Mezze Quotes

We've searched our database for all the quotes and captions related to Mezze. Here they are! All 39 of them:

Short story collections are the literary equivalent of canapés, tapas and mezze in the world of gastronomy: Delightful assortments of tasty morsels to whet the reader's appetite.
Alex Morritt (Impromptu Scribe)
Bring wine,” she hissed into the phone. “And Matthew’s pizza. Those lima beans with feta cheese from Mezze. Sopa-pillas from Golden West. Hurry!
Laura Lippman (The Girl in the Green Raincoat (Tess Monaghan, #11))
La mia vita mi spinge a immaginarmi come sarebbe stata la sua se le fosse toccato ciò che è toccato a me, che uso avrebbe fatto della mia fortuna. E la sua vita si affaccia di continuo nella mia, nelle parole che ho pronunciato, dentro le quali c'è spesso un'eco delle sue, in quel gesto determinato che è un riadattamento di un suo gesto, in quel mio di MENO che è tale per un suo di PIU', in quel mio di PIU' che è la forzatura di un suo di MENO senza contare ciò che non ha mai detto ma mi ha lasciato intuire, ciò che non sapevo e che poi ho letto nei suoi quaderni. Così il racconto dei fatti deve fare i conti con filtri, rimandi, verità parziali, mezze bugie: ne viene una estenuante misurazione del tempo passato tutta fondata sul metro incerto delle parole.
Elena Ferrante (The Story of a New Name (The Neapolitan Novels, #2))
La psicologia della massa non è adatta alle mezze verità. Come la dona, così anche la massa cede al padrone piuttosto che al supplice
Adolf Hitler (Mein Kampf)
La cenere s'indurì, cadde altra pomice. L'interno dei cadaveri marcì e insieme a loro, con il passare dei secoli, marcì anche il ricordo dell'esistenza in quel punto di una città. Pompei divenne una città di cittadini vuoti dai contorni perfetti, stretti l'uno all'altro o isolati, con gli abiti volati via o sollevati sul capo, che tentano disperatamente di afferrare i loro oggetti più adorati senza riuscire a stringere nulla tra le mani: vuote entità sospese a mezz'aria al livello dei tetti.
Robert Harris (Pompeii)
We made a mezze dinner with the fresh bread we had baked earlier—fried tomatoes, garlic and zucchini from the garden, boiled eggs, the last of our Nabulsi cheese, zeit-o-za’atar, labneh with olive oil and paprika, sliced cucumber, beets, and pickled vegetables.
Susan Abulhawa (Against the Loveless World)
Scusa, mamma," soffio io. Rimane con il cucchiaio a mezz'aria, stupita: "Scusa per che cosa, amore mio?" "Per non chiederti mai di parlare di te." "Ma tu sei la mia bambina brava," risponde lei. "Sei un po' matta, un po' egocentrica, certo. Ma sei la mia bambina." E mi apre un abbraccio. "Vieni qui.
