Il Capitano Quotes

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Dopo questo discorso il volto del Capitano Wentworth assunse per un'attimo un'espressione particolare...ma si trattò di un solo breve attimo di intima ironia e non venne colto dai nessuno dei presenti che lo conoscevano meno di lei.
Jane Austen (Persuasion)
Avevo un lavoro dalle 9 alle 5. O meglio, dalle otto alle quattro. Poi le cose capitano come capitano. Non te lo chiedono prima. Non ti chiedono il permesso.
Cormac McCarthy (No Country for Old Men)
Non era una comune misantropia che aveva rinchiuso tra le pareti del Nautilus il Capitano Nemo ed i suoi compagni, ma un odio mostruoso o sublime, che il tempo non poteva affievolire.
Jules Verne (20,000 Leagues Under the Sea & Around the Moon)
La trappola per topi è un regalo di Natale, da parte di un topo che sarebbe rimasto catturato nella trappola del mondo se non era stato elevato a capitano di cavalleria. E allora ebbe la forza di cavarsela.
Selma Lagerlöf (Il libro di Natale)
Vedendolo così, vestito per lei in un modo così manifesto, non poté impedire il rossore di fuoco che le montò al viso. Si offuscò quando lo salutò, e lui si offuscò di più con il suo offuscamento. La coscienza di comportarsi come fidanzati li offuscò ancora di più, e la coscienza che tutti e due fossero offuscati finì per offuscarli fino al punto che il capitano Samaritano se ne accorse con un tremolio di compassione.
Gabriel García Márquez
Forse la felicità dipende solo dall’insieme di piccoli dettagli positivi — il semaforo che diventa verde nel secondo in cui tu arrivi — e negativi — l’etichetta della T-shirt che ti pizzica sul collo — che capitano a ciascuno durante un giorno. Forse a ciascuno è assegnata un’identica quantità di felicità al giorno.Forse non aveva importanza se eri un rubacuori celebre in tutto il mondo o un patetico solitario. Forse non importava se una tua amica stava morendo.Forse a certe cose si passa attraverso e basta. Forse era l’unica cosa che si poteva chiedere.
Ann Brashares (The Sisterhood of the Traveling Pants (Sisterhood, #1))
Io ora mi domando se aumentando la tensione elettrica, l’umanità intera, in un tempo più o meno lontano, non finirà per impazzire. Ecco un grande problema che dovrebbe preoccupare le menti dei nostri scienziati.
Emilio Salgari (Romanzi di viaggi straordinari: Il capitano della Djumna, I naviganti della Meloria, La città del re lebbroso, La Stella dell’Araucania, Le meraviglie del duemila, La Bohème italiana, Una vendetta malese)
Con la fantasia, Bridget tornò mille volte a quel primo bacio appassionato, rendendolo sempre più perfetto. Ma non andò oltre. Per molte ore, dopo avere lasciato Eric, rimase sveglia nel sacco a pelo. Tremava. Aveva gli occhi pieni di lacrime. Ecco che cominciavano a scendere. Lacrime di tristezza, di disagio, d’amore. Erano il genere di lacrime che le venivano quando si sentiva troppo colma: aveva bisogno di fare un po’ di spazio. Guardò il cielo. Era più grande, quella notte. Quella notte i suoi pensieri si avventuravano negli spazi infiniti e, come diceva Diana, non trovavano alcun ostacolo su cui rimbalzare per tornare indietro. Andavano avanti e avanti, finché nulla sembrava più reale. Neppure il pensiero. Bridget si era stretta a Eric, piena di desiderio, insicura, spavalda e impaurita. C’era una tempesta nel suo corpo, e quando era diventata troppo violenta, lei era andata via. Si era lasciata levitare fino alle fronde delle palme. Lo aveva già fatto altre volte. Avrebbe lasciato affondare la nave senza il capitano. Quello che era successo con Eric era insondabile, indescrivibile. Ora tutto questo era lì con lei, incerto, desideroso di qualcuno che se ne prendesse cura: ma Bridget non sapeva come. Richiamò indietro i propri pensieri, raccogliendoli ad anello come il filo di un aquilone. Si arrotolò il sacco a pelo sotto il braccio e tornò furtiva alla baracca. Si distese sul letto. Quella notte non avrebbe concesso ai suoi pensieri di avventurarsi oltre le travi sbiadite del soffitto
Ann Brashares (The Sisterhood of the Traveling Pants (Sisterhood, #1))
Perché la felicità è lì, a portata di mano, lì che non dobbiamo nemmeno farci chissà quali viaggi con la mente o frustrarci l'anima per essere più in là, guardare il mondo dall'alto, metterci sopra le mani per crederci padroni. E a volte serve un capitano che raddrizzi un sogno ingannevole.
