George Dei Quotes

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Ago era Robb, Bran, Rickon, sua madre, suo padre e anche Sansa. Ago erano le pareti grigie di Grande Inverno e le risate della sua gente. Ago erano le nevicate estive, le storie della vecchia Nan, era l'albero-cuore con le sue foglie rosse e il terribile volto scolpito nel legno, era l'odore caldo di terra dei giardini coperti, il vento del Nord che faceva sbattere le imposte della sua stanza. Ago era il sorriso di Jon Snow. "Mi spettinava e mi chiamava sorellina" ricordò, e d'un tratto le si riempirono gli occhi di lacrime.
George R.R. Martin (A Feast for Crows (A Song of Ice and Fire, #4))
Dodici voci si alzarono furiose, e tutte erano simili. Non c'era da chiedersi ora che cosa fosse successo al viso dei maiali. Le creature di fuori guardavano dal maiale all'uomo, dall'uomo al maiale e ancora dal maiale all'uomo, ma già era loro impossibile distinguere fra i due.
George Orwell (Animal Farm)
Se solo potessi portarla a Grande Inverno…donarle un fiore colto nei giardini vetrati, farla banchettare nella sala grande, mostrarle i re di pietra sui loro troni. Potremmo fare il bagno nelle sorgenti calde, e fare l’amore sotto il grande albero-cuore, con gli antichi dei a proteggerci".
George R.R. Martin (I fiumi della guerra (Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, #6))
Siamo solamente esseri umani, Jon Snow, e gli dei ci hanno foggiato perché si possa amare. É la nostra gloria più grande, e anche la nostra tragedia più terribile.
George R.R. Martin (A Game of Thrones (A Song of Ice and Fire, #1))
Non capiscono cos'è l'amore", rispose Adalana, "cosa vuol dire essere tenuti stretti e avere qualcuno a cui importa di te. Ho rubato io quel tempo. Sentivo l'alcol e le pillole di Ragen. Oh, fa male parlarne..." "Sì, ma dobbiamo parlarne", disse il dottor George, "ci aiuta a capire". "Sono stata io. E' un po' troppo tardi adesso per dire che mi dispiace, vero? Ho rovinato la vita dei ragazzi... Ma loro proprio non capivano..." "Non capivano che cosa?" chiese la Turner. "Cos'è l'amore. Il bisogno di amore. Essere tenuti stretti da qualcuno. Semplicemente sentirsi caldi e protetti. Non so cosa mi ha spinto a farlo
Daniel Keyes (The Minds of Billy Milligan)
La cosa orribi­le dei Due Minuti d'Odio era che nessuno veniva obbligato a recitare. Evitare di farsi coinvolgere era infatti impossibile. Un'estasi orrenda, indotta da un misto di paura e di sordo rancore, un desiderio di uccidere, di torturare, di spaccare facce a martellate, sembrava attraversare come una corrente elettrica tutte le persone lì raccolte, trasformando il singolo individuo, anche contro la sua volontà, in un folle urlante, il volto alterato da smorfie. E tuttavia, la rabbia che ognuno provava costituiva un'emozione astratta, indiretta, che era possibile spostare da un oggetto all'altro come una fiamma ossidrica.
George Orwell (1984)
Disse Crooks: «Io non volevo farvi paura. George tornerà. Io parlavo di me. Un uomo passa la sera qui solo, seduto: magari legge dei libri o pensa o altro. Qualche volta pensa e non ha niente che possa dirgli se una cosa è o non è come lui crede. Magari, se vede qualcosa, non sa dire se ha ragione o se sbaglia. Non può rivolgersi a qualcuno e domandargli se vede anche lui la stessa cosa. Non può mai dire. Non ha niente per regolarsi. Io qui ho veduto delle cose. Non avevo bevuto. Non so se dormivo. Se con me ci fosse stato qualcuno, poteva dirmi se dormivo e sarebbe andato tutto bene. Io invece non so.»
John Steinbeck (Of Mice and Men)
Chiunque osservi con attenzione la convergenza furtiva dei destini umani, scorge una lenta preparazione di effetti che una vita esercita su un'altra, che ha l'effetto di una calcolata ironia sull'indifferenza o sullo sguardo gelido con cui guardiamo il nostro vicino non ancora conosciuto. Il Destino sta in attesa, sarcastico, tenendo i nostri dramatis personae stretti in pugno.
George Eliot (Middlemarch)
Lascia che ti dia qualche consiglio, bastardo" riprese Tyrion Lannister. "Mai, mai dimenticare chi sei, perché di certo il mondo non lo dimenticherà. Trasforma chi sei nella tua forza, così non potrà mai essere la tua debolezza. Fanne un'armatura, e non potrà mai essere usata contro di te" Jon Snow non era in vena di stare a sentire consigli, da nessuno "Tu che ne sai di cosa significa essere un bastardo?" "Agli occhi dei loro padri, tutti i nani sono bastardi
George R.R. Martin (Il grande inverno (Le cronache del ghiaccio e del fuoco #2))
Ormai privi di pastoie, i suoi pensieri andarono a Brienne di Tarth. "Stupida, rozza donzella testarda." Si chiese dove fosse in quel momento. "Padre, dalle la forza." Quasi una preghiera, quella dello Sterminatore di Re... Forse era dio che stava invocando, il Padre lassu', la cui effigie istoriata ammiccava al calore delle candele sul lato opposto del tempio? Oppure stava rivolgendosi al cadavere che giaceva davanti a lui? "Ha davvero importanza? Non ascoltano, nessuno dei due ascolta." L'unico vero dio di Jaime Lannister, fin da quando aveva avuto l'eta' per impugnare una spada, era stato il Guerriero. Altri uomini potevano essere padri, figli, mariti, ma nessuno di loro sarebbe mai stato Jaime Lannister, la cui spada era d'oro come i suoi capelli. Lui era un guerriero, e non sarebbe mai stato altro.
