“
Quelli come te, che hanno due sangui diversi nelle vene, non trovano mai riposo né contentezza; e mentre sono là, vorrebbero trovarsi qua, e appena tornati qua, subito hanno voglia di scappar via. Tu te ne andrai da un luogo all’altro, come se fuggissi di prigione, o corressi in cerca di qualcuno; ma in realtà inseguirai soltanto le sorti diverse che si mischiano nel tuo sangue, perché il tuo sangue è come un animale doppio, è come un cavallo grifone, come una sirena. E potrai anche trovare qualche compagnia di tuo gusto, fra tanta gente che s’incontra al mondo; però, molto spesso, te ne starai solo. Un sangue-misto di rado si trova contento in compagnia: c’è sempre qualcosa che gli fa ombra, ma in realtà è lui che si fa ombra da se stesso, come il ladro e il tesoro, che si fanno ombra uno con l’altro.
”
”
Elsa Morante (L'isola di Arturo)
“
Le anime hanno un loro particolar modo d'intendersi, d'entrare in intimità, fino a darsi del tu, mentre le nostre persone sono tuttavia impacciate nel commercio delle parole comuni, nella schiavitù delle esigenze sociali. Han bisogni lor proprii e le loro proprie aspirazioni le anime, di cui il corpo non si dà per inteso, quando veda l'impossibilità di soddisfarli e di tradurle in atto. E ogni qualvolta due che comunichino fra loro così, con le anime soltanto, si trovano soli in qualche luogo, provano un turbamento angoscioso e quasi una repulsione violenta d'ogni minimo contatto materiale, una sofferenza che li allontana, e che cessa subito, non appena un terzo intervenga. Allora, passata l'angoscia, le due anime sollevate si ricercano e tornano a sorridersi da lontano.
”
”
Luigi Pirandello (Il fu Mattia Pascal)
“
Ci sono notti
che non accadono mai
e tu le cerchi
muovendo le labbra.
Poi t’immagini seduto
al posto degli dèi.
E non sai dire
dove stia il sacrilegio:
se nel ripudio
dell’età adulta
che nulla perdona
o nella brama
d’essere immortale
per vivere infinite
attese di notti
che non accadono mai.
”
”
Alda Merini (Fiore di poesia)
“
Sai bene che non sogno.
Ma ieri notte ho sognato che assistevamo
a un funerale nel mare. All’inizio ero attonito.
Poi pieno di rimpianti. Ma tu
m’hai sfiorato un braccio e hai detto: “no, va tutto bene.
Era molto vecchia, e poi lui l’ha amata tutta la vita
”
”
Raymond Carver
“
Con te sarò nuovo. Ti dico queste parole nel periodo migliore della mia vita, nel periodo in cui sto bene, in cui ho capito tante cose. Nel periodo in cui mi sono finalmente ricongiunto con la mia gioia. In questo periodo la mia vita è piena, ho tante cose intorno a me che mi piacciono, che mi affascinano. Sto molto bene da solo, e la mia vita senza di te è meravigliosa. Lo so che detto così suona male, ma non fraintendermi, intendo dire che ti chiedo di stare con me non perché senza di te io sia infelice: sarei egoista, bisognoso e interessato alla mia sola felicità, e così tu saresti la mia salvezza. Io ti chiedo di stare con me perché la mia vita in questo momento è veramente meravigliosa, ma con te lo sarebbe ancora di più. Se senza di te vivessi una vita squallida, vuota, misera non avrebbe alcun valore rinunciarci per te. Che valore avresti se tu fossi l'alternativa al nulla, al vuoto, alla tristezza? Più una persona sta bene da sola, e più acquista valore la persona con cui decide di stare. Spero tu possa capire quello che cerco di dirti. Io sto bene da solo ma quando ti ho incontrato è come se in ogni parola che dico nella mia vita ci fosse una lettera del tuo nome, perché alla fine di ogni discorso compari sempre tu. Ho imparato ad amarmi. E visto che stando insieme a te ti donerò me stesso, cercherò di rendere il mio regalo più bello possibile ogni giorno. Mi costringerai ad essere attento. Degno dell'amore che provo per te. Da questo momento mi tolgo ogni armatura, ogni protezione... non sono solo innamorato di te, io ti amo. Per questo sono sicuro. Nell'amare ci può essere anche una fase di innamoramento, ma non sempre nell'innamoramento c'è vero amore. Io ti amo. Come non ho mai amato nessuno prima...
”
”
Fabio Volo (È una vita che ti aspetto)
“
E se tu dormissi?
E se nel sonno
tu sognassi?
E se nel tuo sogno
salissi al cielo
e lì cogliessi un mirabile fiore?
E se al tuo risveglio
quel fiore
fosse fra le tue mani?
(Samuel Taylor Coleridge)
”
”
Kerstin Gier (Das erste Buch der Träume (Silber, #1))
“
E tu, cui già dal cominciar degli anni sempre onorata invoco, bella Morte, pietosa tu sola al mondo dei terreni affanni[…] chiudi alla luce omai questi occhi tristi […] nel mio sangue innocente non ricolmar di lode, non benedir, com’usa per antica viltà l’umana gente
”
”
Giacomo Leopardi (Canti)
“
Sei la mia schiavitù sei la mia libertà
Sei la mia carne che brucia
come la nuda carne delle notti d’estate
Sei la mia patria
Tu, coi riflessi verdi dei tuoi occhi
Tu, alta e vittoriosa
Sei la mia nostalgia
di saperti inaccessibile
Nel momento stesso
in cui ti afferro
”
”
Nâzım Hikmet (Poems of Nazım Hikmet)
“
Ho tanta fede in te. Mi sembra
che saprei aspettare la tua voce
in silenzio, per secoli
di oscurità.
Tu sai tutti i segreti,
come il sole:
potresti far fiorire
i gerani e la zàgara selvaggia
sul fondo delle cave
di pietra, delle prigioni
leggendarie.
Ho tanta fede in te. Son quieta
come l'arabo avvolto
nel barracano bianco,
che ascolta Dio maturargli
l'orzo intorno alla casa.
”
”
Antonia Pozzi
“
Nel tennis il vero avversario, la frontiera che include, è il giocatore stesso. C'è sempre e solo l'io là fuori, sul campo, da incontrare, combattere, costringere a venire a patti. Il ragazzo dall'altro lato della rete: lui non è il nemico; è più il partner nella danza. Lui è il pretesto o l'occasione per incontrare l'io. E tu sei la sua occasione. Le infinite radici della bellezza del tennis sono autocompetitive. Si compete con i propri limiti per trascendere l'io in immaginazione ed esecuzione. Scompari dentro al gioco: fai breccia nei tuoi limiti; trascendi; migliora; vinci. [...] Si cerca di sconfiggere e trascendere quell'io limitato i cui limiti stessi rendono il gioco possibile. È tragico e triste e caotico e delizioso. E tutta la vita è così, come cittadini dello Stato umano: i limiti che ci animano sono dentro di noi, devono essere uccisi e compianti, all'infinito. (Infinite Jest, p. 116)
”
”
David Foster Wallace (Infinite Jest)
“
Se è scritto che due pesci nel mare debbano incontrarsi, non servirà al mare essere cento volte più grande.
Tu hai paura perché parti per un lungo viaggio; ma il più lungo viaggio fatto dall'uomo nell'universo è meno di un soffio.
Il tuo cuore batte e la terra gira per 30 km intorno al sole.
La formica viaggia nell'universo del giardino.
Deve arrivare al rosario, là in fondo, per portare cibo alle compagne.
Non ha strumenti per conoscere la strada, una parte e va,perché questo è nella sua Natura
”
”
Stefano Benni (Terra!)
“
Qualunque cosa tu sia fisicamente, maschio o femmina, forte o debole, malato o sano… tutte queste cose contano meno di ciò che è contenuto nel tuo cuore. Se hai l’anima di un guerriero, sei un guerriero. Qualunque sia il colore, la forma, il disegno che la nasconde, la fiamma all’interno della lampada rimane la stessa. Tu sei quella fiamma.
”
”
Cassandra Clare (Clockwork Angel (The Infernal Devices, #1))
“
e ogni volta che mi dici
che qui non ti trovi bene
che questo mondo
non sembra fatto per te
io vorrei dirti
che nel mio mondo
invece, tu
ti trovi benissimo.
”
”
Gio Evan (Ormai tra noi è tutto infinito)
“
Già nella vetrina della libreria hai individuato la copertina col titolo che cercavi. Seguendo questa traccia visiva ti sei fatto largo nel negozio attraverso il fitto sbarramento di Libri Che Non Hai Letto che ti guardavao accigliati dai banchi e dagli scaffali cercando d'intimidirti. Ma tu sai che non devi lasciarti mettere in soggezione, che tra loro s'estendono per ettari ed ettari i Libri Che Puoi Fare A Meno Di Leggere, i Libri Fatti Per Altri Usi Che La Lettura, i Libri Già Letti Senza Nemmeno Bisogno D'Aprirli In Quanto Appartenenti Alla Categoria Del Già Letto Prima Ancora D'Essere Stato Scritto. E così superi la prima cinta dei baluardi e ti piomba addosso la fanteria dei Libri Che Se Tu Avessi Più Vite Da Vivere Certamente Anche Questi Li Leggeresti Volentieri Ma Purtroppo I Giorni Che Hai Da Vivere Sono Quelli Che Sono. Con rapida mossa li scavalchi e ti porti in mezzo alle falangi dei Libri Che Hai Intenzione Di Leggere Ma Prima Ne Dovresti Leggere Degli Altri, dei Libri Troppo Cari Che Potresti Aspettare A Comprarli Quando Saranno Rivenduti A Metà Prezzo, dei Libri Idem Come Sopra Quando Verranno Ristampati Nei Tascabili, dei Libri Che Potresti Domandare A Qualcuno Se Te Li Presta, dei Libri Che Tutti Hanno Letto Dunque E' Quasi Come Se Li Avessi Letti Anche Tu. Sventando questi attacchi, ti porti sotto le torri del fortilizio, dove fanno resistenza
i Libri Che Da Tanto Tempo Hai In Programma Di Leggere,
i Libri Che Da Anni Cercavi Senza Trovarli,
i Libri Che Riguardano Qualcosa Di Cui Ti Occupi In Questo Momento,
i Libri Che Vuoi Avere Per Tenerli A Portata Di Mano In Ogni Evenienza,
i Libri Che Potresti Mettere Da Parte Per Leggerli Magari Quest'Estate,
i Libri Che Ti Mancano Per Affiancarli Ad Altri Libri Nel Tuo Scaffale,
i Libri Che Ti Ispirano Una Curiosità Improvvisa, Frenetica E Non Chiaramente Giustificabile.
Ecco che ti è stato possibile ridurre il numero illimitato di forze in campo a un insieme certo molto grande ma comunque calcolabile in un numero finito, anche se questo relativo sollievo ti viene insidiato dalle imboscate dei Libri Letti Tanto Tempo Fa Che Sarebbe Ora Di Rileggerli e dei Libri Che Hai Sempre Fatto Finta D'Averli Letti Mentre Sarebbe Ora Ti Decidessi A Leggerli Davvero.
”
”
Italo Calvino (If on a Winter’s Night a Traveler)
“
Ti rendi conto che ogni cosa che c'è nel nostro carrello ha un significato fallico, vero?
Guardai il carrello. Banane, carote, zucchine, cetrioli, patate dolci "le fragole e i mango non lo sono" gli feci notare
"No, ma il modo in cui tu li vuoi usare è alquanto... non-alimentare
”
”
N.R. Walker (Through These Eyes (Blind Faith, #2))
“
Le regole per scrivere bene (adattate da Umberto Eco)
1. Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.
2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.
3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
4. Esprimiti siccome ti nutri.
5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.
6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.
7. Stai attento a non fare... indigestione di puntini di sospensione.
8. Usa meno virgolette possibili: non è “fine”.
9. Non generalizzare mai.
10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton.
11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu.”
12. I paragoni sono come le frasi fatte.
13. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).
14. Solo gli stronzi usano parole volgari.
15. Sii sempre più o meno specifico.
16. L'iperbole è la più straordinaria delle tecniche espressive.
17. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.
18. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.
19. Metti, le virgole, al posto giusto.
20. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile.
21. Se non trovi l’espressione italiana adatta non ricorrere mai all’espressione dialettale: peso e! tacòn del buso.
22. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia.
23. C’è davvero bisogno di domande retoriche?
24. Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe — o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento — affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.
25. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fà sbaglia.
26. Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile.
27. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!
28. Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.
29. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili.
30. Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del 5 maggio.
31. All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo).
32. Cura puntiliosamente l’ortograffia.
33. Inutile dirti quanto sono stucchevoli le preterizioni.
34. Non andare troppo sovente a capo.
Almeno, non quando non serve.
35. Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione.
36. Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato.
37. Non costruire frasi in cui la conclusione non segua logicamente dalle premesse: se tutti facessero così, allora le premesse conseguirebbero dalle conclusioni.
38. Non indulgere ad arcaismi, apax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differanza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competente cognitive del destinatario.
39. Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.
40. Una frase compiuta deve avere.
”
”
Umberto Eco
“
E poi ci lasciamo andare spossati, scavando piccole fossette nel materasso, in corrispondenza della caviglia, dell’anca, del gomito; tu il sinistro, io il destro, per specchiarci l’una nell’altro.
”
”
Inachis Io (5 sensi +1)
“
È uno speciale piacere che ti dà il libro appena pubblicato, non è solo un libro che porti con te ma la sua novità, che potrebbe essere anche solo quella dell’oggetto uscito ora dalla fabbrica, la bellezza dell’asino di cui anche i libri s’adornano, che dura finché la copertina non comincia a ingiallire, un velo di smog a depositarsi sul taglio, il dorso a sdrucirsi agli angoli, nel rapido autunno delle biblioteche. No, tu speri sempre d’imbatterti nella novità vera, che essendo stata novità una volta, continui a esserlo per sempre. Avendo letto il libro appena uscito, ti approprierai di questa novità dal primo istante, senza dover poi inseguirla, rincorrerla. Sarà questa la volta buona? Non si sa mai. Vediamo come comincia.