Roberto Vecchioni (La vita che si ama)
Questa luce, cioè la storia, è spietata; essa ha questo di strano e di divino, e cioè che quantunque sia luce, e precisamente perché è luce, mette spesso dell'ombra là dove si vedono raggi; dello stesso uomo fa due fantasmi differenti, e l'uno attacca l'altro, e ne fa giustizia, e le tenebre del despota lottano con lo splendore del capitano. Da qui, una misura più vera nell'apprezzamento definitivo dei popoli. Babilonia violata diminuisce Alessandro; Roma incatenata diminuisce Cesare; Gerusalemme uccisa diminuisce Tito. La tirannia segue il tiranno. E' una sventura per un uomo lasciare dietro di sé dell'ombra che ha la forma sua.
Victor Hugo (Les Misérables)
Odio questa sensazione di credere di fare ciò ch'è giusto, quando no sono affatto sicuro di farlo. Chi siamo noi, del resto? la maggioranza? è questa la risposta? la maggioranza è sempre sacra, non è vero? Sempre, sempre; non sbaglia mai, nemmeno per una minuscola frazione d'un minuscolo insignificante momentino? mai una volta nemmeno in dieci milioni di anni? Ma in fin dei conti, pensava il capitano, che cos'è questa maggioranza e da chi è composta? e che cosa pensa, e come fa a fare quello che fa, non cambierà mai? e io, soprattutto, come ho fatto a trovarmici in mezzo, a questa marcia maggioranza? Non mi trovo bene, io. Si tratta forse di claustrofobia, di paura della folla, o semplicemente di buon senso? Può un uomo solo avere ragione, mentre tutto il resto del mondo è convinto di avere ragione lui?
Ray Bradbury (The Martian Chronicles)
«Non sta bene» sbottò il Capitano Gleran, esigendo la nostra piena attenzione con uno sguardo fermo. «Non starete bene.» Esitò, vibrando di rabbia. «Avete perso un compagno e, credetemi, vi posso capire. Ma la vita continua. Fate un lavoro in cui la vostra vita è a rischio ventiquattr'ore su ventiquattro, sette giorni su sette. C'è il cento per cento di probabilità di morire in una missione, è così per tutti. I soldati muoiono ogni giorno, ma voi non piangete per loro, non smettete di vivere. E così dev'essere anche questa volta. L'unica differenza è che la conoscevate, la persona che non c'è più, e avete un volto da ricordare. Molti, invece, vengono dimenticati. Nessuno piange la loro morte. Il vostro amico era fortunato e non è morto per colpa vostra. Succede. Sempre. Dovete accettarlo e andare avanti, se davvero volete salvare delle vite.»
Chiara Cilli (L'ultima alba (La guerra degli Dei, #2))
Ogni cosa segue comunque il suo corso, e per quanto uno possa fare del suo meglio, a volte è impossibile evitare che qualcuno rimanga ferito. È la vita. Faccio un po' il grillo parlante ma è ora che tu cominci a imparare certi meccanismi della vita. A volte tu ti sforzi troppo di adattare la vita ai tuoi meccanismi. Se non vuoi finire anche tu in una clinica psichiatrica cerca di essere un po' più aperto e di abbandonarti di più alla vita così come viene. Anche una donna debole e imperfetta come me ogni tanto arriva a rendersi conto di quanto meravigliosa sia la vita. [...] Ma d'altra parte che può sapere quale sia la cosa migliore per tutti alla lunga? Perciò tu senza farti scrupoli a causa di qualcuno, se vedi una possibilità di felicità per te, cogli quell'occasione e sii felice. Opportunità come queste non capitano che due o tre volte nella vita, e se uno se le lascia sfuggire poi lo rimpiange in eterno.
Haruki Murakami (Norwegian Wood)
Cose che capitano nella solitudine di un'isola. Pensieri nuovi. Voci che ti dicono che il peggio non è tanto essere sull'orlo del disastro, ma il non accorgersi di esserci. Qualsiasi animale sente l'approssimarsi del pericolo. Noi non più. Siamo così narcotizzati e distanti dalla natura da non sentire che cemento e discariche, camorra e veleni ci assediano. Viaggiamo tranquilli in mezzo a penitenziari di animali pazzi e pieni di antibiotici, gabbie di reclusi pigolanti dove non fa mai notte, e non vediamo Nacht un Nebel che avanzano, a passi misurati, come Gog e Magog. Capiremo solo quando non ci sarà più niente da fare. Se domani il cielo fosse vuoto di passeri, ci metteremmo settimane a realizzarlo. Se un giorno il fiume sparisse da sotto i ponti del nostro paese, non lo noteremmo. Siamo pieni di paure, certo, ma paure di cose senza significato, e le paure a vuoto si chiamano paranoie. Ci manca il timore vero, quello supremo. L'orrore di noi stessi, incapaci di sentire il grido della natura che boccheggia e dice: "Basta".
