Ti Voglio Bene Quotes

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Ti voglio bene..... It means everything. It means I love you. It means I want you. It means I want you to be okay. It means everything.
Diana Peterfreund (Rampant (Killer Unicorns, #1))
Italians have a way of saying “I love you” that is particularly instructive: Ti voglio bene, they say. It means “I want your good”—I want what’s best for you.
Luke Burgis (Wanting: The Power of Mimetic Desire in Everyday Life)
Uno ti può fare del male solo se vuoi bene a qualcuno. Ma io non voglio bene più a nessuno.
Elena Ferrante (Storia della bambina perduta (L'amica geniale, #4))
Lascia che te lo dica oggi quanto ti voglio bene, quanto tu sei stato sempre per me, come hai arricchito la mia vita. [...] Tu non puoi misurare ciò che significhi. Significa la sorgente in un deserto, l'albero fiorito in un terreno selvaggio. A te solo debbo che il mio cuore non sia inaridito, che sia rimasto in me un punto accessibile alla grazia.
Hermann Hesse
Quasi tutti pensano che le cose non siano vere finché non sono state dette, che sia la comunicazione, non il pensiero a dargli legittimità. È per questo che la gente vuole sempre che gli si dica «Ti amo, ti voglio bene». Per me è il contrario: i pensieri sono più veri quando vengono pensati, esprimerli li distorce o li diluisce, la cosa migliore è che restino nell'hangar buio della mente, nel suo clima controllato, perché l'aria e la luce possono alterarli come una pellicola esposta accidentalmente.
Peter Cameron (Someday This Pain Will Be Useful to You)
Dialogo tra Levi Matteo e Satana (il mago Woland). "Se vieni da me, perché non mi hai salutato, ex pubblicano?", replico Woland severo. "Perché non voglio che tu stia in salute", rispose brusco il nuovo venuto. "Ma dovrai rassegnarti a questo", replicò Woland e un sorriso increspò la sua bocca, "sei appena apparso sul tetto e già hai fatto una sciocchezza e ti dirò quale: è il tuo tono. Hai pronunciato le parole come se non riconoscessi le tenebre e il male. Sii tanto cortese da riflettere su questa domanda: che cosa sarebbe il tuo bene se non ci fosse il male, e come apparirebbe la terra se non ci fossero le ombre? Le ombre nascono dagli oggetti e dalle persone. Ecco l'ombra della mia spada. Ma ci sono le ombre degli alberi e degli esseri viventi. Non vorrai per caso sbucciare tutto il globo terrestre buttando via tutti gli alberi e tutto ciò che è vivo per godere della tua fantasia della nuda luce? Sei uno sciocco." (Il maestro e Margherita)
Mikhail Bulgakov
«Credo di piacergli davvero, solo che sono sbagliata.» «Tu non sei sbagliata!» tuonò Bob, per poi calmarsi. «Tu non sei sbagliata: sei come sei. E se vuoi prendere gli ormoni, hai il mio appoggio. Sono anni che ti dico di iniziare il percorso per il cambio di sesso. Solo non farlo per piacere a un ragazzo: queste cose non vanno mai bene.» «Quindi vuoi che aspetti?» «No. Voglio che tu lo faccia per te stessa.» Sam sbuffò. «Odio quando sei così comprensivo e razionale.» «È perché ti voglio bene, piccola »
Susan Moretto (Anormale)
Non ti accetto, non ti perdono, ti voglio come sei e, se possibile, anche peggiore di adesso,Perché,Perché il bene che io sono non esisterebbe senza il male che sei tu, un bene che dovesse esistere senza di te sarebbe talmente inconcepibile che neppure io riesco a immaginarlo
José Saramago
Allora il mio papà merita di stare nell'archivio' 'Cosa ti fa pensare che sia un bene starci?' 'Pechè vuol dire che uno è biograficamente significativo' 'E perché, questo è un bene?' 'Io voglio essere significativo.' 'Nove persone significative su dieci hanno a che fare coi soldi o con la guerra
Jonathan Safran Foer (Extremely Loud & Incredibly Close)
Le persone che ti vogliono bene possono essere fastidiose, a volte. E non puoi averle intorno quando senti il bisogno di farti male.
Irene Cao (Io ti guardo - Io ti sento - Io ti voglio: La prima trilogia erotica italiana vol. I, II e III (Italian Edition))
«Ti amo» – disse il Piccolo Principe. «Anche io ti voglio bene» – rispose la rosa. «Ma non è la stessa cosa» – rispose lui. – «Voler bene significa prendere possesso di qualcosa, di qualcuno. Significa cercare negli altri ciò che riempie le aspettative personali di affetto, di compagnia. Voler bene significa rendere nostro ciò che non ci appartiene, desiderare qualcosa per completarci, perché sentiamo che ci manca qualcosa».
Antoine de Saint-Exupéry (Il Piccolo Principe - Bilingue Italiano-Francese: In italiano semplice e moderno (Italian Edition))
True love involves virtue, friendship and the pursuit of a common good. Both people are focused on a common goal outside of themselves. In Christian marriage, for example, a husband and wife unite themselves to the common aim of helping each other grow in holiness, deepening their own union and raising children. Most of all, true love involves the selfless pursuit of what is best for the other person, even if it means sacrificing one’s own preferences and desires—love in the sense of ti voglio bene.
Edward Sri (Men, Women and the Mystery of Love: Practical Insights from John Paul II's Love and Responsibility)
mi viene solo in mente quella storia dei fiumi, […] e al fatto che si son messi lì a studiarli perché giustamente non gli tornava 'sta storia che un fiume, dovendo arrivare al mare, ci metteva tutto quel tempo, cioè scelga, deliberatamente, di fare un sacco di curve, invece di puntare dritto allo scopo, […] c'è qualcosa di assurdo in tutte quelle curve, e così si sono messi a studiare la faccenda e quello che hanno scoperto alla fine, c'è da non crederci, è che qualsiasi fiume, […], prima di arrivare al mare fa esattamente una strada tre volte più lunga di quella che farebbe se andasse diritto, sbalorditivo, se ci pensi, ci mette tre volte tanto quello che sarebbe necessario, e tutto a furia di curve, appunto, solo con questo stratagemma delle curve, […] è quello che hanno scoperto con scientifica sicurezza a forza di studiare i fiumi, tutti i fiumi, hanno scoperto che non sono matti, è la loro natura di fiumi che li obbliga a quel girovagare continuo, e perfino esatto, tanto che tutti, dico tutti, alla fine, navigano per una strada tre volte più lunga del necessario, anzi, per essere esatti, tre volte virgola quattordici, giuro, il famoso pi greco, non ci volevo credere, in effetti, ma pare che sia proprio così, devi prendere la loro distanza dal mare, moltiplicarla per pi greco e hai la lunghezza della strada che effettivamente fanno, il che, ho pensato, è una gran figata, perché, ho pensato, c'è una regola per loro vuoi che non ci sia per noi, voglio dire, il meno che ti puoi aspettare è che anche per noi sia più o meno lo stesso, e che tutto questo sbandare da una parte e dall'altra, come se fossimo matti, o peggio smarriti, in realtà è il nostro modo di andare diritti, modo scientificamente esatto, e per così dire già preordinato, benché indubbiamente simile a una sequenza disordinata di errori, o ripensamenti, ma solo in apparenza perché in realtà è semplicemente il nostro modo di andare dove dobbiamo andare, il modo che è specificatamente nostro, la nostra natura, per così dire, cosa volevo dire?, quella storia dei fiumi, sì, è una storia che se ci pensi è rassicurante, io la trovo molto rassicurante, che ci sia una regola oggettiva dietro a tutte le nostre stupidate, è una cosa rassicurante, tanto che ho deciso di crederci, e allora, ecco, quel che volevo dire è che mi fa male vederti navigare curve da schifo come quella di Couverney, ma dovessi anche andare ogni volta a guardare un fiume, ogni volta, per ricordarmelo, io sempre penserò che è giusto così, e che fai bene ad andare, per quanto solo a dirlo mi venga da spaccarti la testa, ma voglio che tu vada, e sono felice che tu vada, sei un fiume forte, non ti perderai…
Alessandro Baricco (City)
«Sai che effetto mi fa vedere i tuoi occhi?» «Sì, me ne sono fatto un’idea.» «No, non parlo di sesso, Travis, anche se è inutile negare che vederli mi faccia eccitare subito, ma non è questo quello che voglio dire.» «Allora cos’è?» Mack abbandona il suo sorriso assumendo un'aria seria che mi fa temere di sentire quello che pensa. «Perché è in quel momento che ti vedo davvero, con tutto quello che non dici, perché quando ti togli gli occhiali fai fatica a non lasciare che i tuoi occhi tradiscano le tue emozioni. E quando lo vedo, mi sento fortunato a essere l’uomo che può vedere chi sei. Anche se so, come in questo momento, che mi nascondi delle cose, il poco che vedo mi sta più che bene»
Amheliie (Road (French Edition))
«Voglio solo essere normale.» Mason le allungò il vassoio. «Per quello che può valere, secondo me fai bene. Ma devi cenare.» Sam sorrise. Mason era fatto così: un momento ti strappava il cuore dal petto e quello subito dopo faceva la cosa più dolce del mondo, come portarle un sandwich. Forse non aveva neanche finito di cenare, pur di evitare che lei saltasse il pasto. Aveva addirittura uno sbaffo di latte sul labbro superiore... Lo baciò. Quasi lo travolse per abbracciarlo e sentì il vassoio cadere a terra. Forse si era anche rotto il piatto, ma non importava: Mason era caldo contro di lei, lo sentiva forte sotto le dita e, quando lui rispose al bacio, un brivido le risalì lungo le braccia.
Susan Moretto (Anormale)
Se è da me che sei venuto, perché non mi hai salutato, ex esattore dei tributi?" proferì Woland severamente. "Perché non voglio la tua salute." "Dovrai fartene una ragione," ribatté Woland, e un sorriso di scherno gli torse la bocca. "Non hai fatto in tempo a comparire sul tetto, che già hai commesso uno sciocco errore, e ti dirò qual è: l'intonazione della tua voce. Hai pronunciato le tue parole come se non riconoscessi l'esistenza delle ombre, e nemmeno del male. Non vuoi invece essere così buono da riflettere sulla questione: che cosa avrebbe fatto il tuo bene, se non fosse esistito il male, e che aspetto avrebbe la terra se da lei scomparissero le ombre? Sono le cose e le persone che generano le ombre. Ecco l'ombra della mia spada. Ma ci sono anche le ombre degli alberi e degli esseri viventi. Non vorrai forse scorticare l'intera sfera terrestre, strappandole di dosso tutti gli alberi e tutto ciò che è vivo, per la tua fantasia di abbandonarti al godimento della nuda luce? Sei stupido." "Non starò a discutere con te, vecchio sofista," rispose Levi Matteo. "Non potresti comunque discutere con me, per la ragione che ti ho detto: sei stupido.
