David Cameron Referendum Quotes

We've searched our database for all the quotes and captions related to David Cameron Referendum. Here they are! All 6 of them:

However, for better or worse, elections and referendums are not about what we think. They are about what we feel. And when it comes to feelings, Einstein and Dawkins are no better than anyone else. Democracy assumes that human feelings reflect a mysterious and profound “free will,” that this “free will” is the ultimate source of authority, and that while some people are more intelligent than others, all humans are equally free. Like Einstein and Dawkins, an illiterate maid also has free will, and therefore on election day her feelings—represented by her vote—count just as much as anybody else’s. Feelings guide not just voters but their leaders as well. In the 2016 Brexit referendum the Leave campaign was headed by Boris Johnson and Michael Gove. After David Cameron resigned, Gove initially supported Johnson for the premiership, but at the very last minute Gove declared Johnson unfit for the position and announced his own intention to run for it. Gove’s action, which destroyed Johnson’s chances, was described as a Machiavellian political assassination.4 But Gove defended his conduct by appealing to his feelings, explaining, “In every step in my political life I have asked myself one question: ‘What is the right
Yuval Noah Harari (21 Lessons for the 21st Century)
Com’è il morale? In generale”. “Il morale è... eccellente,” disse Nigel, deglutendo con forza. “È un periodo interessantissimo, naturalmente. La Gran Bretagna è a un punto di svolta e noi siamo proprio nell’epicentro... nell’epicentro del turbine che sta... trasfigurando la realtà politica, indirizzandola verso uno sviluppo... decisamente sismico in cui... le placche tettoniche della nostra storia nazionale si stanno spostando, con il risultato di provocare una trasformazione... e io, in qualità di testimone...” All’improvviso si interruppe. Il suo sguardo si perse nel vuoto. Le spalle si afflosciarono. Per un minuto o due rimase a fissare la superficie schiumosa del suo caffè. Alla fine tornò ad alzare gli occhi e le sue successive parole furono le più sincere che Douglas avesse mai sentito uscire dalle sue labbra. “Siamo fottuti.” “Prego?” “Siamo completamente e irrimediabilmente fottuti. È un caos. Corriamo di qua e di là come polli decapitati. Nessuno ha la più pallida idea di quello che sta facendo. Siamo... siamo fottuti.” Rapidamente Doug tirò fuori il cellulare e cominciò a registrare. “È ufficiale?” chiese. “Che importa? Siamo fottuti, perciò che senso ha sapere se è ufficiale?” “Che tipo di caos? Chi corre di qua e di là come un pollo decapitato?” “Tutti. Nessuno escluso. Chi si aspettava un esito simile? Nessuno era pronto. Nessuno sa cosa sia la Brexit. Nessuno sa come attuarla. Un anno e mezzo fa tutti la chiamavano Brixit. Nessuno sa cosa voglia dire Brexit.” “Pensavo che Brexit significasse Brexit.” “Divertente. E come dovrebbe essere questa Brexit?” “Una Brexit rossa, bianca e blu, come dice la May,” citò Doug e di nuovo si dispiacque per Nigel, così infelice. “Ma di sicuro ci saranno frotte di consiglieri... esperti?...” “Esperti?” disse Nigel con amarezza. “Non crediamo più negli esperti. La catena di comando è semplicissima. Ciascuno riceve le sue direttive da Theresa, e Theresa le riceve dal ‘Daily Mail’. E anche da un paio di think tank così fanatici del libero scambio che non li lasceresti...” “Questi think tank...” disse Doug incuriosito. “Non mi dirai che una di loro è l’Imperium Foundation, vero?” “Mio Dio,” disse Nigel, la testa tra le mani. “Sono dappertutto... dappertutto. Sempre pronti a indire riunioni. A bombardarci di tabelle. Dimenticati della volontà del popolo. Sono questi i pazzi che hanno preso il potere.” “Cameron avrebbe saputo fronteggiarli meglio, secondo te?” “Cameron?” disse Nigel con una smorfia. “Un fesso di prima categoria! Un moccioso! Un coglione fatto e finito. Se ne sta nel suo capanno del cazzo a scrivere le sue memorie. Guarda che disastro si è lasciato alle spalle. Tutti pronti a pugnalarsi alle spalle. Gli stranieri vengono insultati per la strada. Aggrediti sull’autobus. Invitati a tornarsene da dove sono venuti. Se uno non riga dritto, ecco che subito diventa un traditore e un nemico del popolo. Cameron ha demolito questo paese, Doug. L’ha demolito ed è scappato.