”
”
Italo Calvino (If on a Winter’s Night a Traveler)
“
La cosa più bella che può capitare a uno scrittore, a qualcuno che passa la sua vita a raccontare, è sentirsi raccontare. E quando scopri qualcuno che ti assomiglia veramente (ce ne sono) ti accorgi di quanto la persona su cui ti eri incastrata era sbagliata per te, e tu sbagliata per lui, e di quanto forse lei invece sia giusta, e quasi spero che ce la farà, che ce la faranno, perché è quello che conta, diventare un plurale – finché siamo io e te, come eravamo io e te, non cambia mai niente - e poi magari nessuno di noi si incontrerà mai, continueremo a essere soli in quel modo che soli non siamo, coi nostri fantasmi d’orgoglio e dolore, la nostra paura, un manipolo di sogni che a volte sono forti e hanno il potere di distorcere la trama del mondo e altre volte ci gravano addosso perché quella forza non la troviamo, vogliamo possiamo, ed è il mondo che distorce la trama di noi – io, te, lui, lei… così simili nel nostro essere – diversamente - alla deriva.
”
”
Sara Zelda Mazzini (Cronache dalla fine del mondo)
“
Forse la felicità dipende solo dall’insieme di piccoli dettagli positivi — il semaforo che diventa verde nel secondo in cui tu arrivi — e negativi — l’etichetta della T-shirt che ti pizzica sul collo — che capitano a ciascuno durante un giorno. Forse a ciascuno è assegnata un’identica quantità di felicità al giorno.Forse non aveva importanza se eri un rubacuori celebre in tutto il mondo o un patetico solitario. Forse non importava se una tua amica stava morendo.Forse a certe cose si passa attraverso e basta. Forse era l’unica cosa che si poteva chiedere.
”
”
Ann Brashares (The Sisterhood of the Traveling Pants (Sisterhood, #1))
“
Soldato, lascia che ti accarezzi il viso e baci le tue labbra, lasciami urlare attraverso i mari e sussurrare attraverso i prati ghiacciati della Russia quello che sento per te... Luga, Ladoga, Leningrado, Lazarevo... Alexander, un tempo tu mi hai portata e io ora porto te. Nella mia eternità ora io porto te. Attraverso la Finlandia, attraverso la Svezia, fino in America con le mani tese, mi ergerò e mi farò avanti, destriero nero che galoppa senza cavaliere nella notte. Il tuo cuore, il tuo fucile mi conforteranno, saranno la mia culla, la mia tomba. Lazarevo stilla il tuo essere nel mio cuore, goccia d'alba al chiaro di luna, goccia del fiume Kama. Quando mi cerchi, cercami là, perchè là sarò tutti i giorni della mia vita.
”
”
Paullina Simons (The Bronze Horseman (The Bronze Horseman, #1))
“
Ci sono cose che io non posso dire a te, almeno non ancora. E non insisterò affinché tu mi riveli i tuoi segreti. Però ti chiedo questo: quando mi dici qualcosa, fa che sia la verità. E io ti prometto di fare lo stesso. Tra noi per ora non c'è nulla, tranne...il rispetto, forse. E penso che nel rispetto possa esserci spazio per i segreti, ma non per le bugie. Sei d'accordo?
”
”
Diana Gabaldon (Outlander (Outlander, #1))
“
Vedere il lato bello, accontentarsi del momento migliore, fidarsi di quest’abbraccio e non chiedere altro perché la sua vita è solo sua e per quanto tu voglia, per quanto ti faccia impazzire non gliela cambierai in tuo favore. Fidarsi del suo abbraccio, della sua pelle contro la tua, questo ti deve essere sufficiente, lo vedrai andare via tante altre volte e poi una volta sarà l’ultima, ma tu dici, stasera, adesso, non è già l’ultima volta? Vedere il lato bello, accontentarsi del momento migliore, fidarsi di quando ti cerca in mezzo alla folla, fidarsi del suo addio, avere più fiducia nel tuo amore che non gli cambierà la vita, ma che non dannerà la tua perché se tu lo ami, e se soffri e se vai fuori di testa questi sono problemi solo tuoi; fidarsi dei suoi baci, della sua pelle quando sta con la tua pelle, l’amore è niente di più, sei tu che confondi l’ amore con la vita.
”
”
Pier Vittorio Tondelli (Biglietti agli amici)
“
Ha 38 anni Bartleboom, lui pensa che da qualche parte, nel mondo, incontrerà un giorno una donna che, da sempre, è la sua donna. Ogni tanto si rammarica che il destino si ostini a farlo attendere con tanta indelicata tenacia, ma col tempo ha imparato a considerare le cosa con grande serenità. Quasi ogni giorno ormai da anni, prende la penna in mano e le scrive. Non ha nomi e non ha indirizzi da mettere sulle buste: ma ha una vita da raccontare. E a chi se non a lei?
Lui pensa che quando si incontreranno sarà bello posarle in grembo una scatola di mogano piena di lettere e dirle: "ti aspettavo!"
Lei aprirà la scatola e lentamente quando vorrà leggerà le lettere una ad una e risalendo un chilometrico filo di inchiostro blu, si prenderà gli anni, i giorni gli istanti, che quell'uomo prima ancora di conoscerla le aveva regalato.
O forse, più semplicemente, capovolgerà la scatola e attonita davanti quella buffa nevicata di lettere sorriderà dicendo a quell'uomo: "tu sei matto!"... e per sempre lo amerà!
”
”
Alessandro Baricco (Ocean Sea)
“
Se ne potevano trarre due conseguenze filosofiche tra loro contrastanti: l'elogio della purezza, che protegge dal male come un usbergo; l'elogio dell'impurezza, che dà adito ai mutamenti, cioè alla vita. Scartai la prima, disgustosamente moralistica, e mi attardai a considerare la seconda, che mi era più congeniale. Perché la ruota giri, perché la vita viva, ci vogliono le impurezze: anche nel terreno, come è noto, se ha da essere fertile. Ci vuole il diverso, il diverso, il grano di sale e di senape: il fascismo non li vuole, li vieta, e per questo tu non sei fascista; vuole tutti uguali e tu non sei uguale. Ma neppure la virtù immacolata esiste, o se esiste è detestabile
”
”
Primo Levi (The Periodic Table)
“
- Se io ti regalo un cavallo e tu non lo accetti, di chi è il cavallo?
- Se io non lo accetto, resta tuo.
- Lo stesso vale per le cattiverie, se non le accetti quel veleno resta sulla bocca di chi le ha pronunciate. Se le accetti, il veleno entra nel tuo corpo e genera rabbia, e la rabbia genera sofferenza in te e nelle persone che hai intorno. Rifiuta le parole di odio e sarà come se nessuno le avesse mai pronunciate.
”
”
Gianluca Gotto (Succede sempre qualcosa di meraviglioso)
“
Rise. «I grandi quadri – la gente accorre per vederli, attirano folle, sono riprodotti all’infinito sulle tazze e sui tappetini dei mouse e su qualunque cosa. E, questo riguarda anche me, puoi passare una vita intera a visitare musei con grande piacere, un bel giretto, e poi via, a pranzo da qualche parte. Ma…» tornò a sedersi sul tavolo, «se un quadro ti affonda davvero nel cuore e cambia il tuo modo di vedere, e di pensare, e di provare emozioni, non pensi, “oh, amo questo quadro perché è universale”, “amo questo quadro perché parla a tutto il genere umano”. Non è questa la ragione per cui ci si innamora di un’opera d’arte. È un sospiro segreto in un vicolo. Pss, tu. Ehi ragazzino. Sì, proprio tu.»
”
”
Donna Tartt
“
La vita sognata
Chi mi parla non sa
che io ho vissuto un’altra vita –
come chi dica
una fiaba
o una parabola santa.
Perché tu eri
la purità mia,
tu cui un’onda bianca
di tristezza cadeva sul volto
se ti chiamavo con labbra impure,
tu cui lacrime dolci
correvano nel profondo degli occhi
se guardavamo in alto –
e così ti parevo più bella.
O velo
tu – della mia giovinezza,
mia veste chiara,
verità svanita –
o nodo
lucente – di tutta una vita
che fu sognata – forse –
oh, per averti sognata,
mia vita cara,
benedico i giorni che restano –
il ramo morto di tutti i giorni che restano,
che servono
per piangere te.
”
”
Antonia Pozzi
“
X AGOSTO
San Lorenzo , io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Ritornava una rondine al tetto:
l'uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.
Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell'ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.
Anche un uomo tornava al suo nido:
l'uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono.
Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.
E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male!
”
”
Giovanni Pascoli (Myricae)
“
”Quando ami qualcuno, questo qualcuno diventa parte di ciò che sei. È in tutto quello che fai. È nell’aria che respiri, nell’acqua che bevi, nel sangue che ti scorre nelle vene. Il suo tocco ti resta sulla pelle, la sua voce ti resta nelle orecchie, i suoi pensieri ti restano nella mente. Conosci i suoi sogni perché quelli brutti ti trafiggono il cuore e quelli belli sono anche i tuoi. E pensi che sia perfetto, ma conosci i suoi difetti, la verità profonda dentro al suo cuore, le ombre di tutti i suoi segreti, che però non ti spaventano: anzi, te lo fanno amara ancora di più, perché tu non vuoi la perfezione. Vuoi quella persona. Vuoi …”
”
”
Cassandra Clare (Lady Midnight (The Dark Artifices, #1))
“
Io ti ho nominato regina.
Ve n'è di più alte di te, di più alte.
Ve né di più pure di te, di più pure.
Ve né di più belle di te, di più belle.
Ma tu sei la regina.
Quando vai per le strade
nessuno ti riconosce.
Nessuno vede la tua corona di cristallo, nessuno guarda
il tappeto d'oro rosso
che calpesti dove passi,
il tappeto che non esiste.
E quando t'affacci
tutti i fiumi risuonano
nel mio corpo, scuotono
il cielo le campane,
e un inno empie il mondo.
Tu sola ed io,
tu sola ed io, amor mio,
lo udiamo.
”
”
Pablo Neruda (The Captain's Verses)
“
Del resto, questa forse è la notte famosa in cui tu finirai di essere bambino. Non so se qualcuno te l'ha detto. Di questa notte i più non si accorgono, non sospettano nemmeno che esista, eppure è una netta barriera che si chiude d'improvviso. Capita di solito nel sonno. Sì, può darsi che sia la tua volta. Tu domani sarai molto più forte, domani comincerà per te una nuova vita, ma non capirai più molte cose: non li capirai più, quando parlano, gli alberi, né gli uccelli, né i fiumi, né i venti. Anche se io rimanessi, non potresti, di quello che dico, intendere più una parola. Udresti sì la mia voce, ma ti sembrerebbe un insignificante fruscio, rideresti anzi di queste cose.
”
”
Dino Buzzati (Il segreto del Bosco Vecchio)
“
«Tu vai pazza per le parole, vero?” – Guardò Lenore. –
“Vero che vai pazza per le parole?”
“Cioè? Che significa?”
“Significa che mi dai l’idea di una che va pazza per le parole. O forse pensi che siano loro a essere pazze.”
“In che senso?”
Lang guardò nel tavolino di vetro, poi si toccò distrattamente il labbro superiore, con un dito.
“Nel senso che le prendi terribilmente sul serio”, – disse. – “Tipo come se fossero un bisturi, o una motosega che rischia di tagliarti con la stessa facilità con cui taglia gli alberi"».
”
”
David Foster Wallace (The Broom of the System)
“
Più ci cavo io per me, meno ci cavi tu per te
”
”
Lewis Carroll (Alice nel paese delle meraviglie)
“
La mia vita è monotona. Io do la caccia ale galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio perciò. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai i capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. E amerò il rumore del vento nel grano...» disse la volpe.
”
”
Antoine de Saint-Exupéry (Il piccolo principe)
“
Amor tremendo è il mio. Tu nol conosci ancora, oh!.
Tutto ancora non tel mostrai; tu eri mio: secura nel mio gaudio io tacea; nè tutto mai questo labbro pudico osato avria dirti l'ebbrezza del mio cor segreto"
"Sparsa le trecce morbide sull'affannoso petto, lenta le palme, e rorido di morte il bianco aspetto, giace la pia, col tremolo sguardo cercando il ciel".
”
”
Alessandro Manzoni
“
Lo sai perchè su di te soffia il ghibli? Perchè tu sei il deserto. Il vento fa scomparire le orme appena stampate sul tuo corpo. Non credere che queste mie parole siano dettate da rancore, gelosia o altro. Nascono solo dal bene che ti ho voluto. Ti auguro non che tu possa trovare la felicità, ma che nel tuo deserto possa accadere il miracolo di un'oasi. Addio, Laura
”
”
Andrea Camilleri (Noli me tangere)
“
Evan si accorge che sto piangendo ancora prima di me. Dove ci sarebbero le lacrime, i suoi baci. - Non sono stato io a salvare te - sussurra passandomi le labbra sulle ciglia. - Sei stata tu a salvare me. Lo ripete ancora e ancora, finché non ci addormentiamo stretti l'uno all'altra, la sua voce nel mio orecchio, le mie lacrime nella sua bocca. - Sei stata tu a salvare me.
”
”
Rick Yancey (La quinta onda (La quinta onda, #1))
“
«Andiamo,» disse, dirigendosi alla macchina e mettendo la valigetta nel bagagliaio. Jack si alzò guardandosi intorno.
Tutto qua? Semplicemente “Andiamo?” Non un commento sul lasciare la nostra casa, nessuno sguardo indietro, nulla? D lo guardò da dove era rimasto, in piedi, vicino al lato del guidatore. «Chiudi tu?»
Immagino che sia tutto. Jack accostò la porta e poi controllò che fosse chiusa a chiave
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Jane Seville (Zero at the Bone (Zero at the Bone #1))
“
La cosa buffa del quasi-morire è che poi tutti si aspettano che tu viva a bordo del treno della felicità, che passi il tempo a rincorrere le farfalle su prati verdi o a guardare arcobaleni nelle macchie di benzina sulla strada. È un miracolo! Diranno tutti, con uno sguardo pieno di aspettative. È come quando ricevi in regalo un maglione sgualcito e sformato e non devi deludere la nonna con una strana smorfia quando scarti la scatola.
Dopo tutto questa è la vita: piena di buche e grovigli e punti nei quali bloccarsi. Scomoda e irritante. Un regalo che non avevi mai chiesto, mai voluto e mai scelto. Un regalo che dovrai indossare con eccitazione, giorno dopo giorno, anche quando preferiresti startene nel tuo letto a far nulla.