Mikhail Bulgakov (Master and Margarita)
Vorrei, per essere proprio tranquillo, che tu non ti spaventassi o ti turbassi troppo qualunque condanna siano per darmi. Che tu comprendessi bene, anche col sentimento, che io sono un detenuto politico e sarò un condannato politico, che non ho e non avrò mai da vergognarmi di questa situazione. Che, in fondo, la detenzione e la condanna le ho volute io stesso, in certo modo, perché non ho mai voluto mutare le mie opinioni, per le quali sarei disposto a dare la vita e non solo a stare in prigione. Che perciò io non posso che essere tranquillo e contento di me stesso. Cara mamma, vorrei proprio abbracciarti stretta stretta perché sentissi quanto ti voglio bene e come vorrei consolarti di questo dispiacere che ti ho dato ma non potevo fare diversamente. La vita è così, molto dura, e i figli qualche volta devono dare dei grandi dolori alle loro mamme, se vogliono conservare il loro onore e la loro dignità di uomini
Antonio Gramsci (Selections from the Prison Notebooks)
«Ho pensato che mi stessi evitando perché eri arrabbiato...» «Ti stavo evitando perché ero confuso. È stata una sorpresa scoprire che sei transessuale, ma una sorpresa ancora più grande scoprire che non mi crea nessun problema. Sono sempre stato attratto dalle ragazze, ma c’è solo una persona che posso dire di aver amato... E sei tu. Il mondo non è bianco e nero, e se tutto va a rotoli è perché c’è ancora chi la pensa così. Io non voglio essere una di quelle persone. Voglio solo essere felice, io, e non c’è nulla che mi rende più felice di te. Allora, che cosa pensi? Possiamo cercare di essere grigi insieme?» «E se non funzionasse?» domandò Sam. «Allora non avrà funzionato» rispose Topher facendo spallucce. «Anche se alla fine dovessimo rimanere solo amici, non posso immaginare nulla di peggio che non averti nella mia vita. Io ci sarò sempre per te, di qualunque cosa tu abbia bisogno, in qualunque momento. È semplice.» Le parole di Topher fecero venire le lacrime a Sam, ma per la prima volta da moltissimo tempo erano lacrime di gioia. Sam diede a Topher l’abbraccio più forte che poteva. «Non hai idea di quanto ho aspettato che qualcuno mi dicesse una cosa del genere» disse Sam. «È andata bene?» disse Topher. «Ho passato tutto il giorno a ripetermi il discorso nella testa. Spero di non essere apparso troppo mieloso o disperato, perché erano parole sincere.» «No, è stato perfetto» ridacchiò Sam. «E non c’è niente che mi renderebbe più felice di essere grigio con te»
Chris Colfer (Stranger Than Fanfiction)
Non mi pento di quello che ho fatto,” continuò Marshell con un sospiro e rilassandosi un po’. “Sono certo che Lawson ti ha detto che anni fa siamo stati amanti, e quindi sapevo che la gelosia nei miei confronti ti avrebbe spinto verso di lui, facendoti smettere di fuggire. Gli voglio bene come a un fratello, Heller, e non potevo guardarti andar via da lui senza… fare qualcosa.” “Perciò mi hai costretto a combattere per lui.” “Sì, ti ho fatto combattere per lui. Lawson merita la felicità. Merita un compagno. Merita te, Heller.” “Io… pensavo non mi ritenessi alla sua altezza,” replicò Heller. “Oh, santo cielo,” gemetti, con il cuore che rischiava di andare in pezzi. “Mi dispiace, ma ho fatto quello che ho fatto proprio perché sapevo che eri alla sua altezza, e volevo che anche tu lo capissi.” Quindi gli diede una pacca sulla schiena. “Benvenuto in famiglia, fratellino.” “Merda!” Heller osservò quelle braccia massicce. “Fratellino?” Marshell fece un sorrisetto. “Fidati, in me non c’è niente di ino
M.A. Church (Behind the Eight Ball (Fur, Fangs, and Felines #2))
«Non voglio restare di nuovo solo», sussurrò il giovane con un filo di voce. Ross avrebbe voluto che quell’istante restasse scolpito nel tempo, immobile, immutabile. Sapeva quanto fosse costata quella rivelazione; sembrava che Nathan avesse finalmente abbassato le difese per far trapelare le sue sensazioni e debolezze. Ross gli prese le mani, che stavano ancora poggiate sul suo petto, e, dopo essersi liberato dalla presa, cercò il viso del ragazzo. «Ci vuole coraggio per ammettere le proprie debolezze. Cerchiamo costantemente di nasconderle per apparire forti e sicuri agli occhi degli altri, ma se ci pensi, Nathan, sono quelle a renderci umani. Hai appena ammesso la tua umanità, non ti senti meglio? Be’, dovresti, perché è solo in questo modo che possiamo volerci bene e che permettiamo alle persone di conoscerci veramente e di aiutarci. Ma detto questo… spero che a questo punto tu non mi creda il tuo mentore, sono semplicemente un tizio che ti farà dormire nel suo ufficio, almeno per stanotte!», concluse Ross avvicinandosi alla porta.
Cristiano Pedrini (La teoria del pettirosso (Italian Edition))
Quando ho smesso di giocherellare con il cappotto, mi ha detto: «Puoi anche prendere per il culo i vicini, le guardie, Gesù e quella rimbambita di tua madre con queste visite da brava mammina, ma io non ci casco. Vai pure avanti se vuoi una medaglia al valore. Ma non trascinare più qui il tuo culo se pensi di farlo per me». Poi ha aggiunto: «Perché io ti odio». So che i ragazzini dicono cose del genere di continuo, d’impulso: ti odio, ti odio!, gli occhi colmi di lacrime. Ma Kevin ha quasi diciotto anni, e il tono della sua voce era piatto. Avevo un’idea di ciò che avrei dovuto rispondere: Lo so che non lo pensi davvero, ma sapevo che lo pensava. Oppure: Io ti voglio bene comunque, giovanotto, che ti piaccia o no. Ma mi è venuto il dubbio che così avrei seguito la sceneggiatura che mi aveva aiutata ad atterrare in quella sala surriscaldata che puzzava come il bagno di una stazione in un pomeriggio di dicembre. Perciò gli ho detto, con il medesimo tono da comunicato ufficiale: «Anche io ti ho sempre odiato, Kevin» e ho girato i tacchi.
Lionel Shriver (We Need to Talk About Kevin)
«C’è un solo letto!» E all’improvviso, come se qualcuno avesse acceso la luce, Abaddon vide il problema. E la soluzione. Era così semplice che lo fece scoppiare a ridere a crepapelle. «Cosa?» chiese Seth, cercando di liberarsi. «Stai di nuovo ridendo di me.» «No,» lo rassicurò lui, tenendolo stretto, rifiutandosi di lasciarlo andare. Obbligò Seth a guardarlo negli occhi. «Hai ragione, c’è solo un letto, e non voglio che sia il tuo. Voglio che sia il nostro. Ti ci porterei adesso, se pensassi che me lo lasceresti fare. Ma al contrario di quello che pensi, ti rispetto. Posso non condividere la tua fede, ma ti amo anche per quella.» Ma non era sicuro di spiegarsi bene. Seth sembrava ancora confuso. «Posso dirti che in tutti i miei anni all’Inferno, non ho mai incontrato una singola anima che ci fosse finita solo per aver fatto sesso. Ma non voglio che qualcosa fra noi ti faccia dubitare di te stesso, e c’è un solo modo per assicurarsi che quello che succede in quell’unico letto non ti sembri un peccato.» Per un momento Seth rimase completamente immobile, assimilando la cosa. L’imbarazzo sul suo viso iniziò a mutare in speranza. «Dici davvero?» «Certo che sì!» «Non voglio che ti senta obbligato a fare niente.» «Stai scherzando? Ti amo così tanto che riesco appena a sopportarlo. Ma se non hanno autocontrollo, si sposino, perché è meglio sposarsi che ardere di passione,» così dicendo scoppiò a ridere. «Anche se, francamente, non vedo perché non potremmo fare entrambe le cose.» Il sorriso di Seth non era mai stato più luminoso. «Sposarsi e ardere di passione?» «Esattamente. Cosa ne dici?» «Penso che l’idea mi piace»
Marie Sexton (Damned If You Do)
Non so se avrò tempo di scrivere altre lettere, perché forse sarò troppo impegnato a cercare a partecipare. Quindi, se questa dovesse essere l’ultima lettera, voglio che tu sappia che non stavo per niente bene prima di cominciare il liceo e tu mi hai aiutato. Anche se non sapevi di cosa parlavo o non conoscevi nessuno che aveva questi problemi, non mi hai fatto sentire solo. Perché io so che ci sono persone che dicono che queste cose non esistono. Perché ci sono persone che quando compiono diciassette anni, dimenticano com’era averne sedici. So che queste un giorno diventeranno delle storie e che le nostre immagini diventeranno vecchie fotografie e noi diventeremo il padre o la madre di qualcuno. Ma qui, adesso, questi momenti non sono storie, questo sta succedendo. Io sono qui e sto guardando lei. Ed è bellissima. Ora lo vedo, il momento in cui sai di non essere una storia triste. Sei vivo. E ti alzi in piedi e vedi le luci sui palazzi e tutto quello che ti fa restare a bocca aperta. E senti quella canzone, su quella strada, con le persone a cui vuoi più bene al mondo. E in questo momento, te lo giuro, NOI SIAMO INFINITO.
Stephen Chbosky (The Perks of Being a Wallflower)
Sul serio, Taff. Mi ami? Voglio dire, mi ami davvero? Non solo perché siamo cresciuti insieme o stronzate del genere. Ma amore, nel senso di amore vero?” “Amore tipo 'ti-sposerei-se-solo-in-Colorado-fosse-legale', ecco che tipo di amore,” disse serio David. Si piegò in avanti e appoggiò la testa contro l'addome di Zach, passando le braccia attorno ai suoi fianchi e appoggiandole sul tavolo dietro di lui. “Sono innamorato di te da sette fottuti anni, Zach Tyler, da quando mi hai baciato, e non mi importa se hai delle cicatrici o i pidocchi o i nervi a fior di pelle, ti amo e voglio stare con te. Puoi scappare, nasconderti e fare finta di niente, se vuoi; non ti chiedo nulla. Ma voglio che tu sappia quello che provo. So che non sei ancora pronto per una relazione seria, e va bene. Posso aspettare.” Zach passò le mani tra i capelli arruffati di David, giocando con le ciocche screziate. “Sei completamente matto, lo sai, Taff? Proprio non riesco a capire perché diavolo tu voglia qualcuno come me. Sono del tutto fuori di testa; credo che tu te ne sia accorto, dopo ieri notte. Ma, Gesù, quanto lo voglio. Lo voglio davvero. Sono solo un po' spaventato.” “Lo so. Anch'io
Rowan Speedwell (Finding Zach (Finding Zach, #1))
È solo una casa, sì, ma è anche tanto di più. È la dimostrazione che le cose potevano andare meglio per noi. “Per favore ditemi che non la dipingerete mai,” dice Corey. “Davvero, è come se il Gigante Verde ci si fosse masturbato sopra.” “Ed ecco un’altra immagine che non mi abbandonerà mai,” si lamenta Bear. “Anche il suo sperma è verde?” si chiede Otter a voce alta. “Potrebbe essere. Fa un po’ schifo, però.” “E forse sa di piselli e carote,” aggiunge Corey. “Almeno ti farebbe bene,” faccio io. “Forse è questa l’origine del passato di verdure per neonati.” “Disgustoso e offensivo,” protesta lui. “Tuttavia, probabilmente corretto.” “Stiamo già ricominciando, per l’amor del cielo,” fa Bear. “Siamo a casa da un minuto e stiamo parlando del Gigante Verde che si masturba per produrre gli omogeneizzati. Per una volta in vita nostra, sarebbe possibile fare delle conversazioni normali prima di un evento sociale?” “Bear è arrabbiato perché ora non riuscirà a pensare ad altro,” spiega Otter a Corey. “E forse si sente anche leggermente eccitato.” “Bleah!” mi lamento io. “Non voglio pensare a Bear che si eccita pensando al Gigante Verde. E neanche pensando ad altro, se è per questo. Tenetevi per voi i vostri giochini.
T.J. Klune (The Art of Breathing (Bear, Otter, and the Kid, #3))
«Ma lo scempio... Lo scempio del Paese che tu mi hai mostrato dando la parola agli stracci di un sopravvissuto, quello scempio non avverrà se accetterò il tradimento consegnando la mia anima a quei miseri congiurati che non sapranno cosa farne, così della mia anima come del mio corpo perché troppo ingombranti?» «No, questo non è in mio potere prometterlo. Il male è necessario. La storia dell'umanità non esisterebbe se non esistesse il male.» «Sei tu il male?» «Evvia, professore, credi duqnue ancora a questa vecchia panzana da sacrestia?» «E chi è, dunque, il male?» «Non posso risponderti. Mi è già costato troppo farlo la prima volta. Ci ho rimesso letteralmente le penne, come si suol dire.» «Non ti credo. Non voglio crederti. Tu bestemmi. Io credo al bene. Io sono il bene. Io morirò, ma non per mia mano, perché io sono il bene.»
Ferruccio Parazzoli (Adesso viene la notte)
Narciso gli disse: "Sono così contento che tu sia ritornato! Mi sei mancato tanto, ho pensato a te ogni giorno e spesso avevo paura che tu non volessi ritornare più." Boccadoro scosse la testa: "Via, la perdita non sarebbe stata grande". Narciso, a cui bruciava il cuore di dolore e di affetto, si chinò lentamente verso di lui e fece quello che in tanti anni della loro amicizia non aveva mai fatto, sfiorò con le sue labbra i capelli e la fronte di Boccadoro. Questi s'accorse di ciò che accadeva, prima con stupore, poi con commozione. "Boccadoro", gli sussurrò l'amico all'orecchio, "perdonami di non avertelo saputo dire prima. Avrei dovuto dirtelo allora, quando venni a cercarti nella tua prigione, nella residenza del vescovo, o quando vidi le tue prime figure, o qualche altra volta. Lascia che te lo dica oggi quanto ti voglio bene, quanto tu sei sempre per me, come hai arricchito la mia vita. Per te non avrà molta importanza. Tu sei abituato all'amore, esso non è nulla di strano per te, sei stato amato e viziato da tante donne. Per me è un'altra cosa. La mia vita è stata povera d'amore, mi è mancato il meglio. Il nostro abate Daniele mi diceva un giorno ch'io gli sembravo orgoglioso: forse aveva ragione. Io non sono ingiusto verso gli uomini, mi sforzo di essere giusto e paziente con loro, ma non gli ho mai amati. Di due eruditi che ci siano nel convento, il più erudito mi è più caro; a un debole scienziato non ho mai potuto voler bene, passando sopra alla sua debolezza. Se tuttavia so cos'è l'amore, è per merito tuo. Te ho potuto amare, te solo fra gli uomini. Tu non puoi misurare ciò che significhi. Significa la sorgente in un deserto, l'albero fiorito in un terreno selvaggio. A te solo debbo che il mio cuore non sia inaridito, che sia rimasto in me un punto accessibile alla grazia.
