“
Ricorda, amico mio, che non è tanto importante quello che ti succede, ma come reagisci agli eventi.
”
”
Bruce Lee (Il Tao del Dragone: Verso la liberazione del corpo e dell'anima)
“
Da mio padre avevo imparato, molto tempo dopo avere smesso di seguirlo sui sentieri, che in certe vite esistono montagne a cui non è possibile tornare. Che nelle vite come la mia e la sua non si può tornare alla montagna che sta al centro di tutte le altre, e all'inizio della propria storia. E che non resta che vagare per le otto montagne per chi, come noi, sulla prima e più alta ha perso un amico.
”
”
Paolo Cognetti (Le otto montagne)
“
Infine (sì, di nuovo un'ultima volta) devo ringraziare quel rompiscatole del mio amico a quattro zampe, senza il quale non ci sarebbe questo libro. Sarebbe felice di sapere che il suo debito per tutti i materassi strappati, le pareti sventrate e gli oggetti di valore inghiottiti è stato adesso pienamente saldato.
”
”
John Grogan (Io & Marley)
“
«Perché dovresti voler essere mio amico?»
«Per lo stesso motivo per cui chiunque vuole essere amico di qualcuno», risponde. «Perché mi piaci.»
”
”
Kristin Harmel
“
Viandante,
amare è ritrovare la propria anima
traverso l'anima dell'amato.
Quando l'amato se ne stacca,
allora tu l'hai perduta.
È scritto: "Ho un amico,
ma il mio dolore non ha amici".
”
”
Edgar Lee Masters (Spoon River Anthology)
“
Amica mia. Amore mio. Mio respiro.
”
”
Petra March (Amico mio irresistibile)
“
Voglio tornare bambino, voglio annusare la Coccoina, voglio spalmarmi il Vinavil e poi togliermelo come se fosse una pellicina. Voglio usare i pennarelli per poi avere tutte le dita piene di piccole striscette colorate. Voglio rubare la merenda ai grandi. Voglio credere che il mio soldatino si sposti all'ultimo momento e schivi il proiettile. Voglio credere che l'astronauta è un lavoro che si può fare solo di notte, perché di giorno non ci sono le stelle per atterrare. Voglio credere che un mio amico è un mio amico per sempre, e non ti tradisce mai. Ma soprattutto voglio credere che Babbo Natale il carbone te lo porta solo se sei stato cattivo.
”
”
Fabio Volo (Esco a Fare Due Passi)
“
So bene che ciò non si confà all’immagine della mia persona che ho sempre descritto nei resoconti dei più brillanti casi del mio amico Sherlock Holmes. Ma la verità pura e semplice è che io ci sarei morto, su quelle labbra.
”
”
Cristina Bruni (Splendente come un diamante)
“
E poi, caro amico, questo mio desiderio di cambiare non è forse un'insofferenza interiore che mi perseguiterà ovunque io vada?
”
”
Johann Wolfgang von Goethe (The Sorrows of Young Werther)
“
Vivete, dunque, e siate felici, figli adorati del mio cuore, e non dimenticate mai che, sino al giorno in cui Dio si degnerà di svelare all’uomo l’avvenire, l’intera saggezza umana risiederà in queste due parole:
Attendere e sperare!
Il vostro amico
Edmond Dantès
Conte di Montecristo
”
”
Alexandre Dumas (The Count of Monte Cristo)
“
Il mio migliore amico è lo specchio perché quando piango lui non ride mai.
”
”
Jim Morrison
“
La sua voce profonda risuonava attraverso il mio intero essere. Risvegliava sentimenti e sensazioni lasciate in sospeso troppo a lungo.
”
”
Petra March (Amico mio irresistibile)
Petra March (Amico mio irresistibile)
“
«In questo nostro mondo non conta quel che si fa», disse amaramente il mio amico. «Importa più quel che si riesce a far credere alla gene di aver fatto. Ma lasciamo stare.»
”
”
Arthur Conan Doyle (A Study in Scarlet (Sherlock Holmes, #1))
“
«Non vedo niente», dissi restituendo il cappello al mio amico.
«Al contrario, Watson, lei vede tutto, ma non riflette su ciò che vede. Non ha il coraggio di trarne delle deduzioni».
”
”
Arthur Conan Doyle (The Adventures of Sherlock Holmes (Sherlock Holmes, #3))
“
Una sola offesa si deve completamente eliminare per conservare nell'amicizia l'utilità e la fiducia: infatti gli amici spesso si devono ammonire e rimproverare e questo deve essere accettato amichevolmente quando viene fatto con affetto. Ma, non so come, è vero quello che dice il mio amico nell'"Andria": "L'adulazione genera amici, la verità odio". Dannosa è la verità, se da lei nasce l'odio che è il veleno dell'amicizia, ma l'adulazione è molto più dannosa perché, essendo indulgente con gli errori, lascia che l'amico precipiti in rovina; grandissima è la colpa di chi disprezza la verità ed è spinto all'inganno dall'adulazione. [...] Non c'è più da sperare salvezza per chi abbia le orecchie tanto chiuse alla verità da non poter sentire il vero da un amico. [...] Ed è assurdo proprio questo, che quelli che vengono rimproverati non provano quel dispiacere che dovrebbero provare, ma provano proprio quello che non dovrebbero; infatti non si dolgono di aver sbagliato, sopportano di malanimo di essere rimproverati mentre sarebbe stato necessario il contrario, cioé addolorarsi delle colpe e godere della correzione.
”
”
Marcus Tullius Cicero (L'amicizia)
“
Ho provato molto seriamente a non pensare a lui. Ho sepolto il suo ricordo sotto i baci, le carezze e le voci di altri ragazzi ma ora tutto ciò che sento, provo e avverto sulla pelle è lui e il suo profumo di cannella.
”
”
Petra March (Amico mio irresistibile)
“
«Zeke forse ti ha chiesto una mano perché eri l’unico gay, ma credo si fidi di te. Altrimenti non saresti qui ora. Zeke ha scelto te, non un amico che conosce da quasi dieci anni. Io mi fido del giudizio di mio figlio, e di conseguenza mi fido di te. »
”
”
Susan Moretto (Principessina)
“
Giulietta - E così te ne vai, amore mio, mio signore, mio sposo, mio amico, mio tutto! Voglio avere tue notizie ogni giorno dell'ora, sì, dell'ora, ci sono molti giorni in un minuto... Ahimè, a contare il tempo in questo modo, chi sa quanti anni avrò prima di rivedere il mio Romeo!
”
”
William Shakespeare (Romeo e Giulietta)
“
«Voi chi pensate che io sia?».
In quel momento, ebbi la chiara impressione che se avessi detto che per me era un amico, lo sarebbe stato per sempre. Se avessi detto che era un gran lavoratore… lo sarebbe stato per sempre. Non so perché lo pensassi, ma il suo viso mi parve come una pagina bianca pronta per essere riempita, priva dell’angoscia o della follia da cui era tormentato negli ultimi tempi.
Un mio amico.
Il mio cuore sussurrò quella parola.
Il Messia.
Il mio passato, i miei piani ne avevano bisogno.
Era così diverso, così imprevedibile, che spesso nessuno di noi sapeva cosa dire.
Poi mi resi conto di aver paura. Il cuore mi batteva come un randello nelle orecchie. Avevo paura: temevo che qualunque cosa avessi detto, egli avrebbe potuto rispondere che non era vera.
Che non era il Messia.
Che non mi amava.
O peggio, temevo che gli avrei creduto
”
”
Tosca Lee (L'uomo che tradì Gesù)
“
La sofferenza è insita nella natura umana; ma non soffriamo mai, o almeno molto di rado, senza nutrire la speranza della guarigione; e la speranza è un piacere. Se talvolta l'uomo soffre senza speranza di guarire, la sicurezza matematica che l'esistenza finirà deve essere un piacere; perchè, nella peggiore delle ipotesi, la morte sarà un sonno pesante, durante il quale saremo consolati da sogni felici, oppure la perdita della conoscenza; ma quando godiamo, la riflessione che il nostro godimento sarà seguito dalla sofferenza non viene mai a turbarci. Il piacere, quindi, mentre ce lo procuriamo, è sempre puro; il dolore è sempre temperato.
[...]
L'uomo saggio, credetemi, non potrà mai essere completamente infelice; sono propenso a credere al mio amico Orazio, il quale afferma che il saggio è sempre felice: nisi quum pituita molesta est. Ma qual è il mortale che ha sempre il catarro?
”
”
Giacomo Casanova (Memorie scritte da lui medesimo)
“
Il Buddha m’ha derubato, pensava Siddhartha, m’ha derubato, eppure è ben più prezioso ciò che egli mi ha donato. M’ha derubato del mio amico, di colui che credeva in me e che ora crede in lui, che era la mia ombra e che ora è l’ombra di Gotama. Ma mi ha donato Siddhartha, mi ha fatto dono di me stesso.
”
”
Hermann Hesse (Siddhartha)
“
«Benvenuto nel Cimitero dei Libri Dimenticati, Daniel.
...
«Questo luogo è un mistero, Daniel, un santuario. Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un'anima, l'anima di chi lo ha scritto e di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie a esso. Ogni volta che un libro cambia proprietario, ogni volta che un nuovo sguardo ne sfiora le pagine, il suo spirito acquista forza. Molti anni fa, quando mio padre mi portò qui per la prima volta, questo luogo era già vecchio, quasi come la città. Nessuno sa con certezza da quanto tempo esista o chi l'abbia creato. Ti posso solo ripetere quello che mi disse mio padre: quando una biblioteca scompare, quando una libreria chiude i battenti, quando un libro viene cancellato dall'oblio, noi, i custodi di questo luogo, facciamo in modo che arrivi qui. E qui i libri che più nessuno ricorda, i libri perduti nel tempo, vivono per sempre, in attesa del giorno in cui potranno tornare nelle mani di un nuovo lettore, di un nuovo spirito. Noi li vendiamo e li compriamo, ma in realtà i libri non ci appartengono mai. Ognuno di questi libri è stato il miglior amico di qualcuno. Adesso hanno soltanto noi, Daniel. Pensi di poter mantenere il segreto?»
”
”
Carlos Ruiz Zafón
“
«Piccolo Sinclair, sta’ attento. Io dovrò andarmene. Un giorno avrai forse bisogno di me, di nuovo contro Kromer o altro. Se mi chiamerai, non verrò più così volgarmente a cavallo o col treno. Allora dovrai ascoltare te stesso, e ti accorgerai che dentro ci sarò io. »
...
La medicazione fu dolorosa. Tutto ciò che mi avvenne dopo quel giorno fu doloroso. Ma talvolta, quando trovo la chiave mi sprofondo dentro di me, dove le visioni del destino dormono nello specchio buio, basta che mi chini sopra questo specchio per vedere la mia propria immagine che è in tutto uguale a lui, a lui, mio amico e guida.
Demian, Hermann Hesse
”
”
Hermann Hesse (Demian)
“
«Tu sei il mio migliore amico, Ed».
«Lo so.»
Si può uccidere un uomo con una frase come questa.
”
”
Markus Zusak (I Am the Messenger)
“
Come un raggio di luce che sbuca impertinente tra nuvole bige di un celo autunnale, un'idea si fece largo tra i miei pensieri, un'illuminazione: Sèbastien era sempre stato gentile con me, perché preso da me e non perché volesse essere il mio migliore amico. Ora capivo il decadere di ogni sua relazione e il perché rimanessero un mistero. Dio, ero stata così cieca e ingenua.
”
”
Ornella Calcagnile (Fil Rouge)
“
Siamo tutti foglie, amico mio. La nostra vita paragonata a quella delle montagne e a quella del mare è niente, qualche battito del cuore e via. Niente di ciò che noi costruiamo dura in eterno.
”
”
David Gemmell (Midnight Falcon (The Rigante, #2))
“
« Palermo, 25 giunio 1860. » Si lasci liberalmente passare in Sicilia l’illustro uomo ed intimo amico mio Alessandro Dumas. Anzi saro ben riconoscente à qualunque gentilezza à lui compartira. » GARIBALDI »
”
”
Alexandre Dumas (Alexandre Dumas - Oeuvres Complètes Illustrées - Partie II : Voyages, Histoire, Théâtre, Causeries, Divers lci-5 (Version Illustrée Standard 90Mo) (French Edition))
“
C'e' un desiderio che non sono mai riuscito a soddisfare, e l'assenza che deriva mi appare come il peggiore dei mali. Non ho un amico, Margaret: quando esultero' nell'entusiasmo del mio successo, nessuno partecipera' alla mia gioia; se saro' assalito dalla delusione, nessuno cerchera' di risollevarmi dall'abbattimento. Consegnero' i miei pensieri alla carta, questo si'; ma per comunicare i sentimenti e' un mezzo insufficiente.
