Numero Uno Quotes

We've searched our database for all the quotes and captions related to Numero Uno. Here they are! All 61 of them:

Numero uno: you realise pretty quickly that you're never going to get what one of the viler magazines might refer to as a 'bikini body' so, instead of doing a hundred sit-ups twice a day, you can opt out of all that perfectionist malarkey. And you can spend your energy developing other personal qualities. Like being funny. And galloping. And learning complex dance routines, which become suddenly hilarious when you whack on a leotard and try to perform them. All that lovely stuff.
Miranda Hart (Is It Just Me?)
[On the practical applications of particle physics research with the Large Hadron Collider.] Sometimes the public says, 'What's in it for Numero Uno? Am I going to get better television reception? Am I going to get better Internet reception?' Well, in some sense, yeah. ... All the wonders of quantum physics were learned basically from looking at atom-smasher technology. ... But let me let you in on a secret: We physicists are not driven to do this because of better color television. ... That's a spin-off. We do this because we want to understand our role and our place in the universe.
Michio Kaku
Know your load. That’s rule numero uno in this business, which is why I make them count the penguins out in front of me one at a time. I’m not going to be the schmuck who shows up in Orlando two birds short of a dinner party....I know I’m pulling out of Houston with exactly forty-two Gentoo penguins, seventeen Jamaican land iguanas, four tuataras from New Zealand, and a pair of rare, civet-like mammals called linsangs. No more, no less.
Jacob M. Appel (Scouting for the Reaper)
There are at least five swear words I like better than fuck. My favorites are compound words like apeshit, craphat or batshit, but above all, my numero uno, all-time favorite swear word is assclown, without a doubt. Asshat runs a close second. I must say, very few things give me greater pleasure than calling someone an assclown when they really fit the bill. I love it more than puppies and baby seals.
Renee Carlino (Sweet Thing (Sweet Thing, #1))
Talento, coraggio, cattiveria, errori fortunati e un profondo, coerente, indefettibile senso dell’economia. Quando parlo di economia non parlo solo di denaro. Questa famiglia non spreca niente. Mi segue? Certo. Vede, qui si è propensi a credere che l’infelicità sia uno spreco di tempo e quindi una forma di lusso che per ancora un certo numero di anni nessuno si potrà permettere. Forse un domani. Ma, per adesso, a nessuna circostanza della vita, per quanto penosa, è concesso di rubare agli animi qualcosa di più di un momentaneo smarrimento.
Alessandro Baricco (La Sposa giovane)
A quanto pare sei l’indesiderabile numero uno”, commentò lei. “È un riferimento a Harry Potter?” Oz scrollò le spalle. “Vedi, io qui avrei scelto 1984”. “Che intendi, tipo Goldstein?” “Beh, sì. Sto persino scrivendo un libro...
Wayne Gladstone (Notes from the Internet Apocalypse)
Kim era infastidita dal fatto che l'intestazione dicesse ancora VITTIMA NUMERO UNO. Una volta quelle ossa erano state di una persona. Una persona in carne e ossa, magari con una voglia sulla pelle che la distingueva da tutti gli altri. Una persona con un volto e delle espressioni che erano solo sue. Non un semplice mucchio di ossa. Quella ragazza aveva trascorso nell'anonimato già fin troppo tempo e Kim detestava non essere ancora in grado di darle un nome
Angela Marsons (Silent Scream (DI Kim Stone, #1))
Osserva quella miserabile creatura. Quel Punto è un Essere come noi, ma confinato nel baratro adimensionale. Egli stesso è tutto il suo Mondo, tutto il suo Universo; egli non può concepire altri fuor di se stesso: egli non conosce lunghezza, né larghezza, né altezza, poiché non ne ha esperienza; non ha cognizione nemmeno del numero Due; né ha un'idea della pluralità, poiché egli è in se stesso il suo Uno e il suo Tutto, essendo in realtà Niente. Eppure nota la sua soddisfazione totale, e traine questa lezione: che l'essere soddisfatti di sé significa essere vili e ignoranti, e che è meglio aspirare a qualcosa che essere ciecamente, e impotentemente, felici.
Edwin A. Abbott (Flatland: A Romance of Many Dimensions)
„Silas, it's not even five.” I moaned. „Rule numero uno this summer, it's five o'clock somewhere.
Adriane Leigh (The Morning After (Morning, #1))
E' noto che esiste un numero infinito di mondi, per il semplice fatto che esiste uno spazio infinito atto a ospitarli.
Douglas Adams (The Restaurant at the End of the Universe (The Hitchhiker's Guide to the Galaxy, #2))
Way I’ve always figured it, end of the day, you gotta be your own best friend. Look out for numero uno.
Katherine Applegate (The One and Only Bob)
And if I’m truthful, no, I didn’t really care about your brother. One key skill as a journalist is being able to read people. And can I be really, brutally honest now? Ben always seemed totally self-interested. Always out for numero uno.
Lucy Foley (The Paris Apartment)
Sono posseduto da una passione inesauribile che finora non ho potuto né voluto frenare. Non riesco a saziarmi di libri. E sì che ne posseggo un numero superiore al necessario; (...) I libri ci danno un diletto che va in profondità, discorrono con noi, ci consigliano e si legano a noi con una sorta di famigliarità attiva e penetrante; e il singolo libro non insinua soltanto se stesso nel nostro animo, ma fa penetrare in noi anche i nomi di altri, e così l'uno fa venire il desiderio dell'altro
Francesco Petrarca
Voglio dirti una cosa che non dovresti dimenticarti mai. Se qualcuno ti dà fastidio una volta e poi un'altra e un'altra e un'altra ancora, qualcuno con delle ambizioni, qualcuno avido di territorio, la prima regola da osservare è mirare in alto. In altre parole, al massimo livello. È Lassù che stanno perdendo il controllo della situazione. In altre parole, bisogna andare dritti al vertice. Bisogna fare fuori il numero uno. In altre parole, bisogna fare in modo che al vertice ci sia un uomo nuovo che capisca il messaggio e cambi politica. Se tagli la testa, la coda non si dimena più.
Don DeLillo (Libra)
Ma tu pensa ad Adamo ed Eva come una specie di numero immaginario, come la radice quadrata di meno uno; non potrai mai vedere nessuna prova concreta della sua esistenza, ma se la includi nelle tue equazioni potrai calcolare tutta una serie di cose che in sua assenza non si potrebbero neppure concepire.
Philip Pullman (The Golden Compass (His Dark Materials, #1))
Quanto più cercheremo di specializzarci in una data attività e in una data arte e adotteremo un metodo di pensare e di agire relativamente indipendente e ci atterremo a regole fisse, tanto più si rinsalderà il carattere e non per questo correremo il rischio di fossilizzarci. È saggio agire così perché la vita è breve e il tempo passa rapidamente: se ci si perfeziona in una cosa sola in modo da impadronirsene bene si acquista in più la comprensione e la conoscenza di molte altre cose. [...] Colui che preferisse la solitudine e il lavoro in raccoglimento e si accontentasse di uno scarso numero di amici, sarebbe proprio quello che, con la massima padronanza, saprebbe vivere con gli altri uomini.
