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Facciamo a braccetto gli ultimi passi. Siamo su. Ci abbracciamo. E’ mezzogiorno. Abbiamo raggiunto la meta dei nostri desideri, poco sotto il cielo. Oswald è completamente euforico. Grida “Siamo su, siamo su” dietro la sua maschera. Io sono felice, perché la vetta comporta anche la fine della penosa salita. La vetta significa non dover più fare nessun passo verso l'alto. Non riesco ancora ad esserne consapevole, solo le mie conoscenze mi dicono: “Questo è il punto più alto della terra”.
Scattiamo le fotografie per l'album di famiglia: io, il vincitore della vetta, io, il superuomo. Io, la creatura senza fiato, io, il Reinhard su un mucchio di neve. Pian piano realizzo il freddo, il vento, la mia stanchezza. Pian piano, dopo la gioia, viene la tristezza, viene una sensazione di vuoto: una utopia è diventata realtà. Intuisco che anche l'Everest è solo un'anticima. La vera cima non la raggiungerò mai.
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Reinhard Karl (Montagna vissuta. Tempo per respirare)