”
”
Mary Wollstonecraft Shelley (Frankenstein)
“
Sotto le nuvole bianche, cade la neve.
Non si vedono né le nuvole, né la neve.
Né il gelo, né lo splendore candido della terra.
Un omino solo scivola sopra i suoi sci e va.
La neve cade.
Cade fino a che l’omino scompare tornando nella sua opacità.
Il mio amico Serge, un amico di tanti e tanti anni, ha comprato un quadro.
E’ una tela di circa un metro e sessanta per uno e venti.
Raffigura un uomo che attraversa lo spazio
e poi scompare.
”
”
Yasmina Reza ('Art')
“
Tu saresti capace di usarmi per poi buttarmi via come un sacchetto di carta, se dovesse essere necessario. Dio ti ha fregato, amico mio. Tu sei abbastanza onesto da soffrirne, se dovessi farlo, e contemporaneamente abbastanza spietato da farlo lo stesso.
”
”
Stephen King (The Drawing of the Three (The Dark Tower, #2))
“
Kirk entrò in cucina, con un grosso sorriso stampato sul volto. “Si dice che ci siano dei brownie qui. È la verità o Heller mi stava prendendo in giro?”
Non dissi niente e mi limitai a tirar fuori la teglia dal forno.
“Madre di Dio, vuoi essere il mio migliore amico?” chiese Kirk con enfasi, sporgendosi sul bancone.
“Remi sarà a pezzi,” aggiunse Tal unendosi a noi. “Poverino. L’hai abbandonato per dei dolci al forno. Ciao, Lawson.”
“Ciao, Tal. Mi fa piacere che siate riusciti a venire. E se Kirk è così volubile, magari è meglio che Remi lo venga a sapere subito.
”
”
M.A. Church (Behind the Eight Ball (Fur, Fangs, and Felines #2))
“
Mi piaceva parlare con lui e ascoltare le sue opinioni sugli argomenti più disparati. A volte eravamo d’accordo, altre volte no, e questo andava bene, perché nessuno dei due voleva cambiare l’altro. Stavamo bene insieme ed eravamo in grado di risolvere i problemi che ci si presentavano.
Era mio amico.
Adesso doveva diventare anche il mio amante. Ero pronto a fare quel passo, ma tra noi il sesso non avrebbe significato solo scopare. Oh, non avevo dubbi che sarebbe stato fenomenale, sconvolgente e assolutamente indecente, ma ci sarebbero stati di mezzo anche morsi e sangue. Mi sarei unito per il resto della vita a un non-umano, e quella vita sarebbe cambiata. Io stesso sarei cambiato. Letteralmente. Il mio DNA si sarebbe modificato e non sarei più stato umano. Roba importante.
Il punto era che io non volevo nessun altro, e neanche lui. Heller era perfetto per me. Provavo dei sentimenti per lui e intendevo vedere dove mi avrebbero portato. Cosa sarebbero diventati. Ero abbastanza certo che avrei potuto innamorarmi di lui. Anzi, ero già quasi innamorato. Lo volevo, e lui voleva me.
Quindi ora dovevo diventare il suo compagno.
”
”
M.A. Church (Behind the Eight Ball (Fur, Fangs, and Felines #2))
“
Poiché abiterò su una stella, e lassù riderò, quando guarderai il cielo la notte, per te sarà come se tutte le stelle ridessero. Avrai, tu, delle stelle capaci di ridere!".
E rise ancora.
"E quando ti sarai consolato (ci si consola sempre), sarai contento di avermi conosciuto. Sarai sempre mio amico. Avrai voglia di ridere con me. E a volte aprirai la finestra, così, per il piacere... E i tuoi amici si stupiranno di vederti ridere guardando il cielo. Allora spiegherai: "Sì, le stelle mi fanno sempre ridere!". E ti crederanno pazzo. Ti avrò fatto un brutto scherzo...".
”
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Antoine de Saint-Exupéry (The Little Prince)
“
Un giorno un nazista ricevette l'incarico di piazzarsi fuori dalla porta dello studio di mio padre con un cartello su cui era scritto: "Tedeschi, attenti. Evitate gli ebrei. Chiunque avrà a che fare con un ebreo sarà rovinato." Mio padre, allora, indossò l'uniforme da ufficiale, vi appuntò tutte le sue decorazioni, tra cui la Croce di Ferro di prima classe, e andò a mettersi di fianco al nazista. Questi aveva l'aria sempre più imbarazzata, mentre, pian piano si radunava attorno a loro una piccola folla. All'inizio la gente rimase in silenzio, ma, man mano che il numero dei presenti cresceva, cominciarono a udirsi dei borbottii che si trasformarono ben presto in grida di scherno. L'ostilità era diretta al nazista tanto che questi, poco dopo, pensò bene di andarsene, Non tornò più, né fu sostituito. Trascorsi alcuni giorni, mentre mia madre dormiva, papà aprì il gas.
”
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Fred Uhlman (L'amico ritrovato)
“
«Non so in che anno pensa di vivere, ma per il resto del mondo è il 2017» disse Cash. «Quello che sta facendo è illegale e se non cambia atteggiamento chiamerò la polizia e racconterò quello che sta succedendo.»
«E puoi dir loro che li saluta Johnny della stazione di servizio» disse l’uomo. «Vedi, io e i poliziotti abbiamo vedute simili. Se non vuoi finire in prigione per una settimana, io chiuderei quella boccaccia che ti ritrovi. Non so chi diavolo ti credi di essere, ragazzino, ma nessuno viene nella nostra città e pretende di insegnarci come vivere.»
Cash lanciò un’occhiata al giornale che l’uomo stava leggendo. Come un segno del destino, vide una foto di se stesso accanto al titolo principale, che recitava: Cash Carter, la mina vagante: attore sviene durante un concerto.
«In realtà sa benissimo chi sono» disse l’attore indicando l’articolo. «Sono la mina vagante di cui stava leggendo poco fa. Avrebbero potuto stampare una foto migliore, ma almeno ne hanno scelta una recente.»
Il vecchio alternò lo sguardo tra Cash e il giornale, come fosse qualche sorta di trucco di magia.
«Dato che ora ci conosciamo un po’ meglio, apri bene le tue orecchie del cazzo, Johnny» disse Cash. «Puoi anche essere amico della polizia locale, ma io sono amico della polizia di tutto il mondo: si chiamano fangirl, e ce ne sono quasi trenta milioni che seguono ogni mia mossa. Adesso chiedi scusa al mio amico e gli dai la chiave del bagno, perché se non lo fai racconterò a tutte le fangirl il trattamento che abbiamo ricevuto oggi e le scatenerò contro il tuo negozio come uno sciame di locuste! Ti tormenteranno, ti umilieranno e inseguiranno il tuo culo rugoso e razzista fino in capo al mondo, fino al giorno in cui la tua miserabile esistenza deciderà di giungere al termine! Sono stato abbastanza chiaro?»
”
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Chris Colfer (Stranger Than Fanfiction)
“
«Oliver era Oliver» dissi, come se questo riassumesse tutto. «Parce que c’était lui, parce que c’était moi» aggiunse mio padre, citando la spiegazione onnicomprensiva data da Montaigne della sua amicizia con Etienne de la Boétie. Io, invece, stavo pensando alle parole di Emily Brontë: perché «lui è me più di me stessa» […] alla fine capivamo entrambi che lui era più me di quanto non fossi mai stato io, perché tanti anni prima, quando a letto lui diventava me e io diventavo lui, Oliver era e sarebbe rimasto per sempre, anche molto dopo che ogni strada imboccata nella vita ci aveva cambiato, mio fratello, mio amico, mio padre, mio figlio, mio marito, il mio amante, me stesso.
”
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André Aciman (Call Me By Your Name (Call Me By Your Name, #1))
“
La nostra nevrosi, amico mio, è un prodotto del nostro modo di vivere un po' troppo artistico; ma è anche
una fatale eredità, che la civiltà rende di generazione in generazione sempre più onerosa. Se vogliamo diagnosticare lo stato del nostro temperamento dobbiamo annoverarci fra quelli che soffrono di una
nevrosi la cui origine è già molto lontana.
”
”
Vincent van Gogh (Dear Theo)
“
Se volete salire in alto, adoperate le vostre gambe! Non fatevi portare in alto, non vi mettete a sedere su schiene e teste altrui! Invece tu sei salito a cavallo? E cavalchi ora di gran carriera verso la tua meta elevata? Ebbene, amico mio, anche il tuo piede zoppo va a cavallo con te! Quando sarai giunto alla meta, quando balzerai giù da cavallo: proprio sulla tua vetta, o uomo superiore, inciamperai!
”
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Friedrich Nietzsche (Così parlò Zarathustra (Italian Edition))
“
Sarà per via dell'Antrios, sarà stato l'acquisto dell'Antrios?... No... Il male viene da molto più lontano... Viene dal giorno in cui hai usato, senza un briciolo di ironia, il termine decostruzione, riferendoti a un oggetto d'arte. E non è stato il termine decostruzione a irritarmi, ma la gravità con cui l'hai pronunciato. Lo hai detto, amico mio, con solennità, con convinzione, senza la minima ironia: decostruzione.
”
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Yasmina Reza ('Art')
“
«Eri il mio migliore amico,» mormorò Mason quando mancavano solo due piani all’arrivo dell’ascensore. «Eri il mio migliore amico e io ti ho trattato come una merda. E anche tu l’hai fatto. Perché non sei venuto da me quando l’hai capito? Quando hai pensato di essere gay? Ti sei rivolto a uno che quasi non conoscevi, un tizio a cui fino a qualche giorno prima a malapena rivolgevi la parola. Hai confidato a Gabe i tuoi segreti e non hai detto nulla a me! Ci conosciamo da dieci anni.»
Zeke si sentì a disagio, perché quello che aveva detto Mason era completamente sbagliato e al tempo stesso completamente vero: Zeke per primo aveva tradito la loro amicizia. Non era andato da lui a confidarsi, aveva cercato supporto altrove. Avrebbe potuto incolpare la paura di non essere accettato, ma il vero problema era che non aveva avuto fiducia nella loro amicizia
”
”
Susan Moretto (Principessina)
“
Non ho intenzione di andare nel panico. No. Andrà tutto bene. Assolutamente alla grande. Una visita veloce. Super
informale. E pazienza se i miei genitori sanno un po’ troppe cose su Ben. Pazienza se riescono a malapena a controllarsi con i miei amici, figuriamoci con un ragazzo. Non che Ben sia il mio ragazzo. Posso solo immaginare che cosa succederebbe se lo presentassi così.
Io: Vi presento Ben, il mio ragazzo!
Genitori: (Inondandoci con una pioggia di preservativi) CIAO BEN, RAGAZZO DI ARTHUR!
Ben: (Si lancia verso il sole.)
Ma... okay. Se lui non è il mio ragazzo, come lo presento? Come un mio amico? Come un pretendente? Come il tipo con cui sogno di fare sesso per il 99 percento delle mie ore di veglia? E sì, vale in entrambi i sensi: passo il 99 per cento delle mie ore di veglia sognando di passare il 99 per cento delle mie ore di veglia a fare sesso con Ben.
”
”
Becky Albertalli (What If It's Us (What If It's Us, #1))
“
Ma ancora non sono dove vorrei essere,” disse. “Sono ancora – come dire? – sono ancora spaventato.”
“Notizia dell'ultim'ora, scemo. Tutti abbiamo paura. Devi fartene una ragione e andare avanti.” Baciò Zach con gentilezza. “Impara ad accettare ciò che puoi e ciò che non puoi fare. Come già stai facendo.”
“Non so come farò a Boston, senza di te,” disse Zach.
David sbuffò. “Te la caverai benissimo. Abbiamo un intero anno di tempo per lavorare sulla tua autostima. Diamine, ragazzi molto più giovani di te vanno al college tutti da soli; ragazzi con le loro inibizioni e i loro problemi. Sarai in buona compagnia. Pensi che io fossi perfettamente a mio agio quando andai all'UCLA? Diavolo, no.”
“No?”
“No. Perché era passato appena un anno da quando avevo perso il mio migliore amico, e l'amore della mia vita.” Batté la fronte contro quella di Zach. “Tu non avrai questo problema, perché sai che non mi perderai mai. Io ci sarò.”
“Insieme per sempre?”