Vincent van Gogh (Dear Theo)
I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per sè stessi. Se ne stanno al loro posto nell’infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo in là rispetto agli altri. Sono numeri sospettosi e solitari e per questo Mattia li trovava meravigliosi. Certe volte pensava che in quella sequenza ci fossero finiti per sbaglio, che vi fossero rimasti intrappolati come perline infilate in una collana. Altre volte, invece, sospettava che anche a loro sarebbe piaciuto essere come tutti, solo dei numeri qualunque, ma che per qualche motivo non ne fossero capaci.In un corso del primo anno Mattia aveva studiato che tra i numeri primi ce ne sono alcuni ancora più speciali. I matematici li chiamano primi gemelli: sono coppie di numeri primi che se ne stanno vicini,anzi,quasi vicini, perchè fra di loro vi è sempre un numero pari che gli impedisce di toccarsi per davvero. Numeri come l’11 e il 13, come il 17 e il 19, il 41 e il 43. Se si ha la pazienza di andare avanti a contare, si scopre che queste coppie via via si diradano. ci si imbatte in numeri primi sempre più isolati, smarriti in quello spazio silenzioso e cadenzato fatto solo di cifre e si avverte il presentimento angosciante che le coppie incontrate fino a lì fossero un fatto accidentale, che il vero destino sia quello di rimanere soli.Poi, proprio quando ci si sta per arrendere, quando non si ha più voglia di contare, ecco che ci si imbatte in altri due gemelli, avvinghiati stretti l’uno all’altro. Tra i matematici è convinzione comune che per quanto si possa andare avanti, ve ne saranno sempre altri due, anche se nessuno può dire dove, finchè non li si scopre. Mattia pensava che lui e Alice erano così, due primi gemelli, soli e perduti, vicini ma non abbastanza per sfiorarsi davvero.
Paolo Giordano (The Solitude of Prime Numbers)
I've won each and every game that I've played. Won every opinion I've ever conveyed. Won every debate, no matter the topic. I once had a tie--I felt philanthropic." Making a deal? It has no superior! Building a wall? The rest are inferior. "My wall will be numero uno primero. I'll pay for it using another's dinero." And there is the crux of the Americus Trumpus: The swagger, the boasting, the oversized rump-us.
Michael Ian Black (A Child's First Book of Trump)
Ranger was the second biggest complication in my life, and now that Morelli was out of the picture, I supposed Ranger was elevated to numero uno. He’s close to six foot, one way or the other, is Latino, with medium brown skin and dark brown hair cut short. His teeth are white and even, and he has a killer smile that is seen only on special occasions. He dresses in black, and today he was wearing a black T-shirt and black cargo pants.
Janet Evanovich (Finger Lickin' Fifteen (Stephanie Plum, #15))
Ho seguito le istruzioni di mio padre, mi sono tolto i vestiti e ho messo tutto in un sacco, e poi ho pulito con uno straccio la piccola pozza di sangue sul sedile posteriore. Adesso tutto quello che mi rimane è il tempo. Il tempo per immaginarmi come sarebbero potute essere diverse le cose per lei al momento. Non posso essere condannato per essermi fermato ad aiutare una donna con uno pneumatico sgonfio. Quella fu una scelta giusta, innocente. Ma ogni altra scelta che ho fatto dopo quella… Avrei potuto dirle che la marmitta era danneggiata andandomene via subito dopo dalla sala d’attesa dei clienti. Avrei potuto restare con il culo sul divano a guardare il baseball invece di andare al The Cellar quella seconda sera. Avrei potuto dire di no alla Barracuda che Viktor mi agitava davanti agli occhi. Avrei potuto lasciare che l’assistenza stradale si occupasse di lei quando rimase senza benzina. Avrei potuto non darle il mio numero di telefono; avrei potuto evitare di andare in quell’albergo… Così tante scelte, e ho continuato a fare quella sbagliata. Tutto perché ho permesso a una ragazza senza volto di baciarmi sul ciglio di una strada. E poi però, forse non ha mai contato sul serio quello che ho fatto o quello che ho scelto. Forse la verità è che eravamo destinati a trovarci. Una verità semplice che avrebbe continuato a cercare la sua strada per raggiungerci nonostante le difficoltà, indipendentemente da quale via avrei cercato di evitare. Indipendentemente da quanto avrei seppellito nel profondo i sentimenti che lei mi aveva scatenato dentro con un solo dannato bacio. Se aspetti abbastanza a lungo, la verità trova sempre la sua strada nonostante le difficoltà. Proprio come quel ruscello. Proprio come l’acqua."[99 giorni]
K.A. Tucker (Burying Water (Burying Water, #1))
In your Christian walk there will be times that you will have to separate from friends and acquaintances. Otherwise, you'll be tempted to go back to dabble in past behaviors. Understand the enemy...he will use anybody he knows that will carry out his plan to separate you from God. If you are strong in the Lord and have changed your ways, you will become target numero uno and he will use old ties to bring you back to your old lifestyle and, in many cases, you will end up worse off than you were before.
Donna Lynn Hope
I am talking about something more than just the gauzy circle of life. Sure, you're older now and one day you're going to die, but before that, you have to *die*. Your child has arrived and the battle has been joined. It is the battle to the death of your ego. The demise of your selfishness and impatience. The end of your idle distractions and carelessness. The decline and fall of Numero Uno. Or so you must pray, because in this contest, you must lose or lose quickly. Pray that you will never bear the shattered consequences of winning when your child's safety, trust, and happiness are the casualties.
Karen Maezen Miller (Momma Zen: Walking the Crooked Path of Motherhood)
We're all so happy you're feeling better, Miss McIntosh. Looks like you still have a good bump on your noggin, though," she says in her childlike voice. Since there is no bump on my noggin, I take a little offense but decide to drop it. "Thanks, Mrs. Poindexter. It looks worse than it feels. Just a little tender." "Yeah, I'd say the door got the worst of it," he says beside me. Galen signs himself in on the unexcused tardy sheet below my name. When his arm brushes against mine, it feels like my blood's turned into boiling water. I turn to face him. My dreams really do not do him justice. Long black lashes, flawless olive skin, cut jaw like an Italian model, lips like-for the love of God, have some dignity, nitwit. He just made fun of you. I cross my arms and lift my chin. "You would know," I say. He grins, yanks my backpack from me, and walks out. Trying to ignore the waft of his scent as the door shuts, I look to Mrs. Poindexter, who giggles, shrugs, and pretends to sort some papers. The message is clear: He's your problem, but what a great problem to have. Has he charmed he sense out of the staff here, too? If he started stealing kids' lunch money, would they also giggle at that? I growl through clenched teeth and stomp out of the office. Galen is waiting for me right outside the door, and I almost barrel into him. He chuckles and catches my arm. "This is becoming a habit for you, I think." After I'm steady-after Galen steadies me, that is-I poke my finger into his chest and back him against the wall, which only makes him grin wider. "You...are...irritating...me," I tell him. "I noticed. I'll work on it." "You can start by giving me my backpack." "Nope." "Nope?" "Right-nope. I'm carrying it for you. It's the least I can do." "Well, can't argue with that, can I?" I reach around for it, but he moves to block me. "Galen, I don't want you to carry it. Now knock it off. I'm late for class." "I'm late for it too, remember?" Oh, that's right. I've let him distract me from my agenda. "Actually, I need to go back to the office." "No problem. I'll wait for you here, then I'll walk you to class." I pinch the bridge of my nose. "That's the thing. I'm changing my schedule. I won't be in your class anymore, so you really should just go. You're seriously violating Rule Numero Uno." He crosses his arms. "Why are you changing your schedule? Is it because of me?" "No." "Liar." "Sort of." "Emma-" "Look, I don't want you to take this personally. It's just that...well, something bad happens every time I'm around you." He raises a brow. "Are you sure it's me? I mean, from where I stood, it looked like your flip-flops-" "What were we arguing about anyway? We were arguing, right?" "You...you don't remember?" I shake my head. "Dr. Morton said I might have some short-term memory loss. I do remember being mad at you, though." He looks at me like I'm a criminal. "You're saying you don't remember anything I said. Anything you said." The way I cross my arms reminds me of my mother. "That's what I'm saying, yes." "You swear?" "If you're not going to tell me, then give me my backpack. I have a concussion, not broken arms. I'm not helpless." His smile could land him a cover shoot for any magazine in the country. "We were arguing about which beach you wanted me to take you to. We were going swimming after school." "Liar." With a capital L. Swimming-drowning-falls on my to-do list somewhere below giving birth to porcupines. "Oh, wait. You're right. We were arguing about when the Titanic actually sank. We had already agreed to go to my house to swim.