George R.R. Martin (A Feast for Crows (A Song of Ice and Fire, #4))
Molto più in alto il firmamento si accese delle sue miriadi di luci, e stelle e pianeti si affacciarono sulla Terra degli uomini. Non possedevano occhi per vedere né bocche per pronunciare sentenze. Eppure fin dai tempi più remoti gli uomini avevano immaginato di sentirsi osservati, perfino giudicati, da quei corpi celesti. Se fosse vero, qualcuno avrebbe potuto chiedersi cosa mai stessero guardando i loro occhi silenziosi quella notte. Forse in ciò che avevano sotto di sé non vedevano alcun vero cambiamento. Benché non si levassero più nubi di fumo dalle ciminiere e gli agglomerati di luci fossero spenti, nell'atmosfera si spandeva ancora il fumo dei vulcani, e in molti luoghi le loro emozioni illuminavano la notte. Visto dalla luna, il pianeta madre non mostrava altro che il suo eterno spettacolo...né più oscuro né più brillante di prima.
George R. Stewart (Earth Abides)
Ci sono due strade già segnate e comode: quella aperta dai Fratelli Lumière e quella di Georges Méliès. La strada realistica, il treno che arriva alla stazione di La Ciotat e sorprende “sempre” (nelle sue varie proposte oggettuali, aeroplano, macchina, nave; e quindi guerra, rivoluzione, conflitto); e quella fantastica, la luna di cartone, il Polo Nord, il trovarobato surreale e d’avanguardia, l’ironia sull’uomo, sui miti, la comicità (che non esiste in natura, ma è una deduzione dell’uomo), eccetera. Non è indispensabile seguire una di queste strade. È preferibile inventarne una terza, che sia la componente direttiva, che porti cioè ad un altro risultato di meraviglia, quello dei sogni e dell’arte
Ennio Flaiano (Melampus: La metamorfosi amorosa di una donna)
Nelle vene degli Stark scorre il sangue dei primi uomini. E noi Stark crediamo ancora che chi pronuncia la sentenza debba essere anche colui che cala la spada. L'uomo che toglie la vita a un altro uomo ha il dovere di guardarlo negli occhi e di ascoltare le sue ultime parole. Se il giustiziere non riesce ad affrontare questo, allora forse il condannato non merita la morte. Un giorno, Bran, tu sarai l'alfiere di Robb. Avrai un tuo castello che comanderai nel nome di tuo fratello e del tuo re e avrai su di te anche il fardello della giustizia, dal quale non dovrai trarre alcun godimento, ma al quale non dovrai neppure sottrarti. Un sovrano che si nasconde dietro un boia fa in fretta a dimenticare che cos'è la morte
George R.R. Martin (Il grande inverno (Le cronache del ghiaccio e del fuoco #2))
Devo fare anch'io la mia parte a maggior gloria della mia casata, non sei d'accordo Jon Snow? Mettiamola così: ho le gambe troppo corte rispetto al corpo, e la testa è certamente troppo grossa. Io però preferisco pensare che è appena sufficiente per il mio cervello. Ho una visione quando mai realistica sia delle mie debolezze sia dei miei punti di forza. Come arma, mio fratello ha la spada e re Robert la mazza da combattimento. Io ho la mente, e per continuare a essere un'arma valida, la mente ha bisogno dei libri quanto una spada ha bisogno della pietra per affilarla" Il corto pollice di Tyrion picchiò ritmicamente sulla rilegatura di cuoio "Per questo, Jon Snow, io leggo così tanto
George R.R. Martin (Il grande inverno (Le cronache del ghiaccio e del fuoco #2))
Aiutalo tu, Tyrion" "Quale aiuto potrei dargli? Non sono un maestro come Luwin o come Aemon, non so come alleviare la sua sofferenza. Non ho incantesimi per ridargli le gambe" "Hai dato aiuto a me quando ne avevo bisogno" disse Jon "Parole, questo ti ho dato. Nient'altro che parole" "E allora da' le tue parole anche a Bran" "Tu stai chiedendo a uno zoppo di insegnare a uno storpio come si fa a ballare" Tyrion scosse il capo " Per quanto onesto possa essere quell'insegnamento, il risultato sarebbe solamente una cosa grottesca. Tuttavia, lord Snow, io so cosa significa amare il proprio fratello. Darò a Bran tutto l'aiuto che sarò in grado di dargli" "Ti ringrazio, mio lord Lannister" Jon si tolse il guanto e gli offrì la destra "Amico mio" Tyrion si sentì stranamente commosso "La maggior parte di quelli della mia risma sono dei bastardi" disse con un lieve sorriso "Ma tu sei il primo bastardo che ho per amico" Si tolse il guanto con i denti e afferrò la mano di Jon, carne a contatto di carne. La stretta del ragazzo era forte e sicura
George R.R. Martin (Il grande inverno (Le cronache del ghiaccio e del fuoco #2))
C'è un battello vuoto, che a sera scende giù lungo il canale. Nell'oscurità del vecchio asilo si sfanno relitti umani. Gli orfani morti giacciono lungo il muro del giardino. Da grigie stanze escono angeli con le ali macchiate di fango. Vermi gocciano dai loro ingialliti cigli. La piazza dinnanzi alla chiesa è oscura e silenziosa, come nei giorni dell'infanzia. Su argentee suole scivolano passate vite e le ombre dei dannati scendono verso acque sospiranti. Nella sua fossa il bianco mago gioca con le sue serpi. Silenziosi sopra il calvario si aprono gli aurei occhi di Dio.
