Secco Quotes

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A me m'ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran. Non c'è una ragione. Perché proprio in quell'istante? Non si sa. Fran. Cos'è che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C'ha un'anima, anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? Ne ha discusso a lungo col quadro, erano incerti sul da farsi, ne parlavano tutte le sere, da anni, poi hanno deciso una data, un'ora, un minuto, un istante, è quello, fran. O lo sapevano già dall'inizio, i due, era già tutto combinato, guarda io mollo tutto tra sette anni, per me va bene, okay allora intesi per il 13 maggio, okay, verso le sei, facciamo sei meno un quarto, d'accordo, allora buonanotte, 'notte. Sette anni dopo, 13 maggio, sei meno un quarto, fran. Non si capisce. È una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto. Quando cade un quadro. Quando ti svegli un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi che è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio. Quando, in mezzo all'Oceano, Novecento alzò lo sguardo dal piatto e mi disse: "A New York, fra tre giorni, io scenderò da questa nave". Ci rimasi secco. Fran.
Alessandro Baricco (Novecento. Un monologo)
Quando cade un quadro. Quando ti svegli, un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio. Quando, in mezzo all’Oceano, Novecento alzò lo sguardo dal piatto e mi disse: “A New York, fra tre giorni, io scenderò da questa nave”. Ci rimasi secco. Fran.
Alessandro Baricco (Novecento. Un monologo)
Ho sempre invidiato le persone che prendono sonno all'istante. Devono avere la testa più ordinata, le pareti del cranio ben pulite, tutti i mostriciattoli chiusi in un baule ai piedi del letto. Io ho sempre sofferto d'insonnia e continuerò a farlo fino all'ultimo giorno della mia vita. Nel frattempo sprecherò ore e ore a evocare il sonno, a sperare che un manganello mi colpisca in testa, non troppo forte, non abbastanza da farmi male, giusto un colpetto secco che mi sistemi per la notte.
David Benioff (City of Thieves)
La libertà è un pezzo di pane secco gettato in pasto al popolo, perché con esso si spezzi i denti.
Marino Baccarini
Se si potesse portare la mente in una lavanderia a secco, vuotare le tasche, ripulire a vapore, rimetterla in sesto e tornare a prenderla la mattina dopo. Se solo… Montag
Ray Bradbury (Fahrenheit 451 (Italian Edition))
Se soltanto si fosse potuto sviare quella mente dallo smacchiatore a secco e, svuotate le tasche, lavare a vapore, pulire, ricondizionato, e riportare quel cervello a domicilio in mattinata! Se almeno...
Ray Bradbury (Fahrenheit 451)
... Chi vuole respirare a grandi zaffate la musa del nostro tempo la precarietà può passare di qui senza affrettarsi è il colpo secco quello che fa orrore non già l'evanescenza il dolce afflato del nulla ...
Eugenio Montale (Tutte le poesie)
Fuori soffiava un vento forte e impetuoso, dentro all'appartamento però si stava bene. La stufa infatti emanava un calore ideale. Dai vetri leggermente appannati si vedevano i rami di un albero secco disegnare nell'aria delle fantasie elaborate. Il gusto dolce e quello amaro del tè si sposavano alla perfezione con quell'atmosfera. Io ero seduta sul divano e Rumi coricata su un enorme cuscino appoggiato sul pavimento. Sulle ginocchia aveva un plaid di maglia davvero bello.Erano mesi che non passavo dei momenti così rilassanti in compagnia di qualcuno.
Banana Yoshimoto (L'abito di piume)
Il problema principale era che non mi piace la gente, e in particolare non mi piacciono i miei coetanei, cioè quelli che popolano l'università. Ci andrei volentieri se ci studiassero persone più grandi. Non sono uno psicopatico (anche se non credo che gli psicopatici si definiscano tali), è solo che non mi diverto a stare con gli altri. Le persone, almeno per quel che ho visto fino adesso, non si dicono granché di interessante. Parlano delle loro vite, e le loro vite non sono interessanti. Quindi mi secco. Secondo me bisognerebbe parlare solo se si ha da dire qualcosa di interessante o di necessario.