Anna Banks (Of Poseidon (The Syrena Legacy, #1))
Quemadmodum" - inquit - "magnus luctator est, non qui omnes numeros nexusque perdidicit, quorum usus sub adversario rarus est, sed qui in uno se aut altero bene ac diligenter exercuit et eorum occasiones intentus expectat (neque enim refert, quam multa sciat, si scit, quantum victoriae satis est), sic in hoc studio multa delectant, pauca vincunt” Seneca, De Beneficiis, VII, 1, 4
Seneca
Una pistola negra. Un colorido diente de león en la cubierta. Y una explosión que astillaba las tablas del barco. Y oscuridad. Por unos momentos luchó como si pudiera apagar la visión con sus manos, agitando con las piernas, pero de repente le embargo una repentina e intensa paz. Se extendió por su interior al igual que la sangre avanza a través de la tela, saturando cada una de sus fibras. Iba a morir, de acuerdo, pero ése no sería el día. Y fue entonces cuando decidió que llevaría su barco al último confín occidental del mundo. Porque aún había miles de aventuras por vivir, y apenas un numero finito de días para hacerlo. Porque el mundo lo esperaba allí fuera. ¿Y porqué no? Con ese último pensamiento, sonrió y cerró los ojos, dejó que el agua se lo llevara.
Traci Chee (La lectora (Mar de tinta y oro))
Non posso parlare della nostra storia d'amore, quindi vi parlerò di matematica. Non sono un matematico, ma una cosa la so: ci sono infiniti numeri tra 0 e 1. C'è 0,1 e 0,12 e 0,112 e una lista infinita di altri numeri. Naturalmente c'è una serie infinita di numeri ancora più grande tra 0 e 2, o tra 0 e un milione. Alcuni infiniti sono più grandi di altri infiniti. Ce l'ha insegnato uno scrittore che un tempo abbiamo amato. Ci sono giorni, e sono molti, in cui mi pesano le dimensioni della mia serie infinita. Vorrei più numeri di quanti è probabile che ne vivrò, e Dio, voglio più numeri per Augustus Waters di quelli che gli sono stati concessi. Ma Gus, amore mio, Non riesco a dirti quanto ti sono grata per il nostro piccolo infinito. Non lo cambierei con niente al mondo. Mi hai regalato un per sempre dentro un numero finito, e di questo ti sono grata.
John Green (The Fault in Our Stars)
I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per sè stessi. Se ne stanno al loro posto nell’infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo in là rispetto agli altri. Sono numeri sospettosi e solitari e per questo Mattia li trovava meravigliosi. Certe volte pensava che in quella sequenza ci fossero finiti per sbaglio, che vi fossero rimasti intrappolati come perline infilate in una collana. Altre volte, invece, sospettava che anche a loro sarebbe piaciuto essere come tutti, solo dei numeri qualunque, ma che per qualche motivo non ne fossero capaci.In un corso del primo anno Mattia aveva studiato che tra i numeri primi ce ne sono alcuni ancora più speciali. I matematici li chiamano primi gemelli: sono coppie di numeri primi che se ne stanno vicini,anzi,quasi vicini, perchè fra di loro vi è sempre un numero pari che gli impedisce di toccarsi per davvero. Numeri come l’11 e il 13, come il 17 e il 19, il 41 e il 43. Se si ha la pazienza di andare avanti a contare, si scopre che queste coppie via via si diradano. ci si imbatte in numeri primi sempre più isolati, smarriti in quello spazio silenzioso e cadenzato fatto solo di cifre e si avverte il presentimento angosciante che le coppie incontrate fino a lì fossero un fatto accidentale, che il vero destino sia quello di rimanere soli.Poi, proprio quando ci si sta per arrendere, quando non si ha più voglia di contare, ecco che ci si imbatte in altri due gemelli, avvinghiati stretti l’uno all’altro. Tra i matematici è convinzione comune che per quanto si possa andare avanti, ve ne saranno sempre altri due, anche se nessuno può dire dove, finchè non li si scopre. Mattia pensava che lui e Alice erano così, due primi gemelli, soli e perduti, vicini ma non abbastanza per sfiorarsi davvero. A lei non l’aveva mai detto.
Paolo Giordano (The Solitude of Prime Numbers)
Athos non usciva dalla sua stanza; era determinato a non arrischiare un passo per equipaggiarsi. «Ci restano quindici giorni - diceva ai suoi amici; - ebbene, se in capo a quindici giorni non avrò trovato nulla, o meglio se nulla sarà venuto a trovarmi, siccome sono troppo buon cattolico per farmi saltare le cervella con un colpo di pistola, attaccherò una bella lite con quattro guardie di Sua Eminenza o con otto inglesi, e mi batterò finché uno di essi non mi ammazzerà, cosa che, visto il numero, non mancherà di accadermi. Allora diranno che sono morto per il re, di modo che avrò compiuto il mio servizio senza avere avuto bisogno di equipaggiarmi».