Hermann Hesse (Narcissus and Goldmund)
Ascolta bene, Wanda. So esattamente ciò che non vuoi essere. Ma noi siamo umani, ed egoisti, e non facciamo sempre la cosa giusta! Non ti lasceremo andare. Fattene una ragione «Viandante? Ti stiamo aspettando tutti, piccola. Apri gli occhi.»Questa voce, il respiro caldo che mi sfiorava l'orecchio, era ancora più familiare. Percepii una strana sensazione quando la sentii. Una sensazione mai provata prima. Mi mozzò il respiro e mi fece tremare le dita.Volevo vedere quel viso, quella voce.Un'ondata di colore invase la mia mente - un colore che mi chiamava da una vita lontana - un blu acceso, brillante. L'universo era blu e acceso. I miei occhi trovarono il blu che cercavo. Zaffiro, neve e mezzanotte.«Ian? Ian, dove sono?» Il suono della voce che mi uscì dalle labbra mi spaventò. Acuto e stridulo. Familiare, ma non mio. «Chi sono?»«Tu sei tu» rispose Ian. «E sei di nuovo a casa.» «Ti ho tenuta in mano, Viandante. Ed eri bellissima.» «No. È grossa abbastanza solo per te.»«Non voglio restare solo. Però...»Perché non me lo chiedeva? «Però cosa?»«Sei riuscita a pensarci un po' su? Non voglio metterti fretta. So che sei confusa... a proposito di Jared...»Impiegai un istante a capire cosa voleva dirmi, e reagii con un risolino soffocato. In genere, Melanie non si lasciava andare, Luna invece sì, e il suo corpo mi tradiva nei momenti meno opportuni.«Che c'è?» domandò Ian.«Ero io ad aspettare che ci pensassi su» bisbigliai. «Non volevo metterti fretta, perché so che sei confuso. A proposito di Melanie.»Un sobbalzo impercettibile, di sorpresa. «Pensavi...? Ma Melanie non sei tu, non mi sono mai sentito confuso.»Sorridevo nel buio. «E tu non sei Jared.»Rispose circospetto. «Resta pur sempre Jared. E tu lo ami.»Era ancora geloso? Non avrei dovuto lasciarmi lusingare da un'emozione negativa, ma dovevo ammettere che mi gratificava.«Jared è il passato, un'altra vita. Tu sei il mio presente.»Tacque per un momento. Quando riprese a parlare, la sua voce era gon-fia di emozione. «E il tuo futuro, se lo vuoi.»«Sì, te ne prego.»Mi baciò nella maniera meno platonica possibile, in mezzo alla calca, mentre ripensavo con eccitazione alla mossa smaliziata e spontanea con cui avevo aggiunto un anno alla mia età.Terminata la stagione delle piogge, Ian sarebbe diventato il mio compa-gno, nel vero senso della parola. Era una promessa, un impegno al quale non mi ero mai sottoposta, in tutte le mie vite. Ripensarci mi riempiva di gioia, di ansia, di timidezza e di impazienza... mi faceva sentire umana. «Il diciottesimo!» Avevo mentito, aggiungendo un anno.Con la coda dell'occhio, vidi Melanie e Ian sobbalzare di sorpresa. Il mio corpo non dimostrava affatto i suoi quasi diciassette anni.Fu quel piccolo imbroglio, quella rivendicazione preventiva del mio compagno, a farmi capire che sarei rimasta con loro. Con Ian e il resto del-la mia famiglia. Sentii un gonfiore strano chiudermi la gola. «Melanie sarà mia per sempre. E io sarò per sempre suo.»
Stephenie Meyer (The Host (The Host, #1))
È dolce o amara? – È amara, ma ti farà bene. – Se è amara, non la voglio. – Da' retta a me: bevila. – A me l'amaro non mi piace. – Bevila: e quando l'avrai bevuta, ti darò una pallina di zucchero, per rifarti la bocca. – Dov'è la pallina di zucchero? – Eccola qui – disse la Fata, tirandola fuori da una zuccheriera d'oro. – Prima voglio la pallina di zucchero, e poi beverò quell'acquaccia amara.. – Me lo prometti? – Sì... La Fata gli dette la pallina, e Pinocchio, dopo averla sgranocchiata e ingoiata in un attimo, disse leccandosi i labbri: – Bella cosa se anche lo zucchero fosse una medicina!... Mi purgherei tutti i giorni. – Ora mantieni la promessa e bevi queste poche gocciole d'acqua, che ti renderanno la salute. Pinocchio prese di mala voglia il bicchiere in mano e vi ficcò dentro la punta del naso: poi se l'accostò alla bocca: poi tornò a ficcarci la punta del naso: finalmente disse: – È troppo amara! troppo amara! Io non la posso bere. – Come fai a dirlo, se non l'hai nemmeno assaggiata? – Me lo figuro! L'ho sentita all'odore. Voglio prima un'altra pallina di zucchero... e poi la beverò!...
Carlo Collodi (Le avventure di Pinocchio)
Artù andò alla porta della fucina, la spalancò e fissò il cortile. Niente vi si muoveva, a parte i soliti cani. Si voltò. - Sei un uomo onesto, figlio - ammise a malincuore. - Un uomo onesto. Sono orgoglioso di te. Ma hai un'idea troppo buona del mondo. C'è il male là fuori, il vero male, e tu non ci credi. - Tu ci credevi, quando avevi la mia età? Artù riconobbe con un mezzo sorriso l'acutezza della domanda. - Quando avevo la tua età, credevo di poter rifare il mondo. Credevo che il mondo avesse bisogno solo d'onestà e di gentilezza. Credevo che il trattare bene la gente, il mantenere la pace e il praticare la giustizia sarebbero stati ricompensati con la gratitudine. Credevo che il bene avrebbe annullato il male. Rimase pensieroso per qualche attimo. - Forse pensavo che le persone fossero simili ai cani e che, offrendo loro abbastanza affetto, sarebbero state docili - riprese, amaro. - Ma le persone non sono cani, Gwydre, sono lupi. Un re deve governare migliaia di ambiziosi e ognuno di loro inganna. Sarai adulato e, alle tue spalle, deriso. Ti giureranno fedeltà eterna e intanto trameranno alle tue spalle. Scrollò le spalle. - E se sopravviverai ai complotti, un giorno avrai la barba grigia come me, guarderai la tua vita e ti accorgerai di non aver realizzato niente. Un bel niente. I bambini da te ammirati in braccio alle madri saranno cresciuti e diventati assassini, la giustizia da te imposta sarà in vendita, la gente da te protetta sarà ancora affamata e il nemico da te sconfitto minaccerà ancora i confini. Parlando, era diventato sempre più furioso. Ora con un sorriso addolcì la collera. - É questo che vuoi? Gwydre lo guardò negli occhi. Pensai per un attimo che avrebbe esitato o forse discusso con il padre, invece diede ad Artù una buona risposta. - Quello che voglio, padre, è trattare bene le persone, dare loro la pace e offrire loro giustizia.
Bernard Cornwell (La spada perduta)
Qui giace Francis Turner Su Mary, non stare lì impalata, appoggia quei fiori e siediti. [...] Mi hanno assegnato un bel posto, non trovi? [...] Passo le giornate a seguire tutto il viavai che c’è là fuori, non mi pare neanche di essere morto. Dai su, Mary, non fare così. Asciugati, da brava. Tu non potevi saperlo. Nessuno può pensare di uccidere qualcuno con un bacio. Sei stata spontanea e nient’altro. Ti sei sentita di farlo e, così, all’improvviso, dopo che tutte le cose lasciavano credere che non l’avresti mai fatto, mi hai baciato. Non hai usato un coltello, né una pistola. Non avevi una capsula di cianuro nascosta in bocca. Hai semplicemente appoggiato piano le tue labbra sulle mie. Devi smetterla di fartene una colpa. Io non ti avevo detto nulla, forse avrei dovuto ma ho preferito rischiare. Ho passato tutta la vita a controllarmi, con te ho voluto rischiare. Non avevo incontrato niente fino a quel momento che lo meritasse più della signorina Mary Iggins e non mi pento di averlo fatto. Tutta la mia infanzia se n'è andata con me seduto in tribuna che la guardavo sfilare. [...] Capisci, Mary, per tutta la vita, giorno dopo giorno —un giorno dopo l'altro, uno dopo l'altro e dopo l'altro e dopo l'altro e dopo ancora uno e ancora uno e ancora uno...— io sono rimasto a guardare. I miei genitori mi hanno spiegato subito come stavano le cose. Niente palla avvelenata, niente nascondino, niente capanna sull'albero, niente grandi emozioni. Un'esistenza protetta da spettatore, questo mi toccava e io questo ho preso. Fino a che ti ho conosciuta. [...] Voglio dire, sì, fare quella cosa lì mi mancava moltissimo, però mi pareva di immaginare abbastanza bene come sarebbe stato. Il finale almeno, lo conoscevo anche io: un piacere che ti svuota, un crollo di tensione dalle ginocchia alle radici dei capelli. L'inizio invece, il momento del vero inizio, quando le mani sono ancora al loro posto e i vestiti anche, quando le bocche parlano solo come azione diversiva intanto che gli occhi scrutano i pensieri dell'altro, ecco insomma, il momento, l'attimo che precede il primo bacio, lo desideravo come la rivelazione di uno stato superiore di conoscenza, che in fondo spettava anche a me, in quanto essere umano. Dopo il bacio vengono un sacco di altri bei momenti, ma sono —così pensavo— una conseguenza abbastanza automatica del primo esaltante contatto da cui sono scaturiti. Finire a letto dopo che ci si è baciati dev'essere splendido ma non è certo sorprendente, mai almeno quanto l'attimo in cui l'altro, un individuo in tutto e per tutto sconosciuto fino a un secondo prima, accetta di schiudere le labbra mentre ti avvicini. Il bacio, baciare la donna che desideravo, era ciò che più avrebbe messo a rischio la mia vita, ma era anche la scommessa più emozionante. Io l'avevo fatta con te, Mary. E avevo perso. [...] Di nuovo il silenzio della sera prima. E tu che ti avvicini centimetro dopo centimetro, tenendo gli occhi nei miei, sollevando il mento verso un luogo che, contro ogni aspettativa, contro ogni più libera immaginazione, sembrava essere proprio la mia bocca. Che gioia immensa, l'attimo dell'intenzione tradita. Lo stavi facendo, lo stavi proprio facendo. La gente non si era ancora accorta di niente, e neanche tu. Non potevi aver sentito il colpo. Un solo tum. E poi tutto fermo, non un battito, non un rumore, tutto già finito dentro di me, mentre il nostro amore cominciava. No, niente cianuro, ma il sapore delle tue labbra, della tua saliva, è stato un'arma forse ancora più potente. È così, Mary. Piangi pure se vuoi, ma il mio cuore è esploso per colpa tua, il mio cuore è esploso grazie a te. Vedo perfettamente la tua bocca ancora schiusa mentre cado, l'interno lucido, buio, gli occhi di una donna che, senza saperlo, ha appena messo la morte sulle labbra di un uomo. Qui, sulla collinetta di Spoon River, di amori letali ne sentirai raccontare. Ma il nostro, Mary —forse era questo che volevi sentirmi dire— è stato davvero unico.