Peter Cameron (Someday This Pain Will Be Useful to You)
Bor era appostato davanti all’entrata di casa, indossava il suo cappotto e un cappellino di lana. Le braccia erano incrociate sul petto e tutto di lui sembrava essere impaziente. «L’appuntamento con la tua amica è alle dieci, muoviti dai!» esordì. Asia non rispose e rimase a fissarlo per un tempo indefinito. Era sbigottita. «E tu che ne sai?», chiese non appena si riprese dallo stupore. «Tua madre stamattina presto è rientrata. Ti ha lasciato qualcosa da mangiare in cucina.» Cambiò discorso. Non guardava la ragazza mentre parlava, teneva lo sguardo fisso sulle braccia di Asia accartocciate in modo irrequieto. «Non ho fame. È tua abitudine origliare le conversazioni altrui?» insistette lei con caparbietà. Solo allora il Venator alzò gli occhi e catturò con il suo sguardo intenso la mente di lei. «Non origlio, sono entrato in camera tua mentre lo dicevi. Semplice. Se non devi mangiare allora copriti e andiamo.» «Per quale assurda ragione dovresti venire con me?» «Anche io voglio vedere come sta Nowak.» Asia non osò ribattere. Afferrò con un moto di stizza il suo piumino e uscì seguendo il Venator. La nebbia copriva il fiume Vistola e rendeva tutto ovattato e silenzioso, nonostante non fosse più mattino presto. Bor le porse il casco e si sedette sulla sua cavalcatura. «L’ospedale dista dieci minuti a piedi, non vengo con te in moto. Voglio fare una passeggiata» rifiutò la proposta. «Come vuoi» rispose secco lui intanto che scendeva e iniziava a camminarle davanti. Asia rimase ferma per un istante e poi con una rapida corsa lo raggiunse posizionandosi al suo fianco. «Guarda che la mia passeggiata doveva essere solitaria», affermò. «Saprò essere invisibile e silenzioso.» Cosa diavolo vuole questo cavernicolo da me? si domandò lei, mentre manteneva il passo svelto di Bor. (brano tratto da R.I.P. Requiescat In Pace di Eilan Moon)
Eilan Moon (R.I.P. Requiescat In Pace (The R.I.P. Trilogy, #1))
D'accordo", sibilai tra i denti, mentre flettevo con cautela la mano destra ancora formicolante. "Cos'è che si deve fare, quando si colpisce un osso e si perde il coltello? Esiste una procedura fissa in questi casi?" "Oh, aye", rispose Rupert, sghignazzando. "Tiri fuori la pistola con la sinistra e lo fai secco.
Diana Gabaldon (Outlander (Outlander, #1))
NOVEMBRE Gemmea l'aria, il sole così chiaro che tu ricerchi gli albicocchi in fiore, e del prunalbo l'odorino amaro senti nel cuore... Ma secco è il pruno, e le stecchite piante di nere trame segnano il sereno, e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante sembra il terreno. Silenzio, intorno: solo, alle ventate, odi lontano, da giardini ed orti, di foglie un cader fragile. È l'estate, fredda, dei morti.
Giovanni Pascoli (Myricae)
Dentro la palla di neve sulla scrivania di mio padre c'era un pinguino con una sciarpa a righe bianche e rosse. Quando ero piccola papà mi metteva seduta sulle sue ginocchia e prendeva in mano la palla di neve. La capovolgeva perché la neve si raccogliesse tutta in cima, poi con un colpo secco la ribaltava. E insieme guardavamo la neve che fioccava leggera intorno al pinguino. Il pinguino è tutto solo, pensavo, e mi angustiavo per lui. Lo dicevo a papà e lui mi rispondeva: "Non ti preoccupare, Susie, sta da re. È prigioniero di un mondo perfetto".
Alice Sebold
Invidio al tavolo le sue cicatrici, i segni lasciati dalle teglie roventi del pane. Invidio il suo placido senso del tempo e spero un giorno di poter dire: questo l'ho fatto cinque anni fa. Ho fatto questo segno, gli anelli si sono formati per una tazzina di caffè bagnata, questa era una bruciatura di sigaretta, questa una scala di tagli contro la venatura grezza del legno. Qui è dove mio figlio ha inciso le sue iniziali, quando ha compiuto sei anni, questo un punto segreto dietro la gamba del tavolo. Questo l'ho fatto in una giornata calda sette estati fa, con il coltello da carne. Ti ricordi? Ti ricordi l'estate che il fiume è rimasto a secco? Ti ricordi? Invidio al tavolo il suo placido senso d'appartenenza. Come di chi è stato in un posto tanto a lungo, da farne parte.