La verità è questa: non servono particolari requisiti per quasi-morire, e nemmeno per quasi-vivere.
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Lauren Oliver (Vanishing Girls)
“
«Farò le cose nel modo giusto,» le prometto lasciandola scivolare in basso fino a quando i suoi piedi non toccano il pavimento.«In che modo?» mormora. Le metto una mano sulla parte posteriore del collo e stringo leggermente in segno di possesso. «Ti farò sentire come la cosa più preziosa del mondo ogni giorno per il resto della tua vita, perché quello che mi stai donando è molto più che prezioso. Tu mi hai dato un’altra possibilità e non ne dimenticherò mai il valore. Ogni giorno, farò in modo di guadagnarmi il tuo amore. Ogni fottuto giorno, per il resto della vita, ti darò il meglio che ho da offrire a questo mondo. Sarà tutto per te.»
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Sawyer Bennett (Finding Kyle)
“
Tu credi nel libero arbitrio? Io sì, senza riserve. Non sono per niente d'accordo con quei filosofi che ritengono che ogni azione sia assolutamente inevitabile e che il risultato venga automaticamente da un'aggregazione di cause remote. Questa è la dottrina più immorale di cui abbia mai sentito parlare: in questo modo nessuno dovrebbe essere biasimato per ciò che accade. Se un uomo crede nel fatalismo dovrebbe soltanto rimanere seduto e dire: “Che sia fatto il volere di Dio”, e continuare a stare immobile fino a che cade a terra stecchito.
Io, invece, credo fermamente nella mia libera volontà e nel mio potere di agire in piena autonomia. È questa la forza che smuove le montagne.
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Jean Webster (Daddy-Long-Legs (Daddy-Long-Legs, #1))
“
Una volta gli chiese: "Hai appreso anche tu quel segreto del fiume: che il tempo non esiste?"
Un chiaro sorriso si diffuse sul volto di Vasudeva. "Si, Siddharta" rispose "Ma è questo ciò che tu vuoi dire: che il fiume si trova dovunque in ogni istante, alle sorgenti e alla foce, alla cascata, al traghetto, alle rapide, nel mare, in montagna, dovunque in ogni istante, e che per lui non vi è che presente, neanche l'ombra del passato, neanche l'ombra dell'avvenire?
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Hermann Hesse (Siddhartha)
“
Ehi..Ehi..mi senti? Dì qualcosa" disse Midori, la testa ancora sepolta nel mio petto.
"che cosa?"
"quello che vuoi, purchè sia qualcosa che mi faccia sentire meglio."
"sei molto carina."
"Midori" suggerì lei "mettici anche il nome."
"sei molto carina, Midori" corressi.
"molto quanto?"
"tanto da far crollare le montagne e prosciugare i mari."
Lei sollevò la testa e mi guardò. - "sai che le espressioni che usi tu sono assolutamente uniche?" disse.
"solo tu mi capisci davvero" dissi ridendo.
"dimmi qualcosa di ancora più carino."
"Mi piaci tanto, Midori."
"Tanto quanto?"
"tanto quanto un orso in primavera."
"un orso in primavera?" chiese lei sollevando di nuovo la testa "come sarebbe un orso in primavera?".
"un orso in primavera.. allora, tu stai passeggiando da sola per i campi quando ad un tratto vedi arrivare nella tua direzione un orso adorabile dalla pelliccia vellutata e dagli occhi simpatici, che ti fa: 'senta signorina, non le andrebbe di rotolarsi un po' con me sull'erba?'. Tu e l'orsetto vi abbracciate e giocate a rotolare giù lungo il pendio tutto ricoperto di trifogli per ore e ore. Carino, no?"
"Carinissimo"
"Ecco, tu mi piaci tanto così.
”
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Haruki Murakami
“
«Voglio sapere perché sono così lenta» sussurrò la lumaca.
[...] «Sei lenta perché hai sulle spalle un gran peso» spiegò il gufo. [...] «Io so volare ma non lo faccio. Una volta, tanto tempo prima che voi lumache veniste ad abitare nel prato, c’erano molti più alberi di quelli che si vedono adesso. C’erano faggi e ippocastani, lecci, noci e querce. Tutti quegli alberi erano la mia casa, volavo di ramo in ramo, e il ricordo di quegli alberi che non ci sono più mi pesa così tanto che non posso volare. Tu sei una giovane lumaca e tutto ciò che hai visto, tutto ciò che hai provato, amaro e dolce, pioggia e sole, freddo e notte, è dentro di te, e pesa, ed essendo così piccola quel peso ti rende lenta.»
”
”
Luis Sepúlveda (Storia di una lumaca che scoprì l'importanza della lentezza)
“
La fiamma c'era, avevi ragione, non si vive altrimenti. Per vivere c'è bisogno di almeno una scintilla accesa nel corpo.
Ma tu non sapevi, allora, di stare attizzando un fuoco che t'avrebbe bruciato, facevi così perché obbedivi alla legge impersonale della vita.
Chi è vivo cerca la vita, la fiamma.
E lì, in quel diluvio in cui pareva che il mondo si sarebbe dissolto, la tua bocca fu l'arca in cui la mia anima salì per salvarsi, e il tuo fiato fu il mio respiro, ecco come fu.
”
”
Nadia Fusini (L'amore necessario)
“
L'AQUILONE
C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole,
anzi d'antico: io vivo altrove, e sento
che sono intorno nate le viole.
Son nate nella selva del convento
dei cappuccini, tra le morte foglie
che al ceppo delle quercie agita il vento.
Si respira una dolce aria che scioglie
le dure zolle, e visita le chiese
di campagna, ch'erbose hanno le soglie:
un'aria d'altro luogo e d'altro mese
e d'altra vita: un'aria celestina
che regga molte bianche ali sospese...
sì, gli aquiloni! È questa una mattina
che non c'è scuola. Siamo usciti a schiera
tra le siepi di rovo e d'albaspina.
Le siepi erano brulle, irte; ma c'era
d'autunno ancora qualche mazzo rosso
di bacche, e qualche fior di primavera
bianco; e sui rami nudi il pettirosso
saltava, e la lucertola il capino
mostrava tra le foglie aspre del fosso.
Or siamo fermi: abbiamo in faccia Urbino
ventoso: ognuno manda da una balza
la sua cometa per il ciel turchino.
Ed ecco ondeggia, pencola, urta, sbalza,
risale, prende il vento; ecco pian piano
tra un lungo dei fanciulli urlo s'inalza.
S'inalza; e ruba il filo dalla mano,
come un fiore che fugga su lo stelo
esile, e vada a rifiorir lontano.
S'inalza; e i piedi trepidi e l'anelo
petto del bimbo e l'avida pupilla
e il viso e il cuore, porta tutto in cielo.
Più su, più su: già come un punto brilla
lassù lassù... Ma ecco una ventata
di sbieco, ecco uno strillo alto... - Chi strilla?
Sono le voci della camerata
mia: le conosco tutte all'improvviso,
una dolce, una acuta, una velata...
A uno a uno tutti vi ravviso,
o miei compagni! e te, sì, che abbandoni
su l'omero il pallor muto del viso.
Sì: dissi sopra te l'orazïoni,
e piansi: eppur, felice te che al vento
non vedesti cader che gli aquiloni!
Tu eri tutto bianco, io mi rammento.
solo avevi del rosso nei ginocchi,
per quel nostro pregar sul pavimento.
Oh! te felice che chiudesti gli occhi
persuaso, stringendoti sul cuore
il più caro dei tuoi cari balocchi!
Oh! dolcemente, so ben io, si muore
la sua stringendo fanciullezza al petto,
come i candidi suoi pètali un fiore
ancora in boccia! O morto giovinetto,
anch'io presto verrò sotto le zolle
là dove dormi placido e soletto...
Meglio venirci ansante, roseo, molle
di sudor, come dopo una gioconda
corsa di gara per salire un colle!
Meglio venirci con la testa bionda,
che poi che fredda giacque sul guanciale,
ti pettinò co' bei capelli a onda
tua madre... adagio, per non farti male.
”
”
Giovanni Pascoli (Poemetti di Giovanni Pascoli (Italian Edition))
“
Penso che sia incredibile come cambia tutto quando incontri la persona che ami, incredibile quanto velocemente quel a persona ti possa bastare. Ti senti avvolto e riscaldato dal pensiero di lei, tutto diventa più leggero, anche se sei al lavoro e sono le quattro e venti del pomeriggio e fuori piove.
Sei in macchina in autostrada, sei stanco, i vestiti ti stanno scomodi, ma pensi a lei e sorridi da solo, poi ti guardi nel o specchietto per vedere se sei abbastanza bel o per lei. Mandi messaggi e se non ti risponde subito è perché è in riunione o non ha sentito, certo non perché non ha voglia. È venerdì sera, la vedi e pensi che sei fortunato perché per due giorni è tutta tua. È tua a colazione, è tua dopo pranzo nel letto, mentre cerchi di vedere un film. Ti dice che martedì sera le va di cucinare per te e che ti aspetta a casa verso le nove, e tu al e otto e quarantacinque fai le scale di casa sua a due gradini al a volta, al egro e innamorato, perché hai voglia di baciarla e di sentire il suo odore.
Quando entri in casa sua c’è già un buon profumo e non sai trovare le parole per dire a te stesso
quanto sei felice, e quando sei solo in bagno ti guardi al o specchio e ti fai i complimenti per quanto lei è bela.
”
”
Fabio Volo (Le prime luci del mattino)
“
So che stai leggendo tardi questa
poesia, prima di lasciare l' ufficio
con l'abbagliante lampada gialla e la finestra nel buio
nell'apatia di un fabbricato sbiadito nella quiete
dopo l'ora di traffico. So che stai leggendo questa poesia
in piedi nella libreria lontano dall'oceano
in un giorno grigio di primavera, fiocchi sparsi di neve
spinti attraverso enormi spazi di pianure intorno a te.
So che stai leggendo questa poesia
in una stanza dove tanto è accaduto che non puoi sopportare
dove i vestiti giacciono sul letto in cumuli stagnanti
e la valigia aperta parla di fughe
ma non puoi ancora partire. So che stai leggendo questa poesia
mentre il treno della metropolitana perde velocità e prima di salire
le scale
verso un nuovo tipo d'amore
che la vita non ti ha mai concesso.
So che stai leggendo questa poesia alla luce
del televisore dove immagini mute saltano e scivolano
mentre tu attendi le telenotizie sull'intifada.
So che stai leggendo questa poesia in una sala d'attesa
Di occhi che s'incontrano sì e no, d'identità con estranei.
So che stai leggendo questa poesia sotto la luce al neon
nel tedio e nella stanchezza dei giovani fuori gioco,
che si mettono fuori gioco quando sono ancora troppo giovani. So
che stai leggendo questa poesia con una vista non più buona, le spesse lenti
ingigantiscono queste lettere oltre ogni significato però
continui a leggere perché anche l'alfabeto è prezioso.
So che stai leggendo questa poesia mentre vai e vieni accanto alla stufa
scaldando il latte, sulla spalla un bambino che piange, un libro
nella mano
poiché la vita è breve e anche tu hai sete.
So che stai leggendo questa poesia non scritta nella tua lingua
indovinando alcune parole mentre altre continui a leggerle
e voglio sapere quali siano queste parole.
So che stai leggendo questa poesia mentre ascolti qualcosa,
diviso fra rabbia e speranza
ricominciando a fare di nuovo il lavoro che non puoi rifiutare.
So che stai leggendo questa poesia perché non rimane
nient'altro da leggere
là dove sei atterrato, completamente nudo.
”
”
Adrienne Rich (An Atlas of the Difficult World)
“
Margheritina, se qualcosa ci dovesse separare, devi pensare a me nella luce migliore, caro ragazzo. Su! Facciamo questo patto. Pensa a me nella luce migliore, se mai le circostanze ci separeranno!"
"Per me, Steerforth, tu non puoi avere luce migliore, né peggiore" affermai. "Tu sei sempre egualmente amato e hai sempre lo stesso posto... nel mio cuore."
[...]
Mi alzai con l'alba incolore e, dopo essermi vestito il più silenziosamente possibile, m'affacciai alla sua camera. Egli era profondamente addormentato: giaceva, tranquillo, col capo appoggiato al braccio, come lo avevo spesso visto giacere a scuola.
Venne, a suo tempo, il momento (e fu prestissimo) in cui quasi mi meravigliai che nulla turbasse il suo riposo, mentre lo guardavo. Ma dormiva (lasciate che io lo ripensi così!) come spesso lo avevo visto dormire a scuola; e così, in quell'ora silenziosa, lo lasciai.
... Per mai più, oh, Dio ti perdoni, Steerforth! Mai più toccare con atto di amore e di amicizia quella mano abbandonata, mai più!
[Charles Dickens; 'David Copperfield]
”
”
Charles Dickens (David Copperfield)
“
Tu, tu che non vuoi ch'io mi renda conto della tua posizione, e hai la vanità di mantenere a me la mia; tu che, conservandomi il lusso nel quale vivevo, conservi la distanza morale che ci separa; tu, infine, che non giudichi il mio affetto abbastanza disinteressato per dividere con me quello che possiedi, e basterebbe a vivere insieme felici, mentre preferisci rovinarti, schiavo di un pregiudizio ridicolo. E credi tu davvero ch'io possa paragonare una carrozza e alcuni gioielli col tuo amore? E che il mio bene consista in vanità che accontentano quando non si ha amore per nulla, ma diventano subito meschine quando si ama? Tu pagherai i miei debiti, impegnerai il tuo patrimonio e insomma mi manterrai! Quanto potrà durare tutto ciò? Due o tre mesi, e sarà troppo tardi allora vivere come ti propongo, perché allora tu dovrai accettare tutto da me, ciò che un gentiluomo non può fare. Oggi invece, con i tuoi otto o diecimila franchi di rendita, possiamo vivere. Io venderò il mio superfluo, e da questa sola vendita ricaverò duemila franchi di reddito. Affitteremo un bell'appartamento per tutti e due. L'estate andremo in campagna, non in una casa con questa, ma in una casetta che basti a due persone. Tu sei indipendente, io libera, e siamo giovani: in nome di Dio, Armando, non ricacciarmi nella vita che fui costretta a condurre un giorno.
