Sulla Quotes

We've searched our database for all the quotes and captions related to Sulla. Here they are! All 100 of them:

Balla come se nessuno stesse guardando, ama come se nessuno ti avesse mai ferito, canta come se nessuno stesse ascoltando, vivi come se il paradiso fosse sulla terra.
William W. Purkey
The most important consequence of self-sufficiency is freedom.
Epicurus (Lettera sulla felicità)
Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma.
Cesare Pavese
The question of truth is really a question of memory, deep memory, for it deals with something prior to ourselves and can succeed in uniting us in a way that transcends our petty and limited individual consciousness. It is a question about the origin of all that is, in whose light we can glimpse the goal and thus the meaning of our common path.
Pope Francis (Lumen Fidei: Enciclica sulla Fede)
The purpose of all knowledge, metaphysical as well as scientific, is to achieve what Epicurus called ataraxia, freedom from irrational fears and anxieties of all sorts—in brief, peace of mind.
Epicurus (Lettera sulla felicità)
Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma. Ci colpiscono degli altri le parole che risuonano in una zona già nostra – che già viviamo – e facendola vibrare ci permettono di cogliere nuovi spunti dentro di noi.
Cesare Pavese (Il mestiere di vivere: Diario 1935-1950)
Leggere è come pensare, come pregare, come parlare con un amico, come esporre le tue idee, come ascoltare le idee degli altri, come ascoltare musica (si, si), come contemplare un paesaggio, come uscire a fare una passeggiata sulla spiaggia.
Roberto Bolaño
Idolatry, then, is always polytheism, an aimless passing from one lord to another. Idolatry does not offer a journey but rather a plethora of paths leading nowhere and forming a vast labyrinth.
Pope Francis (Lumen Fidei: Enciclica sulla Fede)
Da mio padre avevo imparato, molto tempo dopo avere smesso di seguirlo sui sentieri, che in certe vite esistono montagne a cui non è possibile tornare. Che nelle vite come la mia e la sua non si può tornare alla montagna che sta al centro di tutte le altre, e all'inizio della propria storia. E che non resta che vagare per le otto montagne per chi, come noi, sulla prima e più alta ha perso un amico.
Paolo Cognetti (Le otto montagne)
Tutti scoprono, più o meno presto nella loro vita, che la felicità non è realizzabile, ma pochi si soffermano invece sulla considerazione opposta: che tale è anche una infelicità perfetta.
Primo Levi
Nobody but you Nessuno può salvarti se non tu stesso. Sarai continuamente messo in situazioni praticamente impossibili. Ti metteranno continuamente alla prova con sotterfugi, inganni e sforzi per farti capitolare, arrendere e/o morire silenziosamente dentro. Nessuno può salvarti se non tu stesso e sarà abbastanza facile fallire davvero facilissimo ma non farlo, non farlo, non farlo. Guardali e basta. Ascoltali. Vuoi diventare così? Un essere senza volto, senza cervello, senza cuore? Vuoi provare la morte prima della morte? Nessuno può salvarti se non tu stesso e vale la pena di salvarti. È una guerra non facile da vincere ma se c’è qualcosa che vale la pena vincere è questa. Pensaci su pensa al fatto di salvare il tuo io. Il tuo io spirituale. il tuo io viscerale. il tuo io magico che canta e il tuo io bellissimo. Salvalo. Non unirti ai morti-di-spirito. Mantieni il tuo io con umorismo e benevolenza e alla fine se necessario scommetti sulla tua vita mentre combatti, fottitene dei pronostici, fottitene del prezzo. Solo tu puoi salvare il tuo io. Fallo! Fallo! Allora saprai esattamente di cosa sto parlando.
Charles Bukowski
La luna non è che il complemento della terra, il suo rovescio speculare, il luogo dove s’aduna tutto ciò che sulla terra si perde.
Ludovico Ariosto (Orlando Furioso)
Once man has lost the fundamental orientation which unifies his existence, he breaks down into the multiplicity of his desires; in refusing to await the time of promise, his life-story disintegrates into a myriad of unconnected instants.
Pope Francis (Lumen Fidei: Enciclica sulla Fede)
Sai cos'è bello, qui? Guarda: noi camminiamo, lasciamo tutte quelle orme sulla sabbia, e loro restano lì, precise, ordinate. Ma domani, ti alzerai, guarderai questa grande spiaggia e non ci sarà più nulla, un'orma, un segno qualsiasi, niente. Il mare cancella, di notte. La marea nasconde. È come se non fosse mai passato nessuno. È come se noi non fossimo mai esistiti. Se c'è un luogo, al mondo, in cui puoi non pensare a nulla, quel luogo è qui. Non è più terra, non è ancora mare. Non è vita falsa, non è vita vera. È tempo. Tempo che passa. E basta...
Alessandro Baricco
Se anche ci capitasse d’incontrare Geova, o Allah, o Visnù, io continuerei a basarmi sulla seconda legge della termodinamica.
James Tiptree Jr. (La via delle stelle)
C'era stata quella volta e ce n'erano state infinite altre, che Alice non ricordava più, perché l'amore di chi non amiamo si deposita sulla superficie e da lì evapora in fretta.
Paolo Giordano (The Solitude of Prime Numbers)
Del resto, che razza di scienza è quella che porta un uomo sulla Luna, ma non è in grado di garantire un pezzo di pane a tutti gli essere umani?
Carlos Ruiz Zafón (Marina)
- Tiiäkkö sinä että sulla on peijooni takapenkillä. - Tiedän. - Ei sitte mittään.
Juhani Karila (Pienen hauen pyydystys)
Se non scrivo quello che vedo effettivamente accadere su questo globo infelice racchiuso nei contorni del mio teschio penserò che il povero Dio mi abbia mandato sulla terra per niente.
Jack Kerouac
La sua risata vellutata mi scivolò sulla pelle come una stola di seta. Con calma tornò a sedersi, posando il bicchiere davanti a sé. I suoi occhi catturarono i miei e non li lasciarono andare. «Non tornerai a casa, Aleksandra».
Chiara Cilli (Soffocami (Blood Bonds, #1))
Non avevo niente da offrire a nessuno tranne la mia confusione.
Jack Kerouac (On the Road)
Chi può capire qualcosa della dolcezza se non ha mai chinato la propria vita, tutta quanta, sulla prima riga della prima pagina di un libro? No, quella è la sola e più dolce custodia di ogni paura-un libro che inizia.
Alessandro Baricco (Castelli di rabbia)
if a person fights the clear evidence of his senses he will never be able to share in genuine tranquillity
Epicurus (Lettera sulla felicità)
Rimane il fatto che, in ogni modo, capire bene la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando. Forse la cosa migliore sarebbe dimenticare di aver ragione o torto sulla gente e godersi semplicemente la gita. Ma se ci riuscite... Beh, siete fortunati.
Philip Roth (American Pastoral)
Tutto passa. Le sofferenze, i tormenti, il sangue, la fame e la pestilenza. La spada sparirà, e le stelle invece rimarranno, quando anche le ombre dei nostri corpi e delle nostre azioni più non saranno sulla terra. Non esiste uomo che non lo sappia. Perché allora non vogliamo rivolgere il nostro sguardo alle stelle?
Mikhail Bulgakov
With the Epicureans it was never science for the sake of science but always science for the sake of human happiness.
Epicurus (Lettera sulla felicità)
È bello avere una persona sulla quale fare fantasie durante il giorno. Anche se è sconosciuta.
Fabio Volo (Il giorno in più)
«Ogni scrittore, come lei sa, mette una parte di sé in ciascun personaggio. È sbagliato pensare che io sia il protagonista [...]. Sono ognuno di loro e nessuno di loro. Li ho messi sulla carta e ora vivono di vita propria, e quel poco per cui mi somigliavano è un'illusione, perché, una volta che io gli abbia dato la vita, faranno quel che gli pare. [...]»
Chiara Santoianni (Missione a Manhattan)
‎È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell'intima bontà dell'uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l'avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l'ordine, la pace e la serenità.
Anne Frank (Il diario di Anna Frank)
E un bacio è il ponte rosso che costruiamo tra le nostre anime, che danzano sulla vertigine bianca della vita senza paura di cadere.
Alessandro D'Avenia (Bianca come il latte, rossa come il sangue)
Quel bel levriero... si distese sulla mia vita (Memorie di Adriano, Saeculum Aureum)
Marguerite Yourcenar (Memoirs of Hadrian)
E poi, lo avvertii. Il suo respiro sulla nuca. La sua voce che sussurrava il mio nome come se gli appartenesse, con quel tono lento, terrificante, erotico, mortale. «Aleksandra».