“Insieme per sempre,” gli fece eco David. Tirò Zach a sé e appoggiò la testa sulla sua spalla
”
”
Rowan Speedwell (Finding Zach (Finding Zach, #1))
“
Ma se giudichi amico qualcuno di cui non ti fidi come di te stesso, sbagli tremendamente e non hai l'esatta nozione del valore di un'amicizia autentica. Prendi pure ogni tua decisione insieme con l'amico, ma prima decidi sui tuoi rapporti con lui: una volta sorta l'amicizia, bisogna avere fiducia, e, prima di stringerla, è necessaria una valutazione precisa. Confondono i doveri dell'amicizia, invertendo i termini, quelli che contro gli insegnamenti di Teofrasto giudicano dopo avere manifestato il proprio affetto, e cessano di dimostrarlo dopo aver giudicato. Rifletti a lungo, se devi accogliere qualcuno nella tua amicizia. Quando avrai deciso in tal senso, accettalo di tutto cuore, parla con lui francamente come a te stesso. Osserva dunque la seguente regola di vita: non ci sia alcuna cosa che confidi a te stesso, la quale tu non possa confidare persino al tuo nemico; ma poiché si producono circostanze che è consuetudine tenere segrete, rendi partecipe di ogni tua preoccupazione, di tutti i tuoi pensieri chi ti è amico. Credendo nella sua fedeltà, lo renderai fedele. Certuni, infatti, hanno insegnato le vie dell'inganno, temendo di essere ingannati; altri hanno avvalorato, con i loro sospetti, il diritto di compor tarsi in modo negativo. Perché mai dovrei trattenere qualche parola in presenza del mio amico?
”
”
Seneca (Letters from a Stoic (Complete) (Deluxe Library Edition))
“
Invecchieremo negli anni, per la vita burrascosa,
e ci arresteremo dinanzi al desiderio;
ciò non vuol dire che saremo <>
- Dio ci salvi! - non ostenteremo
<>.
No, saremo più contenti di restare quieti
a colloquiare in silenzio;
tutto sarà ricordo
ameremo ancora libri e quadri
che agli altri appaiono senza valore.
Certamente, invecchieremo, in un tempo lontano.
Adesso e per molto ancora, varrà la pena
adirarci, amarci, scontrarci, litigare,
per gli altri siamo oggetto di discussione,
sconforto per i nostri cari.
In tutto ciò un mio pensiero ricorre,
non senza tenerezza per me stesso:
invecchieremo.
A meno che una furibonda chimera
non ci mandi al diavolo prima del tempo.
1922, A Miloš Crnjanski - amico di gioventù di Andrić (Poesie Scelte)
”
”
Ivo Andrić
“
«Sei Jude St Francis. Sei il mio amico più caro, l’amico di una vita intera. Sei il figlio di Harold Stein e di Julia Altman. Sei l’amico di Malcolm Irvine, di Jean-Baptiste Marion, di Richard Goldfarb, di Andy Contractor […]. Sei un ottimo nuotatore. Sai cucinare. Adori leggere. Hai una voce bellissima, anche se non canti più. Sei un pianista eccellente. Collezioni opere d’arte. Mi scrivi messaggi bellissimi, quando sono fuori per lavoro. Sei paziente. Sei generoso. Sei il miglior ascoltatore che io conosca. Sei la persona più intelligente che io conosca, e la più coraggiosa, da tutti i punti di vista. Sei un avvocato. Dirigi l’ufficio contenzioso allo studio legale Rosen, Pritchard e Klein. Ami il tuo lavoro, e non ti risparmi di certo. […] Sei stato trattato in un modo orribile. Ma ne sei uscito, e sei sempre rimasto te stesso».
Willem continua, all’infinito, finché la sua cantilena non riconduce Jude dentro se stesso: durante la giornata successiva – e a volte anche molti giorni dopo – gli tornano in mente frammenti di ciò che Willem ha detto, e se li tiene stretti, grato per le parole che ha usato e anche per quelle che ha evitato di usare, e per i tanti modi in cui non lo ha voluto definire.
Ma di notte è troppo terrorizzato e sperduto per poter fare affidamento su quei ricordi. La sensazione di panico che prova è troppo reale e travolgente. «E tu, chi sei?» chiede a quell’uomo che lo tiene stretto descrivendogli una persona che Jude non è in grado di riconoscere, una persona che sembra abbia tutto e sia invidiata e amata dal mondo intero. «Chi sei, tu?».
Ma l’uomo ha una risposta pronta anche per questa domanda. «Sono Willem Ragnarsson» dice. «E non ti lascerò andare, mai».
”
”
Hanya Yanagihara (A Little Life)
“
Per un minuto, rimaniamo a guardarci, e giuro che l’aria si fa più densa. Io e Ben non ci siamo più trovati nello stesso Stato da quando ci siamo separati quell’estate. Ma il mio cuore, il cervello e i polmoni non se lo ricordano mai.
La verità è che non so come fare. Ho passato un sacco di tempo a cercare su Google: “Come spegnere un sentimento. Come riuscire ad amarlo platonicamente”.
Quando Ben finalmente parla, la sua voce è bassa e dolce. «Noi resistiamo ancora.»
«Cosa?» Lo guardo stranito. Sono seduto nel corridoio di un dormitorio studentesco, appoggiato a un muro. Lui è seduto su un letto.
«Voglio dire, noi siamo ancora qui. Siamo ancora noi. Tu sei ancora nella mia vita.»
«Giusta osservazione.»
Ed è vero. Amo il suo sorriso. Amo la sua voce, amo il suo volto, amo che lui viva nel mio telefono, anche adesso. Amo essere suo amico, il suo migliore amico.
Il mio migliore amico, Ben.
Forse è questo che voleva l’universo. Forse è questo che siamo noi.
”
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Becky Albertalli (What If It's Us (What If It's Us, #1))
“
Dove non era riuscito a suo tempo mio padre, riuscì ora il tormento d’amore. Mi dedicai all’arte del bere. Per la mia vita e la mia indole questo avvenimento fu senza dubbio il più importante di tutti quelli narrati finora. Il Dio forte e dolce mi divenne fedele amico e lo è ancora oggi. Chi altrettanto potente? Chi ugualmente bello, fantastico, entusiasta, lieto e malinconico? E’ eroe e mago, seduttore e fratello d’amore. Può l’impossibile; riempe i miseri cuori umani di stuèpendi, bizzarri poemi. Ha trasformato me, eremita e contadino, in re, poeta e saggio. Carica di nuovi destini navi di esistenze divenute ormai vuote e risospinge naufraghi nell’impetuosa corrente della grande vita. Così è il vino. E’ simile a tutti i doni preziosi, a tutte le cose artistiche. Vuole essere amato, ricercato, compreso e conquistato a fatica. Non molti vi riescono, migliaia ne vengono annientati. Li fa invecchiare, li uccide o spegne in loro la fiamma dello spirito. Egli invita invece i suoi prediletti a delle feste e costruisce loro ponti iridescenti verso isole felici. Pone loro, quando sono stanchi, un guanciale sotto il capo e li circonda, quando cadono preda della malinconia, in un abbraccio dolce ed affettuoso, come un amico o una madre consolatrice. Trasforma la nostra esistenza disordinata in un grande mito e suona su un’arpa imponente l’inno della creazione. A volte è un bambino, con lunghi riccioli di seta, le spalle esili e le membra delicate. Si stringe al tuo cuore e allunga il visetto smunto in cerca del tuo, osservandoti stupito e fuori dalla realtà con quei suoi cari occhi spalancati, nelle cui profondità ondeggia umido e luminoso un ricordo del paradiso terrestre e della mai dimenticata discendenza divina, simile a una sorgente sgorgata nella foresta.
Questa è la storia della mia gioventù. Se ci ripenso, mi sembra che sia stata breve come una notte d'estate.
E perché il Dio incomprensibile mi aveva insinuato nel cuore quel bruciante desiderio d'amore, quando la vita mi aveva già destinato ad essere solitario e poco amato?
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Hermann Hesse
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Mio padre suonava il violino, mia madre il qin. Ho scelto il primo, ma avrei potuto studiare tutti e due. A volte me ne sono pentito, perchè ci sono melodie cinesi che non posso suonare con il violino e che mia madre sarebbe stata felice che conoscessi. Mi raccontava la storia di Yu Boya, che era un grande suonatore di Qin. Aveva un amico del cuore, un taglialegna di nome Zhong Ziqi, e suonava per lui. Dicono che quando Yu Boya suonava una canzone ispirata all'acqua, il suo amico capiva subito che stava descrivendo torrenti impetuosi, e quando suonava qualcosa sulle montagne, Ziqi ne vedeva le cime. E Yu Boya diceva: ''È perchè capisci la mia musica.'' Jem abbassò lo sguardo sulla propria mano, leggermente serrata sul ginocchio. ''La gente usa ancora l'espressione ''zhi yin'' per dire ''amici intimi'', ma il suo significato letterale è ''capire la musica''.'' Allungò la mano e prese quella di Tessa. ''Quando suonavo, hai visto ciò che vedevo io. Hai capito la mia musica.''
''Io non so niente di musica, Jem. Non distinguo una sonata da una partita...''
''No... non è quella la musica che intendo. Io intendo...'' Fece un verso sconfortato, le prese la mano, se la portò al petto e la spinse contro il cuore. Il battito regolare martellò contro il palmo della ragazza. ''Ogni cuore ha la sua melodia. Tu conosci la mia.
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Cassandra Clare (Clockwork Princess (The Infernal Devices, #3))
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«Adesso siamo amici, giusto?»
«Giusto», dissi raggiante. Il mio primo amico! Certo, era un tecnico dei computer uscito male, con una serie di abitudini sociali deplorevoli, ma pur sempre... amici! Di sicuro mi ci era voluto molto, ma molto tempo per conquistarne uno: ero ben consapevole che di solito le persone della mia età avevano almeno uno o due amici. Non avevo tentato di evitarli, ma nemmeno ero andata a cercarmeli, solo che era sempre stato molto difficile conoscere gente con una mentalità affine alla mia. Dopo l’incendio non ero mai riuscita a trovare nessuno di adatto agli spazi che si erano creati dentro di me. Non posso lamentarmi, era stata interamente colpa mia, in fin dei conti. E comunque, durante la mia infanzia, avevo girato talmente tanto che era difficile restare in contatto con gli altri, anche se avessi voluto. Così tanti collocamenti in affido, tutte quelle nuove scuole... All’università mi ero innamorata dei classici, dedicandomi felicemente al mio lavoro. Perdere qualche serata all’Unione studentesca per ottenere il massimo dei voti ed elogi generosi da parte dei miei docenti mi era sembrato uno scambio equo. E, naturalmente, per qualche anno c’era stato Declan. Non gli piaceva che socializzassi senza di lui. O, se era per quello, con lui.
Dopo la laurea avevo cominciato subito a lavorare nell’agenzia di Bob e Dio solo sa che lì dentro non c’era nessuno con la mia stessa mentalità. Una volta che ci si abitua a stare da soli, diventa normale. Certamente lo era diventato per me.
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Gail Honeyman (Eleanor Oliphant Is Completely Fine)
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Narciso gli disse: "Sono così contento che tu sia ritornato! Mi sei mancato tanto, ho pensato a te ogni giorno e spesso avevo paura che tu non volessi ritornare più."
Boccadoro scosse la testa: "Via, la perdita non sarebbe stata grande".
Narciso, a cui bruciava il cuore di dolore e di affetto, si chinò lentamente verso di lui e fece quello che in tanti anni della loro amicizia non aveva mai fatto, sfiorò con le sue labbra i capelli e la fronte di Boccadoro. Questi s'accorse di ciò che accadeva, prima con stupore, poi con commozione.
"Boccadoro", gli sussurrò l'amico all'orecchio, "perdonami di non avertelo saputo dire prima. Avrei dovuto dirtelo allora, quando venni a cercarti nella tua prigione, nella residenza del vescovo, o quando vidi le tue prime figure, o qualche altra volta. Lascia che te lo dica oggi quanto ti voglio bene, quanto tu sei sempre per me, come hai arricchito la mia vita. Per te non avrà molta importanza. Tu sei abituato all'amore, esso non è nulla di strano per te, sei stato amato e viziato da tante donne. Per me è un'altra cosa. La mia vita è stata povera d'amore, mi è mancato il meglio. Il nostro abate Daniele mi diceva un giorno ch'io gli sembravo orgoglioso: forse aveva ragione. Io non sono ingiusto verso gli uomini, mi sforzo di essere giusto e paziente con loro, ma non gli ho mai amati. Di due eruditi che ci siano nel convento, il più erudito mi è più caro; a un debole scienziato non ho mai potuto voler bene, passando sopra alla sua debolezza. Se tuttavia so cos'è l'amore, è per merito tuo. Te ho potuto amare, te solo fra gli uomini. Tu non puoi misurare ciò che significhi. Significa la sorgente in un deserto, l'albero fiorito in un terreno selvaggio. A te solo debbo che il mio cuore non sia inaridito, che sia rimasto in me un punto accessibile alla grazia.