Georg Trakl (Poesie)
[...]lasciando la mente libera di indugiare, sempre più depressa, sulla scena vista nel Pensatoio. Il ricordo gli rodeva le viscere. Era sempre stato così sicuro che i suoi genitori fossero persone meravigliose da non aver mai avuto difficoltà a ignorare le calunnie di Piton sul carattere del padre. Hagrid e Sirius non gli avevano sempre detto che tipo eccezionale era? (Già, be’... guarda che tipo era Sirius, lo punzecchiò una voce interiore... altrettanto antipatico, no?) D’accordo, una volta aveva sentito la professoressa McGonagall dire che da studenti suo padre e Sirius avevano combinato un sacco di guai, però da come ne parlava sembravano più dei precursori dei gemelli Weasley, e Harry non riusciva a immaginarsi Fred e George che mettevano qualcuno a testa in giù tanto per divertirsi, a meno di non detestarlo... Malfoy, forse, o qualcuno che proprio se lo meritava... Si sforzò di convincersi che Piton se l’era meritato, ma Lily non aveva forse chiesto: «Che cosa ti ha fatto?» E James aveva risposto: «È più il fatto che esiste, non so se mi spiego». James aveva dato inizio a tutto solo perché Sirius si annoiava. Rammentò quando, in Grimmauld Place, Lupin aveva detto che Silente lo aveva nominato prefetto nella speranza che riuscisse a tenere sotto controllo James e Sirius... ma da quanto aveva visto nel Pensatoio, Lupin era rimasto lì a guardare... Però Lily era intervenuta, rifletté; sua madre era stata corretta. Eppure il ricordo della sua espressione mentre litigava con James lo disturbava quanto tutto il resto: era chiaro che provava solo disgusto per lui, e Harry non riusciva a capire perché alla fine l’avesse sposato. Un paio di volte si chiese perfino se James l’avesse costretta... Per quasi cinque anni, il pensiero di suo padre era stato per lui una fonte di conforto e d’ispirazione. Se qualcuno gli diceva che assomigliava al padre, si sentiva avvampare di orgoglio. E ora... ora quello stesso pensiero lo rendeva infelice.
J.K. Rowling (Harry Potter and the Order of the Phoenix (Harry Potter, #5))
La pietra non brucia" si era vantato Harren, ma il suo castello non era solo di pietra: legno e lana, stoppa e paglia, pane e carne salata e grano, presero tutti fuoco. E neppure gli uomini di ferro di Harren lo erano. Fumanti, urlanti, avvolti dalle fiamme, correvano per i cortili e precipitavano dai camminamenti per morire sul suolo sottostante. E persino la pietra si spezza e fonde se il fuoco è abbastanza feroce. I lord dei Fiumi fuori del castello affermarono in seguito che le torri di Harrenhal pulsavano scarlatte nella notte, come cinque grandi candele... e come candele cominciavano a piegarsi e a fondersi, mentre rivoli di pietra fusa colavano lungo le pareti.
George R.R. Martin (Fire & Blood (A Targaryen History, #1))
C’è una minoranza di intellettuali pacifisti le cui reali e tacite motivazioni sono il disprezzo della democrazia occidentale e l’ammirazione del totalitarismo. L’abituale propaganda pacifista afferma in sostanza che gli opposti schieramenti sono ugualmente cattivi, ma se si leggono più attentamente gli scritti degli intellettuali pacifisti più giovani, si scopre che non esprimono affatto una condanna imparziale, ma rivolta quasi interamente contro l’Inghilterra e gli Stati Uniti. Inoltre, non condannano per principio la violenza in quanto tale, ma solo quella esercitata in difesa dei paesi occidentali. I russi, al contrario dei britannici, non vengono biasimati per essersi difesi combattendo, e a ben vedere tutta la propaganda di questa specie evita ogni riferimento alla Russia o alla Cina. Non viene mai sostenuto, ancora, che gli indiani dovrebbero abiurare la violenza nella loro lotta contro gli inglesi. La letteratura pacifista è piena di osservazioni equivoche che, se vogliono dire qualcosa, sembrano voler dire che gli statisti del genere di Hitler siano preferibili a quelli del genere di Churchill, e che la violenza sia giustificabile se sufficientemente violenta. In seguito alla caduta della Francia, i pacifisti francesi, posti di fronte a una vera scelta che i loro colleghi inglesi non hanno dovuto compiere, sono perlopiù passati al nemico nazista, e anche in Inghilterra sembra essere avvenuta una qualche pur minima sovrapposizione fra membri della Peace Pledge Union e Camicie Nere. Autori pacifisti hanno scritto elogi di Carlyle, uno dei padri intellettuali del fascismo. Tutto considerato, è difficile non sospettare che il pacifismo, per come si manifesta presso una certa fetta di intellettuali, sia tacitamente ispirato da un’ammirazione del potere e della crudeltà finalizzata. L’errore è stato commesso nell’allacciare questo sentimento a Hitler, ma può sempre essere facilmente ritrasposto.