Paolo Rumiz (Il Ciclope)
«Sa, io sono medico. E allora capitano spesso casi del genere... tragici... sì, diciamo casi limite, in cui uno non sa se ha il dovere... infatti non esiste un solo dovere, ossia quello nei confronti del prossimo, ne esiste uno verso se stessi e uno verso lo Stato e uno verso la scienza... Si è tenuti ad aiutare, certo, si è qui per questo... massime del genere, però, restano sempre e soltanto teoriche... Fino a che punto è doveroso aiutare?.. Lei è lì, una persona a me sconosciuta, e io per lei sono altrettanto sconosciuto, e la prego di mantenere il silenzio sul fatto che mi ha visto... bene, lei sta zitto, adempie questo dovere... Io le chiedo di parlare con me, perché sto crepando a furia di tacere... e lei è disposto a darmi ascolto... bene... Ma questo è facile... Se però le chiedessi di prendermi e scaraventarmi in mare... ecco che allora la compiacenza, la disponibilità all'aiuto cesserebbe. A un certo punto finisce... là dove inizia la propria esistenza, la propria responsabilità... a un certo punto deve pur finire... a un certo punto quest'obbligo deve cessare... O forse proprio per il medico non è lecito che venga meno? Ha da essere un Cristo Salvatore, uno che aiuta tutti quanti, soltanto perché possiede un diploma scritto in latino?, è davvero tenuto a buttare l'esistenza, a ridurre ad acqua il proprio sangue, se una tizia... un tizio arriva a pretendere da lui che sia nobile, soccorrevole e buono? Sì, a un certo punto il dovere cessa... là dove uno non ce la fa più, proprio in quel punto....»
Stefan Zweig (Amok)
Sarebbe stato più sopportabile, indubbiamente, se invece dell'amara lucidità che impregnava ogni sua azione e pensiero, il capitano Alatriste avesse goduto dei doni magnifici della stupidità, del fanatismo o della cattiveria. Perché solo gli stupidi, i fanatici e le canaglie vivono senza fantasmi, o senza rimorsi.
Arturo Pérez-Reverte (El oro del rey (Las aventuras del capitán Alatriste, #4))
Dopo qualche istante, il capitano aveva sospirato. «Senti il bisogno di dare una risposta a questa tragedia, storico?» aveva chiesto. «Tutti quei volumi che hai letto sul pensiero di altri uomini e altre donne. Su altri tempi. Come risponde un uomo alla domanda su ciò che quelli della sua razza sono capaci di fare? Ognuno di noi, soldato o civile, arriva a un punto in cui ciò che ha visto lo cambia dentro? Irrimediabilmente e indefinitamente? E allora che cosa diventiamo? Meno umani o più umani? Abbastanza umani o troppo umani?» Duiker era rimasto in silenzio per un lungo minuto, gli occhi sul terriccio che circondava il masso su cui sedeva. Infine si era schiarito la gola. «Ognuno di noi ha la propria soglia, amico. Soldati o civili, non possiamo fare altro che prendere ciò che riusciamo prima di lanciarci... in qualcosa di nuovo. Come se il mondo intorno a noi fosse cambiato, mentre è cambiato solo il nostro modo di guardarlo. Un cambiamento di prospettiva, ma non una questione di capacità intellettuale: vediamo ma non proviamo emozioni, oppure piangiamo ma osserviamo la nostra sofferenza come se fossimo al di fuori di noi. Non è possibile dare una risposta, Lull. Più umano o meno umano... sta a te decidere.»
Steven Erikson (La Dimora Fantasma: Una storia tratta dal Libro Malazan dei Caduti (Italian Edition))
Essere felice per me è stato un lungo lavoro. Ci sono persone naturalmente portate alla felicità, che nascono con il grande dono di saper davvero gioire anche delle piccole cose, e poi ci sono gli esseri umani come me, che per il fatto di sentirsi inadeguati tendono a sabotare le proprie possibilità di essere felici. Perché per imparare a cercare la felicità ho avuto bisogno di superare varie fasi: accettare me stessa e le mie debolezze e prendere coscienza che spesso e colatori la felicità è una scelta consapevole. Le cose belle e brutte capitano a tutti, ma la differenza la facciamo noi.
Anna Premoli (L'importanza di chiamarti amore)
Peter?”. Peter si girò, abbracciando il corpo dietro di lui un po’ timidamente. Era proprio James. I suoi capelli sembravano ancora la criniera di un leone, anche se forse quell’effetto era dato più dal fatto di non averli tagliati per molti anni che da una precisa scelta stilistica. Il suo naso era ancora grande e aquilino, ma senza lo sguardo piratesco era un po’ strano, come sembrano a volte gli uccelli. Indossava una giacca da camera di seta decorata con diamanti rossi e dorati – tanto ridicola quanto quelle che aveva indossato come capitano del Jolly Roger. E i suoi occhi erano gli stessi: gentili, azzurri e incantevoli. James allungò la mano per accarezzare la guancia di Peter con le nocche delle dita, tracciò il profilo del suo mento con il pollice e doveva averlo sentito arrossire al suo tocco. “Dio mio,” disse con un tono stupito. “Sei davvero tu.
Austin Chant (Peter Darling)
«È giovedì. Si ricordi bene: le cose più strane» disse pensando a quel ragazzo «capitano sempre il giovedì. Perché il giovedì è un giorno sospeso. È il giorno in cui la settimana ha smesso di iniziare ma non ha ancora iniziato a finire. È il giorno giusto. Per tutte le cose sospese.»
