quello che è accaduto durante questo viaggio, le cose che non intendevo vivere accanto al mondo, e alle persone. Potrei raccontarti che ho appena vissuto la più bella esperienza di tutta la mia vita. Ho sicuramente di che raccontare e, al tempo stesso, rassicurare la mamma che pensa che suo figlio passi la sua vita a cambiare partner con la stessa frequenza con cui si cambia le mutande. Ho una buona notizia, vostro figlio di ventisette anni sta sicuramente vivendo la sua prima storia d’amore. Di' alla mamma di prepararmi qualcosa che mi consoli quando ritornerò, perché rischio di avere il cuore spezzato...»
Amheliie (Road (French Edition))
Sabato mattina, 13 dicembre. E allora impara a vivere. Tagliati una bella porzione di torta con le posate d'argento. Impara come fanno le foglie a crescere sugli alberi. Apri gli occhi. [...] Impara come fa la luna a tramontare nel gelo della notte prima di Natale. Apri le narici. Annusa la neve. Lascia che la vita accada.
Sylvia Plath
Questa è la bella vita che ho fatto il sotto scritto Rabito Vincenzo, nato in via Corsica a Chiaramonte Qulfe, d'allora provincia di Siraqusa, figlio di fu Salvatore e di Qurriere Salvatrice, chilasse 31 marzo 1899, e per sventura domiciliato nella via Tommaso Chiavola. La sua vita fu molta maletratata e molto travagliata e molto desprezata.
Vincenzo Rabito (Terra matta)
Dopo essere stata in fuga per tanto tempo ho imparato che una vita passata a crearsi dei nemici e cercare di difendersi è una vita che non vale la pena di essere vissuta. Avere degli alleati è la cosa più bella del mondo. La gelosia aiuta solo a ricordare le cose che si detestano di se stessi. Chi è che ha tempo da dedicare a una cosa così brutta?
Chris Colfer (The Enchantress Returns (The Land of Stories, #2))
Edward & Bella: «Isabella». Pronunciò il mio nome completo con attenzione; poi, con la mano libera, giocò con i miei capelli, scompigliandoli. Quel contatto così casuale mi scatenò una tempesta dentro. «Bella, arriverei a odiare me stesso, se dovessi farti del male. Non hai idea di che tormento sia stato», abbassò gli occhi, intimorito, «il pensiero di te immobile, bianca, fredda... di non vederti più avvampare di rossore, di non poter più cogliere la scintilla nel tuo sguardo quando capisci che ti sto prendendo in giro... non sarei in grado di sopportarlo». Mi fissò con i suoi occhi meravigliosi e angosciati. «Ora sei la cosa più importante per me. La cosa più importante di tutta la mia vita»
Stephenie Meyer
La vita è come una treccia, ogni ciocca è importante e ha un significato. La prima è quella del dovere, che abbiamo tutti e che significa obbedienza; la seconda è quella della roba – chi l'ha deve stare attento a non farsela arrubbare e chi non l'ha ha soltanto la fame nelle budella e la vulissi assai – e la terza è quella dell'amore. E se una ha tutte e tre le ciocche belle forti, la treccia è bellissima e vive felice. Ma assai fimmine hanno la prima ciocca bella folta, mentre le altre due sono sottili. Se riescono a intrecciarsi la treccia bella non è, ma tiene, e la vita continua. Se invece la ciocca dell'amore addiventa troppo forte e quella del dovere è debole, la treccia non regge e si disfa: tre devono essere le ciocche, così è
Simonetta Agnello Hornby (La zia marchesa)
Perché una volta che avete cominciato, [...] non c’è nessuna ragione che vi fermiate. Il passo tra la realtà che viene fotografata in quanto ci appare bella e la realtà che ci appare bella in quanto è stata fotografata, è brevissimo. ][...] Basta che cominciate a dire di qualcosa: “Ah che bello, bisognerebbe proprio fotografarlo!” e già siete sul terreno di chi pensa che tutto ciò che non è fotografato è perduto, che è come se non fosse esistito, e che quindi per vivere veramente bisogna fotografare quanto più si può, e per fotografare quanto più si può bisogna: o vivere in modo quanto più fotografabile possibile, oppure considerare fotografabile ogni momento della propria vita. La prima via porta alla stupidità, la seconda alla pazzia.
Italo Calvino (Difficult Loves)
Per la prima volta nella sua vita, Alba sentì il bisogno di essere bella e rimpianse che nessuna delle splendide donne della sua famiglia le avesse lasciato in eredità i suoi attributi [...] Quando Miguel indovinò la sua inquietudine, la portò per mano fino al grande specchio veneziano che ornava un angolo della camera segreta; tolse la polvere dal vetro incrinato e poi accese tutte le candele che aveva e gliele mise intorno. Lei si ammirò nei mille frammenti dello specchio. La sua pelle, illuminata dalle candele, aveva il colore irreale delle figure di cera. Miguel cominciò ad accarezzarla e lei vide trasformarsi il suo volto nel caleidoscopio dello specchio e convenne infine che lei era la più bella dell'universo, perché aveva potuto vedersi con gli occhi con cui la vedeva Miguel.
Isabel Allende
« Quello che avrei potuto dirle, per aiutarla, l'ho capito solo più tardi ripensando a quel giorno, al suo salto, alla sua follia. Le avrei dovuto dire che tanti saltano nello stesso modo via dalla loro vita, oltre se stessi, rischiando tutto per sentirsi davvero vivi. Avrei dovuto dirle che tutti lo fanno chiusi nelle loro paure, chiusi dentro la botte mefitica delle loro paure. Un posto piccolissimo, molto nero, dove sei solo, e fai fatica a respirare. Non c'è nulla che si possa fare per cambiare le cose e già si è fortunati se qualcuno ha avuto per noi l'attenzione di mettere una piccola musica, là dentro; o se capita di avere un amico ad aspettarci in un'ansa del fiume per riportarci a casa, in una qualche casa. Questo, le avrei dovuto dire. Invece solo la strinsi fa le mie braccia, e non fui capace di dire niente. Piccola Rachel... Davvero si sarebbe meritata un giorno di gloria, lei e quegli altri due matti, sa il cielo come mi mancano. Ma non è andata così, spesso non va così. Si semina, si raccoglie, e non c'è nesso tra una cosa e l'altra. Ti insegnano che c'è, ma... non so, io non l'ho mai visto. Accade di seminare, accade di raccogliere, tutto lì. Per questo la saggezza è un rito inutile e la tristezza un sentimento inesatto, sempre. Seminammo con cura, tutti, quella volta, seminammo immaginazione, e follia e talento. Ecco cosa abbiamo raccolto, un frutto ambiguo: la luce bella di un ricordo e il privilegio di una commozione che per sempre ci renderà eleganti, e misteriosi. Voglia il cielo che questo basti a salvarci, per tutto il tempo che ci sarà dato, ancora. »
Alessandro Baricco
Il massimo bene è la prudenza. Per questo la prudenza è anche più pregevole della filosofia, e da essa hanno origine anche tutte le altre virtù, perché insegna come non è possibile una vita felice che non sia una vita saggia, bella e giusta, e non è possibile una vita saggia, bella e giusta che non sia felice. Le virtù sono infatti connaturate alla vita felice e la vita felice è da esse inseparabile.
Epicurus (Lettere sulla fisica, sul cielo e sulla felicità)
Quando in una bella sera d'estate tu salirai sulla collina, ricordati di me: ricorda quante volte ho attraversato la valle, poi volgi il tuo sguardo verso il cimitero, verso la mia tomba; guarda il vento che fa ondeggiare l'erba alta nello splendore del sole che tramonta... Ero tranquillo quando ho cominciato a scrivere, e ora... ora piango come un bambino pensando a tutto questo rigoglio di vita intorno a me.
