Oggy Quotes

We've searched our database for all the quotes and captions related to Oggy. Here they are! All 100 of them:

Oggie sat facing us in a threadbare blazer and pajama bottoms, as if he'd been expecting company--just not pants-worthy company-- . . .
Ransom Riggs (Miss Peregrine's Home for Peculiar Children (Miss Peregrine's Peculiar Children, #1))
Il maggiore ostacolo al vivere è l’attesa, che dipende dal domani e consuma l’oggi.
Seneca (On the Shortness of Life: Life Is Long if You Know How to Use It (Penguin Great Ideas))
Sempre c’è un domani e la vita ci dà un’altra possibilità per fare le cose bene, ma se mi sbagliassi e oggi fosse tutto ciò che ci rimane, mi piacerebbe dirti quanto ti amo, che mai ti dimenticherò.
Gabriel García Márquez
Oggie sat facing us in a threadbare blazer and pajama bottoms, as if he'd been expecting company - just not pants-worthy company - and rocked endlessly in a plastic-covered easy chair as he talked.
Ransom Riggs (Miss Peregrine's Home for Peculiar Children (Miss Peregrine's Peculiar Children, #1))
– Senti, non importa quanto tempo ci vuole. Non devi pensare troppo in là in questo lavoro, se no diventi matto. – Allora a cosa devo pensare? – A oggi. Guarda che bella giornata.
Paolo Cognetti (Le otto montagne)
Qualche volta, Beatrice, anche se io non ci sono più. Qualche volta, da oggi in poi. Sorridi.
Valentina D'Urbano (Alfredo (Italian Edition))
Oggi Kobane è un museo a cielo aperto della vergogna dell'umanità. Di cosa è stato lasciato accadere. Non vogliamo ripulire tutto solo perché il mondo possa tornare a far finta di niente
Zerocalcare (Kobane Calling)
«Fino a oggi non credevo nemmeno di possedere un cuore. Ora sei arrivato tu che riesci a farlo impazzire in un modo tutto nuovo, e io non so cosa fare per controllarlo. Perciò Logan Greenwood: esiste un antidoto per l'incantesimo con cui mi hai ammaliata?»
Glinda Izabel (Shades of Life)
Ma l'uomo che sono oggi" continuò Mike, smettendo di sfiorarle l'orlo del vestito, sulle ginocchia, e rialzando lo sguardo su di lei, "non potrebbe amare nessun'altra come ama te. Neanche lei.
Monica Lombardi (Gambler)
Oggi uccidiamo, domani moriremo,” he said, his gloved hand making the sign of the cross. Today we kill, tomorrow we die.
J.M. Darhower (Sempre (Sempre, #1))
Oggi, questo vero oggi in cui io sto seduto a un tavolo e scrivo, io stesso non sono convinto che queste cose sono realmente accadute.
Primo Levi (If This Is a Man • The Truce)
E domani non è domani, è il solito oggi con un nome diverso.
Giulia Carcasi (Ma le stelle quante sono)
I am still a bit mad at you for kidnapping me and putting our children's lives in danger." "There's no how-to manual for parenting, Oggie. I'm doing the best I can.
C. Alexander London (We Dine With Cannibals (An Accidental Adventure, #2))
Qualche giorno fa, mentre pensavo alla mia vita, mi sono chiesta quanti uomini ci sono voluti perché potessi essere pronta per quello di oggi. In realtà ho capito che la domanda era sbagliata: quante donne ho dovuto indossare per essere pronta per l'uomo di oggi?
Fabio Volo (Le prime luci del mattino)
I'm sorry, Nathan, I really wish I could be the sort of person who thinks things out in advance. Like Mum with her dinner parties, or even Oggy and her schemes, but that's not me. I have to follow myself around and find things out as they happen.
Zoe Thurner (Dress Rehearsal)
Un tempo piangevo moltissimo ed ero pieno di speranze. Oggi rido parecchio, un riso disilluso.
David Grossman (Someone to Run With)
said. “And how is Oggy today?
Diana Gabaldon (Written in My Own Heart's Blood (Outlander, #8))
Oggi che t'aspettavo non sei venuta. E la tua assenza so quel che mi dice e la tua assenza che tumultuava nel vuoto che hai lasciato come una stella. Dice che non vuoi amarmi. Quale un estivo temporale s'annuncia e poi s'allontana, così, ti sei negata alla mia sete. L'amore sul nascere, ha di questi improvvisi pentimenti. Silenziosamente ci samo intesi. Amore, amore, come sempre vorrei coprirti di fiori e d'insulti.
Vincenzo Cardarelli
L'intolleranza e la superstizione sono sempre state prerogativa della parte più stupida del volgo e credo che non saranno mai estirpate, perché sono eterne quanto la stupidità stessa. Là dove oggi torreggiano le montagne un giorno ci saranno i mari, là dove oggi si agitano i mari un giorno ci sarà il deserto. Ma la stupidità rimarrà stupidità.
Andrzej Sapkowski (Krew elfów (Saga o Wiedźminie, #1))
Ricordati, la vita è una malattia mortale, per cui bisogna godersela. Oggi stai bene? Approfittane!
Fabio Volo (Il tempo che vorrei)
Il ricordo non è altro che il riconoscimento di realtà passate, che restano in noi come un sogno. E sarà sogno domani per noi la realtà d'oggi.
Luigi Pirandello (Uno, nessuno e centomila)
Spesso dicevo che la vita era uno schifo. Anche quella frase mi stava fregando, perché avrei dovuto dire: "La mia vita è uno schifo". Allora, magari avrei iniziato a chiedermi se potevo fare qualcosa per cambiarla. Se era tutta colpa del destino, del caso, della sfortuna, o se invece anch'io ne ero colpevole. Perché dire che la vita fa schifo è come dire che non c'è niente che si possa fare. Che bisogna accettarlo come un dato di fatto imprescindibile. Fortuna che poi ho cambiato idea. Fortuna che ho capito che la mia vita ha un valore e quel valore glielo do io con le mie scelte e con il coraggio delle mie decisioni. Ho imparato a pormi una domanda ogni sera prima di addormentarmi: cosa hai fatto oggi per realizzare il tuo sogno, la tua libertà? Alla seconda sera in cui mi sono risposto: "Niente", ho capito quanto in fondo una parte del problema fossi io. Quindi, o smettevo di lamentarmi o iniziavo a darmi da fare.
Fabio Volo (È una vita che ti aspetto)
Oggi so che non sono io a vedere grandi le cose, ma sono loro a esserlo, io mi limito a guardarle nella loro reale dimensione. Ogni singola giornata è costellata di azioni, visioni, degne di un'epopea straordinaria.
Daniele Mencarelli (Tutto chiede salvezza)
A metà di una strada lo vide, la camicia candida e il mantello gettato sulle spalle; aveva perso la feluca e i capelli erano scompigliati. Senza staccare gli occhi da lei guardava la folla di braccia e mani tese per abbracciarlo o semplicemente toccarlo. L'istante successivo non esisteva più alcuna strada o persona, non esisteva distanza, soltanto l'affondare il viso nei pizzi morbidi sul suo petto e le dita di una mano sul suo braccio, mentre quelle dell'altra sfioravano, incredule, la chiave d'oro appesa al suo collo. Poi la mano di Axel fu sulla sua schiena e l'altra si posò al lato del viso per costringerla con gentile fermezza a sollevarlo verso il suo. «I miei privilegi, signora, non avete possibilità di negarmeli oggi.» Il suo respirò la baciò ancora prima delle sue labbra.
Virginia De Winter (L'Ordine della spada (Black Friars, #1))
Oggi non è che un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno, ma ciò che farai in tutti i giorni che verranno dipende da quello che farai oggi.
Ernest Hemingway
Oggi è il giorno del resto della mia vita.
Kate Eberlen (Miss You)
Il rimorso non tormenta chi l’ha fatta franca”. Oggi so che è vera.
Erri De Luca (I pesci non chiudono gli occhi)
Così oggi so che anche i grandi amori possono finire ma finiscono nell'infinito.
Massimo Bisotti (Il quadro mai dipinto)
Ognuno di noi ha dovuto cominciare, incespicando e barcollando sulla soglia, e se i nostri insegnanti ci avessero scherniti anziché aiutarci, continueremmo ancora oggi a incespicare e a barcollare.
Emily Brontë
«O miser, quest´è l´ora che ´nsieme n´anderete nello ´nferno! voi sarete oggi d´esto mondo fora, sanza veder di questa state il verno; e´ vostri nomi faranno dimora nel fiume dove siete, in sempiterno!».
Giovanni Boccaccio (Ninfale fiesolano (Italian Edition))
Tutti dicono che il cervello sia l'organo più complesso del corpo umano, da medico potrei anche acconsentire. Ma come donna vi assicuro che non vi è niente di più complesso del cuore, ancora oggi non si conoscono i suoi meccanismi. Nei ragionamenti del cervello c'è logica, nei ragionamenti del cuore ci sono le emozioni.
Rita Levi-Montalcini
Adesso mi rendo conto che se quel giorno mi fossi tolta la vita, sono sicura oggi più che mai, avrei rovinato tutto. Avrei sprecato un'opportunità che in pochi sanno vedere, e quasi nessuno ha il coraggio di cogliere.
Giacomo Pozzi (Un Baobab toccò il cielo dell’Africa)
Oggi i libri sono i nostri vecchi. Non ce ne rendiamo conto, ma la nostra ricchezza rispetto all'analfabeta (o di chi, alfabeto, non legge) è che lui sta vivendo e vivrà solo la sua vita e noi ne abbiamo vissute moltissime.
Umberto Eco
Scrivo in uno stato di tensione insostenibile. Fra poco sarà l'alba e, allora, io non esisterò più. Privo d'ogni mezzo, privo della droga che — sola — mi ha consentito fino ad oggi di sopravvivere ai miei incubi, non mi rimane altro modo per sottrarmi al tormento: mi getterò dall'alta finestra di questa soffitta, nella squallida strada sottostante.
