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Da quando è troppo tardi? Da quale momento è troppo tardi? Dal primo giorno che l'ho vista, da sei mesi, due anni, cinque anni? Se ne può uscire? Com'è possibile ritrovarsi a diciotto anni per strada, senza niente senza nessuno? Siamo cose così piccole, infinitamente piccole, che il mondo continua a girare, infinitamente grande, e se ne frega di sapere dove dormiamo? [...] Me ne sto di fronte a lei con il cuore a pezzi e senza voce, non ho risposte, sono qui, paralizzata, mentre basterebbe prenderla per mano e dirle vieni da me.
[...]
Me ne frego altamente che siano più mondi nello stesso mondo e che a ognuno tocchi restare nel proprio. Non voglio che il mio mondo sia un sottoinsieme A che non intersechi in alcun modo gli altri (B, C o D), che il mio mondo sia una patata impermeabile tracciata alla lavagna, un insieme vuoto. Preferirei essere altrove, seguire una retta che porti in un posto dove i mondi comunichino fra loro e si sovrappongano, dove i contorni siano permeabili, dove la vita scorra lineare, senza interruzioni, dove le cose non si fermino brutalmente, senza motivo, dove i momenti importanti siano consegnati insieme alle istruzioni per l'uso (livello di rischio, alimentazione elettrica o a batterie, autonomia prevista) e agli optional indispensabili (airbag, navigatore, ABS).
A volte mi sembra che qualcosa manchi dentro di me, che ci sia un filo invertito, un pezzo difettoso, un errore di fabbricazione, non qualcosa in più, come si potrebbe credere, ma qualcosa in meno.
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