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Hermann Hesse (Narcissus and Goldmund)
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Sì, ero stupida. I canali dei sensi si erano chiusi, non vi scorreva più il flusso della vita chissà da quando. Che errore era stato chiudere il significato della mia esistenza nei riti che Mario mi offriva con prudente trasporto coniugale. Che errore era stato affidare il senso di me alle sue gratificazioni, ai suoi entusiasmi, al percorso sempre più fruttuoso della sua vita. Che errore, soprattutto, era stato credere di non poter vivere senza di lui, quando da tempo non ero affatto certa che con lui fossi viva. Dov'era la sua pelle sotto le dita, per esempio, dove il calore della bocca. Se mi fossi interrogata a fondo - e avevo sempre evitato di farlo - avrei dovuto ammettere che il mio corpo, negli ultimi anni, era stato davvero ricettivo, davvero accogliente, solo in occasioni oscure, pure eventualità: il piacere di vedere e rivedere una conoscenza occasionale che mi aveva prestato attenzione, aveva lodato la mia intelligenza, il talento, mi aveva sfiorato una mano con ammirazione; un sussulto di gioia improvvisa per un incontro inatteso per strada, un compagno di lavoro di altri tempi; le schermaglie verbali, o i silenzi, con un amico di Mario che mi aveva fatto capire che avrebbe voluto essere soprattutto amico mio; il compiacimento per certe attenzioni di ambiguo segno che mi venivano rivolte in tante occasioni, forse sì forse no, più sì che no se solo avessi voluto, se avessi fatto un numero di telefono con una scusa giusta al momento giusto, accade non accade, il batticuore degli eventi dagli sbocchi imprevedibili.
Forse di lì sarei dovuta partire, quando Mario mi aveva detto che voleva lasciarmi. Avrei dovuto muovere dal fatto che la figura accattivante di un uomo quasi estraneo, un uomo del caso, un "forse" tutto da sbrogliare ma gratificante, era capace di dar senso, mettiamo, a un odore fugace di benzina, al tronco grigio di un platano di città, e fissare per sempre in quel luogo fortuito di incontro un sentimento intenso di letizia, un'attesa; mentre niente, niente di Mario possedeva più lo stesso movimento terremotizio, e ogni gesto aveva solo il potere di essere collocato sempre al posto giusto, nella stessa rete sicura, senza scarti, senza dismisure. Se fossi partita da lì, da quelle mie emozioni segrete, forse avrei capito meglio perché lui se ne era andato e perché io, che al disordine occasionale del sangue avevo sempre opposto la stabilità del nostro ordine di affetti, ora provavo così violentemente il rammarico della perdita, un dolore intollerabile, l'ansia di precipitare fuori dalla tessitura di certezze e dover reimparare la vita senza la sicurezza di saperlo fare.
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Elena Ferrante (The Days of Abandonment)
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«Emigrai», proseguì, «e non rimpiangevo nulla di quello che mi ero lasciato dietro. Fino a quando vi ero rimasto, avevo servito la Russia per quanto era nelle mie forze; dopo averla lasciata continuavo egualmente a servirla, soltanto per il fatto che avevo ampliato la mia idea. Ma, servendola in questo modo, la servivo assai più che se fossi stato soltanto un russo, analogamente a come il francese era allora soltanto un francese e il tedesco un tedesco. In Europa questo ancora non lo capiscono. L'Europa ha creato i nobili tipi del francese, dell'inglese, del tedesco, ma del suo uomo futuro essa non sa ancora quasi nulla. E, a quanto sembra, per adesso non vuole saperne nulla. E si capisce: essi non sono liberi, mentre noi siamo liberi. Soltanto io in Europa, con la mia malinconia russa, ero libero. «Prendi nota, amico mio, di una stranezza: ogni francese può servire non soltanto la sua Francia, ma anche l'umanità, alla sola condizione di rimanere soprattutto un francese; lo stesso l'inglese e il tedesco. Il russo soltanto, anche nel nostro tempo, cioè assai prima che sia stata tirata la somma generale, è stato già dotato della capacità di diventare maggiormente russo precisamente solo quando egli è più europeo. È appunto questa la caratteristica che più essenzialmente ci distingue da tutti gli altri e da nessun'altra parte al mondo, a questo riguardo, le cose stanno come da noi. Io, in Francia, sono un francese, con un tedesco sono un tedesco, con un greco antico sono un greco e con ciò stesso sono al più alto grado russo. Con ciò stesso sono un autentico russo e servo maggiormente la Russia, perché ne propugno il pensiero principale. Io sono il pioniere di questo pensiero. Allora ero emigrato, ma avevo forse abbandonato la Russia? No, continuavo a servirla. Mettiamo pure che in Europa io non facessi nulla, mettiamo pure che mi recassi laggiù, soltanto per vagabondare (e io sapevo che mi recavo laggiù soltanto per vagabondare), ma era sufficiente anche il fatto che mi recavo laggiù, con il mio pensiero e la mia coscienza. Avevo portato laggiù la mia malinconia russa. Oh, non era soltanto il sangue di allora a spaventarmi, e nemmeno le Tuileries, ma tutto quello che doveva seguire. È destino che essi si battano ancora a lungo perché essi sono ancora troppo tedeschi e troppo francesi e non hanno ancora portato a termine il loro compito in questi ruoli. E mi addolorano le distruzioni che avverranno per tutto questo tempo. Al russo l'Europa è altrettanto cara della Russia: gli è cara ogni pietra di essa. L'Europa è la nostra patria altrettanto che la Russia. Oh, di più! Non si può amare la Russia più di quanto la ami io, ma non mi sono mai rimproverato per il fatto che Venezia, Roma, Parigi, i tesori delle loro scienze e delle loro arti, mi sono più cari della Russia. Oh, ai russi sono care queste vecchie pietre straniere, questi miracoli del vecchio mondo del Creatore, queste schegge di sacri miracoli; e ciò ci è addirittura più caro che a loro stessi!
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Fyodor Dostoevsky (The Adolescent (Vintage Classics))
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Variante. Tu sei un autore, non sai ancora quanto grande, colei che amavi ti ha tradito, la vita per te non ha più senso e un giorno, per dimenticare, fai un viaggio sul Titanic e naufraghi nei mari del sud, ti raccoglie (unico superstite) una piroga di indigeni e passi lunghi anni ignorato da tutti, su di un'isola abitata solo da papuasi, con le ragazze che ti cantano canzoni di intenso languore, agitando i seni appena coperti dalla collana di fiori di pua. Cominci ad abituarti, ti chiamano Jim, come fanno coi bianchi, una ragazza dalla pelle ambrata ti si introduce una sera nella capanna e ti dice: "Io tua, io con te." In fondo è bello, la sera, stare sdraiato sulla veranda a guardare la Croce del Sud mentre lei ti accarezza la fronte.
Vivi secondo il ciclo delle albe e dei tramonti, e non sai d'altro. Un giorno arriva una barca a motore con degli olandesi, apprendi che sono passati dieci anni, potresti andare via con loro, ma esiti, preferisci scambiare noci di cocco con derrate, prometti che potresti occuparti della raccolta della canapa, gli indigeni lavorano per te, tu cominci a navigare da isolotto a isolotto, sei diventato per tutti Jim della Canapa. Un avventuriero portoghese rovinato dall'alcool viene a lavorare con te e si redime, tutti parlano ormai di te in quei mari della Sonda, dai consigli al marajà di Brunei per una campagna contro i dajaki del fiume, riesci a riattivare un vecchio cannone dei tempi di Tippo Sahib, caricato a chiodaglia, alleni una squadra di malesi devoti, coi denti anneriti dal betel in uno scontro presso la Barriera Corallina il vecchio Sampan, i denti anneriti dal betel, ti fa scudo col proprio corpo - Sono contento di morire per te, Jim della Canapa. - Vecchio, vecchio Sampan, amico mio.
Ormai sei famoso in tutto l'arcipelago tra Sumatra e Port-au-Prince, tratti con gli inglesi, alla capitaneria del di Darwin sei registrato come Kurtz, e ormai sei Kurtz per tutti - Jim della Canapa per gli indigeni. Ma una sera, mentre la ragazza ti accarezza sulla veranda e la Croce del Sud sfavilla come non mai, ahi quanto, diversa dall'Orsa, tu capisci: vorresti tornare. Solo per poco, per vedere che cosa sia rimasto di te, laggiù.
Prendi la barca a motore, raggiungi Manila, di là un aereo a elica ti porta a Bali. Poi Samoa, Isole dell'Ammiragliato, Singapore, Tananarive, Timbuctu, Aleppo, Samarcanda, Bassora, Malta e sei a casa.
Sono passati diciott'anni, la vita ti ha segnato, il viso è abbronzato dagli alisei, sei più vecchio, forse più bello. Ed ecco che appena arrivato scopri che le librerie ostentano tutti i tuoi libri, in riedizioni critiche, c'è il tuo nome sul frontone della vecchia scuola dove hai imparato a leggere e a scrivere. Sei il Grande Poeta Scomparso, la coscienza della generazione. Fanciulle romantiche si uccidono sulla tua tomba vuota.
E poi incontro te, amore, con tante rughe intorno agli occhi, e il volto ancora bello che si strugge di ricordo, e tenero rimorso. Quasi ti ho sfiorata sul marciapiede, sono là a due passi, e tu mi hai guardato come guardi tutti, cercando un altro oltre la loro ombra. Potrei parlare, cancellare il tempo. Ma a che scopo? Non ho già avuto quello che volevo? Io sono Dio, la stessa solitudine, la stessa vanagloria, la stessa disperazione per non essere una delle mie creature come tutti. Tutti che vivono nella mia luce e io che vivo nello scintillio insopportabile della mia tenebra.
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Umberto Eco (Foucault’s Pendulum)
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Uh... avete davvero degli strani metodi señor mio, ma ad ogni modo non posso che ringraziarvi per avermi salvato!" "Mi fa uno strano effetto sentirmi chiamare señor: gli indiani, i coloni, i fuorilegge mi hanno soprannominato Zagor: puoi usare anche tu questo nome!" "È davvero uno strano nome: ha qualche significato particolare?" "Già... è l'abbreviazione di Za-gor-te-nay, che in dialetto algonkino significa 'lo spirito con la scure' un appellativo che mi è stato dato molti anni fa... ad ogni modo questo non è il momento per fare conversazione... sarà bene muoverci, amico!" "Il mio nome è Felipe Cayetano Lopez Martinez y Gonzales ma gli amici mi chiamano Cico...
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Guido Nolitta (Zagor n. 1: La foresta degli agguati)
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Aiutalo tu, Tyrion"
"Quale aiuto potrei dargli? Non sono un maestro come Luwin o come Aemon, non so come alleviare la sua sofferenza. Non ho incantesimi per ridargli le gambe"
"Hai dato aiuto a me quando ne avevo bisogno" disse Jon
"Parole, questo ti ho dato. Nient'altro che parole"
"E allora da' le tue parole anche a Bran"
"Tu stai chiedendo a uno zoppo di insegnare a uno storpio come si fa a ballare" Tyrion scosse il capo " Per quanto onesto possa essere quell'insegnamento, il risultato sarebbe solamente una cosa grottesca. Tuttavia, lord Snow, io so cosa significa amare il proprio fratello. Darò a Bran tutto l'aiuto che sarò in grado di dargli"
"Ti ringrazio, mio lord Lannister" Jon si tolse il guanto e gli offrì la destra "Amico mio"
Tyrion si sentì stranamente commosso "La maggior parte di quelli della mia risma sono dei bastardi" disse con un lieve sorriso "Ma tu sei il primo bastardo che ho per amico" Si tolse il guanto con i denti e afferrò la mano di Jon, carne a contatto di carne. La stretta del ragazzo era forte e sicura
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George R.R. Martin (Il grande inverno (Le cronache del ghiaccio e del fuoco #2))
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«Luka?»
«Ehm… sì?» Luka si rese conto che sia Nick che Jeana lo stavano fissando in attesa. «Scusa, hai detto qualcosa?»
Jeana ridacchiò. «Beh, stavo aspettando che ci presentassi, ma mi sa che dovremmo darti modo di riprenderti.» E porse la mano a Nick. «Jeana. Migliore amica. Complice. Spacco il culo a chiunque provi a ferire il mio amico.»
Luka si strozzò. «Jeans!»
Jeana alzò le spalle e fece un gran sorriso, assolutamente impenitente.
Nick le sorrise a sua volta e le strinse la mano. «Nick.»
«Lo so. Dovrei essere morta e sepolta per non saperlo.»
Il sorriso di Nick si allargò. «Qualunque cosa tu abbia sentito su di me, ti posso assicurare che forse solo la metà è vera.»