”
”
Alexandre Dumas fils (La dame aux camélias)
“
La prima cosa che due persone si offrono stando insieme dovrebbe essere un sentimento d'amore verso se stessi. Se non ti ami tu, perché dovrei amarti io? E poi amando se stessi si dà molta importanza alla persona con cui si decide di vivere un'intimità. Vuol dire avere una grande considerazione di quella persona. Chi non si ama può darsi a chiunque. L'amore per sé è il ponte necessario per arrivare all'altro.
”
”
Fabio Volo (Un posto nel mondo)
“
Ha detto: “Tre cose che non devi fare nella vita, Enait jan, per nessun motivo. La prima è usare le droghe. Ce ne sono che hanno un odore e un sapore buono e i sussurrano alle orecchie che sapranno farti stare meglio di come potrai mai stare senza di loro. Ma tu non devi credergli. Lo prometti?”
“Promesso”
“La seconda è usare le armi. Anche se qualcuno ti tratterà male, o ti insulterà, promettimi che la tua mano non si stringerà mai attorno a un coltello, a una pietra e neppure intorno a un mestolo di legno per il qhorma palaw, se qul mestolo di legno serve a ferire un uomo. Lo prometti?”
“Promesso”
“La terza è rubare. Ciò che è tuo ti appartiene, ciò che non è tuo no. I soldi che ti servono li guadagnerai lavorando, anche se il lavoro sarà faticoso. E non trufferai mai nessuno. Enait jan, vero? Sarai ospitale e tollerante con tutti. Promettimi che lo farai”
“Promesso”
Poi ha alzato lo sguardo in direzione della finestra, e ha cominciato a parlare di sogni senza smettere di solleticarmi il collo. Di sogni come la luna, alla cui luce è possibile mangiare, la sera. E di desideri, che un desiderio bisogna sempre averlo davanti agli occhi, come un asino una carota. Che se un desiderio, qualunque sia, lo si tiene in alto, a una spanna dalla fronte, allora di vivere varrà sempre la pena.
Quando mi sono addormentato, lei stava ancora parlando.
La mattina dopo è partita.
”
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Fabio Geda (Nel mare ci sono i coccodrilli: Storia vera di Enaiatollah Akbari)
“
-Potresti avere ragione. E' difficile amare qualcuno nel modo giusto.
-Se vuoi sapere quant'è difficile, prova ad immaginare cosa vuol dire essere omosessuale. John ed io non possiamo nemmeno tenerci la mano, senza che la gente vada fuori di testa. Tu puoi tenere la mano di una donna per strada e, nessuno lo trova strano. Ci provo io con John e, la gente si ferma e ci fissa.
-Però ti ho visto farlo, in pubblico.
-Certo, non ho detto che non ci provo, ma non è piacevole. Quando la gente non accetta il tuo amore, quello stesso amore è ridicolizzato. Che male gli fa, vorrei sapere?
”
”
Joe R. Lansdale (Captains Outrageous (Hap and Leonard, #6))
“
«Sei davvero un diavolo terribile, sai. Ti perdi tutte le occasioni migliori per essere cattivo.»
Sì, era un diavolo terribile. Era il motivo per cui in primis non aveva raggiunto la sua quota. E in quel momento non solo aveva fallito nel prendere l’anima di Seth, ma si era anche condannato a un’eternità senza di lui. Ma il tempo scarseggiava e Seth aveva bisogno che fosse forte.
Si asciugò gli occhi e si alzò. Prese il giovane fra le braccia. Lo baciò, assaporando la sua incredibile dolcezza. Si scostò e guardò i suoi occhi.
«Ti amo. Qualunque cosa succeda, voglio che tu lo sappia»
”
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Marie Sexton (Damned If You Do)
“
C'era come un odore di Tempo, Nell'aria della notte. Tomàs sorrise all'idea, continuando a rimuginarla. Era una strana idea. E che odore aveva il Tempo, poi? Odorava di polvere, di orologi e di gente. E che suono aveva il Tempo? Faceva un rumore di acque correnti nei recessi bui d'una grotta, di voci querule, di terra che risuonava con un tonfo cavo sui coperchi delle casse, e battere di pioggia. E, per arrivare alle estreme conseguenze: che aspetto aveva il Tempo? Era come neve che cade senza rumore in una camera buia, o come un film muto in un'antica sala cinematografica, cento miliardi di facce cadenti come palloncini di capodanno, giù, sempre più giù, nel nulla. Così il tempo odorava, questo era il rumore che faceva, era così che appariva. E quella notte – Tomàs immerse una mano nel vento fuori della vettura – quella notte tu quasi lo potevi toccare, il Tempo.
(Cronache Marziane, trad. Giorgio Monicelli)
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Ray Bradbury (The Martian Chronicles)
“
Pensavo che tu avessi bisogno di me - disse Jem -Hai costruito un muro intorno a te Will e io non ti ho mai chiesto perché. Ma nessuno dovrebbe mai portare un peso da solo. Pensavo che, se io fossi diventato il tuo parabatai, mi avresti accolto dentro di te, e avresti almeno avuto qualcuno a cui appoggiarti. Mi chiedevo cosa avrebbe significato per te la mia morte. Ne avevo paura, per il tuo bene. Avevo paura che saresti rimasto solo all'interno del muro. Ma ora…qualcosa è cambiato. Non so perché, ma so che è vero.
-Che cosa? - Le dita di Will erano ancora conficcate nel polso di Jem.
- Il muro sta crollando.
”
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Cassandra Clare (Clockwork Prince (The Infernal Devices, #2))
“
Un sussurro di domanda.
"Perché sei andato via?".
Dannazione.
Ti prego, prof, resta con me.
Sono una stupida.
Il suo viso rimane fermo dov'è.
A pochi centimetri dal mio.
Il suo respiro ancora sulla mia bocca e sul mio naso.
Deglutisce e mi risponde.
Un sussurro di risposta.
"Perché avevo paura che tu capissi".
Increspo leggermente la fronte.
Stringo più forte la sua mano.
"Capire cosa?"
Palpitazioni al massimo. Coccinelle in una moltitudine incalcolabile nel mio stomaco.
Il prof muove le labbra un pochino in avanti.
Sfiorano le mie.
Ho un brivido lungo la schiena.
Il respiro troppo corto.
"Che sono innamorato di te".
E mi bacia.
”
”
Anita Book (Tutta colpa del Prof.)
“
Le biblioteche sono dei luoghi stregati e chiunque vi abbia messo piede una volta ne è cosciente. […] Nel momento in cui entrò nella biblioteca della Lucretius, le sembrò di aver varcato l’ingresso di un nuovo mondo, terribilmente surreale. Centinaia e centinaia di libri si arrampicavano audacemente fino alle più alte scaffalature di mogano, e la luce soffusa che proveniva da un enorme lampadario di cristallo conferiva all’ambiente un’atmosfera misteriosa, rarefatta. […] Povera Amabel! Non sapeva che le biblioteche risucchiano il tempo, e mandano avanti le lancette dell’orologio e, prima che tu possa rendertene conto, sei già irrimediabilmente, tremendamente, in ritardo.
”
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Bianca Rita Cataldi (Riverside)
“
«Quando ami qualcuno, questo qualcuno diventa parte di ciò che sei. È in tutto quello che fai. È nell’aria che respiri, nell’acqua che bevi, nel sangue che ti scorre nelle vene. Il suo tocco ti resta sulla pelle, la sua voce ti resta nelle orecchie, i suoi pensieri ti restano nella mente. Conosci i suoi sogni perché quelli brutti ti trafiggono il cuore e quelli belli sono anche i tuoi. E non pensi che sia perfetto, ma conosci i suoi difetti, la verità profonda dentro al suo cuore, le ombre di tutti i suoi segreti, che però non ti spaventano: anzi, te lo fanno amare ancora di più, perché tu non vuoi la perfezione. Vuoi quella persona. Vuoi…»”
“Signora della mezzanotte (Italian Edition)”. iBooks.
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Cassandra Clare
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«Ma non è vero!» obiettò Topher. «So che gli eroi esistono, perché io sono l’eroe di mio fratello minore. Non è facile, non è sempre divertente, bisogna fare molte scelte difficili e ogni tanto bisogna dimenticarsi di sé per aiutare le persone a cui si vuole bene. Ma essere un eroe è una scelta, e tu hai scelto di deludere milioni di persone lasciando la serie! Non venirmi a dire che gli eroi non esistono, quando sei semplicemente troppo egoista per esserlo!»
A quelle parole, Joey, Sam e Mo si aspettavano che Cash si arrabbiasse molto, ma l’attore non sembrava affatto furioso. Al contrario, si mise a fissare Topher con sguardo afflitto, come se fosse un bambino triste.
«Ti sbagli, Topher» disse Cash. «Puoi dedicare anni della tua vita a fare tutto quello che hai appena detto, e deludere comunque gli altri non appena scegli te stesso. Non puoi controllare la felicità di tuo fratello, come io non posso controllare la tua. La verità è che si è responsabili di una persona sola, e quella persona siamo noi. Credimi, ho imparato la lezione nel modo più duro»
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Chris Colfer (Stranger Than Fanfiction)
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E ora vedi: questo "un giorno" è illusione, è soltanto un modo di dire! Il peccatore non è in cammino per diventare Buddha, non è coinvolto in un processo di sviluppo, sebbene il nostro pensiero non sappia rappresentarsi le cose diversamente. No, nel peccatore è, già ora, oggi stesso, il futuro Buddha, il suo avvenire è già tutto presente, tu devi venerare in lui, in te, in ognuno il Buddha potenziale, il Buddha in divenire, il Buddha nascosto. Il mondo, caro Govinda, non è imperfetto, o impegnato in una lunga via verso la perfezione: no, è perfetto in ogni istante, ogni peccato porta già in sé la grazia, tutti i bambini portano già in sé la vecchiaia, tutti i lattanti la morte, tutti i morenti la vita eterna.
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Hermann Hesse
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«Ti prego, non prendermi in giro.» Quello di Sam fu solo un sussurro. Sentì di avere le lacrime agli occhi e sperò che non cadessero. «Io sono fatta così. Non sono completamente femmina e forse non lo sarò mai.»
«Vuoi operarti? Per... per...»
«Per il cambio di sesso?» Sam abbassò lo sguardo e le lacrime caddero, ma era solo vergogna per l'argomento. «Non lo so. Forse sì. Forse no. È un percorso così difficile, così doloroso. Ho paura. Quindi, se ti aspetti che io diventi come tu mi vuoi nel giro di poche settimane... non succederà. Forse mai.»
Mason le sfiorò il mento con le nocche, rialzandole il viso. «Non so cosa mi aspetto da te. Non capisco neppure più se mi piaci maschio o femmina. So solo che mi piaci e non ce la faccio più»
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Susan Moretto (Anormale)
“
Abaddon posò la fronte contro la pancia di Seth, lasciando che le sue lacrime cadessero sulle numerose cicatrici lasciate dai serpenti. Fuori la gente rideva mentre preparava il revival. Teli schioccavano nel vento. «Non ho mai odiato Dio tanto quanto adesso.»
Seth si alzò di scatto, obbligando Abaddon a fare lo stesso. Tese le mani verso di lui e gli accarezzò una guancia. «Non farlo. Ti prego. Non per me, Abaddon. Non lo sopporterei.»
«Sei tu quello che dovrebbe essere arrabbiato. Mi stupisce tu sia così tranquillo.»
«Non lo sono, infatti. Sono terrorizzato. So che non dovrei esserlo. La fede mi dice che andrò in un posto meraviglioso e che non c’è niente di cui aver paura, ma non sono mai stato così spaventato in tutta la mia vita.
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”
Marie Sexton
“
Amiamo i mondi di fantasia perché il mondo in cui viviamo non ci soddisfa completamente. Troviamo conforto e rifugio nelle pagine di un fumetto, o nell’episodio di un telefilm epico, perché nella fantasia altrui troviamo ciò che la nostra realtà non ci ha ancora dato. Perché vorremmo di più dal mondo reale, e da noi stessi. Grazie a loro ci sentiamo diversi, migliori, forse più forti. Se Iron Man riesce a salvare il pianeta, allora anch’io potrò salvare gli alberghi di mio padre. Se Carrie Mathison riesce ad uccidere un terrorista, allora anche tu potrai fare un lavoro che non ti piace. Non c’è nulla di più immaturo, me ne rendo conto. Un uomo e una donna in età adulta che investono tempo e denaro in faccende da adolescenti. In molti la considerano una follia.
”
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Alessia Esse (La tentazione di Laura (Nel cuore di New York, #1))
“
«Sai perché ho cominciato a credere all’esistenza di questo demone?» disse sottovoce.
Risposi scuotendo la testa.
«Perché il mio desiderio è stato esaudito nel momento stesso in cui ti ho conosciuta.»
«Avevi desiderato di conoscere qualcuno che teneva in valigia un formaggio puzzolente?»
Non rise alla mia battuta sinceramente un po’ squallida, ma mi tracciò il contorno delle labbra con un dito. «Tu sei come me» disse serio. «Ami gli enigmi. Ti piace giocare. Ti piace affrontare i rischi. Quando la situazione minaccia di diventare pericolosa, allora per te diventa davvero interessante.» Si chinò verso di me, sfiorandomi la pelle con il suo respiro. «Ecco che cosa avevo desiderato. Di conoscere qualcuno di cui potermi innamorare. Tu sei il mio desiderio più segreto, Liv Silver.»
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Kerstin Gier (Das erste Buch der Träume (Silber, #1))
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- Adesso vuoi anche psicanalizzarmi? Che cosa vuoi da me, dottore? - il suo tono si fece minaccioso, il suo viso era così vicino che riusciva a vedere delle minuscole pagliuzze verdi nei suoi occhi dorati.
- Che tu mi dica perché sei così pieno di rabbia e di rancore, perché sembri odiare tutto e tutti. Perché, con una fidanzata bella e dolce come la tua, e tutte le belle ragazze che ti stanno addosso, devi buttarti via con…-
Fu zittito dalle labbra di Hale, un bacio improvviso, rabbioso, le labbra che premevano con forza contro la sua bocca chiusa; era un bacio di punizione. Il suo profumo, così buono, così intenso, gli riempì le narici, sentì una contrazione alla bocca dello stomaco e quando Hale lo schiacciò con il suo corpo, si accorse della reazione improvvisa del proprio corpo e andò nel panico più totale. Le labbra di Hale cercavano di farsi strada, risolute e decise, ma Brian non aveva nessuna intenzione di cedere, e lo spinse via quasi con violenza.