George Orwell
Affilato come il fendente di una spada, il suono di un corno taglio' l'aria. La sua voce era squillante e malefica, un grido caldo che fece vibrare le ossa degli uomini li' presenti. L'urlo aleggiò nell'aria umida del mare: aaaRREEEEeeeeeeeeeeeeeeeeeeee. Tutti gli sguardi si voltarono verso la fonte di quel suono. proveniva da uno dei meticci di Euron, un uomo orribile con la testa rasata. Aveva le braccia adornate di bracciali d'oro, giada, ambra nera. Sul petto aveva tatuato un rapace, gli artigli che grondavano sangue. aaaaRREEEEeeeeeeeeeeeeeeeeee. Il corno che stava soffiando era nero, lucido e ricurvo, più alto di un uomo, tanto che lui lo reggeva con entrambe le mani. Era tenuto assieme da strisce d'oro rosso e acciaio scuro, decorato con gli antichi glifi di Valyria, fregi che sembravano diventare incandescenti con l'aumentare del suono. aaaaRREEEEeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee. Era terribile, un gemito di dolore e furia che pareva ardere le orecchie. Aeron Capelli Bagnati se le coprì con le mani, invocando il Dio Abissale che sollevasse una grande ondata per ridurre quel corno al silenzio, ma l'ululato proseguì. "È il corno degli inferi" voleva urlare Aeron, ma nessuno lo avrebbe sentito. Le guance dell'uomo tatuato erano così gonfie da sembrare sul punto di esplodere e i muscoli del torace si contraevano, dando l'impressione che il rapace tatuato stesse per staccarsi dalla pelle e spiccare il volo. I glifi sul corno erano ardenti, ogni lettera e ogni riga scintillavano di fuoco bianco, Il suono continuava a diffondersi, riecheggiava nelle tetre colline alle loro spalle, fino alla parte opposta delle acque della Culla di Nagga, andando a infrangersi contro i monti di Grande Wyk, e ancora oltre, fino a riempire tutto il mondo terracqueo. Quando parve che il suono non avrebbe mai avuto fine, cessò. L'uomo era rimasto senza fiato. Barcollò e rischiò di cadere. Il prete vide Orkwood di Orkmont afferarlo per un braccio per tenerlo in piedi, mentre Lucas Codd il Mancino gli toglieva dalle mani il nero corno ritorto. Un sottile filo di fumo usciva dallo strumento. Il profeta vide sangue e vesciche sulle labbra dell'uomo che lo aveva suonato. Anche il rapace che aveva sul petto sanguinava.
George R.R. Martin (A Feast for Crows (A Song of Ice and Fire, #4))
[...] Ho una visione quanto mai realistica delle mie debolezze sia dei miei punti di forza. Come arma, mio fratello ha la spada e re Robert la mazza da combattimento. Io ho la mente, e per continuare a essere un'arma valida, la mente ha bisogno dei libri quanto una spada ha bisogno della pietra per affilarla.
George R.R. Martin (A Game of Thrones (A Song of Ice and Fire, #1))
Nessuno di noi è mai pronto." Ned aveva passato una notte agitata e si sentiva molto stanco, molto più vecchio dei suoi anni. "Per essere cavaliere?" "Per morire." Gentilmente, Ned coprì il ragazzo con il suo mantello, un pezzo di stoffa intriso di sangue con una decorazione a lune crescenti.
George R.R. Martin (A Game of Thrones (A Song of Ice and Fire, #1))
Sam. Non era a tavola." "E non è da lui saltare il pasto" riconobbe Pyp con aria pensosa. "Credi che sia ammalato?" "Credo che sia spaventato. Lo stiamo lasciando solo." A Jon tornò alla memoria il giorno in cui se n'era andato da Grande Inverno. Quegli adii un po' dolci e un po' amari. Il piccolo Bran che giaceva nella torre, con il corpo spezzato. Robb con i capelli pieni di neve. Arya che lo copriva di baci dopo che lui le aveva dato Ago. "Nel momento in cui presteremo giuramento" riprese "ci aspetta il nostro dovere. Alcuni di noi verranno mandati al Forte orientale, altri alla Torre delle ombre. Sam rimarrà qui ad addestrarsi. Fin troppo vicino a tipi come Rast e Cuger, e ai ragazzi nuovi che stanno arrivando dalla strada del Re. Lo sanno gli dei che gente è quella, ma puoi scommettere che alla prima occasione ser Alliser glieli manderà tutti contro." L'espressione di Pyp si contrasse. "Tu hai fatto tutto quello che potevi, Jon." "Allora tutto quello che potevo non è stato sufficiente.