Chiara Gamberale (Per dieci minuti)
Nel sole di marzo, mentre era seduto su una catasta di ceppi di faggio che scricchiolavano per il caldo, avvenne che egli pronunciasse per la prima volta la parola «legno». Aveva già visto il legno centinaia di volte, aveva sentito la parola centinaia di volte. La capiva anche, infatti d'inverno era stato mandato fuori spesso a prendere legna. Ma il legno come oggetto non gli era mai sembrato così interessante da darsi la pena di pronunciarne il nome. Ciò avvenne soltanto quel giorno di marzo, mentre era seduto sulla catasta. La catasta era ammucchiata a strati, come una panca, sul lato sud del capannone di Madame Gaillard, sotto un tetto sporgente. I ceppi più alti emanavano un odore dolce di bruciaticcio, dal fondo della catasta saliva un profumo di muschio, e dalla parete d'abete del capannone si diffondeva nel tepore un profumo di resina sbriciolata. Grenouille era seduto sulla catasta con le gambe allungate, la schiena appoggiata contro la parete del capannone, aveva chiuso gli occhi e non si muoveva. Non vedeva nulla, non sentiva e non provava nulla. Si limitava soltanto ad annusare il profumo del legno che saliva attorno a lui e stagnava sotto il tetto come sotto una cappa. Bevve questo profumo, vi annegò dentro, se ne impregnò fino all'ultimo e al più interno dei pori, divenne legno lui stesso, giacque sulla catasta come un pupazzo di legno, come un Pinocchio, come morto, finché dopo lungo tempo, forse non prima di una mezz’ora, pronunciò a fatica la parola «legno». Come se si fosse riempito di legno fin sopra le orecchie, come se il legno gli arrivasse già fino al collo, come se avesse il ventre, la gola, il naso traboccanti di legno, così vomitò fuori la parola. E questa lo riportò in sé, lo salvò, poco prima che la presenza schiacciante del legno, con il suo profumo, potesse soffocarlo. Si alzò a fatica, scivolò giù dalla catasta, e si allontanò vacillando come su gambe di legno. Per giorni e giorni fu preso totalmente dall'intensa esperienza olfattiva, e quando il ricordo saliva in lui con troppa prepotenza, borbottava fra sé e sé «legno, legno», a mo' di scongiuro.
Patrick Süskind (Perfume: The Story of a Murderer)
«Questo lo so» esclamò Landen «e ne sono del tutto d'accordo. Mi piacerebbe tanto capire perché ti sei tirata indietro. Dai la caccia a super criminali, all'OPS affronti rischi enormi, disubbidisci agli ordini per recuperare i tuoi compagni feriti sotto un intenso fuoco di artiglieria, eppure...» «Ho capito. Non saprei. Probabilmente le decisioni su questioni di vita o di morte sono più facili da prendere perché sono radicali, bianco o nero. Le affronto meglio perché è più facile. Le emozioni umane, be'... sono un'infinita gradazione di grigi e io non mi trovo bene con le mezze tinte».
Jasper Fforde
FAUST: Ah, Faust, hai solo un'ora di vita, poi sarai dannato per sempre. Fermatevi sfere del cielo che eternamente ruotate, che il tempo finisca e mezzanotte non venga mai. Occhio lieto della natura, sorgi, sorgi di nuovo e fai un giorno eterno, o fai che un'ora duri un anno, un mese, una settimana, un giorno, che Faust possa pentirsi e salvare l'anima. "O lente lente currite noctis equi". Le stelle ruotano, il tempo corre, l'orologio suonerà, verrà il demonio e Faust sarà dannato. Salirò fino a Dio! Chi mi trascina in basso? Guarda, il sangue di Cristo allaga il firmamento e una sola goccia mi salverebbe, metà d'una goccia. Ah, mio Cristo, non uncinarmi il cuore se nomino Cristo. Lo dirò di nuovo. Risparmiami, Lucifero. Dov'è? E' scomparso. Vedo Dio che stende il braccio e china la fronte minacciosa Montagne e colline, venite, franatemi addosso, nascondetemi all'ira terribile di Dio. No, no? Allora mi getto a capofitto nella terra: apriti, terra. No, non mi dà riparo. Stelle che regnavate alla mia nascita e che mi avete dato morte e inferno, risucchiatevi Faust come una nebbia nelle viscere di quelle nubi incinte, affinché, quando vomitate in aria, il corpo cada dalle bocche fumose ma l'anima salga al cielo. (L'orologio suona) Ah, mezz'ora è passata. Presto passerà tutta. Dio, se non vuoi avere pietà di quest'anima almeno per amore di Cristo il cui sangue mi ha riscattato, assegna un termine