Johann Wolfgang von Goethe (The Sorrows of Young Werther)
Tante volte era rimasto in ammirazione di fronte a un paesaggio, a un monumento, a una piazza, a uno scorcio di strada, a un giardino, a un interno di chiesa, a una rupe, a un viottolo, a un deserto. Solo adesso, finalmente, si rendeva conto del segreto. Un segreto molto semplice: l'amore. Tutto ciò che ci affascina nel mondo inanimato, i boschi, le pianure, i fiumi, le montagne, i mari, le valli, le steppe, di più, di più, le città, i palazzi, le pietre, di più, il cielo, i tramonti, le tempeste, di più, la neve, di più, la notte, le stelle, il vento, tutte queste cose, di per sé vuote e indifferenti, si caricano di significato umano perché, senza che noi lo sospettiamo, contengono un presentimento d'amore. Quanto era stato stupido a non essersene mai accorto finora. Che interesse avrebbe una scogliera, una foresta, un rudere se non vi fosse implicata una attesa? E attesa di che se non di lei, della creatura che ci potrebbe fare felici? Che senso avrebbe la valle romantica tutta rupi e scorci misteriosi se il pensiero non potesse condurci lei in una passeggiata del tramonto tra flebili richiami di uccelli? Che senso la muraglia degli antichi faraoni se nell'ombra dello speco non potessimo fantasticare di un incontro? E l'angolo del borgo fiammingo che ci potrebbe importare o il caffè del 'boulevard' o il 'suk' di Damasco se non si potesse supporre che anche lei un giorno vi passerà, impigliandovi un lembo di vita? E l'erma cappelletta al bivio col suo lumino, perché avrebbe tanto patos se non vi fosse nascosta un'allusione? E a che cosa allusione se non a lei, alla creatura che ci potrebbe fare felici? [...] Le torri antiche, le nuvole, le cateratte, le enigmatiche tombe, il singhiozzo della risacca sullo scoglio, il piegarsi dei rami alla tempesta, la solitudine dei greti nel pomeriggio, tutto è un'indicazione precisa a lei, la donna nostra che ci incenerirà. Ogni cosa del mondo congiurando con le altre cose del mondo in complotto sapientissimo per promuovere la perpetuazione della specie. Era una intuizione così bella e geniale che in altre circostanze egli ne avrebbe avuto soddisfazione. Ma, proprio per la sua esattezza, oggi a lui procurava solamente dolore. L'espressione degli alberi fuggenti corrispondeva infatti alla condizione del suo amore; il quale era stolto e disperato. Egli correva in direzione di lei benché sapesse che laggiù lo aspettavano soltanto nuovi affanni, umiliazioni e lacrime. Ma lui correva a perdifiato ugualmente, il piede premuto con tutta la forza sul pedale, per la paura di perdere un minuto.
Dino Buzzati (Un amore)
Prima di te, Bella, la mia vita era una notte senza luna. Molto buia, ma con qualche stella: punti di luce e razionalità… Poi hai attraversato il cielo come una meteora. All’improvviso, tutto ha preso fuoco: c’era luce, c’era bellezza. Quando sei sparita, la meteora è scomparsa dietro l’orizzonte e il buio è tornato. Non era cambiato nulla, ma i miei occhi erano rimasti accecati. Non vedevo più le stelle. Niente aveva più senso.
Stephenie Meyer (New Moon (The Twilight Saga, #2))
Prima di te, Bella, la mia vita era una notte senza luna. Molto buia, ma con qualche stella: punti di luce e razionalità... Poi hai attraversato il cielo come una meteora. All'improvviso, tutto ha preso fuoco: c'era luce, c'era bellezza. Quando sei sparita, la meteora è scomparsa dietro l'orizzonte e il buio è tornato. Non era cambiato nulla, ma i miei occhi erano rimasti accecati. Non vedevo più le stelle. Niente aveva più senso.
Stephenie Meyer (New Moon (The Twilight Saga, #2))
Com'è strano, pensò più tardi March, vivere la tua vita nell'ignoranza del passato, del tuo mondo, di te stesso. Eppure era così facile! Tiravi avanti giorno per giorno, seguendo il percorso che altri avevano tracciato per te, senza alzare mai la testa...sempre avvolto nella loro logica...dalla culla alla tomba. Era una sorta di paura. Bene, addio a tutto. Era una bella cosa lasciarselo alle spalle...qualunque cosa dovesse accadere adesso.
Robert Harris
Cristo, ma le vedete le strade? Anche solo le strade! Ce n’era a migliaia! Come fate voi laggiù a sceglierne una? A scegliere una donna. Una casa, una terra che sia vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire. Tutto quel mondo… Quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce… e quanto ce n’è. Non avete voi paura di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell’enormità… solo a pensarla? A viverla… Io sono nato su questa nave. E qui il mondo passava, ma a duemila persone per volta. E di desideri ce n’erano anche qui, ma non più di quelli che ci potevano stare tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità, su una tastiera che non era infinita. Io ho imparato così. La terra, quella è una nave troppo grande per me. È un viaggio troppo lungo. È una donna troppo bella. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare. Perdonatemi. Ma io non scenderò da questa nave… al massimo, posso scendere dalla mia vita.” A.Baricco da "Novecento - un monologo
Alessandro Baricco
L’avevo capito dopo aver visto un manifesto affisso nella pensione di Kashiwagi. Era una bella fotografia delle Alpi giapponesi pubblicata da un’agenzia di viaggi. Sui bianchi picchi che sembravano sospesi nel cielo azzurro, campeggiava la scritta: “Vi invitiamo in un mondo sconosciuto!" Kashiwagi l’aveva cancellata con una croce rabbiosa, e accanto, con la sua involuta scrittura che tanto ricordava l’andatura dei suoi piedi, aveva scarabocchiato: “Non sopporto una vita che non posso comprendere".
Yukio Mishima
Bisogna sgobbare per ogni cosa, Buck. Se non te lo metti in testa, la vita ti ucciderà. Io amo questa terra, amo il lavoro. Non sono mai andato in chiesa. Dio rinchiuso sotto un tetto? Non credo proprio. Se volete saperlo, per me Dio è proprio qui. Nella polvere, la pioggia, il cielo, gli alberi, le mele, le stelle dei pioppi. Anche in voi e in me. È tutto collegato, ed è tutto Dio. Certo, c'è da sgobbare, ma è un bel lavoro perché fa parte di ciò che ci unisce a questa terra, Buck. A questa bella, tenera terra.
William Kent Krueger (This Tender Land)
E anche se ci sono persone che stanno peggio di te, ciò non toglie che tu abbia la tua vita. Bella o brutta che sia. Proprio come mi ha detto mia sorella, quando ormai ero in ospedale da un po'. Mi ha confidato che il fatto di partire per il college la preoccupava molto e che, considerando quello che stavo passando, si sentiva una vera stupida. Ma io non capisco perché. Anch'io sarei preoccupato, al posto suo. E, in effetti, non credo che la mia situazione sia migliore o peggiore della sua. Non lo so. È soltanto diversa.
Stephen Chbosky (The Perks of Being a Wallflower)
Ero agli inizi, l'ho detto, e mi trovavo dunque nella fase più bella di tutte le cose che si intraprendono: quella del puro sogno. Non sapevo allora quale prezzo l'arte debba pagare alla vita, quale esoso tributo l'ideale debba versare alla materia... Ho visto animali addestrati a eseguire gli esercizi più mirabili, esseri che tuttavia, sotto l'eleganza delle loro movenze, portano ancora la traccia indelebile delle innumerevoli torture subite. Quando viene raggiunta la perfezione - e già molto tempo prima - ogni piacere sembra scomparso.
Paolo Maurensig (La variante di Lüneburg)
Ero stata ingannata in tutto, nemmeno i capelli erano belli, mi si incollavano al cranio e non riuscivo a dar loro volume e splendore. Quanto alla faccia, sì, non aveva nessuna armonia, proprio come quella di Vittoria. Ma l'errore era stato farne una tragedia. Bastava guardare anche solo per un attimo chi aveva il privilegio di una bella faccia fine e si scopriva che nascondeva inferni non diversi da quelli espressi da facce brutte e grezze. Lo splendore di un viso, arricchito tra l'altro dalla gentilezza, covava e prometteva dolore ancor più di un volto opaco.