H.P. Lovecraft (Le storie del ciclo di Cthulhu: Il mito. Tomo 1)
Lascia che te lo dica oggi quanto ti voglio bene, quanto tu sei stato sempre per me, come hai arricchito la mia vita. [...] Tu non puoi misurare ciò che significhi. Significa la sorgente in un deserto, l'albero fiorito in un terreno selvaggio. A te solo debbo che il mio cuore non sia inaridito, che sia rimasto in me un punto accessibile alla grazia.
Hermann Hesse
In realtà temiamo il domani solo perché non sappiamo costruire il presente e quando non sappiamo costruire il presente ci illudiamo che saremo capaci di farlo domani, e rimaniamo fregati perché domani finisce sempre per diventare oggi.
Muriel Barbery (The Elegance of the Hedgehog)
E poi di nuovo, come oggi, può divenirmi problematico il fatto che abbia veramente visto, udito, odorato qualcosa o se invece tutto ciò che credo di percepire altro non sia se non l'immagine della mia vita interiore proiettata fuori di me.
Hermann Hesse (Knulp)
C'è, nel motivo popolaresco della musica, semplice come uno stecco eppure carico di secoli, qualcosa che precisamente diceva addio, con potenza d'amore per quello che fu e mai ritornerà e nello stesso tempo un confuso presentimento di cose che un giorno verranno, forse, perché la musica vera è tutta qui nel rimpianto del passato e nella speranza del domani, la quale è altrettanto dolorosa. Poi c'è la disperazione dell'oggi, fatta dell'uno e dell'altra. E fuori di qui altra poesia non esiste.
Dino Buzzati (Un amore)
Un universo di pensieri attraversò in un secondo la mente di Lucile: 'Forse è lui?' si disse, 'che ha fatto prigioniero Gaston, Mio Dio, quanti francesi avrà ucciso? Quante lacrime saranno state versate a causa sua? é anche vero che se la guerra fosse andata diversamente oggi sarebbe Gaston a entrare da padrone in una casa tedesca. è la guerra, non è colpa di questo ragazzo.
Irène Némirovsky (Suite Française)
Oggi ti dico che c'è sempre un motivo valido per andare, come per restare, è la parte che prevale che fa la differenza. Quando te ne vai, però, anche se non lo sai, senza sprecare inutili parole fai una promessa silenziosa, la promessa che siccome hai scelto di andartene non tornerai.
Massimo Bisotti (Il quadro mai dipinto)
Oggi come oggi il professor Guidoberto parla e scrive correntemente in duecentoquattordici lingue e dialetti della Terra, imparati, si sa, soltanto nei momenti di ozio. La sua barba è diventata grigia, e sotto il suo cappello non è rimasta che una ciocca striminzita. Ogni mattina egli corre al Museo e si immerge nel suo studio prediletto. Per lui il "cippo" è il cuore di Perugia, anzi, dell'Umbria, anzi, dell'Universo. Quando qualcuno ammira la sua cultura linguistica e si profonde in lodi al suo cospetto, Guidoberto fa un cenno seccato con la mano e risponde: - Non dica sciocchezze; sono ignorante quanto lei. Lo sa che in trent'anni non sono riuscito a imparare l'etrusco? Quello che non si sa ancora è sempre più importante di quello che si sa.
Gianni Rodari (Il libro degli errori)
Non ho mai seguito valori illusori, come il successo, ma ho cercato e trovato dei punti di forza che mi hanno consentito una concezione più ampia del mondo, una sempre rinnovata capacità di gratitudine nei confronti dei miei simili e una sincera umiltà che mi assiste oggi, mentre dalla mia piccola posizione di vantaggio lungo il cammino che va verso l'alto e non finisce mai, guardo la pazienza ammirevole e il coraggio di quelli che dietro di me lottano ancora.
Edgar Wallace
Ma la virilità si è tutta smammolata in coccolette; il coraggio svaporato in complimenti, e gli uomini sono diventati tutti lingua, come dei pappagalli ammaestrati. Oggi è più valente di un Ercole chi sa meglio mentire e spergiurare. Non posso diventare uomo di mia volontà, e allora morirò donna per disperazione.
William Shakespeare (Much Ado About Nothing)
Ecco, è in quei pomeriggi che si è cementata un'amicizia che dura ancora oggi. Un'amicizia tra potenzialità e talenti inespressi, tra crisalidi di belle speranze che non sono mai riuscite a trasformarsi in farfalle, che per tutti questi anni hanno continuato a correre, in quel campo di calcio infinito con le porte che sparivano dietro l'orizzonte. Oggi tu finalmente hai tirato in porta, Cinghiale. Un tiro a effetto a due piedi con Christine, tipo quello dei gemelli coi dentoni. E avete segnato. Ed è giusto che voi due festeggiate, perché questo gol è vostro. Ma oggi festeggiamo anche noi, perché noi restiamo sempre la tua squadra.
Zerocalcare (Macerie prime)
(Parlando della OST di E.T- L'extraterrestere) Quella musica mi infuse una gioia senza confini, qualcosa di così intimo e irragionevole e struggente che anche oggi ne sento la mancanza, e se potessi comprarla sotto forma di droga, la comprerei, ma dubito che funzionerebbe. È il tipo di emozione vietata ai maggiori di otto anni.
Bianca Marconero (La prima cosa bella)
(parlando della OST di E.T. L'extraterrestre) Quella musica mi infuse una gioia senza confini, qualcosa di così intimo e irragionevole e struggente che anche oggi ne sento la mancanza, e se potessi comprarla sotto forma di droga, la comprerei, ma dubito che funzionerebbe. È il tipo di emozione vietata ai maggiori di otto anni.
Bianca Marconero (La prima cosa bella)
Ci pensai un po', proseguii: forse c'è qualcosa che non va in questa volontà degli uomini di istruirci; ero una ragazzina, allora, e non mi accorgevo che, in quel suo volermi trasformare, c'era la prova che non gli piacevo com'ero, voleva che fossi un'altra, o meglio: non desiderava una donna e basta, ma una donna come immaginava di poter essere lui stesso se fosse stato donna. Per Franco, dissi, ero una possibilità di espandersi nel femminile, di prenderne possesso: costituivo la prova della sua onnipotenza, la dimostrazione che sapeva essere non solo uomo al modo giusto ma anche donna. E oggi che non mi avverte più come una parte di sé, si sente tradito.
Elena Ferrante (Those Who Leave and Those Who Stay (Neapolitan Novels, #3))
Invece io penso che una cosa che piace molto alla donna è qualcuno che le chieda: come stai? Tutto lì. A me quello che manca di più al mondo è proprio uno che mi chieda come sto. Perché sono sempre io a chiederlo agli altri e a occuparmi del loro benessere. Sarò banale, una femminuccia vanitosa, ma mi piacciono anche i complimenti piccoli, tipo, non so: stai bene pettinata così o come sei carina oggi. Quelle robe facili, che sembrano sciocche, ma in realtà fanno. Perché vuol dire che la persona con cui stai ti guarda ancora. Invece quando stai con degli uomini per tanto tempo, puoi anche arrivare a casa con la testa rasata come Demi Moore in Soldato Jane e lui manco se ne accorge. Non lo fa per cattiveria, solo che non vede più niente di quello che ti succede. Tante volte a me capita che mi taglio i capelli, arrivo a casa e lui non dice nulla. Né nel bene né nel male. Devo prendere a testate il citofono perché si accorga di qualcosa. Ma a questo punto il corteggiamento è un lontano ricordo.
Luciana Littizzetto (L'educazione delle fanciulle)
Ho voglia di trovare tempo per te, per dirti: ” A domani”. Dire: “A domani” è già un sentimento. Perché se oggi ti parlo di domani vuol dire che domani ci sarò. “A domani” è promessa; domani è esserci; domani è presenza. Domani è quella tregua di serenità fra il già passato e quello che verrà. Perché domani io e te saremo ancora noi.
Massimo Bisotti (Il quadro mai dipinto)
Riassumendo vorrei in realtà dire: la barbarie nazista fa sorgere in noi un'identica barbarie che procederebbe con gli stessi metodi, se noi avessimo la possibilità di agire oggi come vorremmo. Dobbiamo respingere interiormente questa inciviltà, non possiamo coltivare in noi quell'odio perché altrimenti il mondo non uscirà di un solo passo dalla melma.
Etty Hillesum (Diario 1941-1943)
Sono stato cieco per quasi 19 anni..." si bloccò. "E?" "Voglio dire, ho sempre voluto riavere la vista, ma ci sono state solo una manciata di occasioni in cui avrei seriamente ucciso per riuscire a vedere" Oh, Isaac. Lo strinsi ancora più forte e gli bacia il lato della testa "E oggi è stato uno di questi giorni" non era una domanda Annuì appoggiato a me e la sua voce era pacata "Solo per una volta sai? Se potessi vederla solo per una volta" Non ero sicuro di cosa avrei potuto dire per farlo sentire meglio, così mi limitai a stringerlo.
N.R. Walker (Through These Eyes (Blind Faith, #2))
È vero, non ti importa delle cicatrici.” “Mi importa, perché sono importanti per te, perché immagino abbiano influito nel fare di te l’uomo che sei oggi. Ma di sicuro non ti sminuiscono ai miei occhi. Né mi fanno desiderarti di meno.” Era, forse, la più profonda dichiarazione dei propri sentimenti che avesse mai fatto. Non aveva mai provato nulla del genere in vita sua.
Kim Fielding (Rattlesnake)
Dandogli le spalle apro il rubinetto ed aspetto si riempia l’acquaio per lavarli. Thomas mi raggiunge senza fare alcun rumore. Me ne accorgo solo quando poggia contemporaneamente le mani sui bordi del ripiano, bloccandomi tra le sue braccia. Quel contatto improvviso mi fa trasalire ed uno dei due piatti che reggo mi scivola di mano, sprofondando nella schiuma. «Ok, facciamo così» mi sussurra ad un orecchio, avvicinandosi al mio viso. «Oggi è il tuo giorno fortunato: voglio essere comprensivo. Fingerò di non aver rischiato di rompermi l’osso del collo cadendo in una buca di più di due metri. Sorvolerò sulla storia della macchina e dimenticherò di aver trascorso un’ora cercando di convincere mia zia che non sono il crudele maschilista insensibile che crede. Tu, d’altro canto, verrai con me nello studio, ti siederai e ti impegnerai a trovare un accordo ragionevole. Considera che mi sento particolarmente generoso, cosa che capita di rado».