alla mia pena incessante: che Faust resti all'inferno mille anni, centomila, e alla fine sia salvato. Ma non c'è fine alle anime dannate. Perché non sei una creatura senz'anima? Perché la tua dev'essere immortale? Metempsicosi di Pitagora, fossi vera, l'anima mi lascerebbe, sarei mutato in una bestia bruta. Felici le bestie che morendo cedono l'anima agli elementi, ma la mia vivrà torturata in eterno. Maledetti i genitori che mi fecero! No, Faust, maledici te stesso, maledici Lucifero che ti ha privato del cielo. (L'orologio suona mezzanotte). Suona, suona! Corpo, trasformati in aria, o Lucifero ti porterà all'inferno. Anima, mùtati in piccole gocce d'acqua e cadi nell'oceano, nessuno ti trovi. (Tuono, ed entrano i diavoli) Mio Dio, mio Dio, non guardarmi così feroce! Serpi e vipere, lasciatemi vivere ancora un poco. Inferno orribile, non aprirti. Non venire, Lucifero. Brucerò i miei libri. Ah, Mefistofele. (Escono con Faust. [Escono in alto Lucifero e i diavoli]) Christopher Marlowe, La tragica storia del Dottor Faust [Atto V, Scena II]
Christopher Marlowe (Dr. Faustus)
E io che c'entro?", disse Gabriel, rilanciando il foglio a Kaitlyn. Era sdraiato sul letto a leggere una rivista di automobili - vetture di lusso. "Non è un problema mio". Kaitlyn afferrò il foglio a mezz'aria. Aveva dovuto ricorrere a tutto il suo autocontrollo per entrare in quella stanza. Probabilmente non avrebbe dovuto farlo, ma in quel momento non riusciva ad affrontare Rob da sola, e Anna era al telefono con i suoi familiari dall'ora di cena. Kaitlyn si sforzò di mantenere la calma. "Se c'è qualcosa di vero in quello che sostiene Marisol, allora è un problema di tutti", disse a Gabriel con fermezza. "E tu sei stato l'unico a dire che qui c'era qualcosa che non andava". Il ragazzo si strinse nelle spalle. "E allora?". Kait aveva voglia di urlare. "Tu sei convinto che ci sia qualcosa che non va - ma non t'importa di scoprirlo? Non vuoi fare niente?". Un accenno di sorriso baleno sulle labbra di Gabriel. "Certo che voglio fare qualcosa. Farò quello che so fare meglio". Kaitlyn non voleva dargli soddisfazione, ma non riuscì a nascondere la propria curiosità. Anche se si sentiva ridotta a fare la spalla di un comico, buttò lì la domanda: "E cosa sarebbe?" "Pensare a me stesso", rispose compiaciuto Gabriel. Gli occhi neri scintillarono di maligna soddisfazione.
L.J. Smith (The Strange Power (Dark Visions, #1))
Anche se le fiamme dipingevano sul corpo di Kirien una miriade di sfumature diverse, la sua natura non era fatta per le mezze misure. Lui era come il deserto: crudele e inclemente. Arido, ma allo stesso tempo ricco. Nel momento in cui ti avvolgeva, ti costringeva a temerlo. Una volta che avevi assaporato le sue albe e la profondità dei suoi spazi, però, non potevi più farne a meno. E così si sentiva Tira in quel momento: spaventata dalla sua ruvidezza, ma allo stesso tempo affascinata da ciò che era certa si nascondesse oltre la spessa coltre di indifferenza e reticenza che lo costringeva a chinare la testa ed obbedire a qualsiasi ordine gli fosse stato dato.
Regina Pozzati (In una parola)
Tirò su una palata di neve e la buttò in strada. Si polverizzò a mezz'aria e turbinò via.
Bernard Malamud (The Assistant)
Gli torna in mente un uomo. L'ha incontrato tempo fa, il giorno in cui la luna ha deciso di spartirsi il cielo con il sole. Ernesto aveva ammirato l'eclissi per strada con una maschera da saldatore, condividendola sorridendo con qualche sconosciuto. L'anziano fabbro a cui l'avevano sequestrata era rimasto a braccia conserte, guardava un gruppetto di bimbi quarantenni gustarsi quel gioco di ombre con il naso all'insù. L'uomo ha aspettato per oltre un quarto d'ora che la piantassero di trastullarsi, poi ha chiesto scusa. Aveva bisogno della sua maschera, doveva terminare un lavoro urgente. Li ha salutati mentre si infilava con fiacca nella porta della bottega, ma poi ci ha ripensato. "So' diventato mezzo cieco a furia de salda', che la maschera aiuta ma fino a un certo punto. Almeno mo' me la metto pe' godemme 'na cosa bella", così ha detto. Ed è rimasto lì per un po', con le rughe mezze al sole e mezze alla luna, nella testa un "a morì ammazzato il lavoro urgente!