Elena Ferrante (La vita bugiarda degli adulti)
Esco dal parcheggio della tavola calda di Maddy e accendo la musica. Incrocio come spesso succede un autostoppista, ma se di solito non mi fermo, questa volta lo faccio. Guardo Bob, chiedendomi perché lo sto facendo. L'ultima volta che ho preso qualcuno sul mio camion, non ho capito neanche il perché, ma non mi è dispiaciuto averlo fatto, anche se oggi sto tanto male da scoppiarne. Non aver vissuto questa storia con Mack avrebbe reso la mia vita insipida e vuota. Lui l'ha colmata, mi ha mostrato cosa significasse amare, che gli uomini possono essere buoni, e che aprirsi agli altri non è necessariamente una brutta cosa, ma che può portare un sacco di cose belle. È stata la luce nella mia oscurità persistente. Sapeva che stava per morire e tuttavia la vita per lui era bella. Come potrei rinnegare tutto quello che era e tutto quello che ho appreso con lui? Mi ha mostrato che la felicità è a portata di mano, e che la vita non è un ridursi a proteggersi, a nascondersi dagli altri per paura di soffrire, ma, al contrario, la vita è aprirsi e apprendere dagli errori degli altri. Amerò eternamente quest’uomo, lui non è stato una semplice storia d’amore, è stato la storia della mia vita
Amheliie (Road (French Edition))
Nessuna delle due era mai stata con una donna, eppure eccoci qua, disse Sidney, una docente universitaria e una maestra di terza elementare, una donna di oltre quarant'anni e un'altra di venticinque e passa, un'ebrea di New York e una metodista di Sandusky, Ohio, travolte dal più grande amore della loro vita. L'assurdo, continuo Sydney, era che non aveva mai considerato le donne, era sempre andata matta per i maschi e anche adesso che conviveva con una donna da quasi tre anni non si considerava una lesbica, era semplicemente una persona innamorata di un'altra persona, e siccome l'altra persona era bella e fascinosa e unica al mondo, cosa cambiava se era innamorata di un uomo o di una donna?
Paul Auster
Se c'è una cosa che mi fa impazzire del cinema, è la terapia del dolore. La rimozione dell'infelicità. La censura della fatica di uscirne. La vita che ricomincia solo quando è tornata sopportabile. Non so che darei per praticare il «sei mesi dopo» nella vita non filmica. Oh, lo so cosa state pensando. Sento già l'obiezione: «Sì, d'accordo, ma anche quel tempo intermedio è vita: se lo salti, è come se morissi nell'intervallo». Sentite questa, allora: «Meglio aggiungere vita ai giorni che giorni alla vita». Bella, eh? E sapete chi l'ha detta? Rita.Levi.Montalcini. Ecco chi. Per cui, al diavolo la retorica dela vita che vale la pena anche quando è sofferenza. Io,se posso, la sofferenza la evito.
Diego De Silva (Mia suocera beve)
è come costruire una stazione. Una cosa bella e di valore, che è stata importante anche per poco tempo, non sparisce nel nulla per un piccolo errore. Cominciamo col costruirla la stazione anche se non è perfetta. Se non ci fossero le stazioni, i treni non potrebbero fermarsi lì e non potremmo vedere le persone a cui vogliamo bene. Se poi si scoprono dei difetti, si può rimediare dopo. Prima di tutto costruisci la stazione. Una stazione speciale per lei, dove il treno desideri fermarsi, in cui trovare un rifugio, così, anche senza uno scopo preciso. Cerca di immaginarla nella tua mente, quella stazione, di darle concretamente forma e colore. Poi incidi il tuo nome sulla base, e soffiaci la vita.
Haruki Murakami (Colorless Tsukuru Tazaki and His Years of Pilgrimage)
E' come costruire una stazione. Una cosa bella e di valore, che è stata importante anche per poco tempo, non svanisce nel nulla per un piccolo errore. Cominciamo col costruirla la stazione, anche se non è perfetta. Se non ci fossero le stazioni, i treni non potrebbero fermarsi lì e non potremmo incontrare le persone a cui vogliamo bene. Se poi si scoprono dei difetti, si può sempre rimediare dopo. Prima di tutto costruisci la stazione. Una stazione speciale per lei, dove il treno desideri fermarsi, in cui trovare un rifugio, così, anche senza uno scopo preciso. Cerca di immaginarla nella tua mente, quella stazione, di darle concretamente forma e colore. Poi incidi con un chiodo il tuo nome sulla base, e soffiaci la vita. Questa forza ce l'hai.
Haruki Murakami (Colorless Tsukuru Tazaki and His Years of Pilgrimage)
«Non chiedo un impegno,» dico, «né una bella storia d’amore come nei romanzi, Travis. Voglio conoscere la vita, quella vera, quella che ferisce e che fa male. Quella di cui non si comprende il senso, neanche rimuginandoci sopra delle ore, voglio degli incontri, dei momenti unici e straordinari, voglio agire senza pormi domande sul domani. Voglio vivere, Travis, senza restrizione, senza pormi domande. E, merda, se non ho voglia di dimenticare, non dimentico, okay? Non credo che resterò nella tua vita abbastanza per farmi del male. Conosco i miei limiti, so che devo fermarmi prima di esserne ossessionato. La vita non è sempre bella, Travis Hamilton, la vita è la merda che ti cade addosso all’improvviso, l'imprevisto, la collera e i colpi duri. Allora, Brontolo, vivi il presente, poniti le domande giuste e piantala di rompermi per quelle che mi riguardano. Forse mi comporto come un ragazzo fragile, forse ho una visione del mondo che non va d’accordo con il fisico da ragazzaccio che ho, ma credimi Travis, non sono una persona fragile, anzi. La curiosità e l’apertura sul mondo non mi rendono debole, solo socievole. Ti ho detto che facevo tutto questo per sapere cosa fosse la vita e vivere di esperienze.» Taccio per alcuni istanti, i miei occhi fissano quelli di Travis. Il calore del suo corpo mi riscalda, e risveglia in me delle sensazioni simili all'eccitazione mischiata al desiderio. Questo ragazzo mi fa perdere la testa. Mi blocco, perché ho appena capito una cosa. «Vedi… comincio a credere che forse è questo, che sei tu, la mia esperienza.»
Amheliie (Road (French Edition))
Quando guardo Travis, ho l'impressione di conoscerlo da anni, sono riuscito a decifrare ciascuna delle espressioni del suo viso, a capire ciascuno dei suoi silenzi, e a interpretare ogni reazione del suo corpo. Non è più un segreto per me. E tuttavia, io custodisco ancora le mie parti d’ombra, quelle che lo spaventano. Lo vedevo nei suoi occhi, quando mi guardava senza dire niente, ci vedevo le sue domande. Quelle che gli bruciavano sulle labbra, ma che non osava mai pronunciare. Ma Travis ha rispettato la mia scelta, il mio silenzio, malgrado quello che desiderava lui. E abbiamo trascorso un mese insieme, un mese meraviglioso, un mese che non dimenticherò mai. In trentotto giorni accanto a lui ho appreso più sulla vita, sulle persone, sul mondo di quanto abbia fatto nei quattro anni di frequenza alla facoltà di sociologia. Travis Hamilton è la più bella esperienza umana che la vita mi ha dato. Lo so, perché viaggiare attraverso tutto il paese, e innamorarmi erano le due cose più meravigliose che volevo fare da quando ero bambino. Non potrò dimenticarlo mai. Malgrado le scelte immense che si offrono a noi, abbiamo deciso, per il bene di ciascuno, che le nostre strade si sarebbero separate. Avremmo potuto ritornare sulla nostra decisione, tentare di darci una possibilità, ma il risultato sarebbe stato lo stesso; talvolta l'amore non basta. Talvolta amarsi non ci permette di vincere la realtà. Talvolta le differenze sono talmente gigantesche che qualunque cosa si faccia, non si verrà mai a capo delle cose. Io e Travis siamo troppo diversi, e lo sappiamo. Ma questo non ci ha impedito di innamorarci, perché l'amore se ne fotte di tutto.