Joanne Harris (Chocolat (Chocolat, #1))
Un colpo secco squarciò il velo di silenzio adagiato sulla casa abbandonata e la grande porta bianca precipitò, trascinando con sé tutta la rabbia, il rancore e la frustrazione di quei folli giorni che sarebbero rimasti nella Storia. La quiete di un mondo dorato ormai al crepuscolo si frantumò nelle voci rozze dei quattro giovani bolscevichi ansiosi di vedere il lusso e di portarsi a casa qualche ricordo di una vita che non avrebbero mai vissuto. «Finalmente! Sono dure queste porte, eh?» ghignò uno di loro. «Non sono più dure di noi! Niente è più forte del popolo!» gridò un altro, trascinato dall’entusiasmo. Varcarono la soglia della dimora signorile come se fossero i padroni, con il loro incedere sbruffone e meravigliato al tempo stesso. Scarponi sporchi e di grossolana fattura calpestarono con noncuranza il pavimento di marmo bianco striato di venature nere, battendo la marcia sostenuta e incessante della rivoluzione.
Francesca Rossi (Il Palazzo d'Inverno)
Di gran furore si pregna il suo scheletro, bagliori saettano, uscendo e rientrando da essa come rincorsi durante una fuga. Sembra un dio del cielo, pieno di boria, quando ai mortali si appresta a elargire doni che celano invero soltanto inganni. Alza l’avambraccio, contrae il bicipite, rilucono nei sui occhi di ghiaccio le luci ornate dai lapislazzuli. Secco il rilascio. Un potente boato squassa l’intero suolo.
Fabrizio Corselli (Il Portatore di Corni)
Di gran furore si pregna il suo scheletro, bagliori saettano, uscendo e rientrando da essa come rincorsi durante una fuga. Sembra un dio del cielo, pieno di boria, quando ai mortali si appresta a elargire doni che celano invero soltanto inganni. Alza l’avambraccio, contrae il bicipite, rilucono nei suoi occhi di ghiaccio le luci ornate dai lapislazzuli. Secco il rilascio. Un potente boato squassa l’intero suolo.
Fabrizio Corselli (Il Portatore di Corni)
Non sapeva, lui che apriva il suo cuore all’aria aperta, che non rispettava altra legge al mondo se non la buona legge di natura, lui che lasciava scorrere le proprie passioni per i loro pendii, e in cui il lago delle grandi emozioni era sempre a secco, poiché vi apriva egli ogni mattina larghi e nuovi canali, non sapeva con quale furia questo mare di passioni umane fermenta e ribolle quando sia impedito a qualunque uscita, come si ammassa, come si gonfia, come deborda, come scava il cuore, come scoppia in singhiozzi interni e in sorde convulsioni fino a che non abbia rotto le dighe e aperto una crepa nel suo letto. L'involucro austero e glaciale di Claude Frollo, la sua fredda superficie di virtù impervia e inaccessibile aveva sempre ingannato Jehan. L'allegro scolaro non aveva mai pensato a quanta lava bollente, furiosa e profonda fosse sotto la fronte innevata dell'Etna.