Luana Troncanetti (Silenzio)
Izaka contains three different restaurants in it. Mezze Mare serves its customers fabulous seafood dishes of the Mediterranean cuisine; The Midd serves delicious kebabs of Turkey and Hitode serves the best sushi that you can eat in Istanbul. Thanks all of our master chiefs for preparing all recipies with extreme care for the health and the cullinary delight of our customers.
izakaistanbul
Con grande cura sistemò una piattaforma di kleenex dentro ciascuna scarpa. Gli sollevava i talloni fino quasi ai bordi della scarpa. Fede scendere i pantaloni. Qualche piroetta sul pavimento e si convinse che poteva funzionare. Il panico si placò. Ancora una volta la scienza trionfava. (…) Ballo bene per una mezz’ora e poi i piedi cominciarono a dolergli. I kleenex si erano spostati sotto l’arco del piedi. Dopo altri due dischi sfrenati riusciva a malapena a camminare. Andò in bagno e cercò di raddrizzare i kleenex, ma si erano tutti schiacciati e appallottolati in una massa compatta. Pensò di toglierli del tutto, ma immaginò la sopresa e lo sguardo inorridito del resto della compagnia nel vederlo rimpicciolito. Infilò il piede nella scarpa solo a metà, collocò la palla tra il calcagno e la soletta interna, premette forte e annodò i lacci. Il dolore lo trafisse fino alle caviglie. Il “trenino” lo mise quasi fuori combattimento. Nel bel mezzo della fila, strizzato tra la ragazza che teneva per la vita e quella che si aggrappava a lui, con la musica forte e ripetitiva, tutti che cantilenavano uno-due, uno-due-tre, con i piedi che sfuggivano al suo controllo a causa del dolore, pensò: è così che deve essere l’inferno, un eterno “trenino” ballato con i piedi doloranti, dal quale non puoi uscire.
Leonard Cohen (Beautiful Losers)
Allora non solo io, pensa, ma tutti, che lo sappiano o no. Tutti pateticamente, inestricabilmente prigionieri di questo confuso doppiofondo, di questo repertorio dozzinale dove ciò che ci è accaduto è presto indistinguibile da ciò che abbiamo soltanto sognato, immaginato, imitato, desiderato, copiato, fuggevolmente, erraticamente percepito da quando siamo nati. Una ininterrotta rimasticatura, un immane doppiaggio. E sempre stato così, si chiede mentre lo scuote un secondo sternuto, nei secoli dei secoli? Che percentuale di autenticità, si mette febbrilmente a calcolare, avranno avuto i longobardi, i franchi? Del 77%? Del 90%? E i Comuni, l'Umanesimo, il Rinascimento, le pestilenze, gli assedi, le carestie, Violante di Baviera, Duccio di Buoninsegna? Tutti reali, tutti genuini come le cipolle di Paolino? Tutti macrobiotici? Vai a sapere, rinuncia soverchiato. Vai a vederci chiaro in questa esponenziale folla di mezze ombre, di semi-vivi, di tremule comparse, di impacciate controfigure che forse da tempo immemorabile popolano la Nobile Contrada della Terra. Prevaricatori tutti, falsificatori tutti, io per primo.