Amheliie (Road (French Edition))
A ripensarci questa vita è passata così veloce, una vita del tutto normale: mio padre sperava che facessi onore ai miei antenati, diciamo che aveva scelto la persona sbagliata; io, be'... il mio destino era questo. Da giovane ho fatto la bella vita per un po' grazie ai soldi lasciati dai miei avi; poi sono arrivati giorni sempre più neri, ma è stato meglio così: se guardo chi mi stava accanto, Long Er e Chunsheng, anche loro se la sono spassata per un po', ma alla fine hanno perso la vita. È meglio avere una vita normale, chi lotta per avere questo o quello, a furia di lottare ci rimette la propria vita. Prendi uno come me: in effetti mi sono dimostrato sempre più incapace di risalire il fiume dell'esistenza, eppure ho vissuto a lungo; tutte le persone che conoscevo sono morte, una dopo l'altra, io invece sono ancora vivo.
Yu Hua (To Live)
- Una donna non sposata, una ragazza della vostra età, non è indipendente. Ci sono ogni sorta di cose che non può fare. È inceppata a ogni passo. - Dipende da come si guardano le cose, - rispose Isabel con molto spirito. – Non sono più nella prima giovinezza. Posso fare ciò che voglio. Appartengo ad una classe affatto indipendente e posso fare tutto quello che voglio. Non ho padre né madre: sono povera e incline alla serietà. Non sono bella e perciò non troppo tenuta ad essere timida e convenzionale. Questi lussi non posso permettermeli. D’altra parte cerco di giudicar le cose con la mia testa: a torto, forse, ma è sempre più onorevole che non saperle giudicare affatto. Non ho voglia di essere una semplice pecora nel gregge: desidero scegliere il mio destino e conoscere qualche cosa della vita umana più di quello che la gente crede conveniente di potermene dire.
Henry James (The Portrait of a Lady)
L'amore è una forza strana e misteriosa. Conduce per vie che altrimenti non verrebbero mai percorse. È sempre, sempre, molto più dell'incontro fra due persone. Quando vuole che tu... compia un passo avanti... Quando vuole che tu apprenda qualcosa... Allora la vita ti manda l'amore, in modo da essere certa che ciò avvenga. Se vogliamo vivere una vita, ascoltiamo. Però l'amore non è per i pavidi e per gli indecisi, non è un grazioso sentimento da racconto fantastico. È come il mare. È la cosa più bella e più potente che esiste. Al tempo stesso è potenzialmente distruttivo e può annientare qualunque cosa. Sopprime la vita, ci cambia, ci illude, ci lusinga, ci delude e ci inganna. Ci spezza il cuore. Può fare impazzire. Credere che amore e matrimonio siano la stessa cosa è come pensare che il mare e l'acqua in un secchio siano la stessa cosa. Soltanto gli esseri umani possono ingannarsi così.
Tracy Rees (Florence Grace)
«Scusa Sasha, ma non avevo previsto di tornare così tardi.» Dima cercò di farsi perdonare per non essere rientrato a effettuare i lavori alla fattoria. «Ragazzo, lo sai che sto lavorando nei boschi in questi giorni. Il lavoro di taglialegna mi porta via molto tempo, gli alberi devono essere preparati per l’inverno. Puoi trascorrere la notte da Irina tutte le volte che vuoi, ma la mattina devi essere qui, puntuale per la mungitura» lo rimproverò Sasha con severità, alzandosi dalla seggiola che lo ospitava mentre strizzava con vigore le mammelle dell’ultima vacca. Dima fece cenno affermativo con il capo, anche se Sasha era visibilmente infastidito dal suo comportamento lui non riusciva a non essere felice, i suoi occhi verdi brillavano come due gemme e il fratello lo notò subito. «Hai fatto pace con la nostra Irina, eh?» chiese sorridendo, mostrando uno sguardo malizioso e sfacciato che lasciava poco da intendere. Dima si limitò a fissarlo senza ribattere. «Tutto tranquillo alla collina?» lo sollecitò Sasha, inarcando un sopracciglio. «Sì, certo» rispose lui troppo velocemente. «Mi sono perso qualcosa?» insisté di nuovo Sasha. Dmitrij brontolò perché non si era aspettato che il fratello capisse subito che era successo qualcosa durante la notte. «Non ho fatto niente!» protestò di rimando, roso dal senso di colpa per essere così chiaramente leggibile agli occhi degli altri. «Può anche darsi…» Il fratello maggiore scrutò Dima negli occhi. «In tal caso, peggio per te» concluse con ironia, ostentando un sorriso arrogante. «Ma che stai dicendo?» «Ti conosco da quando ciucciavi le tette di mamma, pensi di potermi nascondere qualcosa?» affermò Sasha abbandonando completamente il lavoro. Si alzò e una volta vicino al fratello lo afferrò per le spalle e lo strattonò con vigore. «Sarebbe anche ora!» brontolò mentre sfiorava la fronte del fratello minore con la sua. Dima si liberò da quella morsa e lo sfidò: «Anche se fosse non è affar tuo, mi pare». «Ah, tu dici? Irina è come una di famiglia e se finalmente vi siete decisi a smettere di essere scemi e a fidarvi l’uno dell’altra, io non posso che esserne felice. Ho sempre fatto il tifo per voi due!» Dima scoppiò a ridere. Quell’energumeno sempre gelido con tutti aveva tutto sommato un cuore caldo. Sasha era un uomo rude e di poche parole, con pochi amici, ma buoni. Era stato per lui un secondo padre più che un fratello e non si aspettava una dichiarazione così diretta. «Questa notte è stata la più bella di tutta la mia vita. E ce ne saranno ancora!» confessò Dima, stampandosi un sorriso luminoso sull’ovale del viso. «Certo, sei mio fratello, non puoi aver fatto cilecca!» commentò Sasha, ridendo in modo sguaiato e mostrando così non solo i denti, ma anche le tonsille. «Ben detto, sono andato dritto all'obbiettivo!» Risero entrambi.
Eilan Moon (Teufel, il Diavolo)
Se si trattasse solo di essere solo di essere avvolta da questo fumo, perdere coscienza e morire, in un attimo, non avrei nessunissima paura. Una bella differenza con altre morti che ho visto, come quella di mia madre o di altri parenti. Nella nostra famiglia si ammalano tutti di gravi malattie e muoiono soffrendo da cani. Forse è una cosa ereditaria. Ci mettono un tempo incredibile a morire. Al punto che verso la fine non si rendono conto nemmeno loro se sono vivi o morti. Quel po' di coscienza che gli resta serve solo a provare dolore e sofferenza. Midori si mise una sigaretta tra le labbra e la accese. - Quello di cui ho paura, è una morte di questo tipo. L'ombra della morte si insinua piano piano nel territorio della vita e comincia a corroderlo, e quando me ne accorgo sono già nel buio, non riesco a vedere più niente, e la gente intorno a me pensa che io sia più vicina alla morte che alla vita. È una situazione come questa, che temo. Non la potrei mai sopportare.
Haruki Murakami
Un altro giorno stava per incominciare. Un altro giorno che si sarebbe spento in un’altra notte. La sua vita era un susseguirsi inutile di secondi, minuti e ore senza luce. Non c’era più luce in lui, né fuori di lui. Forse non era più neppure un essere umano. Forse era diventato una bestia. Sì, doveva essere così, almeno a giudicare dai peli che gli coprivano il volto e dai ringhi e grugniti con i quali ormai si esprimeva nella vana speranza di tener lontano il mondo. Ray predatore Raider fece per alzarsi dal divano che era diventato la sua zattera di salvataggio, ma ricadde pesantemente sui cuscini lasciando andare un sospiro disperato. Il male al ginocchio, da quando aveva interrotto gli antidolorifici, era insopportabile, ma almeno gli permetteva di rimanere lucido e di non dimenticare. Bussavano alla porta, ecco perché si era svegliato dal suo torpore. Anne, probabilmente, e la sua mania di portargli da mangiare quando lui avrebbe voluto solo bere. Si sdraiò di nuovo sul divano e si coprì la testa con un cuscino. Avrebbe finto di dormire, sì, e Anne se ne sarebbe andata.