Mauro Covacich
o ti chiesi perché i tuoi occhi si soffermano nei miei come una casta stella del cielo in un oscuro flutto. Mi hai guardato a lungo come si saggia un bimbo con lo sguardo, mi hai detto poi, con gentilezza: ti voglio bene, perché sei tanto triste
Hermann Hesse
Io ti chiesi perché i tuoi occhi si soffermano nei miei come una casta stella del cielo in un oscuro flutto. Mi hai guardato a lungo come si saggia un bimbo con lo sguardo, mi hai detto poi, con gentilezza: ti voglio bene, perché sei tanto triste
Hermann Hesse
«Mater dulcissima, ora scendono le nebbie, il Naviglio urta confusamente sulle dighe, gli alberi si gonfiano d'acqua, bruciano di neve; non sono triste nel Nord: non sono in pace con me, ma non aspetto perdono da nessuno, molti mi devono lacrime da uomo a uomo. So che non stai bene, che vivi come tutte le madri dei poeti, povera e giusta nella misura d'amore per i figli lontani. Oggi sono io che ti scrivo.» - Finalmente, dirai, due parole di quel ragazzo che fuggì di notte con un mantello corto e alcuni versi in tasca. Povero, così pronto di cuore lo uccideranno un giorno in qualche luogo. - «Certo, ricordo, fu da quel grigio scalo di treni lenti che portavano mandorle e arance, alla foce dell'Imera, il fiume pieno di gazze, di sale, d'eucalyptus. Ma ora ti ringrazio, questo voglio, dell'ironia che hai messo sul mio labbro, mite come la tua. Quel sorriso m'ha salvato da pianti e da dolori. E non importa se ora ho qualche lacrima per te, per tutti quelli che come te aspettano, e non sanno che cosa. Ah, gentile morte, non toccare l'orologio in cucina che batte sopra il muro tutta la mia infanzia è passata sullo smalto del suo quadrante, su quei fiori dipinti: non toccare le mani, il cuore dei vecchi. Ma forse qualcuno risponde? O morte di pietà, morte di pudore. Addio, cara, addio, mia dulcissima mater.»
Salvatore Quasimodo
Joy si immaginò la donna dall'altra parte del telefono e desiderò poter essere quella persona nella vita di Gray; quella che cercava per un consiglio e che chiamava quando non era sicuro e che teneva tra le braccia la notte... «Ti voglio bene, mamma» disse il ragazzo prima di terminare la comunicazione. Okay. Non voleva essere la madre di Gray. Però le sarebbe piaciuto avere l'opportunità di essere sua pari. La sua compagna.
J.R. Ward
Sai, credo di essere sempre stata innamorata di te". "Che cosa?" "Per anni e anni. Ti ricordi quando venivo a trovarti, prima con Bernie e poi con Jack?Era te che volevo. Ma tu non ti accorgevi di me. Avevi sempre una lattina di birra in mano, oppure eri ossessionato da qualcosa". "Pazzo, credo, ero pazzo. Pazzia da ufficio postale. Mi dispiace di non essermi mai accorto di te". "Puoi accorgerti di me adesso". ...... "Non voglio incasinarti, Dee Dee", dissi. "Non sono sempre gentile con le donne". "Ma ti ho detto che ti amo". "Non farlo. Non amarmi." "Va bene" disse lei. "Allora non ti amo, ti amerò solo un pochino. Va bene così?" "Molto meglio".
Charles Bukowski (Donne)
Aidi non capirà mai quel che provo perché lei è trincerata nel suo fortino. ‘Ho paura che il nostro rapporto sarebbe troppo esclusivo, e ti voglio tantissimo bene ma ho paura di dare.’ Potrebbe dirmelo. Perché lei ha un altro passato, un altro alfabeto, altre rime la fanno sorridere. Siamo irrimediabilmente diversi, ed è bello incontrare gente diversa, ma forse è impossibile capirla fino in fondo. Come in quella canzone incredibile dei Cure dove lei è bellissima e il povero la guarda ammirato e lei si sente offesa e Robert Smith dice: ‘Ecco perché ti odio’.
Enrico Brizzi (Jack Frusciante Has Left the Band: A Love Story- with Rock 'n' Roll)
«Alex, non ti capita mai di pensare come la nostra storia sia assolutamente folle e fuori da tutti i canoni, e di come la gente non la capisca e di come nessuno la potrà mai capire?» «Se è per questo, ci penso praticamente tutti i giorni. Anzi, spesso mi domando quanto ne capisco io» «Un sacco di gente mi chiede perché non stiamo insieme e… non so, è strano, a pensarci bene. Effettivamente, visti dal di fuori dobbiamo dare l'idea di due che stanno insieme.» «Io non sto con te perché… perché va bene così, perché giugno è fantastico, e sapere che c'è l'America che arriva, e allora dirsi tutto perché tra una settimana è troppo tardi, è magnifico. Qualcosa mi manca, e lo sai. Io vorrei baciarti e tutto il resto, ma non tanto per il gesto in sé… Davvero. E’ difficile… E’ come mettere le basi per addomesticarti un po’ di più. Farai più fatica a dimenticarti di me, così. Resteremo più attaccati ogni cosa in più che faremo. Io ho paura, per l'anno prossimo. Bacerò cento ragazze, andrò a letto con gente di cui non m'importa, ma non sarà come uscire con te e non dirsi niente per tutto il pomeriggio. Io so già che l'anno prossimo farò le cose più facili, più banali. E con te è tutto così trasparente e da ragazzini… Se penso che non ti ho mai baciata, Aidi…» «Lo sai, bisogna sempre fare solo Quello Che Ci Si Sente.» «Certo, dicevo così. Dicevo Quello Che Mi Sento.» «E cosa ti senti, ancora?» «Sento che questo giugno, questo scoprirsi ogni giorno di più, e ogni pezzo di me che scopro trovarne uno nuovo di te, e ogni pezzo di me che ti regalo trovarne in cambio uno che tu mi lasci nel calzino di lana di fianco al camino mentre dormo, è bello. A me non era mai successo. E vedere crescere Aidi e Alex, ogni giorno, ogni mattina di sole, che per il resto della gente non vuol dire niente di particolare, è sovvertire tutti i pronostici, è ridere di fronte all'Uomo con le Previsioni Sicure, quello che era certo che la Danimarca avrebbe preso una vagonata di gol e sarebbe stata eliminata nelle qualificazioni e invece si è qualificata e agli Europei giocherà con squadre molto più forti, e l'Uomo con le Previsioni Sicure non si raccapezza. La Gente capisce solo quando le cose sono già successe, mai mentre accadono. E per noi due è lo stesso. La Gente che non capisce come sia possibile, visto che l'Uomo dei Sondaggi aveva negato categoricamente che due come noi potessero avere una pazza storia del genere.» «Fantastico. E la Danimarca come gioca?» «Bene. Si vede che si divertono.» «Alex», aveva detto lei, stringendogli le mani con una strana intensità che l'aveva turbato. «Io voglio che la Danimarca vinca.»
Enrico Brizzi (Jack Frusciante Has Left the Band: A Love Story- with Rock 'n' Roll)
. «Preferisci questo all’essere legato?» Clover lo fissò con sguardo affettuoso. «Mi piacciono parecchie cose. Mi piace cambiare. Amo quando mi leghi. Mi sento così… leggero e senza pensieri. Scacci il passato e il presente, e mi lasci vivere in quel momento. Sei sexy quando hai il controllo della situazione, ma mi piaci anche così e a volte immagino che mi scopi in questo modo. Con violenza mentre ti tocco, porto le mani tra i tuoi capelli, contro la tua pelle.» Drake deglutì rumorosamente e incrociò lo sguardo di Clover, nonostante la mano invisibile che cercava di tenerlo lontano dalla superficie, dove la luce del ragazzo non poteva avvolgerlo con il suo calore. «Mi… mi spaventa.» «Va tutto bene. Mi piaci sempre. Anche se non ti va, non è un problema. Comunque, non mentirò, mi hai eccitato parecchio.» Clover inarcò i fianchi sotto di lui, spingendo l’uccello contro il suo inguine. Drake quasi si strozzò, ma tenne a bada quella sensazione di disagio e gli strinse il volto, tenendolo fermo per un bacio che gli fece vedere i fuochi d’artificio. Desiderava realizzare i sogni di Clover, dargli tutto ciò che meritava. «Sai che sono sempre arrapato per te. Voglio divorarti.» Clover allargò le gambe, permettendogli di mettersi comodo. «Sarò tuo ogni volta che vorrai.» «Anch’io. Sono tuo, intendo,» disse Drake, ammirando il viso di Clover circondato da quell’aureola di capelli candidi. Nonostante la pelle bollente, sentì delle fitte gelide come aghi di ghiaccio, che lo assalirono in segno di avvertimento. Lo stomaco e i muscoli si irrigidirono, il corpo si preparò a scappare, ma sapeva anche che Clover non gli avrebbe mai fatto del male. Poteva fidarsi di lui
K.A. Merikan (Their Obsession (Four Mercenaries #2))
«Scusami se ti ho mentito. Mi porto dentro questo senso di colpa da tanti anni. È stata una spirale. Ogni giorno che non ti dicevo la verità, diventava più difficile. Non ho mai voluto farti del male.» «Lo so.» Gage mi dà una pacca sulle spalle. «Dimentichiamocene. Ti voglio bene, amico, voglio che tu sia felice e sono contento che tu abbia trovato il ragazzo giusto per te.» «Grazie.» «Credo sia meglio che trovi un posto dove stare, no?» dice con tristezza, tirandosi indietro dall’abbraccio. «Cosa? Perché?» «Tu e Nox siete una coppia a tutti gli effetti, ormai. Non hai bisogno di me tra i piedi. È arrivato comunque il momento. Mi sono appoggiato a te per troppo tempo, meriti di avere una vita che non giri intorno al tuo migliore amico depresso.» «La mia vita girerà sempre intorno al mio migliore amico depresso,» ribatto. «Nah, hai il tuo uomo, adesso. Vai e sii felice. Sarò sempre qui, cercherò soltanto di sostenermi da solo, per una volta»
K.M. Neuhold (From Ashes (Heathens Ink #3))
«Ti voglio bene, papà» disse a gran voce, prima di imboccare la via principale. Mi si mozzò il respiro. Il cuore mi esplose nel petto e le gambe minacciarono di cedermi per l’emozione. Dovetti poggiare una mano allo stipite della porta per riuscire a rimanere in piedi. La vista mi si annebbiò. Gli occhi mi si riempirono di lacrime senza che potessi fare nulla per fermarle. Non mi aveva mai chiamato così, quella era la prima volta. “Ci… ci ha chiamato papà,” sussurrò commossa la fiera. “Siamo felici!” «Oh, tesoro» disse Daniel, poggiandomi una mano sul braccio. Lo tirai verso di me e lo abbracciai stretto, nascondendo il viso tra i suoi capelli. «Non sto piangendo» grugnii. «Mi è entrata della polvere negli occhi.»
Samantha M. (The Crazy Wolf 2)
«Qualcosa mi dice che mi toccherà accettarlo in casa, vero?» Il mio volto si illuminò. «Dici sul serio?» «È il tuo compagno» brontolò. «Dovrò... sopportarlo.» Gli gettai le braccia al collo e lo strinsi forte, prendendolo alla sprovvista. «Grazie, papà!» Dopo un attimo, ricambiò l’abbraccio e mi stritolò tra le sue braccia forti. «È che per me sei ancora il cucciolo che ho trovato a vagabondare per le strade di Fillis» mi sussurrò all’orecchio. «Mi viene istintivo proteggerti.» «Lo so, papà, ma sono cresciuto.» «Purtroppo, scricciolo» bofonchiò. «Purtroppo...» Ridacchiai, tirandomi indietro. «Ti voglio bene»
Samantha M. (The Crazy Wolf 2)
«Non voglio averti sulla coscienza, Lucas. Non credo che avrei dormito sonni tranquilli sapendoti fuori di qui senza un soldo né un tetto sulla testa.» Non ci posso credere. Apro la bocca per dirgli che me la sarei cavata egregiamente anche se lui mi avesse cacciato di casa con solo i vestiti che ho addosso, e che me la sarei cavata anche se fossi stato nudo come un verme, ma lo vedo scuotere la testa. «Non rispondere,» mi prega. Più che una preghiera, però, ha l’aria di essere un ordine bello e buono. «Non iniziare con la storia che sei forte e in grado di resistere a tutto. Sei forte e resistente, questo lo so. Ma ogni tanto fa bene avere qualcuno che ti dia una mano.»