Victor Hugo
Offerte viaggi India Agosto Il mese di Agosto non è da sottovalutare per un viaggio in India. Infatti per chi fosse interessato alla regione del Rajasthan è il periodo giusto, perchè si tratta di clima secco. Si trovano molte offerte per questo mese e noi possiamo darvi tutto ciò di cui avrete bisogno: prenota con noi il tuo viaggio in India..Ruby Holidays agenzia leader da moltissimi anni nel mercato italiano per i vostri servizi in India. India un paese che incanta per bellezza e diversità, delizia con i fasti colorati, arricchisce con la cultura, sbalordisce con la modernità abbraccia con il calore e avvolge con la ospitalità. Pensate all'India come a un mondo a parte, diverso e che da solo può offrire tutto: un mondo antico che conserva millenni di storia, di arte e di cultura; un mondo cosi permeato di religiosità che fa dei suoi Dei e delle cerimonie religiose una presenza costante nella propria vita. Molti turisti preferiscono andare Rajasthan, India Del Nord, Kashmir e Ladakh, Trekking Ladakh perché clima e’ secco.Un mondo dove passato e presente convivono, le industrie con i festival, le fiere con i satelliti lanciati nello spazio. Per quanto abbiate letto e sentito raccontare, l'esperienza di un viaggio in India non si può trasmettere appieno: è da vivere direttamente, assaporarla con tutti i sensi: sentire nelle strade la fragranza del legno di sandalo, dei gelsomini che il venditore offre con grazia, vedere i picchi dell'Himalaya, la pianura, i deserti e le foreste tropicali.Differenti razze, culture, linguaggi, ambiente, disegnano in India scenari sempre diversi. Nel deserto del Rajasthan si vedono processioni di cammelli con pesanti carichi; nelle riserve si possono vedere tigri, leopardi, elefanti, uccelli di tutti i colori; lungo le strade si incontrano lente, indolenti vacche sacre. In India si gusta un autentico té inglese nei grandi alberghi, si è catturati dalla grazia delle danzatrici, ci si unisce alla folla gioiosa che celebra i suoi festival... gli splendori dell'India non hanno fine.
rubyholidays
«Ti sembra normale, quindi?»«Che cosa?»«Questo.» Con un gesto secco, tagliente, l’altro indicò lo spazio tra loro. «Ogni singola volta che facciamo sesso devo mettere in conto che, appena avremo finito, schizzerai via. Che ogni briciola di intimità che guadagno verrà tolta da qualche altra parte, in una specie di bilanciamento continuo che mi lascia sempre allo stesso punto. Lontano.»Per qualche ragione, quell’ultima accusa colpì più a fondo; Viv sentì il rimorso che lo strangolava a poco a poco mutare, trasformarsi in una sferzata di rabbia. Fece una risata bassa, sarcastica, lo guardò di traverso.«Soltanto mezz’ora fa mi stavi dicendo che rendo la tua vita bellissima.» «Perché è vero.» In ginocchio sul letto, Carlos si sporse verso di lui, allargò le braccia. «È vero che rendi più bella la mia vita. Ma mi spezzi anche il cuore ogni volta, Viv. È come se non ti fidassi di me. O non mi credessi.
Micol Mian (In luce fredda (Rosa dei venti Vol. 1))
Se fossi Thane, dove metterei le medicine del mio ragazzo? Una grande vergogna si trasforma in prurito sulla mia pelle quando mi guardo attorno e vedo il flacone dell’ossicodone sopra il comò. Non l’ha nascosto, perché si fidava del fatto che non l’avrei preso. Voglio essere la persona che lui pensa che io sia. Voglio essere forte e capace di affrontare tutto quanto. Voglio essere meritevole di tutto l’amore che Thane ha da dare. Ma nessuno di quei desideri è abbastanza da impedirmi di afferrare il flacone come se fosse una manna dal cielo. Mi ci vogliono tre tentativi per aprirlo, a cause del tremore alle mani. Non appena alcune piccole pillole bianche rotolano sul mio palmo, faccio un sospiro di sollievo. La parte di me che è abbastanza forte da resistere è relegata in un angolo silenzioso del mio cervello, incapace di fermare ciò che il resto di me vuole così disperatamente. Metto tre pillole in bocca e le ingoio a secco. Nel momento in cui le mando giù, esalo un sospiro dal profondo del petto. Che cosa ho fatto? Thane si fidava di me. Adam si fidava di me. Una voce sinistra in fondo al mio cervello sussurra che sarebbe meglio prenderle tutte. Farebbe sparire il dolore per sempre. Non dovrei affrontare la delusione negli occhi di Thane o di Adam quando scopriranno che ci sono ricaduto. Potrei finalmente dormire. Prima di rendermene conto, ingoio una manciata di pillole mentre le lacrime scorrono liberamente sul mio viso. Non voglio più sentire dolore, non voglio più sentire niente
K.M. Neuhold (Rescue Me (Heathens Ink #1))
La luce elettrica era diventata a Fontamara anch’essa una cosa naturale, come il chiaro di luna. Nel senso che nessuno la pagava. Nessuno la pagava da molti mesi. E con che cosa avremmo dovuto pagarla? Negli ultimi tempi il cursore comunale neppure era più venuto a distribuire la solita fattura mensile col segno degli arretrati, il solito pezzo di carta di cui noi ci servivamo per gli usi domestici. L’ultima volta che il cursore era venuto, per poco non vi aveva lasciato la pelle. Per poco una schioppettata non l’aveva disteso secco all’uscita del paese. [...] Alcuni giorni dopo un carrettiere gli fece capire, non a Fontamara (a Fontamara egli non metteva più piede), ma giù nel capoluogo, che la schioppettata probabilmente non era stata diretta contro di lui, contro la sua persona, contro la persona di Innocenzo La Legge, ma piuttosto contro la tassa. Però se la schioppettata avesse colto in segno, non avrebbe ucciso la tassa, ma lui; perciò non venne più, e nessuno lo rimpianse. Né a lui balenò mai l’idea di proporre al comune un’azione giudiziaria contro i Fontamaresi.