Alessandro Barbaglia (La locanda dell'ultima solitudine)
Il talento non esiste, capitano. Esistono soltanto l'ispirazione e l'ambizione.
Don Rosa (The Life and Times of Scrooge McDuck)
Fino al mattino seguente rimase accanto al capitano, osservando come dirigeva la nave. Poi tirò fuori il suo sestante. Verso mezzogiorno cominciò a scuotere la testa. Il pomeriggio verso le quattro ripose l'apparecchio e chiese al capitano perché lavorasse in maniera così approssimativa. Faccio questo lavoro da trent'anni, rispose l'ufficiale. Con tutto il rispetto, ribadì Humboldt, ne sono sorpreso. Non lo faccio certo per amore della matematica, disse il capitano, voglio solo arrivare dall'altra parte dell'oceano. Più o meno, basta seguire il parallelo e prima o poi si arriva. Ma come si può vivere, domandò Humboldt, reso particolarmente suscettibile dalla nausea, se a uno non importa nulla della precisione? In modo eccellente, rispose il capitano. E comunque quella era una nave libera. Se a qualcuno non stava bene qualcosa, poteva sempre scendere.
Daniel Kehlmann (Measuring the World)
Rose andò a prua da Humboldt. Adesso c'era bisogno dell'aiuto del grande navigatore, senza di lui rischiavano di morire. E non tornare mai più?, chiese Humboldt. Rose annuì. Semplicemente sparire, disse Humboldt, al culmine della vita, in viaggio sul Mar Caspio e non ritornare mai più? Esatto, disse Rose. Diventare un tutt'uno con la lontananza, scomparire per sempre in un paesaggio che si era sognato già da bambini, entrare in un'immagine, uscire e non tornare mai più a casa? In un certo senso, disse Rose. Di là. Humboldt indicò verso sinistra, dove il grigiore, attraversato da strie biancastre, sembrava essere un po' più chiaro. Rose si recò dal capitano e gli indicò la direzione opposta. Mezz'ora dopo avevano raggiunto la costa.
Daniel Kehlmann (Measuring the World)
Il brivido è lo scheletro dell'avventura.
Federico Grasso (Dai diari di un capitano dell'aria - Il tesoro di Smiley)
Penso non ci sia un animale nei Giardini con altrettanto talento per l’odio [...] e quindi non devi certo sorprenderti se ha scelto di esercitare la sua abilità. I pesci nuotano, gli uccelli volano, e il Capitano odia.
Daniel Polansky (The Builders)
«Io non credo.» Il Capitano dei Sicari si alzò elegantemente. «Ognuno di noi ha un ruolo nella Storia, e se pensi esistano solo buoni e malvagi ti sbagli di grosso.»
Chiara Cilli (Deserto di sangue (La Regina degli Inferi, #4))
«Ho deciso di affidare il recupero della spada, Gladius, all'agente Calen e al Capitano Gleran» rivelò.
Chiara Cilli (L'ultima alba (La guerra degli Dei, #2))
Benjamin non gli stava sorridendo solo con le labbra, ma anche con gli occhi, le braccia e tutto il resto del corpo. Il capitano era lì ed era venuto per lui, pronto ad accoglierlo con cuore e anima, per condurlo via con sé.
Cristina Bruni (Gibraltar)
Ciò che la produceva era una pallottolina appena visibile che si trovava infissa sotto la sfera, e la luce che tramandava espandeva un dolce calore assai superiore a quello del gas.
Emilio Salgari (Romanzi di viaggi straordinari: Il capitano della Djumna, I naviganti della Meloria, La città del re lebbroso, La Stella dell’Araucania, Le meraviglie del duemila, La Bohème italiana, Una vendetta malese)
E di più ormai siamo in troppi in questo mondo e se non troviamo il mezzo d’invadere qualche pianeta, non so come se la caveranno i nostri pronipoti fra altri cent’anni, a menoché non tornino, come i nostri antenati, all’antropofagia. La produzione della terra e dei mari non basterebbero a nutrire tutti, e questo è il grave problema che turba e preoccupa gli scienziati. Ah! Se si potesse dar la scalata a Marte che ha invece una popolazione così scarsa e tante terre ancora incolte!
Emilio Salgari (Romanzi di viaggi straordinari: Il capitano della Djumna, I naviganti della Meloria, La città del re lebbroso, La Stella dell’Araucania, Le meraviglie del duemila, La Bohème italiana, Una vendetta malese)
In questi anni di guerra ho visto molti attacchi di panico. Conosco due ragioni a queste crisi. Nel prima caso, sono le sensazioni fisiche violente a scatenare la paura. Ne risulta uno stato di totale smarrimento, una specie di paralisi. Come per l’autista a S. Cataldo. Una volta, durante un bombardamento, ho visto un soldato, in preda ad uno di questi attacchi, ciondolare fuori dalle buche. Era completamente allo scoperto e aveva lo sguardo perso nel vuoto. Però camminava all’indietro, come spinto da un primordiale istinto di sopravvivenza. Oppure, spesso, la paura nasce quando, trasportati dalla fantasia, si immagina la propria morte. In questo caso, la vittima dell’attacco trama e geme come faceva il capitano Calarone.