Cecile Bertod (Wife with Benefit)
È fortuna che oggi non tira vento. Strano, in qualche modo si ha sempre l’impressione di essere fortunati, che una qualche circostanza, magari infinitesima, ci trattenga sull’orlo della disperazione e ci conceda di vivere. Piove, ma non tira vento. Oppure, piove e tira vento: ma sai che stasera tocca a te il supplemento di zuppa, e allora anche oggi trovi la forza di tirar sera. O ancora, pioggia, vento, e la fame consueta, e allora pensi che se proprio dovessi, se proprio non ti sentissi piú altro nel cuore che sofferenza e noia, come a volte succede, che pare veramente di giacere sul fondo; ebbene, anche allora noi pensiamo che se vogliamo, in qualunque momento, possiamo pur sempre andare a toccare il reticolato elettrico, o buttarci sotto i treni in manovra, e allora finirebbe di piovere.
Primo Levi (Survival in Auschwitz)
I cuori non sono tutti uguali. Si modellano, si sagomano, sulle esperienze. Come un tronco che cresce storto adattandosi a quello che c'ha intorno. E tutto quello che ha dato forma al tuo...gli insegnamenti, le cose trasmesse, quelle che ti hanno fatto piangere, quelle che ti hanno fatto ridere, il sangue che ti ribolliva dentro e quello che ti hanno fatto sputare fuori. Ogni cosa. Oggi sta a Kobane
Zerocalcare (Kobane Calling)
[...] Ora ti racconto una cosa che ho sentito alla televisione di un bar:in Africa c'è un serpente che non è velenoso,non fa nulla,si chiama "falso serpente corallo",perchè è uguale al serpente corallo che invece è velenoso assai. Insomma,questo serpente è evitato da tutti gli animali,perchè hanno paura che li morda.Ma sono dei brodi perchè non gli farebbe mica nulla. E lui,capito,va in giro e fa il serpente velenoso. E lo fa e ci gode. Lo fa fino a che non incontra qualcuno che lo riconosce per quello che è:un falso serpente corallo. E lo sai qual'è l'unico animale che lo riconosce al volo e lo mangia a morsi? Prova un pò a indovinare. Pensaci pure...non lo sai? Te lo dico io. E' il vero serpente corallo. Il vero serpente corallo lo riconosce subito. Lo vede subito che è un buffone e un impostore. Ecco,oggi una cosa simile è successa a te. Sei andato sul muso a dei ragazzini facendo finta di essere uno cattivo,ma purtroppo per te uno cattivo l'hai trovato davvero. Sono io." cit. La storia di Faccia
Gipi
Nel tempo ho perso anche quell'idea confusa di normalita' e oggi davvero ignoro che luogo sia una madre. Mi manca come puo' mancare la salute, un riparo, una certezza. E' un vuoto persistente, che conosco ma non supero. Gira la testa a guardarci dentro. Un paesaggio desolato che di notte toglie il sonno e fabbrica incubi nel poco che lascia. La sola madre che non ho mai perduto e' quella delle mie paure.
Donatella Di Pietrantonio (L'Arminuta)
Mi interessano solo gli scrittori che hanno uno stile; se non hanno uno stile, non mi interessano. Ed è raro, lo stile, è raro. Ma le storie, ne è piena la strada: tutto è pieno di storie, ne sono pieni i commissariati, pieni i tribunali, piena la vostra vita. Tutti hanno una storia, mille storie. [...] Uno stile? Ah! Sì, signore. Ce ne sono uno, due, tre per generazione. Ci sono migliaia di scrittori, ma sono dei poveri pasticcioni… borbottano nelle loro frasi, ripetono quello che qualcun altro ha già detto. Scelgono una storia, una buona storia, e poi la raccontano. Per me questo non è per nulla interessante. Ho smesso di essere uno scrittore, nevvero, per diventare un cronista. Ho messo la mia pelle in gioco, perché, non dimenticate una cosa, la grande ispiratrice, è la morte. Se non mettete la vostra pelle sul tavolo, non avete nulla. Uno deve pagare! Quello che è fatto senza pagare, non conta nulla, vale meno del nulla. Allora, avete scrittori gratuiti. Al giorno d’oggi, ci sono solo scrittori gratuiti. E quello che è gratuito, puzza di gratuito.
Louis-Ferdinand Céline
La storia di tutte le maggiori civiltà galattiche tende ad attraversare tre fasi distinte ben riconoscibili, ovvero le fasi della Sopravvivenza, della Riflessione e della Decadenza, altrimenti dette fasi del Come, del Perché e del Dove. La prima fase, per esempio, è caratterizzata dalla domanda 'Come facciamo a procurarci da mangiare?', la seconda dalla domanda 'Perché mangiamo?' e la terza dalla domanda 'In quale ristorante pranziamo oggi?
Douglas Adams (Guida galattica per gli autostoppisti)
La storia di tutte le maggiori civiltà galattiche tende ad attraversare tre fasi distinte e ben riconoscibili, ovvero le fasi della Sopravvivenza, della Riflessione e della Decadenza, altrimenti dette fasi del Come, del Perché e del Dove. “La prima frase, per esempio, è caratterizzata dalla domanda ‘Come facciamo a procurarci da mangiare?’, la seconda dalla domanda ‘Perché mangiamo?’ e la terza dalla domanda ‘In quale ristorante pranziamo oggi?’.
Douglas Adams (The Hitchhiker’s Guide to the Galaxy (Hitchhiker's Guide to the Galaxy, #1))
Soltanto dopo ho cominciato a pensare al tempo, a come continua a muoversi ed esaurirsi e scorrere in eterno, secondi che diventano minuti che diventano giorni che diventano anni, e tutti portano alla stessa meta, una corrente che scorre sempre in una sola direzione. E noi tutti la seguiamo nuotando il più veloce possibile, aiutandola a fluire. Quel che voglio dire è: forse voi potete permettervi di aspettare. Forse per voi un domani c’è. Forse avete mille domani, o tremila, o dieci, tanto tempo da poterci sguazzare, rotolare, dilapidarlo come monete. Tanto tempo da poterlo sprecare. Ma per qualcuno di noi c’è soltanto l’oggi. E la verità è che non si può mai sapere con certezza.
Lauren Oliver (Before I Fall)
Oggi, mezzo gennaio, non è giornata allegra; cielo nubiloso, aritmie, il solito disordine che a farsi potabile richiede il tempo che una sardina impiega a farsi capodoglio. Ovvio che la sardina mi abbia orientato verso l’olio, e dunque l’Oglio, e l’ingrata patria, gli ossicini io non ti do. Ecco, in un giorno come questo è difficile fare l’unica cosa che io sappia veramente fare: comprare libri. Quando la primavera si sbizzarrisce, e i capri petulchi lasciviano pe’ prati, e l’odore della mortella – erba di cui ignoro tutto, e che quindi è puramente letteraria – impreziosisce l’aria, io vado ad acquistare libri. Badate: io non ho detto che vado ad acquistare libri che ho preventivamente scelto, che voglio assolutamente, che, acquistati, porterò golosamente a casa e leggerò, scrivendo poi un mirabile saggio critico, splendore di acutezza e di segreta poesia, destinato a procurarmi lettere di appassionati lettori, sconvolti e rigenerati. Macché. L’unica faccenda che mi sta a cuore è questa appunto: comprare libri. Ora, il quesito, la quaestio quodlibetalis è come segue: colui che acquista libri è per ciò stesso un lettore? Ovviamente, la maggioranza dei leggenti queste righe, se ve ne sono, penseranno che no; lettore è colui che legge. Quale errore. Non v’ha dubbio che è naturale che il lettore legga, ma contesto che per esser lettori si debba assolutamente leggere; e soprattutto che acquistare libri non sia gesto di lettore. Ma se il libro non lo leggi, che senso avrà mai che se ne stia nella tua biblioteca? E tu stesso lo dici: forse non lo leggerò mai, magari un giorno lo regalerò. Eh no, quest’ultima facezia me la fate dire voi, io i libri acquistati non letti, forse non mai letti, nemmeno li presto. Essi ‘mi servono’. Servono a che? Servono grazie alla naturale attività magica e umbràtile e stemmica che un libro esercita. Un libro lo si compra con animo che suppongo simile a quello con cui si dipingevano bovi e capri nelle caverne paleolitiche. Una mucca dipinta non si munge né si mangia, ma è ‘la mucca’, cosa che non è consentito ad alcuna altra mucca. E così il libro non letto, acquistato e depositato sugli scaffali, è ‘il libro’. Acquistare un libro ha un effetto nervino che nessun altro gesto può avere; è una scelta del tutto onirica, isterica, fantastica, e suppone un progetto di vita, e naturalmente più libri possono alludere a più progetti di vita.