Sara Coccimiglio (Come il giorno e la notte)
«Mettimi alla prova.» «Con calma,» mi risponde. «Un po’ alla volta. Voglio gustarmi ogni singolo secondo che passo con te. Voglio assaporare appieno la consapevolezza di aver trasformato la mia piccola Belle in qualcuno che non potrà più fare a meno di me.» Del suo discorso capisco solo due parole. «Piccola Belle?» «Sì, la protagonista de “La bella e la bestia”. La conosci, no? Se io sono la bestia, tu sei Belle.» Mi ritrovo mio malgrado a sorridere. «Tu non sei la bestia. E di certo io non sono Belle.» «Beh, non so come ti vesti di solito, ma secondo me staresti bene con un abito giallo canarino.» Una risata mi esplode dalle labbra senza che riesca a trattenerla. «Ecco, è questo che voglio,» esclama Leon. «La tua risata, la tua gioia, la tua allegria. Non le tue lacrime. Sapere di essere la causa del tuo dolore è peggio di una tortura. Anche se preferirei che tu piangessi davanti a me piuttosto che da qualche parte in solitudine.» La risata muore, veloce com’è apparsa. Le sue parole sono troppo piene di significato perché possano passare inosservate
Sara Coccimiglio (Come il giorno e la notte)
«Cosa stai facendo ancora qui? Vai da lui.» «Da lui?» «Da Leon, stupido,» sbotta. «Vuoi davvero che esca con questo stato d’animo, dopo aver litigato con te? Magari andando a consolarsi da Elliot?» Un brivido mi attraversa. «Non voglio che vada da Elliot.» Non voglio che vada da un altro ragazzo in generale. Leon è mio. E di nessun altro. «Allora vai da lui.» «Ma è arrabbiato.» «Oh sì, lo è. Raramente l’ho visto così.» «Questo non mi aiuta, Ruin.» «Dovrai abituarti al suo carattere scorbutico, scontroso e scostante se vorrai stare al suo fianco.» Le sue parole mi spiazzano. «Stare al suo fianco? Tu non dovresti… Come puoi dire una cosa del genere? Tu mi odi.» Un suono a metà tra lo stupito e l’incredulo gli esce di bocca. «Io non ti odio, Lucas. Certo, non sei neanche il mio migliore amico – né lo sarai mai – ma so riconoscere quando sbaglio, e probabilmente su di te mi sono sbagliato un po’ troppo. Se sei tu ciò che mio fratello vuole, chi sono io per intromettermi?» Mi lancia uno sguardo omicida. «Ma se gli farai del male ti giuro che ti spezzerò l’osso del collo con le mie stesse mani. Ha già sofferto troppo.» Rabbrividisco. La sua minaccia ha un non so ché di inquietante. Eppure, al tempo stesso, mi sembra la cosa più bella da sentire. Perché Ruin tiene davvero a suo fratello ed è pronto a fare qualsiasi cosa per il suo bene
Sara Coccimiglio (Come il giorno e la notte)
«So che cosa provi, e so perché credi di essere qui, cosa speravi di ottenere. In un’altra fase della mia vita avrei anche potuto darti quello che cerchi, forse. Forse starei meglio se lo facessi. Una scopata fine a se stessa con un uomo più giovane e attraente può essere il modo perfetto per riequilibrare i rapporti di una relazione disfunzionale come quella che lega me e David: lo so per esperienza,» aggiunse; quel termine scurrile, l’incurvarsi improvviso della voce su tonalità più aspre, gli strappò un sussulto. Di colpo, come era già accaduto altre volte in passato, il filtro che senza neanche accorgersene sovrapponeva a quella donna – composto di tutti i suoi ruoli, quello della donna del capo, della moglie tradita, della madre modello e dell’amante vendicativa – scomparve e Carlos la vide per quello che era: una persona un po’ ammaccata, sofferente, abituata a patti continui con l’orgoglio, che conosceva bene il proprio abisso e aveva ormai imparato a bilanciarsi sull’orlo del dirupo. «Se sai che potrebbe essere utile, perché non lo fai?» chiese lentamente, e non sapeva neanche lui che cosa stesse chiedendo davvero: di usarlo per la sua vendetta – offrendogli intanto il modo di prendersi anche la propria – o solo di spiegargli il motivo di quel rifiuto.La vide sorridere, un sorriso triste, del tutto consapevole.«Perché tu non sei il tipo di uomo a cui piace fare sesso con rabbia,» disse, quasi con tenerezza. «E non voglio che domattina ti svegli con una ragione in più per odiare te stesso. O il ragazzo che ti ha portato a questo.»Fu come se avesse allungato una mano a sciogliere il nodo che gli impediva di respirare da ore; Carlos espirò di getto, si riempì di nuovo i polmoni di ossigeno. Sentì gli occhi bagnarsi, come un contrappeso istintivo, e alzò le mani a premersi le nocche contro le palpebre il più forte possibile. Di fronte a lui, Megan non disse niente.«Non sono neanche sicuro di odiarlo,» ammise Carlos infine, in un soffio. «È tutto un tale casino. Riesco soltanto a immaginarli insieme, e non capisco se sono più incazzato o preoccupato o ferito. Vorrei soltanto strapparglielo di mano. Cancellare tutto.»
Micol Mian (In luce fredda (Rosa dei venti Vol. 1))
«Hai mai pensato che, forse, il punto non è che dovresti risolvere tu qualcosa? Non è una responsabilità che ti spetta.»«E cosa dovrei fare, allora?»Sembrava una domanda sincera. Come se davvero stesse chiedendo il suo consiglio – come se finalmente si stesse lasciando guardare, dopo tutto quel tempo – e a Carlos neanche interessava più che si fossero appena rivisti dopo settimane di silenzio, e una frattura che non si era ancora risanata: l’unica cosa importante, in quel momento, era trovare le parole per comunicare a quel ragazzo una verità confusa che neanche lui comprendeva del tutto, e a cui nonostante questo credeva ciecamente. In modo del tutto intuitivo.«A volte ho l’impressione che tendiamo a metterci troppo al centro del mondo,» cominciò lentamente, concentrandosi per tradurre in parole quell’idea astratta che gli era cresciuta dentro in quei mesi, modellata dalle persone che aveva conosciuto, dalle storie che aveva visto e sfiorato. «Siamo convinti che l’importante sia quello che facciamo, il modo in cui possiamo agire sugli altri. Nel bene e nel male. Influenzandoli. Ma forse il punto non è quello che facciamo, non davvero. Soltanto quello che siamo. E quanto lasciamo che gli altri lo vedano. Io non ho mai voluto che tu fossi diverso, Viv,» proseguì, il tono di colpo fervido, convinto. «Non ho mai voluto cambiarti. Avrei solo voluto che tu mi lasciassi vedere quello che sei, che fossi te stesso al mio fianco. Senza nasconderti. Senza bisogno di proteggerti. E forse questo vale anche per tuo fratello, forse vale per tutti.» Una pausa, dolorosa. Inevitabile. «Anche con te, a volte, ci sono stati momenti in cui avrei voluto abbracciarti ma non l’ho fatto, e sono rimasto a guardare mentre ti facevi consumare da qualche veleno segreto. Il giorno in cui abbiamo litigato… Non avrei dovuto forzarti, lo so, ma…» Si strinse nelle spalle. «Non sono bravo a bruciare in silenzio, io,» «E non dovresti esserlo,» ribatté Viv. «Né diventarlo. È questo che intendo, Carlos. Ti meriti qualcuno che non ti faccia sentire in quel modo.»«Potresti smettere di usare quella parola, almeno per questa sera?» L’irritazione si riaccese di colpo, come brace nella cenere. «Per te è importante solo questo, che cosa voglio io non conta?»«E cos’è che vuoi, Carlos?» ribatté l’altro, quasi con sfida.Lui lo guardò negli occhi. «Te,» disse, e non provò neanche imbarazzo. Era la verità, lo era dall’inizio; aveva impiegato troppo tempo ad ammetterla con se stesso, non aveva intenzione di continuare a nasconderla. Viv lo guardò, immobile, occhi sgranati e lucidi, labbra socchiuse. «E in questo momento?» domandò, con un filo di voce. «Più concretamente?»«Voglio abbracciarti,» rispose lui, azzardandosi infine a tendere la mano. La guancia di Viv era liscia, fredda; toccarlo fu un brivido. Lui girò la mano in modo che al posto delle nocche lo accarezzasse il palmo, e mosse lentamente il pollice sul suo zigomo. «Posso?»L’altro annuì, senza parlare; sembrò deglutire a fatica.Quando Carlos scivolò più vicino sul letto e gli passò un braccio intorno alla schiena, lo sentì rigido come doveva essere stato lui la prima volta che Viv l’aveva toccato, e al tempo stesso mille volte più fragile e inflessibile, più ferito. Per un istante ci fu solo l’eco del sangue, di nuovo fortissimo, nelle orecchie e nei polsi, alla giugulare. Poi, come in un miracolo improvviso, il corpo tesissimo che sentiva premere contro il fianco si sciolse in una postura più morbida e Viv nascose il volto contro la sua spalla; se lo ritrovò in braccio come era accaduto altre volte, in passato, su quello stesso letto, ma a differenza di allora la tensione sessuale rimase in sottofondo, una vibrazione distante
Micol Mian (In luce fredda (Rosa dei venti Vol. 1))
«Voglio fare sesso con te.» Okay, quello era chiaro. «Come? Attivo o passivo? Preferisci scopare o essere scopato?» aggiunse quando notò la sua espressione confusa. Ovviamente, lui conosceva già la risposta. Per chi si trovava di fronte alla sua prima volta, scopare era meno spaventoso che essere scopati. Inoltre, Judah non sembrava per niente il tipo che preferiva un ruolo passivo nel sesso. Almeno non in ogni incontro sessuale. «Quello che preferisci tu,» rispose Judah, sorprendendolo. Era disposto a essere scopato? Che cazzo? Denver vide la verità sul suo volto. Aveva paura, ma era pronto a fare qualsiasi cosa per soddisfare non solo il proprio piacere ma anche il suo. Quella realizzazione gli fece scoppiare il cuore. «Dopo una risposta simile, puoi scoparmi, piccolo.» Restò paralizzato non appena si accorse di aver usato un nomignolo così affettuoso, ma Judah sorrise, chiaramente sollevato. «Ti prego, dimmi che cosa devo fare per farti stare bene.»
Nora Phoenix (The Time of My Life)
«Mi dispiace per quello che ti è successo. Quello era tuo padre, vero?» «Sì. Sapevo che prima o poi avrei dovuto affrontarlo, ma non mi aspettavo che sarebbe successo questa sera.» La sua voce era così afflitta che a Denver si spezzò il cuore. Senza nemmeno pensarci, gli accarezzò il petto con la mano sinistra, poi andò più in basso, sul suo addome, e poi scese ancora. All’improvviso, Judah lo fermò, baciandogli la mano prima di riportarla sul suo petto. «Non mi vuoi?» domandò Denver con gli occhi appannati dalle lacrime per quel rifiuto. «Non così. Piccolo, sto soffrendo davvero, ma fare sesso con te, per quanto lo adori, non mi aiuterà a stare meglio.» Denver rifletté sulla sua frase. Judah era sincero, ma c’era qualcosa che non andava. Si sentiva rifiutato, ma perché? «Denver, ti prego, ho bisogno che mi ascolti. Ti amo, e amo fare l’amore con te, ma è di questo che si tratta, un’espressione di amore tra noi due. Non posso scacciare la rabbia e il dolore con il sesso e, anche se potessi, non vorrei mai farlo. Finirei con lo sminuire ciò che c’è di bello tra di noi e trasformarlo in qualcos’altro, una specie di valvola di sfogo. Il sesso con te è molto più prezioso di così, bubbeleh. Voglio fare l’amore con te, assicurarmi che tu provi lo stesso piacere che provo io, e non sfogare la rabbia su di te. Anche quando sperimentiamo un po’ o ti lego, non si tratta mai di rabbia vera. Cerco sempre di farti stare bene. Non voglio nemmeno che tu usi il sesso per accontentarmi, o per aiutarmi a sfogare la rabbia o altro.» Era esattamente quello che aveva fatto. Aveva provato a usare il sesso per farlo stare meglio. Si era preparato a subire la sua rabbia, a lasciare che si sfogasse su di lui. Si sentì così piccolo di fronte a quell’uomo che, nonostante la poca esperienza con il sesso e con le relazioni, era riuscito a vedere tutto in maniera chiara. «Mi dispiace,» sussurrò
Nora Phoenix (The Time of My Life)
«Devo dirti una cosa.» «Adesso? O può aspettare fino a che non ti faccio venire così intensamente da vedere le stelle?» Passa un dito sull’elastico dei miei boxer e affonda la testa per mordicchiarmi la spalla. «Dovrei farlo sicuramente adesso,» rispondo con riluttanza. Zade si siede sulle cosce e aggrotta la fronte. «Ricordi la conversazione su Nash che abbiamo avuto qualche settimana fa?» «Sul fatto che sia sexy e inarrivabile?» «Già… a quanto pare potrebbe non essere così inarrivabile.» La faccia di Zade si illumina e un sorriso si apre sulle sue labbra. «Cazzo, per un momento mi hai spaventato a morte. Pensavo volessi rompere con me o cose così. È successo qualcosa con Nash?» «Sì, mi dispiace così tanto, cazzo, e sono così confuso. Nel bel mezzo della notte mi sono alzato per andare in bagno e lui era seduto sul divano con l’aria così triste. L’ho spinto a parlarmi e mi ha detto che potrebbe essere bisessuale e poi l’ho baciato. Sono il peggior ragazzo che esista,» mi rimprovero da solo. Zade mette una mano sulla mia mascella e preme le sue labbra sulle mie per farmi smettere di farneticare. «Non sono arrabbiato,» mi rassicura. «Non lo sei? Perché?» chiedo scettico. Zade si sdraia sul letto e mi tira a sé, tra le sue braccia, facendo scorrere le dita tra i miei capelli e costringendomi a rilassarmi. «Non posso scegliere, Zade. Vi voglio entrambi.» «E se ti dicessi che non dovrai mai fare una scelta?» «Cosa vuoi dire?» «Non sono sicuro se avrei dovuto dirtelo prima o no, ma adesso sembra che sia il momento giusto. Sono un poliamoroso, quindi capisco perfettamente che tu abbia dei sentimenti per entrambi. Penso che dovresti parlare ancora con Nash, ma, per quel che mi riguarda, puoi avere entrambi» «Sul serio?» «Sì, sul serio.» Zade si morde il labbro come se stesse scegliendo attentamente le parole successive da dire. «Anche a me… piace Nash. Sento che starebbe bene con noi. Come se ci bilanciasse.» Parte di me sente che dovrei sentirmi offeso. Tipo, che in qualche modo io non sia abbastanza per Zade. Ma tutto ciò che provo è eccitazione e sollievo. «Cioè, se a Nash non dovesse piacere l’idea, non ti biasimerò comunque se vorrai avere entrambi separatamente, ma se gli piacesse l’idea, penso che sarebbe grandioso.» Penso che sarebbe più che grandioso. Solo il pensiero di noi tre insieme sembra essere giusto, come se fosse destino che debba essere così
K.M. Neuhold (Going Commando (Heathens Ink, #2))
È come se non riuscissi a pensare abbastanza a lei e a ricordare: la sua risata, sempre presente, profonda ma femminile; la leggera spolverata di lentiggini sul naso e sulle guance e sulle spalle; quanto amasse guardare il tramonto; il suono della sua voce quando mi diceva ‘Ti voglio bene’; o com’era bello ascoltarla suonare il violino.