Rimasero ad osservarsi col fiato corto, studiandosi a vicenda, cercando di capire cosa ci fosse negli occhi dell’altro.
- Visto che avevo ragione io, dottore? Sei un bugiardo - quelle parole sussurrate gli mozzarono il respiro
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Andrea Grady (Hale (Italian Edition))
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«Tu sei il suo ragazzo?»
La domanda fu pronunciata da Jessica, ma per un istante nessuno dei tre ragazzi capì a chi si stesse riferendo. Poi Mery scoppiò a ridere maligna e Gabe impallidì.
«Sono solo un amico, più o meno.» Quella frase l’avrebbe perseguitato fino alla fine dei suoi giorni. «Zeke mi voleva vicino. Per aiutarlo.»
«Nel caso io non avessi preso bene la notizia?»
«Qualcosa del genere.»
«Zeke, credevi davvero che sarebbe stato un problema?» chiese sconvolta. «Che il fatto che ti piacciono i ragazzi avrebbe cambiato l’amore che provo per te?»
Lui scrollò le spalle fissando il tappeto ai suoi piedi e sua madre gli prese il mento, girandogli il viso nella sua direzione.
«Niente, assolutamente niente in questo mondo potrebbe impedirmi di amarti. Hai capito?» Zeke annuì e lei gli scosse piano il capo. «Capito?»
«Sì, mamma. »
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Susan Moretto (Principessina)
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Volevo anche informarmi un po’ sul loro ethos, ma naturalmente c’è lo svantaggio che in dialetto un termine così è sconosciuto. Non si può domandare: «Ciò, che ethos gavìo vialtri?». Non è che manchi la parola per caso, per una svista dei nostri progenitori che hanno fabbricato il dialetto. Tu puoi voltarlo e girarlo, quel concetto lì, volendolo dire in dialetto, non troverai mai un modo di dirlo che non significhi qualcosa di tutto diverso; anzi mi viene in mente che la deficienza non sta nel dialetto ma proprio nell’ethos, che è una gran bella parola per fare discorsi profondi, ma cosa voglia dire di preciso non si sa, e forse la sua funzione è proprio questa, di non dir niente ma in modo profondo. Ce ne sono tante altre di questo tipo; la più frequente all’università, presso studenti e professori, era istanze. Adesso che ci penso anche istanze in fondo vuol dire ethos, cioè niente.
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Luigi Meneghello (I piccoli maestri)
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Presi in disparte Ryan, sistemandogli la cravatta per non dare nell’occhio. «Fammi un favore. Resta qui e, quando mi girerò verso di te, fissami nella maniera più tenebrosa e scocciata che puoi».
«Tenebrosa?».
«Sì, beh… hai presente, no?».
«No».
Gli riassestai il bavero del cappotto, cercando una definizione che non scadesse nel solito stereotipo. «Guardami come se fossi un vampiro cattivo».
Ryan si lasciò scappare una risata monosillabica alla Al Pacino. «Tu vuoi lo sguardo di un voivoda, e io non lo sono mai stato».
«Improvvisa».
Il vampiro piegò il capo in un gesto d’intesa. «Sei tu la stratega, Elizabeth».
Masticò il mio appellativo, spolpandolo fino a raschiarne il nocciolo. Com’è che si dice? Se vuoi qualcosa, o qualcuno, prima devi far tuo il suo nome. Quel millenario, nel più assurdo dei momenti, e nel più sbagliato dei luoghi, aveva fatto l’amore con tutte e nove le lettere del mio.
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Giorgia Penzo (Asphodel)
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«Perché sono sempre rappresentato come la ragazza in queste storie? L’idea della gravidanza è davvero strana.» «Lo so. Sembra quasi che i tuoi capelli rosa, gli occhioni e la tua dolcezza spingano la gente a pensare che tu sia diverso dagli altri ragazzi. Se solo sapessero quanto puoi essere sporcaccione…» Dusk mordicchiò l’orecchio di Abe. «Di che cosa parla questa fanfic? Come ti ho messo incinto?» Abe si grattò la testa. «Be’, è successo per caso quando il nostro preservativo si è rotto. Ho cominciato a vomitare ogni mattina, e poi l’abbiamo scoperto. Io sono entrato nel panico mentre tu hai reagito bene, come se volessi dire: “Non preoccuparti, Lolly. Mi prenderò cura di te e del nostro bambino”,» rispose Abe, abbassando la voce nel tentativo di imitare Dusk.Dusk rise così forte che gli vennero le lacrime agli occhi. «Sembra che mi conoscano. Mi prenderei davvero cura di te e del nostro bambino»
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K.A. Merikan (Manic Pixie Dream Boy (The Underdogs, #1))
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«Ti vedono interpretare quella parte da così tanto tempo e si dimenticano che è solo un ruolo in uno spettacolo. Così, ogni volta che viene loro ricordato che non è reale, lo prendono come un tradimento o un attacco a una cosa che amano.»
«Esatto» disse Cash. «La gente diventa dipendente dal mondo di fantasia che le offri, e si rivolta contro di te appena accenni a rompere l’illusione. Sai, se fossi una rockstar nessuno parlerebbe di me. L’unico motivo per cui faccio così scalpore è che il mio comportamento è diverso da quello del dottor Bumfuzzle. Capisci?»
«Assolutamente» disse Sam a bassa voce. «La gente si aspetta troppo e poi ti critica quando le sue aspettative non vengono soddisfatte. È colpa tua, perché non sei la persona che vogliono che tu sia. Sei tu quello strano. Sei tu il mostro. In realtà, tutto quello che stai cercando di essere... è te stesso.»
Non riusciva a capire se fosse il whisky o la conversazione, ma Sam stava provando emozioni sempre più forti. Volse lo sguardo alle luci della città per nascondere gli occhi lucidi.
Cash era sorpreso che Sam capisse così bene la situazione. «Esatto» disse. «È sempre stata questa la cosa più difficile da gestire nel mio lavoro a Wiz Kids. Non c’è niente di peggio che accorgersi che tutti ti credono diverso da quello che sei. Ti fa sentire solo, è frustrante, e più doloroso di quanto si possa..»
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Chris Colfer (Stranger Than Fanfiction)
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«Figlio mio, per fare una rivoluzione bisogna credere nella realtà. Ci sono persone che si illudono di fare le rivoluzioni solo con le loro idee, con l’immaginazione. Si convincono di una idea e poi cercano di applicarla alla realtà, fino a farle violenza, purché i loro conti tornino. Ma la realtà non si piega. E così quelle persone rimangono deluse della vita e si deprimono, perché non è andata come si erano immaginate. Invece chi vede veramente la realtà non può non amarla, perché è lei che a poco a poco ti si svela. E l’unico modo di lasciarsi sorprendere dalla realtà è seguire il proprio sogno, perché i sogni sono come questo telescopio. Le cose erano già lì, eri tu che non le vedevi ancora, ma quella lente, la lente dell’amore, te le ha rese visibili. Il telescopio è nel cuore, non nel cervello. Il cuore fa le rivoluzioni, non la mente, perché il primo si apre alla vita, la seconda la vuole dominare.»
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Alessandro D'Avenia (L'appello)
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Poi... sei arrivata tu. Ho dovuto credere che tu mi amassi, che amassi veramente me, non i milioni di mio padre. Non c'era altro motivo per cui avresti voluto sposare un diavolo senza un penny e con i miei ipotetici precedenti. E io provavo pena per te. Oh, sì, non nego di averti sposata perché provavo pena per te. E poi... ho scoperto che eri la migliore, la più allegra e la più cara compagna che avessi mai avuto. Spiritosa, leale, dolce. Mi hai costretto a credere nuovamente nella vera amicizia e nel vero amore. Il mondo sembrava di nuovo bello perché c'eri tu, tesoro mio. Desideravo che continuasse così per sempre tra di noi. L'ho capito la notte in cui sono tornato a casa e ho visto per la prima volta la luce della mia casa che risplendeva sull'isola. E sapevo che tu eri lì ad aspettarmi. Dopo essere stato senza una casa per tutta la vita, era bello averne una. Tornare affamato a notte inoltrata e sapere che c'era un buon pasto e un fuoco accogliente - e che c'eri tu.
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L.M. Montgomery (The Blue Castle)
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Kayden si immobilizzò sotto di lui. Guardò Shane, ma l’oscurità gli impedì di leggere la sua espressione. «Perché mi ritrovo sempre bagnato, quando sono da solo con te?» Shane sogghignò. «Cosa vuoi che ti dica? È un dono.» Kayden ridacchiò, il tono profondo e cupo. Shane spinse leggermente i fianchi in avanti e sentì, in risposta, l’erezione di Kayden attraverso gli strati bagnati dei loro vestiti. «E adesso ce l’hai duro anche tu.» Si chinò e nel parlare sfiorò le labbra di Kayden con le proprie. «Vuoi che faccia qualcosa per quello?» Kayden girò la testa, interrompendo il bacio prima che potesse iniziare. Però si mosse sotto Shane, aprendo le gambe per accoglierlo e sfregare i loro fianchi assieme. Shane si lamentò silenziosamente, deluso dal fatto che Kayden avesse di nuovo rifiutato un altro bacio, ma non si sarebbe lamentato. Invece, gli appoggiò le labbra sulla gola, mordicchiando e succhiando la pelle chiara, mentre lui roteava il bacino e Kayden spingeva verso l’alto
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Piper Vaughn (Moonlight Becomes You (Lucky Moon, #1))
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«Gesù» disse «non avrò dunque il mio altoparlante?»
«Se è stabilito che tu lo abbia lo avrai. Ma se lo avrai non sarà certo perché tu abbia indotto Dio a mutare quanto prestabilito per farti un favore personale. E Lo dovrai ringraziare solo perché ti avrà concesso la grazia di compiere una azione in accordo con la divina armonia che regola ogni cosa dell'universo. Don Camillo, tu cammini soprappensiero ed ecco che, nell'attraversare la ferrovia,
finisci con un piede impigliato non si sa come in una rotaia e, per quanti sforzi tu faccia, non riesci a toglierti di là e nessuno ti può aiutare. La linea ferroviaria è doppia e ha due binari affiancati e tu non sai su quale dei due binari passerà il treno. E tu domandi aiuto al tuo Dio. E, poco dopo, ecco un fischio: il treno passa sull'altro binario. Tu sei salvo e ringrazi Dio di aver predisposto le cose in modo tale che tu non finissi impigliato nell'altro binario. Non puoi ringraziare Iddio di aver fatto passare il treno dove tu volevi che passasse. Il treno era già in viaggio, quando tu sei finito col piede nella rotaia. E il treno camminava sull'altro binario. Tu non puoi pensare che Dio, per favorirti, lo abbia tolto da un binario per metterlo in quello vicino. Lo devi perciò ringraziare soltanto perché il treno camminava nell'altra rotaia.»
Don Camillo si inchinò e si segnò:
«Se vincerò al totocalcio Vi ringrazierò non di avermi fatto vincere, ma perché ho vinto» disse.
«E quindi non mi rimprovererai nel caso che tu non vincessi» concluse il Cristo sorridendo.
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Giovannino Guareschi (Tutto Don Camillo (Italian Edition))
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«Non voglio restare di nuovo solo», sussurrò il giovane con un filo di voce.
Ross avrebbe voluto che quell’istante restasse scolpito nel tempo, immobile, immutabile. Sapeva quanto fosse costata quella rivelazione; sembrava che Nathan avesse finalmente abbassato le difese per far trapelare le sue sensazioni e debolezze.
Ross gli prese le mani, che stavano ancora poggiate sul suo petto, e, dopo essersi liberato dalla presa, cercò il viso del ragazzo.
«Ci vuole coraggio per ammettere le proprie debolezze. Cerchiamo costantemente di nasconderle per apparire forti e sicuri agli occhi degli altri, ma se ci pensi, Nathan, sono quelle a renderci umani. Hai appena ammesso la tua umanità, non ti senti meglio? Be’, dovresti, perché è solo in questo modo che possiamo volerci bene e che permettiamo alle persone di conoscerci veramente e di aiutarci. Ma detto questo… spero che a questo punto tu non mi creda il tuo mentore, sono semplicemente un tizio che ti farà dormire nel suo ufficio, almeno per stanotte!», concluse Ross avvicinandosi alla porta.
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Cristiano Pedrini (La teoria del pettirosso (Italian Edition))
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Shane smise di ballare e si spostò leggermente per guardare Jimmy in faccia. Prese il suo viso tra le mani. “Rattlesnake è casa tua. Penso che tu lo sappia già questo. Ma credo sia anche giunta l’ora di diventare il proprietario di una casa vera e propria; in realtà vale per tutti e due.”
Jimmy alla fine fece la cosa che si era ripromesso di non fare mai, ma quella promessa era stata una bugia, e anche stupida. Scoppiò a piangere.
Continuarono a ballare, e Jimmy macchiò il cappotto di Shane di lacrime, e Shane fece lo stesso con il suo; Johnny Cash continuava a cantare attraverso il piccolo altoparlante. Jimmy pensò che gli sarebbe piaciuto avere un murale nel salotto tra un paio di solide librerie. Ovviamente avrebbe raffigurato un serpente a sonagli.
Tutto era cominciato con un uomo solo negli ampi spazi del deserto, alla guida di una Escort decrepita con un morto sul sedile passeggero. Però la storia era diventata quella di due uomini vivi che danzavano, pronti a mettere su casa insieme. E Jimmy era certo che la fine fosse ancora parecchio lontana.
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Kim Fielding (Rattlesnake)
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Il giorno prima dello sciopero, mentre riaccompagnavo a casa Ida e il suo figlio dodicenne, dissi che l'indomani volevo che mi preparasse alcune camicie lavate e stirate. Alle mie parole seguì in lungo e inconsueto silenzio. Ida si voltò dalla mia parte e disse con sdegno a malapena represso: "Sai benissimo che non lo posso fare."
"Perché no?" risposi sorpreso dalla veemenza della sua reazione.
"Hai dimenticato che anch'io sono una lavoratrice." disse con una certa soddisfazione. "Domani sarò in sciopero anch'io con la mia gente e con i miei compagni operai."