Ignazio Silone (Fontamara)
Tu fatti solo una domanda: si può risolvere con due o più bomboni?
Zerocalcare (La scuola di pizze in faccia del professor Calcare)
«Quando due giorni fa ti ho sentito cantare, e ti ho chiesto di continuare, è successo qualcosa di davvero strano.»Scott fece per intervenire, ma Zeph alzò una mano per fermarlo.«Ti prego, fammi finire. Se mi interrompo non riuscirò più a ricominciare.»Scott si rilassò al suo posto, e fece segno con un dito sulle labbra che avrebbe tenuto la bocca chiusa. Zeph aveva lo sguardo fisso sul divano.«Dicevo, è successo qualcosa di molto strano. Ti ho già detto che è stato come se la tua voce avesse accarezzato la mia pelle, come se si fosse insinuata sotto i vestiti senza… senza spaventarmi, senza farmi provare quel senso di nausea che mi coglie ogni volta che qualcuno posa le mani su di me.» Zeph inspirò ed espirò lentamente un paio di volte prima di esibirsi in un sorriso tremolante «Non so cosa sia successo quel giorno. Quando ti ho sentito cantare e la tua voce mi ha accarezzato la pelle, per la prima volta ho provato un desiderio. Il desiderio che le tue mani seguissero le stesse traiettorie. Su di me.»«Se è una crisi di identità sessuale e–»«Non dire sciocchezze, non è niente di tutto ciò. La crisi sulla mia identità sessuale l’ho avuta a dodici anni, sono perfettamente a mio agio nella mia bisessualità. Non sono mai stato con un uomo, è vero, ma non credo sia necessario per esserne sicuro, o no?»Scott chiuse le labbra così di scatto che nella stanza risuonò il rumore dei suoi denti che sbattevano. Ah, come si sentiva vecchio e obsoleto nei suoi ventisei anni di tormentate riflessioni.«Quel desiderio, però… non è durato. Quando hai smesso di cantare,» Zeph sollevò una mano e fece schioccare le dita con un gesto secco. «È svanito nel nulla. Di colpo. Se mi avessi toccato in quel momento ti avrei forse tirato un pugno.»Scott era sempre più confuso.«Quindi cosa mi stai chiedendo? Di cantare di nuovo per te?»Zeph annuì. «E di… provare a toccarmi. Mentre canti.»
Enys L.Z. (Villerouge)
Catania rimane ferma negli anni, non sposta di una linea. I chioschi liberty della Villa Bellini come nei giardini di Parigi verso il 1900, i viali, i platani, la fontanina di Cerere, quella del bambino che versa acqua da una brocca umida e gocciolante di licheni, la statua di Mario Rapisardi, quella di Di Bartolo, quella di Tempio, la colonnina vuota dalla quale fu sottratto nottetempo il mezzobusto in bronzo dell’on Milana. Gli anni lontani, angosciosi del liceo sono rimasti sospesi in mezzo a questi alberi, su queste panchine di pietra col gioco della dama disegnato a matita, su questo ponte di lamiere di ferro che trema ad ogni passo. C’è ancora in giro in questi viali il panico assillante delle giornate in cui marinavo la scuola e temevo di incontrare mio padre. I balconi della via Garibaldi hanno gli stessi vasi, gli stessi fili di ferro, le stesse brocche d’acqua di trenta anni fa. E gli odori sotto l’arco della Porta Uzeda mi ritornano in gola identici; odore di mare stagnante e di pesce secco, di catrame, di orina di cavallo sulle lastre di lava calde di sole, di bucce di fichidindia accatastate sotto gli archi della marina. Anni lontani di sgomento infantile, di voglia di fuggire, di morire anche pur di non andare a scuola.