Kim Holden (Gus (Bright Side, #2))
La prima volta che ho detto Ti voglio bene è stata a Tiago. La prima volta che ho pronunciato Ti amo è stata a Tiago. I sentimenti positivi che ho provato nella mia vita sono sempre stati rivolti esclusivamente a lui. Senza Tiago, sono il buio, perché lui è la luce. Senza Tiago, sono ghiaccio, perché lui è il fuoco. Senza Tiago, sono morta, perché lui è la vita. Ci completiamo come due metà, i nostri corpi si modellano diventandone uno solo, i nostri cuori palpitano frenetici e simultanei, e le nostre anime sono legate da un filo invisibile che non si è spezzato negli anni, nonostante tutto.
Debora C. Tepes (Come fuoco sulla pelle)
Siediti, Stirkoff. - grazie , signore. - distendi pure le gambe. - molto gentile da parte sua, signore. - Stirkoff, mi hanno informato che hai scritto articoli sulla giustizia, sull'eguaglianza; anche sul diritto alla gioia e alla sopravvivenza. Stirkoff? - sissignore. - pensi che ci sarà mai una giustizia totale e ragionevole sulla terra? - non esattamente, signore. - ma allora perché scrivi quelle stronzate? sei forse malato? - mi sento strano da un po' di tempo a questa parte, signore, come se stessi per impazzire. - bevi molto, Stirkoff? - naturalmente, signore. - e fai cosaccine da solo? - di continuo, signore. - come? - non capisco, signore. - cioè, com'é che te le fai? - quattro o cinque uova e mezzo chilo di carne trita in un vaso di fiori col collo stretto mentre ascolto Vaughn Williams o Darius Milhaud. - di vetro? - no, di dietro, signore. - volevo dire, il vaso è di vetro? - naturalmente no, signore. - ti sei mai sposato? - molte volte, signore. - siediti, Stirkoff. - grazie , signore. - Cos'è che non ha funzionato? - tutto, signore. - qual è stato il più bel pezzo di fica che tu abbia mai avuto? - quattro o cinque uova e mezzo chilo di carne trita in un... - d'accordo, d'accordo! - sissignore. - ma capisci che il tuo desiderio di giustizia e di un mondo migliore è solo una scusa per nascondere la decadenza, la vergogna, e il fallimento che sono dentro di te? - eggià. - tuo padre era cattivo? - non so, signore. - cosa vuol dire non so? - voglio dire che è difficile fare paragoni. vede, di padre ne ho avuto uno solo. - stai cercando di fare il furbo con me, Stirkoff? - oh, no, signore: come lei dice la giustizia è impossibile. - ti picchiava tuo padre? - facevano i turni. - pensavo che avessi avuto un solo padre. - come tutti, volevo dire che s'alternava con mia madre. - ti voleva bene tua madre? - ero solo un prolungamento della sua persona. - che altro può essere l'amore? - il luogo comune secondo cui si ha grande cura di una cosa molto buona. non è necessariamente legato alla consanguineità. può essere un palloncino rosso o un toast imburrato. - vuoi dire che potresti amare un toast imburrato? - solo pochi, signore. in certe mattine particolari. sotto certi raggi del sole. l'amore arriva e scompare senza preavviso. - è possibile amare un essere umano? - naturalmente, soprattutto se non lo si conosce troppo bene. mi piace guardare la gente da dietro la finestra, quando cammina per strada. - sei un vigliacco, Stirkoff. - naturalmente, signore.
Charles Bukowski
Spero che questo mio scritto ti trovi bene. Non c’è bisogno che tu ne legga una sola parola. Non voglio turbare tuo marito, né crearti imbarazzo, o rammentarti cose che hai deciso sia meglio dimenticare. Sono giunto alla fine, dopo tanto. Non dell’amore. Ma delle mie possibilità di aggiungere anche una sola parola. Non ho più bisogni. La mia vita sta acquisendo forma. Vivo con una donna e chissà, forse un giorno ci sposeremo anche se ne dubito. Tra l’altro dipinge anche lei. Persino meglio di quanto facevi tu. Insegna in un’università ed è di un paio di centimetri più alta di me. Non starò a dirti dove abito; mi sembra molto più opportuno che tu non lo sappia. Non voglio dirlo, davvero non voglio, ma se sei arrivata fin qui suppongo ti sia evidente come ciò che mi si accese quando ti amavo bruci tuttora. Ma ormai per te è poco importante, ed è giusto così. Ogni cosa è al suo posto. Il passato riposa respirando lieve nell’oscurità. Non mi trattiene più come faceva; sono io ora che debbo protendermi indietro per poterlo toccare. È notte e sono solo e c’è ancora tempo, ancora un momento. Sono ritto su un lungo, nero proscenio con addosso un cerchio di luce, ed è il mio amore per te che permane. Sono fuggito – o ne sono stato espulso – dall’eternità, sono tornato nel tempo. Ma una volta ancora ne esco per cantare quest’aria, questa confessione, questo testamento senza fine. Le braccia mi si aprono, non per accogliere te bensì il mondo, il mistero che ci irretisce. Non c’è orchestra, né pubblico; c’è un teatro vuoto nel mezzo della notte e tutti gli orologi del mondo stanno scandendo. E adesso per l’ultima volta, Jade, non m’importa né domando se sia pazzia: io vedo il tuo volto, ti vedo, ti vedo, in ogni posto ti vedo.
Scott Spencer (Endless Love)
Lettore, io ti voglio raccontare, nero su bianco, una nuova storia. Su bianco e nero, oltre a ragionare, è bene che ci sia buona memoria, perché chi vive senza ricordare, vive una vita cieca e senza gloria.
Roberto Piumini (Alzati, Martin. Ballata di Martin Luther King)
But there’s no you, except in my dreams tonight, Oh oh oh oh, ha ha ha ha I don’t wanna wake up from this tonight Oh oh oh oh, ha ha ha ha I don’t wanna wake up from this tonight Tutti i miei amici mi dicono che dovrei andare avanti Sto distesa sull’oceano, cantando la tua canzone Ahhh, tu la cantavi così Amarti per l’eternità non può essere un errore Anche se non sei qui, non andrò avanti Ahhh, la suonavamo così E non esiste rimedio alla memoria, il tuo volto è Come una melodia, non vuole lasciare la mia testa La tua anima mi ossessiona e mi dice Che va tutto bene Ma vorrei essere morta Ogni volta che chiudo gli occhi È simile a un paradiso tetro Nessuno può paragonarsi a te Ho paura che non sarai ad aspettarmi nell’aldilà Ogni volta che chiudo gli occhi È simile a un paradiso tetro Nessuno può paragonarsi a te Ho paura che non sarai ad aspettarmi nell’aldilà Tutti i miei amici mi chiedono perché tengo duro Gli dico che quando trovi il vero amore, vive in eterno Ahhh, ecco perché resto qui E non esiste rimedio alla memoria, il tuo volto è Come una melodia, non vuole lasciare la mia testa La tua anima mi ossessiona e mi dice Che va tutto bene Ma vorrei essere morta Ogni volta che chiudo gli occhi È simile a un paradiso tetro Nessuno può paragonarsi a te Ho paura che non sarai ad aspettarmi nell’aldilà Ogni volta che chiudo gli occhi È simile a un paradiso tetro Nessuno può paragonarsi a te Ho paura che non sarai ad aspettarmi nell’aldilà Ma non esisti, se non stanotte nei miei sogni, Oh oh oh, ha ha ha Stanotte non voglio svegliarmi Oh oh oh oh, ha ha ha ha Stanotte non voglio svegliarmi Non esiste sollievo, ti vedo nel sonno E tutti mi fanno fretta, ma riesco a sentire che mi accarezzi Non esiste liberazione, ti percepisco nei miei sogni Mi dici che sto bene Ogni volta che chiudo gli occhi È simile a un paradiso tetro Nessuno può paragonarsi a te
Lana Del Rey
Quasi tutti pensano che le cose non siano vere finché non sono state dette, che sia la comunicazione, non il pensiero a dargli legittimità. E' per questo che la gente vuole sempre che gli si dica "Ti amo, ti voglio bene". Per me è il contrario: i pensieri sono più veri quando vengono pensati, esprimerli li distorce o li diluisce, la cosa migliore è che restino nell'hangar buio della mente, nel suo clima controllato, perché l'aria e la luce possono alterarli come una pellicola esposta accidentalmente.
Peter Cameron (Someday This Pain Will Be Useful to You)
Ti voglio bene. Tornerò appena posso.