Viviana Giorgi (E infine la Bestia incontrò Bella)
Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende, prese costui de la bella persona che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende. Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona. Amor condusse noi ad una morte. Caina attende chi a vita ci spense". Queste parole da lor ci fuor porte. [...] Poi mi rivolsi a loro e parla’ io, e cominciai: "Francesca, i tuoi martìri a lagrimar mi fanno tristo e pio. Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri, a che e come concedette amore che conosceste i dubbiosi disiri?". E quella a me: "Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore. Ma s’a conoscer la prima radice del nostro amor tu hai cotanto affetto, dirò come colui che piange e dice. Noi leggiavamo un giorno per diletto di Lancialotto come amor lo strinse; soli eravamo e sanza alcun sospetto. Per più fïate li occhi ci sospinse quella lettura, e scolorocci il viso; ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disïato riso esser basciato da cotanto amante, questi, che mai da me non fia diviso, la bocca mi basciò tutto tremante. Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante".
Dante Alighieri
[...] è lei che incontri, prima o poi, in autobus, sul treno, sull'aereo, lei a cui non fai caso finché non sei seduto, lei il cui sguardo incroci all'improvviso e arrossisci, ti viene caldo, perché non ci si può innamorare così in fretta, non è così che succede, solo per l'aspetto esteriore, con uno sguardo, ma invece succede e tu sei sull'autobus e pensi che dovresti andare laggiù in fondo, dire qualcosa, pensi, dovresti scendere alla sua stessa fermata, perché non incontrerai mai più una persona più bella di questa. E se solo trovi il coraggio, se adesso dici qualcosa, se scendi insieme a lei, vai da lei, l'abbracci, allora forse, forse o di sicuro, avrai incontrato l'unica persona nell'universo che può fare di te l'essere più felice che sia mai esistito. Invece non lo fai. Non scendi quasi mai alla stessa fermata. Non ti alzi nell'autobus per dirle o dirgli qualcosa. Rimanete seduti, vi guardate o distogliete lo sguardo, fino a che uno di voi due non scende e qualche ora dopo hai già dimenticato tutto, fino a un mattino di dieci, vent'anni dopo, quando di colpo senti di nuovo la stessa fitta, te la rivedi davanti e sai che quel giorno dovevi cogliere la palla al balzo, dire qualcosa. Non l'hai fatto, e l'unica cosa che ti rimane è la certezza che almeno una volta, per un istante nella vita sei stato amato così, senza riserve, senza pretese. Un solo istante, come schioccare due dita. Melodrammatico.
Johan Harstad (Buzz Aldrin, waar ben je gebleven?)
I tacchi di Bella risuonavano impertinenti sul corridoio di finto marmo. Dodici centimetri. Semplicemente un altro strumento per non sentirsi persa, e non solo fisicamente, in un mondo di gargantua. Temibili, paurosi gargantua. Per Bella riuscire a fissare il prossimo negli occhi – quasi negli occhi in caso di superamento della barriera dei 180 centimetri – era una necessità e spesso ci riusciva solo grazie alle Jimmy Choo o alle Manolo, un fringe benefit che la sua posizione di responsabile della moda del Denver Tribune le assicurava. Gli stilisti, compresi Choo e Manolo, la omaggiavano delle loro ultime creazioni? Lei certo non le rifiutava. Come ogni mattina alle nove si infilò nell’ascensore più per darsi una controllatina allo specchio che per risparmiarsi la rampa di scale che la separava dall’ultimo piano, quello della direzione. Sì, era tutto a posto, camicetta di seta bianca e gonna nera, più le Jimmy Choo di vernice rossa da togliere il fiato. Capelli castani appena ondulati sciolti sulle spalle, perle alle orecchie e al collo, un po’ di mascara sulle ciglia a evidenziare i suoi occhi verdi, e labbra più rosse del diavolo, in perfetta nuance con le Jimmy Choo. Il solito travestimento, insomma, che l’avrebbe messa al sicuro da ogni tentativo dei suoi colleghi di irrompere nella sua vita. Branco di animali. E che la chiamassero pure Miss Algida o Ghiacciolo alla moda o, ancora, 32, sottintendendo Fahrenheit (ovvero il punto di congelamento dell’acqua), o Italian Job – lavoretto italiano – sottintendendo qualcosa di più volgare, la cosa non la toccava per nulla. Forse solo un pochino, ma se ne infischiava. L’ascensore si fermò e le porte si aprirono portando sino a lei il vocio dei suoi colleghi, probabilmente intenti a bere caffè e a rimpinzarsi di ciambelle. Dio! Sembrava che non vivessero che per i carboidrati, quando lei…
Viviana Giorgi (E infine la Bestia incontrò Bella)
Mi sono risvegliata dall'etere con la sensazione di essere stata abbandonata e ho chiesto subito all'infermiera se era un maschio o una femmina. Lei ha detto che era una femmina, così ho voltato la testa e ho pianto. "Va bene,' mi sono detta, sono contenta che sia una femmina. E spero che sia scema - la cosa migliore per una femmina in questo mondo è essere una bella scemetta." • Fece un sorriso comprensivo, molto più che comprensivo. Era uno di quei rari sorrisi che racchiudono un tocco di rassicurazione eterna, e nel quale ci si imbatte quattro o cinque volte nella vita. Per un istante affrontava - o pareva affrontare - l'eternità intera per poi concentrarsi su di te con una irresistibile predilezione nei tuoi confronti. Ti comprendeva fino al punto in cui volevi essere compreso, credeva in te come tu vorresti credere in te stesso e ti assicurava che di te aveva esattamente l'impressione che, al tuo meglio, speravi di dare. • Trent'anni - la promessa di un decennio di solitudine, un elenco sempre più sottile di scapoli da conoscere, una valigetta sempre più sottile di entusiasmo, di capelli sempre più sottili. • E mentre me ne stavo lì a rimuginare su un mondo vecchio e sconosciuto, pensai alla meraviglia di Gatsby quando per la prima volta aveva scorto la luce verde in fondo al pontile di Daisy. Era venuto da lontano fino a questo prato blu, e il suo sogno deve essergli sembrato così vicino che non poteva credere di non riuscire ad afferrarlo. Non sapeva che ce l'aveva già alle spalle, da qualche parte nella vasta tenebra oltre la città, dove i campi scuri della repubblica ondeggiavano sotto la notte. Gatsby credeva nella luce verde, nel futuro orgastico che anno dopo anno si ritira davanti a noi. Allora ci è sfuggito, ma non importa; domani correremo più forte, allungheremo le braccia ancora di più... E un bel mattino... Così navighiamo di bolina, barche contro la corrente, riportati senza posa nel passato.