Ercole Patti (Diario Siciliano)
Le persone, almeno per quel che ho visto adesso, non si dicono granché di interessante. Parlano delle loro vite, e le loro vite non sono interessanti. Quindi mi secco. Secondo me bisognerebbe parlare solo se si ha da dire qualcosa di interessante o di necessario.
Peter Cameron (Someday This Pain Will Be Useful to You)
Il mio lutto per lui è una pozza d’acqua marina prosciugata. Tra gli scogli resta il sale asciutto, dei singhiozzi a secco.
Erri De Luca
Il suono del disco che cade sul piatto è un sospiro veloce, che sa appena un po' di polvere. Quello del braccio che si stacca dalla forcella è un singhiozzo trattenuto, come uno schioccare di lingua, ma non umido, secco. Una lingua di plastica. La puntina strisciando nel solco, sibila pianissimo e scricchiola, una o due volte. Poi arriva il piano e sembrano gocce di un rubinetto chiuso male e il contrabbasso, come il ronzio di una moscone contro il vetro chiuso di una finestra, e dopo la voce velata di Chet Baker, che inizia a cantare "Almost Blue".
Carlo Lucarelli
Per fortuna non ero con Vincent. Oggi, al mercato di Bussum, rispecchiandomi in un bambino di tre o quattro anni, ho ritrovato uno spavento perduto. Negli occhi del bambino ho visto l'orrore quando la donna matura, dai fianchi poderosi, ha estratto dalla gabbia una gallina che se ne stava in un angolo, schiacciata contro il filo di ferro quasi a chiedere clemenza, chiocciando disperata. Io passavo dal bimbo atterrito alla donna che faceva tutto in modo freddo, impersonale, e stringeva con un colpo secco il collo della gallina che roteava nell'aria, mentre l'aria si riempiva di piume. Ho visto gli occhi del bambino sbarrarsi con il rantolo dell'animale, gli scatti di agonia sempre più lenti, i segni, nel corpo e nelle zampe, dello spasmo finale. Poi, l'odore del sangue sulla terra battuta. A quel punto il piccolo aveva già voltato la testa, e guardava da un'altra parte.
Camilo Sánchez (La viuda de los Van Gogh)
Quarant’anni alle quattro di mattina li senti di piú. A quell’ora può capitarti di voltarti indietro e scorgere un paio di rimpianti piccoli che nell’oscurità s’ingigantiscono, o un pugno di ricordi belli che ti spaccano il cuore. Poi mi sono accorto che l’albicocco che abbiamo appena piantato era un po’ secco, allora ho riempito una bacinella d’acqua e gli ho dato da bere. È stato guardando l’albicocco che mi sono ricordato di una cosa. Mi sono ricordato di quando fra cinque anni mangeremo le albicocche del nostro giardino. Me ne sono ricordato perché il mio sguardo è stato per un attimo quello di un quasi cinquantenne che si volta indietro, si ricorda l’albicocco, si ricorda con una punta di malinconia come sono stati i primi frutti e i sorrisi delle bambine. Oppure no, magari l’albicocco morirà e diventerà un ricordo triste. Ora però, seduto al buio sul muretto – ho pensato – io sono un quarantenne che guarda avanti. L’albicocco è qui e deve ancora crescere. Lo guardo e non vedo un rimpianto, né un ricordo, vedo solo un obiettivo. Mi viene in mente quest’immagine di un senso unico trafficato in cui c’è un uomo che deve attraversare sulle strisce. L’immagine mi porta un pensiero. Il pensiero è che quel che conta, quando ti avventuri su una strada, che tu sia al volante o che tu stia attraversando a piedi, è solo ricordarsi di guardare dalla parte giusta.
Matteo Bussola (Notti in bianco, baci a colazione)