Jonathan Coe (Middle England (Rotters' Club, #3))
Frustrato, Doug tentò un’altra strada. “Ascolta, supponiamo che la maggioranza voti per la Brexit e noi...” “Scusami se ti interrompo,” disse Nigel. “Supponiamo che la maggioranza voti per cosa?” “Brexit.” Nigel lo guardò sbalordito. “Come mai salti fuori con questa parola?” “Non è così che la chiamano tutti?” “Credevo che si dicesse Brixit.” “Cosa? Brixit?” “Noi diciamo così.” “Noi... chi?” “Dave e tutto il gruppo.” “Tutti dicono Brexit. Da dove viene Brixit?” “Non lo so. Pensavo che si dicesse così.” Di nuovo prese un appunto sul taccuino. “Brexit? Sei sicuro?” “Sicurissimo. È una parola composta. British exit.” “British exit... Allora dovrebbe essere Brixit?” “Be’, i greci l’hanno chiamata Grexit.” “I greci? Non sono usciti dall’Unione europea.” “No, ma hanno valutato la possibilità di farlo.” “Noi non siamo i greci. Dovremmo avere una parola che sia unicamente nostra?” “Ce l’abbiamo. Brexit.” “Ma noi continuiamo a dire Brixit.” Scuotendo la testa, Nigel continuò a scrivere. “Sarà una notizia bomba nel prossimo consiglio dei ministri. Spero che non tocchi a me comunicarlo.” “A che ti serve avere una definizione se sei sicuro che la cosa non succederà?” gli domandò Doug. Nigel sorrise felice. “Naturale... hai ragione da vendere. Non succederà e quindi non ci serve definirla.” “Ecco, vedi.” “Dopotutto, tra un anno, nessuno si ricorderà più di questa stupida faccenda.” “Esattamente.” “Nessuno si ricorderà che qualcuno voleva la Brixit.” “Proprio così. Però, sai, alcuni di loro...” Si chiese come dovesse metterla. “Sono personaggi da prendere sul serio, no? Boris Johnson, per esempio. Un vero peso massimo.” “Non infierire sul suo aspetto fisico,” disse Nigel. “Anche se Dave è molto arrabbiato con lui.” “Non si aspettava che si pronunciasse a favore dell’uscita?” “No, non se l’aspettava.” “Gira voce che la sera prima che il ‘Telegraph’ andasse in stampa, Boris avesse preparato due articoli – uno in cui sosteneva l’uscita e l’altro in cui si dichiarava favorevole a restare nell’Unione europea.” “Non ci credo per niente,” disse Nigel. “Boris avrebbe preparato tre articoli: uno per uscire, l’altro per restare e il terzo perché non riusciva a decidere. Gli piace essere sempre pronto.”“E poi c’è Michael Gove. Un altro attaccante che si è pronunciato a favore dell’uscita.” “Lo so. Dave è arrabbiatissimo con Michael. Per fortuna rimangono molti conservatori leali e di buon senso che apprezzano i benefici di restare membri della UE. Credo che tu vada a letto con una di loro. Ma prova a immaginare cosa pensa Dave di Michael e di alcuni altri. Insomma, è andato a Bruxelles, è tornato con un accordo assai vantaggioso, e questi non sono ancora contenti.” “Semplice: a molti non va giù la UE,” disse Doug. “Pensano che non sia democratica.” “Sì, ma uscirne sarebbe un male per l’economia.” “Pensano che la Germania comandi a bacchetta su tutti.” “Sì, ma uscirne sarebbe un male per l’economia.” “Pensano che dalla Polonia e dalla Romania siano arrivati troppi immigrati che spingono i salari al ribasso.” “Sì, ma uscirne sarebbe un male per l’economia.” “D’accordo,” disse Doug. “Credo di avere appena capito quali saranno i tre punti strategici della campagna di Dave.” Adesso era il suo turno di prendere appunti. “E come la mettiamo con Jeremy Corbyn?” Nigel inspirò con un lungo sibilo e sobbalzò visibilmente. “Jeremy Corbyn?” “Se il quadro è questo, lui dove si colloca?” “Preferisco non parlarne.” “Perché no?” “Perché no? Perché è un marxista. Marxista, leninista, trotzkista, comunista. Maoista, bolscevico, anarchico, di sinistra. Un socialista fondamentalista, anticapitalista, antimonarchico, pro-terrorismo.” “Ma è anche uno che vuole rimanere nella UE.” “Davvero?” “Così dice.” “Allora, naturalmente, saremo felici di averlo a bordo. Ma non credo che Dave sarebbe pronto a condividere alcunché sul piano politico.” “Non sarà necessario. È Jeremy il primo a respingere un accordo di questo tipo.” “Bene.
Jonathan Coe (Middle England (Rotters' Club, #3))
55 Wales, 303, 304; devolution, 53, 313–15, 699; DC’s policy on, 313–15; referendum (3 March 2011), 313; St David’s Day Agreement (2015), 313; Gillan removed as Welsh secretary, 389; hosts 2014 NATO summit, 528–32, 698; Tory gains in 2015 election, 577–8 Wall Street Crash (1929), 112
David Cameron (For the Record)
David Cameron did indeed resign about four hours after the result of the referendum became clear, which was the only honourable thing for him to do. Like a gambler on a lucky streak, he had stayed at the table for one too many hands and lost it all.
Ken Clarke (Kind of Blue)
It may seem strange to call this slow collapse invisible since so much of it is obvious: the deep uncertainties about the union after the Good Friday Agreement of 1998 and the establishment of the Scottish Parliament the following year; the consequent rise of English nationalism; the profound regional inequalities within England itself; the generational divergence of values and aspirations; the undermining of the welfare state and its promise of shared citizenship; the contempt for the poor and vulnerable expressed through austerity; the rise of a sensationally self-indulgent and clownish ruling class. But the collective effects of these inter-related developments seem to have been barely visible within the political mainstream until David Cameron accidentally took the lid off by calling the EU referendum and asked people to endorse the status quo. What we see with the mask pulled back and the fog of fantasies at last beginning to dissipate is the revelation that Brexit is much less about Britain's relationship with the EU than it is about Britain's relationship with itself. It is the projection outwards of an inner turmoil. An archaic political system carried on even while its foundations in a collective sense of belonging were crumbling. Brexit in one way alone has done a real service: it has forced the old system to play out its death throes in public. The spectacle is ugly, but at least it shows that a fissiparous four-nation state cannot be governed without radical social and cconstitutional change.
Fintan O'Toole (Scotland the Brave? Twenty Years of Change and the Future of the Nation)