Piero Macola (Sola andata)
Mandati a zappare la terra invece di andare a scuola Calabria, registri esaminati dai carabinieri. Genitori denunciati Il paese Piazza Filottete nel centro storico di Petilia Policastro Gaetano Mazzuca | 563 parole La lotta alla criminalità in Calabria si fa anche spulciando tra i registri di classe. Fermare l’emorragia della dispersione scolastica, infatti, vuol dire non solo garantire il diritto all’istruzione, ma anche bloccare il reclutamento di nuove leve da parte dei clan locali. Così anche quest’anno, come accade già da qualche tempo, a fare gli scrutini negli istituti di Petilia Policastro, il paese di Lea Garofalo la testimone di giustizia trucidata dagli uomini della ’ndrangheta, non c’erano solo i professori, ma anche i carabinieri. Scrutini con i carabinieri La verifica condotta dai carabinieri, guidati dal capitano Claudio Martino, ha portato al deferimento in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Crotone di 20 genitori, responsabili della mancata frequentazione delle scuole dell’obbligo da parte dei loro figli. I minori frequentavano, o meglio avrebbero dovuto frequentare, le scuole medie e il biennio delle superiori dei comuni di Petilia, Mesoraca e Cotronei. Le scuse dei genitori, come ad esempio improbabili ( e senza alcuna certificazione medica) malattie dei giovani, non sono state sufficienti per giustificare quello che per molti ragazzi è stato un vero e proprio abbandono scolastico, con la conseguente, naturale, perdita dell’anno. Giovani italiani Si tratta nella quasi totalità di famiglie italiane (solo una coppia è di nazionalità romena). In alcuni casi i minori sono figli di contadini che rinunciano ad andare a scuola per aiutare i genitori nei campi. Così invece di studiare storia o imparare l’aritmetica, si ritrovano a 11 anni a lavorare la terra in quest’angolo di Calabria. Una drammatica necessità, spiegano. Ma c’è di peggio. In alcune case semplicemente all’istruzione non viene dato alcun valore, anzi la scuola dell’obbligo è vista come un inutile impiccio. Il sentiero per questi ragazzini è già stato tracciato dalle loro famiglie: andranno a ingrossare le fila della criminalità locale. Le regole le impareranno per strada e non seduti davanti a un banco. Insomma, la lotta per la legalità inizia a questa età. Lo sanno bene i carabinieri di Petilia che da quattro anni controllano i registri delle scuole. Tutto è iniziato quando i militari hanno notato il figlio di un esponente della cosca petilina passare tutte le mattine nel bar del centro del paese. Sono andati a controllare nella scuola dove risultava iscritto, hanno dovuto battere la ritrosia e forse anche la paura dei vertici scolastici prima di mettere le mani sul registro e scoprire che quel ragazzino in classe non ci andava da tre mesi. Assenze ingiustificate Da quel momento l’attenzione delle forze dell’ordine è rimasta sempre alta ottenendo col tempo la massima collaborazione di presidi e docenti. Ora dopo due settimane di assenza senza certificazione medica parte la segnalazione e i risultati iniziano a vedersi. Il primo anno le denunce erano state 28, l’anno seguente 26, poi 22 e infine quest’anno 20. Ma non c’è solo la repressione. La caserma ha aperto le sue porte a 500 studenti, si è discusso di legalità, codice della strada, droga. Un momento di condivisione suggellato dal panino con nutella offerto ai ragazzi. Una “ricetta” semplice che sembra funzionare.
Anonymous
– Tanto valeva che non si fossero risvegliati dal loro sonno secolare – mormorò il signor Holker con un lungo sospiro, prendendo posto nello scompartimento del carrozzone.
Emilio Salgari (Romanzi di viaggi straordinari: Il capitano della Djumna, I naviganti della Meloria, La città del re lebbroso, La Stella dell’Araucania, Le meraviglie del duemila, La Bohème italiana, Una vendetta malese)
– E gli arciducati? – Sono stati assorbiti dalla Germania, mentre l’Istria ed il Trentino sono stati restituiti all’Italia assieme alle antiche colonie veneziane della Dalmazia. – Sicché l’Italia? – E oggidì la più potente delle nazioni latine, avendo riavuto anche Malta, Nizza e la Corsica.
Emilio Salgari (Romanzi di viaggi straordinari: Il capitano della Djumna, I naviganti della Meloria, La città del re lebbroso, La Stella dell’Araucania, Le meraviglie del duemila, La Bohème italiana, Una vendetta malese)
Una volta, il mio capitano disse che nella vita si incontrano persone che, crediamo, diventeranno nostri compagni di viaggio, ma poi le perdiamo per strada. Altre persone da cui non ci aspettiamo molto, invece, scalano montagne insieme a noi. Il mio capitano concludeva - solo quando il bere lo faceva diventare sentimentale- che è meglio non chiedere al destino che cosa ha in serbo per noi, o dove porta la nostra strada. «Ti basti stare in viaggio per essere felice» diceva. «Tutte le strade portano a una sola destinazione.»