Carlo Fruttero (Il palio delle contrade morte)
«Ti sembra normale, quindi?»«Che cosa?»«Questo.» Con un gesto secco, tagliente, l’altro indicò lo spazio tra loro. «Ogni singola volta che facciamo sesso devo mettere in conto che, appena avremo finito, schizzerai via. Che ogni briciola di intimità che guadagno verrà tolta da qualche altra parte, in una specie di bilanciamento continuo che mi lascia sempre allo stesso punto. Lontano.»Per qualche ragione, quell’ultima accusa colpì più a fondo; Viv sentì il rimorso che lo strangolava a poco a poco mutare, trasformarsi in una sferzata di rabbia. Fece una risata bassa, sarcastica, lo guardò di traverso.«Soltanto mezz’ora fa mi stavi dicendo che rendo la tua vita bellissima.» «Perché è vero.» In ginocchio sul letto, Carlos si sporse verso di lui, allargò le braccia. «È vero che rendi più bella la mia vita. Ma mi spezzi anche il cuore ogni volta, Viv. È come se non ti fidassi di me. O non mi credessi.
Micol Mian (In luce fredda (Rosa dei venti Vol. 1))
Non innamorarti di una donna che legge, di una donna che sente troppo, di una donna che scrive… Non innamorarti di una donna colta, maga, delirante, pazza. Non innamorarti di una donna che pensa, che sa di sapere e che inoltre è capace di volare, di una donna che ha fede in se stessa. Non innamorarti di una donna che ride o piange mentre fa l’amore, che sa trasformare il suo spirito in carne e, ancor di più, di una donna che ama la poesia (sono loro le più pericolose), o di una donna capace di restare mezz'ora davanti a un quadro o che non sa vivere senza la musica. Non innamorarti di una donna intensa, ludica, lucida, ribelle, irriverente. Che non ti capiti mai di innamorarti di una donna così. Perché quando ti innamori di una donna del genere, che rimanga con te oppure no, che ti ami o no, da una donna così, non si torna indietro. Mai.
Martha Rivera-Garrido
Eccola chiesa di Nostra Signora, un edificio antico, con l’adobe annerito dal tempo. Decido di entrarci. Per ragioni sentimentali, non per altro. Non ho mai letto Lenin, ma l’ho sentito citare: la religione è l’oppio dei popoli. Quanto a me, sono ateo: ho letto L' Anticristo e la considero un’opera fondamentale. Credo nel cambiamento dei valori, Signore. La Chiesa deve sparire; è il ricettacolo degli stolti, delle canaglie e delle mezze cartucce.
John Fante (Ask the Dust (The Saga of Arturo Bandini, #3))
Mai fidarsi di quelli che portano la camicia a mezze maniche sotto la giacca,
Sandro Veronesi (La forza del passato)
L’allegra brigata era impegnata in una delle tante attività da osteria. L’osteria. Un autentico mondo a sé. Era lì che suo nonno e suo padre si rifugiavano, puntuali come orologi svizzeri. Per sentirsi vivi. Per condividere un’atmosfera di perenne elettricità. L’osteria: dove il tempo si era fermato, sostituito dal tajut. Lì l’unità di misura dell’esistenza era il tajut, come altrove era il minuto. Equivaleva a un ottavo di litro: un bicchiere colmo di vino, bevuto più volte e in varie occasioni durante la giornata. Se sessanta secondi fanno un minuto e sessanta minuti un’ora, e ventiquattr’ore un giorno, otto tajut fanno un litro, due litri un bottiglione, dodici bottiglioni una damigiana. Ecco fatto il cronometro made in Friuli. L’osteria: dove, complice la giusta infilata di tajut, si discuteva di tutto, dall’amata Udinese (“Sempre la solita: o vince 2 a 0 o perde 2 a 0, le mezze misure mai”) alla storia d’Italia (“Eh, se Cadorna avesse usato l’artiglieria, non avremmo avuto Caporetto”), dalla sagra di paese (“Quest’anno le fette di polenta erano un po’ bruciate”) alle storie più assurde (“Ma lo sapevate che Felice ha cambiato sesso? Felicia, si fa chiamare adesso”). Un giorno o l’altro, Drago ne era sicuro, da un’osteria sarebbe uscita anche la dimostrazione dell’esistenza di Dio. Ci stavano lavorando.