F. Scott Fitzgerald (The Great Gatsby)
Il Ka-Be è il Lager a meno del disagio fisico. Perciò, chi ancora ha seme di coscienza, vi riprende coscienza; perciò, nelle lunghissime giornate vuote, vi si parla di altro che di fame e di lavoro, e ci accade di considerare che cosa ci hanno fatti diventare, quanto ci è stato tolto, che cosa è questa vita. In questo Ka-Be, parentesi di relativa pace, abbiamo imparato che la nostra personalità è fragile, è molto più in pericolo che non la nostra vita; e i savi antichi, invece di ammonirci «Ricordati che devi morire», meglio avrebbero fatto a ricordarci questo maggior pericolo che ci minaccia. Se dall'interno dei Lager un messaggio avesse potuto trapelare agli uomini liberi, sarebbe stato questo: fate di non subire nelle vostre case ciò che a noi viene inflitto qui. Quando si lavora, si soffre e non si ha tempo di pensare: le nostre case sono meno di un ricordo. Ma qui il tempo è per noi: da cuccetta a cuccetta, nonostante il divieto, ci scambiamo visite, e parliamo e parliamo. La baracca di legno, stipata di umanità dolente, è piena di parole, di ricordi e di un altro dolore. «Heimweh» si chiama in tedesco questo dolore; è una bella parola, vuol dire «dolore della casa». Sappiamo donde veniamo: i ricordi del mondo di fuori popolano i nostri sonni e le nostre veglie, ci accorgiamo con stupore che nulla abbiamo dimenticato, ogni memoria evocata ci sorge davanti dolorosamente nitida. Ma dove andiamo non sappiamo. Potremo forse sopravvivere alle malattie e sfuggire alle scelte, forse anche resistere al lavoro e alla fame che ci consumano: e dopo? Qui, lontani momentaneamente dalle bestemmie e dai colpi, possiamo rientrare in noi stessi e meditare, e allora diventa chiaro che non ritorneremo. Noi abbiamo viaggiato fin qui nei vagoni piombati; noi abbiamo visto partire verso il niente le nostre donne e i nostri bambini; noi fatti schiavi abbiamo marciato cento volte avanti e indietro alla fatica muta, spenti nell'anima prima che dalla morte anonima. Noi non ritorneremo. Nessuno deve uscire di qui, che potrebbe portare al mondo, insieme col segno impresso nella carne, la mala novella di quanto, ad Auschwitz, è bastato animo all'uomo di fare dell'uomo.
Primo Levi (Survival in Auschwitz)
Così lei aveva visto mentre egli non vedeva, e così lei continuava ancora a ribadire la verità. Verità, vivida e mostruosa; la sua lunga attesa: quella era stata la sua sorte. La compagna della sua vigilia aveva a un certo momento capito, gli aveva offerto la possibilità di eludere la sorte. La propria sorte, però, non si elude mai, e il giorno in cui gli aveva detto che la sua si era compiuta, l'aveva soltanto veduto fissare stupidamente la scappatoia che gli offriva. La scappatoia sarebbe stata amare lei; allora, allora sì egli avrebbe vissuto. Ella aveva vissuto - chi avrebbe ora potuto dire con quale passione? - giacché l'aveva amato per se stesso; mentre egli non aveva mai pensato a lei (ah, con quale evidenza la verità fiammeggiava davanti ai suoi occhi, ora!) se non nel gelo del suo egoismo e al lume di utilità pratica in cui egli la vedeva. Le parole di May tornavano a lui; la catena si allungava all'infinito. La Belva era stata in agguato davvero, e la Belva, al momento giusto, era balzata; era balzata nel crepuscolo di quel freddo aprile quando, pallida, consunta, ma bella, e forse ancora in grado di guarire, si era alzata dalla sua sedia per rizzarsi in piedi davanti a lui e lasciarlo immaginosamente indovinare. Era balzata, la Belva, quando egli non aveva saputo capire; era balzata mentre ella si allontanava disperata da lui, e il marchio, quando oramai egli l'aveva lasciata, era caduto dove doveva cadere. Egli aveva giustificato il suo presentimento e compiuto il suo fato; era fallito, con assoluta esattezza, in tutto quello in cui doveva fallire; e un gemito gli salì ora alle labbra nel ricordare come May aveva supplicato di non voler mai sapere. Quell'orrore del risveglio -quella era la conoscenza, e sotto quel fiato le stesse lacrime sembrarono gelarsi. Attraverso le lacrime, nondimeno, egli cercava di fissarla e trattenerla: la teneva lì davanti a sé così da sentirne tutto il dolore. Almeno questo, in ritardo e con amarezza, aveva un poco il sapore della vita. Ma l'amarezza improvvisamente lo nauseò, e fu come se, orribilmente, avesse veduto, nella verità, nella crudeltà della raffigurazione, ciò che era stato scritto e compiuto. Vide la Giungla della sua vita, e vide la Belva in agguato; poi, mentre guardava, la senti in un fremito dell'aria ergersi, enorme e laida, per il balzo che doveva finirlo.
Henry James (The Beast in the Jungle)
XVIII ALLA SUA DONNA                Cara beltà che amore             Lunge m’inspiri o nascondendo il viso,             Fuor se nel sonno il core             Ombra diva mi scuoti,         5  O ne’ campi ove splenda             Più vago il giorno e di natura il riso;             Forse tu l’innocente             Secol beasti che dall’oro ha nome,             Or leve intra la gente       10  Anima voli? o te la sorte avara             Ch’a noi t’asconde, agli avvenir prepara?                Viva mirarti omai             Nulla spene m’avanza;             S’allor non fosse, allor che ignudo e solo       15  Per novo calle a peregrina stanza             Verrà lo spirto mio. Già sul novello             Aprir di mia giornata incerta e bruna,             Te viatrice in questo arido suolo             Io mi pensai. Ma non è cosa in terra       20  Che ti somigli; e s’anco pari alcuna             Ti fosse al volto, agli atti, alla favella,             Saria, così conforme, assai men bella.                Fra cotanto dolore             Quanto all’umana età propose il fato,       25  Se vera e quale il mio pensier ti pinge,             Alcun t’amasse in terra, a lui pur fora             Questo viver beato:             E ben chiaro vegg’io siccome ancora             Seguir loda e virtù qual ne’ prim’anni       30  L’amor tuo mi farebbe. Or non aggiunse             Il ciel nullo conforto ai nostri affanni;             E teco la mortal vita saria             Simile a quella che nel cielo india.                Per le valli, ove suona       35  Del faticoso agricoltore il canto,             Ed io seggo e mi lagno             Del giovanile error che m’abbandona;             E per li poggi, ov’io rimembro e piagno             I perduti desiri, e la perduta       40  Speme de’ giorni miei; di te pensando,             A palpitar mi sveglio. E potess’io,             Nel secol tetro e in questo aer nefando,             L’alta specie serbar; che dell’imago,             Poi che del ver m’è tolto, assai m’appago.       45     Se dell’eterne idee             L’una sei tu, cui di sensibil forma             Sdegni l’eterno senno esser vestita,             E fra caduche spoglie             Provar gli affanni di funerea vita;       50  O s’altra terra ne’ superni giri             Fra’ mondi innumerabili t’accoglie,             E più vaga del Sol prossima stella             T’irraggia, e più benigno etere spiri;             Di qua dove son gli anni infausti e brevi,       55  Questo d’ignoto amante inno ricevi.