Chiara Cilli (Distruggimi (Blood Bonds, #2))
Accade che le affinità d'anima non giungano ai gesti e alle parole ma rimangano effuse come un magnetismo. Ѐ raro ma accade. Può darsi che sia vera soltanto la lontananza, vero l'oblio, vera la foglia secca più del fresco germoglio. Tanto e altro può darsi o dirsi. Comprendo la tua caparbia volontà di essere sempre assente perché solo così si manifesta la tua magia. Innumeri le astuzie che intendo. Insisto nel ricercarti nel fuscello e mai nell'albero spiegato, mai nel pieno, sempre nel vuoto: in quello che anche al trapano resiste. Era o non era la volontà dei numi che presidiano il tuo lontano focolare, strani multiformi multanimi animali domestici; fors'era così come mi pareva o non era. Ignoro se la mia inesistenza appaga il tuo destino, se la tua colma il mio che ne trabocca, se l'innocenza è una colpa oppure si coglie sulla soglia dei tuoi lari. Di me, di te tutto conosco, tutto ignoro.
Eugenio Montale (Satura, 1962-1970: Poems (English and Italian Edition))
Feci un sorrisetto. «Bentornato, fratello.» Con un sogghigno lui si passò il dorso della mano sulla fronte madida, lasciandosi una strisciata di sangue. «Ed è bello essere tornati.»
Chiara Cilli (Per Combatterti (Blood Bonds, #5))
The conquest of fear, especially fear of unaccountable divine beings who meddle in nature at will, means a reduction in the sum total of human pain and suffering and opens the door to the calm acceptance of a new picture of the world—a world in which nature is autonomous and where there are ideal beings who never meddle.
Epicurus (Lettera sulla felicità)
Non avevo mai considerato Marley come un modello da seguire, ma seduto lì a bere la mia birra, pensavo che forse custodiva il segreto di una buona vita. Mai rallentare, mai guardare indietro, vivere ogni giorno con brio giovanile, coraggio, curiosità e giocosità. Se pensi di essere ancora giovane, magari lo sei, indipendentemente da quel che dice il calendario. Non una cattiva filosofia di vita, anche se preferisco sorvolare sulla parte che implicava devastazione di divani e lavanderie.
John Grogan (Io & Marley)
« [...] É il cervello, le piccole cellule grigie» si batté una mano sulla fronte, «la cosa su cui bisogna basarsi. I sensi inducono in errore. Bisogna cercare la verità dal di dentro, non dal di fuori.»
Agatha Christie (Poirot investiga (Hercule Poirot, #3))
Ma il coraggio era anche quello. Era la consapevolezza che l'insuccesso fosse comunque il frutto di un tentativo. Che talvolta è meglio perdersi sulla strada di un viaggio impossibile che non partire mai.
Giorgio Faletti (Fuori da un evidente destino)
Proprio non capisci, Ehlena?" Con delicatezza le accarezzò il polpaccio e le sollevò il piede, posandolo sulla propria coscia. Poi, slacciando le stringhe della misera ballerina di tela Keds, mormorò: "Qualunque cosa indossi... per me sarai sempre una regina.
J.R. Ward (Lover Avenged (Black Dagger Brotherhood, #7))
Two of Epicurus’s early influences, Democritus and Pyrrho, had actually journeyed all the way to what is now India, where they had encountered Buddhism in the schools of the gymnosophists
Epicurus (Lettera sulla felicità)
[...] anche se mi mandassero sulla forca, non dirò mai di aver fatto un errore quella notte a tagliare la gola del mio padrone a Delhi. Dirò che valeva la pena sapere, anche solo per un giorno, anche solo per un'ora, anche solo per un minuto, cosa significa non essere un servo.
Aravind Adiga (The White Tiger)
Un uomo che dorme tiene in cerchio intorno a sé il filo delle ore, l'ordine degli anni e dei mondi. Svegliandosi li consulta d'istinto e vi legge in un attimo il punto che occupa sulla terra, il tempo che è trascorso fino al suo risveglio.
Marcel Proust (Dalla parte di Swann)
Of all the things that wisdom provides for the happiness of the whole man, by far the most important is the acquisition of friendship.
Epicurus (Lettera sulla felicità)
Cominciavo a intuire che la storia narrata era la storia delle donne e degli uomini che hanno vissuto prima di noi nell'isola dei danzatori, madri e padri forse a noi simili per dolcezza e sorrisi o per la follia che non sappiamo dove nasca. (pag. 85)
Sergio Atzeni (Passavamo sulla terra leggeri)
If a person fights the clear evidence of his senses he will never be able to share in genuine tranquillity.”41 In other words, a person who doubts his senses will either lose contact with the reality of the surrounding world, like the Skeptics, and become psychologically isolated and insecure, or he will fall prey, as do the religionists, to theological explanations which do not allay anxiety but foment it.
Epicurus (Lettera sulla felicità)
Ma quando di un lontano passato non rimane più nulla, dopo la morte delle creature, dopo la distruzione delle cose, soli e più fragili ma più vivaci, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l'odore e il sapore permangono ancora a lungo, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sulla rovina di tutto, a sorreggere senza tremare - loro, goccioline quasi impalpabili - l'immenso edificio del ricordo.
Marcel Proust (Du côté de chez Swann (À la recherche du temps perdu, #1))
«Io amo tutto di te, Emma. Amo il modo in cui riconosco il rumore dei tuoi passi in corridoio fuori da camera mia anche quando non sapevo che stessi arrivando. Nessun altro cammina, respira o si muove come fai tu. Amo come trattieni il fiato quando dormi, come se i sogni ti sorprendessero. Amo il modo in cui, quando siamo insieme in spiaggia, le nostre ombre si fondono in un’unica persona. Amo quando mi scrivi sulla pelle, facendomi capire meglio di quanto capirei se uno mi gridasse nell’orecchio. Non volevo amarti così. Amarti così è la peggiore idea del mondo. Ma non ci posso fare niente. E, credimi, io ci ho provato.»
Cassandra Clare (Lady Midnight (The Dark Artifices, #1))
Se sconsideratezza è l’avventurarsi disarmati nell’antro di un leone, sconsideratezza avventurarsi sull’Atlantico in una barca a remi, sconsideratezza fare la cicogna sulla cupola di St Paul, più sconsiderato ancora è tornarsene a casa sole in compagnia di un poeta. Un poeta è insieme Atlantico e leone. Se sfuggi alle zanne, soccombi ai flutti. Un uomo capace di distruggere le illusioni è al tempo stesso belva e onda. 
Virginia Woolf (Orlando)
Perché nessuno possa dimenticare di quanto sarebbe bello se, per ogni mare che ci aspetta, ci fosse un fiume, per noi. E qualcuno un padre, un amore, qualcuno capace di prenderci per mano e di trovare quel fiume immaginarlo, inventarlo e sulla sua corrente posarci, con la leggerezza di una sola parola, addio. Questo, davvero, sarebbe meraviglioso. Sarebbe dolce, la vita, qualunque vita. E le cose non farebbero male, ma si avvicinerebbero portate dalla corrente, si potrebbe prima sfiorarle e poi toccarle e solo alla fine farsi toccare. Farsi ferire, anche. Morirne. Non importa. Ma tutto sarebbe, finalmente, umano. Basterebbe la fantasia di qualcuno un padre, un amore, qualcuno. Lui saprebbe inventarla una strada, qui, in mezzo a questo silenzio, in questa terra che non vuole parlare. Strada clemente, e bella. Una strada da qui al mare.
Alessandro Baricco
A metà di una strada lo vide, la camicia candida e il mantello gettato sulle spalle; aveva perso la feluca e i capelli erano scompigliati. Senza staccare gli occhi da lei guardava la folla di braccia e mani tese per abbracciarlo o semplicemente toccarlo. L'istante successivo non esisteva più alcuna strada o persona, non esisteva distanza, soltanto l'affondare il viso nei pizzi morbidi sul suo petto e le dita di una mano sul suo braccio, mentre quelle dell'altra sfioravano, incredule, la chiave d'oro appesa al suo collo. Poi la mano di Axel fu sulla sua schiena e l'altra si posò al lato del viso per costringerla con gentile fermezza a sollevarlo verso il suo. «I miei privilegi, signora, non avete possibilità di negarmeli oggi.» Il suo respirò la baciò ancora prima delle sue labbra.
Virginia De Winter (L'Ordine della spada (Black Friars, #1))
Il mondo mi deve un paio di cose.
Jack Kerouac (On the Road)
Questa volta lui fu incapace di girare la testa dall'altra parte, tanto il suo volto lo affascinava. Mai neppure nei momenti in cui i loro corpi erano stati più uniti, l'aveva trovata così bella, così raggiante. Mai aveva visto sulla sua bocca carnosa un sorriso che esprimesse così intensamente il trionfo dell'amore. Mai, con un solo sguardo, si era impossessata di lui in modo così totale. «Lo vedi, Tony,» gli gridò «non ci hanno separati!».
Georges Simenon (The Blue Room)
Odiava quel luogo - il luogo maledetto, come lo aveva battezzato nella sua mente - eppure non poteva negare il forte richiamo che esercitava sulla propria persona. Sarebbe stato capace di individuarlo attraverso una folta coltre di nebbia, ritornandoci a occhi chiusi, come farebbe una columba livia con la sua colombaia. Il suo luogo maledetto, le cascate di Reichenbach...