Flavio Santi (La primavera tarda ad arrivare)
«Questo sta a lei scoprirlo, se ne ha voglia. Oppure può fermarsi alla forma che hanno fatto prendere all'acqua». «Non ho capito, mi scusi». «Io non sono siciliana, sono nata a Grosseto, sono venuta a Montelusa quando mio padre ne era prefetto. Possedevamo un pezzetto di terra e una casa alle pendici dell'Amiata, ci passavamo le Vacanze. Avevo un amichetto, figlio di contadini, più piccolo di me. Io avevo una decina d'anni. Un giorno vidi che il mio amico aveva messo sull'orlo di un pozzo una ciotola, una tazza, una teiera, una scatola di latta quadrata, tutte colme d'acqua, e le osservava attentamente. «"Che fai?" gli domandai. E lui, a sua volta, mi fece una domanda. «"Qual è la forma dell'acqua?"». «"Ma l'acqua non ha forma!" dissi ridendo: "Piglia la forma che le viene data"».
Andrea Camilleri (The Shape of Water (Inspector Montalbano, #1))
Sì. Mangiare tutto, oppure niente. Avere un padre, oppure non averlo. Cinquecentomila follower, oppure sparire. Lei si è accomodata per una vita nel dolore, nei suoi eccessi, e invece aveva solo dimenticato le mezze misure.
Valentina Farinaccio (Non è al momento raggiungibile)
Rose andò a prua da Humboldt. Adesso c'era bisogno dell'aiuto del grande navigatore, senza di lui rischiavano di morire. E non tornare mai più?, chiese Humboldt. Rose annuì. Semplicemente sparire, disse Humboldt, al culmine della vita, in viaggio sul Mar Caspio e non ritornare mai più? Esatto, disse Rose. Diventare un tutt'uno con la lontananza, scomparire per sempre in un paesaggio che si era sognato già da bambini, entrare in un'immagine, uscire e non tornare mai più a casa? In un certo senso, disse Rose. Di là. Humboldt indicò verso sinistra, dove il grigiore, attraversato da strie biancastre, sembrava essere un po' più chiaro. Rose si recò dal capitano e gli indicò la direzione opposta. Mezz'ora dopo avevano raggiunto la costa.
Daniel Kehlmann (Measuring the World)
Le cose sono come sono, e quando le riconosciamo, sono esattamente identiche a quando le ha riconosciute qualcun altro o addirittura nessuno. Cosa intende dire?, chiese lo zar che stava per decorare Humboldt con il nastro dell'Ordine di Sant'Anna ma si era fermato a mezz'aria. In tutta fretta, Humboldt gli garantì di aver solo detto che i meriti di uno scienziato non vanno sopravvalutati, il ricercatore non è un creatore, non inventa nulla, non conquista nessuna terra, non produce benefici, non semina e non raccoglie, e ogni volta qualcun altro lo segue e dopo di lui ancora un altro che sa di più, fino a quando tutto si inabissa di nuovo.
Daniel Kehlmann (Measuring the World)
«Se cosa?» Zeph si fece titubante. Era chiaro che sentisse il bisogno di esprimersi, di chiedere consiglio, di parlare ora che la diga si era infranta, così come era chiaro il fatto che non fosse abituato a farlo. Ma Scott era lì, in quel preciso momento, e forse era stato il destino a metterli sulla stessa strada. «Se avessi bisogno di farmelo piacere?»Scott corrugò la fronte in preda allo smarrimento. C’era qualcosa di profondamente illogico in quella domanda, qualcosa che non avrebbe capito se fosse arrivata da chiunque altro. Ma il passato di Zeph continuava a essere un’incognita, e si faceva di minuto in minuto più inquietante. «Non si può fare,» rispose Scott, cercando di mantenere un tono di voce neutro.«Non esiste un trucco… un qualcosa che possa fare per farmelo piacere, anche solo per qualche istante?» «Zeph.»«Ci deve essere un modo!»«Zeph, calmati.» «Perché se non esiste un modo per farlo, allora io… io non posso…»La disperazione negli occhi di Zeph si fece liquida e gli rotolò lungo le guance sotto forma di lacrime che non poteva fermare. Scott chiuse gli occhi, travolto da tanto dolore. Li riaprì dopo pochi istanti e allungò una mano, lasciandola sospesa a mezz’aria, finché non sentì quella del ragazzo stringersi tremante alla sua
Enys L.Z. (Villerouge)
Pensavo a Bella soprattutto nei momenti di inattività, in particolare nella mezz’ora prima di andare a letto e addormentarmi. All’epoca stavo cercando di leggere i romanzi di Bulwer-Lytton, ma i suoi personaggi mi sembravano pupazzi convenzionali quando ripensavo alle braccia di Bella che si agitavano sulla pianola come le ali di un corvo, al suo sorriso delizioso, al suo passo irregolare e oscillante e alle braccia distese, quasi volesse abbracciarmi come nessuno aveva mai fatto. Non la sognavo perché non sognavo affatto, ma quando ci incontrammo di nuovo pensai per quasi un minuto di essere a letto e di sognare, anche se mi trovavo, completamente sveglio, in un parco pubblico.
