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Terence Hill “Come Eastwood non mollo mai” L’attore torna in tv con “A un passo dal cielo” “Niente jeep ma il cavallo per amore della natura” L’attore Terence Hill confessa di scegliere sempre ruoli che gli appartengono anche a rischio di sembrare sempre uguale 673 parole Terence Hill ha una voce da ragazzo, percorsa da una vaga incertezza, anche quando dice cose di cui è profondamente convinto. Sarà per via di questa curiosa intonazione, ma anche, naturalmente, per la trasparenza dello sguardo blu, che la sua carriera, iniziata in un modo, esplosa in un altro, interrotta e poi ripresa in tv, con enorme successo di pubblico, prosegue a gonfie vele e promette ancora numerosi, fortunati, sviluppi. Da domani rivedremo l’attore su Raiuno, per dieci serate, in Un passo dal cielo 3, mentre a maggio inizieranno le riprese della nuova serie di Don Matteo: «Scelgo sempre personaggi adatti a me, dopo Don Matteo mi sono arrivate tante proposte, ho accettato questa, in cui vesto i panni di una guardia forestale, perchè il progetto mi ha entusiasmato, riguarda un tema a me vicino e cioè la passione per la natura». A cavallo o in bicicletta, Terence Hill (nome vero Massimo Girotti, nato a Venezia nel 1939), è sempre riuscito ad attraversare la barriera dello schermo, toccando le corde più profonde di diverse generazioni di pubblico. Da quelle cresciute con la serie di Trinità a quelle che lo ricordano, biondo e prestante, accanto a Lucilla Morlacchi nel Gattopardo di Visconti, da quelle che ormai lo considerano una specie di sacerdote in borghese, capace di risolvere ogni tipo di problema esistenziale, a quelle che conoscono il percorso difficile della sua vita personale, segnata da un lutto terribile come la perdita di un figlio. La sua esistenza d’attore è legata a personaggi longevi. Non ha mai desiderato cambiare, rompere, fare ruoli diversi? «Capisco che certe mie scelte possano apparire monotone, mi hanno chiesto spesso “perchè non fai un’altra cosa?, ma per me conta altro, soprattutto come mi sento...Per esempio con Eriprando Visconti ho girato Il vero e il falso in cui facevo l’avvocato, non mi sono trovato bene, e infatti tutto il film non funzionava...». Invece con Bud Spencer, nei film di Trinità, si è trovato benissimo. «Sa perchè ho scelto di continuare a farli? Una volta ho incontrato una mamma che aveva con sè due bambini di 7 e 5 anni, mi chiese di recitare ancora in tanti film così, dove poteva portare i suoi figli, aveva le lacrime agli occhi, non l’ho mai dimenticata». Oggi ritornerebbe a fare «Trinità»? «Sarebbe fuori luogo, i tempi sono cambiati, la gioia di “Trinità” era lo specchio degli Anni Settanta, c’era un seme di innocenza che adesso non c’è più». Sia Don Matteo, sia il Capo della forestale di «Un passo dal cielo», sono personaggi risolutivi, arrivano e sciolgono i nodi... «Sì, e questo è il motivo principale per cui piacciono tanto. Sono figure epiche, che offrono soluzioni ai guai e che, nel caos generale della vita di tutti, mettono ordine, appaiono rassicuranti. Sa che in Un passo dal cielo sarei dovuto andare in jeep? Sono io che ho voluto il cavallo, molto più adatto a sottolineare il rapporto con la natura». Da tanti anni interpreta un sacerdote, quanto conta per lei la religiosità? «Ho un buon rapporto con la fede, e mi sembra che Don Matteo la trasmetta nella maniera giusta, senza retorica, senza dare lezioncine, senza fare la predica». Possiamo dire che «Don Matteo» è un po’ un prete in stile Bergoglio? «Anzi, direi che Bergoglio ha imitato Don Matteo... Scherzo, Don Matteo riflette la mia passione per i libri di Carlo Carretto, grande cattolico italiano, lui aveva la stessa semplicità che troviamo oggi in Papa Francesco». Ha un sogno nel cassetto, un modello da raggiungere? «Io ho solo buona volontà, cerco di fare bene le cose, il mio modello è Clint Eastwood, ha 10 anni più di me e continua imperterrito ad andare av
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