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Con un salto il commissario fu sulla verandina. E lo vide, un puntolino a ripa di mare che si dirigeva verso Vigà ta. In mutande com’era, si lanciò all’inseguimento. François non correva, camminava deciso. Quando sentì alle sue spalle i passi di qualcuno appresso a lui, si fermò senza manco voltarsi. Montalbano, col fiato grosso, gli si accoccolò davanti, ma non gli spiò niente.
Il picciliddro non piangeva, gli occhi erano fermi, taliavano al di lĂ di Montalbano.
«Je veux maman» disse.
Vide arrivare Livia di corsa, s’era infilata una sua camicia, la fermò con un gesto, le fece capire di tornare a casa. Livia obbedi. Il commissario pigliò il picciliddro per mano e principiarono a caminare a lento a lento. Per un quarto d’ora non si dissero una parola. Arrivati a una barca tirata a sicco, Montalbano s’assittò sulla rena, François gli si mise allato e il commissario gli passò un braccio attorno alle spalle.
«Iu persi a me matri ch’era macari cchiù nicu di tia» esordì.
E iniziarono a parlare, il commissario in siciliano e François in arabo, capendosi perfettamente.
Gli confidò cose che mai aveva detto a nessuno, manco a Livia.
Il pianto sconsolato di certe notti, con la testa sotto il cuscino perché suo padre non lo sentisse; la disperazione mattutina quando sapeva che non c’era sua madre in cucina a preparargli la colazione o, qualche anno dopo, la merendina per la scuola. Ed è una mancanza che non viene mai più colmata, te la porti appresso fino in punto di morte. Il bambino gli spiò se lui aveva il potere di far tornare sua madre. No, rispose Montalbano, quel potere non l’aveva nessuno. Doveva rassegnarsi. Ma tu avevi tuo padre, osservò François che era intelligente davvero e non per vanto di Livia. Già , avevo mio padre. E allora, spiò il picciliddro, lui era inevitabilmente destinato ad andare a finire in uno di quei posti dove mettono i bambini che non hanno né padre né madre?
«Questo no. Te lo prometto» disse il commissario. E gli porse la mano. François gliela strinse, taliandolo negli occhi.
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