Grand Budapest Quotes

We've searched our database for all the quotes and captions related to Grand Budapest. Here they are! All 9 of them:

You see? There are still faint glimmers of civilization left in this barbaric slaughterhouse that was once known as humanity. Indeed that's what we provide in our own modest, humble, insignificant - (sighs deeply). Oh, fuck it. -M. Gustave, The Grand Budapest Hotel (2014)
Wes Anderson (The Grand Budapest Hotel: The Illustrated Screenplay)
MR. MOUSTAFA There are still faint glimmers of civilization left in this barbaric slaughterhouse that was once know as humanity... He was one of them. What more is there to say?
Wes Anderson (The Grand Budapest Hotel: The Illustrated Screenplay)
the wilderness should be preserved for political reasons. We may need it someday not only as a refuge from excessive industrialism but also as a refuge from authoritarian government, from political oppression. Grand Canyon, Big Bend, Yellowstone, and the High Sierras may be required to function as bases for guerrilla warfare against tyranny...The value of wilderness, on the other hand, as a base for resistance to centralized domination is demonstrated by recent history. In Budapest and Santo Domingo, for example, popular revolts were easily and quickly crushed because an urbanized environment gives the advantage to the power with technological equipment. But in Cuba, Algeria, and Vietnam the revolutionaries, operating in mountain, desert, and jungle hinterlands with the active or tacit support of a thinly dispersed population, have been able to overcome or at least fight to a draw official establishment forces equipped with all of the terrible weapons of twentieth century militarism.
Edward Abbey
(Mr. Moustafa) I think his world ended long before he even entered it. Although I must say, he certainly maintained the illusion with a marvelous grace.
Wes Anderson (The Grand Budapest Hotel: The Illustrated Screenplay)
When I first started hearing about the places that give people joy, I realized that many of them evoke this giddy feeling of abundance: carnivals and circuses, dollar stores and flea markets, and giant old hotels like the Grand Budapest of director Wes Anderson’s imagining. The same feeling also exists on a smaller scale. An ice-cream cone covered in rainbow sprinkles is like a candy store held in your hand. A shower of confetti, a multicolored quilt, a simple game of pick-up sticks, have this irresistible allure. Even the language of joy is rife with excess. We say we’re overjoyed or that we’re brimming with happiness. We say, “My cup runneth over.” And this is very much how it feels to be in a moment of joy, when our delight is so abundant it feels like it can’t be contained by the boundaries of our bodies.
Ingrid Fetell Lee (Joyful: The Surprising Power of Ordinary Things to Create Extraordinary Happiness)
Nessun limite a Parigi. Nessuna città ha avuto questa dominazione che dileggiava talvolta coloro ch'essa soggioga: Piacervi o ateniesi! esclamava Alessandro. Parigi fa più che la legge, fa la moda; e più che la moda, l'abitudine. Se le piace, può esser stupida, e talvolta si concede questo lusso, allora l'universo è stupido con lei. Poi Parigi si sveglia, si frega gli occhi e dice: «Come sono sciocca!» e sbotta a ridere in faccia al genere umano. Quale meraviglia, una simile città! Quanto è strano che questo grandioso e questo burlesco si faccian buona compagnia, che tutta questa maestà non sia turbata da tutta questa parodia e che la stessa bocca possa oggi soffiare nella tromba del giudizio finale e domani nello zufolo campestre! Parigi ha una giocondità suprema: la sua allegrezza folgora e la sua farsa regge uno scettro. Il suo uragano esce talvolta da una smorfia; le sue esplosioni, le sue giornate, i suoi capolavori, i suoi prodigi e le sue epopee giungono fino in capo al mondo, e i suoi spropositi anche. La sua risata è una bocca di vulcano che inzacchera tutta la terra, i suoi lazzi sono faville; essa impone ai popoli