Prima Dell'alba Quotes

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Io so cosa vuol dire essere felice nella vita e la bontà dell'esistenza, il gusto dell'ora che passa e delle cose che si hanno intorno, pur senza muoversi, la bontà di amarle, le cose, fumando, e una donna in esse. Conosco la gioia di un pomeriggio d'estate a leggere un libro d'avventure cannibalesche seminudo in una chaiselongue davanti a una casa di collina che guardi il mare. E molte altre gioie insieme; di stare in un giardino in agguato e ascoltare che il vento muove le foglie appena (le più alte) di un albero; o in una sabbia sentirsi screpolate e crollare infinita esistenza di sabbia; o nel mondo popolato di galli levarsi prima dell'alba e nuotare, solo in tutta l'acqua del mondo, presso a una spiaggia rosa. E io non so cosa passa sul mio volto in quelle mie felicità, quando sento che si sta così bene a vivere: non so se una dolcezza assonnata o piuttosto sorriso. Ma quanto desiderio d'avere cose! Non soltanto mare o soltanto sole e non soltanto una donna e il cuore di lei sotto le labbra. Terre anche! Isole! Ecco: io posso trovarmi nella mia calma, al sicuro, nella mia stanza dove la finestra è rimasta tutta la notte spalancata e d'improvviso svegliarmi al rumore del primo tram mattutino; è nulla un tram: un carrozzone che rotola, ma il mondo è deserto attorno e in quell'aria creata appena, tutto è diverso da ieri, ignoto a me, e una nuova terra m'assale.
Elio Vittorini
Qualche volta il destino assomiglia a una tempesta di sabbia che muta incessantemente la direzione del percorso. Per evitarlo cambi l'andatura. E il vento cambia andatura, per seguirti meglio. Tu allora cambi di nuovo, e subito di nuovo il vento cambia per adattarsi al tuo passo. Questo si ripete infinite volte, come una danza sinistra con il dio della morte prima dell'alba. Perché quel vento non è qualcosa che è arrivato da lontano, indipendente da te. È qualcosa che hai dentro. Quel vento sei tu. Perciò l'unica cosa che puoi fare è entrarci, in quel vento, camminando dritto, e chiudendo forte gli occhi per non far entrare la sabbia.
Haruki Murakami (Kafka a tengerparton)
MELANCHOLIA (Alcuni anni prima) Essendo un animale notturno, in genere vado a letto dopo lo spuntare dell'alba. E di regola non mi sveglio mai prima dell'una. Perciò quel giorno fu un caso eccezionale. Intendo il giorno in cui mi arrivò il primo pacco da Ryuichiro. Sì, quella mattina all'improvviso il mio fratellino entrò nella mia stanza sbattendo la porta e si mise a scuotermi con tutte le sue forze. "Svegliati, Sakumi, svegliati! È arrivato un pacco!" Sollevandomi a fatica, mormorai: "Cosa?".
Banana Yoshimoto (Amrita)
Jude si allunga verso di lui, e lo bacia. È la prima volta i vita sua che ha preso lui l'iniziativa, e spera così di comunicare a Willem tutto quello che non riesce a dirgli a parole, neppure al buio e nella luce grigia dell'alba; tutto ciò di cui si vergogna, o di cui si sente grato. Stavolta tiene gli occhi chiusi, immaginando che presto anche lui potrà andare negli stessi luoghi cui approdano tutte le persone che si baciano, o che fanno sesso: quella terra che non ha mai visitato, quel posto che vuole assolutamente vedere, quel mondo che, lo spera con tutto se stesso, non gli rimarrà interdetto per sempre.
Hanya Yanagihara (A Little Life)
Qualche volta il destino assomiglia a una tempesta di sabbia che muta incessantemente la direzione del percorso. Per evitarlo cambi l’andatura. E il vento cambia andatura, per seguirti meglio. Tu allora cambi di nuovo, e subito di nuovo il vento cambia per adattarsi al tuo passo. Questo si ripete infinite volte, come una danza sinistra col dio della morte prima dell’alba. Perché quel vento non è qualcosa che è arrivato da lontano, indipendente da te. È qualcosa che hai dentro. Quel vento sei tu. Perciò l’unica cosa che puoi fare è entrarci, in quel vento, camminando dritto, e chiudendo forte gli occhi per non far entrare la sabbia. Attraversarlo, un passo dopo l’altro. Non troverai sole né luna, nessuna direzione, e forse nemmeno il tempo. Soltanto una sabbia bianca, finissima, come fosse fatta di ossa polverizzate, che danza in alto nel cielo. Devi immaginare questa tempesta di sabbia.