Cristina Bruni (La tigre e il professore)
Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell’indistinto. La porta è meglio chiuderla; di là c’è sempre la televisione accesa. Dillo subito, agli altri: «No, non voglio vedere la televisione!» Alza la voce, se no non ti sentono: «Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!» Forse non ti hanno sentito, con tutto quel chiasso; dillo più forte, grida: «Sto cominciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino!» O se non vuoi non dirlo; speriamo che ti lascino in pace. Prendi la posizione più comoda: seduto, sdraiato, raggomitolato, coricato. Coricato sulla schiena, su un fianco, sulla pancia. In poltrona, sul divano, sulla sedia a dondolo, sulla sedia a sdraio, sul pouf. Sull’amaca se ne hai una. Sul letto, naturalmente, o dentro il letto. Puoi anche metterti a testa in giù, in posizione yoga. Col libro capovolto, si capisce.
Italo Calvino (If on a Winter’s Night a Traveler)
Lotti contro la tua superficialità, la tua faciloneria, per cercare di accostarti alla gente senza aspettative illusorie, senza un carico eccessivo di pregiudizi, di speranze o di arroganza, nel modo meno simile a quello di un carro armato, senza cannoni, mitragliatrici e corazze d'acciaio spesse quindici centimetri; offri alla gente il tuo volto più bonario, camminando in punta di piedi invece di sconvolgere il terreno con i cingoli, e l'affronti con larghezza di vedute, da pari a pari, da uomo a uomo, come si diceva una volta, e tuttavia non manchi mai di capirla male. Tanto varrebbe avere il cervello di un carro armato. La capisci male prima d'incontrarla, mentre pregusti il momento in cui l'incontrerai; la capisci male mentre sei con lei; e poi vai a casa, parli con qualcun altro dell'incontro, e scopri ancora una volta di aver travisato. Poiché la stessa cosa capita, in genere, anche ai tuoi interlocutori, tutta la faccenda è, veramente, una colossale illusione priva di fondamento, una sbalorditiva commedia degli equivoci. Eppure, come dobbiamo regolarci con questa storia, questa storia così importante, la storia degli altri, che si rivela priva del significato che secondo noi dovrebbe avere e che assume invece un significato grottesco, tanto siamo male attrezzati per discernere l'intimo lavorio e gli scopi invisibili degli altri? Devono, tutti, andarsene e chiudere la porta e vivere isolati come fanno gli scrittori solitari, in una cella insonorizzata, creando i loro personaggi con le parole e poi suggerendo che questi personaggi di parole siano più vicini alla realtà delle persone vere che ogni giorno noi mutiliamo con la nostra ignoranza? Rimane il fatto che, in ogni modo, capire bene la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e male e male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando. Forse la cosa migliore sarebbe dimenticare di aver ragione o torto sulla gente e godersi semplicemente la gita. Ma se ci riuscite… Beh, siete fortunati.
Philip Roth (American Pastoral)
Non so scrivere su Damasco senza che si intrecci il gelsomino sulle mie dita. Non so pronunciare il suo nome senza che sulla mia bocca si addensi il nettare dell’albicocca, del melograno, della mora e del cotogno. Non so ricordarla senza che si posino su un muretto della memoria mille colombe… e mille colombe volano.
نزار قباني
Perché nessuno possa dimenticare di quanto sarebbe bello se, per ogni mare che ci aspetta, ci fosse un fiume, per noi. E qualcuno - un padre, un amore, qualcuno - capace di prenderci per mano e di trovare quel fiume - immaginarlo, inventarlo - e sulla sua corrente posarci, con la leggerezza di una sola parola, addio. Sarebbe dolce, la vita, qualunque vita. E le cose non farebbero male, ma si avvicinerebbero portate dalla corrente, si potrebbe prima sfiorarle e poi toccarle e solo alla fine farsi toccare. Farsi ferire, anche. Morirne. Non importa. Ma tutto sarebbe, finalmente, umano. Basterebbe la fantasia di qualcuno - un padre, un amore, qualcuno. Lui saprebbe inventarla una strada, qui, in mezzo a questo silenzio, in questa terra che non vuole parlare.
Alessandro Baricco (Ocean Sea)
Il libro si adatta alla mano, si adatta all'individuo. Il modo in cui tieni in mano un libro e giri le pagine, mani e occhi, i movimenti meccanici per rastrellare la ghiaia su una calda strada di campagna, i segni sulla pagina, e come una pagina è uguale alla successiva eppure completamente diversa, le vite nei libri, le colline che diventano verdi, vecchie colline ondulate che ti facevano sentire che stavi diventando un altro.
Don DeLillo (Underworld)
Quanto a Emma, non si chiedeva se lo amasse. Ella credeva che l'amore dovesse arrivare all'improvviso, con fragori e folgori; uragano dei cieli che cade sulla vita, la sconvolge, strappa via le volontà come foglie, e trascina all'abisso il cuore intero. Ella non sapeva che sulle terrazze delle case la pioggia forma laghetti quando le grondaie sono ingorgate, e avrebbe continuato a credersi al sicuro, quando a un tratto scoprì una crepa nel muro.
Gustave Flaubert (Madame Bovary)
Fai bene quanto puoi e male quanto devi, sempre consapevole del margine d’errore del tuo fare
Robert Musil (Sulla stupidità e altri scritti)
Bor era bello da fare male. Il cuore della ragazza saltò un battito quando il suo profumo le raggiunse le narici e inondò la sua mente come una droga. Un accenno di barba disegnava il contorno appuntito del mento e le labbra si schiusero in un ghigno ferino da animale pronto alla caccia. «Ti voglio attenta e pronta. Ti insegnerò a difenderti. Non sono qui per giocare o rivangare il passato. E ora muoviti, non ho tempo da perdere, anzi, non abbiamo tempo da perdere.» Voltandosi e scendendo le scale tre gradini alla volta aggiunse: «Ti aspetto in strada, sono quello figo sulla moto». Le guance di Asia divennero paonazze, mentre stringeva i pugni con intensità fino a sentire il sudore delle mani appiccicarle la pelle. Con un'espressione degna di un drago sputa fuoco, Asia rimase a guardare Bor che usciva di casa. Vomitò un urlo a dir poco agghiacciante che miscelava rabbia e frustrazione.
Eilan Moon (R.I.P. Requiescat In Pace (The R.I.P. Trilogy, #1))
E’ per questo che, in fondo al cuore, mi considero un fallito. Non che questo importi molto. Sub specie aeternitatis tutti noi, senza eccezioni, siamo dei falliti. Non ricordo più dove ho letto che “la morte intacca la nostra fiducia nella vita mostrandoci che in fin dei conti tutto è ugualmente futile se visto in rapporto alle tenebre che ci attendono.” Sì, “futile” è la parola esatta. Eppure non posso lamentarmi: ho più amici che nemici e ci sono momenti in cui sono quasi felice di essere al mondo – quando guardo il sole che tramonta e la luna che spunta, o vedo la neve sulla cima della montagna.
Fred Uhlman (L'amico ritrovato)
I begin with the respect that the anarch shows towards the rules. Respectare as an intensive of respicere means: ‘to look back, to think over, to take into account.’ These are traffic rules. The anarchist resembles a pedestrian who refuses to acknowledge them and is promptly run down. Even a passport check is disastrous for him. ‘I never saw a cheerful end,’ as far back as I can look into history. In contrast, I would assume that men who were blessed with happiness – Sulla, for example – were anarchs in disguise.
Ernst Jünger (Eumeswil)
Tutti scoprono, più o meno presto nella loro vita, che la felicità perfetta non è realizzabile, ma pochi si soffermano invece sulla considerazione opposta: che tale è anche una infelicità perfetta. I momenti che si oppongono alla realizzazione di entrambi i due stati-limite sono della stessa natura: conseguono dalla nostra condizione umana, che è nemica di ogni infinito. Vi si oppone la nostra sempre insufficiente conoscenza del futuro; e questo si chiama, in un caso, speranza, e nell'altro, incertezza del domani.
Primo Levi
Epicurus as a moral empiricist felt that our immediate feelings are far more cogent and authoritative guides to the good life than abstract maxims, verbal indoctrination, or even the voice of reason itself. Hence he based his ethics on nature, not on convention or on reason.
Epicurus (Lettera sulla felicità)
The blessed and indestructible being of the divine has no concerns of its own, nor does it make trouble for others. It is not affected by feelings of anger or benevolence, because these are found where there is lack of strength.
Epicurus (Lettera sulla felicità)
Dal corridoio giunse una voce contrariata. «Maledizione, l'ha ammazzato sul serio, adesso mi toccherà essere l'erede al trono al posto suo e indossare quel ridicolo mantello da cerimonia». Bryce fece irruzione nello studio e considerò con un breve sguardo Alexis sulla poltrona e Axel fermo al centro della stanza con un bicchiere in pezzi ai piedi. In faccia gli leggeva chiaramente che se fosse stato Alexis a tirarglielo dietro, avrebbe avuto tutta la sua comprensione. «Arrivi a proposito», disse Axel, calmissimo. «Ti spiacerebbe mandare qualcuno a chiamare Stephen Eldrige?». «L'unica persona che manderò a chiamare è un esorcista», disse Bryce, esasperato. «Sperando che almeno lui possa fare qualcosa per te».