Il figlio mi vide imbarazzato , e nel suo modo infantile cercò di allentare la tensione ricordandole che "lo zio Nelson" l'aveva sempre trattata più come una sorella che come un'operaia. Al che la madre si rivolse al ben intenzionato difensore dicendo: "Ragazzo, dov'eri tu quando lottavo per i miei diritti in quella casa? Se non avessi fatto il muso duro col tuo 'zio Nelson', oggi non sarei trattata come una sorella!". Ida non venne a lavorare il giorno dopo e le mie camicie rimasero spiegazzate.
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Nelson Mandela (Long Walk to Freedom)
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Perché quando vediamo una persona svenuta proviamo il disperato bisogno di agire? Forse perché lo stato d'incoscienza è a metà strada tra la vita e la morte, e il nostro impulso naturale è impedire alla vittima di compiere l'altre metà del viaggio? O forse è per quell'istinto che tanto detesto nel genere umano, l'istinto di cercare di mettere glia altri nelle nostre stesse condizioni, anche quando sappiamo che le nostre stesse condizioni sono pericolose o poco raccomandabili: come quando i drogati vogliono convincere gli altri a bucarsi, tanto per fare un esempio banale. Assoluto conformismo, puro conservatorismo. Io sono quello che si definisce vivo, quindi anche tu devi vivere, anche se la tua vita fa schifo ed è probabile che ti vada ancora peggio, perché siamo portati a considerare la vita migliore di qualsiasi tipo di morte (ma come facciamo a saperlo, visto che mai nessuno è tornato a dirci com'è?). Ecco perché togliersi la vita viene definito con termini dispregiativi - suicidio, autodistruzione, peccato crimine - e la gente commisera chi ci prova, come quelli che per caso sono legati a chiunque ci riesca. Che stolti, questi mortali.
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Aidan Chambers (Quando eravamo in tre)
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«Che bel quadretto,» commentò. «I tre evangelisti aggrappati gli uni agli altri si apprestano all'ascensione impossibile.»
«Accidenti,» disse Mathias sollevando Lucien, «perché gli abbiamo dato il terzo piano?»
«Mica sapevamo che beveva come una spugna,» disse Marc. «E poi ti ricordo che non si poteva fare diversamente. L'ordine cronologico prima di tutto: al piano terra l'ignoto, il mistero originale, il disordine generale, il magma primordiale, insomma, le stanze comuni. Al primo piano, vago superamento del caos, qualche modesto tentativo, l'uomo nudo si raddrizza in silenzio, insomma, tu, Mathias. Risalendo la scala del tempo...»
«Cosa c'è da gridare?» domandò Vandoosler il Vecchio.
«Sta declamando,» disse Mathias. «È pur sempre un suo diritto. Non ci sono orari per gli oratori.»
«Risalendo la scala del tempo,» continuò Marc, «scavalcata l'antichità, l'agevole ingresso nel glorioso secondo millennio, i contrasti, gli ardimenti e gli stenti medievali, insomma, io, al secondo piano. Dopodiché, al piano superiore, il degrado, la decadenza, il contemporaneo. Insomma, lui,» pro- seguì Marc scuotendo Lucien per un braccio. «Lui, al terzo piano, che con la sua vergognosa Grande Guerra chiude la stratigrafia della Storia e della Scala. Ancora più su il padrino, che in un modo tutto suo porta avanti lo scardinamento del presente.»
Marc si fermò e tirò un sospiro.
«Capisci che, anche se sarebbe più pratico sistemare questo qui al primo piano, non possiamo mica permetterci di sconvolgere la cronologia rovesciando la stratigrafia della scala. La scala del tempo è tutto quel che ci resta, Mathias! Vuoi buttare all'aria la tromba delle scale, che è l'unica cosa che abbiamo messo in ordine? L'unica, caro mio! Non possiamo permettercelo.»
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Fred Vargas (I tre evangelisti: Chi è morto alzi la mano - Un po' più in là sulla destra - Io sono il Tenebroso)
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Sul serio, Taff. Mi ami? Voglio dire, mi ami davvero? Non solo perché siamo cresciuti insieme o stronzate del genere. Ma amore, nel senso di amore vero?”
“Amore tipo 'ti-sposerei-se-solo-in-Colorado-fosse-legale', ecco che tipo di amore,” disse serio David. Si piegò in avanti e appoggiò la testa contro l'addome di Zach, passando le braccia attorno ai suoi fianchi e appoggiandole sul tavolo dietro di lui. “Sono innamorato di te da sette fottuti anni, Zach Tyler, da quando mi hai baciato, e non mi importa se hai delle cicatrici o i pidocchi o i nervi a fior di pelle, ti amo e voglio stare con te. Puoi scappare, nasconderti e fare finta di niente, se vuoi; non ti chiedo nulla. Ma voglio che tu sappia quello che provo. So che non sei ancora pronto per una relazione seria, e va bene. Posso aspettare.”
Zach passò le mani tra i capelli arruffati di David, giocando con le ciocche screziate. “Sei completamente matto, lo sai, Taff? Proprio non riesco a capire perché diavolo tu voglia qualcuno come me. Sono del tutto fuori di testa; credo che tu te ne sia accorto, dopo ieri notte. Ma, Gesù, quanto lo voglio. Lo voglio davvero. Sono solo un po' spaventato.”
“Lo so. Anch'io
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Rowan Speedwell (Finding Zach (Finding Zach, #1))
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Il mio nome è Legione, perché siamo tanti" rispose a Gesù Cristo l'indemoniato di Gerasa e credo che tutti potremmo sottoscrivere le sue parole; tutti siamo legione, anche se agli effetti pratici rispondiamo a un nome solo. Mio padre ripeteva che non sappiamo chi siamo finché le circostanze non ci mettono alla prova. Non sono d'accordo: non arriviamo mai a sapere chi siamo o non riusciamo mai a fissare una sola delle tante personalità che, come incubi o succubi, albergano in noi alternativamente, a seconda dell'ora del giorno, della stagione dell'anno, delle condizioni dei nostri denti o della situazione dell'economia domestica. Siamo una persona a colazione, un'altra a pranzo, un'altra ancora dopo che ci hanno rubato il portafogli e un'altra diversa, pletorica e boriosa, dopo una conquista sessuale o una promozione. Siamo freddi e razionali quando lasciamo un amore; romantici, appassionati, straordinariamente sensibili e anche troppo rancorosi quando a essere abbandonati siamo noi. Sì, siamo molti e non abbiamo idea di quale di noi sarà di turno quando arriverà il momento di congedarci, quale dei nostri numerosi demoni interiori esalerà il nostro ultimo respiro, se il saggio placido e generoso, che dirà addio con un sorriso e uno "scusate", o il vile egocentrico, che proverà pena per se stesso e, in lacrime, si aggrapperà alle lenzuola nel disperato e ultimo tentativo di aggrapparsi alla vita e perciò quando qualcuno a noi vicino, un amore, un fratello, ci dice: "Ti conosco molto bene, perfettamente, so come sei fatto", alziamo le spalle e sorridiamo tra noi, pensando: "Come fai a conoscermi tu, se nemmeno io so chi sarò stanotte?". Nessuno conosce veramente nessuno: né l'amante l'amata, né il fratello la sorella, né la figlia il proprio padre.
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Clara Usón (La hija del Este)
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Non avrei mai pensato di svegliarmi questa mattina accanto a Nathan. Guardo il suo viso e mi sembra il ritratto della perfezione, pensava Ross mentre studiava ogni minima parte di quel corpo che gli stava disteso accanto.
I tenui raggi del mattino penetravano dalla tenda accostata, illuminando entrambi.
Il respiro rilassato di Nathan scandiva il tempo che sembrava dilatarsi in infiniti istanti di perfezione.
Piccolo Nathan. Quanto mi hai reso felice stanotte, ammise Ross lasciando scivolare le sue dita sul petto del ragazzo.
Nathan si mosse nel sonno, stringendosi ancor di più a lui.
«Ciao», disse il ragazzo, sbadigliando. «Felice risveglio.»
«Lo è. Lo è. Sono qui accanto a te», rispose Ross, baciandogli la fronte.
«Pensa cosa direbbe Luke se ci vedesse», scherzò Nathan, sollevando le braccia e stirandosi i muscoli.
«Direbbe che mi hai plagiato. Tu, piccolo incantatore, servo di Belzebù», rispose l’uomo, accarezzandogli il viso. «Ma com’è possibile credere che questi occhi appartengano a un servo del Signore del male?», Ross rise divertito. «Ma, pensandoci meglio, tutto è possibile. In fondo Satana era uno degli angeli di Dio, il più bello. E ammetto che tu non sia solo angioletto, anche se ce ne vuole a paragonarti a un demone perverso»
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Cristiano Pedrini (La teoria del pettirosso (Italian Edition))
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Poi", continuò Marguerite, "tu eri l'unica persona davanti alla quale avevo subito intuito che potevo pensare e parlare liberamente. Tutti coloro che stanno intorno alle donne come me analizzano tutto quello che diciamo, cercano di trarre delle conclusioni dalle nostre azioni più insignificanti. Per natura, non abbiamo amici. Abbiamo amanti egoisti, che dilapidano il patrimonio non certo per noi, come dicono, ma per la loro vanità.
Per questi amanti, dobbiamo essere gaie quando sono allegri, in buona salute quando vogliono cenare, scettiche come loro. Ci è proibito avere un cuore, per non essere beffate e perdere il nostro credito.
Noi non ci apparteniamo più. Non siamo più esseri umani, ma cose. Siamo le prime nel loro amor proprio, le ultime nella loro stima. Abbiamo amiche, ma sempre del genere di Prudence, ex mantenute, che hanno conservato il gusto dello scialo senza poterselo permettere, data l'età. Allora diventano le nostre amiche, o meglio, le nostre commensali. La loro amicizia arriva fino al servilismo, mai fino al disinteresse. Mai ci daranno un consiglio, se non venale. A loro poco importa se abbiamo dieci amanti, purché ci ricavino qualche vestito, o un braccialetto, e possano ogni tanto passeggiare nella nostra carrozza o andare al teatro nel nostro palco. Prendono i mazzi di fiori che abbiamo ricevuto il giorno prima, e si fanno prestare i nostri scialle di cachemire. Non ci fanno mai il minimo piacere senza farselo pagare il doppio di quello che vale. L'hai visto tu stesso, la sera in cui Prudence mi ha portato i seimila franchi che l'avevo pregata di chiedere da parte mia al duca: se n'è fatta prestare cinquecento che non mi restituirà mai, o che mi pagherà in cappelli che resteranno eternamente nelle loro scatole.
Noi non possiamo avere, o meglio io non potevo avere che una gioia, triste come sono talvolta, sofferente come sono sempre: trovare un uomo abbastanza superiore da non chiedermi conto della mia vita, ed essere l'amante dei miei sentimenti molto più che del mio corpo. Un uomo così l'avevo trovato nel duce, ma il duca è vecchio, e la vecchiaia non protegge né consola. Avevo creduto di poter accettare la vita che mi offriva, ma che vuoi? morivo di noia, e per finire con l'uccidersi è meglio gettarsi in un incendio che asfissiarsi col carbone.
Allora ho incontrato te, giovane, ardente, felice, e ho cercato di fare di te l'amante che avevo invocato nella mia rumorosa solitudine. Ciò che amavo in te non era l'uomo che eri, ma quello che dovevi essere. Tu non accetti questo ruolo, lo respingi come indegno di te, sei un amante volgare; fai come gli altri: pagami, e non ne parliamo più.
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Alexandre Dumas fils (La dame aux camélias)
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«Tu…»
«Tu,» lo blocco io.
Non riconosco neanche più la mia voce debole e un po’ insicura. Di solito non sono così, dico sempre quello che penso e tanto peggio se non va a genio a qualcuno. Ma, anche se tengo a essere sincero con Mack, so anche che la sua reazione potrebbe farmi male. Cade di nuovo il silenzio nell’abitacolo. Apro gli occhi e giro la testa verso quella del mio compagno e vedo che i suoi occhi mi squadrano. Non riesco a capire cosa pensa delle mie parole, è chiuso quanto un'ostrica. Sento il mio cuore tamburellarmi nel petto, non pensavo che avrei sentito queste sensazioni dovute alla paura che possa rifiutarmi, le palpitazioni, la bocca secca nell'attesa delle sue parole, gli occhi che pungono come se stessi per piangere, e la tensione che mi ha invaso tutto il corpo, pronta a farmi esplodere le vene. Se l'amore somiglia a questo, non sono sicuro di volerlo provare. Ma posso lottare contro tutto ciò? Quello che ho preso per una semplice attrazione sessuale è diventato rapidamente altro, senza che io me ne rendessi conto, e in base a quel poco che so sull'argomento, non ho mai letto o sentito qualcuno dire: “ho scelto di amare questa persona”. Non per niente tutte le espressioni che possono essere ricondotte all’amore sono violente e senza remore: colpo di fulmine, morire d’amore, bruciare d’amore, innamorarsi
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Amheliie (Road)
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Pensa all’asimmetria. Questo è un mondo, pensa, in cui puoi startene a letto a sentire una canzone mentre sogni la persona che ami, e i tuoi sentimenti e la canzone si fanno eco a vicenda in modo così potente e completo che sembra impossibile che l’amata, chiunque e ovunque sia, non se ne accorga, non riceva il segnale che pulsa dal tuo cuore, come se tu e la musica e l’amore e tutto l’universo siate fusi in un’unica forza che può essere incanalata verso l’esterno, nell’oscurità, per portargli il messaggio. Ma nella realtà, non solo lei o lui non sapranno nulla, ma non c’è neanche qualcosa che impedisca a quell’altra persona di starsene a letto esattamente nello stesso momento a sentire esattamente la stessa canzone e pensare a qualcun altro - di indirizzare gli stessi sentimenti in una direzione del tutto differente, verso una persona completamente diversa, che a sua volta potrebbe starsene nel buio a pensare a un’altra persona, una quarta, che a sua volta pensa a una quinta, e così via all’infinito; e dunque, invece di un mondo di coppie che si ricambiano precisamente, dove l’innamorato e colei o colui che lo corrisponde solcano lo spazio in modo preciso e meraviglioso come tante paia di ali di farfalla, ci ritroviamo una catena di struggimenti, che si espande e si avvita su se stessa e finisce in un numero infinito di vicoli ciechi.