Kylie Kent (Devilish King)
«Ti voglio bene, Jay. Più di quanto immagini. Sei la mia famiglia.» «Tu e questa romantica idea della famiglia per scelta, Scotty. Sei un uomo adulto.» «Fai il duro quanto vuoi. Ti voglio bene.» «Smettila di dirlo. Lo so. Ti comprerò una nuova chitarra.» «Ti voglio bene.» Jason lo spintonò scherzosamente, voltandosi in modo sospetto perché Scott non potesse vederlo in viso. Scott non indagò. Jason aveva il diritto di crollare nei tempi e nei modi che desiderava
Enys L.Z. (Villerouge)
Qualcosa che era successo con suo fratello lo aveva innescato, e ora aveva bisogno che io lo calmassi. Se fosse stato un uomo normale e noi avessimo avuto una relazione normale, lo avrei abbracciato e baciato e gli avrei detto che andava tutto bene. Ma questo non era normale. Lui era il mio carceriere e, in quel preciso momento, era al limite della sanità mentale. C’era soltanto un modo per placare la follia dentro di lui: la mia completa sottomissione. Il semplice fatto di avermi legata e in lacrime sotto di sé sembrava già aver calmato le sue emozioni più instabili. Dopodiché, avrebbe tratto piacere dalle mie grida. Rabbrividii, battendo i denti mentre un terrore gelido mi penetrava nelle ossa. Lui si inginocchiò accanto a me, con la faccia all’altezza della mia. Attraverso la mia visuale offuscata dalle lacrime, vidi la sua fronte aggrottarsi per la preoccupazione. «Samantha» pronunciò il mio nome con voce quasi roca. «Va tutto bene. Sei al sicuro con me.» «Non è vero» dissi con voce strozzata. «Ho paura. Mi stai spaventando. E ti piace.» «No, invece. Non così. Per favore. Non avere paura.» Per favore. Non l’avevo mai sentito pronunciare quella parola. «Non voglio stare qui» sussurrai. «D’accordo, cosita. Va tutto bene. Sei al sicuro.» Cominciò a mormorarmi qualcosa in un flusso di spagnolo rassicurante, facendo scorrere le dita sulla mia pelle fredda, mentre mi liberava dalle manette che mi intrappolavano alla panca per le sculacciata
Julia Sykes (Sweet Captivity)
«Perché?»«Perché sto morendo.»Quello fece male. «Non dire stronzate,» dissi, cercando di usare un tono duro, ma la mia voce aveva preso a tremare. «Tu non stai morendo. Tuo padre prega ogni giorno per te. Non puoi lasciarlo da solo. Sei tutto ciò che gli rimane. Lui me l’ha detto quanto bene ti vuole. E poi ci sono anch’io. Non posso perderti. Voglio che ti svegli. Tu starai bene. Tu starai bene,» ripetei.«Vorrei poterti credere.» Ivan fece un passo come per andarsene, allora lo afferrai per un braccio. «Non te ne andare,» dissi. «Non sparire più in quel modo. Non puoi decidere tu per me. Se voglio continuare a vederti è un mio problema.»Ivan lasciò andare un sospiro. «Non ne ricaverai niente di buono.»«Me ne fotto.»Ivan rimase fermo a guardare la mia mano che lo stringeva. Non provò più ad andarsene. Rimase lì al mio fianco, come aveva sempre fatto da quando mi aveva visto la prima volta. Solo che adesso non aveva per me parole di conforto, avrei dovuto averle io per lui, ma non me ne uscì nemmeno una. Ivan vedeva suo padre piangere e non riusciva a parlarci, sapeva di essere fra la vita e la morte e viveva ogni giorno con il terrore che arrivasse la fine, eppure aveva stupidamente pensato a me. Sia al principio che alla fine. In tanti giorni che eravamo stati insieme era stato lui a sostenere me quando era lui quello che avrebbe avuto più bisogno d’aiuto. Come aveva fatto a farmi ridere quando lui probabilmente avrebbe voluto solo urlare per la disperazione? Ivan aveva salvato mia sorella, mi aveva sostenuto e alla fine si era messo da parte per non crearmi problemi. Lui aveva fatto tutto per me ma io sarei riuscito a fare altrettanto per lui
Sara Santinato (Due anime)
«Perché sei così testardo? L’hai sempre saputa qual era la mia situazione. Se sono riuscito ad accettarlo io, puoi farlo anche tu.»Strinsi i pugni. «No. Mai. Io non posso accettare di perderti.»«Perché?» Ivan mi guardava fisso. I suoi occhi azzurri erano ciò che di più luminoso avessi mai visto. Avrei voluto guardarli per sempre.«Ale,» chiamò, «dimmi ciò che provi.»Voleva che gli dicessi ciò che avevo cominciato quel giorno in spiaggia. Lo volevo anch’io. Era ciò che provavo, ma non era ancora giunto il momento. Quel giorno in spiaggia lui era reale, adesso... avevo scoperto la verità. Guardai verso il basso. «Te lo dico solo se ti svegli.»Ivan rise. «Stai scherzando, vero? Dimmelo adesso.»Lo sbirciai, «Solo se ti svegli. Ti dirò ciò che provo. Lo voglio dire quando starai bene.» Il mio sguardo cadde su Ivan, su lui steso a letto. Quando Ivan avrebbe riaperto gli occhi, allora gli avrei confessato di amarlo. «Potrebbe essere domani, potrebbe essere fra un mese, potrebbe non accadere mai.»«Non mi importa.»«Importa a me,» disse Ivan. Fece un passo dalla mia parte, così vicino che pensai volesse abbracciarmi, e invece si fermò. «Non posso andarmene senza saperlo. Ti prego.»
Sara Santinato (Due anime)
«Ho paura,» ammisi. «Ho sempre avuto paura… quando Gian mi ha confidato ciò che provava, quando pensavo che papà mi incolpasse della tua aggressione, quando venivi operata, ma questa volta… sono terrorizzato all’idea che Ivan possa morire. Lui continua a ripetermi che è sempre più stanco. Io lo amo, voglio stare con lui. Ma… se tutto finisse io non riuscirei a sopportarlo. Non ce la farei.»Mia sorella mi abbracciò. Mi accarezzò i capelli e mi strinse dolcemente. Aveva un buon profumo ed era calda. «Non devi farti frenare da questo. Devi dire ciò che provi o te ne pentirai. Vivi con lui ogni momento. Fallo adesso che ne hai l’opportunità, non sprecare tempo, non vietarti di essere felice. Godetevi il vostro amore senza preoccuparvi del futuro è giusto che siate felici.»«E per quanto?»«Non importa per quanto. Anche solo un istante basterebbe. Se succedesse qualcosa a Ivano staresti bene sapendo che avevi la possibilità di dirgli ciò che provavi e hai scelto di non farlo?»«Non lo so,» ammisi. «Ho solo paura di perderlo. È sbagliato?»«Non è sbagliato. Però in questa storia non sei l’unico ad avere paura. Ivano vive con il terrore che ogni momento sia l’ultimo. Eppure mi hai detto che sorride ogni volta che sta con te.»«Ivano è coraggioso.»«No, non lo è. Penso che quel ragazzo ogni volta che sta da solo si metta a piangere. Tutti lo farebbero. Non si può accettare di stare per morire, non quando si ha poco più di vent’anni, non quando ci si è appena innamorati… lo vedi sorridere solo perché ogni volta che sta con te affronta le sue paure. Lui ha deciso di stare con te, combatte ogni momento per riuscirci nei migliori dei modi. Tu sei disposto a fare altrettanto o ti fermerai e resterai a guardare?»Avrei dovuto dirgli ciò che provavo. Avrei dovuto dire per la prima volta a un ragazzo che mi ero innamorato di lui con la consapevolezza che avrebbe potuto lasciarmi l’istante dopo.
Sara Santinato (Due anime)
«Ti voglio bene. Sei una lupa forte e hai dentro di te valori grandi che ti aiuteranno a non sentirti mai persa. Combatti le tue battaglie sempre a testa alta, anche quando il mare sarà agitato.» Scuoto la testa e adesso lascio andare un mare di lacrime, perché non voglio perdere la speranza. Non posso perdermi d’animo, le cose non possono andare così. «No, io lotterò con te al mio fianco.» Rys si asciuga qualche lacrima e poi mi parla ancora con un filo di voce. «Potrai mai perdonarmi?» «Io ti ho già perdonato. Adesso pensa solo a riposare.» Lo vedo molto stanco e così annuisce con la testa. Poi si va a distendere sul letto che c’è dietro di lui. Mi asciugo qualche lacrima anch'io e, rimango per qualche istante qui davanti alla sua cella a guardarlo. Non posso pensare che lo condanneranno a morte, non posso pensare che lo perderò. Non posso pensare che lascerà i miei nipoti senza padre. Non posso pensare che Angus sia un mostro e che lo mandi a morire senza avermi fatta parlare. Se questo è un incubo voglio risvegliarmi subito. Non so come fare a uscire da questa situazione, non so come fare per aiutare mio fratello. Vorrei che Angus fosse un lupo diverso, vorrei non provare tutte le cose che provo per lui
Barbara Pedrollo (Il bacio del lupo (Italian Edition))
«Sei proprio un coglione.» Fa un passo verso di me e mi abbraccia in modo fraterno. «Sì, ma questo coglione ti vuole davvero bene e forse oggi si commuoverà anche.» Ricambio il suo abbraccio con molto affetto. Adesso non siamo un capobranco e un sottoposto, ma siamo soltanto due lupi che si vogliono un gran bene, come due fratelli. Sono molto contento di averlo nella mia vita. Quando ci stacchiamo gli parlo con tantissima sincerità, lui sa bene che le mie sono parole che arrivano dal profondo. «Ti voglio bene anch’io, zuccone.» Entrambi ci commuoviamo per questo momento, ma nessuno di noi due vuole darlo a vedere. Senza indugiare oltre, dopo alcuni istanti, percorriamo la grande scalinata che ci porterà nel salone dove mi sta aspettando Faith insieme a tutti gli altri invitati. Cerco di concentrarmi solamente su questa giornata unica e indimenticabile. Soprattutto, mi concentro sul futuro che avrò tra pochissimo. La mia felicità sta per iniziare
Barbara Pedrollo (Il bacio del lupo (Italian Edition))
«Quindi... dopo questa lampante e ignobile scorrettezza...» «Jordan!» ringhiò la professoressa McGranitt. «Voglio dire, dopo questo fallo palese e schifoso...» «Jordan, ti avverto...» «E va bene. Flitt per poco non ammazza il Cercatore del Grifondoro, il che naturalmente può succedere a chinque, [...]
J.K. Rowling (Harry Potter and the Sorcerer's Stone (Harry Potter, #1))
Che c’è?” “Non ci avevo mai pensato.” “Non lo fa quasi nessuno, non preoccuparti.” Matteo arriccia le labbra, nervoso. “Ora vuoi solo farmi passare per stronzo.” Davide alza istintivamente le mani in segno di resa. “Non era mia intenzione. Mi dispiace. Sono solo stanco e nervoso.” “Mh.” L’altro non risponde per qualche istante mentre riprendono a camminare. “Perché sei nervoso?” Sospira, afflitto. “Perché ti comporti… perché sembra che ti vergogni di avermi vicino. Io… non sono abituato, tutto qui. Sto bene. Starò bene.” Matteo inchioda sulle piastrelline bianche del pavimento al centro della corsia. “Non mi vergogno di te. Non mi piace che la gente sappia i fatti miei.” “La gente non sa proprio niente di quello che fai o facciamo.” “Questo lo dici tu.” Inspira a fondo e si passa una mano tra i riccioli scuri che gli ricadono sulla fronte. “Senti… mi dispiace, okay? Andiamo a casa, per favore. Non voglio fare una piazzata qui in mezzo.” Davide annuisce e rimane in silenzio per tutto il resto del tempo, a due passi di distanza da lui. A quanto pare negli anni ‘90 non è contemplato che due uomini possano fare la spesa insieme. Sarà un’altra cosa da femmine, per citare Matteo stesso.
Daniela Barisone (Adrenalina)
«Io voglio amarti di più» disse lei lentamente, timorosa di continuare. Si irrigidì e si scostò per incrociare i suoi occhi. «Non potresti fare in modo che io ti ami di più?» «Sì» sussurrò. «Fino al prossimo incontro con Lucas. E lo sai bene. Non ti sei innamorata una volta sola di lui, te ne innamori ogni volta che lo guardi.» «Allora starò lontana da lui. Per sempre.» Lui distolse lo sguardo e si morse il labbro, pensandoci. «Ma io saprò sempre» sospirò. «Saprò sempre di averti costretta ad amarmi, e che non è la realtà. Se devo essere così, preferisco non essere amato.»
Josephine Angelini (Goddess (Starcrossed, #3))
Perché era così difficile dire "mi mancherai" oppure "ti voglio bene"? Cosa c'era che non andava in queste frasi? Perché l'orgoglio mi terrorizzava a tal punto da congelarmi ogni parola sulla lingua? Avrei voluto essere più sfacciata e invece non riuscivo a dirgli cosa provavo, come se fosse una debolezza imperdonabile voler bene a qualcuno.
Vanessa Vescera (Le parole di una Rosa)
Isabelle scrollò le spalle. ‘‘Va bene. Hai intenzione di tornare? Vuoi un po' di zuppa?’’ ‘‘No’’ disse Jace. ‘‘Pensi che Hodge ne voglia un po’?’’ ‘‘Nessuno vuole la tua zuppa.’’ ‘‘Io la voglio, la tua zuppa’’ disse Simon. ‘‘No che non la vuoi’’ disse Jace. ‘‘Vuoi soltanto andare a letto con Isabelle.’’ Simon rimase di stucco. ‘‘Non è vero!’’ ‘‘Grazie tante’’ borbottò Isabelle guardando la pentola, ma stava ridacchiando. ‘‘Oh, sì che è vero’’ disse Jace. ‘‘Dai, chiediglielo, così lei può dirti di no e noi possiamo continuare a farci i fatti nostri mentre tu ti crogioli nell’umiliazione.’’ Schioccò le dita. ‘‘Muoviti, mondano, abbiamo del lavoro da fare.