Giorgio Manganelli (Discorso dell'ombra e dello stemma)
L'AQUILONE C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d'antico: io vivo altrove, e sento che sono intorno nate le viole. Son nate nella selva del convento dei cappuccini, tra le morte foglie che al ceppo delle quercie agita il vento. Si respira una dolce aria che scioglie le dure zolle, e visita le chiese di campagna, ch'erbose hanno le soglie: un'aria d'altro luogo e d'altro mese e d'altra vita: un'aria celestina che regga molte bianche ali sospese... sì, gli aquiloni! È questa una mattina che non c'è scuola. Siamo usciti a schiera tra le siepi di rovo e d'albaspina. Le siepi erano brulle, irte; ma c'era d'autunno ancora qualche mazzo rosso di bacche, e qualche fior di primavera bianco; e sui rami nudi il pettirosso saltava, e la lucertola il capino mostrava tra le foglie aspre del fosso. Or siamo fermi: abbiamo in faccia Urbino ventoso: ognuno manda da una balza la sua cometa per il ciel turchino. Ed ecco ondeggia, pencola, urta, sbalza, risale, prende il vento; ecco pian piano tra un lungo dei fanciulli urlo s'inalza. S'inalza; e ruba il filo dalla mano, come un fiore che fugga su lo stelo esile, e vada a rifiorir lontano. S'inalza; e i piedi trepidi e l'anelo petto del bimbo e l'avida pupilla e il viso e il cuore, porta tutto in cielo. Più su, più su: già come un punto brilla lassù lassù... Ma ecco una ventata di sbieco, ecco uno strillo alto... - Chi strilla? Sono le voci della camerata mia: le conosco tutte all'improvviso, una dolce, una acuta, una velata... A uno a uno tutti vi ravviso, o miei compagni! e te, sì, che abbandoni su l'omero il pallor muto del viso. Sì: dissi sopra te l'orazïoni, e piansi: eppur, felice te che al vento non vedesti cader che gli aquiloni! Tu eri tutto bianco, io mi rammento. solo avevi del rosso nei ginocchi, per quel nostro pregar sul pavimento. Oh! te felice che chiudesti gli occhi persuaso, stringendoti sul cuore il più caro dei tuoi cari balocchi! Oh! dolcemente, so ben io, si muore la sua stringendo fanciullezza al petto, come i candidi suoi pètali un fiore ancora in boccia! O morto giovinetto, anch'io presto verrò sotto le zolle là dove dormi placido e soletto... Meglio venirci ansante, roseo, molle di sudor, come dopo una gioconda corsa di gara per salire un colle! Meglio venirci con la testa bionda, che poi che fredda giacque sul guanciale, ti pettinò co' bei capelli a onda tua madre... adagio, per non farti male.
Giovanni Pascoli (Poemetti di Giovanni Pascoli (Italian Edition))
Ai tempi dei miei genitori, e anche ai miei tempi e ai suoi, le carenze erano dell'individuo. Oggi sono della disciplina. Leggere i classici è troppo difficile, dunque la colpa è dei classici. Oggi lo studente sbandiera la sua incapacità come se fosse un privilegio. Non riesco a impararlo, dunque dev'esserci qualcosa di sbagliato. E qualcosa di particolarmente sbagliato deve avere l'insegnante cattivo che pretende d'insegnarlo. Non ci sono più criteri, signor Zuckerman, ma semplici opinioni.
Philip Roth (The Human Stain (The American Trilogy, #3))
- Giacomo…- disse, con quella voce dolce e profonda al tempo stesso che mette su quando c’è della verità vera in quello che sta per dire, - nella vita ci sono cose che si possono governare, altre che bisogna prendere come vengono. È talmente più grande di noi, la vita. È complessa, ed è misteriosa… - Mentre lo diceva aveva gli occhi che luccicavano: lei ha sempre questi occhi pieni di stelle quando parla della vita, anche oggi. – L’unica cosa che si può sempre scegliere è amare, - disse. – Amare senza condizioni.
Giacomo Mazzariol (Mio fratello rincorre i dinosauri)
Stamattina ho avuto un'illuminazione: è tutta colpa mia. Il mio errore pià grave è stato di non capire che il tempo passa. Il tempo passava e io ero fissa nell'atteggiamento della sposa ideale di un marito ideale. Invece di rianimare la nostra vita sessuale m'incantavo nel ricordo delle nostre notti di una volta. Mi immaginavo di aver conservato il mio viso e il mio corpo di trent'anni invece di curare il mio fisico. Ho lasciato atrofizzare la mia intelligenza; non mi coltivavo più; mi dicevo: 'più tardi, quando le bambine mi avranno lasciata'. Si, la giovane studentessa che Maurice sposò, che si appassionava agli avvenimenti, alle idee, ai libri, era ben diversa dalla donna di oggi, il cui universo è tutto in queste quattro mura. Ed è vero che avevo la tendenza a imprigionarvi Maurice. credevo che la sua famiglia dovesse bastargli, credevo di averlo tutto per me. In generale davo tutto per scontato, e questo deve averlo seccato, lui che cambia, che mette sempre in questione tutte le cose. La noia non perdona" -Una donna spezzata-
Simone de Beauvoir
A metà di una strada lo vide, la camicia candida e il mantello gettato sulle spalle; aveva perso la feluca e i capelli erano scompigliati. Senza staccare gli occhi da lei guardava la folla di braccia e mani tese per abbracciarlo o semplicemente toccarlo. L'istante successivo non esisteva più alcuna strada o persona, non esisteva distanza, soltanto l'affondare il viso nei pizzi morbidi sul suo petto e le dita di una mano sul suo braccio, mentre quelle dell'altra sfioravano, incredule, la chiave d'oro appesa al suo collo. Poi la mano di Axel fu sulla sua schiena e l'altra si posò al lato del viso per costringerla con gentile fermezza a sollevarlo verso il suo. - I miei privilegi, signora, non avete possibilità di negarmeli oggi. Il suo respirò la baciò ancora prima delle sue labbra.
Virginia De Winter (L'Ordine della spada (Black Friars, #1))
Ma mia madre era quanto mai mutevole nelle sue simpatie, e instabile nelle sue relazioni: e le persone, o le vedeva tutti i giorni, o non voleva vederle mai. Era incapace di coltivare conoscenze per puro spirito di urbanità. Aveva sempre una paura matta «di stufarsi», e aveva paura che la gente venisse a farle visita quando lei voleva andare a spasso. [...] Se una delle sue anziane conoscenze le mandava a dire che sarebbe venuta a farle visita, era presa dal panico. – Allora oggi non potrò andare a spasso! – diceva disperata.
Natalia Ginzburg (Lessico famigliare)
Tu, tu che non vuoi ch'io mi renda conto della tua posizione, e hai la vanità di mantenere a me la mia; tu che, conservandomi il lusso nel quale vivevo, conservi la distanza morale che ci separa; tu, infine, che non giudichi il mio affetto abbastanza disinteressato per dividere con me quello che possiedi, e basterebbe a vivere insieme felici, mentre preferisci rovinarti, schiavo di un pregiudizio ridicolo. E credi tu davvero ch'io possa paragonare una carrozza e alcuni gioielli col tuo amore? E che il mio bene consista in vanità che accontentano quando non si ha amore per nulla, ma diventano subito meschine quando si ama? Tu pagherai i miei debiti, impegnerai il tuo patrimonio e insomma mi manterrai! Quanto potrà durare tutto ciò? Due o tre mesi, e sarà troppo tardi allora vivere come ti propongo, perché allora tu dovrai accettare tutto da me, ciò che un gentiluomo non può fare. Oggi invece, con i tuoi otto o diecimila franchi di rendita, possiamo vivere. Io venderò il mio superfluo, e da questa sola vendita ricaverò duemila franchi di reddito. Affitteremo un bell'appartamento per tutti e due. L'estate andremo in campagna, non in una casa con questa, ma in una casetta che basti a due persone. Tu sei indipendente, io libera, e siamo giovani: in nome di Dio, Armando, non ricacciarmi nella vita che fui costretta a condurre un giorno.
Alexandre Dumas fils (La dame aux camélias)
Lo shintoismo è una religione essenzialmente comunitaria, una "religione di villaggio", come l'ha definita Yaganida Kunio. Il buddhismo e il cristianesimo sono essenzialmente religioni che favoriscono l'individualismo. Nel cristianesimo in ultimo siamo lasciati soli con il nostro carico di peccati ad affrontare il giudizio; nel buddhismo siamo lasciati soli con il nostro carico di karma ad affrontare la reincarnazione. Nessuna di queste due religioni si trova a proprio agio con il mondo moderno, in cui le azioni collettive hanno il sopravvento su quelle individuali. Il cristianesimo oggi soffre una delle crisi più drammatiche dei suoi duemila anni di storia, il buddhismo è alla ricerca di un nuovo adattamento. Lo spirito comunitario dello shintoismo, invece, si trova in perfetta armonia con l'epoca moderna.
Fosco Maraini
Filar via definitivamente, lontano dalla vita che avevamo sperimentato fin dalla nascita. Insediarsi in territori ben organizzati dove davvero tutto era possibile. Me l'ero battuta infatti. Ma solo per scoprire, nei decenni a venire, che mi ero sbagliata, che si trattava di una catena con anelli sempre più grandi: il rione rimandava alla città, la città all'Italia, l'Italia all'Europa, l'Europa a tutto il pianeta. E oggi la vedo così: non è il rione a essere malato, non è Napoli, è il globo terrestre, è l'universo, o gli universi. E l'abilità consiste nel nascondere e nascondersi lo stato vero delle cose.
Elena Ferrante (Those Who Leave and Those Who Stay (Neapolitan Novels, #3))
Sherlock Holmes prese il suo flacone dall'angolo della mensola del caminetto e la sua siringa ipodermica da un elegante astuccio di marocchino. Con le sue dita lunghe e nervose infilò l'ago sottile e arrotolò la manica sinistra della camicia. Per un po', osservò pensoso l'avambraccio muscoloso e il polso, costellati di innumerevoli segni di punture. Alla fine, infilò con gesto deciso la siringa, premette il pistone e si abbandonò nella poltrona di velluto con un lungo sospiro di soddisfazione. [...] «Cos'è oggi», gli chiesi, «morfina o cocaina?» [...] «Cocaina», rispose, «soluzione al sette per cento. Vuole provarla?»
Arthur Conan Doyle (The Sign of Four (Sherlock Holmes, #2))
Orsù dunque, uomo rigenerato, orsù ricco stravagante, orsù sognatore, potente visionario, orsù milionario invincibile, riprendi per un istante questa funesta prospettiva della tua vita miserabile e affamata, ripassa per il sentiero in cui ti ha spinto la fatalità, in cui ti ha condotto la cattiva sorte, in cui ti ha ricevuto la disperazione! Troppi diamanti, troppo oro, troppa felicità si riflettono oggi sul cristallo di questo specchio da cui Montecristo guarda Dantès. Nascondi questi diamanti, imbratta quest'oro, cancella questi raggi; ricco, ritrova il povero, libero, ritrova il prigioniero; resuscitato, ritrova il cadavere.