Alexandre Dumas (The Three Musketeers)
La langue libyque a eu, cependant, une écriture particulière, dont nous possédons de nombreux témoignages. Ce n’est pas chez les Grecs et les Latins qu’il faut les chercher. Fulgence, un Romain d’Afrique contemporain de la domination vandale, est le seul auteur qui mentionne l’alphabet libyque, composé, dit-il, de vingt-trois lettres (3). 3 - De aetatibus mundi, préface, p. 131, édit. Helm : « Viginti et duobus elementis penes Hebreos ordo loquendi disponitur, uno itidem superiecto nostrae linguae profusio, sed et Romanae colligitur, etc. — nostrae linguae... ordinem..., quo non bis duodeno velbis undeno, sed Grecis uno elemento subducto et Hebreis uno superinposito unicus ordo Libido monstretur in numero. Conf. ibid., p. 132 : « Romuleis Libicisque litteris ». Dans quelques textes, le mot Libycus est synonyme de Punicus (voir t. I, p. 312). Mais, comme l’alphabet hébreu (mentionné par Fulgence), l’alphabet phénicien avait 22 lettres, et non pas 23. Il s’agit donc bien ici d’un alphabet proprement libyque. tome 6 - VIE INTELLECTUELLE ET MORALE
Stéphane Gsell (Histoire ancienne de l’Afrique du Nord)
Da tutto ciò che abbiamo letto e sentito dire, è chiaro che nell'ultimo stadio della "civiltà" gli uomini, per quello che riguarda la produzione dei beni, si erano cacciati in un circolo vizioso. Avevano raggiunto una meravigliosa capacità di produzione e, per darle uno sviluppo sempre maggiore, poco per volta avevano creato (o meglio avevano lasciato che si sviluppasse) un complicatissimo sistema di compravendita, che fu chiamato mercato mondiale. Questo mercato mondiale, una volta costituito, costrinse gli uomini a produrre un numero sempre crescente di beni, fossero necessari o no. E così, mentre non potevano esimersi, com'è ovvio, dalla fatica di produrre ciò che era realmente necessario, creavano senza interruzione tutta una serie di oggetti inutili o considerati artificiosamente necessari, i quali, sotto la ferrea legge del mercato mondiale di cui s'è detto, acquistavano la stessa importanza dei prodotti realmente necessari all'esistenza. In questo modo si lasciarono opprimere da un'immensa mole di lavoro, al solo scopo di salvaguardare quel loro squallido sistema. Poi proprio per questa ragione, dal momento che si erano imposti di barcollare sotto il peso orribile di una produzione inutile, diventò loro impossibile considerare il lavoro e i suoi frutti da qualunque altro punto di vista che non fosse l'incessante tentativo di impiegare la minore quantità di lavoro possibile per ogni tipo di prodotto, e allo stesso tempo di produrre quanti più oggetti fosse possibile. Tutto veniva sacrificato a quella che si chiamava “la riduzione dei costi di produzione”: la soddisfazione del lavoratore nel compiere il suo lavoro, non solo, ma addirittura il suo più elementare benessere, la salute, l'alimentazione, il vestiario, l'abitazione, il tempo libero, i divertimenti, l'educazione... la sua vita insomma, sulla bilancia non aveva neppure il peso di un granello di sabbia in confronto all'opprimente necessità di produrre a basso costo beni che in gran parte non valeva neanche la pena di produrre. Anzi, […] perfino i ricchi e i potenti, i padroni di quei poveri diavoli si adattavano a vivere in mezzo a viste, rumori e odori, che la natura umana aborre e cerca di sfuggire, per far sì che le loro ricchezze contribuissero al mantenimento di quella immane pazzia. L'intera società era infatti caduta nelle fauci di questo mostro insaziabile, la “produzione a basso costo” e vi era stata spinta dal mercato mondiale.
William Morris (News from Nowhere)
- Chissà se voi sapete quel che è bene per me... o se ve ne importa. - Se lo so state sicura che me ne importa. E devo dirvelo, che cos’è? Che non vi tormentiate. - Che non tormenti voi, suppongo vogliate dire. - Questo non potete farlo; sono a tutta prova. Prendetevela meno. Non state tanto a chiedervi se questo o quello va bene per voi. Non interrogate tanto la vostra coscienza... si scorderà come un pianoforte strimpellato. Tenetela in serbo per le grandi occasioni. Non sforzatevi tanto di formarvi il carattere... sarebbe come aprire a forza una tenera rosellina chiusa. Vivete come meglio vi piace, e il carattere ci penserà da sé a formarsi. Quasi tutto va bene per voi, con rarissime eccezioni, e una buona rendita non è fra queste. - Ralph tacque e sorrise; Isabel l’aveva ascoltato con viva attenzione. - Avete troppa facoltà di pensare, troppa coscienza soprattutto - aggiunse Ralph. - È irragionevole, il numero delle cose che non ritenete giuste. Mettete indietro l’orologio. Frenate la vostra febbre. Aprite le ali; libratevi sulla terra. Far questo non è mai sbagliato. Ella aveva ascoltato avidamente, come ho detto; e per natura era pronta a capire. - Mi domando se vi rendete conto di quello che dite. Se sì, vi prendete una bella responsabilità. - Mi spaventate un po’, ma penso di aver ragione - disse Ralph, continuando a sorridere. - Tuttavia quello che dite è verissimo - proseguì Isabel. - Non potreste dire niente di più vero. Sono assorbita in me stessa, considero troppo la vita come una prescrizione medica. E in realtà, perché star sempre a pensare se le cose vanno bene per noi, come se fossimo degenti di un ospedale? E perché dovrei aver sempre tanta paura di non agire bene? Come se al mondo importasse molto che io agisca bene o male! - Siete un tipo adatto a prender consigli - disse Ralph; - togliete il vento dalle mie vele! Lei lo fissò come se non l’avesse udito, benché stesse seguendo il filo di pensiero che proprio lui aveva suscitato. Mi sforzo di occuparmi del mondo più che di me, ma finisco sempre col tornare a me stessa. Perché ho paura. - S’interruppe; la sua voce aveva tremato un poco. - Sì, ho paura; non so spiegarlo. Un gran patrimonio vuol dire libertà, e di questo ho paura. È una cosa così bella, e bisognerebbe farne così buon uso. Altrimenti ci sarebbe da vergognarsi. E bisogna pensare e pensare; è uno sforzo continuo. Non so se non sia una felicità più grande non avere questo potere. Per chi è debole non ho dubbi che sia una felicità più grande. I deboli debbono fare un grande sforzo per non essere vili. E come fate a sapere che non sono debole? - chiese Isabel. - Oh - rispose Ralph, e Isabel vide un rossore affluirgli al viso - se lo siete, sono proprio spacciato!
Henry James (The Portrait of a Lady)
Ma dalla più povera alla più ricca, dalla più ignorante alla più istruita, le mestruazioni restano ancora oggi il tabù numero uno, inserito nella Top Ten delle cose la cui esistenza si accenna sottovoce con aria cospiratoria, passandosi un tampone interno come se trattasse del manoscritto destinato a rivelare che Gesù era una donna o della formula segreta di quella bevanda frizzante che causa obesità in tutto il mondo.
Élise Thiébaut (Ceci est mon sang: Petite histoire des règles, de celles qui le ont et de ceux qui les font)
Torna a concentrarsi sul fumetto, mentre asciugo con uno straccio i due laghetti numero trentasei.