George R.R. Martin (A Game of Thrones (A Song of Ice and Fire, #1))
Mi disse che la collana di un maestro è fatta come una catena perchè rappresenta un costante ricordo del giuramento di servire. Così gli chiesi perchè ogni anello era fatto di un metallo diverso. Una catena d'argento, gli dissi, sarebbe stata molto più adatta al suo abito grigio. Maestro Luwin rise. Un maestro, mi spegò, forgia la propria catena con i propi studi. A ogni metallo diverso, corrisponde un diverso tipo di conoscenza: oro per la conoscenza della moneta e della contabilità, argento per la cura dei malanni, ferro per l'arte della guerra. Ma disse che esistevano anche altri significati. La catena dovrebbe ricordare al maestro qual è il reame di cui lui è al servizio, non è forse così? I lord sono l'oro e i cavalieri l'acciaio, ma due soli anelli non fanno una catena. Per questo c'è bisogno dell'argento, del ferro, del piombo. E poi dell'alluminio, del rame, del bronzo, di tutto il resto. E questi anelli sono agricoltori, fabbri, mercanti e così via. La catena di un maestro ha bisogno di tutti i metalli, così come la terra ha bisogno di tutti gli uomini." Maestro Aemon sorrise. "Vieni al punto." "Anche i Guardiani della notte sono come quella catena. Se così non fosse, perchè avremmo ranger, attendenti, costruttori? Lord Randyll Tarly non è riuscito a trasformare suo figlio in un guerriero. Perchè dovrebbe riuscirci ser Alliser Thorne? Non puoi prendere dell'alluminio e batterlo con il martello fino a farlo diventare ferro: non lo diventerà mai. Questo però non significa che l'alluminio è inutile. Che cosa impedisce a Sam di essere un attendente?
George R.R. Martin (A Game of Thrones (A Song of Ice and Fire, #1))
Jon, ti sei mai chiesto per quale motivo gli uomini dei Guardiani della notte non prendono moglie e non generano figli?" Jon alzò le spalle, gettando altra carne nelle gabbie. "No." Le dita della sua mano sinistra erano viscide di sangue e la sua mano destra pulsava dolorosamente a causa del peso del secchio. "Lo fanno per non amare" spiegò maestro Aemon. "L'amore è il veleno dell'onore, la morte del dovere.
George R.R. Martin (A Game of Thrones (A Song of Ice and Fire, #1))
È bella come la giovane Tyrell." I suoi capelli erano di un magnifico castano con riflessi ramati, gli occhi dell'azzurro profondo dei Tully. La sofferenza le aveva conferito un'espressione tormentata, vulnerabile, che se possibile rendeva Sansa addirittura più bella. Tyrion avrebbe voluto raggiungerla, voleva fare breccia nell'armatura della sua cortesia, un'armatura tanto perfetta quanto glaciale.
George R.R. Martin (A Storm of Swords (A Song of Ice and Fire, #3))
Probabilmente, non ti avremmo mai visto se non fosse stato per la tua dolce sorella" riprese il dorniano. "Non venivi mai portato al desco, ne' nella sale. Ma di notte, a volte, udivamo le grida di un neonato provenire dalle profondita' della rocca. Avevi una voce mostruosamente forte, questo te lo riconosco. Continuavi a urlare per ore, e nulla poteva acquietarti eccetto la tetta di una donna." [...] "Cersei arrivo' addiruttura a sciogliere i nodi dei tuoi pannolini per consentirci di vedere bene" continuo' il principe di Dorne. "In effetti, avevi un occhio malefico e la peluria nera sul capo. Forse la tua testa era piu' grande del normale... ma non c'era nessuna coda, nessuna barba, niente artigli ne' zanne, e niente tra le tue gambe tranne un piccolo cazzo rosa. Dopo tutti quei meravigliosi bisbigli, il Flagello di lord Tywin si era rivelato nient'altro che un orribile neonato, rosso e con le gambe leggermente tozze. Elia emise il tipico suono che le ragazze emettono di fronte a un infante, sono certo che sai di che cosa sto parlando. Quel verso che fanno anche davanti ai cuccioli di cane e ai gattini appena nati. Credo lei stessa, a dispetto della tua bruttezza, sia stata tentata di allattarti. Al mio commento che come creatura mostruosa tutto sommato valevi poco, tua sorella disse: 'Ha ucciso mia madre', dopo di che afferro' quel tuo piccolo cazzo e lo torse talmente forte da farmi temere che te lo avrebbe strappato via. Tu urlasti, ma Cersei abbandono' la presa solo dopo che tuo fratello Jaime disse: 'Lascialo stare, gli stai facendo male'. 'Tanto non importa" ci disse "lo sanno tutti che morira' presto. Non avrebbe neppure dovuto vivere cosi' a lungo.
George R.R. Martin (A Storm of Swords (A Song of Ice and Fire, #3))
Ciononostante, vi fu uno spazio di un paio di secondi durante i quali l'espressione dei suoi occhi avrebbe potuto tradirlo, e fu proprio allora che la cosa accadde, ammesso che fosse davvero accaduta. Per un attimo Winston incrociò lo sguardo di O'Brien. Questi si era levato in piedi, si era tolto gli occhiali e se li stava risistemando sul naso col suo gesto caratteristico. Ci fu tuttavia una frazione di secondo in cui i loro occhi si incontrarono e in quel brevissimo arco di tempo Winston seppe (sì, seppe) che O'Brien stava pensando le stesse cose che stava pensando lui. Era stato inviato un messaggio inequivocabile. Era come se le loro menti si fossero aperte e i pensieri fluissero, attraverso gli occhi, dall'uno all'altro. "Sono con te" sembrava dirgli O'Brien, "so esattamente quello che provi, so tutto del tuo disprezzo, del tuo odio, del tuo disgusto, ma non temere, io sono dalla tua parte!". Poi quel lampo di mutua intesa si era spento e il volto di O'Brien era tornato imperscrutabile come quello di tutti gli altri.