Alexandre Dumas (The Count of Monte Cristo)
e la risposta - adesso lo so - era in fondo solo una: la vera dignità è di che non pensa mai di essere inutile. Lei, Eichmann, mi dice "eseguivo gli ordini, perché se non l'avessi fatto avrebbero messo un altro". E' come dire: ero una ruota dell'ingranaggio, qualunque cosa facessi era inutile. Ebbene, Sophie Scholl poteva pensare "ho vent'anni, se accuso Hitler di genocidio cosa ottengo? Mi faranno fuori e tutto continuerà come niente fosse". Qui però sta il punto: Sophie Scholl non lo pensò. Gridò, gettò i suoi volantini. Lo fece, mi spiego? Lo fece. E non fu inutile. Perché io oggi, qui, posso dirle che imparo da lei. E non il coraggio, no: la dignità.
Stefano Massini (Eichmann: dove inizia la notte)
«Fermati, Travis.» Ubbidisco, spostandomi sulla destra, la strada è larga e non c’è molto traffico. Mack non aspetta nemmeno che fermi il motore per afferrare il cappotto che ha acquistato stamattina e scende velocemente. Lo guardo sorridendo, il suo lato infantile che scopre la vita mi piace sempre più e talvolta lo invidio per questa sua sete di scoperta, per sapersi estasiare davanti a delle cose semplici come questo paesaggio che taglia il respiro, perché vorrei esserne capace anche io. Più sto accanto a Mack, più mi rendo conto che non sono normale, anche se fino a oggi non era stato un grosso problema per me. Ero io, ero così, ma forse oggi anche io ho voglia di lasciarmi andare
Amheliie (Road)
La capacità di percepire il valore culturale della natura allo stato selvaggio si riduce, in ultima analisi, a una questione di umiltà intellettuale. La superficialità degli uomini d'oggi, che hanno perso le proprie radici terrene, fa loro credere di aver già scoperto ciò che conta; questi sono coloro che cianciano di imperi politici ed economici destinati a durare secoli. Solo lo studioso riconosce che la storia consiste di successivi percorsi da un unico punto di partenza, a cui l'uomo ritorna continuamente per organizzare sempre nuovi viaggi, alla ricerca di una scala di valori costante. Solo lo studioso comprende perché l'autentica natura selvaggia determina e dà significato alle vicende umane.
Aldo Leopold (A Sand County Almanac and Sketches Here and There)
E ora vedi: questo "un giorno" è illusione, è soltanto un modo di dire! Il peccatore non è in cammino per diventare Buddha, non è coinvolto in un processo di sviluppo, sebbene il nostro pensiero non sappia rappresentarsi le cose diversamente. No, nel peccatore è, già ora, oggi stesso, il futuro Buddha, il suo avvenire è già tutto presente, tu devi venerare in lui, in te, in ognuno il Buddha potenziale, il Buddha in divenire, il Buddha nascosto. Il mondo, caro Govinda, non è imperfetto, o impegnato in una lunga via verso la perfezione: no, è perfetto in ogni istante, ogni peccato porta già in sé la grazia, tutti i bambini portano già in sé la vecchiaia, tutti i lattanti la morte, tutti i morenti la vita eterna.
Hermann Hesse
Tante volte era rimasto in ammirazione di fronte a un paesaggio, a un monumento, a una piazza, a uno scorcio di strada, a un giardino, a un interno di chiesa, a una rupe, a un viottolo, a un deserto. Solo adesso, finalmente, si rendeva conto del segreto. Un segreto molto semplice: l'amore. Tutto ciò che ci affascina nel mondo inanimato, i boschi, le pianure, i fiumi, le montagne, i mari, le valli, le steppe, di più, di più, le città, i palazzi, le pietre, di più, il cielo, i tramonti, le tempeste, di più, la neve, di più, la notte, le stelle, il vento, tutte queste cose, di per sé vuote e indifferenti, si caricano di significato umano perché, senza che noi lo sospettiamo, contengono un presentimento d'amore. Quanto era stato stupido a non essersene mai accorto finora. Che interesse avrebbe una scogliera, una foresta, un rudere se non vi fosse implicata una attesa? E attesa di che se non di lei, della creatura che ci potrebbe fare felici? Che senso avrebbe la valle romantica tutta rupi e scorci misteriosi se il pensiero non potesse condurci lei in una passeggiata del tramonto tra flebili richiami di uccelli? Che senso la muraglia degli antichi faraoni se nell'ombra dello speco non potessimo fantasticare di un incontro? E l'angolo del borgo fiammingo che ci potrebbe importare o il caffè del 'boulevard' o il 'suk' di Damasco se non si potesse supporre che anche lei un giorno vi passerà, impigliandovi un lembo di vita? E l'erma cappelletta al bivio col suo lumino, perché avrebbe tanto patos se non vi fosse nascosta un'allusione? E a che cosa allusione se non a lei, alla creatura che ci potrebbe fare felici? [...] Le torri antiche, le nuvole, le cateratte, le enigmatiche tombe, il singhiozzo della risacca sullo scoglio, il piegarsi dei rami alla tempesta, la solitudine dei greti nel pomeriggio, tutto è un'indicazione precisa a lei, la donna nostra che ci incenerirà. Ogni cosa del mondo congiurando con le altre cose del mondo in complotto sapientissimo per promuovere la perpetuazione della specie. Era una intuizione così bella e geniale che in altre circostanze egli ne avrebbe avuto soddisfazione. Ma, proprio per la sua esattezza, oggi a lui procurava solamente dolore. L'espressione degli alberi fuggenti corrispondeva infatti alla condizione del suo amore; il quale era stolto e disperato. Egli correva in direzione di lei benché sapesse che laggiù lo aspettavano soltanto nuovi affanni, umiliazioni e lacrime. Ma lui correva a perdifiato ugualmente, il piede premuto con tutta la forza sul pedale, per la paura di perdere un minuto.
Dino Buzzati (Un amore)
Ma è opinione della mia donna che non si odino, e che invece si amino. Sostiene che siano innamorati ancora oggi, e che l'amore non è detto che c'entri qualcosa con il voler bene. Che si siano cercati qualche motivo di nessuna importanza per fare in modo di rendersi nemici in eterno. Forse, sostiene con una certa arditezza, non sopportano di amarsi, avendo già un tempo amato troppo qualcuno, o qualcosa. O avendo considerato che non doveva più essercene a disposizione di amore, e trovarselo lì, inaspettato e fuori posto, rimanerne indispettiti e furenti. O, semplicemente, non essendo pratici della cosa, e non sapendo come prenderla, l'hanno presa dal verso sbagliato. Non sempre l'amore è una buona notizia; in questo ha ragione
Maurizio Maggiani (Meccanica Celeste)
A fine giornata ci sono poche persone intorno a voi che vogliono veramente vedervi sereni, felici e contenti. La maggior parte dei vostri amici vogliono vedervi felici, sereni e contenti solo in ragione delle loro felicità, pace e soddisfazione. Come a dire: “Certo, io voglio che tutti i tuoi sogni si avverino e voglio vederti sorridere, ma solo nella misura in cui io sorrido e solo in proporzione a quanti dei miei sogni si realizzeranno.” Questo è ciò che la gente oggi chiama "amicizia" e "preoccupazione". Non è veramente amicizia e non è veramente preoccupazione. Poi ci sono una o due persone che festeggerebbero la vostra felicità e il vostro successo anche al di fuori di tale paragone. E quella è proprio una benedizione, perché è vera amicizia.
C. JoyBell C.
Penso che il destino degli uomini sarebbe ancora più crudele di quanto già sia, se la nostra mente non fosse incapace di mettere in rapporto tra loro tutte le cose che avvengono in questo mondo. La nostra vita si svolge nei confini di una pacifica isola di ignoranza, circondata dagli oscuri mari dell'infinito, e non credo che ci convenga spingerci troppo lontano da essa. Finora le scienze, progredendo passo passo nel campo d'azione proprio a ciascuna, non ci hanno arrecato troppo danno: ma un giorno o l'altro, quando infine si riuniranno le varie parti del sapere, oggi ancora sparse qua e là, si presenterà ai nostri occhi una visione talmente terrificante della realtà e della terribile parte che noi abbiamo in essa, che se non impazziremo dinanzi a una simile rivelazione, tenteremo di fuggire quella vista mortale rifugiandoci nell'oscurità di un nuovo medioevo.
H.P. Lovecraft
Poi è andata com'è andata. É andata come sappiamo. Sono finite le autoriduzioni, le lotte armate, le rivoluzioni, le autonomie operaie. Ai concerti si paga il biglietto, e che biglietto. I musicisti sono diventati rockstar, o almeno ci hanno provato senza vergogna. Hanno fatto la fila per un passaggio in tv, sono andati al festival di Sanremo e pure al Festivalbar. E se prima si difendevano ai concerti da chi li processava, adess si lamentano se i loro dischi si scaricano dalla rete. Parlano male della droga, del sesso senza amore, della politica che non usa la lingua della ggente. Si sposano (addirittura qualcuno in chiesa), mettono su famiglia, scoproni i valori, smettono di bere, di farsi, consigliano ai giovani di non sprecare la propria vita. Il mercato ha vinto. Il pubblico ha sfrattato il popolo. Siamo più liberi,oggi. Di comprare quello che vogliamo. Ma non è un caso, alla fine se abbiamo sempre meno musica che vale la pena d'essere comprata.
Diego De Silva (Mia suocera beve)
Fra cento anni, d'altronde, pensavo giunta sulla soglia di casa, le donne non saranno più il sesso protetto. Logicamente condivideranno tutte le attività e tutti gli sforzi che una volta erano stati loro negati. La balia scaricherà il carbone. La fruttivendola guiderà la macchina. Ogni presupposto basato sui fatti osservati quando le donne erano il sesso protetto sarà scomparso; ad esempio (in strada stava passando un plotone di soldati) l'idea che le donne, i preti e i giardinieri vivano più a lungo. Togliete questa protezione, esponete le donne agli stessi sforzi e alle stesse attività, lasciatele diventare soldati, marinari, camionisti e scaricatori di porto, e vi accorgerete che le donne muoiono assai più giovani e assai più presto degli uomini; cosicché si dirà: "Oggi ho visto una donna", come si diceva "Oggi ho visto un aereo". Può accadere qualunque cosa quando la femminilità cesserà di essere un'occupazione protetta, pensavo, aprendo la porta.