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Paul Murray (Skippy Dies)
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«Mi hai preso le patatine fritte?» Abe protestò dentro di sé. Quando usciva da solo, era così perso nei suoi pensieri che dimenticava metà delle faccende che doveva sbrigare. Era colpa sua, così decise di soffrire in silenzio e cedere a Sid le sue.«Sì. Sto cercando di diminuire i carboidrati, ma il piatto completo era più conveniente, quindi sono nel mio contenitore,» mentì e versò le patatine su un piatto rimasto dal loro ultimo pasto. Sid scoppiò a ridere e si lanciò sulle patatine. «Tu? Stai diminuendo i carboidrati? Mangi almeno dieci lecca-lecca al giorno.» Abe si lamentò, succhiando la caramella che gli spuntava dalla bocca come prova di un crimine che voleva nascondere. «Esatto. Devo cercare di non abusarne proprio nei cibi di cui posso fare a meno,» disse e si sedette a gambe incrociate sul letto per mangiare il piatto con carne e insalata. Avrebbe tanto voluto anche le patatine. Sid tornò a sedersi sul letto e appoggiò i piedi sullo sgabello. Anche se non faceva altro che ingozzarsi di patatine, da quando Abe lo aveva conosciuto, sembrava dimagrito. Con i suoi tatuaggi e la cresta, sembrava fuori posto seduto sulla coperta decorata con dei fiori sgargianti. «Lo sperma non contiene carboidrati.» Per un attimo, Abe pensò di aver sentito male. «Eh?» «Non devi limitarti su quello,» proseguì Sid, come se fosse la cosa più normale da dire mentre immergeva una patatina nel ketchup
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K.A. Merikan (Manic Pixie Dream Boy (The Underdogs, #1))
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Decisi che avrei scoperto chi aveva ucciso Wellington, anche se mio padre mi aveva ordinato di non ficcare il naso negli affari degli altri.
Perché non faccio sempre quello che mi dicono di fare.
Perché quando qualcuno mi dà degli ordini, di solito sono cose che mi confondono e che non hanno nessun senso.
Per esempio quando dicono “Sta’ zitto”, ma non specificano per quanto tempo devi stare zitto. Oppure se su un cartello vedi NON CALPESTARE IL PRATO, in realtà dovrebbe esserci scritto NON CALPESTARE IL PRATO INTORNO A QUESTO CARTELLO oppure NON CALPESTARE IL PRATO DI QUESTO PARCO, perché invece ci sono molti prati su cui si può camminare.
La gente non rispetta mai le regole. Mio padre per esempio va a più di 90 chilometri all’ora nelle strade dove non si devono superare i 90 chilometri all’ora, e qualche volta guida dopo aver bevuto e spesso non si mette la cintura di sicurezza quando prende il furgone. E nella Bibbia si legge Non uccidere, ma ci sono state le Crociate e due Guerre Mondiali e la Guerra del Golfo e in ognuna di queste guerre dei Cristiani hanno ucciso dei loro simili.
E poi non lo capisco, quando dice “Non ficcare il naso negli affari degli altri”, perché non so cosa sono gli “affari degli altri”; io faccio un mucchio di cose con “gli altri”, a scuola, nel negozio e sul pulmino, e il suo lavoro consiste nell’andare a casa di altre persone e riparare i loro scaldabagni e l’impianto di riscaldamento. Anche questo vuol dire farsi gli affari degli altri.
Siobhan mi capisce. Quando mi ordina di non fare una cosa mi dice esattamente cos’è che non devo fare. Così mi piace.
Per esempio una volta mi ha detto: - Non devi mai prendere a pugni Sarah o picchiarla in nessun modo, Christopher. Anche se è lei a colpirti per prima. Se succede di nuovo, allontanati, rimani immobile e conta da 1 a 50, poi vieni da me a raccontarmi cosa ha fatto o parlane con qualche altro insegnante.
Un’altra volta mi ha detto: - Se vuoi andare sull’altalena e c’è sempre qualcuno sopra, non spingerlo via. Chiedi se puoi fare un giro anche tu. E poi aspetta fino a quando non ha finito.
Gli altri però quando ti danno un ordine non si comportano in questo modo. E allora sono io a decidere cosa fare e cosa non fare.
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Mark Haddon (The Curious Incident of the Dog in the Night-Time)
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«Non so come impedirti di andare via. Ti amo e non so che cosa ci sia di così incasinato in me da non riuscire a vedere che anche tu mi ami. Capirò se te ne andrai. Mi si spezzerà il cuore, ma lo capirò. Non è facile stare con me. Penso che i miei genitori mi abbiano fottuto più di quanto credessi. Ma non è una scusa. Quindi, se devi andare, vai. L’unica cosa che posso dire per convincerti a rimanere è: “Ti prego, portami a casa”.»
La stanza piombò nel silenzio. I pazienti che si erano svegliati stavano sicuramente guardando Rafe, perché poteva sentire i loro occhi indiscreti bruciargli la schiena. Anche il rumore della TV in sottofondo sembrava essersi zittito, in attesa della sua risposta. Era così stanco delle parole di Pierce. Di lui che si rendeva conto della sua stupidità e che si scusava. Di lui che lanciava “mi dispiace” in giro come fossero biscotti. Col cavolo che se ne sarebbe andato se lo stava implorando di portarlo a casa.
«Va bene, estúpido» disse e si voltò.
Come aveva intuito, tutti lo stavano guardando. E lo stava facendo anche Pierce. Ed era un cazzo di disastro. Ma lui amava quel disastro con tutto il cuore. Coprì la breve distanza che li separava e gli prese le mani. Lo baciò. Le persone nella stanza fecero sentire la loro presenza esultando, tutti e due le guardarono senza interrompere il bacio.
Sì, stavano andando a casa. E casa era ovunque fosse l’altro. Anche se questo significava che sarebbero stati di nuovo per strada e che avrebbero dovuto dormire nei treni della metropolitana.
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Chris Ethan (Il ragazzo con la valigia (C'era una volta un ragazzo, #1))
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«Ma guarda se non è la mia persona preferita al mondo,» sento dire da Miranda alla mia sinistra, mentre si avvicina al tavolo per versarci dell’acqua nel bicchiere. La guardo, ma lei sta fissando Kyle, dall’altra parte del tavolo, che siede alla mia destra. Poi rivolge lo sguardo verso di me e mi fa l’occhiolino. «Oh, e ciao, Jane. È bello vederti.» Le sorrido, ma poi metto su un broncio finto. «Pensavo di essere io la tua persona preferita al mondo.» «No,» dice Miranda strascicando la voce mentre mette la mano libera sul fianco e agita la brocca d’acqua quasi vuota verso Kyle. «È lui ora la mia persona preferita, dopo la batosta epica che ha dato a Craig, l’altro giorno.» Stringo le labbra e le rivolgo un cenno accomodante. «È vero. È stato epico, e capisco che la tua lealtà sia cambiata.» Miranda ride e mi manda un bacio, poi allunga la mano a Kyle attraverso il tavolo. «Non siamo stati presentati ufficialmente, l’altro giorno, ma sono Miranda. La migliore amica di Jane, e beh, lei è davvero la mia persona preferita al mondo. Ma subito dopo ci sei tu.» Kyle sorride a Miranda, e devo ammettere che è un bel sorriso. Le stringe la mano e dice: «Mi sarebbe piaciuto dargliene di più, l’altro giorno, ma non volevo fare una scenata.» Miranda ride lasciandogli andare la mano e poi si sporge per versargli l’acqua. «Va bene, sei di nuovo il mio preferito. Jane dovrà accontentarsi della seconda posizione.» E con mia grande sorpresa, Kyle ridacchia ed è ancora più bello. Il suo volto cambia e i suoi occhi si illuminano. Adesso sembra avvicinabile, e devo resistere alla tentazione di chinarmi e baciarlo.
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Sawyer Bennett (Finding Kyle)
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«Non verrò», tagliai corto con il mio solito sorriso tagliente.
Prese un respiro profondo e, con le mani sulle ginocchia, si piegò in avanti. Le iridi violacee sembrarono sporgersi dalle occhiaie infossate e, per qualche secondo, andò in cerca dei miei pensieri oltre il mio sguardo. «Perché non vuoi? La vita che ti stai costruendo è molto riduttiva per uno che possiede le tue capacità».
«Capacità? Togliere o donare l’ossigeno alle persone è una capacità?».
«Hai ragione, mi correggo. Diciamo piuttosto una proprietà.»
«Certo, ora detta così sembra meno orribile», tossii una risata, «non tentare di parlare di chimica con me, Medina, non ne ho mai voluto sapere e mai ne vorrò. Per me, queste “proprietà” sono solo una maledizione».
«Maledizione», valutò la parola a occhi chiusi per poi far esplodere il suo pensiero in un colpo: «Tu sei diverso, Andrea! Diverso come lo sono io. Hai passato la tua intera vita avendone paura e quando si ha paura di essere diversi, si rischia di diventare come tutti gli altri».
«Non sono diverso. Voglio essere me stesso».
«Allora incomincia da oggi. Vieni con noi».
«Me stesso… » dissi, sedendomi di peso sul divano e stappando la vodka, «con la mia dose giornaliera di alcol e nicotina».
Cesare Medina incurvò un sopracciglio e un sorriso sornione scattò sul suo volto. «Complimenti, vedo che non ci lasci altra scelta».
«Smettila di parlare a nome di tutti, stavo per offrirti un po’ di vodka e non ne ho abbastanza per una popolazione».
Annoiato, versai il liquido trasparente nel bicchiere e lo mandai giù di colpo.
«Stai solo cercando di dimenticare chi sei in questo modo».
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Miriam Ciraolo (Chemical Games: Equazione equatoriale degli abissi)
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A sei anni i miei genitori mi raccontarono che dentro il mio cranio c’era una gemma piccola e scura, che imparava a essere me.
Microscopici ragni avevano tessuto una ragnatela dorata nel mio cervello, perché l’istruttore contenuto nella gemma potesse udire il sussurro dei miei pensieri. La gemma origliava i miei sensi e interpretava i messaggi chimici trasportati dalla circolazione sanguigna: la gemma vedeva, udiva, odorava, gustava e toccava il mondo esattamente come me, mentre l’istruttore monitorava i suoi pensieri e li confrontava con i miei. Ogni qualvolta questi pensieri erano sbagliati, l’istruttore, più veloce del pensiero, dava una risistemata alla gemma, facendo una piccola modifica qua e là, apportando i cambiamenti necessari per correggere i suoi pensieri.
Perché? Perché quando non avessi più potuto essere me, la gemma avrebbe potuto esserlo al posto mio.
Io pensai: “Se ciò che sento mi fa sentire strano e mi dà le vertigini, cosa deve provare la gemma?”. Esattamente la stessa cosa, riflettei; non sa di essere la gemma e anch’essa si domanda cosa può provare la gemma, rispondendosi poi:
“Esattamente la stessa cosa, non sa di essere la gemma, e anch’essa si domanda cosa può provare la gemma”.
E anch’essa si chiede...
(Ne ero certo, visto che io me lo domandavo.)
... anch’essa si interroga se è l’Io reale o se semplicemente è la gemma che sta imparando a essere me.
Divenuto un dodicenne pieno di superbia e di scherno, mi presi gioco di quelle preoccupazioni infantili. Tutti avevano la gemma, salvo i membri di oscure sette religiose, e sprecare tempo su una banalità simile mi appariva una perdita di tempo. La gemma era la gemma, un fatto universale della vita, una cosa comune come una cacca. Io e i miei amici vi costruivamo battute stupide, come facevamo con le cose del sesso, per provare a noi stessi quanto eravamo saputi in quel campo.
In realtà, però, non eravamo saputi e imperturbabili come pretendevamo di essere. Un giorno, mentre giocavamo nel parco chiacchierando del più e del meno, uno della banda, il suo nome l’ho dimenticato, ma lo ricordo come una persona troppo intelligente per il suo stesso bene, si mise a domandare a ciascuno di noi: — Chi sei tu? La gemma o l’essere umano?
Noi tutti rispondemmo indignati, senza esitare: — L’essere umano!
Quando tutti ebbero risposto, lui rise e affermò: — Bene, io no. Io sono la gemma. Siete degli stronzi perdenti e mangerete merda, perché voi tutti finirete spazzati via nel cesso cosmico, ma io, io vivrò per sempre.
Lo picchiammo fino a fargli colare il sangue dal naso.
Dal racconto Imparare a essere me.
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Greg Egan (Axiomatic)
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Tuo padre, sì… Ma quale interna pena fa tanto lunghe
l’ore di Romeo?
ROMEO - La pena di non posseder per sé la cosa che gliele farebbe brevi.
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È la crudele legge dell’amore. Già le pene del mio pesano troppo
sul mio cuore, e tu vuoi ch’esso trabocchi coll’aggiungervi il peso
delle tue: giacché quest’affettuosa tua premura altro non fa che
aggiunger nuova ambascia a quella che m’opprime, ch’è già troppa.
L’amore è vaporosa nebbiolina formata dai sospiri; se si dissolve,
è fuoco che sfavilla scintillando negli occhi degli amanti; s’è
ostacolato, è un mare alimentato dalle lacrime degli stessi amanti.
Che altro è più? Una follia segreta, un’acritudine che mozza il
fiato, una dolcezza che ti tira su.
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Oh, ch’ella insegna perfino alle torce come splendere di più viva
luce! Par che sul buio volto della notte ella brilli come una gemma
rara pendente dall’orecchio d’una Etiope. Bellezza troppo ricca per
usarne, troppo cara e preziosa per la terra! Ella spicca fra queste
sue compagne come spicca una nivea colomba in mezzo ad uno stormo
di cornacchie. Finito questo ballo, osserverò dove s’andrà a posare
e, toccando la sua, farò beata questa mia rozza mano… Ha mai amato
il mio cuore finora?… Se dice sì, occhi miei, sbugiardatelo,
perch’io non ho mai visto vera beltà prima di questa notte.
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Codesti subitanei piacimenti hanno altrettanta subitanea fine, e
come fuoco o polvere da sparo s’estinguono nel lor trionfo stesso,
si consumano al loro primo bacio. Miele più dolce si fa più
stucchevole proprio per l’eccessiva sua dolcezza, e toglie la sua
voglia al primo assaggio. Perciò sii moderato nell’amare. L’amor
che vuol durare fa così. Chi ha fretta arriva sempre troppo tardi,
come chi s’incammina troppo adagio.