George Orwell (1984)
Le loro voci echeggiarono nella radura invasa dall'oscurità: «Udite le mie parole, siate testimoni del mio giuramento. Cala la notte, e la mia guardia ha inizio. Non si concluderà fino alla mia morte. Io non avrò moglie, non possiederò terra, non sarò padre di figli. Non porterò corona e non vorrò gloria. Io vivrò al mio posto, e al mio posto morirò. Io sono la spada nelle tenebre. Io sono la sentinella che veglia sul muro. Io sono il fuoco che arde contro il freddo, la luce che porta l'alba, il corno che risveglia i dormienti, lo scudo che veglia sui domini degli uomini. Io consacro la mia vita e il mio onore ai Guardiani della notte. Per questa notte e per tutte le notti a venire.» Attorno a loro, la Foresta stregata era immersa nel silenzio. «Vi siete inginocchiati ragazzi» intonò solennemente Bowen Marsh. «Ora alzatevi quali uomini dei Guardiani della Notte.»
George R.R. Martin (A Game of Thrones (A Song of Ice and Fire, #1))
Ogni notte, Arya ripeteva i loro nomi. «Ser Gregor» sussurrava contro il suo cuscino di pietra «Dunsen, Polliver, Chswyck, Raff Dolcecuore, Messer Sottle e il Mastino. Ser Amory, ser Ilyn, ser Meryn, re Joffrey, regina Cersei.» Quando ancora a Grande Inverno, Arya pregava con sua madre nel tempio e con suo padre nel parco degli dei. Ma non c'erano dei lungo la strada per Harrenhal, e i nomi dell'odio erano le uniche preghiere che le importasse di ricordare. Ogni giorno marciavano, e ogni notte Arya ripeteva i nomi dell'odio.
George R.R. Martin (A Clash of Kings (A Song of Ice and Fire, #2))
«Udite il mio ruggito» disse Tyrion con una smorfia: era il motto dei Lannister.
George R.R. Martin (A Game of Thrones (A Song of Ice and Fire, #1))
«Gli dei ci aiutino, ragazzo. Perché tu non sei né cieco né stupido. Quando i morti vengono a camminare nel buio, credi davvero che abbia importanza chi siede sul Trono di Spade?»
George R.R. Martin (A Game of Thrones (A Song of Ice and Fire, #1))
«Quale perverso scherzo gli dei ci hanno giocato, Robert.» L'espressione di Cersei era un'icona del disprezzo. «Perché non dai a me la cotta di maglia di ferro e tu ti metti la sottana?» Il re fece volare un manrovescio, un colpo duro, brutale, sul lato della testa. L'impatto scaraventò Cersei contro il tavolo, facendola inciampare e cadere con violenza. Eppure non emise un solo lamento. Con le dita affusolate si toccò la guancia colpita, dove la pelle cominciava già ad arrossarsi. L'indomani, il livido avrebbe coperto metà del suo viso. «Questo lo porterò come un simbolo d'onore» annunciò. «Portalo a bocca chiusa, se non vuoi che ti onori di nuovo» la minacciò Robert.
George R.R. Martin (A Game of Thrones (A Song of Ice and Fire, #1))
La scelta del re avrebbe potuto ricadere su uno dei suoi fratelli, o addirittura su Ditocorto... Che gli dei ci assistano. Datemi mille nemici onorevoli piuttosto che un solo nemico ambizioso, e dormirò sonni più tranquilli.
George R.R. Martin (A Game of Thrones (A Song of Ice and Fire, #1))
E’ vero, ci sono molte cose che non comprendiamo. Gli anni passano a centinaia, a migliaia, ma che cosa vede ogni uomo de mondo che lo circonda se non poche estati e pochi inverni? Guardiamo le montagne e diciamo che sono eterne… e tali in effetti paiono… ma, con il tempo, perfino le montagne crescono e poi crollano, i fiumi cambiano il loro corso, le stelle cadono dai cieli e le grandi città sprofondano nel mare. Perfino gli dei muoiono, pensiamo. Tutto, tutto quanto, cambia.
George R.R. Martin
è qualcosa di bello, la distruzione delle parole. Naturalmente, c'è una strage di verbi e aggettivi, ma non mancano centinaia e centinaia di nomi di cui si può fare tranquillamente a meno. E non mi riferisco solo ai sinonimi, sto parlando anche dei contrari. Che bisogno c'è di una parola che è solo l'opposto di un'altra? Ogni parole già contiene in se stessa il suo opposto. Prendiamo "buono", che bisogno c'è di avere anche "cattivo"? "Sbuono" andrà altrettanto bene, anzi meglio, perché, a differenza dell'altra, costituisce l'opposto esatto di "buono". Anche se desideri un'accezione più forte di "buono", che senso hanno tutte quelle varianti vaghe e inutili : "eccellente", "splendido", e via dicendo? "Plusbuono" rende perfettamente il senso [...]. Non capisci che lo scopo principale a cui tende la neolingua è quello di restringere al massimo la sfera di azione del pensiero? Alla fine renderemo lo psicoreato letteralmente impossibile, perché non ci saranno parole con cui poterlo esprimere [...]. Tutta le letteratura del passato sarà distrutta: Chaucer, Shakespeare, Milton, Byron, esisteranno solo nella loro versione in neolingua [...]. Anche la letteratura del partito cambierà, anche gli slogan cambieranno. Si potrà mai avere uno slogan come "La libertà è schiavitù", quando il concetto stesso di libertà sarà stato abolito? [...]. Il pensiero non esisterà più, almeno non come lo intendiamo ora. Ortodossia vuol dire non pensare, non aver bisogno di pensare. Ortodossia e inconsapevolezza sono la stessa cosa.