Virginia De Winter (L'ordine della penna (Black Friars, #2))
Avendo perso uno degli inseguiti, Ivan concentrò la sua attenzione sul gatto, e vide quello strano animale avvicinarsi al predellino del vagone di testa del tram A immobile alla fermata, spingere via con insolenza una donna, afferrare la maniglia e tentare perfino di dare una moneta da dieci copeche alla bigliettaria attraverso un finestrino aperto per l'afa. Il comportamento del gatto sbalordì talmente Ivan da lasciarlo immobile davanti alla drogheria sull'angolo; e subito una seconda volta, ma con molta più forza egli fu sbalordito dal comportamento della bigliettaria. Questa, non appena vide il gatto che saliva sul tram, gridò con una rabbia che la scuoteva tutta: - È vietato ai gatti! È vietato portare gatti! Passa via! Scendi, se no chiamo la polizia! Né la bigliettaria né i passeggeri furono colpiti dalla cosa principale: non dal fatto che un gatto salisse sul tram, questo poteva ancora passare, ma dal fatto che volesse pagare il biglietto! Il gatto si dimostrò animale non soltanto solvibile, ma anche disciplinato. Alla prima sgridata della bigliettaria cessò l'attacco, si staccò dal predellino e si sedette alla fermata, soffregandosi i baffi con la monetina. Ma non appena la bigliettaria diede il segnale e il tram si mosse, il gatto si comportò come chiunque sia cacciato da un tram, sul quale deve viaggiare per forza. Dopo essersi lasciato passare davanti tutte e tre le vetture, balzò sulla parte posteriore dell'ultima, si afferrò con la zampa a un tubo che usciva dal veicolo e filò via, economizzando in tal modo il prezzo della corsa.
Mikhail Bulgakov (The Master and Margarita)
«Quel sangue non è tuo» gracchiò. Il bicipite di Rev, quello che teneva stretto sulla sua gola, si contrasse. «No». «Cosa è successo?» «Non sono mai stato maldestro in tutti i miei anni di servizio, mai. Il mio obiettivo non doveva morire. Sono stato avventato e mi ha preso alla sprovvista». «Cosa hai fatto?» Rev addentò il lobo del suo orecchio mordendolo fino a far male, Sibylle urlò tentando di scrollarselo di dosso senza ottenere nessun risultato. «Gli ho fatto ingoiare le sue budella».
Anya M. Silver (Destroy Me (Lethal Men, #2))
Such is the pure movement of nature prior to all reflection. Such is the force of natural pity, which the most depraved mores still have difficulty destroying, since everyday one sees in our theaters someone affected and weeping at the ills of some unfortunate person, and who, were he in the tyrant's place, would intensify the torments of his enemy still more; [like the bloodthirsty Sulla, so sensitive to ills he had not caused, or like Alexander of Pherae, who did not dare attend the performance of any tragedy, for fear of being seen weeping with Andromache and Priam, and yet who listened impassively to the cries of so many citizens who were killed everyday on his orders. Nature, in giving men tears, bears witness that she gave the human race the softest hearts.] Mandeville has a clear awareness that, with all their mores, men would never have been anything but monsters, if nature had not given them pity to aid their reason; but he has not seen that from this quality alone flow all the social virtues that he wants to deny in men. In fact, what are generosity, mercy, and humanity, if not pity applied to the weak, to the guilty, or to the human species in general. Benevolence and even friendship are, properly understood, the products of a constant pity fixed on a particular object; for is desiring that someone not suffer anything but desiring that he be happy?
Jean-Jacques Rousseau (Discourse on the Origin of Inequality (Dover Thrift Editions: Philosophy))
If you summarily rule out any single sensation and do not make a distinction between the element of belief that is superimposed on a percept that awaits verification and what is actually present in sensation or in the feelings or some percept of the mind itself, you will cast doubt on all other sensations by your unfounded interpretation and consequently abandon all the criteria of truth. On the other hand, in cases of interpreted data, if you accept as true those that need verification as well as those that do not, you will still be in error, since the whole question at issue in every judgment of what is true or not true will be left intact.
Epicurus (Lettera sulla felicità)
Mi vergognavo ad essere affascinato da quella storia e da quel criminale mostruoso, Jean-Claude Romand. A distanza di tempo, credo che ciò che avevo tanta paura di condividere con lui lo condivido, lo condividiamo lui e io, con la maggior parte della gente, anche se per fortuna la maggior parte della gente non arriva al punto di mentire per vent’anni e poi sterminare tutta la famiglia. Penso che anche le persone più sicure di sé percepiscano con angoscia lo scarto che esiste fra l’immagine di sé che bene o male cercano di dare agli altri e quella che hanno di loro stesse nei momenti d’insonnia, o di depressione, quando tutto vacilla e si prendono la testa fra le mani, sedute sulla tazza del cesso. In ciascuno di noi c’è una finestra spalancata sull’inferno; cerchiamo di starne alla larga il più possibile, e io, per una mia precisa scelta, ho passato a quella finestra, ipnotizzato, sette anni della mia vita.
Emmanuel Carrère (Le Royaume)
Sì, io... È possibile che la mia vita, proprio la mia, assomigli alla sua? Il lavoro, la famiglia, nessuna passione, nessun rischio da correre, nessuna nobile avventura da vivere, e, per finire, la morte? Non è possibile accettare in anticipo l’idea che tutto ciò basti a riempire la vita, la propria vita, preziosa e unica, e tuttavia… Inizio a credere che un’esistenza qualsiasi, grigia, piatta, possa estenuare l’uomo a tal punto che, invecchiato, egli aspiri al riposo. Al contrario, più la vita è stata appassionata e piena, più comprensibile sarebbe il grido del morente: ‘Come? Di già? Ma non son riuscito a far nulla! Non ho avuto tempo!... Non ho vissuto…’”.
Irène Némirovsky (Due)
William la osservò ammaliato dalla sua bellezza e non rispose. «Mi hai sentita?» ritentò lei, alzandosi dal letto. «Certo che ti ho sentita, ma non devi preoccuparti di queste cose. Mi occupo io degli affari, tu devi solo essere felice.» Eliza sbuffò, guardò fuori dalla finestra la nebbia che si posava con dolcezza sulla strada. Ripensò agli avvenimenti di quegli ultimi mesi e si rese conto di aver perduto molto più di quanto avesse guadagnato. La libertà non aveva un prezzo, lei invece l’aveva svenduta. Epistole sporche di sangue
Eilan Moon
Devo tuttavia confessare che, nel mio sentimentalismo, sono profondamente commosso e ammirato di fronte a quel lupo che “non può” azzannare la gola dell’avversario, e ancor più di fronte all’altro animale, che conta proprio su questa sua reazione! Un animale che affida la propria vita alla correttezza cavalleresca di un altro animale! C’è proprio qualcosa da imparare anche per noi uomini! Io per lo meno ne ho tratto una nuova e più profonda comprensione di un meraviglioso detto del Vangelo che spesso viene frainteso, e che finora aveva suscitato in me solo una forte resistenza istintiva: «Se qualcuno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra...». L’illuminazione mi è venuta da un lupo: non per ricevere un altro schiaffo devi offrire al nemico l’altra guancia, no, devi offrirgliela proprio per impedirgli di dartelo!
Konrad Lorenz (King Solomon's Ring (Routledge Classics))
Al rallentatore, Vishous chinò la testa bruna e Butch sentì come una carezza vellutata quando il pizzetto gli sfiorò la gola. Con precisione millimetrica, V premette le zanne contro la vena che saliva dal cuore dell'amico, poi lentamente, inesorabilmente, lo trafisse. I loro petti si toccarono. Butch chiuse gli occhi, assaporando quella sensazione, il calore dovuto alla vicinanza fisica, la morbidezza dei capelli di V sulla mascella, la potenza del braccio virile che gli scivolava intorno alla vita. Quasi animate da volontà propria, le sue mani si staccarono dai pioli posandosi sui fianchi di V, stringendo con forza quella carne soda, unendo i loro corpi dalla testa ai piedi. Un fremito percorse uno dei due. O forse... merda, forse erano rabbrividiti entrambi. E poi basta. Chiuso. Finito. Da non ripetersi mai più.