Cassandra Clare (City of Bones (The Mortal Instruments, #1))
Attaccare briga con il capo del Praetor Lupus…’’ Magnus scosse la testa. ‘‘Sai bene cosa ti farebbe il suo branco, se solo avesse un minimo pretesto. Cos’è, vuoi morire?’’ ‘‘No’’ rispose Will, sorprendendo un po’ perfino se stesso. ‘‘Non so proprio perchè io ti abbia aiutato.’’ ‘‘Ti piacciono i casi disperati.’’ Magnus fece due grandi passi attraverso la stanza e prese il viso di Will tra le lunghe dita, costringendolo a sollevare il mento. ‘‘Non sei Sydney Carton. A cosa ti servirà morire per James Carstairs, visto che sta morendo comunque?’’ ‘‘Perchè se lo salvo, ne vale la pena…’’ ‘‘Dio!’’ Gli occhi di Magnus si socchiusero. ‘‘Di cosa potrà mai valere la pena?’’ ‘‘Di aver perso tutto!’’ gridò Will. ‘‘Tessa!’’ Magnus lasci ricadere la mano dal viso nel Nephilim. Indietreggiò di parecchi passi, quindi inspirò ed espirò adagio, che se stesse contando mentalmente fino a dieci. ‘‘Mi dispiace, per quello che ha detto Woolsey’’ disse infine. ‘‘Se Jem muore, non potrò stare con Tessa’’ affermò Will. ‘‘Sarebbe come se avessi aspettato che morisse, o se mi rallegrassi della sua morte. E non voglio essere quel tipo di persona. Non voglio approfittare della sua morte. Perciò deve vivere.’’ Abbassò il braccio con la manica insanguinata. ‘‘È l’unico modo perchè tutto ciò possa significare qualcosa. Altrimenti è soltanto… ‘‘Sofferenza e dolore assurdi, inutili? Non credo che sarebbe d’aiuto se ti dicessi che così va la vita. I buoni soffrono, i cattivi prosperano, e tutto ciò che è mortale passa.’’ ‘‘Voglio più di questo.’’ dichiarò Will. ‘‘Tu hai fatto sì che volessi più di questo. Mi hai mostrato che ero maledetto solo perchè avevo scelto di credermi tale. Mi hai detto che c’era una possibilità, un senso. E adesso vorresti girare le spalle a ciò che hai creato.’’ Magnus rise brevemente. ‘‘Sei incorreggibile.’’ ‘‘Questa l’ho già sentita.’’ Will si allontanò dal divano. ‘‘Mi aiuterai, allora?’’ ‘‘Ti aiuterò
Cassandra Clare (Clockwork Princess (The Infernal Devices, #3))
Sana: – Perciò capisci? Anche riguardo a Hayama… …pur se mi capita di pensare “forse è innamorato di me”… …un attimo dopo mi dico: “Ma no, probabilmente è solo una tua impressione”… …e mi convinco che è meglio non pensarci. … Dopotutto non si possono capire i sentimenti degli altri, finché non ti vengono espressi chiaramente. Tsuyoshi: – Ascolta… Tu che cosa provi nei confronti di Akito? Sana: – Eh…? Non riesco a capirlo nemmeno io…! … A tutti i miei amici maschi… Hayama, tu, Naozumi e anche Rei… Io voglio molto bene… …ma dove finisce l’amicizia e inizia l’amore… questo non lo so. Il solo fatto di baciare qualcuno non significa essere innamorati… Infatti non avrei problemi a girare la scena di un bacio. … Mi piacerebbe chiedere alle ragazze di tutto il mondo… …dove e come si sono rese conto di essere innamorate. […] L’amore è un sentimento che sfugge alla mia comprensione… …e per il momento non voglio pensarci.
Miho Obana (完全版こどものおもちゃ, 3)
– In periodi di transizione nessuno dovrebbe avvicinarsi a nessuno. – Stai transitando? – Ho assunto una ditta di traslochi. – E dove stai andando? – Non lo so. – Quindi sai dove sei, ma non sai dove andrai, ma io, che sono dove tu sei ora, non posso avvicinarmi perché tu non sai dove sarai. – Esatto. – Quindi fanculo al carpe diem. – Ma è per il bene di tutti! – Se sei affamato, ma chiudi gli occhi davanti ad un piatto di maccheroni, sai cosa è? – La dieta? – La fame! – Posso sempre cucinarmi qualcosa più tardi! – L’unica certezza del “più tardi” è il rammarico! Non capisco perché tu confidi così tanto in lui, potresti addirittura non arrivarci al “più tardi”, e comunque, bene che ti vada, sarebbe pur sempre un maledetto ritardo! – Mi spieghi quale sia il tuo problema? – La mia puntualità! – Che? – Ma ti pare che uno arrivi puntuale, ti trovi, faccia festa, ma ci debba rinunciare perché tu rimandi la vita più in là? Mi pare chiaro che questo paese vada allo scatafascio, non siamo neanche più in grado di essere in orario con le emozioni! – Ma io voglio solo tutelarti dalle delusioni! – Ah, perché? Credi che fingendo di non essere nello stesso mio posto, mentre io posso benissimo guardarti, non mi deluda? Credi che guardarti mentre rinunci a quello che è sul tavolo della vita “ora” possa farmi stare bene? – … – Puoi dirmi che tipo di felicità c’è nel rimandare la vita? – Non saprei risponderti adesso. – Eh certo, perché la risposta è nel “più tardi” no? Un più tardi che di questo passo non arriverà mai, perché non sarai altro che la somma di una serie di “adesso” rinviati! – Non ti sembra di star filosofeggiando un po’ troppo? – Tu devi viverti adesso! Ed è probabilmente la cosa più concreta e meno filosofica che ti abbia mai detto. – Si è fatto tardi, devo andare. – Io adesso sono qua, vedi tu cosa fare.
Carillon # C
Dimmi semplicemente cosa vuoi. Dimmi cosa ti renderebbe felice.” “Non ho visto molta felicità dopo l’incidente. Ho pensato che avrei dovuto essere felice delle cose più semplici della vita. Sono stato felice quando mi hanno accettato all’accademia di polizia, e sono stato felice quando mi sono diplomato e ho iniziato il lavoro. Voglio bene a zia Margie…” Si interruppe e distolse lo sguardo da lui, fissando il giardino. “Non parlo molto di quello che provo. Nessuno vuole sentire quei discorsi. Quindi resto zitto.” “Io voglio sentirti parlare di quello che provi. Altrimenti non saprei cos’è. Ti nascondi troppo dietro quell’espressione stoica da poliziotto, ma poi sorridi e ti apri a me. So cosa significa, e ti amo anche per questo. Sono felice che ti importa di me e che ti fidi abbastanza da mostrarmi la persona che sei realmente dentro.” “E allora quello che voglio è che tu sia il mio ragazzo, che mi ami, e che magari tu venga a vivere qui con me.” Terry infilò il braccio in quello tanto più grosso di Red, sentendo i muscoli flettersi leggermente. “Non era così difficile. Non devi aver paura di dirmi quello che vuoi. Io voglio la stessa cosa. Ho bisogno di trovare un altro appartamento…” Gli strinse il braccio. “Non ho intenzione di trasferirmi qui con te, non ancora. È troppo presto e dobbiamo avere il tempo di conoscerci meglio. Ho agito con precipitazione con James e con tutti gli altri che ho frequentato. Non ho intenzione di farlo con te. Usciremo assieme, impareremo a conoscerci meglio, poi potremo mettere su casa assieme.” Gli fece un sorriso smagliante.
Andrew Grey (Fire and Water (Carlisle Cops, #1))
«Sto cazzeggiando al parco. Non voglio tornare a casa. È così vuota da quando sono fuori. Lì si sta bene solo quando c’è lui.» Nick si sentiva bene solo quando Luka era con lui, indipendentemente da dove si trovasse. «È solo perché non sei da solo quando lui è lì, o perché sei con… Luka? Si chiama così?» «Sì, Luka. Ed è per lui. Non voglio nessun altro vicino. Non ho più visto nessuno, Shaney. Nessuno. Voglio solo stare con lui, tipo sempre. Ho bisogno che lui torni da me.» Sapeva di dare l’idea di essere disperato, ma era troppo tardi per preoccuparsene. «Wow. Finalmente, il mio fratellino si unisce a tutti noi nella terra dei sentimenti.» Aveva percepito il sorriso nella voce di Shane. «Amico, devi andare a sistemare le cose. Digli che ti dispiace. Sii convincente. Non aspettare troppo, come ha fatto quello stupido di tuo fratello.» Nick aveva sorriso tristemente. «Si è risolto tutto alla fine, no?» «Sì, ma quel periodo è stato una tortura. Non tornerei mai indietro.» In quel momento, Nick immaginò suo fratello che si allungava per toccare i capelli di Jesse, o poggiava una mano sul suo petto: un promemoria del fatto che stavano insieme e non erano più soli. Un altro pezzetto di dolore lo aveva colto alla sprovvista. «Quindi vado a chiedere scusa. Me la cavo con così poco?» Non si era mai scusato con nessuno, in vita sua. Assolutamente per nulla. «Sì. E cerca di non essere… troppo te stesso, okay?» Nick aveva sbuffato.
Piper Vaughn (The Luckiest (Lucky Moon, #2))
Mi ero sempre chiesta che cos’è l’amore, ma mai che cos’è la vita. Veniamo al mondo e siamo l’inno stesso della precarietà. Basta un virus appena un po’ arrogante, un colpo leggero sulla nuca per farci scivolare subito dall’altra parte. Siamo un inno alla precarietà e un invito al male, a compierlo vicendevolmente gli uni sugli altri. Un invito che abbiamo accolto dal primo giorno in cui il mondo è stato creato. L’abbiamo accolto per obbedienza, per passione, per pigrizia, per distrazione. Ti uccido per vivere. Ti uccido per possedere. Ti uccido per liberarmi di te. Ti uccido perché amo il potere. Ti uccido perché non vali niente. Ti uccido perché voglio vendicarmi. Ti uccido perché uccidere mi dà piacere. Ti uccido perché mi dai fastidio. Ti uccido perché mi ricordi che anch’io posso essere ucciso. Ogni cosa nel mondo ha il suo opposto. Il nord e il sud. L’alto e il basso. Il freddo e il caldo. Il maschio e la femmina. La luce e il buio. Il bene e il male. Ma allora, se davvero è così, perché è possibile dire: «Ti uccido» e non è possibile dire: «Ti restituisco la vita?». La vita è nata prima dell’uomo e nessun uomo è in grado, con la sua sola volontà, di creare la vita. «Muori!» possiamo gridare, ma non «Vivi!». Perché? Cosa si nasconde dietro questo mistero?
Susanna Tamaro (Answer Me)
Adesso non è più tanto male, no?” Disse Peter. “E comunque, non l’ho fatto apposta.” “In tutta onestà, se fossi stato al tuo posto, anche io avrei scatenato una tempesta.” James lo baciò e la sua barba gli grattò leggermente una guancia. “E poi, per dirla tutta, trovo questo tuo tratto drammatico davvero incantevole.” La sua mano era tornata calda ormai, ma Peter non riusciva a lasciarla andare. “Ho una casa piuttosto bella,” disse James, “O almeno, spero di averla ancora. È in un bosco – ho sempre preferito la solitudine. Penso che ti piacerà.” “Sembra perfetta,” disse Peter. Chiuse gli occhi sentendo nell’aria la domanda che James stava per fargli. “Voglio venire con te. Ho soltanto paura di svegliarmi e ritrovarmi con la mia famiglia invece che insieme a te.” James gli accarezzò la fronte con un dito e gli spinse un ricciolo di capelli dietro l’orecchio. “Non ti lascerò andare dalle mie braccia finché non sarai al sicuro davanti alla mia porta. E se il vento proverà a portarti via, dovrà prendere anche me e combatteremo insieme per tornare indietro. Che ne dici?” Peter fece un respiro profondo inalando il profumo dell’Isola Che-non-c’è dentro i suoi polmoni: era il suo stesso odore, quello del ragazzo che aveva scoperto di essere tanti anni prima. Quel profumo gli dava forza. Se dieci anni non erano riusciti a fargli dimenticare la sua vera natura, allora nulla l’avrebbe fatto. E adesso James era con lui, e lo stringeva forte a sé. “Va bene,” disse. James lo prese per la vita con un braccio e afferrò il remo a sinistra della scialuppa. “Vogliamo provarci allora?” gli chiese. “Vogliamo vedere come andrà a finire?” “Sì,” disse Peter e prese con la mano l’altro remo
Austin Chant (Peter Darling)
NORA: nNon ci credo più. Prima di tutto credo invece che io sia un essere umano, come te, né più ne meno, o, infine, voglio procurare di diventarlo. So bene che la maggior parte della gente ti darà ragione, Torvaldo, e che qualche cosa di simile è scritto nei libri. Ma io non posso più contentarmi di ciò che dice la maggioranza e di ciò che è scritto nei libri. Devo riflettere - da me stessa su certe cose e rendermele pienamente - chiare. HELM: Ah, tu pensi e tu parli come una bambina in ragionevole.p NORA: Può essere. Ma tu non pensi e non parli come l'uomo al quale potrei appartenere. Torvaldo, in codesto momento ho compreso chiaramente che ho vissuto qui per otto anni continui insieme con un estraneo che mi ha fatto fare tre figliuoli! Oh, è un pensiero per me insopportabile! Potrei stritolarmi! Potrei farmi a pezzi!
Henrik Ibsen (A Doll's House)