Sally Gardner (Tinder)
Prologo Mar delle Antille, 1670 Una bordata di dodici cannoni squarciò la murata di dritta del veliero francese, che avvampò con un frastuono d’inferno. Scaglie roventi e artiglieri in uniforme schizzarono verso l’alto, volute di fumo nero appestarono l’aria. La risposta, fulminea, sfondò il cassero della nave pirata, diverse palle raggiunsero vele e sartiame, scalfirono l’albero di mezzana e il trinchetto, che oscillarono pericolosamente, sbalzando gli uomini ancorati ai pennoni. «Fuoco!» urlò in inglese una voce imperiosa. Stavolta l’offensiva mirò più in alto, con una precisione che si fece micidiale. La fregata della flotta del Re Sole subì una scossa da poppa a prua mentre a uno a uno gli alberi, tranciati dalle palle incatenate, crollavano insieme a grovigli fiammeggianti di vele e cordami in mezzo al fuggi fuggi generale. «Ci vengono addosso armati di parrucca, calze di seta, boria e poco altro.» Il capitano pirata sogghignò, beffardo, lo sguardo affascinato da tanto sfacelo, dal fuoco che stava correndo dai tronconi dell’albero maestro al fasciame lucido. «Signore! Signore!» La voce del quartiermastro risuonò ansiosa e lui si girò, nel momento in cui qualcuno lo gettava a terra, finendogli tra le braccia con un gemito rauco. Un fiotto di sangue sprizzò sul lino purissimo della sua camicia. «Padre…» farfugliò, terreo. Alzò gli occhi. Su una coffa avversa, uno dei pochi punti rimasti integri della nave francese, un archibugiere in livrea imbracciava ancora il moschetto fumante contro di loro… contro di lui. Fece per sparare di nuovo, ma cadde in acqua, centrato in pieno da una granata. La destrezza dei bombardieri della Lucky Chance era rinomata fino all’Atlantico e oltre. «Padre…» ripeté il capitano, chino sul ferito, che respirava a fatica. Alcuni uomini gli si fecero attorno e, come lui, con la sua stessa impotenza, si avvidero che la situazione era senza via di scampo. «Non lasciatemi, signore,» supplicò, imperterrito. L’usuale caparbietà gli lampeggiò in faccia, alzò la testa e gridò: «Chiamate Fabien! Presto!» Subito dopo riportò l’attenzione sull’uomo a cui doveva tutto… tutto ciò che sapeva, tutto ciò che era. «Resistete, signore. Fabien vi curerà. Lui ci salva sempre. Salverà anche voi.» Il ferito lo guardò con uno stentato sorriso e gli batté un colpetto affettuoso sulla mano, sillabando in affanno: «Non stavolta, Julian. Non stavolta. Lo sai anche tu, ragazzo mio.» (...)
Maria Campanaro (Nessun porto nella nebbia)
Il capitano guardò Fermina Daza e vide sulle sue ciglia i primi bagliori di una brina invernale. Poi guardò Florentino Ariza, il suo dominio invincibile, il suo amore impavido, e lo spaventò il sospetto tardivo che è la vita, più che la morte, a non avere limiti. «E fin quando crede che possiamo proseguire questo andirivieni del cazzo?» gli domandò. Florentino Ariza aveva la risposta pronta da cinquantatré anni, sette mesi e undici giorni con le loro notti. «Tutta la vita» disse.
Gabriel García Márquez (Love in the Time of Cholera)
La Sicilia è un mondo a sé che nessuno pensa di dover scoprire perché tutti credono di avere già scoperto.
Massimo Simili (Il capitano catanese)
Ho deciso di oppormi al spinto fatalismo per il quale gli amici sono quelli che ti capitano e con questi dobbiamo imparare a convivere. Niente di più sbagliato, dico io. Quando il tempo libero inizia a diminuire e si fa sempre più prezioso, è sacrosanto che l'amicizia diventi una scelta puntuale e ponderata, non un carico di abitudini che tocca portasti sulla schiena. Gli amici che facevano parte della mia vita a quel tempo sono quelli di oggi, ma non per forza gli stessi di sempre. Sono quelli che mi hanno voluto bene gratuitamente, che mi hanno riservato uno sguardo critico prezioso, condividendo un punto di vista sulle cose che mi ha spesso salvato da ottuse convinzioni. Sono state presenze costanti e non distratti viaggiatori, compagni fedeli che hanno deciso di scegliere e accettato di essere scelti. Il parere di un amico, di questo genere di amico intendo, assume un peso specifico importante, è un'impressione che verrà ascoltata e presa in considerazione perché si conquistata un rispetto doveroso.