Donatella Di Pietrantonio (Bella mia)
Personalmente, per quel tanto che conosco della storia dell'lnquisizione spagnola in Sicilia, nella mostra di Madrid mi imbatto in vecchie conoscenze e particolarmente in quella di Luis Rincon de Paramo (o Paramo del Rincon) che, per la verità, prima che nei fasti dell'lnquisizione di Sicilia, ho conosciuto nel Dizionario Filosofico di Voltaire, appunto alla voce Inquisizione. “Questo Paramo — dice Voltaire — era un uomo semplice, esattissimo nelle date, che non trascurava alcun fatto che avesse un qualche interesse, e calcolava col massimo scrupolo il numero delle vittime umane che il Sant’Uffizio aveva immolato in tutti i paesi”; e prima lo aveva proclamato “uno dei più rispettabili scrittori e dei più vivi splendori del Sant’Uffizio”. Il fatto è che il libro di Paramo lo divertiva, gli permetteva di affilarvi sopra la più micidiale ironia. Si direbbe, anzi, che, una volta imbattutosi nel libro di Paramo, Voltaire non abbia sentito il bisogno di cercare altro, sull’Inquisizione; e ragionevolmente. Paramo risponde così pienamente, così esattamente all’avversione laica nei confronti dell’istituzione, del fanatismo su cui si fonda, delle sue procedure e dei suoi uomini, che basta soltanto riassumerlo o citarlo testualmente per conseguire l’effetto di alimentare e ingigantire quell’avversione. Voltaire lo riassume: oggettivamente, impassibilmente. Che è sempre il modo migliore di fronteggiare il fanatismo, anche se ben sappiamo che non sempre il ridicolo uccide (avendo attraversato il fascismo negli anni suoi più comici, tra la conquista dell’Etiopia e la seconda guerra mondiale, abbiamo coi nostri occhi constatato che al ridicolo non solo si sopravvive ma se ne può trarre nutrimento e forza).
Leonardo Sciascia (Ore di Spagna)
Gabe DeLuca, enemy numero uno,
Marina Adair (Kissing Under the Mistletoe (St. Helena Vineyard, #1))
Statistics show that most mortals sell their souls for five reasons: sex, money, power, revenge, and love. In that order. I suppose I should have been reassured, then, that I was out here assisting with numero uno, but the whole situation just made me feel…well, sleazy. And coming from me, that was something.
Richelle Mead (Succubus Blues (Georgina Kincaid, #1))
Essere di qualcuno, appartenergli in uno scambio equo e reciproco, era pericoloso, mortale quasi, ma la bellezza che sprigionava non era paragonabile a nessun tipo di tranquillità.
Rebecca Quasi (Notte Numero Zero)
For George, being in a band was a passion, one to be shared with his friends. Discovering that David had an entirely different agenda was a shock. Just as striking was how unapologetic George’s bandmate was—indeed, there was a kind of purity about his attitude; David’s selfishness was cheerful, instinctive, almost childlike in its lack of malevolence. George was one of the first, but not the last, to hear what would become a guiding philosophy: “Numero uno, mate!
Paul Trynka (David Bowie: Starman)
Just a young gun with a quick fuse I was uptight, wanna let loose I was dreaming of bigger things And wanna leave my own life behind Not a yes sir, not a follower; I was lightning before the thunder, Thunder, feel the thunder, Lightning and the thunder. Solo una giovane pistola con un fusibile rapido Ero in tensione, voglio lasciar perdere Stavo sognando cose più grandi E voglio lasciare la mia vita alle spalle Non uno che obbedisce, non un seguace Monto la scatola, mono lo stampo Abbia un posto nel foyer, prendi un numero Ero un lampo prima del tuono. Tuono, senti il ​​tuono Fulmini e tuoni. "Thunder
Imagine Dragon
Ranger is a man of few words. He's Cuban-American, former Special Forces, he makes a much better friend than an enemy, and he's Vinnie's numero uno bounty hunter.
Janet Evanovich (Four to Score (Stephanie Plum, #4))
La búsqueda de la felicidad mediante la bioquímica es también la causa numero uno de la criminalidad en el mundo
Yuval Noah Harari
Zuckerman shook his head. “You guys are funnier than the Three Stooges without Curly. Anyway, it’s a helluva campaign. Esme is running it for me. Male and female lines. Not only have we got Crispin, but Esme’s landed the numero uno female golfer in the world.” “Linda Coldren?” Myron asked. “Whoa!” Norm clapped his hands once. “The Hebrew hoopster knows his golf! By the way, Myron, what kind of name is Bolitar for a member of the tribe?” “It’s a long story,” Myron said. “Good, I wasn’t interested anyway. I was just being polite. Where was I?” Zuckerman threw one leg over the other, leaned back, smiled, looked about. A ruddy-faced man at a neighboring table glared. “Hi, there,” Norm said with a little wave. “Looking good.” The
Harlan Coben (Back Spin (Myron Bolitar, #4))
Misadventure   As I turned my bike round a corner, a loud screeching sound was heard down the country lane. Kim tumbled down the rutty slope when he lost balance riding over a mound. His bicycle had fallen into a ditch when one of the tires bounced downhill, disappearing into a ravine.               Our numero uno instructor came to his rescue. Apart from some minor scratches and bruises, Kim was able to hobble about when he balanced on the Caucasian.               Jules bid us to ride ahead, to solicit assistance from the first aid division while he waited with Kim for the ambulance. We did as told. I couldn’t help but wonder if this mishap had been instigated on purpose, or whether it was Mother Nature’s way to shepherd the closeted gays together. I didn’t have long to wait before the truth was revealed.
Young (Turpitude (A Harem Boy's Saga Book 4))
Contate le vostre pagine, ragazzi, contate... anche i romanzieri lo fanno. [...] Contate le pagine... Si comincia meravigliandosi del numero di pagine lette, e poi si arriva a spaventarsi del poco che rimane da leggere. Solo 50 pagine! Vedrete... Non c'è nulla di più dolce di questa tristezza: Guerra e pace, due grossi tomi... e solo 50 pagine da leggere. Uno rallenta, rallenta, ma niente da fare... Natasha finisce per sposare Pierre Bezuchov, ed è la fine.