George Orwell (1984)
Un governo che manda al fronte dei quindicenni, con fucili vecchi di quarant'anni, e tiene in retrovia gli uomini piú robusti e le armi piú nuove, ha evidentemente piú paura della rivoluzione che dei fascisti.
George Orwell (Homage To Catalonia / Down And Out In Paris And London (2 Works))
Le “Smart Tv” ascoltano e diffondono ciò che sentono in casa 308 parole Il Grande fratello, ipotizzato da George Orwell in «1984», è tra noi e può spiare le nostre conversazioni casalinghe. Lo strumento che usa sono le «Smart Tv» e l’attivazione delle funzioni vocali dei telecomandi. Questo perché il televisore ascolta quello che si dice davanti a lui e può condividere quello che sente sia con il produttore del televisore sia con i proprietari delle applicazioni installate sul televisore. Quello che poteva sembrare una battaglia contro il mondo globalizzazato diventa un pericolo reale se a dirlo è la Samsung, uno dei principali produttori mondiali di televisioni «intelligenti». Il «warning customers» avverte che il microfono del telecomando può catturare le conversazioni e trasmetterle attraverso la Rete a «terze parti» non bene identificate e dà dei consigli sulla privacy. Ma questo non è il primo allarme, un altro produttore di tv, Lg, era finito sotto accusa perché raccoglieva dati del proprietario del televisore anche se questi, dal menu, ne negava espressamente il consenso. Ogni volta che una chiavetta usb veniva inserita tutte le informazione dei file venivano trasmesse sui loro server. In questo modo le aziende riescono a sapere quali sono i nostri gusti, le nostre abitudini, anche in termini di orari e così ci «offrono» pubblicità mirata. Una volta scoperta Lg si è giustificata così: «Offriamo moltissimi modelli di Smart Tv e di tipo differente per ciascun mercato, quindi chiediamo pazienza e comprensione durante lo svolgimento degli accertamenti». Nell’attesa, togliete i televisori dalla camera da letto, non si sa mai.
Anonymous
The learning objective is to show how these issues affect Africa today and how Africa affects the world. For the educator the objective is to uncover how the interests and issues about Africa, including contemporary challenges and knowledge system, can shape the development of curricula and critical instruction in diverse school settings.
George J. Sefa Dei (Teaching Africa: Towards a Transgressive Pedagogy)
In my mind I think Africa is one of the few places that can be infantilized and denigrated freely without consequences or due regard to local peoples' sensitivities.
George J. Sefa Dei (Teaching Africa: Towards a Transgressive Pedagogy)
Sono molto maturato questi mesi. Non ve ne siete accorti: i genitori vedono sempre i figli come dei bambini, anche quando sono diventati uomini".
Georges Simenon
«Non ci credo! Non ci credo! Oh, Ron, è meraviglioso! Prefetto! Come tutti in famiglia!» «Io e Fred chi siamo, i vicini della porta accanto?» disse George indignato, ma sua madre lo spinse da parte e gettò le bracccia attorno al più piccolo dei suoi maschi.
J.K. Rowling (Harry Potter and the Order of the Phoenix (Harry Potter, #5))
Il comandamento dei dispotismi di una volta era: "Tu non devi!". Il comandamento dei totalitari era: "Tu devi!". Il nostro è: "Tu sei!".
George Orwell (1984)
For Augustine, the human will is always moved in one direction or another by the object of its love. In the garden of Eden, Adam and Eve were capable of moving either toward the love of God (amor Dei), or away from God and toward the love of self (amor sui). When they chose the latter, something disastrous happened both for them and for all their human descendents. Their free will was left intact in the sense that it was still they who acted and loved, and they who were therefore morally responsible for what they did; however, their free will was so distorted by sin that it was drawn away from the love of God, the true purpose for which they had been created. Now it was pulled in its innermost desires toward the love of self. In other words, human free will was so weakened by sin and the fall that it became "curved in on itself" (incurvatus in se).
Timothy George (Amazing Grace: God's Pursuit, Our Response (Second Edition))
Come arma, mio fratello ha la spada e re Robert la mazza da combattimento. Io ho la mente, e per continuare a essere un’arma valida, la mente ha bisogno dei libri quanto una spada ha bisogno della pietra per affilarla
George R.R. Martin (The Wit & Wisdom of Tyrion Lannister (A Song of Ice and Fire))
[...] La disciplina interna appresa nei primi anni di vita provvede a liquidare in anticipo ogni riflessione che potrebbe produrre atteggiamenti scettici o eversivi. Il primo e più semplice stadio di questa pratica, che può essere insegnato anche ai bambini, si chiama stopreato, e implica la capacità di arrestarsi, come per istinto, sulla soglia di qualsiasi pensiero pericoloso. Comprende anche la capacità di non cogliere le analogie, di non percepire gli errori di logica, di fraintendere le argomentazioni più elementari quando sono contrarie al Socing, oltre a quella di provare noia o ripulsa di fronte a un qualsiasi pensiero articolato che potrebbe portare a posizioni eretiche. In parole povere, lo stopreato è una forma di stupidità protettiva. La stupidità, però, non è sufficiente. Al contrario, l'ortodossia nel senso più pieno del termine richiede un controllo completo dei propri processi mentali.