Virginia Woolf (A Room of One’s Own)
Drawing aside so as not to impede passersby, he answered. “Oggy?” said his ex-colleague’s voice. “What gives, mate? Why are people sending you legs?” “I take it you’re not in Germany?” said Strike. “Edinburgh, been here six weeks. Just been reading about you in the Scotsman.” The Special Investigation Branch of the Royal Military Police had an office in Edinburgh Castle: 35 Section. It was a prestigious posting. “Hardy, I need a favor,” said Strike. “Intel on a couple of guys. D’you remember Noel Brockbank?” “Hard to forget. Seventh Armoured, if memory serves?” “That’s him. The other one’s Donald Laing. He was before I knew you. King’s Own Royal Borderers. Knew him in Cyprus.” “I’ll see what I can do when I get back to the office, mate. I’m in the middle of a plowed field right now.” A chat about mutual acquaintances was curtailed by the increasing noise of rush-hour traffic. Hardacre promised to ring back once he had had a look at the army records and Strike continued towards the Tube. He got out at Whitechapel station thirty minutes later to find a text message from the man he was supposed to be meeting. Sorry Bunsen cant do today ill give you a bell This was both disappointing and inconvenient, but not a surprise. Considering that Strike was not carrying a consignment of drugs or a large pile of used notes, and that he did not require intimidation or beating, it was a mark of great esteem that Shanker had even condescended to fix a time and place for meeting. Strike’s knee was complaining after a day on his feet, but there were no seats outside the station. He leaned up against the yellow brick wall beside the entrance and called Shanker’s number. “Yeah, all right, Bunsen?” Just as he no longer remembered why Shanker was called Shanker, he had no more idea why Shanker called him Bunsen. They had met when they were seventeen and the connection between them, though profound in its way, bore none of the usual stigmata of teenage friendship.
Robert Galbraith (Career of Evil (Cormoran Strike, #3))
Secondo me la religione si basa, essenzialmente, sulla paura. In parte è il terrore dell’ignoto, in parte, come ho già detto, il bisogno istintivo di immaginare qualcuno che ci aiuti e ci protegga nei pericoli: suppergiù una specie di fratello maggiore. In principio, dunque, fu la paura: paura dell’occulto, paura dell’insuccesso, paura della morte. La paura porta alla crudeltà, ed è per questo che crudeltà e religione stanno bene insieme. Oggi, tanti fenomeni non sono più misteriosi grazie alla scienza, che si è opposta alla religione cristiana, alle Chiese, e a tutti i princìpi anacronistici. La scienza può aiutare l’umanità a superare questa vile paura, nella quale ha vissuto per tante generazioni. Con l’aiuto della scienza e del nostro cuore, impareremo a non cercare aiuti immaginari, a non inventare alleati in Cielo, ma piuttosto a valerci delle nostre forze per rendere questo mondo più piacevole e diverso da quello che è divenuto, in questi secoli, sotto l’influsso delle Chiese.
Bertrand Russell (Why I Am Not a Christian and Other Essays on Religion and Related Subjects)
«Tutti questi uomini sono eroi,» continuò Jay, scorrendo le slide successive, che ci ritraevano tutti insieme, in gruppo. «Non solo perché hanno combattuto una guerra e rischiato le loro vite per il loro Paese. Sono eroi perché ogni notte combattono contro i loro incubi e ogni mattina si svegliano pronti ad affrontare una nuova giornata. Sono eroi perché non si sono arresi, quando sarebbe stato così semplice… smettere e basta. Sono eroi perché si preoccupano per gli altri, anche quando la loro vita è un casino. La loro battaglia non è finita quando sono tornati dalla guerra; in quel momento era appena iniziata. Eppure, affrontano ogni giorno con determinazione, con la speranza che sarà meglio di quello prima. E domani ci sarà meno dolore nascosto dietro il loro sorriso. A una settimana da oggi, gli incubi diverranno meno frequenti. Ma se questo non dovesse succedere?» La slide cambiò un’ultima volta, tornando alla foto di gruppo con cui Jay aveva cominciato. «Continueranno a combattere, perché è questo che fanno gli eroi.»
Teodora Kostova (Cookies (Cookies, #1))
Il giorno prima dello sciopero, mentre riaccompagnavo a casa Ida e il suo figlio dodicenne, dissi che l'indomani volevo che mi preparasse alcune camicie lavate e stirate. Alle mie parole seguì in lungo e inconsueto silenzio. Ida si voltò dalla mia parte e disse con sdegno a malapena represso: "Sai benissimo che non lo posso fare." "Perché no?" risposi sorpreso dalla veemenza della sua reazione. "Hai dimenticato che anch'io sono una lavoratrice." disse con una certa soddisfazione. "Domani sarò in sciopero anch'io con la mia gente e con i miei compagni operai." Il figlio mi vide imbarazzato , e nel suo modo infantile cercò di allentare la tensione ricordandole che "lo zio Nelson" l'aveva sempre trattata più come una sorella che come un'operaia. Al che la madre si rivolse al ben intenzionato difensore dicendo: "Ragazzo, dov'eri tu quando lottavo per i miei diritti in quella casa? Se non avessi fatto il muso duro col tuo 'zio Nelson', oggi non sarei trattata come una sorella!". Ida non venne a lavorare il giorno dopo e le mie camicie rimasero spiegazzate.
Nelson Mandela (Long Walk to Freedom)
«Una volta» disse mia madre «non esisteva il buio totale. Persino di notte, la luna era luminosa quanto il sole. L’unica differenza stava nella luce, che era blu. Vedevi tutto per chilometri e chilometri e non faceva mai freddo. Si chiamava crepuscolo». «Perché crepuscolo?». «Perché è una parola in codice per cielo blu». Mi ero ricordata che si diceva codice blu quando moriva qualcuno, e anche questo aveva a che fare con il cielo. Un giorno Dio aveva chiamato il pipistrello per dargli una cesta da portare sulla Luna. La cesta era piena di buio, ma Dio non aveva detto al pipistrello cos’era, solo “Portala sulla luna, poi quando torni ti spiego tutto”. Così il pipistrello parte in cerca della luna con la cesta in groppa. Mentre vola verso il cielo, la luna lo vede e si nasconde dietro una nuvola. Il pipistrello è stanco, e si ferma a riposare. Depone la cesta e va in cerca di qualcosa da mangiare. Mentre è a caccia, arrivano altri animali (più che altro lupi e cani, e anche un tasso con una zampa rotta). Pensando che nella cesta ci sia del cibo, gli animali alzano il coperchio, ma dentro c’è solo il buio, e loro non l’hanno mai visto. I cani e i lupi cercano di tirarlo fuori e di giocarci, ma gli guizza tra i denti e scivola via. In quel momento torna il pipistrello, apre la cesta e la trova vuota. Gli altri animali spariscono nella notte e il pipistrello si alza in volo per andare a riprendere il buio. Lo vede dappertutto, ma non riesce proprio a infilarlo di nuovo nella cesta. Per questo il pipistrello ancora oggi dorme tutto il giorno e vola di notte. Cerca sempre di riprendere il buio.
Jenny Offill (Le cose che restano)
Se non si ha la propria terra sotto i piedi - anche questo però deve essere sperimentato per essere compreso - ci si tiene meno diritti, si perde sicurezza, si diventa diffidenti verso se stessi. Non esito a confessare che dal giorno in cui dovetti vivere con documenti o con passaporti effettivamente stranieri non mi sono più sentito completamente legato a me stesso. È rimasta per sempre distrutta una parte della mia naturale identità con il mio io originario. Sono divenuto molto più riservato di quanto sia nella mia indole; io, il cosmopolita di un giorno, ho oggi incessantemente l’impressione di dover render grazie per ogni boccata d’aria che respirando tolgo a un altro popolo. Si capisce che a mente lucida riconosco l’assurdità di simili fisime, ma quando mai la ragione può qualcosa contro un sentimento istintivo? Poco mi è servito avere educato per quasi mezzo secolo il mio cuore a battere da cosmopolita, da citoyen du monde: il giorno in cui perdetti il mio passaporto, scopersi a cinquantott’anni che perdendo la patria si perde ben più che un circoscritto pezzo di terra.
Stefan Zweig (The World of Yesterday)
Esco dal parcheggio della tavola calda di Maddy e accendo la musica. Incrocio come spesso succede un autostoppista, ma se di solito non mi fermo, questa volta lo faccio. Guardo Bob, chiedendomi perché lo sto facendo. L'ultima volta che ho preso qualcuno sul mio camion, non ho capito neanche il perché, ma non mi è dispiaciuto averlo fatto, anche se oggi sto tanto male da scoppiarne. Non aver vissuto questa storia con Mack avrebbe reso la mia vita insipida e vuota. Lui l'ha colmata, mi ha mostrato cosa significasse amare, che gli uomini possono essere buoni, e che aprirsi agli altri non è necessariamente una brutta cosa, ma che può portare un sacco di cose belle. È stata la luce nella mia oscurità persistente. Sapeva che stava per morire e tuttavia la vita per lui era bella. Come potrei rinnegare tutto quello che era e tutto quello che ho appreso con lui? Mi ha mostrato che la felicità è a portata di mano, e che la vita non è un ridursi a proteggersi, a nascondersi dagli altri per paura di soffrire, ma, al contrario, la vita è aprirsi e apprendere dagli errori degli altri. Amerò eternamente quest’uomo, lui non è stato una semplice storia d’amore, è stato la storia della mia vita
Amheliie (Road)
«Non so in che anno pensa di vivere, ma per il resto del mondo è il 2017» disse Cash. «Quello che sta facendo è illegale e se non cambia atteggiamento chiamerò la polizia e racconterò quello che sta succedendo.» «E puoi dir loro che li saluta Johnny della stazione di servizio» disse l’uomo. «Vedi, io e i poliziotti abbiamo vedute simili. Se non vuoi finire in prigione per una settimana, io chiuderei quella boccaccia che ti ritrovi. Non so chi diavolo ti credi di essere, ragazzino, ma nessuno viene nella nostra città e pretende di insegnarci come vivere.» Cash lanciò un’occhiata al giornale che l’uomo stava leggendo. Come un segno del destino, vide una foto di se stesso accanto al titolo principale, che recitava: Cash Carter, la mina vagante: attore sviene durante un concerto. «In realtà sa benissimo chi sono» disse l’attore indicando l’articolo. «Sono la mina vagante di cui stava leggendo poco fa. Avrebbero potuto stampare una foto migliore, ma almeno ne hanno scelta una recente.» Il vecchio alternò lo sguardo tra Cash e il giornale, come fosse qualche sorta di trucco di magia. «Dato che ora ci conosciamo un po’ meglio, apri bene le tue orecchie del cazzo, Johnny» disse Cash. «Puoi anche essere amico della polizia locale, ma io sono amico della polizia di tutto il mondo: si chiamano fangirl, e ce ne sono quasi trenta milioni che seguono ogni mia mossa. Adesso chiedi scusa al mio amico e gli dai la chiave del bagno, perché se non lo fai racconterò a tutte le fangirl il trattamento che abbiamo ricevuto oggi e le scatenerò contro il tuo negozio come uno sciame di locuste! Ti tormenteranno, ti umilieranno e inseguiranno il tuo culo rugoso e razzista fino in capo al mondo, fino al giorno in cui la tua miserabile esistenza deciderà di giungere al termine! Sono stato abbastanza chiaro?»