J.R. Ward (Lover Revealed (Black Dagger Brotherhood, #4))
Tutti scoprono, più o meno presto nella loro vita, che la felicità perfetta non è realizzabile, ma pochi si soffermano invece sulla considerazione opposta: che tale è anche una infelicità perfetta. I momenti che si oppongono alla realizzazione di entrambi i due stati-limite sono della stessa natura: conseguono dalla nostra condizione umana, che è nemica di ogni infinito. Vi si oppone la nostra sempre insufficiente conoscenza del futuro; e questo si chiama, in un caso, speranza, e nell'altro, incertezza del domani. Vi si oppone la sicurezza della morte, che impone un limite a ogni gioia, ma anche a ogni dolore. Vi si oppongono le inevitabili cure materiali, che, come inquinano ogni felicità duratura, cosi distolgono assiduamente la nostra attenzione dalla sventura che ci sovrasta, e ne rendono frammentaria, e perciò sostenibile, la consapevolezza. Sono stati proprio i disagi, le percosse, il freddo, la sete, che ci hanno tenuti a galla sul vuoto di una disperazione senza fondo, durante il viaggio e dopo.
Primo Levi (Survival in Auschwitz)
The risings and settings of the sun, the moon, and the other heavenly bodies may come about from the lighting up and quenching of their fires…; for nothing in our sensory experience runs counter to this hypothesis. Or the said effects may be caused by the emergence of these bodies from a point above the earth and again by the earth’s position in front of them; for nothing in our sensory experience is against this.45 Here two alternative explanations of “risings and settings” are offered; both are of equal value and equally true, since neither is contradicted by anything in our experience. On the contrary, we have all seen fires die down from lack of fuel, and lights obscured or blacked out by objects coming in front of them.
Epicurus (Lettera sulla felicità)
È il petto di un'altra persona a spalleggiarci, ci sentiamo realmente spalleggiati solo quando abbiamo qualcuno dietro, lo dice la parola stessa, alle nostre spalle, come in inglese, to back, qualcuno che magari non vediamo e che ci copre le spalle col petto che è sul punto di sfiorarci e che alla fine sempre ci sfiora, e a volte, addirittura, questo qualcuno ci mette una mano sulla spalla con la quale ci tranquillizza e al tempo stesso ci sottomette. In questo modo dormono o credono di dormire gran parte delle coppie, dopo la buonanotte i due si girano dallo stesso lato, di modo che uno dà le spalle all'altro per tutto il tempo e si sente spalleggiato da lui o da lei, e quando nel pieno della notte si sveglia di soprassalto per un incubo o non riesce a prender sonno, soffre per la febbre o si crede solo e abbandonato al buio, non deve far altro che voltarsi e vedere, di fronte a sé, il volto di colui che lo protegge, che si lascerà baciare quel che si può baciare in un volto (naso, occhi e bocca; mento, fronte e guance, tutto il volto) o che magari, mezzo addormentato, gli metterà una mano sulla spalla per tranquillizzarlo, o per sottometterlo, o forse per aggrapparsi. (da Un cuore così bianco, pag. 72)
Javier Marías (A Heart So White)
Ma ancora più subdoli sono i calzini. Il Nonno Stregone aveva stabilito che, alla sua età, tre erano i modi possibili di infilarli. Uno, posizione detta "della spogliarellista", steso sul letto con una gamba sensualmente sollevata. Tempo necessario all'impresa: un minuto, salvo perforazione del pedalino da parte dell'unghia dell'alluce. Due, posizione eretta "gamba sulla sedia". Unico rischio, uno schianto del legno o un colpo della strega. Tre, posizione "riciclami": andare a letto coi calzini e usare gli stessi la mattina dopo. La meno igienica ma la più rapida. Inoltre, nello scegliere il paio bisognava tener conto dell'esistenza della LIC, Legge di infedeltà del calzino, che dice così: Un calzino, messo nel cassetto, cercherà quasi sempre di far coppia con un calzino diverso.
Stefano Benni (Pane e tempesta)
Passavamo sulla terra leggeri come acqua, disse Antonio Setzu, come acqua che scorre, salta, giù dalla conca piena della fonte, scivola e serpeggia fra muschi e felci, fino alle radici delle sughere e dei mandorli o scende scivolando sulle pietre, per i monti e i colli fino al piano, dai torrenti al fiume, a farsi lenta verso le paludi e il mare, chiamata in vapore dal sole a diventare nube dominata dai venti e pioggia benedetta. A parte la follia di ucciderci l'un l'altro per motivi irrilevanti, eravamo felici. Le piante e le paludi erano fertili, i monti ricchi di pascolo e fonti. Il cibo non mancava neppure negli anni di carestia. Facevamo un vino colore del sangue, dolce al palato e portatore di sogni allegri. Nel settimo giorno del mese del vento che piega le querce incontravamo tutte le genti attorno alla fonte sacra e per sette giorni e sette notti mangiavamo, bevevamo, cantavamo e danzavamo in onore di Is. Cantare, suonare, danzare, coltivare, raccogliere, mungere, intagliare, fondere, uccidere, morire, cantare, suonare, danzare era la nostra vita. Eravamo felici, a parte la follia di ucciderci l'un l'altro per motivi irrilevanti. (pag. 56)
Sergio Atzeni (Passavamo sulla terra leggeri)
La solitudine è questa situazione un po’ buffa, un po’ ridicola, un po’ aggressiva di un uomo seduto al tavolo di un ristorante turistico: l’immagine di una persona incompleta, tanto goffa da sembrare stupida o arrogante. Leo deve incominciare a difendere questa sua solitudine. Non deve permettere che gli altri lo vedano come un atomo dalle valenze aperte, come qualcuno immiserito dalla mancanza di un compagno, di un amico, di un amore. La solitudine è anche scomodità. Obbliga a rivolgersi agli altri, a fare richieste continue. Sul treno lui non può lasciare i bagagli per recarsi al ristorante. Deve cercare il controllore, o un altro passeggero, e chiedergli di dare cortesemente un’occhiata alla macchina fotografica. Negli aeroporti, con il carrello carico di valigie, non riesce a raggiungere la toilette, o la cabina del telefono soprattutto se si trovano a livelli diversi da quelli in cui è stato sbarcato e allora, scaricare i bagagli, affrontare le scale, deporli, entrare in un bagno diventa un’impresa impossibile, faticosa già mentalmente. Nei ristoranti è pressato dalla gente in coda solo perché gli altri sono in due e lui, solo, sta occupando un piccolo tavolo. Negli alberghi le camere singole sono, in genere, le più strette e le più piccole: i sottotetti o le mansardine della servitù. E per giunta c’è sempre un supplemento da pagare.    La solitudine impietosisce gli altri. A volte lui sente lo sguardo indiscreto della gente posato sulla sua figura come un gesto di una violenza inaudita. Come se gli altri lo pensassero cieco e gli si accostassero per fargli attraversare la strada. Certe premure lo offendono più dell’indifferenza, perché è come se gli ricordassero continuamente che a lui manca qualcosa e che non può essere felice. Si vede con un lato del corpo sanguinante, una cicatrice aperta dalla quale è stata separata l’altra metà. Vorrebbe spiegare che sì, Thomas gli manca e di questo sta soffrendo. Ma che non avverte la propria solitudine come una disperazione. Si sta concentrando su di sé, si sta racchiudendo nelle proprie fantasie e nei propri ricordi. Sta cercando di abbracciare la parte più vera di se stesso recuperandola attraverso il ricordo, la riflessione, il silenzio.
Pier Vittorio Tondelli (Camere separate)
“Anni fa era il più bel lago di Whistle stop. D’estate ci venivamo a nuotare e pescare e ci si poteva anche fare un giro in barca, volendo.” Idgie scosse tristemente la testa. “Sapesse quanto mi manca!” Smokey guardò il prato. “Come mai non c’è più? Si è prosciugato?” Lei accese una sigaretta e glie la porse. “Peggio. Un novembre, un enorme stormo di anatre, almeno una quarantina, andarono a posarsi proprio in mezzo al lago e nel pomeriggio, mentre nuotavano tranquillamente, successe quella cosa strana. La temperatura scese di colpo e l’acqua si ghiacciò. Divenne solida come pietra nel giro di tre secondi. Uno, due, tre. Così” Smokey la guardò stralunato. “Dice sul serio?” “Certo!” “Le anatre saranno morte.” E’ questo il punto. Non morirono, ma volarono via e portarono con sé il lago. E adesso il nostro lago sarà da qualche parte in Gerogia…” Lui si girò a guadarla e, quando capì che stava scherzando, raggrinzì gli occhi celesti e cominciò a ridere così forte che gli venne da tossire e lei dovette dargli una botta sulla schiena.
Fannie Flagg (Fried Green Tomatoes at the Whistle Stop Cafe)
la lettura di Delitto e castigo lo cambiò, Delitto e castigo fu il fulmine che si abbatté dal cielo e lo mandò in frantumi, e quando riuscí a riprendersi Ferguson non ebbe piú dubbi sul futuro, se un libro poteva essere questo, se un romanzo poteva fare questo al tuo cuore, alla tua mente e ai tuoi sentimenti piú profondi sul mondo, allora scrivere romanzi era senz’altro la cosa migliore che potevi fare nella vita, perché Dostoevskij gli aveva insegnato che le storie inventate potevano andare ben oltre il semplice divertimento e lo svago, potevano rivoltarti come un calzino e scoperchiarti il cervello, potevano scottarti e gelarti e metterti completamente a nudo e scaraventarti tra i venti furiosi dell’universo e da quel giorno in poi, dopo aver annaspato per tutta l’infanzia, perso nei miasmi sempre piú fitti dello smarrimento, finalmente Ferguson capí dove stava andando, e negli anni successivi non tornò mai sulla sua decisione, nemmeno in quelli piú duri, quando gli sembrò quasi di cadere dai confini della terra. Aveva solo quindici anni, ma aveva già sposato un’idea, e il giovane Ferguson decise di onorarla, nella buona o nella cattiva sorte, in ricchezza o in povertà, in salute o in malattia, per tutta la vita.