«Oh, sul serio?» chiese Jeana. Luka notò che non aveva ancora lasciato andare la mano di Nick. «E allora, l’articolo che ho letto su…»
Luka batté le mani. «Okay! Che ne dite se iniziamo a mangiare, eh? La cena si sta raffreddando.»
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Piper Vaughn (The Luckiest (Lucky Moon, #2))
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«Eri geloso.»
La mia era un’affermazione, non una domanda.
Si umettò le labbra con fare nervoso. «L’hai fatto di proposito!» sbottò.
Sorrisi. «Cazzo, sì.»
«Sei uno stronzo!»
Scattò in piedi e fece per fuggire verso la porta, ma lo bloccai prima che potesse completare tre passi, abbracciandolo da dietro.
La sua schiena era piacevolmente calda contro il mio torace, il suo profumo mi inebriava a ogni respiro e il suo cuore batteva forte quanto il mio.
«Richard è solo un amico» mi ritrovai a rassicurarlo. «Resta con me» sussurrai, sentendolo sciogliersi tra le mie braccia
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Samantha M. (Impuro (Italian Edition))
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«Un giorno non ci sarà più bisogno di correre a perdifiato come da ragazzi», ha detto mentre passeggiavamo a due passi dal Po ingrossato dal disgelo di primavera, e mi ha stupito sentirlo usare quelle parole. «Ci avanzerà tutto il tempo che vogliamo, amico mio. Sdraiati a fumare sulle nuvole potremo mettere insieme la versione di ognuno, e capire finalmente com'è andata questa strana storia.» Si chinò a raccogliere un sasso, poi lo lanciò in acqua con un movimento a frusta del polso. Lo seguimmo nei suoi rimbalzi pazzi finché non s'inabissò. «Capirlo una volta per tutte», disse alla fine. «Per filo e per segno.»
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Enrico Brizzi (L'inattesa piega degli eventi)
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Tu sei il mio migliore amico’’ disse Clary. ‘‘Non ero arrabbiata con te.’’
‘‘Sì, be', però evidentemente non ti sei preoccupata di chiamarmi e dirmi che ti stavi dando da fare con un fighetto biondo tinto che probabilmente hai incontrato al Pandemonium’’ rispose acido Simon. ‘‘Mentre io ho passato tre giorni a chiedermi se non fossi morta.’’
‘‘Non mi stavo dando da fare con nessuno’’ disse Clary, contenta che il buio nascondesse il rossore che le era spuntato in volto.
‘‘E io sono biondo naturale’’ precisò Jace. ‘‘Tanto per la cronaca.
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Cassandra Clare (City of Bones (The Mortal Instruments, #1))
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Come al solito’’ disse Jace. ‘‘Sono incredibilmente bravo in queste cose.’’
Clary provò un improvviso senso di fastidio. ‘‘Quando la parte autocelebrativa della serata sarà finita…’’
‘‘La parte autocelebrativa della serata non finisce mai.’’
‘‘... magari potremo tornare a salvare il mio migliore amico dalla morte per dissanguamento?
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Cassandra Clare (City of Bones (The Mortal Instruments, #1))
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«Ho detto al mio uccellino che la responsabilità è come il cielo, ragazzo. Così le ho detto. Tu cosa mi rispondi se ti vengo a chiedere che sensazione ti dà il cielo? Il cielo non è una sensazione ragazzo mio».
[...] «Ma sta lì, amico mio. Il cielo sta lì. Ti sta sopra la zucca ogni cazzo di giorno che Dio manda in terra. Puoi andare dove ti pare e piace, ragazzo, ma se alzi gli occhi, in cima ad ogni altra dannatissima cosa c'è lui. E il giorno in cui non ci sarà più cielo...».
[...]
«Siete in relazione, dice mio marito. Uno contiene l'altro. Dice che il pavimento che hai sotto i piedi è suo. Dice che sei il cielo la cui presenza e il cui significato sono diventati la quotidianità». [...] «Direi che l'amore è meno di questo, no?».
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David Foster Wallace
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Mio figlio può giocare a Roblox con un amico che si trova in Australia e, il giorno dopo, tirare due tiri al pallone con il vicino di casa. Per lui, sul piano della realtà, le due esperienze hanno lo stesso valore
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Simone Puorto
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«Ma i branchi di lupi della Foresta Selvaggia attaccano le nostre greggi ogni inverno!»
«Lupi e pecore appartengono a due specie diverse, amico mio. La vera guerra è quella che scoppia tra due gruppi della stessa specie. Tra le centinaia di migliaia di specie, ne trovo solo sette che la fanno. Perfino nell’uomo vi sono alcune varietà, come gli eschimesi, gli zingari, i lapponi e certi nomadi dell’Arabia, che non conoscono la guerra, perché non rivendicano frontiere. In natura, la guerra vera e propria è più rara del cannibalismo. Non la trovi anche tu, in un certo senso, una calamità?»
«Personalmente» rispose Wart «mi sarebbe piaciuto andare alla guerra, se mi avessero fatto cavaliere. Mi sarebbero piaciute le bandiere e le trombe, le armature sfavillanti e le cariche gloriose. E mi sarebbe piaciuto compiere gesta famose, vincere le mie paure. Nella guerra non esistono anche il coraggio, Tasso, e la forza di sopportare le avversità e la presenza dei compagni che ami?»
Il colto animale rifletté a lungo, fissando il fuoco.
Infine sembrò voler cambiare argomento.
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T.H. White (The Sword in the Stone (The Once and Future King, #1))
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«Quando il morto piange vuol dire che sta guarendo» dice solennemente il Corvo. «Mi dispiace contraddire il mio illustre amico e collega,» aggiunge la Civetta, «ma per me, quando il morto piange è segno che gli dispiace di morire.»
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Simplicio Stella (Pinocchio: The original story by Carlo Collodi rewritten in easy and modern Italian for intermediate learners (B1-B2) (Italian Graded Readers Vol. 1) (Italian Edition))
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Il mio cuore appartiene a colei che in questo momento dorme tra le braccia del mio migliore amico.
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A.S. Kelly (I miei tre minuti per te (Tre minuti di me, #3))
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«Benvenuto nel Cimitero dei Libri Dimenticati, Daniel.»
...
«Questo luogo è un mistero, Daniel, un santuario. Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un'anima, l'anima di chi lo ha scritto e di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie a esso. Ogni volta che un libro cambia proprietario, ogni volta che un nuovo sguardo ne sfiora le pagine, il suo spirito acquista forza. Molti anni fa, quando mio padre mi portò qui per la prima volta, questo luogo era già vecchio, quasi come la città. Nessuno sa con certezza da quanto tempo esista o chi l'abbia creato. Ti posso solo ripetere quello che mi disse mio padre: quando una biblioteca scompare, quando una libreria chiude i battenti, quando un libro viene cancellato dall'oblio, noi, i custodi di questo luogo, facciamo in modo che arrivi qui. E qui i libri che più nessuno ricorda, i libri perduti nel tempo, vivono per sempre, in attesa del giorno in cui potranno tornare nelle mani di un nuovo lettore, di un nuovo spirito. Noi li vendiamo e li compriamo, ma in realtà i libri non ci appartengono mai. Ognuno di questi libri è stato il miglior amico di qualcuno. Adesso hanno soltanto noi, Daniel. Pensi di poter mantenere il segreto?»
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Carlos Ruiz Zafón (The Shadow of the Wind (The Cemetery of Forgotten Books, #1))
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Io ho bisogno di te, Fin. E non solo perchè mi serve il tuo aiuto. Voglio che tu stia con me. (...). Ho bisogno di te perchè sei mio amico.
- Marrill
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Carrie Ryan (The Map to Everywhere (The Map to Everywhere, #1))
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Vedi, lì dentro erano tutti brava gente. Quello che l'aveva fatti diventare cattivi era che avevano bisogno di qualcosa. E allora ho cominciato a capire. Le rogne nascono tutte dal bisogno. Io non ce l'ho ancora tutto chiaro. Ma la questione è che un giorno ci hanno dato dei fagioli malandati. Uno s'è lamentato, e non è successo niente. Allora s'è messo a urlare. Il secondino viene, dà un'occhiata e se ne va. Allora s'è messo a urlare. Il secondino viene, dà un'occhiata e se ne va. Allora s'è messo a urlare un altro. E alla fine, amico mio, ci siamo messi a urlare tutti quanti. E urlavamo tutti con la stessa voce, così forte ch'era come se la cella stava scoppiando. Perdio! Allora sì ch'è successo qualcosa! Quelli sono arrivati di corsa e ci hanno dato dell'altra roba da mangiare... e non era malandata. Capisci?
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John Steinbeck (The Grapes of Wrath)
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Forse in qualche altra vita, oltre questa, quando avremo oltrepassato il fiume, o fatto un giro sulla Ruota della reincarnazione o in qualsiasi altro modo tu voglia descrivere la dipartita da questo mondo, troverò di nuovo il mio amico. Ma ti ho perso ora… ora che ho bisogno più che mai di te!
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Cassandra Clare (Clockwork Princess (The Infernal Devices, #3))
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21 Aprile 2015
Sono così confuso, non capisco che direzione stia prendendo la mia vita. I miei coetanei sembrano così felici, assorti nei loro pensieri, nelle loro cose, nella futilità. Mi chiedo come facciano ad essere così spensierati mentre il mondo qui fuori è pieno di iniquità, di follie. Tutto ciò mi rende continuamente infelice, ogni singolo giorno torno a casa, mi stendo sul letto e scendono le lacrime. L'umanità è un crimine contro l'umanità. Questo mondo è diventato un inferno. Io ho paura di vivere qui. Vorrei prendere tra le redini questa situazione e cambiare qualcosa, dare qualcosa di significativo a oquesto mondo. Ma cosa? Ho bisogno di tanta forza, tutta quella che mi manca. Coraggio. Dove si trovano queste virtù che non mi sono familiari? Sono una nullità. Ho fallito. Non sono nessuno. È un urlo che si propaga dentro di me ed è sordo agli altri. Potrei essere una persona migliore. Vorrei. Potrei. Come si fa? Mi giro e in ogni angolo c'è un punto interrogativo gigantesco, lo specchio di quello che grava sulla mia testa. Frequento l'università, come tanti altri. Seguo i corsi attentamente, poi mi fermo e mi domando: a cosa serve? Ci sono così tante cose da fare nella vita, cose importanti. Difendere gli ideali, proclamare la libertà, sconfiggere il male. E noi siamo qui: fermi, inerti, disinteressati, senza voglia alcuna, scarsa partecipazione, complici di questo mondo (io in primis).
Forse avrò sbagliato strada, ma non mi importa, l'ho fatto per difendere il mio ideale, a modo mio. Porbabilmente andrò all'inferno, come voi volevate. Beh, vi ho accontentati. Mi è stata risucchiata la gioia dall'intimo del mio essere, non mi è rimasto (quasi) nulla, ma continuo a lottare, a scrivere, ad esprimermi in ogni forma, con ogni mezzo. In questi ultimi anni ho sofferto particolarmente, il dolore è diventato mio amico, è sempre accanto a me. Non l'ho deciso io, è lui che cerca me. A questo punto posso dire che, nonostante la mia parvenza da ventenne, ho sviluppato lo spirito di un ottantenne. Lo percepisco costantemente, mi sussurra parole indecifrabili, mi spinge ad ascoltarlo. Sento che c'è, ma è così in profondità, lontano e nascosto. Accumulare esperienza, ma non farne tesoro; formulare ipotesi, ma essere incapaci di agire; è lo scenario di una tragedia greca, un conflitto interiore. Nessuna soluzione. Non esiste. Non arriverà mai. Angoscia. Dubbio. Desolazione. Turbamento. Potenzialmente potrei brillare, illuminare questo mondo, ma non ne sono capace. Manca lo stimolo, la spinta, il carburante. Dove si va?
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Nicola Parretta
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In tribunale il valore del diario di Isabella rimase dubbio. Come ogni altro libro dello stesso genere, oltre che di ricordi era fatto anche di aspettative: era provvisorio e instabile, si situava al confine tra pensiero e azione, desiderio e realtà. Ma, come cruda testimonianza emotiva, era un’opera che lasciava attoniti, che poteva destare entusiasmo o allarme. Il diario diede ai suoi lettori vittoriani un’immagine del futuro, come offre a noi un’immagine del nostro mondo plasmato sul passato. Sicuramente non ci dice ciò che accadde nella vita di Isabella, ma ci dice ciò che lei desiderava.