Camilla Boniardi (Per tutto il resto dei miei sbagli)
Il capitano di lunga secca Mikko Heikkinen era fermamente convinto che una decisione importante e irrevocabile come quella del suicidio non andava presa a mente lucida, senza il conforto di un buon cicchetto.
Arto Paasilinna (Petits suicides entre amis)
Un sentimento di grande solitudine mi sopraffece; un sentimento che non teneva conto del capitano al timone né del signor Stevenson alla coffa, dove si era arrampicato per la prima veglia della notte, né della dozzina di altri corpi tiepidi sottocoperta. inclusa Natty. Mi dissi che dipendeva dal fatto che per la prima volta nella mia vita avevo una nozione veritiera della vastità del mondo e anche della sua indifferenza. La nostra prua tagliava le onde con una grazia meravigliosa, ma non sapeva nulla della sua meraviglia. La luna, che ora stava salendo tra le nuvole, scandiva il tempo al nostro viaggio, ma non sapeva nulla del tempo. Le onde facevano un delicatissimo miscuglio di panna e di marrone, di blu e di nero, ma non sapevano nulla della delicatezza. Tutto questo sarebbe potuto essere allarmante, eppure mi colmò di un profondo senso di quiete. Tenni le braccia lungo i fianchi e lasciai che il vento mi colpisse in faccia e sul petto, purificandomi di tutto quello che mi aveva pesato su di me nella mia vita precedente.
Andrew Motion (Silver (Return to Treasure Island #1))
Ed ora" disse il Colonnello Palese "il vostro nuovo capitano vi parlerà brevemente." Io aprii le labbra, e un gorgoglio orribile mi usciva di bocca, erano parole sorde, obese, floscie. Dissi: "Siamo i volontari della Libertà, i soldati della nuova Italia. Dobbiamo combattere i tedeschi, cacciarli fuori di casa, ributtarli di là dalle nostre frontiere. Gli occhi di tutti gli italiani sono fissi su noi: dobbiamo risollevare la bandiera caduta nel fango, esser d'esempio a tutti in tanta vergogna, mostrarci degni dell'ora che volge, del compito che la patria ci affida". Quando ebbi finito di parlare il Colonnello Palese disse ai soldati "Ora uno fra voi ripeterà quello che ha detto il vostro capitano. Voglio esser sicuro che avete capito. Tu" disse indicando un soldato "ripeti quel che ha detto il vostro capitano". Il soldato mi guardò, era pallido, aveva le labbra esangui e sottili dei morti. Disse lentamente, con un orrendo gorgoglio nella voce: "Dobbiamo mostrarci degni delle vergogne d'Italia", Il Colonnello Palese mi si avvicinò, mi disse a voce bassa: "Hanno capito" e si allontanò in silenzio.
Curzio Malaparte (The Skin)
[I Cheyenne] decisero di smontare i loro migliori fucili e pistole, lasciando intatti solo quelle inservibili da presentare nel caso il capo dei soldati ordinasse loro di consegnare le armi. trascorsero tutta la notte a nascondere i fucili, dando le canne alle donne perché le occultassero sotto i loro abiti, legando le molle, i percussori, gli aghi e le cartucce e altri piccoli pezzi insieme alle perline e mettendoli sui mocassini come se fossero ornament. Come era prevedibile, il mattino seguente il capitano Johnson ordinò ai suoi uomini di disarmare i Cheyenne. Essi accatastano le pistole, i fucili inutilizzabili, gli archi e le frecce, e il capitano permise ai soldati di prenderselì come souvenir.
