Trent Williams Quotes

We've searched our database for all the quotes and captions related to Trent Williams. Here they are! All 7 of them:

The Reverend William Trent, whose mind was of a serious order, had several times warned his elder sister that too lively a sense of humour frequently led to laxity of principle. She now perceived how right he was; and wondered, in dismay, whether it was because he invariably made her laugh that instead of regarding the Nonesuch with revulsion she was obliged to struggle against the impulse to cast every scruple to the winds, and to give her life into his keeping.
Georgette Heyer (The Nonesuch)
Buzzy Trent, an old-time big-wave rider, allegedly said, “Big waves are not measured in feet, but in increments of fear.
William Finnegan (Barbarian Days: A Surfing Life)
Les pays les plus prospères ont réussi à accumuler des pouvoirs de destruction tels que d'anéantir, cent fois, non seulement tous les êtres humains qui ont existé à ce jour, mais aussi la totalité de tous les êtres vivants qui ont jamais dessiné souffle sur cette planète du malheur. Un jour comme aujourd'hui, mon maître William Faulkner dit: «Je refuse d'accepter la fin de l'homme." Je tomberais indigne de se tenir dans ce lieu qui était le sien, si je devais pas pleinement conscients que la tragédie colossale qu'il a refusé de reconnaître, il y a trente-deux ans est maintenant, pour la première fois depuis le début de l'humanité, rien de plus qu'un simple possibilité scientifique. Face à cette réalité impressionnante qui a dû sembler une simple utopie à travers tout le temps humain, nous, les inventeurs de contes, qui croire quoi que ce soit, se sentent en droit de croire qu'il n'y a pas encore trop tard pour participer à la création de l'utopie opposée . Une nouvelle et radicale utopie de la vie, où personne ne sera en mesure de décider pour les autres comment ils meurent, où l'amour se révélera vrai bonheur et être possible, et où les races condamnées à cent ans de solitude aura enfin et pour toujours , une deuxième chance sur la terre." ― Gabriel Garcí­a Márquez, Nobel lecture (8 Décembre 1982)
Gabriel García Márquez
L’estinzione dello statista Gary Hart* | 805 parole Per quelli di noi che hanno avuto il privilegio di servire nel Congresso degli Stati Uniti alcuni anni fa, ci sono notevoli differenze tra i migliori dei nostri colleghi di allora e molti degli attuali membri delle due Camere. Le differenze hanno a che fare con la levatura e le doti di statista. Come si spiega questa differenza? Ha in gran parte a che fare con la rivoluzione nei media. Le tre principali tribune trent’anni fa o giù di lì erano i programmi delle interviste della domenica mattina mandate in onda sui network e, in misura minore, i programmi quotidiani del mattino. Cronisti politici di lungo corso e intervistatori erano ben versati nelle questioni del giorno e avevano accumulato anni di esperienza sulle vicende nazionali e internazionali. Ci si aspettava che i personaggi politici, in particolare tra i candidati ad incarichi nazionali, sapessero di che cosa stessero parlando, e se così non era, le loro pecche erano evidenti. Le interviste e le discussioni erano serie, ma raramente conflittuali e certamente non di parte. Più di recente, le cose sono cambiate. Adesso abbiamo trasmissioni non-stop via cavo, network partigiani, intervistatori che si distinguono solo per il sensazionalismo e le polemiche, conduttori pieni di sé abili nell’arte del comizio, batterie di sconosciuti «strateghi» politici con poca o nessuna esperienza al di là di una precedente campagna (e un parrucchiere) domande conflittuali che sottintendono la malafede dell’intervistato, e un generale disprezzo per i personaggi politici basata sulla superiorità dell’intervistatore. In breve, i media - i mezzi con cui gli eletti comunicano con i cittadini - sono ora un quarto ramo del governo e si ritengono uguali se non superiori rispetto ai rappresentanti eletti e si auto-attribuiscono il ruolo di tribuni della plebe. E in cima a questo, la compressione dei media - la necessità di comunicare con slogan di otto secondi e con i 140 caratteri di un tweet. Il risultato è che si privilegiano politici loquaci, brillanti, affascinanti e semplici rispetto a quelli del passato più inclini a essere riflessivi, determinati, sostanziali e diplomatici. Questo processo sacrifica gli statisti, uomini e donne istruiti, e con esperienza nell’arte del governo. L’ulteriore risultato è la divisione della nazione in fazioni avverse servite da media di parte che riciclano pregiudizi diffusi e dogmi e con poco riguardo per un’analisi ponderata dei complessi temi nazionali e internazionali che richiedono senso della storia, impegno per l’interesse nazionale a lungo termine e il prevalere del senso dello Stato sullo spirito di parte. Si sbaglierebbe, tuttavia, a credere che la massiva trasformazione dei media sia la sola responsabile per la diminuita statura dei leader. E’ colpa anche della conversione dei legislatori in cacciatori di fondi a pieno tempo e la costante opposizione di eserciti di lobbisti. Anche i senatori, che restano in carica per sei anni, sprecano una parte di ogni giorno di quei sei anni a questuare contributi. È umiliante per loro e per la nazione che servono. A rischio di farne una questione personale, mettete a confronto (se avete una certa età) l’attuale generazione di politici che aspirano a un incarico di rilievo nazionale con, per esempio, Abe Ribicoff, Stuart Symington, Mike Mansfield, Gaylord Nelson, Charles Mathias, Jacob Javits Clifford Case, Ed Muskie, William Fulbright, Hubert Humphrey, e molti, molti altri. Andati. Tutti andati. Nell’America di oggi ci sono di certo figure di uguale statura. Ma pochi di loro si sottoporrebbero al frullatore mediatico, all’umiliante ricerca di fondi e alla lotta nel fango dell’arena politica che viene definito percorso legislativo. E’ troppo aspettarsi a breve termine il ritorno a un processo politico più serio. C’è troppo denaro dei media e potere in gioco, nel sistema attuale. E non ci sarà mai carenza di perso
Anonymous
Thinking about William was a torturous pleasure. Edwin spent long evenings alone in his room, poking at the raw, tender spot in his chest where something had been ripped out. Something he had not even known was there until he lost it.
Annick Trent (Beck and Call (The Old Bridge Inn, #1))
With wry irony, Alfred Edward Housman (1859–1936) advises preparing oneself for a world that may contain “much good, but much less good than ill.” Escapist solutions such as drink (Burton-on-Trent, mentioned in the second stanza, is a famous English brewing town) offer only the false answer of illusion. The best tack, Housman says, is to “train for ill and not for good,” and thereby steel oneself against all the unfairness life has to offer. And so he suggests as a model Mithridates, king of ancient Pontus in Asia Minor, who made himself immune to poison by swallowing small doses every day. There’s a bit of cynicism in this poem, but there’s also a good measure of hard truth: we must practice bracing ourselves for all of life’s contingencies.
William J. Bennett (The Book of Virtues: A Treasury of Great Moral Stories)
I’m fine.” Will put his hand on Amanda’s foot again. He could feel a steady pulse near her ankle. He’d worked for this woman most of his career but still knew very little about her. She lived in a condo in the heart of Buckhead. She had been on the job longer than he had been alive, which put her age in the mid-sixties. She kept her salt-and-pepper hair coiffed in the shape of a football helmet and wore pantyhose with starched blue jeans. She had a sharp tongue, more degrees than a college professor, and she knew that his name was Wilbur even though he’d had it legally changed when he entered college and every piece of paper the GBI had on file listed his legal name as William Trent.
Karin Slaughter (Criminal (Will Trent, #6))