Paul Auster (4 3 2 1)
E poi c’è lei. Tu non la conosci, ma siete legate da un fatto di sangue. L’hai vista, una volta, sebbene tu non riesca a ricordare di averla neppure sentita parlare. Forse hai visto una sua fotografia. Forse hai guardato a quella fotografia così a lungo, e così forte, che il suo volto ti è ormai familiare. Non vorresti che lo fosse. Di lei non sai niente, solo che ha un nome suggestivo, che suona come Devota, e che una sua mossa imprevista sulla scacchiera potrà invalidare la tua strategia. Non puoi seguirla, puoi solo immaginarla, mentre si aggira per le strade avvolta in una nebbia che la rende invisibile agli occhi del mondo. Ma lei segue te, sempre, per quanto non se ne accorga. E, se potesse capirlo, non lo vorrebbe.
Sara Zelda Mazzini (I Dissidenti)
Dandogli le spalle apro il rubinetto ed aspetto si riempia l’acquaio per lavarli. Thomas mi raggiunge senza fare alcun rumore. Me ne accorgo solo quando poggia contemporaneamente le mani sui bordi del ripiano, bloccandomi tra le sue braccia. Quel contatto improvviso mi fa trasalire ed uno dei due piatti che reggo mi scivola di mano, sprofondando nella schiuma. «Ok, facciamo così» mi sussurra ad un orecchio, avvicinandosi al mio viso. «Oggi è il tuo giorno fortunato: voglio essere comprensivo. Fingerò di non aver rischiato di rompermi l’osso del collo cadendo in una buca di più di due metri. Sorvolerò sulla storia della macchina e dimenticherò di aver trascorso un’ora cercando di convincere mia zia che non sono il crudele maschilista insensibile che crede. Tu, d’altro canto, verrai con me nello studio, ti siederai e ti impegnerai a trovare un accordo ragionevole. Considera che mi sento particolarmente generoso, cosa che capita di rado».
Cecile Bertod (Wife with Benefit)
Alzò una mano e l’accostò al suo viso, chiedendogli tacitamente il permesso. Lui irrigidì le spalle e rimase immobile, nello sguardo aveva la stessa sfida e la stessa supplica. Gli toccò il livido a lato dello zigomo, piano, con la punta di un dito e lui serrò le palpebre cosicché temette di avergli fatto male ed esitò a un soffio dalla sua pelle. Gabriel aprì gli occhi incontrando i suoi e allora lei sentì la mano muoversi per volontà propria, posarsi con delicatezza sulla sua guancia, le dita sfiorargli i capelli morbidi dietro l’orecchio. Aveva l’altra mano stretta a pugno talmente forte che le giunture le dolevano, il cuore sembrava sul punto di schiantarsi da un momento all'altro. Gabriel con un sospirò distolse il capo, gli occhi di nuovo chiusi, un’esitazione nella piega delle labbra che lo rese, per un momento, molto vulnerabile. «Per favore», le disse, turbato. «Allontanati». Sophia si posò una mano sulla bocca per reprimere una parola disperata e si ritrasse. «Perdonami, non sarei dovuta venire». Lui si alzò. «Perché sei qui? Se non è per compiacerti del tuo potere o per goderti le percosse dei tuoi amici, perché sei venuta?» Sophia scosse il capo. «Ho detto che mi dispiace». Chinò il capo, ma lui le posò sue dita sotto il mento e la indusse a guardarlo di nuovo. «È così, Sophia?», sussurrò. «Sei rimasta impigliata nella tua stessa rete?»
Virginia De Winter (L'ordine della penna (Black Friars, #2))
La cosa buffa del quasi-morire è che poi tutti si aspettano che tu viva a bordo del treno della felicità, che passi il tempo a rincorrere le farfalle su prati verdi o a guardare arcobaleni nelle macchie di benzina sulla strada. È un miracolo! Diranno tutti, con uno sguardo pieno di aspettative. È come quando ricevi in regalo un maglione sgualcito e sformato e non devi deludere la nonna con una strana smorfia quando scarti la scatola. Dopo tutto questa è la vita: piena di buche e grovigli e punti nei quali bloccarsi. Scomoda e irritante. Un regalo che non avevi mai chiesto, mai voluto e mai scelto. Un regalo che dovrai indossare con eccitazione, giorno dopo giorno, anche quando preferiresti startene nel tuo letto a far nulla. La verità è questa: non servono particolari requisiti per quasi-morire, e nemmeno per quasi-vivere.
Lauren Oliver (Vanishing Girls)
Probabilmente la nostra vita è iniziata nell'oceano. Circa quattro milioni di anni fa. Probabilmente vicino a fonti di calore come i vulcani sommersi. Poi, cinquecento milioni di anni fa, o forse poco più, gli organismi hanno cominciato a vivere anche sulla terra. [...] Ma in un certo senso si può dire che anche se abbiamo abbandonato il mare dopo milioni d'anni di vita nelle sue profondità, l'oceano è rimasto dentro di noi. Quando una donna porta in grembo un bambino, lo fa crescere nell'acqua, e l'acqua nel suo corpo è quasi identica a quella del mare, contiene quasi la stessa quantità di sali. La donna crea un piccolo oceano nel proprio corpo. Ma non solo. Il nostro sangue e il sudore hanno quasi la stessa composizione dell'acqua di mare. Portiamo oceani dentro di noi, nel nostro sangue e nel nostro sudore. E con le nostre lacrime, piangiamo oceani. (Shantaram, pag. 465)
Gregory David Roberts (Shantaram)
Sabbia a perdita d'occhio, tra le ultime colline e il mare - il mare - nell'aria fredda di un pomeriggio quasi passato, e benedetto dal vento che sempre soffia da nord. La spiaggia. E il mare. Potrebbe essere la perfezione immagine per occhi divini mondo che accade e basta, il muto esistere di acqua e terra, opera finita ed esatta, verità - verità - ma ancora una volta è il salvifico granello dell'uomo che inceppa il meccanismo di quel paradiso, un'inezia che basta da sola a sospendere tutto il grande apparato di inesorabile verità, una cosa da nulla, ma piantata nella sabbia, impercettibile strappo nella superficie di quella santa icona, minuscola eccezione posatasi sulla perfezione della spiaggia sterminata. A vederlo da lontano non sarebbe che un punto nero: nel nulla, il niente di un uomo e di un cavalletto da pittore. Il cavalletto è ancorato con corde sottili a quattro sassi posati nella sabbia. Oscilla impercettibilmente al vento che sempre soffia da nord. L'uomo porta alti stivali e una grande giacca da pescatore. Sta in piedi, di fronte al mare, rigirando tra le dita un pennello sottile. Sul cavalletto, una tela.
Alessandro Baricco (Ocean Sea)
So che stai leggendo tardi questa poesia, prima di lasciare l' ufficio con l'abbagliante lampada gialla e la finestra nel buio nell'apatia di un fabbricato sbiadito nella quiete dopo l'ora di traffico. So che stai leggendo questa poesia in piedi nella libreria lontano dall'oceano in un giorno grigio di primavera, fiocchi sparsi di neve spinti attraverso enormi spazi di pianure intorno a te. So che stai leggendo questa poesia in una stanza dove tanto è accaduto che non puoi sopportare dove i vestiti giacciono sul letto in cumuli stagnanti e la valigia aperta parla di fughe ma non puoi ancora partire. So che stai leggendo questa poesia mentre il treno della metropolitana perde velocità e prima di salire le scale verso un nuovo tipo d'amore che la vita non ti ha mai concesso. So che stai leggendo questa poesia alla luce del televisore dove immagini mute saltano e scivolano mentre tu attendi le telenotizie sull'intifada. So che stai leggendo questa poesia in una sala d'attesa Di occhi che s'incontrano sì e no, d'identità con estranei. So che stai leggendo questa poesia sotto la luce al neon nel tedio e nella stanchezza dei giovani fuori gioco, che si mettono fuori gioco quando sono ancora troppo giovani. So che stai leggendo questa poesia con una vista non più buona, le spesse lenti ingigantiscono queste lettere oltre ogni significato però continui a leggere perché anche l'alfabeto è prezioso. So che stai leggendo questa poesia mentre vai e vieni accanto alla stufa scaldando il latte, sulla spalla un bambino che piange, un libro nella mano poiché la vita è breve e anche tu hai sete. So che stai leggendo questa poesia non scritta nella tua lingua indovinando alcune parole mentre altre continui a leggerle e voglio sapere quali siano queste parole. So che stai leggendo questa poesia mentre ascolti qualcosa, diviso fra rabbia e speranza ricominciando a fare di nuovo il lavoro che non puoi rifiutare. So che stai leggendo questa poesia perché non rimane nient'altro da leggere là dove sei atterrato, completamente nudo.