Daniel Pennac (Comme un roman)
I nostri cinque peccati che scoraggiano ricerca e innovazione Dalla politica all’università, il sistema italiano continua a ostacolare l’economia della conoscenza Start-up al palo Dai laboratori al business: in Italia è ancora difficile riuscire a trasferire le scoperte teoriche nell’industria Riccardo Viale | 831 parole Da quando è stato introdotto il concetto di economia e di società della conoscenza, come importante elemento delle politiche pubbliche, si è iniziato ad analizzare l’insieme delle condizioni di contorno - le «framework condition» - in grado di stimolare o di ostacolare lo sviluppo di questo modello. La strategia di Lisbona del 2000 aveva lo scopo di rendere l’Europa l’area più competitiva a livello mondiale proprio come economia e società della conoscenza. Oggi abbiamo i risultati: in media c’è stato un arretramento, secondo la maggior parte degli indicatori, rispetto ai principali concorrenti internazionali. E l’Italia? Come si può immaginare, non ha realizzato alcun serio passo in avanti: non solo per le condizioni dirette (come finanziamento alla ricerca, numero di ricercatori e di brevetti, indici bibliometrici o rapporto università-impresa), ma per le «framework conditions». Ma più che dare dati vorrei riferirmi ad una serie di situazioni tipiche, ragionando con il modello degli incentivi dal macro al micro. Per mostrare come la dinamica sociale ed economica italiana sia intrisa di incentivi negativi. La logica del breve termine Innanzitutto, a livello di sistema politico e di governo nazionale e regionale, gli obiettivi dell’economia e della società della conoscenza sono in genere percepiti di medio e lungo termine. Di conseguenza, in un Paese che vive lo «shortermismo» della logica emergenziale, nulla è più marginale del sistema della Ricerca&Sviluppo. Questo «bias», d’altra parte, non è solo italiano, se si considera la recente scelta di Juncker di indebolire il fondo «Horizon 2020» per potenziare quello di stimolo immediato all’economia. Seconda tipologia. Le università italiane sono fuori da tutte le graduatorie internazionali. Anche le migliori, come il Politecnico di Milano e Torino o la Bocconi, sono a metà classifica. Si sa che uno degli strumenti prioritari per stimolare l’eccellenza e la diversificazione accademica è la «premialità economica» dei migliori atenei, secondo un sistema simile a quello del «Rae» britannico: lasciando da parte il problema del mediocre sistema italiano della valutazione, mentre in Gran Bretagna l’incentivo economico arriva a un terzo del finanziamento pubblico, da noi si ferma a molto meno (anche se dai tempi del ministro Moratti si vede un certo progresso). Non esiste, quindi, un sufficiente effetto incentivante di tipo meritocratico sulla produzione di conoscenza. Terza tipologia. Anni fa, in Lombardia, una multinazionale della telefonia aveva proposto un centro di ricerca avanzato. Ciò avrebbe consentito una collaborazione con i centri di ricerca già presenti nel territorio, in primis il Politecnico di Milano. Cosa successe dopo? Una lista di problemi, ostacoli ed incoerenze tipiche della pubblica amministrazione. Tutto questo era in contrasto con il programma dell’azienda, che decise di trasferire il progetto in un altro Paese. Quarta tipologia. Spesso si parla di sostenere le nuove idee per garantire la nascita di start-up ed imprese innovative. Ma quale incentivo può avere un ingegnere o un biochimico a creare una «newcom», quando è quasi impossibile trovare il «seed money» (quello per le fasi iniziali) nelle banche ed è quasi inesistente il capitale di rischio del venture capital, mentre non si ha la possibilità di valorizzare finanziariamente una start-up a livello di Borsa, dato che manca, in Italia ma anche in Europa, un analogo del Nasdaq? La crisi del fund raising Infine - quinta ed ultima (tra le molte) tipologia di disincentivi - è la capacità di «fund raising» per la ricerca dei
Anonymous
Secondo me, ogni volta che si scrive un articolo si racconta la storia di uno di loro, secondo me bisognerebbe fare questa premessa: il pidocchio tal dei tali ha vissuto di merda, ha ingoiato la merda degli altri pidocchi e degli sbirri ogni giorno che il cielo l'ha mandato in terra, ha dormito in posti di merda per scappare alla merda del carcere duro, è finito in cella a spalare merda, ha finito per puzzare di merda e, ah, sì, una volta l'hanno visto guidare una macchina di lusso. Strappo un sorriso a Mario, che però subito replica: È più complicato di così. Certo che è più complicato di così, gli rispondo. Non mi sognerei mai di dire che Il padrino ha fatto crescere il numero dei pidocchi, forse quello dei turisti, ma non quello dei pidocchi. Però se la si smettesse di far sembrare i pidocchi sempre dei fichi, forse male non farebbe. Voglio dire, pure i Sopranos, belli, per carità, e di Toni si sente anche un po' il profumo della merda che pesta ogni giorno, però mai una volta una cosa brutale che faccia dire Oh, gran bei coglioni questi, tutta questa vucciria per vivere così di merda.
Giuseppe Rizzo (Piccola guerra lampo per radere al suolo la Sicilia)
Los detallistas son unos paranoicos en su primer estadio.
Umberto Eco (Numero zero)
Sono entrato nella vita sapendo che la legge è di uscirne. Come aveva detto Saint-Savin, si impersona la propria parte, chi più a lungo, chi più in fretta, e si esce di scena. Me ne sono visti molti passar davanti, altri mi vedranno passare, e daranno lo stesso spettacolo ai loro successori. D'altra parte, per quanto tempo non sono stato, e per quanto non sarò più! Occupo uno spazio ben piccolo nell'abisso degli anni. Questo piccolo intervallo non riesce a distinguermi dal niente in cui dovrò andare. Non sono venuto al mondo che per far numero. La mia parte è stata così piccola che, anche se fossi rimasto dietro alle quinte, tutti avrebbero detto lo stesso che la commedia era perfetta. E' come in una tempesta: gli uni annegano subito, altri si spezzano contro uno scoglio, altri rimangono su un legno abbandonato, ma non per molto anch'essi. La vita si spegne da sola, come una candela che ha consumato la sua materia. E ci si dovrebbe essere abituati, perché come una candela abbiamo cominciato a disperdere atomi sin dal primo momento che ci siamo accesi. Non è una gran sapienza sapere queste cose, d'accordo. Dovremmo saperle dal momento che siamo nati. Ma di solito riflettiamo sempre e soltanto sulla morte degli altri. EH sì, tutti abbiamo abbastanza forza per sopportare i mali altrui. Poi viene il momento che si pensa alla morte quando il male è nostro, e allora ci si accorge che né il sole né la morte si possono guardare fissi. A meno che non si abbiano avuti dei buoni maestri.
Umberto Eco (The Island of the Day Before)
This situation was a culmination of things that had been going on for several years. The immediate problem was that Mick had developed an overriding desire to control everything. As far as he was concerned, it was Mick Jagger and them. That was the attitude that we all got. It didn’t matter how much he tried, he couldn’t stop appearing, to himself at least, as numero uno. Now there was Mick’s world, which was a socialite world, and our world. This didn’t work at all well with keeping a band together or keeping them happy. Oh dear me, after all these years, the swollen head’s arrived. He’d gotten to where it wouldn’t fit through the doorway. The band, including myself, were now basically hirelings. That had always been his attitude to everyone else, but never to the band. When it dripped over onto us, that was
Keith Richards (Life)
Not everyone’s going to make you their priority, and that’s exactly why you need to make yourself numero uno. People are flaky, but you? You’re a constant. So, put yourself at the top of your own list. Love yourself, pamper yourself, and treat yourself like the VIP you are. If you don’t prioritize you, who will? Make sure your happiness is in your hands and not in the fickle hands of others. Be your own biggest fan, & watch how life starts cheering you on too.
Life is Positive
Era un'Italia nascosta quella che sfilava per quella sala, il rovescio di quella che si sfoggia al sole, che cammina le strade e che pretende e che produce e che consuma, era il segreto delle famiglie e dei paesi, era anche (ma non solo) la campagna povera con il suo sangue avvilito, i suoi connubi incestuosi nel buio delle stalle, il Piemonte disperato che sempre stringe dappresso il Piemonte efficiente e rigoroso, era anche (ma non solo) la fine delle razze quando nel plasma si tirano le somme di tutti i mali dimenticati d'ignoti predecessori, la lue taciuta come una colpa, l'ubriachezza solo paradiso (ma non solo, ma non solo), era il rischio d'uno sbaglio che la materia di cui è fatta la specie umana corre ogni volta che si riproduce, il rischio (prevedibile del resto in base al calcolo delle probabilità come nei giochi di fortuna) che si moltiplica per il numero di insidie nuove, i virus, i veleni, le radiazioni dell'uranio... il caso che governa la generazione umana che si dice umana proprio perché avviene a caso...