Alasdair Gray (Poor Things)
La barca è rigettata indietro, pensava: fa due passi avanti e un passo indietro, ma i rematori sono ostinati, dànno infaticabilmente di remi e non temono le onde. La barca va sempre avanti e avanti, ecco che non la si vede più, ma passerà ancora mezz'ora e i rematori vedranno chiaramente i fuochi del piroscafo e tra un'ora saranno ormai alla scaletta della nave. Così anche nella vita...Nelle ricerche della verità gli uomini fanno due passi avanti e uno indietro. Le sofferenze, gli errori e la noia della vita li rigettano indietro, ma la sete di verità e l'ostinato volere li spingono avanti e avanti. E chi sa? Forse giungeranno alla verità vera...
Anton Chekhov
L'immagine che conservo della mezz'ora passata con loro è una scena da film dell'orrore. Ci siamo noi, puliti e in ordine, incolumi, e attorno a noi la cerchia dei lebbrosi, dei radioattivi, dei naufraghi tornati allo stato selvaggio. Solo il giorno prima erano come noi, noi eravamo come loro, ma a loro è capitato qualcosa che a noi non è capitato, e adesso apparteniamo a due umanità separate.
Emmanuel Carrère
The first time someone suggested that I write about my adventures was when I had just arrived in Lebanon. He looked at me with sincere curiosity, puzzled too. We were seated in a large kitchen at a friend’s house, having lunch. It was a beautiful yellow brick house, on top of a hill, very bright, the garden in bloom, wonderful colors and my story of poverty and gloom in Kosovo couldn’t be a greater contrast. We drank lovely Lebanese white wine, ate warm flatbread with labneh, foul, sujuk, and plenty of other mezze dishes.
Ineke Botter (Your phone, my life: Or, how did that phone land in your hand?)
Ci sono così tante cose più insensate dei fantasmi, ecco un esempio lampante: milioni, decine di milioni di persone credono che i bianchi americani di mezz'età siano una fortuna per le altre nazioni del mondo - conservatori, ottusi e bellicosi, ciechi alle sottili trame della vita, al futuro minacciosamente fragile della terra. Ma noi li esaltiamo, invece di combatterli.