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William Shakespeare (Romeo and Juliet)
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«Volevo che vedessi che non mi avevi spezzato,» continuò Jesse. «È meschino, lo so, ma volevo sbatterti in faccia il mio successo. Non puoi nemmeno immaginare come mi sono sentito quel giorno, quando ti sei allontanato da me, come se noi due non avessimo significato nulla. Come se io non avessi significato nulla.» A Shane si ritorse lo stomaco nel sentire quelle parole, e fece ogni sforzo per mantenere un’espressione imperturbabile. Aveva ferito Jesse, lo sapeva. Non avrebbe mai dimenticato. Mai, ma Jesse aveva fatto molto di più. «Cazzo, e anch’io facevo parte del tuo giochetto?» Jesse abbassò lo sguardo. La vergogna sfrecciò attraverso i suoi lineamenti. «No. Non volevo che succedesse. Il piano era fare in modo che tu mi desiderassi, e ho persino cercato di resisterti quella notte. Ma quando mi hai baciato, io… io non sono riuscito a fermarmi. E così ho pensato che se fossi stato sopra, se fossi stato quello dominante, allora avrei avuto la situazione sotto controllo.» Alzò gli occhi e incrociò di nuovo lo sguardo di Shane, gli occhi grigi oscurati dal rimorso. «Mi dispiace. Sono stato uno stupido, e ho sbagliato. Il sesso non doveva farne parte, ma ho sempre avuto intenzione di rivelare chi ero a Chicago. All’inizio sembrava… giusto.» Shane fece un verso di scherno. «Già, scommetto. Farmi soffrire nello stesso posto in cui io ho fatto soffrire te.» Jesse diventò ancora più rosso dalla vergogna. «Sì,» ammise. «Il piano era quello. E ho continuato a pensare che fosse un buon piano finché non ho visto la tua reazione. Quando ho visto la tua faccia, quando ho visto che avevi capito, mi sono reso conto di quanto seriamente avessi rovinato le cose. Dopo tutti questi anni, dopo tutto il rancore che provavo per te, non pensavo che ferirti avrebbe fatto male anche a me.»
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Piper Vaughn (Moonlight Becomes You (Lucky Moon, #1))
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Cinque cicatrici (L’abitudine di restare).
Ho cinque cicatrici.
Una me la feci a tre anni ruzzolando per le scale. Sbattei forte col mento contro uno spigolo, il mento si aprí a metà. Ogni tanto Virginia mi dice: «Papà, mi fai vedere la cicatrice sotto la barba?», io alzo la testa e lei fruga fra i peli della barba e guarda la cicatrice, poi mi chiede se fa male.
La seconda è sul torace, frutto di un lungo intervento chirurgico di quando mi esplose un polmone in una sera d’estate. Ci dormii su per tutta la notte pensando a un dolore intercostale, invece era un polmone che mi era collassato sul cuore. Sopravvissi per un misto d’intuizione e tempismo e perché il secondo medico mi prese sul serio, anziché rimandarmi a casa con due compresse di Voltaren come aveva fatto il primo.
La terza cicatrice è sul medio della mano destra, che mi affettarono con un coltello quand’ero giovane e troppo stupido per capire che certe volte vinci proprio quando perdi.
La quarta e la quinta non si vedono, ma sono le uniche cicatrici che fanno ancora male.
Dalle prime tre non ho imparato niente, dalle altre invece sí.
Ho imparato che quando le cose finiscono non è necessariamente colpa tua, ma che, se tieni distanti gli altri nel tentativo di proteggerti, allora non puoi pretendere di riprenderteli quando d’un tratto ti senti pronto tu. Che la vita è quel che accade, anche se è fatta di quel che scegli. E con quel che accade hai in genere solo due alternative: abbracciarlo con tutto te stesso oppure andare via.
Ho a lungo creduto che la libertà che serve fosse quella di un marinaio sempre pronto a prendere il mare. Invece oggi so che la libertà che scelgo e la forza che conta, quell’orizzonte che sentivo di dover cercare ogni volta piú lontano, non si fondano sull’attitudine a partire.
Ma sull’abitudine di restare.
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Matteo Bussola (Notti in bianco, baci a colazione)
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Dice: «Ho bisogno di te, Pat Peoples; ho un bisogno maledetto di te»,
poi si mette a piangere e le sue lacrime mi scendono calde sulla pelle mentre mi bacia il collo
dolcemente, tirando su col naso.
È strano che mi dica una cosa simile, così lontana dal solito «ti amo» delle donne, eppure
forse più vera. Provo una bella sensazione mentre la abbraccio, e ricordo ciò che mi ha detto
mia madre tempo fa, quando cercavo di liberarmi di Tiffany invitandola alla tavola calda. «Tu hai
bisogno di amici, Pat. Tutti ne hanno bisogno».
E poi ricordo che Tiffany mi ha mentito per molte settimane; ricordo quella storia tremenda
che mi ha raccontato Ronnie su come è stata licenziata, e ciò che mi ha confessato lei nella sua
ultima lettera; ricordo quanto è stata stramba la nostra amicizia, ma poi ricordo che nessuno, a
parte lei, potrebbe mai avvicinarsi a capire cosa provo ad aver perso Nikki per sempre. Ricordo
che il periodo di lontananza è finalmente finito e che, se Nikki se n’è andata definitivamente, ho
pur sempre fra le braccia una donna che ha sofferto molto, e ha un bisogno disperato di sentirsi
di nuovo bella. Fra le mie braccia c’è una donna che mi ha regalato l’Atlante delle nuvole per
l’osservazione del cielo, una donna che conosce tutti i miei segreti, una donna che sa quanto è
incasinata la mia mente, quante pillole devo prendere, e tuttavia si lascia abbracciare da me. In
tutto questo c’è qualcosa di onesto, e non riesco a immaginarmi nessun’altra donna coricata
insieme a me nel bel mezzo di un campo da calcio congelato – in piena tormenta, addirittura – a
sperare che accada l’impossibile: che una nuvola si liberi da un nembostrato.
Nikki questo non l’avrebbe mai fatto, per me, neppure nei suoi giorni migliori.
Perciò stringo un po’ di più Tiffany, la bacio fra le sopracciglia perfettamente depilate e dopo
un profondo respiro dico: «Credo di aver bisogno anch’io di te».
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Matthew Quick (The Silver Linings Playbook)
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Ascolta bene, Wanda. So esattamente ciò che non vuoi essere. Ma noi siamo umani, ed egoisti, e non facciamo sempre la cosa giusta! Non ti lasceremo andare. Fattene una ragione
«Viandante? Ti stiamo aspettando tutti, piccola. Apri gli occhi.»Questa voce, il respiro caldo che mi sfiorava l'orecchio, era ancora più familiare. Percepii una strana sensazione quando la sentii. Una sensazione mai provata prima. Mi mozzò il respiro e mi fece tremare le dita.Volevo vedere quel viso, quella voce.Un'ondata di colore invase la mia mente - un colore che mi chiamava da una vita lontana - un blu acceso, brillante. L'universo era blu e acceso.
I miei occhi trovarono il blu che cercavo. Zaffiro, neve e mezzanotte.«Ian? Ian, dove sono?» Il suono della voce che mi uscì dalle labbra mi spaventò. Acuto e stridulo. Familiare, ma non mio. «Chi sono?»«Tu sei tu» rispose Ian. «E sei di nuovo a casa.»
«Ti ho tenuta in mano, Viandante. Ed eri bellissima.»
«No. È grossa abbastanza solo per te.»«Non voglio restare solo. Però...»Perché non me lo chiedeva? «Però cosa?»«Sei riuscita a pensarci un po' su? Non voglio metterti fretta. So che sei confusa... a proposito di Jared...»Impiegai un istante a capire cosa voleva dirmi, e reagii con un risolino soffocato. In genere, Melanie non si lasciava andare, Luna invece sì, e il suo corpo mi tradiva nei momenti meno opportuni.«Che c'è?» domandò Ian.«Ero io ad aspettare che ci pensassi su» bisbigliai. «Non volevo metterti fretta, perché so che sei confuso. A proposito di Melanie.»Un sobbalzo impercettibile, di sorpresa. «Pensavi...? Ma Melanie non sei tu, non mi sono mai sentito confuso.»Sorridevo nel buio. «E tu non sei Jared.»Rispose circospetto. «Resta pur sempre Jared. E tu lo ami.»Era ancora geloso? Non avrei dovuto lasciarmi lusingare da un'emozione negativa, ma dovevo ammettere che mi gratificava.«Jared è il passato, un'altra vita. Tu sei il mio presente.»Tacque per un momento. Quando riprese a parlare, la sua voce era gon-fia di emozione. «E il tuo futuro, se lo vuoi.»«Sì, te ne prego.»Mi baciò nella maniera meno platonica possibile, in mezzo alla calca, mentre ripensavo con eccitazione alla mossa smaliziata e spontanea con cui avevo aggiunto un anno alla mia età.Terminata la stagione delle piogge, Ian sarebbe diventato il mio compa-gno, nel vero senso della parola. Era una promessa, un impegno al quale non mi ero mai sottoposta, in tutte le mie vite. Ripensarci mi riempiva di gioia, di ansia, di timidezza e di impazienza... mi faceva sentire umana.
«Il diciottesimo!» Avevo mentito, aggiungendo un anno.Con la coda dell'occhio, vidi Melanie e Ian sobbalzare di sorpresa. Il mio corpo non dimostrava affatto i suoi quasi diciassette anni.Fu quel piccolo imbroglio, quella rivendicazione preventiva del mio compagno, a farmi capire che sarei rimasta con loro. Con Ian e il resto del-la mia famiglia. Sentii un gonfiore strano chiudermi la gola.
«Melanie sarà mia per sempre. E io sarò per sempre suo.»
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Stephenie Meyer (The Host (The Host, #1))
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Quando avviene che un individuo abbia contratto forti debiti con un altro con il quale in seguito gli capita di litigare, si direbbe che una regola rigorosa della buona creanza imponga al primo di diventare nemico del secondo, e più spietato di quanto non sarebbe un estraneo. Poi, per motivare la propria crudeltà e la propria ingratitudine, si è costretti a gettare ogni colpa sull’altro. Nessuno è mai disposto a riconoscere il proprio cieco egoismo e ad ammettere di essere furibondo perché una speculazione non è andata a buon fine. Manco per sogno! Le cose sono andate come sono andate perché il socio ha provocato una siffatta situazione a causa della trame più vili e mosso da perfide intenzioni. La sua coerenza induce il persecutore a sostenere che il contrario è vero: il perseguitato è un lestofante; altrimenti lui, il persecutore, non sarebbe che un miserabile. Per giunta, ciò che per solito vale a tranquillizzare ulteriormente la coscienza dei creditori più implacabili, sta nel fatto che in genere chi si trova in difficoltà finanziarie non è caratterizzato da una specchiata onestà. Nasconde sempre qualcosa di non del tutto limpido: o ha esagerato magnificando la consistenza di una fortuna in realtà più modesta, o ha celato l’effettivo andamento dei suoi affari, o ancora asserisce che le sue faccende procedono a gonfie vele quando invece stanno andando a catafascio, e continua a sorridere (quale tragico sorriso!) mentre ormai è sull’orlo del fallimento; inoltre è sempre pronto ad attaccarsi a qualsiasi pretesto pur di rinviare i pagamenti e riuscire a dilazionare anche di pochi giorni la fatale catastrofe. «Basta, basta con questa disonestà!», esclama trionfante il creditore dileggiando il povero derelitto che affonda. «Ma tu, pazzo, perché non ti afferri alla pagliuzza?» propone il signor Buon Senso all’uomo che sta annegando. «E tu, mascalzone, perché non ti decidi ad affrontare la vergogna del Bollettino dei protesti alla quale non ti è più possibile sottrarti?» dice chi s’impingua grazie all’ottimo andamento dei suoi affari al povero diavolo che si dibatte in un pelago in tempesta.
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William Makepeace Thackeray (Vanity Fair)
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Maggie chiuse gli occhi e contò sino a dieci.
Uno, due, tre…
Se voleva arrivare a casa di sua sorella prima che facesse notte, non aveva altra scelta che chiedere al cowboy di accompagnarla. Certo, avrebbe sempre potuto optare per il motel e attraversare quelle duecento iarde pullulanti di lupi.
Un altro ululato.
No, non avrebbe potuto.
«Lupi» disse Mitch, il braccio sinistro che sporgeva indolente dal finestrino, il mozzicone del sigaro stretto tra le dita.
«Lupi» ripeté lei con un’alzata di spalle, come se si trattasse di barboncini addestrati. Poi mosse un paio di passi esitanti verso il pick-up. Quell’affare era così alto che dovette allungare il collo e sollevare la testa per parlare al cowboy. «Mi chiedevo…» mormorò vincendo ogni residua resistenza.
Lui rimase immobile, se non per il sopracciglio sinistro che scattò verso l’alto.
«… se per caso tu non potessi darmi uno strappo.»
Lui finse di prendere in considerazione la cosa. Poi, con un altro sbuffo di fumo, disse: «Mi sembrava che avessi rifiutato la mia offerta, dieci minuti fa...».
«Perché non intendevo esserti di disturbo» rispose lei come se si stesse rivolgendo alla duchessa di Kent.
E di fatti lui scoppiò a ridere. «Essermi di disturbo? Dopo avermi assalito come un ninja? Ma sarò magnanimo. Dai, sali.»
Maggie tirò un sospiro di sollievo. Era così stanca e infreddolita che anche quel pick-up scassato le parve per un istante una limousine.
«Dove metto la valigia?»
«Buttala dietro, nel cassone.»
Buttare nel cassone la sua Samsonite rosa, costata una cifra improponibile?
«Preferirei sistemarla in cabina, se non ti spiace.»
«In cabina non c’è posto, qua dietro è pieno di roba. A meno che tu preferisca viaggiare nel cassone e la valigia sul sedile…»
Lei rimase zitta, gli occhi sgranati, per nulla certa che quella fosse solo una battuta.
«Ok, ci penso io» tagliò corto lui, aprendo la portiera e scivolando a terra con un balzo. Afferrò il trolley per la maniglia e, senza un’altra parola, lo fece volare nel cassone.
Oh!
Il botto risuonò nelle orecchie di Maggie come una granata.
Risistemandosi lo Stetson sulla testa, il cowboy girò intorno al pick-up e con un sorriso esagerato aprì la portiera del passeggero.
«Sali, sorella di Suzie, o vuoi che dia una mano anche a te?»
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Viviana Giorgi (Tutta colpa del vento (e di un cowboy dagli occhi verdi))