Adrienne Rich (An Atlas of the Difficult World)
Sottolineai tantissime frasi con forza, segnai punti esclamativi, freghi verticali. Sputare su Hegel. Sputare sulla cultura degli uomini, sputare su Marx, su Engels, su Lenin. E sul materialismo storico. E su Freud. E sulla psicoanalisi e l’invidia del pene. E sul matrimonio, sulla famiglia. E sul nazismo, sullo stalinismo, sul terrorismo. E sulla guerra. E sulla lotta di classe. E sulla dittatura del proletariato. E sul socialismo. E sul comunismo. E sulla trappola dell’uguaglianza. E su tutte le manifestazioni della cultura patriarcale. E su tutte le sue forme organizzative. Opporsi alla dispersione delle intelligenze femminili. Deculturalizzarsi. Disacculturarsi a partire dalla maternità, non dare figli a nessuno. Sbarazzarsi della dialettica servo-padrone. Strapparsi dal cervello l’inferiorità. Restituirsi a se stesse. Non avere antitesi. Muoversi su un altro piano in nome della propria differenza. L’università non libera le donne ma perfeziona la loro repressione. Contro la saggezza. Mentre i maschi si danno a imprese spaziali, la vita per le femmine su questo pianeta deve ancora cominciare. La donna è l’altra faccia della terra. La donna è il Soggetto Imprevisto. Liberarsi dalla sottomissione, qui, ora, in questo presente. L’autrice di quelle pagine si chiamava Carla Lonzi.
Elena Ferrante (Storia di chi fugge e di chi resta)
[Il buon lettore] non appartiene a una nazione o a una classe specifica. Non c'è direttore di coscienza o club del libro che possa gestire la sua anima. Il suo modo d'accostarsi a un'opera di narrativa non è determinato da quelle emozioni giovanili che portano il lettore mediocre a identificarsi con questo o quel personaggio e a "saltare le descrizioni". Il buon lettore, il lettore ammirevole, non s'identifica con il ragazzo o la ragazza del libro, ma con il cervello che quel libro ha pensato e composto. Non cerca in un romanzo russo informazioni sulla Russia, perché sa che la Russia di Tolstoj o di Cechov non è la Russia della storia ma un mondo specifico immaginato e creato da un genio individuale. Al lettore ammirevole non interessano le idee generali; ma la visione particolare. Gli piace il romanzo non perché gli permette di inserirsi nel gruppo; gli piace perché assorbe e capisce ogni particolare del testo, gode di ciò che l'autore voleva fosse goduto, sorride interiormente e dappertutto, si lascia eccitare dalle magiche immagini del grande falsario, del fantasioso falsario, del prestigiatore, dell'artista. In realtà, di tutti i personaggi creati da un grande artista, i più belli sono i suoi lettori.
Vladimir Nabokov (Lectures on Russian Literature)
Bor era appostato davanti all’entrata di casa, indossava il suo cappotto e un cappellino di lana. Le braccia erano incrociate sul petto e tutto di lui sembrava essere impaziente. «L’appuntamento con la tua amica è alle dieci, muoviti dai!» esordì. Asia non rispose e rimase a fissarlo per un tempo indefinito. Era sbigottita. «E tu che ne sai?», chiese non appena si riprese dallo stupore. «Tua madre stamattina presto è rientrata. Ti ha lasciato qualcosa da mangiare in cucina.» Cambiò discorso. Non guardava la ragazza mentre parlava, teneva lo sguardo fisso sulle braccia di Asia accartocciate in modo irrequieto. «Non ho fame. È tua abitudine origliare le conversazioni altrui?» insistette lei con caparbietà. Solo allora il Venator alzò gli occhi e catturò con il suo sguardo intenso la mente di lei. «Non origlio, sono entrato in camera tua mentre lo dicevi. Semplice. Se non devi mangiare allora copriti e andiamo.» «Per quale assurda ragione dovresti venire con me?» «Anche io voglio vedere come sta Nowak.» Asia non osò ribattere. Afferrò con un moto di stizza il suo piumino e uscì seguendo il Venator. La nebbia copriva il fiume Vistola e rendeva tutto ovattato e silenzioso, nonostante non fosse più mattino presto. Bor le porse il casco e si sedette sulla sua cavalcatura. «L’ospedale dista dieci minuti a piedi, non vengo con te in moto. Voglio fare una passeggiata» rifiutò la proposta. «Come vuoi» rispose secco lui intanto che scendeva e iniziava a camminarle davanti. Asia rimase ferma per un istante e poi con una rapida corsa lo raggiunse posizionandosi al suo fianco. «Guarda che la mia passeggiata doveva essere solitaria», affermò. «Saprò essere invisibile e silenzioso.» Cosa diavolo vuole questo cavernicolo da me? si domandò lei, mentre manteneva il passo svelto di Bor. (brano tratto da R.I.P. Requiescat In Pace di Eilan Moon)
Eilan Moon (R.I.P. Requiescat In Pace (The R.I.P. Trilogy, #1))
Un racconto era diretto e semplice, non ammetteva alcuna intrusione tra lei e il lettore - nessun intermediario con le proprie personali ambizioni e incompetenze, nessuna urgenza di tempo, nessun limite alle risorse disponibili. In un racconto bastava desiderare, e poi mettere per iscritto il desiderio, e potevi crearti un mondo; in un dramma invece ti toccava fare con quello che avevi a disposizione: niente cavalli, niente strade di un villaggio, niente mare. Niente sipario. Sembrava talmente ovvio, adeso che era troppo tardi: il racconto era una sorta di telepatia. Attraverso la trascrizione di segni sulla pagina, lei era in grado di trasferire pensieri e sentimenti dalla sua mente a quella del lettore. Era un processo magico, tanto comune che nessuno si soffermava a rifletterci. Leggere una frase coincideva con il comprenderla; come nel caso del gesto di piegare un dito, tra il prima e il dopo non c'era nulla. Non esisteva intervallo che precedesse la comprensione dei segni. Vedevi la parola castello ed eccolo là, in lontananza, circondato da frondosi boschi estivi, immerso nell'aria dolce e azzurrina tagliata dal filo di fumo che sale dalla bottega del fabbro, con una strada di ciottoli che sparisce serpeggiando nell'ombra verde.
Ian McEwan (Atonement)
Io mi diverto ad avere trent’anni, io me li bevo come un liquore i trent’anni: non li appassisco in una precoce vecchiaia ciclostilata su carta carbone. Ascoltami, Cernam, White, Bean, Armstrong, Gordon, Chaffee: sono stupendi i trent’anni, ed anche i trentuno, i trentadue, i trentatré, i trentaquattro, i trentacinque! Sono stupendi perché sono liberi, ribelli, fuorilegge, perchè è finita l’angoscia dell’attesa, non è incominciata la malinconia del declino, perché siamo lucidi, finalmente, a trent’anni! Se siamo religiosi, siamo religiosi convinti. Se siamo atei, siamo atei convinti. Se siamo dubbiosi, siamo dubbiosi senza vergogna. E non temiamo le beffe dei ragazzi perché anche noi siamo giovani, non temiamo i rimproveri degli adulti perchè anche noi siamo adulti. Non temiamo il peccato perché abbiamo capito che il peccato è un punto di vista, non temiamo la disubbidienza perché abbiamo scoperto che la disubbidienza è nobile. Non temiamo la punizione perché abbiamo concluso che non c’è nulla di male ad amarci se ci incontriamo, ad abbandonarci se ci perdiamo: i conti non dobbiamo più farli con la maestra di scuola e non dobbiamo ancora farli col prete dell’olio santo. Li facciamo con noi stessi e basta, col nostro dolore da grandi. Siamo un campo di grano maturo, a trent’anni, non più acerbi e non ancora secchi: la linfa scorre in noi con la pressione giusta, gonfia di vita. È viva ogni nostra gioia, è viva ogni nostra pena, si ride e si piange come non ci riuscirà mai più, si pensa e si capisce come non ci riuscirà mai più. Abbiamo raggiunto la cima della montagna e tutto è chiaro là in cima: la strada per cui siamo saliti, la strada per cui scenderemo. Un po’ ansimanti e tuttavia freschi, non succederà più di sederci nel mezzo a guardare indietro e in avanti, a meditare sulla nostra fortuna: e allora com’è che in voi non è così? Com’è che sembrate i miei padri schiacciati di paure, di tedio, di calvizie? Ma cosa v’hanno fatto, cosa vi siete fatti? A quale prezzo pagate la Luna? La Luna costa cara, lo so. Costa cara a ciascuno di noi: ma nessun prezzo vale quel campo di grano, nessun prezzo vale quella cima di monte. Se lo valesse, sarebbe inutile andar sulla Luna: tanto varrebbe restarcene qui. Svegliatevi dunque, smettetela d’essere così razionali, ubbidienti, rugosi! Smettetela di perder capelli, di intristire nella vostra uguaglianza! Stracciatela la carta carbone. Ridete, piangete, sbagliate. Prendetelo a pugni quel Burocrate che guarda il cronometro. Ve lo dico con umilità, con affetto, perché vi stimo, perché vi vedo migliori di me e vorrei che foste molto migliori di me. Molto: non così poco. O è ormai troppo tardi? O il Sistema vi ha già piegato, inghiottito? Sì, dev’esser così.