Haruki Murakami (Kafka on the Shore)
Reinventarsi Una mattina molto presto, ancor prima dell'alba in una giornata qualsiasi di un qualsiasi anno, un persona realizzò che doveva reinventarsi la vita, perché quella era in disaccordo con il trascorrere del tempo. Fuori nevicava, ma a quella persona non importava e nonostante non avesse tutto il tempo necessario si alzò, si vestì prese il caffè, come aiuto al risveglio e chiudendo la porta dietro di se uscì. Appena giunto al cortile realizzò che la neve era alta, fosse stata un'altra giornata, avrebbe cominciato a spalare la neve arrivando a sudare per arrivare in tempo, ma era una giornata diversa, reinventata, quindi chiamò il lavoro dicendo che appena fosse stato in grado sarebbe andato. Finito di liberare dalla neve, con cautela e tranquillità torno su nell'appartamento, fece una doccia, si mise a letto, non prima di telefonare al lavoro, dicendo che il cancello automatico era bloccato e non riusciva ad andare in azienda. Fosse stata un'altra giornata avrebbe fatto il diavolo per arrivare in tempo, ma era una giornata reinventata che faceva parte di quella sua vita reinventata. Non dormì ma si rilassò tra il fare del giorno con lo scuro un po' aperto che lasciava intravedere il riflesso chiaro della neve, realizzando i suoi pensieri che non erano più veri e propri pensieri ma ricordi, quelli di una vita prima di essere reinventata. Passarono i giorni e l'uomo fece caso sempre di più a ciò che prima non vedeva; persone che con le loro scadenze ogni giorno facevano la stessa cosa e non potevano cambiare, quel giorno era per la tal cosa e null'altro, per esempio il sabato mattina la spesa della settimana e con precisione da guinnes alle nove era in cortile, apriva il garage e aspettava la moglie per la spesa, tutte le settimane la stessa tiritera. Se uno s'ammalava? Beh niente spesa ahahah... Ogni santa domenica la pizza in casa, come orgasmo della settimana, “Abbiamo sempre fatto così e stiamo bene”. Il più piccolo dettaglio messo sotto la lente d'ingrandimento da chi aveva la necessità di reinventarsi la giornata, la settimana, la vita, ogni cosa non doveva essere più la stessa, ma dettata solo dal desiderio dell'attimo, scrivere emozioni prima non gli era congeniale, forse perché le reprimeva, come qualcosa che passava in secondo piano, ora le descriveva nel minimo dettaglio, come sua vita assidua e si accorse che ve ne erano di tutti i tipi e sotto i più indescrivibili aspetti, ma ora la necessità era reinventarsi la vita. Giusto, sbagliato... forse solo consapevolezza anche solo del minimo sguardo o della minima emozione, ma descritta nel suo libro privato dentro la sua testa, la vita era questa.
Sereno Notturno
Dopo che V. pronunciò le ultime parole, la percezione del mondo di B. ruotò su se stessa. Le loro ombre si tramutarono in due corpi di carne viva che si affrontavano in due dimensioni sulle piastrelle livide della terrazza. L'immagine di lei che aveva davanti si trasformò invece in un'ombra dai contorni netti, anzi piuttosto una falla, un buco a forma di donna nello spazio-tempo che lasciava trapelare il nulla assoluto che stava al di là. La mano di B. si alzò come se possedesse una volontà propria e indipendente, nera si confondeva con l'assenza di lei, così fece anche l'altra mano, si portò lentamente all'altezza dove prima stavano gli occhi e sentì, senza vederlo, che le punte delle dita si stavano sfiorando nel buio. La scintilla della coscienza di B. ardeva di una fiamma nera, incontrollabile, silenziosa, che bruciava lo sbocciare di un fiore ai limiti dell'alba, il palpitare di un cuore caldo sotto la mano, il bacio umido di una notte d'estasi, senza fumo e cenere, lasciando solo un vuoto privo di alcun ricordo. La morte scese, dolce come la primavera dell'infanzia, un lieve accenno di sorriso a un angolo della bocca, timida, pietosa come mai era stata una madre, lo strinse a sé calda come zucchero, gli sussurrò parole inudibili dietro l'orecchio che lo fecero rabbrividire come mai un'amante aveva mai fatto. Lo strinse così forte che diventò lui stesso, B. ricambiò la stretta così disperatamente che divenne lei stessa, il due diventò uno, l'amore impossibile diventò vero, ed amaro come il frutto delizioso della conoscenza. Le mani che non poteva vedere, le sue mani, si avvicinarono in una lenta danza, si strinsero una contro l'altra sempre più forte, per afferrare l'ineffabile, stringere l'amore prima che scappasse via, cogliere quell'attimo che non sarebbe mai più ritornato, la verità nella sua inconcepibile bellezza che palpitava viva tra le dita come carne viva, urlo, sudore, liscia pelle, calore bruciante, ruotare della terra nel nero assoluto del cosmo. Fu un attimo, e la percezione del mondo ruotò nuovamente su se stessa, ritornando là dove doveva stare. B. guardò le sue mani che tremavano sospese nell'aria e poi abbassò lo sguardo verso terra e lì, la vide, abbandonata sulla superficie fredda, un corpo gelido ed immobile che non respirava più, il torace che non si alzava né si abbassava, gli occhi fissi ed immobili che non lo vedevano più, una bambola di una bellezza indescrivibile abbandonata da lui stesso e dal mondo.
Piero Olmeda (Fata Morgana)
Alcuni dicono che mezzanotte è l’ora più spaventosa per ritrovarsi in un cimitero. Si sbagliano. L’ora più terrificante è la prima luce dell’alba. Perché non c’è un posto dove nascondersi. Dal dolore. Da te stesso.
James Patterson (113 Minutes)
Atrius lascia il campo base prima dell'alba. Trova il tempio. E la cosa trova lui.
Kiersten White (Hide)
Avanti, avanti, Cavalieri di Théoden! Gesta crudeli vi attendono: fuoco e stragi! Saran scosse le lance, frantumati gli scudi, e rosso il giorno prima dell’alba! Cavalcate! Cavalcate! Cavalcate verso Gondor!
J.R.R. Tolkien (Il signore degli anelli)
«Gli argini della memoria» aveva detto Joseph. Che espressione misteriosa, come se la memoria fosse un fiume. Ed era così che Tushi vedeva Joseph adesso: in riva a un fiume, con i pantaloni arrotolati sopra le caviglie e le lunghe gambe che sguazzavano nell’acqua mentre si chinava a setacciare il limo, la sabbia e il fango che erano la sua storia. Cosa avrebbe dragato prima dell’alba? Qualcosa che l’avrebbe aiutato? Tushi lo sperava, ma non ne era sicura. 
David Leavitt (The Page Turner)