Giacomo Leopardi (Canti: Poems / A Bilingual Edition (Italian Edition))
La casa dove tua bis-bis-bisnonna e io andammo a stare appena sposati dava sulle cascatelle [...] Aveva pavimenti di legno e finestre magnifiche e spazio sufficiente per una famiglia numerosa. Era una bella casa. Una buona casa. Ma l'acqua... diceva la tua bis-bis-bisnonna ... non riesco a sentirmi quando penso. Tempo, io la incalzavo. Datti tempo. E, lascia che te lo dica: anche se la casa era spaventosamente umida, e il prato davanti una fangaia perenne a causa degli spruzzi; anche se i muri ogni sei mesi necessitavano di riparazioni, e scaglie di pittura cadevano dal soffitto in tutte le stagioni come neve... ciò che si dice di chi abita vicino a una cascata è vero. Che cosa, chiese mio nonno, cosa si dice? Si dice che chi abita vicino a una cascata non senta l'acqua. Questo, si dice? Esatto. Naturalmente la tua bis-bis-bisnonna aveva ragione. All'inizio fu terribile. Non sopportavamo di rimanere in casa per più di poche ore di fila. Le prime due settimane furono caratterizzate da notti di sonno intermittente, litigi soltanto per il gusto di farci sentiore sopra lo scroscio. Litigavamo al solo scopo di ricordarci a vicenda che eravamo innamorati e non in preda all'odio. Però le settimane successive andò un po' meglio: era possibile dormire qualche buona oretta per notte e mangiare con un disagio sopportabile. la tua bis-bis-bisnonna ancora malediceva l'acqua [...], ma meno di frequente, e con minore furia. [...] La vita continuò perchè la vita continua, e il tempo passò, perchè il tempo passa, e dopo poco più di due mesi: Hai sentito? le domandai, una delle rare mattine in cui eravamo seduti insieme a tavola. Hai sentito? Deposi il mio caffè e mi alazi dalla sedia. La senti quella cosa? Quale? mi chiese lei. Esatto! risposi, correndo fuori per salutare a pugno teso la cascata. Esattamente! Ballammo, lanciando in aria manciate d'acqua, senza sentire proprio neinte. Alternavamo abbracci di perdono e urla di umano trionfo all'indirizzo dell'acqua. Chi vince la battaglia? Chi vince la battaglia, cascata? Noi! La vinciamo noi! E questo vivere vicino a una cascata, Safran. [..] Il timbro si sbiadisce. La lama si smussa. Il dolore si affievolisce. Ogni amore è scolpito nella perdita. [...] Ma questa non è tutta la storia, continuò la Meridiana. L'ho capito la prima volta che ho tentato di bisbigliare un segreto senza riuscirvi, o fischiettare una canzone senza insinuare la paura nei cuori di chi era nel raggio di centro metri, quando i miei colleghi della conceria mi hanno supplicato di abbassare la voce perché chi riesce a pensare se gridi in quel modo? Al che io ho domandato: STO DAVVERO GRIDANDO? * La storia della casa sulla cascata, la Meridiana
Jonathan Safran Foer (Everything is Illuminated & Extremely Loud and Incredibly Close)
- Chissà se voi sapete quel che è bene per me... o se ve ne importa. - Se lo so state sicura che me ne importa. E devo dirvelo, che cos’è? Che non vi tormentiate. - Che non tormenti voi, suppongo vogliate dire. - Questo non potete farlo; sono a tutta prova. Prendetevela meno. Non state tanto a chiedervi se questo o quello va bene per voi. Non interrogate tanto la vostra coscienza... si scorderà come un pianoforte strimpellato. Tenetela in serbo per le grandi occasioni. Non sforzatevi tanto di formarvi il carattere... sarebbe come aprire a forza una tenera rosellina chiusa. Vivete come meglio vi piace, e il carattere ci penserà da sé a formarsi. Quasi tutto va bene per voi, con rarissime eccezioni, e una buona rendita non è fra queste. - Ralph tacque e sorrise; Isabel l’aveva ascoltato con viva attenzione. - Avete troppa facoltà di pensare, troppa coscienza soprattutto - aggiunse Ralph. - È irragionevole, il numero delle cose che non ritenete giuste. Mettete indietro l’orologio. Frenate la vostra febbre. Aprite le ali; libratevi sulla terra. Far questo non è mai sbagliato. Ella aveva ascoltato avidamente, come ho detto; e per natura era pronta a capire. - Mi domando se vi rendete conto di quello che dite. Se sì, vi prendete una bella responsabilità. - Mi spaventate un po’, ma penso di aver ragione - disse Ralph, continuando a sorridere. - Tuttavia quello che dite è verissimo - proseguì Isabel. - Non potreste dire niente di più vero. Sono assorbita in me stessa, considero troppo la vita come una prescrizione medica. E in realtà, perché star sempre a pensare se le cose vanno bene per noi, come se fossimo degenti di un ospedale? E perché dovrei aver sempre tanta paura di non agire bene? Come se al mondo importasse molto che io agisca bene o male! - Siete un tipo adatto a prender consigli - disse Ralph; - togliete il vento dalle mie vele! Lei lo fissò come se non l’avesse udito, benché stesse seguendo il filo di pensiero che proprio lui aveva suscitato. Mi sforzo di occuparmi del mondo più che di me, ma finisco sempre col tornare a me stessa. Perché ho paura. - S’interruppe; la sua voce aveva tremato un poco. - Sì, ho paura; non so spiegarlo. Un gran patrimonio vuol dire libertà, e di questo ho paura. È una cosa così bella, e bisognerebbe farne così buon uso. Altrimenti ci sarebbe da vergognarsi. E bisogna pensare e pensare; è uno sforzo continuo. Non so se non sia una felicità più grande non avere questo potere. Per chi è debole non ho dubbi che sia una felicità più grande. I deboli debbono fare un grande sforzo per non essere vili. E come fate a sapere che non sono debole? - chiese Isabel. - Oh - rispose Ralph, e Isabel vide un rossore affluirgli al viso - se lo siete, sono proprio spacciato!
Henry James (The Portrait of a Lady)
- Che cosa non darei per tornare alla vostra età - proruppe ella una volta, con un’amarezza che, per quanto diluita nella vastità consueta del suo garbo, non riusciva così a celarsi del tutto. - Se soltanto potessi ricominciare... se potessi aver la vita davanti! - La vita è ancora davanti a voi - rispose Isabel in tono gentile, perché era vagamente sbigottita. - No; la parte migliore se n’è andata, e se n’è andata per niente. - Non per niente, ne sono certa - disse Isabel. - Perché no... che mi resta? Né marito, né figli, né fortuna, né posizione, né le tracce di una bellezza che non ho mai avuto. - Avete molti amici, mia cara. - Non ne sono sicura! - esclamò Madame Merle. - Oh, vi sbagliate. Avete ricordi, pregi, talento...Ma Madame Merle la interruppe. - Che cosa mi ha fruttato il mio talento? Niente, se non la necessità di farne un uso continuo per trascorrere le ore, gli anni, per ingannare me stessa con qualche pretesto di varietà, di oblìo. In quanto ai miei pregi e ai miei ricordi, meno se ne parla e meglio è. Sarete amica mia finché non troverete da fare un uso migliore della vostra amicizia. - Starà a voi badare che non lo faccia - disse Isabel. - Sì; vorrei tentare di non perdervi. - E la sua compagna la fissò gravemente. - Quando dico che mi piacerebbe avere i vostri anni, intendo dire con le vostre qualità: franca, generosa, sincera come voi. In tal caso avrei fatto qualcosa di meglio della mia vita. - Che cosa vi sarebbe piaciuto fare e non avete fatto?[...] - Sono molto ambiziosa! - rispose alla fine. - E le vostre ambizioni non sono state appagate? Dovevano essere grandi. - Erano grandi. Parlandone mi renderei ridicola. Isabel si chiedeva quali mai avessero potuto essere... se Madame Merle avesse aspirato a portare una corona. - Non so quale possa essere la vostra idea del successo, ma a me sembra che lo abbiate avuto. Per me siete proprio una splendida immagine del successo. Madame Merle lasciò cadere la musica con un sorriso. - Qual è la vostra idea del successo? - Ritenete evidentemente che debba essere un’idea molto banale. E di vedere avverarsi qualche sogno di gioventù. - Oh - esclamò Madame Merle - e io non l’ho mai capito! Ma i miei sogni erano così grandi... così assurdi. Il cielo mi perdoni, sto sognando ancora! - E si voltò verso il piano e cominciò a suonare con trasporto. L’indomani disse a Isabel che aveva dato una definizione molto bella ma spaventosamente triste del successo. A misurare con tale metro, chi mai aveva avuto successo? I sogni di gioventù, che cose incantevoli, divine! Chi mai li aveva veduti farsi realtà? - Io stessa... qualcuno l’ho visto avverarsi - si arrischiò a rispondere Isabel. - Di già? Dovevano essere sogni del giorno prima. - Ho cominciato molto presto a sognare - sorrise Isabel. - Oh, se intendete le aspirazioni della fanciullezza... di avere una sciarpa rosa e una bambola che chiude gli occhi... - No, non voglio dir questo. - O un giovane con splendidi baffi che vi cade in ginocchio dinanzi. - No, nemmeno questo - dichiarò Isabel con foga ancor più grande. Madame Merle parve notare il suo ardore. - Sospetto che intendiate proprio questo. Tutte noi abbiamo avuto un giovane coi baffi. È il giovane inevitabile; non conta.