Dee Brown (Bury My Heart at Wounded Knee: An Indian History of the American West)
«È successo tutto così in fretta che non mi sembra neanche vero. Tutta questa felicità alle volte mi fa quasi paura.» Nel suo sguardo vedo passare un lampo di gioia. «Alle volte le cose più belle capitano per caso. E tu, Faith Grayson, sei una di queste.» Scende di nuovo sulle mie labbra baciandomi con intensità e passione. Non riesco a rispondere niente, l'unica cosa che riesco a fare è ricambiare questo suo bacio meraviglioso in cui è racchiuso tutto quello che trova davvero dentro se stesso. Forse ha ragione lui, le cose più belle capitano per caso e forse è anche vero che nulla succede senza motivo. L'unica certezza che ho in questa mia nuova vita è che voglio trascorrere la mia esistenza con Angus al mio fianco. Forse le cose non saranno sempre facili, forse le cose non andranno sempre bene, ma so che a darmi coraggio per andare avanti ci sarà tutto il suo amore e tutto il suo sostegno. E questa è la cosa più importante di tutte
Barbara Pedrollo (Il bacio del lupo (Italian Edition))
«E cosa meriteresti, allora?»«Trish!» sibilò l’amico. Lei gli lanciò un’occhiataccia. «No, davvero,» proseguì. «Se non ti meriti Carlos, e serate come questa, e gente che ti vuole bene, e anche un po’ di amore, forse… cosa meriteresti? Di essere solo? Di distruggerti e basta? Un ragazzo diverso ogni sera o forse soltanto, chissà, un avvocato sposato che ti scopa in segreto e sembra più sopportabile perché non ti costringe a fare nulla allo scoperto?»Ogni parola sembrava affondare in lui come un coltello, lame affilate e cicatrici antiche, da riaprire di volta in volta perché non facessero mai in tempo a sbiadire. Premendosi una mano sulla fronte, Viv rubò uno sguardo a Keith: stava guardando entrambi con gli occhi socchiusi, la fronte corrugata di preoccupazione. Sentì una fitta di rimorso anche per quello: la sua prima serata a casa, la prima neve che vedevano insieme, e doveva sporcarla con quelle ansie violente.«Quello che sentiamo di meritare non conta un cazzo, Viv,» disse ancora Trish, in tono più dolce e al tempo stesso più duro: come una lezione mandata a memoria da tempo, che ripeteva perché fosse presente a se stessa, senza neanche crederci del tutto. «La vita non è una sequenza di premi e punizioni, le cose non capitano secondo qualche regola del contrappasso. Sei tu l’unico che tiene il bilancio. E se proprio non riesci a fregartene, il massimo che puoi fare è provare a non farlo scontare ad altri.»«A volte, però, gli altri sarebbero felici di poterlo scontare per te,» osservò Keith, a bassa voce. Nel silenzio di quella sera, in cui anche il traffico delle vie parallele sembrava inghiottito dal cielo bianco contro cui si stagliava ogni cosa, le sue parole risuonarono più morbide di quanto avrebbe forse voluto, prive di qualunque asprezza.«Nessuno può scontare certe cose per te,» ribatté Trish in tono categorico, ma sembrò inciampare anche lei nella propria certezza. Respirando a fondo, cercando di concentrarsi su quello, e sulle figure degli amici, sulla neve che li avvolgeva, Viv guardò Keith allungare la mano, posarla sulla spalla dell’amica; vide Trish irrigidire le spalle, poi rilassarle forzatamente e lasciarsi tirare contro il suo giaccone.Alzando l’altro braccio, poi, Keith tese la mano destra verso di lui: un invito
Micol Mian (In luce fredda (Rosa dei venti Vol. 1))
L'uomo di successo che incassa l'elogio pubblico di Barack Obama nell'operazione Chrysler, che sa trattare al tavolo del potere con i capi di Gm, allora prima azienda automobilistica mondiale, che scherza della sua rudezza, del suo pelo sullo stomaco, della sua aggressività (perché il suo obiettivo, spiega, è proteggere la Fiat) e di quel certo cinismo di cui le regole del suo gioco si nutrono, è anche un capitano d'impresa che gli altri definiscono socialdemocratico. E sul socialdemocratismo costruisce un piccolo successo di comunicazione, e di perfezionamento dell'identità. Marchionne si fa carico del suo sociale. Dice che un'azienda non può sopportare il peso della contrazione dei mercati oltre un certo limite, ma sostiene un modello nordeuropeo di flexsecurity (cioè un mercato del lavoro fatto di flessibilità per le imprese e sicurezza economica per i lavoratori), in contrasto con la cultura americana su cui è formato, mentre preferisce il modello americano di relazioni industriali
Marco Ferrante (Marchionne: L'uomo dell'impossibile (Italian Edition))
La mia impressione del tutto personale è che questa Midori debba essere una ragazza deliziosa. Dalla tua lettera si capisce chiaramente quanto tu sia attratto da lei. Ma capisco benissimo che tu possa essere attratto da Naoko allo stesso tempo. Non è mica un crimine. È una cosa che succede spesso in questo grande mondo. È come quando c'è una splendida giornata e tu sei in barca e il cielo così bello ma altrettanto bello il lago. Smettila di tormentarti tanto. Ogni cosa segue comunque il suo corso e per quanto uno possa fare del suo meglio, a volte è impossibile evitare che qualcuno rimanga ferito. È la vita. Faccio un po' il grillo parlante ma è ora che tu cominci a imparare certi meccanismi della vita. A volte tu ti sforzi troppo di adattare la vita ai tuoi meccanismi. Se non vuoi finire anche tu in una clinica psichiatrica cerca di essere un po' più aperto di abbandonarti di più alla vita così come viene. Anche una donna debole imperfetta come me ogni tanto arriva a rendersi conto di quanto meravigliosa sia la vita. Dico davvero. Perciò tu cerca di essere molto più felice. Mettici un po' di buona volontà. Naturalmente mi resta un po' di rimpianto per il fatto che la storia tra e Naomi non si avvii verso l'happy ending. Ma d'altra parte chi può sapere quale sia la cosa migliore per tutti alla lunga? Perciò tu senza farti scrupoli a causa di qualcuno, se vedi un po' di felicità per te, cogli quell'occasione e sii felice. Opportunità come queste non capitano che due o tre volte nella vita, e se uno se le lascia sfuggire poi lo rimpiange in eterno. Te lo dico per esperienza
Murakami Haruki