Il diario dipingeva un ritratto delle libertà a cui le donne avrebbero potuto aspirare, se avessero rinunciato a credere in Dio e nel matrimonio: il diritto ad avere delle proprietà e del denaro, a ottenere la custodia dei figli, a sperimentare dal punto di vista sessuale ed intellettuale. Accennava anche al dolore e alla confusione che queste libertà avrebbero generato. Nel decennio in cui la Chiesa rinunciò al proprio controllo sul matrimonio e Darwin gettò nel dubbio più profondo le origini spirituali dell’umanità, quel diario era un segno dei tumulti che si sarebbero verificati.
In una pagina senza data Isabella si rivolgeva esplicitamente a un futuro lettore. «Una settimana del nuovo anno se n’è già andata, - esordiva. – Ah! Se avessi la speranza dell’altra vita di cui parla mia madre (oggi lei e mio fratello mi hanno scritto delle lettere affettuose), e che il signor B. ci ha sollecitato a conquistarci, sarei allegra e felice. Ma, ahimé!, non ce l’ho, e non potrò mai ottenerla; e per quanto riguarda questa vita, la mia anima è invasa e lacerata dalla rabbia, dalla sensualità, dall’impotenza e dalla disperazione, che mi riempiono di rimorso e di cattivi presentimenti».
«Lettore, -scrisse – tu vedi la mia anima più nascosta. Devi disprezzarmi e odiarmi. Ti soffermi anche a provare pietà? No; perché quando leggerai queste pagine, la vita di colei che “era troppo flessibile per la virtù; troppo virtuosa per diventare una cattiva fiera e trionfante” sarà finita». Era una citazione imprecisa dall’opera teatrale The Fatal Falsehood (1779) di Hannah More, in cui un giovane conte italiano – un «miscuglio di aspetti strani e contraddittori» – si innamora perdutamente di una donna promessa al suo migliore amico.
Quando Edward Lane lesse il diario, fu questo passaggio in particolare a suscitare la sua rabbia e il suo disprezzo: «Si rivolge al Lettore! – scrisse a Combe – Ma chi è il Lettore? Allora quel prezioso diario è stato scritto per essere pubblicato, o, almeno, era destinato a un erede della sua famiglia? In entrambi i casi, io affermo che è completa follia – e se anche non ci fossero ulteriori pagine, in questo guazzabuglio farraginoso, a confermare la mia ipotesi, a mio parere questa sarebbe già sufficiente».
Eppure il richiamo di Isabella a un lettore immaginario può, al contrario, fornire la spiegazione più limpida del perché avesse tenuto il diario. Almeno una parte di lei voleva essere ascoltata. Coltivava la speranza che qualcuno, leggendo quelle parole dopo la sua morte, avrebbe esitato prima di condannarla; che un giorno la sua storia potesse essere accolta con compassione e perfino amore. In assenza di un aldilà spirituale, noi eravamo l’unico futuro che aveva.
«Buona notte, - concludeva, con una triste benedizione: - Possa tu essere più felice!».
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Kate Summerscale (Mrs. Robinson's Disgrace: The Private Diary of a Victorian Lady)
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But the worst kind of blow you can strike against me is betrayal. I cannot let deceit and duplicity go unpunished. I could not let someone paint themselves out to be my friend, mio amico, and then spit in my face. Bring shame on my family. There will always be repercussions for such wounds.
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Caroline Peckham (Savage Fae (Ruthless Boys of the Zodiac, #2))
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Da piccolo mi nascondevo spesso, tra gli alberi, dietro i cespugli, sotto il letto. Non per un gioco in particolare, ma semplicemente perché mi piaceva la sensazione di appartenere soltanto a me stesso, sentire che niente e nessuno aveva presa su di me. Mi piaceva udire i miei genitori che mi chiamavano e non rispondere.
Poi dovevo uscire dal mio nascondiglio, essere un figlio, un allievo, un fratello, più tardi un impiegato, un marito, un padre. Alla fine, mi nasconderanno di nuovo in una grande scatola e nessuno mi chiamerà per farmi uscire.
Ho continuato a nascondermi per tutta la vita. E ogni volta, quando tornavo, facevo come se non fossi mai partito. Nessuno è poi tanto stupido, ma questa commedia, questo viavai permanente si è instaurato con il tacito accordo di coloro che mi sono vicini, gli altri se ne sono andati.
Sono l’amico, il fratello e il figlio assente. Quello su cui non si può realmente contare. Quello che si tiene a distanza per paura di affezionarvisi.
Ed eccomi qui, sempre nascosto dietro due tronchi d’albero, un boschetto e una sigaretta elettronica, mentre lo spettacolo comincia tra due minuti.
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Antoine Leiris (La Vie, après)
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Poi il mio amico era tornato a Irapuato e io ero rimasto nel DF e in qualche modo tutti e due avevamo cercato di disinteressarci del lento naufragio delle nostre vite, del lento naufragio dell’estetica, dell’etica, del Messico e dei nostri sogni del cazzo.
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Roberto Bolaño (Putas asesinas)
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La canzone, di cui sopra abbiamo fornito alcuni stralci, ci è stata tramandata col titolo di «canzone montanina» perché è lui stesso a chiamarla così nel testo per indicarne il luogo di composizione, tra le montagne del Casentino, in mezzo agli Appennini, denominati all’epoca Alpi; essa fu spedita unitamente ad una lettera al suo amico e protettore Moroello Malaspina e questa lettera, che fortunatamente è stata copiata e tramandata, ci permette di attribuire alla canzone attendibilità autobiografica. Nella lettera infatti Dante spiega che la canzone racconta di un suo recente innamoramento per una donna del Casentino: Perché non ignori il signore la devozione del suo servo e la sincerità del sentimento che lo anima, e perché notizie riferite in luogo di altre non siano fonte di false opinioni e non facciano passare per negligente chi invece è prigioniero, ho deciso di indirizzare a Vostra Magnificenza il testo di questa lettera. A me dunque, allontanato dal vostro palazzo in seguito rimpianto, nel quale, come spesso notaste con ammirazione, potei tornare a dedicarmi alle arti liberali, non appena, incauto e senza sospetto, ho messo piede presso la corrente dell’Arno, all’improvviso, ahimè, una donna, come folgore dal cielo, mi apparve non so come; una donna rispondente al mio ideale, per aspetto e per costumi. Oh, quanto sono rimasto attonito per quell’apparizione! Poi, come ai fulmini segue il tuono, così attraverso la fiamma della sua bellezza, Amore, terribile e imperioso, mi catturò, feroce, come signore che espulso dalla sua patria vi fosse rientrato dopo un lungo esilio. Amore uccise o scacciò o legò qualunque mia resistenza a lui. E uccise, dunque, anche quel lodevole proposito di astenermi dalle donne e dalla poesia a loro dedicata. E ha empiamente sbandito, come fossero sospette, le meditazioni assidue attraverso le quali contemplavo sia le cose celesti che le terrestri. E infine, affinché il mio animo non gli si ribellasse ancora, ha legato il mio arbitrio cosicché io sono costretto ad andare non dove voglio io, ma dove vuole lui. Ed ecco che amore regna in me e nessuna virtù gli resiste; e in che modo mi governi, cercate giù, fuori dal seno della presente lettera. (Dante al marchese Moroello Malaspina, Epistola IV)
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Chiara Mercuri (Dante: Una vita in esilio (Italian Edition))
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La ferita di oggi non si rimarginerà mai più. E' sempre doloroso il tradimento degli amici, ma tu non eri un amico, tu eri il mio amico...
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Marco Santagata (Come donna innamorata)
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Scoprire una traccia di Gaustìn, che si sposta di decennio in decennio come noi cambiamo volo in un aeroporto, è una fortuna che capita una volta ogni cent'anni. Gaustìn, che prima ho creato e poi incontrato in carne e ossa. O era il contrario, non me lo ricordo. L'amico invisibile, più visibile e reale di me stesso. Gaustìn della mia giovinezza, Gaustìn del mio desiderio di essere un altro, altrove, ad abitare un altro tempo e altre stanze. Avevamo in comune l'ossessione del passato. Con una piccola ma essenziale differenza. Io rimanevo straniero ovunque, mentre lui si sentiva ugualmente a suo agio in tutti i tempi. Io bussavo alle porte di anni diversi e lui era già là, mi apriva, mi faceva entrare e poi spariva.
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Georgi Gospodinov (Времеубежище)
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Il futuro non è un avvertimento, amico mio, è una promessa, e non saremo noi a violarla. È questa la natura della trappola che ci tiene prigionieri.
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Stuart Turton (The Seven Deaths of Evelyn Hardcastle)
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A Giovanni venne dedicata una statua che fu collocata nell'atrio della scuola dell'FBI a Quantico (Virginia), perché tutti i futuri agenti vi passassero davanti almeno due volte al giorno. Così mi fu spiegato quando intervenni alla cerimonia in onore del mio amico.
Il Congresso americano votò all'unanimità una risoluzione che rivendicava l'uccisione di Falcone come un delitto commesso anche in danno degli Stati Uniti d'America.
Un amore ricambiato. Ma anche una conferma: "Nemo profeta in patria".
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Giuseppe Ayala (Chi ha paura muore ogni giorno. I miei anni con Falcone e Borsellino)
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Il potere costituito su basi emotive è l’opposto della democrazia, che si fonda invece sulla discussione critica, sull’argomentazione, sulla ricezione di istanze molteplici: è un potere “che regredisce alla logica primitiva dell’amico/nemico, da cui la cultura occidentale ha cercato di emanciparsi proprio attraverso la politica, intesa come gestione razionale di interessi contrastanti [corsivo mio]”.
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Gianrico Carofiglio (La manomissione delle parole)
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«Cosa stai facendo ancora qui? Vai da lui.»
«Da lui?»
«Da Leon, stupido,» sbotta. «Vuoi davvero che esca con questo stato d’animo, dopo aver litigato con te? Magari andando a consolarsi da Elliot?»
Un brivido mi attraversa. «Non voglio che vada da Elliot.» Non voglio che vada da un altro ragazzo in generale. Leon è mio. E di nessun altro.
«Allora vai da lui.»
«Ma è arrabbiato.»
«Oh sì, lo è. Raramente l’ho visto così.»
«Questo non mi aiuta, Ruin.»
«Dovrai abituarti al suo carattere scorbutico, scontroso e scostante se vorrai stare al suo fianco.»
Le sue parole mi spiazzano. «Stare al suo fianco? Tu non dovresti… Come puoi dire una cosa del genere? Tu mi odi.»
Un suono a metà tra lo stupito e l’incredulo gli esce di bocca. «Io non ti odio, Lucas. Certo, non sei neanche il mio migliore amico – né lo sarai mai – ma so riconoscere quando sbaglio, e probabilmente su di te mi sono sbagliato un po’ troppo. Se sei tu ciò che mio fratello vuole, chi sono io per intromettermi?» Mi lancia uno sguardo omicida. «Ma se gli farai
del male ti giuro che ti spezzerò l’osso del collo con le mie stesse mani. Ha già sofferto troppo.»
Rabbrividisco. La sua minaccia ha un non so ché di inquietante. Eppure, al tempo stesso, mi sembra la cosa più bella da sentire. Perché Ruin tiene davvero a suo fratello ed è pronto a fare qualsiasi cosa per il suo bene
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Sara Coccimiglio (Come il giorno e la notte)
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«Vado a letto, adesso, e finiremo di parlarne domani mattina, okay?»
Nash annuisce, ma non dice nulla, e mi fiondo in camera mia prima di fare altre cazzate.
Zade dorme ancora profondamente, ma appena alzo le coperte e mi stendo accanto a lui, si gira verso di me e mi avvolge tra le sue braccia.
Il mio cuore si stringe. Se due mesi fa mi avessero detto che Nash poteva essere bisessuale e che provava dei sentimenti per me, avrei fatto i salti di gioia. Parte di me salta ancora di gioia. Cioè, cazzo, amo quell’uomo da otto anni. È tutto ciò che pensavo di volere.
Però, qui tra le braccia di Zade, non è così facile come sembra essere felice di quello che prova Nash. Non conosco Zade da molto, ma i miei sentimenti per lui sono reali tanto quanto quelli per il mio migliore amico. Non posso scegliere tra loro due, sarebbe impossibile. Sono così diversi, ma sono esattamente ciò
di cui ho bisogno.
Zade è forte e fiero, ma ha bisogno di me per lenire qualcosa di profondo dentro di lui. È sarcastico e si lancia a capofitto in tutto. Non avrei mai pensato che avrei conosciuto un uomo che sarebbe stato disposto ad affrontare qualunque sfida io gli lanciassi, anche la più stupida, e che facesse altrettanto con me sfidando i miei limiti.
Poi c’è Nash. È il mio migliore amico, il mio eroe, l’uomo che mi ha rapito il cuore da quando avevo sedici anni. Nash è gentile e tranquillo. Acquieta il caos che adoro creare. Mi compensa. E anche lui ha bisogno di me.