Henry James (The Portrait of a Lady)
For the past two years, life had been dark and ugly and empty of anything good. He'd come to Bella Vita seeking light, and while he'd made some progress on his own, it had taken Gabi bursting through his hedge and into his world for him to believe in possibilities again.
Emily March (Dreamweaver Trail (Eternity Springs, #8))
She had blue eyes, but his were BLUE. Not just one shade of blue, either, but a swirl of shades that reminded her of the stretch of ocean between Bella Vita Isle and Nassau where the turquoise waters fell into a deep, fathomless blue.
Emily March (Dreamweaver Trail (Eternity Springs, #8))
In questo senso se la terra del rimorso è la Puglia in quanto patria elettiva del tarantismo, i pellegrini che la visitarono nell’estate del ’59 provenivano da una più vasta terra cui in fondo spetta lo stesso nome, una terra estesa sino ai confini del mondo abitato dagli uomini, e forse oltre, verso gli spazi che gli uomini si apprestano a conquistare: una terra tuttavia che è bella, perché la vita è bella, almeno nella misura in cui, secondo il destino umano, è soccorsa dalla vigile memoria del passato e dalla prospettiva dell’avvenire; una terra, infine, che anche in questo ricorda la siticulosa Apulia, dagli ampi orizzonti segnati dalla polvere delle transumanze, ma che al termine del viaggio si apriva all’improvvisa fioritura degli orti di Taranto e al dolce Galeso ombreggiato di pini e bianco per le greggi che vi si specchiavano.
Ernesto de Martino (La terra del rimorso)
Le donne hanno illuminato come fiaccole le opere di tutti i poeti dal principio dei tempi. [...] I nomi si affollano alla mente, e non richiamano l'idea di donne mancanti "di personalità e di carattere". Infatti, se la donna non avesse altra esistenza che nella letteratura maschile, la si immaginerebbe una persona di estrema importanza, molto varia; eroica e meschina, splendida e sordida; infinitamente bella ed estremamente odiosa, grande come l'uomo, e, pensano alcuni, anche più grande. Ma questa è la donna nella letteratura. Nella realtà, come osserva il professor Trevelyan, veniva rinchiusa, picchiata e malmenata. Ne emerge un essere un essere molto strano e composito. Immaginativamente, ha un'importanza enorme; praticamente, è del tutto insignificante. Pervade la poesia, da una copertina all'altra; è quasi assente dalla storia. Nella letteratura, domina la vita dei re e dei conquistatori; nella realtà, era la schiava di qualunque ragazzo i cui genitori le avessero messo a forza un anello al dito. Dalle sue labbra escono alcune tra le parole più ispirate, alcuni tra i pensieri più profondi della letteratura; nella vita reale non sapeva quasi leggere, scriveva a malapena, ed era proprietà del marito.
Virginia Woolf
Forse in quel giovane soldato bruciato dal sole dei ghiacciai vedeva il mitico alpino delle canzoni e della retorica di allora e io, per una ragazza così bella che viveva in un’Italia così bella, pensavo che forse era pure bello dare la vita.
Mario Rigoni Stern (L'ultima partita a carte)
Chi ha rappresentato meglio questo, come v’ho detto l’altra volta,24 è Rembrandt. Ricordate il quadro di Rembrandt? 25 Dove – abbiamo fatto la più bella osservazione che ci è venuta in vita! – il figliol prodigo è lo specchio del volto del padre. Il volto del padre è pieno di dolore per l’errore del figlio, per la sua negazione; pieno di dolore per la sua negazione che rifluisce tutto in perdono. E fin qui l’umano riesce ad arrivare. Ma la cosa più spettacolosa e misteriosa è che la faccia del padre è il figliol prodigo, la faccia del padre è lo specchio del figliol prodigo. Perché nel quadro di Rembrandt il padre è in una posizione speculare rispetto al figliol prodigo; in lui si riverbera il dolore del figliol prodigo, la disperazione salvata, la distruzione impedita, la felicità che sta per riaccendersi, nell’istante in cui sta per riaccendersi, dove trionfa la bontà. Trionfa la bontà nel figliol prodigo perché piange per il dolore fatto al padre, ma trionfa la bontà nel padre! Questo è il concetto di misericordia che l’uomo non può arrivare a capire, che l’uomo non può arrivare a dire. Il volto del padre è lo specchio del figliol prodigo; così il volto del padre è misericordia, perché è pietà verso colui che ha sbagliato, perché è lì, verso colui che ritorna.
Luigi Giussani (L'autocoscienza del cosmo - Quasi Tischreden - Volume 4 (Italian Edition))
Al New York Encounter è venuto un importante medico sessantacinquenne, che hanno conosciuto i nostri amici, il quale ha raccontato di essere stato alla ricerca, per tutta la vita, di un senso e di un significato, a volte con il desiderio di gettare la spugna, come se non riuscisse a chiudere il cerchio. Era passato attraverso il buddismo, ha avuto rapporti con i protestanti, eccetera. Vedendo il video dei sessant’anni di CL (La strada bella) al New York Encounter (dove nemmeno voleva andare perché lo considerava un evento troppo cattolico, che per lui significava regole e divieti), dopo dieci minuti – dieci di orologio! – ha esclamato: «È questo!». Poi ha saltato la pausa pranzo perché voleva finire di guardarlo. È oggettiva la presenza di Cristo! Lo è talmente che quando uno è stato alla ricerca per sessantacinque anni e se la trova davanti dice: «È questo!».
Anonymous
La ceramica colorata è troppo bella e se con i suoi colori riesce a cambiare la tristezza di un cimitero vuol dire che può fare diventare magica pure la vita che deve venire.
Filippo Fratantoni (Felice Malacrita)
La più bella commedia è la vita, - pensó Lucido sfiorando il lenzuolo con le labbra e la punta del naso - l'unica che stupisce anche gli attori.
Luca Treccani (Zanarcandia)
Era sorprendente: in diciassette anni di vita Masha non aveva mai incontrato nessuno che assomigliasse ad Anna Veniaminovna, e ora all’improvviso risultava che ce n’era un mucchio così, intellettuali, vestiti in modo scialbo e povero, con molte letture alle spalle, colti, spiritosi! Quest’ultima qualità non l’avrebbe mai e poi mai sospettata, non aveva alcun rapporto né con le barzellette, né con le battute. E dopo una bella arguzia nessuno si torceva dalle risate, giusto un lieve sorrisetto. “Un maschio è una cosa stupenda, ma perché tenerselo a casa?” proprio sorridendo in quel modo Anna Veniaminovna poneva una domanda beffarda alla sua ex studentessa Zhenja, anche lei donna piuttosto anziana, alludendo alle complicate peripezie esistenziali dell’altre, che immediatamente le rispondeva: “Anna Veniaminovna, non vado mica dalla vicina a chiederle uno scaldino, il macinacaffè o il mixer, ne ho acquistati di miei. Perché mai dovrei prendere in prestito un maschio?” “Zhenja cara! Come puoi paragonare un maschio a uno scaldino? Lo scaldino scalda quando vuole lei, mentre il maschio scalda quando vuole lui!” ribatteva Anna Veniaminovna. E Masha si beava dei loro discorsi, magari neppure poi così divertenti […]
Lyudmila Ulitskaya
Ogni gruppo di simboli è un breve messaggio urgente che descrive una situazione, una scena. Noi tralfamadoriani li leggiamo tutti in una volta, non uno dopo l'altro. Non c'è alcun rapporto particolare tra i messaggi, se non che l'autore li ha scelti con cura in modo che, visti tutti insieme, producano un'immagine della vita che sia bella, sorprendente e profonda. Non c'è principio, parte di mezzo o fine, non c'è suspense, né morale, né cause ed effetti. Quella che amiamo nei nostri libri è la profondità di molti momenti meravigliosi visti tutti in una volta.
Kurt Vonnegut Jr. (Slaughterhouse-Five)