le sue caricature, così come il suo ideale, ed i più alti monumenti della civiltà umana ne accettano le ironie e prestano la loro eternità alle sue monellerie. È superba: ha un 14 luglio prodigioso, che libera l'universo; fa fare il giuramento della palla corda a tutte le nazioni; la sua notte del 4 agosto dissolve in tre ore mille anni di feudalismo; fa della sua logica il muscolo della volontà unanime; si moltiplica sotto tutte le forme del sublime; riempie del suo bagliore Washington, Kosciusko, Bolivar, Botzaris, Riego, Bem, Manin, Lopez, John Brown, Garibaldi; è dappertutto dove s'accende l'avvenire, a Boston nel 1779, all'isola di Leon nel 1820, a Budapest nel 1848, a Palermo nel 1860; sussurra la possente parola d'ordine: Libertà, all'orecchio degli abolizionisti americani radunati al traghetto di Harper's Ferry ed all'orecchio dei patrioti d'Ancona, riuniti nell'ombra degli Archi, davanti all'albergo Gozzi, in riva al mare; crea Canaris, Quiroga, Pisacane; irraggia la grandezza sulla terra; e Byron muore a Missolungi e Mazet muore a Barcellona, andando là dove il suo alito li spinge; è tribuna sotto i piedi di Mirabeau, cratere sotto i piedi di Robespierre; i suoi libri, il suo teatro, la sua arte, la sua scienza, la sua letteratura, la sua filosofia sono i manuali del genere umano; vi sono Pascal, Régnier, Corneille, Descartes, Gian Giacomo; Voltaire per tutti i minuti, Molière per tutti i secoli; fa parlar la sua lingua alla bocca universale e questa lingua diventa il Verbo; costruisce in tutte le menti l'idea del progresso; i dogmi liberatori da lei formulati sono per le generazioni altrettanti cavalli di battaglia, e appunto coll'anima dei suoi pensatori e dei suoi poeti si sono fatti dal 1789 in poi gli eroi di tutti i popoli. Il che non le impedisce d'esser birichina; e quel genio enorme che si chiama Parigi, mentre trasfigura il mondo colla sua luce, disegna col carboncino il naso di Bourginier sul muro del tempio di Teseo e scrive Crédeville, ladro, sulle piramidi. Parigi mostra sempre i denti; quando non brontola, ride. Siffatta è questa Parigi. I fumacchi dei suoi tetti sono le idee dell'universo. Mucchio di fango e di pietre, se si vuole; ma, soprattutto, essere morale: è più che grande, è immensa. Perché? Perché osa. Osare: il più progresso si ottiene a questo prezzo. Tutte le conquiste sublimi sono, più o meno, premî al coraggio, perché la rivoluzione sia, non basta che Montesquieu la presagisca, che Diderot la predichi, che Beaumarchais l'annunci, che Condorcet la calcoli, che Arouet la prepari e che Rousseau la premediti: bisogna che Danton l'osi.
Victor Hugo
We realize that all these acts of self-reinvention and self-determination will nonetheless be trampled by the greedy and the powerful, then ground up in the tank treads of history.
Matt Zoller Seitz (The Wes Anderson Collection: The Grand Budapest Hotel)
Because, if there's one thing we've learned from penny dreadfuls, it's that when you find yourself in a place like this, you must never be a candy ass; you've got to prove yourself from day one. You've got to win their respect.
Monsieur Gustave
There was constant propaganda about how communism was changing the village for the better,” recalls Tamás Sályi, a Budapest teacher of English, of his Hungarian youth. “There were always films of the farmer learning to improve his life with new technology. Those who rejected it were [depicted as] endangering their families. There are so many examples about how everything old and traditional prevented life from being good and happy.” Thus does the Myth of Progress become a justification for exercising dictatorial power to eliminate all opposition. Today, totalitarianism amounts to strict, forced regimentation of the Grand March toward Progress. It is the method by which true believers in Progress aim to keep all of society moving forward toward utopia in lockstep, both in their outward actions and in their innermost thoughts.
Rod Dreher (Live Not by Lies: A Manual for Christian Dissidents)