Chris Colfer (Stranger Than Fanfiction)
Non occorre davvero dilungarsi molto sull’argomento: la maggior parte degli uomini è oggi pienamente consapevole che la matematica è entrata come un demone in tutti i settori della vita. Forse non tutti credono alla storia del diavolo al quale si può vendere l’anima; ma coloro che dell’anima un po’ devono intendersene, perché in qualità di preti, storici e artisti ne ricavano buoni profitti, attestano che essa è stata mandata in rovina dalla matematica e che dalla matematica è scaturita un’intelligenza malvagia, grazie alla quale l’uomo è sì divenuto signore della terra, ma anche schiavo della macchina. L’aridità d’animo, l’orribile mescolanza di rigore nei dettagli e di indifferenza per l’insieme, la spaventosa solitudine dell’uomo in un deserto di particolari, la sua inquietudine, la malvagità, l’insensibilità, la sua sete di denaro, la freddezza e la violenza che caratterizzano il nostro tempo sarebbero da questo punto di vista solo e soltanto la conseguenza dei danni che un pensiero rigorosamente logico arreca all’anima. E così già allora, quando Ulrich divenne matematico, c’erano persone che pronosticavano il crollo della civiltà europea perché nell’uomo non albergavano più né la fede né l’amore, né l’innocenza né la bontà; e significativamente costoro, da ragazzi, quando andavano a scuola erano stati tutti piuttosto scadenti in matematica.
Robert Musil (The Man Without Qualities)
«Certo che credo al destino. Credo che non tutto sia dovuto al caso, sono sicuro che tutto è già scritto da qualche parte. Sono le nostre scelte a cambiare il corso degli eventi. Sono certo che quello che ci succede non è dovuto al caso. So che il destino è sorprendente, ci mostra cose inverosimili, ci fa vivere dei momenti sconvolgenti, che noi siamo preparati o meno. Il destino è come il futuro, non possiamo sapere in anticipo cosa ci riserva, è variabile. Gli si deve solo aprire le braccia e accogliere quello che ha deciso di mettere sulla nostra strada. Avresti potuto lasciarmi in quell’area di sosta, tre giorni fa, riprendere la tua strada, andare a fare la tua missione in Alaska da solo, e oggi non saremmo qui a discutere. Hai fatto una scelta, probabilmente incomprensibile visto il personaggio che sei, ma l'hai fatta. E questo… penso che sia opera del destino che vuole che trascorriamo del tempo insieme. Ne sono convinto. Sì, ci credo, come credo che i gatti abbiano nove vite, che non si muore mai veramente perché credo nella reincarnazione. Sono persuaso che abbiamo, nascosti nella nostra memoria, i ricordi di vite che non rammentiamo del tutto, come sono certo che l'alchimia fra gli esseri umani non è dovuta semplicemente a una reazione chimica. Credo al destino, come credo alle superstizioni, perché tutte le spiegazioni per quanto fondate siano, non spiegano mai del tutto certe scelte che facciamo, le si deve a qualcosa, o a qualcuno.»
Amheliie (Road)
Negli anni appena trascorsi è stata condotta vittoriosamente una battaglia semantica contro la dittatura del "politicamente corretto", accusato di conservatorismo, ipocrisia e perbenismo. I tabù linguistici sono caduti tutti. Perfino la bestemmia è stata "sdoganata" perché qualunque parola deve essere "contestualizzata". I contesti sono infiniti. Così ogni parola è infinitamente giustificabile. Il degrado è pervasivo, e ha contagiato anche chi non l'ha inaurato e anzi, all'inizio, l'ha deplorato. Così, cisi è assuefatti. Ma il risultato non è stato una liberazione, ma un nuovo conformismo, alla rovescia. Oggi è politicamente corretto il dileggio, l'aggressione verbale, la volgarità,la scurrilità. È politicamente corretta la semplificazione, fino alla banalizzazione, dei problemi comuni. Sono politicamente corretti la rassicurazione a ogni costo, l'occultamento delle difficoltà, le promesse dell'impossibile, la blandizia dei vizi pubblici e privati proposti come virtù. Tutti atteggiamenti che sembrano d'amicizia, essendo invece insulti e offensioni. I cittadini comuni, non esperti di cose politiche, sono trattati non come persone consapevoli ma sudditi, anzi come plebe. Cosicché leposizioni sono ormai rovesciate. Proprio il linguaggio plebeo è diventato quel "politicamente corretto" dal quale dobbiamo liberarci, ritovando l'orgoglio di comunicare tra noi parlando diversamente, non conformisticamente, seriamente, dignitosamente, argomentatamente, razionalmente, adeguatamente ai fatti.
Gustavo Zagrebelsky (Sulla lingua del tempo presente)
«Non verrò», tagliai corto con il mio solito sorriso tagliente. Prese un respiro profondo e, con le mani sulle ginocchia, si piegò in avanti. Le iridi violacee sembrarono sporgersi dalle occhiaie infossate e, per qualche secondo, andò in cerca dei miei pensieri oltre il mio sguardo. «Perché non vuoi? La vita che ti stai costruendo è molto riduttiva per uno che possiede le tue capacità». «Capacità? Togliere o donare l’ossigeno alle persone è una capacità?». «Hai ragione, mi correggo. Diciamo piuttosto una proprietà.» «Certo, ora detta così sembra meno orribile», tossii una risata, «non tentare di parlare di chimica con me, Medina, non ne ho mai voluto sapere e mai ne vorrò. Per me, queste “proprietà” sono solo una maledizione». «Maledizione», valutò la parola a occhi chiusi per poi far esplodere il suo pensiero in un colpo: «Tu sei diverso, Andrea! Diverso come lo sono io. Hai passato la tua intera vita avendone paura e quando si ha paura di essere diversi, si rischia di diventare come tutti gli altri». «Non sono diverso. Voglio essere me stesso». «Allora incomincia da oggi. Vieni con noi». «Me stesso… » dissi, sedendomi di peso sul divano e stappando la vodka, «con la mia dose giornaliera di alcol e nicotina». Cesare Medina incurvò un sopracciglio e un sorriso sornione scattò sul suo volto. «Complimenti, vedo che non ci lasci altra scelta». «Smettila di parlare a nome di tutti, stavo per offrirti un po’ di vodka e non ne ho abbastanza per una popolazione». Annoiato, versai il liquido trasparente nel bicchiere e lo mandai giù di colpo. «Stai solo cercando di dimenticare chi sei in questo modo».
Miriam Ciraolo (Chemical Games: Equazione equatoriale degli abissi)
Cinque cicatrici (L’abitudine di restare). Ho cinque cicatrici. Una me la feci a tre anni ruzzolando per le scale. Sbattei forte col mento contro uno spigolo, il mento si aprí a metà. Ogni tanto Virginia mi dice: «Papà, mi fai vedere la cicatrice sotto la barba?», io alzo la testa e lei fruga fra i peli della barba e guarda la cicatrice, poi mi chiede se fa male. La seconda è sul torace, frutto di un lungo intervento chirurgico di quando mi esplose un polmone in una sera d’estate. Ci dormii su per tutta la notte pensando a un dolore intercostale, invece era un polmone che mi era collassato sul cuore. Sopravvissi per un misto d’intuizione e tempismo e perché il secondo medico mi prese sul serio, anziché rimandarmi a casa con due compresse di Voltaren come aveva fatto il primo. La terza cicatrice è sul medio della mano destra, che mi affettarono con un coltello quand’ero giovane e troppo stupido per capire che certe volte vinci proprio quando perdi. La quarta e la quinta non si vedono, ma sono le uniche cicatrici che fanno ancora male. Dalle prime tre non ho imparato niente, dalle altre invece sí. Ho imparato che quando le cose finiscono non è necessariamente colpa tua, ma che, se tieni distanti gli altri nel tentativo di proteggerti, allora non puoi pretendere di riprenderteli quando d’un tratto ti senti pronto tu. Che la vita è quel che accade, anche se è fatta di quel che scegli. E con quel che accade hai in genere solo due alternative: abbracciarlo con tutto te stesso oppure andare via. Ho a lungo creduto che la libertà che serve fosse quella di un marinaio sempre pronto a prendere il mare. Invece oggi so che la libertà che scelgo e la forza che conta, quell’orizzonte che sentivo di dover cercare ogni volta piú lontano, non si fondano sull’attitudine a partire. Ma sull’abitudine di restare.