Italo Calvino (La giornata d'uno scrutatore)
-Senza alcuno scopo immediato e concreto Questa ultima parte della mia "personalissima" definizione per me è la più importante: studiare deve essere un gesto a sé stante, sganciato da ogni fine o utilità immediata. Non si studia per, si studia e basta, per il piacere che si prova al momento o per il piacere che ce ne verrà poi, quando avremo studiato, cioè incamerato alcune nozioni che ci serviranno ad accedere a mondi altrimenti impenetrabili. Questa gratuità dello studio, questo suo valore non utilitaristico, è quello che mi sembra oggi più a rischio. La scuola e l'università stanno andando esattamente nella direzione opposta: promuovono uno studio utile, concreto, immediatamente spendibile per fini pratici, economici, sociali. Chiediamo ai giovani di scegliere Facoltà che li immettano direttamente nel mondo del lavoro. E stiamo cercando di cambiare la scuola in modo tale che quasi esclusivamente prepari al lavoro. Non è male in sé studiare per imparare un mestiere, ci mancherebbe! Ma il rischio è di perdere tutto ciò che non ci appare immediatamente utile e usufruibile, e che però arricchisce la nostra sostanza umana: le materie umanistiche prima di tutto, cioè appunto lo studio di tutto ciò che riguarda l'uomo in quanto tale e il senso del suo stare al mondo. Tutta roba che non porta alcunché di concretamente utile in nessun campo lavorativo: studiando Dante certamente non impariamo a gestire un'azienda, organizzare un convegno, curare un malato o costruire un ponte. Quindi, diciamo oggi, cosa lo studiamo a fare? Infatti stiamo riducendo le ore di latino, e in generale delle materie più astratte e inutili, come algebra, letteratura, filosofia. Secondo le direttive europee, quella è la scuola vecchia; meglio allenare i ragazzi al problem solving, certificare le loro competenze ( cioè le capacità di applicare le conoscenze, non il possesso fine a sé stesso e gratuito delle conoscenze), ed esercitarli al lavoro di gruppo. EÈ chiaro che il modello è l'impresa, l'industria, il commercio. Tutto deve rendere, oggi. E deve darci una resa visibile e immediata. Vogliamo essere visibili, apparenti: comparse. Vogliamo comparire il maggior numero di volte possibile. Se no, saremo dimenticati. E noi oggi proprio di questo abbiamo orrore: di essere dimenticati, non percepiti, accantonati. Se vogliamo essere alla ribalta, studiare non ha senso. Non ci rende visibili. Non ci porta su un palco. Non ci fa esistere. Ci vogliono troppi anni a fondo perduto, anni "nascosti", inutili, che non "producono" per la nostra vanità nulla di interessante. Noi siamo vanitosi e narcisi. Studiare forma soltanto la nostra sostanza umana, affina le capacità di pensiero, permette di accedere a piaceri speculativi che appartengono alle più alte sfere dello spirito. Troppo poco. Non ci lusinga. Per noi oggi una persona è il lavoro che fa e i fari che riesce ad avere addosso. Poi, solo poi, eventualmente, è anche una persona.
Paola Mastrocola (La passione ribelle)
Al comienzo, un nuevo candidato a paradigma puede tener pocos partidarios, y a veces los motivos de esos partidarios pueden resultar sospechosos. Sin embargo, si son competentes, lo mejorarán explorarán sus posibilidades y mostrarán lo que sería pertenecer a la comunidad guiada por él. Al continuar ese proceso, si el paradigma está destinado a ganar la batalla, el numero y la fuerza d ellos argumentos de persuasión en su favor aumentarán. Entonces más científicos se convertirán y continuará la exploración del nuevo paradigma. Gradualmente, el numero de experimentos, instrumentos, artículos y libros basados en el paradigma se multiplicará. Otros hombres más, convencidos de la utilidad de la nueva visión, adoptarán el nuevo método para practicar la ciencia normal, hasta que, finalmente, sólo existan unos cuantos que continúen oponiéndole resistencia. Y ni siquiera podemos decir que estén en un error. Aunque el historiador puede encontrar siempre a hombres que, como Priestley, se mostraron irrazonables al resistirse durante tanto tiempo como lo hicieron, no hallará un punto en el que la resistencia se haga ilógica o no científica. Cuando mucho, puede desear decir que le hombre que sigue oponiendo resistencia después de que se hayan convencido todos los demás miembros de su profesión, deja ipso facto de ser un científico.
Thomas Kuhn (The Structure of Scientific Revolutions)
Non bisogna decidere in fretta: quando si prendono decisioni che coinvolgono interessi rilevanti, bisogna pensare lentamente. Bisogna verificare le informazioni; cioè non dare nulla per scontato. Dare per scontate cose che non lo sono produce ragionamenti fallaci – cioè scorretti – per falsità delle premesse. Quando non si hanno gli strumenti sufficienti per valutare una specifica situazione bisogna consultare esperti disinteressati. Bisogna osservare la situazione prendendo in esame i punti di vista di tutte le parti coinvolte. Se diamo ragione a qualcuno, a qualcun altro dovremo dare torto. Occorre dunque essere consapevoli del fatto che anche la migliore deliberazione verrà percepita in buona fede da qualcuno come ingiusta. Bisogna considerare gli esiti possibili di una decisione soppesandone accuratamente i pro e i contro. Ciò vale soprattutto per le misure cautelari, che consistono sostanzialmente in un giudizio prognostico. L’articolo 274 lettera c del codice di rito attribuisce il potere di limitare la libertà personale sulla base di una prognosi, di un giudizio di tipo predittivo. Si arresta un indagato per gravi reati qualora si preveda che, se lasciato libero, commetterà ulteriori gravi reati. Inutile dire che si tratta di una norma necessaria, serve a evitare che soggetti pericolosi rimangano in libertà durante lo svolgimento del processo. Ma in questo caso, come in altri, dobbiamo ricordarci che l’uomo è un animale non molto bravo a fare previsioni. [...] Ci sono situazioni in cui formulare delle previsioni è inevitabile. La consapevolezza di quale materiale scivoloso esse siano deve però indurci alla cautela (qualunque mestiere facciamo, perché in ogni mestiere prendiamo decisioni e scommettiamo, spesso inconsapevolmente, sul loro esito), per contrastare cosí il nemico numero uno delle buone deliberazioni: le fallacie, errori nella formulazione di un ragionamento che rendono le argomentazioni non valide o non corrette. Spiegai che le fallacie impediscono a una discussione – sia pubblica sia privata – di progredire logicamente e che, di fatto, rendono inutili gli scambi di opinioni e invalide o scorrette le decisioni. Ne parlai piuttosto a lungo, e a un certo punto mi resi conto che dovevo stringere per mantenermi nei tempi. [...] In questa sede desidero prendere spunto dalla constatazione che spesso i nostri discorsi sono inficiati da errori procedurali del ragionamento sui fatti. Sono procedure scorrette in senso stretto quelle caratterizzate da violazioni delle norme sui termini, sulle decadenze, sulle motivazioni. Ma sono procedure scorrette (per violazione delle regole sui discorsi validi) anche quelle che portano ad argomentazioni fallaci, ne sia o meno consapevole l’autore. La funzione dell’avvocato è garantire che nessuno venga condannato in base a procedure scorrette, e la sintesi di questa funzione è in ciò che potremmo definire «l’atto del domandare dubitando». Porre domande, agli altri ma soprattutto a sé stessi, dubitando delle verità e delle regole all’apparenza consolidate. In ogni ambito – regole e fatti – come un esercizio dei nostri muscoli intellettuali ed etici. Non dando nulla per scontato. [...] Non ho risposte univoche e diffido di chi sostiene di averne. Molte domande che si presentano a chi fa i nostri mestieri – avvocato, pubblico ministero, giudice – non hanno una risposta univoca.