Roy Lewis
Giusto: chi froda lo Stato non ha diritto a benefici” Il docente: “Escludere i corrotti è educativo” Fabio Poletti | 428 parole Nando Dalla Chiesa, docente di Sociologia della criminalità organizzata a Milano: anni di discussione ed è arrivata la delibera che sospende i vitalizi per i parlamentari condannati... «Era ora. Il vitalizio è un riconoscimento che viene dato per aver ben servito lo Stato e rappresentato le istituzioni. Averlo sospeso per i parlamentari corrotti o condannati per altri gravi reati non è una questione di risparmio ma è soprattutto un problema educativo». A spanne non vien difficile pensare che sia uno di quei provvedimenti che alla gente piace, vista la bassissima considerazione della «casta»... «Beh, già ci sono i problemi con i vitalizi dati normalmente a un parlamentare figuriamoci di fronte a un corrotto...». In Parlamento si sono divisi, i 5 Stelle volevano la soppressione e non la semplice sospensione che garantirebbe un ripristino del vitalizio in caso di riabilitazione... «Se consideriamo la cultura politica italiana è un passo in avanti gigantesco. In questo Paese non si fa mai nulla contro i corrotti. Questa volta si è stabilito un altro principio: che lo Stato punisce i colpevoli anche togliendogli i vitalizi». Si poteva fare di più? «Che si sia andati timidamente oltre le colonne d’Ercole di queste cose è un atto molto importante». La discussione in Parlamento è andata avanti anni. A un certo punto si contavano mesi e giorni. Poi c’è stata la mobilitazione della società civile, sono state raccolte firme... «Va riconosciuto l’impegno di associazioni come Libera. C’è stata una campagna insistente anche in rete. Quando la società civile trova interlocutori importanti nelle istituzioni si crea un’alleanza fortissima. Penso a persone come il presidente del Senato Pietro Grasso che ha avuto modo di confrontarsi da anni con la società civile». E però l’Italia continua ad essere in testa alle classifiche mondiali dei Paesi corrotti. Da sociologo ed esponente della società civile quale vorrebbe che fossero i prossimi passi per diventare un Paese normale? «La prima cosa su cui bisognerebbe intervenire è la prescrizione. Le mezze misure non bastano più. Ma va ripensato più in generale quelli che sono i compiti delle politica. I corrotti o le persone sotto processo per reati gravi non dovrebbero essere nemmeno messi in lista. Non basta la legge, ci vuole un diverso sentire della politica. E naturalmente bisogna essere più incisivi nella confisca dei beni ai corrotti».
Anonymous
Non di un amante, di un aeroporto! Appena prima di entrare in un coma perpetuo, Sharon ha emesso un faraman in base al quale a nessun palestinese proveniente dalla Cisgiordania e dalla Striscia di Gaza è consentito servirsi di questo aeroporto. Da allora, praticamente l’intero mondo si è dimenticato di Sharon. Soltanto noi, e naturalmente la sua famiglia, preghiamo che prima o poi si risvegli dal suo profondo stato di incoscienza per annullare questa e varie altre ordinanze insensate. Questo aeroporto distava solo mezz’ora dalla mia casa di Ramallah, mentre per raggiungere quello di Amman, di cui adesso siamo costretti a servirci, ci vogliono uno o due giorni.
Suad Amiry (Murad Murad)
Se uno legge quello che leggono gli altri, finisce col pensare allo stesso modo. Queste cose lasciamole al mondo dei provinciali, alle mezze calzette.
Haruki Murakami
Matty non conosceva mezze misure. Era ambizioso, motivato e, secondo Rob, irrimediabilmente destinato a carriere che gli avrebbero spezzato il cuore… Questo sforzo nel conseguire i suoi egoistici obiettivi era adorabile, di grande ispirazione e persino sexy, ma il pattinaggio artistico era, e sarebbe sempre stato, il punto d’origine del suo peggior trauma, e allenare gli altri non si era dimostrato molto diverso fino a quel momento.
Leta Blake (Training Complex (Training Season, #2))
[...] ma le notizie del destino sono sempre mezze notizie, è quel che viene domani che conta, oggi è sempre nulla
José Saramago (Baltasar and Blimunda)
Nel tentativo di comprendere elementi fondamentali come la vita e il cosmo, non si dovrebbe restare attaccati a un unico punto di vista o a un’unica struttura di riferimento. È essenziale invece essere flessibili ed esaminare le cose in una varietà di modi e di contesti. Altrimenti si può giungere solo a mezze verità o a vere e proprie falsità.
Daisaku Ikeda (La vita: Mistero prezioso (Italian Edition))
Era così facile la vita da bambini. Come poteva quella vita così facile diventare tanto complicata? Sono le mezze verità, le frasi non dette, i sentimenti nascosti e tutte le cose che ognuno tiene per sé a offuscare la magnifica chiarezza dell'infanzia, a disorientarci perché un bel giorno abbiamo capito che nella vita non esiste un'unica verità?
Nicolas Barreau (Paris Is Always a Good Idea)