Oriana Fallaci
Ho riflettutto molto su come descriverlo, e questo è quel che ho deciso: «Nessuno l'ha mai definito un grande cane, o anche un buon cane. Era sfrenato come un ossesso e forte come un toro. Affrontava gioiosamente la vita, con un entusiasmo associato spesso a disastri naturali. È l'unico cane che sia mia stato espulso da un corso di aducazione all'obbedienza». Continuavo: «Marley era un divoratore di divani, un demolitore di porte a zanzariera, un dispensatore di saliva, un ribaltatore di coperchi di pattumiera. Quanto al cervello, lasciatemi dire che ha dato la caccia alla sua coda fino al giorno in cui è morto, apparentemente convinto di essere sull'orlo di una grossa svolta nel mondo canino». Ma c'era dell'altro in lui, e descrissi il suo intuito e la sua empatia, la sua dolcezza con i bambini, e il suo cuore puro. Quelo che volevo realtmente dire era come quest'animale aveva toccato le nostre anime e ci aveva insegnato alcune delle lezioni più importanti della vita. «Una persona può imparare molto da un cane, anche da un cane strambo come il nostro», scrissi. «Marley mi ha insegnato a vivere ogni giorno con sfrenata esuberanza e gioia, a cogliere il momento e seguire il mio cuore. Mi ha insegnato ad apprezzare le cose semplici: una passeggiata nei boschi, una fresca nevicata, un sonnellino in un raggio di sole invernale. E mentre diventava vecchio e malandato, mi ha insegnato l'ottimismo di fronte alle avversità. Sopprattutto mi ha insegnato l'amicizia, l'altruismo e una profonda devozione.» Era uno straordinario concetto che solo ora, sulla scia della sua morte, stavo assorbendo totalmente: Marley come mentore. Era un maestro e un modello di comportamento. Era possibile per un cane, qualsiasi cane, ma soprattutto un pazzo cane incontrollabile come il nostro, indicare agli umani le cose che contavano realmente nella vita? Direi di sì. Lealtà. Coraggio. Devozione. Semplicità. Gioia. E le cose che non contavano. A un cane non servono automobili lussuose o grandi case o vestiti di sartoria. Gli status symbol non significano niente per lui. Un bastone fradicio gli va altrettanto bene. Un cane giudica gli altri non dal colore, il credo o la classe ma da chi sono interioremente. A un cane non importa se sei ricco o povero, istruito o analfabeta, intelligente o stupido. Dagli il tuo cuore e lui ti darà il suo. Era molto semplice, eppure noi umani, così più saggi e più sofisticati, abbiamo sempre avuto difficltà a immaginare quel che conta e non conta realemente. Mentre scrivevo quest'articolo di addio a Marley, mi rendevo conto che era tutto lì di fronte a noi, se solo avessimo aperto gli occhi. A volte occorre un cane con un alito cattivo, pessime maniere, e intenzioni pure per aiutarci a vedere.
John Grogan (Io & Marley)
Di solito non parlo con gli sconosciuti. Non mi piace parlare con chi non conosco. E non per via della famosa frasa Non Dare Confidenza Agli Sconosciuti che ci ripetono continuamente a scuola, che tradotto vuol dire non accettare caramelle o un passaggio da uno sconosciuto perché vuole fare sesso con te. Non è questo che mi preoccupa. Se un estraneo mi toccassse lo colpirei immediatamente, e io so colpire molto forte. Come per esempio quella volta che ho preso a pugni Sarah perché mi aveva tirato i capelli e l’ho fatta svenire e le è venuta una commozione cerebrale e avevano dovuto portarla al pronto soccorso. E poi ho sempre con me il mio coltellino svizzero che ha una lama a seghetto in grado di tranciare le dita a un uomo. Non mi piacciono gli estranei perché non mi piacciono le persone che non conosco. Sono difficili da capire. È come essere in Francia, dove andavamo qualche volta in campeggio quando mio madre era ancora viva. E io odiavo la Francia perché se entravo in un negozio o in un ristorante o andavo in spiaggia non capivo quel che dicevano, e la cosa mi terrorizzava. Ci metto un sacco di tempo per abituarmi alle persone che non conosco. Per esempio, quando c’è una persona nuova che viene a lavorare a scuola non le parlo per settimane e settimane. Rimango a osservarla finché non sono certo di potermi fidare. Poi le faccio delle domande su di lei, sulla sua vita, del tipo se ha degli animali e qual è il suo colore preferito e cosa sa dell’Apollo e le chiedo di disegnarmi una piantina della sua casa e voglio sapere che macchina ha, così imparo a conoscerla. Da quel momento in poi non mi preoccupo più se mi capita di trovarmi nella stessa stanza con questa persona e non sono più obbligato a stare all’erta.
Mark Haddon (The Curious Incident of the Dog in the Night-Time)
Nel sole di marzo, mentre era seduto su una catasta di ceppi di faggio che scricchiolavano per il caldo, avvenne che egli pronunciasse per la prima volta la parola «legno». Aveva già visto il legno centinaia di volte, aveva sentito la parola centinaia di volte. La capiva anche, infatti d'inverno era stato mandato fuori spesso a prendere legna. Ma il legno come oggetto non gli era mai sembrato così interessante da darsi la pena di pronunciarne il nome. Ciò avvenne soltanto quel giorno di marzo, mentre era seduto sulla catasta. La catasta era ammucchiata a strati, come una panca, sul lato sud del capannone di Madame Gaillard, sotto un tetto sporgente. I ceppi più alti emanavano un odore dolce di bruciaticcio, dal fondo della catasta saliva un profumo di muschio, e dalla parete d'abete del capannone si diffondeva nel tepore un profumo di resina sbriciolata. Grenouille era seduto sulla catasta con le gambe allungate, la schiena appoggiata contro la parete del capannone, aveva chiuso gli occhi e non si muoveva. Non vedeva nulla, non sentiva e non provava nulla. Si limitava soltanto ad annusare il profumo del legno che saliva attorno a lui e stagnava sotto il tetto come sotto una cappa. Bevve questo profumo, vi annegò dentro, se ne impregnò fino all'ultimo e al più interno dei pori, divenne legno lui stesso, giacque sulla catasta come un pupazzo di legno, come un Pinocchio, come morto, finché dopo lungo tempo, forse non prima di una mezz’ora, pronunciò a fatica la parola «legno». Come se si fosse riempito di legno fin sopra le orecchie, come se il legno gli arrivasse già fino al collo, come se avesse il ventre, la gola, il naso traboccanti di legno, così vomitò fuori la parola. E questa lo riportò in sé, lo salvò, poco prima che la presenza schiacciante del legno, con il suo profumo, potesse soffocarlo. Si alzò a fatica, scivolò giù dalla catasta, e si allontanò vacillando come su gambe di legno. Per giorni e giorni fu preso totalmente dall'intensa esperienza olfattiva, e quando il ricordo saliva in lui con troppa prepotenza, borbottava fra sé e sé «legno, legno», a mo' di scongiuro.
Patrick Süskind (Perfume: The Story of a Murderer)
What? Am I to be a listener only all my days? Am I never to get my word in—I that have been so often bored by the Theseid of the ranting Cordus? Shall this one have spouted to me his comedies, and that one his love ditties, and I be unavenged? Shall I have no revenge on one who has taken up the whole day with an interminable Telephus or with an Orestes which, after filling the margin at the top of the roll and the back as well, hasn't even yet come to an end? No one knows his own house so well as I know the groves of Mars, and the cave of Vulcan near the cliffs of Aeolus. What the winds are brewing; whose souls Aeacus has on the rack; from what country another worthy is carrying off that stolen golden fleece; how big are the ash trees which Monychus hurls as missiles: these are the themes with which Fronto's plane trees and marble halls are for ever ringing until the pillars quiver and quake under the continual recitations; such is the kind of stuff you may look for from every poet, greatest or least. Well, I too have slipped my hand from under the cane; I too have counselled Sulla to retire from public life and take a deep sleep; it is a foolish clemency when you jostle against poets at every corner, to spare paper that will be wasted anyhow. But if you can give me time, and will listen quietly to reason, I will tell you why I prefer to run in the same course over which Lucilius, the great nursling of Aurunca drove his horses.
Juvenal