Gianrico Carofiglio (La misura del tempo (Guido Guerrieri #6))
«Ma dicono che sia un abile condottiero,» disse Pierre. «Non capisco che cosa significhi abile condottiero,» ribatté con ironia il principe Andrej. «Abile condottiero,» disse Pierre, «be’, è quello che prevede tutte le eventualità... be’, che intuisce i pensieri dell’avversario.» «Ma questo è impossibile,» esclamò il principe Andrej come se parlasse di una cosa risolta da un pezzo. Pierre lo guardò stupito. «Comunque,» disse, «si dice pure che la guerra è simile a una partita a scacchi. «Sì,» disse il principe Andrej, «ma con la piccola differenza che a scacchi puoi pensare quanto vuoi a ogni passo, che sei fuori delle condizioni del tempo, e ancora con la differenza che il cavallo è sempre più forte del pedone e due pedoni sempre più forti di uno solo, mentre in guerra certe volte un battaglione è più forte di una divisione, e altre volte più debole di una compagnia. Il rapporto di forza delle truppe non può essere noto ad alcuno. Credimi,» proseguì, «che se dipendesse dalle disposizioni degli stati maggiori, io sarei là a dare delle disposizioni; ma invece ho l’onore di servire qui, in un reggimento, con questi signori, e ritengo che il domani dipenderà effettivamente da noi e non da loro... Il successo non è mai dipeso e non dipenderà mai né dalla posizione, né dall’armamento, né dal numero, ma, in ogni caso, men che mai dalla posizione.» «E da che cosa, allora?» «Dal sentimento che c’è in me, in lui,» e indicò Timochin, «in ogni soldato.»
Leo Tolstoy (Guerra e pace)
I tablighi, come molti altri elementi non necessariamente fondamentalisti del mondo islamico, hanno una più generica e più esistenziale aspirazione: quella semplicemente di condurre un'esistenza diversa dalla nostra, di vivere secondo altri principi, di stare fuori dai meccanismi internazionali che loro vedono dominati da leggi e valori di stampo esclusivamente occidentale.. [...] A torto o a ragione, molti percepiscono la globalizzazione come uno strumento della nostra «civiltà atea e materialistica» che, appunto attraverso l'espansione dei mercati, diventa sempre più ricca e più forte a scapito del loro mondo. [...] Da qui la reazione difensiva e il ricorrere all'Islam come a un rifugio. La religione diventa l'arma ideologica contro [...] l'occidentalizzazione. [...] A noi può parere strano, ma 'è oggi nel mondo un crescente numero di persone che non aspira ad essere come noi, che non insegue i nostri sogni, che non ha le nostre aspettative e i nostri desideri.
Tiziano Terzani (Lettere contro la guerra)
Così come dà, in seguito, le cifre del «fenomeno Lourdes»: un business che, in centocinquant'anni, ha portato nella cittadina dei Pirenei un numero imprecisato, ma vicino ai trecento milioni, di fedeli (perchè, diversamente da quella di Fatima, la Madonna di Lourdes non sembra fare servizio a domicilio). Di questi, almeno una ventina di milioni erano malati di varia gravità, ma soltanto 66 hanno ufficialmente ottenuto il miracolo della guarigione: dunque, una percentuale di uni su 300.000, nettamente inferiore a quella delle remissioni spontanee delle malattie croniche, cancro compreso, che è di circa uno su 10.000. Detto altrimenti, i malati guariscon miracolosamente, cioè inspiegabilmente, trenta volte di più se stanno a casa che se vanno a Lourdes!
Piergiorgio Odifreddi (Il matematico impertinente)
ok, snarky response to the huge football player it is. Surprise numero uno for the day.
S.M. Dritschilo (Drama Geek)
Mi appellai ad alcuni capi di Frenetici i quali, secondo le mie indicazioni, si sono messi a organizzare la distruzione dei giovani. Il metodo è molto semplice: si prendono i bambini nel momento in cui la loro intelligenza non è ancora sviluppata, in cui le loro passioni obbediscono ancora al minimo stimolo; li si fa vivere intruppati, vestiti e armati in modo uniforme e, grazie a discorsi magici e a esercizi fisici collettivi di cui noi possediamo il segreto, diamo loro quello che noi chiamiamo il "culto dell'ideale comune": è una devozione assoluta a un personaggio sbraitante e autocratico, o a un certo modo di vestire, o a qualche parola d'ordine, o a una certa combinazione di colori, poco importa. Ci basta allora di aver qui due gruppi opposti (o più di due, ma preferibilmente in numero pari) di giovani mantenuti in questa tensione sentimentale; l'unica precauzione da prendere è di non lasciare al loro cervello il tempo di funzionare, ma è facile. Allora (mi capite?) quando sono al punto giusto, li si lascia andare gli uni contro gli altri... e, dopo, si può respirare per un po'. Nello stesso tempo, ciò occupa e arricchisce i fabbricanti e i mercanti di uniformi e di armi e gli autori di esortazioni all'ecatombe, uno dei quali scriveva recentemente: "Un giovane che non è ucciso nel fiore dell'età, non è più un giovane, ma un futuro vecchio". (151)
René Daumal (A Night of Serious Drinking)
«Il televoto è aperto per Judah e Denver. Assicuratevi di votare per uno di loro o per entrambi, inviando un messaggio o usando Twitter. Scrivete Judah o Denver e inviatelo al numero in sovraimpressione, o tweettate per il vostro artista preferito con l’hashtag singjudah o singdenver,» spiegò con chiarezza Brock prima di rivolgersi a Judah. «Judah, Grunt ha detto che hai permesso a Denver di brillare questa sera. Sei anche disposto a farlo vincere?» Judah strinse la mano di Denver, che tremò nella sua. «Assolutamente. Spero che vinca, perché se lo merita.» «Stai dicendo che non ti dispiacerebbe perdere con lui?» Judah sorrise, tenendo lo sguardo fisso su Denver. «Ho già vinto. Non ho bisogno d’altro se avrò lui al mio fianco. Per sempre.»
Nora Phoenix (The Time of My Life)
A volte uno sente che non se ne può più. E ogni tanto è vero. C'è chi, una mattina, non ne può più sul serio e decide di fermare il suo orologio. Ma non sono moltissimi, anche se ultimamente il numero sta crescendo in maniera drammatica. La maggior parte di noi sopporta, forse perché, in fondo, aspettiamo qualcosa, anche se in molti casi non sappiamo bene cosa.
Raquel Martos (No pasa nada y si pasa, se le saluda)