Matteo Bussola (Notti in bianco, baci a colazione)
Dove non era riuscito a suo tempo mio padre, riuscì ora il tormento d’amore. Mi dedicai all’arte del bere. Per la mia vita e la mia indole questo avvenimento fu senza dubbio il più importante di tutti quelli narrati finora. Il Dio forte e dolce mi divenne fedele amico e lo è ancora oggi. Chi altrettanto potente? Chi ugualmente bello, fantastico, entusiasta, lieto e malinconico? E’ eroe e mago, seduttore e fratello d’amore. Può l’impossibile; riempe i miseri cuori umani di stuèpendi, bizzarri poemi. Ha trasformato me, eremita e contadino, in re, poeta e saggio. Carica di nuovi destini navi di esistenze divenute ormai vuote e risospinge naufraghi nell’impetuosa corrente della grande vita. Così è il vino. E’ simile a tutti i doni preziosi, a tutte le cose artistiche. Vuole essere amato, ricercato, compreso e conquistato a fatica. Non molti vi riescono, migliaia ne vengono annientati. Li fa invecchiare, li uccide o spegne in loro la fiamma dello spirito. Egli invita invece i suoi prediletti a delle feste e costruisce loro ponti iridescenti verso isole felici. Pone loro, quando sono stanchi, un guanciale sotto il capo e li circonda, quando cadono preda della malinconia, in un abbraccio dolce ed affettuoso, come un amico o una madre consolatrice. Trasforma la nostra esistenza disordinata in un grande mito e suona su un’arpa imponente l’inno della creazione. A volte è un bambino, con lunghi riccioli di seta, le spalle esili e le membra delicate. Si stringe al tuo cuore e allunga il visetto smunto in cerca del tuo, osservandoti stupito e fuori dalla realtà con quei suoi cari occhi spalancati, nelle cui profondità ondeggia umido e luminoso un ricordo del paradiso terrestre e della mai dimenticata discendenza divina, simile a una sorgente sgorgata nella foresta. Questa è la storia della mia gioventù. Se ci ripenso, mi sembra che sia stata breve come una notte d'estate. E perché il Dio incomprensibile mi aveva insinuato nel cuore quel bruciante desiderio d'amore, quando la vita mi aveva già destinato ad essere solitario e poco amato?
Hermann Hesse
In realtà, non si può fuggire sempre. Talvolta, ci si ritrova di fronte a dei problemi che non si possono nascondere in fondo a una scatola. Bisogna affrontarli, essere forti, attingere in se stessi per trovare i mezzi di affrontarli, di sormontarli. Non ci viene nemmeno data una scelta, ci piacerebbe ignorarli, fare come se non ci fossero perché è più semplice, ma no, loro sono lì, ben presenti e noi abbiamo il dovere di affrontarli. Tuttavia è nei nostri geni, nel nostro istinto scappare da quello che ci mette in pericolo. Ma il pericolo non è sempre quello che si crede che sia, e spesso lo si può solo affrontare. Faccio parte di quelle persone che pensano che bisogna confrontarsi con un problema, con una difficoltà, non si deve metterli in un angolo ma si deve esaminarli da cima a fondo, affrontarli come due gladiatori nell'arena per trovare la soluzione e sbarazzarsene per poter andare avanti. Ogni problema ha la sua soluzione, ogni difficoltà ha la sua semplificazione. Niente è troppo insormontabile e detesto quelle persone che fuggono di fronte alle avversità. Non riesco a comprenderle, anche se qualche volta mi sarebbe piaciuto. Quello che più mi fa arrabbiare questa sera, è il fatto di aver capito che Travis è un fifone che fugge quando si rende conto che è molto più impegnato di quanto non pensi nei confronti di un’altra persona, perché oggi ha capito chiaramente che c'era qualcosa tra noi. Lo sguardo che mi ha lanciato, il suono della sua voce quando mi ha fatto capire che il comportamento del cameriere non gli piaceva. Quando mi ha detto che era geloso sono rimasto di sasso. Mi aspettavo di dover leggere tra le righe e la sua franchezza, lì per lì, mi ha sconcertato. Il problema con Travis, è che appena si comincia a rompere un po’ il suo guscio e inizia ad aprirsi, scatta un meccanismo in lui che lo fa chiudere di nuovo: si apre, confessa delle cose che non ha mai confessato prima, e poi si mostra contraddittorio, si mura dietro il silenzio e infine fa delle scelte stupide. E, ieri sera ha fatto proprio una scelta stupida
Amheliie (Road)
Anche amare è bene: poiché l’amore è difficile. Volersi bene, da uomo a uomo: è forse questo il nostro compito più arduo, l’estremo, l’ultima prova e verifica, il lavoro che ogni altro lavoro non fa che preparare. Per questo i giovani, che sono principianti in tutto, ancora non sanno l’amore; lo devono imparare. Con tutto l’essere, con tutte le energie, raccolte intorno al loro cuore solitario, ansioso, dal battito anelante, devono imparare ad amare. Ma il tempo dell’apprendistato è sempre un tempo lungo, chiuso al mondo, e così amare è a lungo, e fin nel pieno della vita, solitudine, intenso e approfondito isolamento per colui che ama. Amare non significa fin dall’inizio essere tutt’uno, donarsi e unirsi a un altro (poiché cosa sarebbe mai unire l’indistinto, il non finito, ancora senza ordine?); è una sublime occasione per il singolo di maturare, di diventare in sé qualcosa, di diventare mondo, diventare mondo per sé per amore di un altro, è una grande, immodesta pretesa a lui rivolta, qualcosa che lo presceglie e lo chiama a vasti uffici. Solo in questo senso, come compito di lavorare a sé (“di stare all’erta e martellare notte e dì”), i giovani potrebbero usare l’amore che viene loro dato. Essere tutt’uno e donarsi e ogni sorta di comunione non è per loro (che ancora a lungo devono risparmiare e radunare), è il compimento, è forse quello per cui oggi intere vite umane ancora non sono sufficienti. In questo però i giovani sbagliano così spesso e gravemente: che essi (nella cui natura è non avere pazienza) si gettano l’uno all’altro quando l’amore li assale, si spandono così come sono, in tutto il loro disordine, scompiglio e turbamento… Ma come fare allora? (…) Se resistiamo e prendiamo su di noi questo amore come fardello e tirocinio, invece di perderci in tutto quel gioco frivolo e lieve (…) allora forse un piccolo progresso e un certo sollievo saranno percettibili a coloro che verranno molto dopo di noi (…) E questo amore più umano (…) somiglierà a quello che noi lottando con fatica andiamo preparando, l’amore che consiste in questo: che due solitudini si proteggano, si limitino e si inchinino l’una innanzi all’altra.
Rainer Maria Rilke (Lettere a un giovane poeta/Lettere a una giovane signora/Su Dio)
Nessun limite a Parigi. Nessuna città ha avuto questa dominazione che dileggiava talvolta coloro ch'essa soggioga: Piacervi o ateniesi! esclamava Alessandro. Parigi fa più che la legge, fa la moda; e più che la moda, l'abitudine. Se le piace, può esser stupida, e talvolta si concede questo lusso, allora l'universo è stupido con lei. Poi Parigi si sveglia, si frega gli occhi e dice: «Come sono sciocca!» e sbotta a ridere in faccia al genere umano. Quale meraviglia, una simile città! Quanto è strano che questo grandioso e questo burlesco si faccian buona compagnia, che tutta questa maestà non sia turbata da tutta questa parodia e che la stessa bocca possa oggi soffiare nella tromba del giudizio finale e domani nello zufolo campestre! Parigi ha una giocondità suprema: la sua allegrezza folgora e la sua farsa regge uno scettro. Il suo uragano esce talvolta da una smorfia; le sue esplosioni, le sue giornate, i suoi capolavori, i suoi prodigi e le sue epopee giungono fino in capo al mondo, e i suoi spropositi anche. La sua risata è una bocca di vulcano che inzacchera tutta la terra, i suoi lazzi sono faville; essa impone ai popoli le sue caricature, così come il suo ideale, ed i più alti monumenti della civiltà umana ne accettano le ironie e prestano la loro eternità alle sue monellerie. È superba: ha un 14 luglio prodigioso, che libera l'universo; fa fare il giuramento della palla corda a tutte le nazioni; la sua notte del 4 agosto dissolve in tre ore mille anni di feudalismo; fa della sua logica il muscolo della volontà unanime; si moltiplica sotto tutte le forme del sublime; riempie del suo bagliore Washington, Kosciusko, Bolivar, Botzaris, Riego, Bem, Manin, Lopez, John Brown, Garibaldi; è dappertutto dove s'accende l'avvenire, a Boston nel 1779, all'isola di Leon nel 1820, a Budapest nel 1848, a Palermo nel 1860; sussurra la possente parola d'ordine: Libertà, all'orecchio degli abolizionisti americani radunati al traghetto di Harper's Ferry ed all'orecchio dei patrioti d'Ancona, riuniti nell'ombra degli Archi, davanti all'albergo Gozzi, in riva al mare; crea Canaris, Quiroga, Pisacane; irraggia la grandezza sulla terra; e Byron muore a Missolungi e Mazet muore a Barcellona, andando là dove il suo alito li spinge; è tribuna sotto i piedi di Mirabeau, cratere sotto i piedi di Robespierre; i suoi libri, il suo teatro, la sua arte, la sua scienza, la sua letteratura, la sua filosofia sono i manuali del genere umano; vi sono Pascal, Régnier, Corneille, Descartes, Gian Giacomo; Voltaire per tutti i minuti, Molière per tutti i secoli; fa parlar la sua lingua alla bocca universale e questa lingua diventa il Verbo; costruisce in tutte le menti l'idea del progresso; i dogmi liberatori da lei formulati sono per le generazioni altrettanti cavalli di battaglia, e appunto coll'anima dei suoi pensatori e dei suoi poeti si sono fatti dal 1789 in poi gli eroi di tutti i popoli. Il che non le impedisce d'esser birichina; e quel genio enorme che si chiama Parigi, mentre trasfigura il mondo colla sua luce, disegna col carboncino il naso di Bourginier sul muro del tempio di Teseo e scrive Crédeville, ladro, sulle piramidi. Parigi mostra sempre i denti; quando non brontola, ride. Siffatta è questa Parigi. I fumacchi dei suoi tetti sono le idee dell'universo. Mucchio di fango e di pietre, se si vuole; ma, soprattutto, essere morale: è più che grande, è immensa. Perché? Perché osa. Osare: il più progresso si ottiene a questo prezzo. Tutte le conquiste sublimi sono, più o meno, premî al coraggio, perché la rivoluzione sia, non basta che Montesquieu la presagisca, che Diderot la predichi, che Beaumarchais l'annunci, che Condorcet la calcoli, che Arouet la prepari e che Rousseau la premediti: bisogna che Danton l'osi.
Victor Hugo