Li voglio entrambi in ogni modo possibile. Non sarò mai capace di scegliere
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K.M. Neuhold (Going Commando (Heathens Ink, #2))
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«Una volta, per la vigilia di Capodanno, gli dissi
che non avevo mai usato i fuochi d’artificio, così li rubò dal vicino per fare
colpo su di me. Tuttavia, quando li accese, combinò un casino. Hai notato che
gli manca un dito. Ecco il motivo. Lo chiamo piromane da allora.»
Clover avvicinò
le ginocchia al petto. Avrebbe tanto voluto che qualcuno lo avesse fatto per
lui. Forse era una storia un po’ raccapricciante per via del dito mancante, ma
anche romantica in un modo che solamente Pyro e Boar potevano rappresentare. «La
cosa più carina che un mio ex ha mai fatto per me è stata ricordare che non mi
piacciono i cetrioli nell’hamburger.»
Boar scoppiò
a ridere ma continuò a mangiare. «Così capisci quando una persona ci tiene
davvero a te. Quando ricordano piccole cose. Quando fanno qualcosa di carino
per te. Pyro sarà anche un po’ folle a volte, ma tiene molto alle persone
importanti della sua vita. Puoi fidarti di lui.»
Clover si
strinse nelle spalle. «Se ho imparato qualcosa sul mondo, è di non fidarmi di
nessuno. Il mio ex, quello del cetriolo, mi ha tradito, e Jerry, il mio capo,
il mio padrone di casa e amico, mi ha venduto a dei trafficanti di uomini,
quindi non mi aspetto più molto dalle persone. Niente aspettative, niente
problemi»
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K.A. Merikan (Their Bounty (Four Mercenaries, #1))
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L’Io, che inutile peso! Mi ero davvero stancato del mio, di quella figura che dovevo sempre portarmi dietro e ripresentare al pubblico.
Quante volte in aereo, in treno, a una cena in casa di un diplomatico o al ricevimento di un qualche ministro avevo dovuto, con una obbligatorietà a cui non sapevo sottrarmi, raccontare per l’ennesima volta i soliti, divertenti aneddoti della mia vita, spiegare perché da italiano scrivevo per un settimanale tedesco come Der Spiegel, perché ero stato arrestato in Cina o che cosa pensavo del paese in cui al momento vivevo! Il tutto per intrattenere qualcuno, per essere simpatico.
Avevo tanto riso dei giapponesi con il loro «io» legato a ciò che sta scritto sulle loro meshi, i biglietti da visita, in cui sotto al nome, e più importante di quello, sono indicati il titolo e la posizione che occupano nella loro azienda.
Io mi ero comportato esattamente allo stesso modo: per essere preso in considerazione, per non essere messo da parte presentavo anch’io, recitato invece che stampato, il mio biglietto da visita: quella identità di me da cui sembravo così tanto dipendere.
L’identità poi, come fosse un congegno delicato, richiedeva manutenzione, doveva essere lucidata, bisognava cambiarle l’olio.
Dell’identità andava curato ogni aspetto: la pettinatura, il vestito, il modo di presentarsi, di telefonare, di mantenere i contatti, di rispondere agli inviti.
Nel mio caso… anche il modo di cominciare un articolo!
«Vali quel che valeva il tuo ultimo pezzo», mi aveva detto ancora ai tempi del Vietnam l’amico Martin Woollacott, collega del Guardian, e quel dover essere almeno all’altezza dell’Io dell’articolo precedente era diventata sempre più una ossessione.
Il tutto per mantenere un nome.
Il nome, sempre il nome.
Quante cose dipendono nella vita dal nome! Il nome nella lista degli ammessi, dei promossi, dei vincitori, dei passeggeri; il nome in prima pagina.
Sempre quel nome, quella identità.
Che fatica! Via.
Tutto questo, via!
Un altro po’ di inutile zavorra buttata a mare per affrontare meglio l’ultima traversata.
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Tiziano Terzani (Un altro giro di giostra)
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Diceva il mio amico Mario Badalassi che i vecchi del quartiere Alessandrino – questo quartiere di povere palazzine basse color diarrea, aggruppate schiena a schiena sul traffico – hanno tutti la stessa camminata da ministeriale. Diceva che è un fatto biologico, proprio. Cioè, la schiena si incurva naturalmente nei trent'anni di scrivania, di genuflessioni sui lombi del settorista, e i piedi anno dopo anno, infimo scatto di carriera dopo infimo scatto di carriera, ti diventano a papera.
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Peppe Fiore (Cagnanza e padronanza)
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Harry prese la lettera. Era indirizzata a lui. Strappò la busta ed esclamò: «È di Sirius!» «Cosa?» chiesero Ron e Hermione eccitati. «Leggila ad alta voce!»
Caro Harry, spero che questa lettera ti venga recapitata prima che tu arrivi dai tuoi zii. Non so se sono abituati alla posta via gufo. Io e Fierobecco siamo in clandestinità. Non ti dirò dove, nel caso che questo messaggio finisca nelle mani sbagliate. Ho qualche dubbio sull’affidabilità del gufo, ma è il migliore che ho trovato, e sembrava impaziente di affrontare la missione. Credo che i Dissennatori mi stiano ancora cercando, ma non hanno alcuna speranza di trovarmi qui dove sono. Sto progettando di farmi vedere al più presto da alcuni Babbani, molto lontano da Hogwarts, di modo che venga tolta la sorveglianza al castello. C’è una cosa che non sono riuscito a dirti nel nostro unico breve incontro. Sono stato io a mandarti la Firebolt...
«Ah!» esclamò Hermione trionfante. «Visto? Te l’avevo detto che era lui!» «Sì, ma non l’aveva affatturata, vero?» disse Ron. «Ahia!» Il gufetto, che ora tubava allegramente nella sua mano, gli aveva beccato un dito in quello che a suo parere era un gesto di affetto.
Grattastinchi ha portato l’ordine all’Ufficio Gufi per conto mio. Ho usato il tuo nome, ma ho dato disposizione di prelevare il denaro dal sotterraneo numero 711 della Gringott, il mio. Prendila come dono del tuo padrino per tutti i tuoi tredici compleanni. Voglio anche chiederti scusa per lo spavento che temo di averti fatto prendere quella notte dell’anno scorso, quando te ne sei andato dalla casa dei tuoi zii. Speravo solo di poterti vedere per un attimo prima di intraprendere il viaggio verso nord, ma credo di averti fatto paura. Accludo un’altra cosa per te, una cosa che credo renderà più piacevole il tuo prossimo anno a Hogwarts. Se hai bisogno di me, manda un messaggio. Il tuo gufo mi troverà. Ti scriverò presto. Sirius
Harry guardò con ansia dentro la busta. C’era un altro foglio di pergamena. Lo lesse in fretta e all’improvviso si sentì caldo e soddisfatto come se avesse inghiottito una bottiglia di Burrobirra bollente in un sol sorso.
Io, Sirius Black, padrino e tutore di Harry Potter, con la presente gli concedo il permesso di visitare Hogsmeade nei finesettimana.
«A Silente basterà!» disse Harry allegramente. Guardò di nuovo la lettera di Sirius. «Aspettate! C’è un poscritto...»
Ho pensato che il tuo amico Ron potrebbe essere felice di tenersi questo gufo, visto che per colpa mia non ha più un topo.
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J.K. Rowling (Harry Potter and the Prisoner of Azkaban (Harry Potter, #3))
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«Sto cazzeggiando al parco. Non voglio tornare a casa. È così vuota da quando sono fuori. Lì si sta bene solo quando c’è lui.» Nick si sentiva bene solo quando Luka era con lui, indipendentemente da dove si trovasse.
«È solo perché non sei da solo quando lui è lì, o perché sei con… Luka? Si chiama così?»
«Sì, Luka. Ed è per lui. Non voglio nessun altro vicino. Non ho più visto nessuno, Shaney. Nessuno. Voglio solo stare con lui, tipo sempre. Ho bisogno che lui torni da me.» Sapeva di dare l’idea di essere disperato, ma era troppo tardi per preoccuparsene.
«Wow. Finalmente, il mio fratellino si unisce a tutti noi nella terra dei sentimenti.» Aveva percepito il sorriso nella voce di Shane. «Amico, devi andare a sistemare le cose. Digli che ti dispiace. Sii convincente. Non aspettare troppo, come ha fatto quello stupido di tuo fratello.»
Nick aveva sorriso tristemente. «Si è risolto tutto alla fine, no?»
«Sì, ma quel periodo è stato una tortura. Non tornerei mai indietro.»
In quel momento, Nick immaginò suo fratello che si allungava per toccare i capelli di Jesse, o poggiava una mano sul suo petto: un promemoria del fatto che stavano insieme e non erano più soli. Un altro pezzetto di dolore lo aveva colto alla sprovvista.
«Quindi vado a chiedere scusa. Me la cavo con così poco?» Non si era mai scusato con nessuno, in vita sua. Assolutamente per nulla.
«Sì. E cerca di non essere… troppo te stesso, okay?»
Nick aveva sbuffato.
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Piper Vaughn (The Luckiest (Lucky Moon, #2))
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[…]
“Allora no. Non lo è per niente.”
Clary si abbandonò contro lo schienale. “Non te la puoi cavare dicendo no e basta.”
“Questo piano implica la mia presenza, perciò io dico no e ancora no!”
“Simon…”
Lui diede una pacca sul posto a sedere accanto a sé, come se ci fosse qualcuno. “Lascia che ti presenti il mio caro amico No.”
“Magari riusciamo a trovare un accordo” propose la ragazza mangiando un boccone di torta.
“No.”
“Simon!!”
“´´No``è una parola magica” le disse, “Senti come funziona. Tu dici: ´´Simon, ho un piano folle, suicida. Ti andrebbe di aiutarmi a metterlo in pratica?`` E io rispondo: ´´Perbacco, no!
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Cassandra Clare (City of Lost Souls (The Mortal Instruments, #5))
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Ma come fai a sapere che gli uomini geniali, a cui crede il mondo intero, non abbiano visto anch'essi dei fantasmi? Ora gli studiosi dicono che il genio è affine alla follia. Amico mio, sono sani e normali soltanto gli uomini mediocri, quelli del gregge. Le considerazioni sul secolo dai nervi fragili, sull'esaurimento, la degenerazione e cose di questo genere possono preoccupare seriamente soltanto coloro che vedono lo scopo della vita nel presente, cioè la gente del gregge
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Anton Čechov
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«Questo sta a lei scoprirlo, se ne ha voglia. Oppure può fermarsi alla forma che hanno fatto prendere all'acqua».
«Non ho capito, mi scusi».
«Io non sono siciliana, sono nata a Grosseto, sono venuta a Montelusa quando mio padre ne era prefetto. Possedevamo un pezzetto di terra e una casa alle pendici dell'Amiata, ci passavamo le Vacanze. Avevo un amichetto, figlio di contadini, più piccolo di me. Io avevo una decina d'anni. Un giorno vidi che il mio amico aveva messo sull'orlo di un pozzo una ciotola, una tazza, una teiera, una scatola di latta quadrata, tutte colme d'acqua, e le osservava attentamente.
«"Che fai?" gli domandai. E lui, a sua volta, mi fece una domanda.
«"Qual è la forma dell'acqua?"».
«"Ma l'acqua non ha forma!" dissi ridendo: "Piglia la forma che le viene data"».
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Andrea Camilleri (The Shape of Water (Inspector Montalbano, #1))
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«Ci sono momenti in cui vorrei tornare indietro in quella notte e fare le cose in modo diverso.»
Gli occhi di Faith mutano leggermente e poi mi parla con fermezza.
«Quella notte hai sbagliato e mi hai fatto soffrire tantissimo, ma ho anche capito che il perdono è qualcosa che fa parte anche dell’amore e io sono sicura che voglio stare con te. Sono sicura che voglio intraprendere questa strada, e mi sono fatta una promessa.»
«Quale?»
«Quella di provarci e di non perdermi d'animo. Quella di darti un'altra possibilità, è soprattutto darla a me stessa. Quando ti sono accanto non vedo e non sento nessun altro. Da quando ti ho conosciuto veramente sei in ogni mio singolo pensiero, perché con te che ho conosciuto il vero amore.»
Quando finisce di parlare le do un bacio sulla fronte e rimango con le labbra appoggiate alla sua pelle che è calda e bollente, e profuma di cose bellissime. Mi vengono in mente le frasi che mi ha sempre detto Ian durante tutte queste settimane e, in fondo lui aveva ragione. Quando mi stacco da Faith, le parlo.
«Mi sa che Ian ha sempre avuto ragione.»
Mi sorride perché conosce il modo che ha di fare Ian.
«Che cosa ha detto?»
Scoppio in una risata scrosciante, il mio migliore amico ha sempre avuto ragione su ogni cosa.
«Ha sempre sostenuto che mi avevi cambiato e che alla fine ero davvero fottuto.»
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Barbara Pedrollo (Il bacio del lupo (Italian Edition))
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Non che le sarebbe stato riconoscente, comunque. Era arrivato a un punto in cui la gratitudine non rappresentava più un peso, ma un gesto spontaneo [...].
Nemico, amico, amante...
- Certo. Viene al ristorante un paio di volte la settimana. Lo fa anche col te. Legge le foglie di te.
Il ponte galleggiante
Doveva esserci decisamente troppo da mangiare, e i discorsi a tavola dovevano vertere per lo più sul cibo, con gli ospiti che ripetevano quanto fosse squisito e che, sollecitati a prenderne ancora, giurando di non potercela fare, sazi com'erano, per poi cedere a un bis, gli uomini, e prenderne ancora un boccone, le zie, dicendo che non avrebbero proprio dovuto, che si sentivano scoppiare.
Mobili di famiglia
Nina si era informata per l'acquisto di una sedia a rotelle. E lui non si era opposto. Tra di loro non parlavano più di quella che avevano battezzato la Serrata Generale.
Conforto
Di come il mio intero territorio si sarebbe modificato, come se una frana ci si fosse riversata sopra, facendo piazza pulita di ogni significato tranne che della perdita di Mike.
Ortiche
Le ricordavano certi segni leggeri che a volte si notavano sui marciapiedi in primavera: ombre lasciate da foglie rimaste incollate per terra l'anno precedente.
Post and Beam
Poi sarebbe venuto il tragitto nell'antiquata gabbia dell'ascensore, azionata da un vecchio - o forse da una vecchia, un'invalida magari, scaltra serva del vizio.
Quello che si ricorda
Il pesante trucco alla Cleopatra e l'ombretto viola le rimpicciolivano anziché ingrandirle gli occhi, come se si nascondessero apposta. Aveva i buchi alle orecchie, trafitti da due tondeggianti cerchi d'oro.
Queenie
Nel centro abitato vicino a Lagoverde trovò un fioraio e comprò un grosso bouquet. Non aveva mai regalato fiori a Fiona. Né a nessun altra. Fece il proprio ingresso nell'edificio come uno spasimante disperato o un marito colpevole da fumetto.
The Bear Come Over the Mountain
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Alice Munro (Hateship, Friendship, Courtship, Loveship, Marriage: Stories)
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«Sono d'accordo con Josh,» Steve lo troncò sul nascere. «Hai fatto quello che hai fatto per ragioni che non capirò mai, per colpa di un padre che non capirò mai. In ogni caso, alla fine tutto si è risolto per il meglio, e non ho intenzione di portare rancore al mio migliore amico.»
«Non sono stato un buon amico,» ammise Riley tristemente, le sue parole una tacita scusa.
«Tu vedi sempre e solo il peggio di te, Riley. Senza il tuo incoraggiamento, mi sarei arreso con Beth tanto tempo fa.»
La gola di Riley si serrò dall'emozione. Era incredibile che Steve fosse così buono con lui, che non guardasse solo alle cose orribili che erano successe.
Steve gli sorrise. «Allora, siamo a posto?»
Riley annuì e si alzò, avviluppandolo in un virile abbraccio, tutto pacche sulle spalle. «Lo saremo.»
«Cucina. Birra.» Steve fece un passo indietro, aprì la porta e aspettò che Riley lo seguisse. Quello stupido, folle, astuto sorrisetto alla Steve, quello che a Riley era tanto mancato, era di nuovo sul suo volto. Senza esitazioni, Riley accompagnò il suo amico in cucina, dove ascoltò il finale di una storia imbarazzante su Josh e un paio di mutandine di seta rossa.
Jack gli prese la mano e lo attrasse a sé in un abbraccio. Riley lanciò un'occhiata a Josh, poi a Steve e infine a suo marito.
«Tutto okay?» mormorò Jack sottovoce.
«Tutto okay.» Riley chinò il capo e baciò dolcemente le soffici labbra di Jack, poi si ritrasse e sorrise. «Tutto okay.»
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R.J. Scott (The Heart of Texas (Texas, #1))
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«Scusami se ti ho mentito. Mi porto dentro questo senso di colpa da tanti anni. È stata una spirale. Ogni giorno che non ti dicevo la verità, diventava più difficile. Non ho mai voluto farti del male.»
«Lo so.» Gage mi dà una pacca sulle spalle. «Dimentichiamocene. Ti voglio bene, amico, voglio che tu sia felice e sono contento che tu abbia trovato il ragazzo giusto per te.»
«Grazie.»
«Credo sia meglio che trovi un posto dove stare, no?» dice con tristezza, tirandosi indietro dall’abbraccio.
«Cosa? Perché?»
«Tu e Nox siete una coppia a tutti gli effetti, ormai. Non hai bisogno di me tra i piedi. È arrivato comunque il momento. Mi sono appoggiato a te per troppo tempo, meriti di avere una vita che non giri intorno al tuo migliore amico depresso.»
«La mia vita girerà sempre intorno al mio migliore amico depresso,» ribatto.
«Nah, hai il tuo uomo, adesso. Vai e sii felice. Sarò sempre qui, cercherò soltanto di sostenermi da solo, per una volta»
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K.M. Neuhold (From Ashes (Heathens Ink #3))
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Sento nitida la voce di mia madre che mi ripete «Lavati le mani!». Ora lo so: quel consiglio viene da un altro tempo, da un'altra dimensione. I vecchi lo sapevano che sarebbe toccata a loro adesso la prima linea.
È quello che mi dice un mio amico medico, descrivendomi questi vecchi come bambini, che vogliono solo qualcuno che li tenga per mano. Una mano di carne, non di lattice. Un sorriso che non sia nascosto da un'anonima mascherina.
E mi ricorda che c'è qualcosa di peggio di morire, ed è morire soli.
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Donato Carrisi (Andrà tutto bene: Gli scrittori al tempo della quarantena)
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Perfino dopo otto anni, non riesco a non pensare a Johnny senza che mi si formi un nodo in gola, o che gli occhi mi si riempiano di lacrime. Nemmeno Gage l’ha mai superata. È diventato il fantasma della persona che era, seguendo la corrente senza vivere davvero.
Rivolgo lo sguardo al mio migliore amico sul divano accanto a me. Darei di tutto per vederlo di nuovo felice. Mi chiedo se esista qualcuno al mondo capace di donare di nuovo il sorriso al suo volto
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K.M. Neuhold (From Ashes (Heathens Ink #3))
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Non sono sicuro di quanto tempo abbia passato a stare sdraiato godendomi la sensazione di averlo tra le mie braccia, immaginando come potrebbe essere il nostro futuro non appena raccoglierò il coraggio di dire al mio migliore amico che gli ho mentito per anni. Nox, però, ne vale la pena. Vale qualunque cosa io possa perdere per tenerlo con me. E se dovrà essere per tutta la vita, mi assicurerò che lui sia consapevole di ciò che vedo io in lui.
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K.M. Neuhold (From Ashes (Heathens Ink #3))
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«Ho visto di peggio, in fondo,» commentò lui. Era la cosa sbagliata da dire, però, lo sapeva anche prima di vederlo sussultare come per una frustata. «Voglio dire. Sei stato stronzo, ma non mi hai, tipo… picchiato…»A ogni parola gli sembrava di scavarsi una fossa più profonda: gli occhi di Carlos, fissi su di lui, diventavano voragini in cui precipitava.«Qualcuno l’ha fatto?» domandò, a voce bassa.Sembrava pensare che un suono più forte avrebbe potuto incrinare il mondo, trasformarsi in terremoto. Viv rise apposta, con forza, e scosse la testa per cancellare l’immobilità. «Non pensavo ti saresti preoccupato.» Poi, vedendo che il suo sguardo non cambiava, aggiunse: «Non so perché l’ho detto. Era una cazzata.»Posando il piatto da una parte, Carlos gettò le gambe oltre la sponda del letto come per alzarsi. «So che dopo il modo in cui ti ho trattato non ho il diritto di scagliare la prima pietra, ma lo sai, vero, che nessuno dovrebbe permettersi di…»Viv lo interruppe, sferzante. «Herrera, per essere uno che ha reagito a un pompino come se l’avessi violentato stai tirando fuori atteggiamenti un po’ troppo simili a un fidanzato, te lo dico…»«Non sto facendo il fidanzato,» sbottò Carlos. Lo guardò negli occhi, subito dopo: uno sguardo intenso, vivido. Sincero. Viv si accorse di avere un sorriso finto stampato sul volto e lasciò che si spegnesse. L’altro si passò una mano sulla faccia, stancamente. «Il fatto che l’altra sera sia stato uno sbaglio non significa che non mi importi di te. O che non vorrei esserti amico.»«Amico?» ripeté lui, confuso.Carlos si strinse nelle spalle. «Pensavo che lo fossimo. Almeno un po’.» Un mezzo sorriso, incerto. «Non spiattello al primo venuto le umiliazioni che mi infligge il mio capo, questo te l’assicuro.»
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Micol Mian (In luce fredda (Rosa dei venti Vol. 1))
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«Jack, all'inizio...» sussurrò piano, «... forse qualche settimana fa, mi sarei accontentato di una stronzata del genere da parte tua. Diavolo, quando abbiamo cominciato, praticamente ti avevo in pugno. Ti ho comprato. Ho pagato per averti. Nella mia mente eri solo un'altra pedina da utilizzare nel grande gioco degli Hayes per ottenere ciò che volevo.» Frustrato, chinò il capo, passandosi una mano sul volto. Come spiegare a Jack quanto fosse cambiato, dannazione? «Tu non significavi nulla per me. E Beth...» S'interruppe, ben sapendo di dover essere del tutto sincero sulla questione, se voleva che Jack si fidasse delle sue parole. «... neanche Beth significava nulla per me. Quando Steve mi raccontò cosa le era accaduto, decisi di sfruttare la cosa per fottere la mia famiglia, e per farlo avrei usato te.»
S'interruppe di nuovo. Era dura essere onesto, considerato che significava aprirsi a quel modo.
«Non so se riuscirò mai a perdonarti per questo,» mormorò Jack a mezza bocca, e Riley sentì il suo stomaco contrarsi e il cuore spezzarsi.
«Però io non sono così, Jack. Quello non è il vero me. Non voglio far male a nessuno. Non sono il tipo d'uomo che compra la gente. Non sono come loro. Ma... non mi aspetto che tu mi creda sulla parola.» Si strinse le ginocchia al petto, avvolgendole con le braccia e poggiandovi il mento. Era una delle conversazioni più difficili che avesse mai avuto. «Se l'unico modo che avevo di batterli era stare al loro gioco, allora, dannazione, sapevo di poterci riuscire. Perciò in quel momento, quando ti avvicinai per la prima volta, non avevo intenzione di aiutare Beth o d'innamorarmi di te. Eri solo merce, qualcosa che avrei potuto sfruttare a mio vantaggio.»
Jack lo guardò di sottecchi. Evidentemente, aveva captato un paio di cose nelle sue parole. «Hai tradito la fiducia di Steve. Era tuo amico.»
«Il mio unico, vero amico, a parte Eden,» sospirò Riley, tristemente. «E, sì, anche lui era solo un'altra pedina. Un giorno forse mi perdonerà, ma non me lo aspetto. Non è venuto a farmi visita in ospedale, era lì solo perché Beth aveva bisogno di lui.»
«Non ti distrugge che il tuo unico amico ti odii per ciò che hai fatto?»
Riley lo fulminò con lo sguardo. Che cosa pretendeva? «Vuoi che me ne stia qui seduto a piangere, per dimostrare quanto mi fa male? Perché, se basta questo a convincerti, lo faccio. Potrei mostrarti quanto la cosa mi divori dall'interno, anche subito, ma non posso permettermelo. Se cominciassi a tirare fuori i miei veri sentimenti, sento che mi ucciderebbero.»
Jack annuì. «Quindi è così che è cominciata,» lo esortò a continuare, offrendogli un po' di silenzio da riempire.
«Ma poi qualcosa è cambiato. Non so quando o come. Vorrei tanto poter tornare indietro e toccarlo, tenere stretto il minuto esatto in cui il vero Riley ha cominciato a venire alla luce. Forse è stato quando ho visto Beth così palesemente incinta, così pallida, oppure quando Steve mi ha tirato un cazzotto dicendo che mi odiava. O forse è successo proprio ora, quando ti ho ferito senza riflettere. Non lo so. So solo che quello che c'è tra noi, comunque tu lo voglia etichettare e per quanto potrà durare, è reale.»
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R.J. Scott (The Heart of Texas (Texas, #1))