George Orwell (1984)
Il Partito ricerca il potere in quanto tale. Il bene altrui non ci interessa, è solo il potere che ci sta a cuore. Non desideriamo la ricchezza, il lusso, la felicità, una lunga vita. Vogliamo il potere, il potere allo stato puro. Presto capirai che cosa intendiamo per potere allo stato puro. Siamo diversi da tutti gli oligarchi del passato perché abbiamo piena coscienza di quello che facciamo. Costoro, anche quelli che più ci rassomigliano, erano tutti dei codardi e degli ipocriti. I nazisti in Germania e i comunisti in Russia usarono metodi molto simili ai nostri, ma non ebbero mai il coraggio di ammettere apertamente da quali fini erano spinti. Pretendevano, e forse ci credevano davvero, di essersi impadroniti del potere controvoglia e per un periodo di tempo limitato, e che dietro l'angolo ci fosse un paradiso nel quale gli esseri umani sarebbero stati liberi e uguali fra loro. Noi non siamo così, noi sappiamo che nessuno si impadronisce del potere con l'intenzione di cederlo successivamente. Il potere è un fine, non un mezzo. Non si instaura una dittatura al fine di salvaguardare una rivoluzione: si fa la rivoluzione proprio per instaurare la dittatura. Il fine della persecuzione è la persecuzione, il fine della tortura è la tortura, il fine del potere è il potere. Adesso cominci a capirmi?»
George Orwell (1984)
Tu sei un'imperfezione nel sistema, Winston, sei una macchia che va cancellata. Non ho forse appena finito di dire che noi siamo diversi dai persecutori del passato? Non ci accontentiamo dell'obbedienza negativa, e meno che mai di una sottomissione avvilente. Quando infine ti arrenderai a noi, ciò dovrà avvenire di tua spontanea volontà. Noi non distruggiamo l'eretico per il fatto che ci resiste. Anzi, finché ci resiste non lo distruggiamo. Noi lo convertiamo, penetriamo nei suoi recessi mentali più nascosti, lo modelliamo da cima a fondo. Estinguiamo in lui tutto il male e tutte le illusioni, lo portiamo dalla nostra parte, anima e corpo, in conseguenza di una scelta sincera, non di mera apparenza. Prima di ucciderlo, ne facciamo uno di noi. Non possiamo tollerare che un pensiero sbagliato esista in una parte qualsiasi del mondo, per quanto innocuo e recondito possa essere. Non possiamo permettere alcuna deviazione, nemmeno in punto di morte. In passato l'eretico si avviava con gioia al rogo, conservando tutta la sua eresia, anzi proclamandola. Perfino la vittima delle purghe sovietiche poteva tenere ben serrata nel cranio la sua ribellione mentre percorreva il corridoio diretto al luogo dove un proiettile gli avrebbe dato il colpo di grazia. Noi, invece, prima di farlo saltare rendiamo questo cervello perfetto. Il comandamento dei dispotismi di una volta era: "Tu non devi!". Il comandamento dei totalitarismi era: "Tu devi!". Il nostro è: "Tu sei!". Nessuno di quelli che portiamo qui riesce a resisterci.
George Orwell (1984)
«La prima cosa che devi capire è che qui non c'è posto per i martiri. Hai certamente letto delle persecuzioni religiose del passato. Nel Medioevo vi era l'Inquisizione. Un autentico fallimento. Dichiarò di voler sradicare l'eresia e finì per renderla immortale. Per ogni eretico bruciato sul rogo, ne sorgevano migliaia di altri. E questo perché? Perché l'Inquisizione uccideva i suoi nemici in pubblico, per giunta senza che manifestassero alcun pentimento: in effetti, li uccideva proprio perché non si pentivano. Gli uomini morivano perché non intendevano tradire le proprie convinzioni. Naturalmente, tutta la gloria andava alla vittima, mentre la vergogna era dell'Inquisitore che la mandava a morte. Più tardi, nel XX secolo, vennero quelli che chiamavano totalitari: i nazisti in Germania e i comunisti in Russia. Nella lotta contro l'eresia, i russi furono anche più feroci dell'Inquisizione. Ritennero di aver imparato dagli errori del passato: erano convinti, per esempio, che non si dovessero assolutamente creare dei martiri. Pertanto, prima di sottoporre le proprie vittime a un processo pubblico, impegnavano ogni mezzo per distruggerne la dignità. Ne fiaccavano la resistenza con la tortura e l'isolamento, finché non si trasformavano in tanti esseri meschini e miserabili pronti a confessare qualsiasi cosa gli si mettesse in bocca, rivolgendo a se stessi le offese più estreme, accusandosi reciprocamente, facendosi scudo l'uno dell'altro, implorando pietà. Malgrado ciò, appena qualche anno dopo si erano riprodotti gli stessi effetti del passato: i morti erano diventati martiri e i loro atti di degradazione erano caduti nell'oblio. Dobbiamo ancora una volta chiederci: perché accadeva tutto questo? In primo luogo, perché le confessioni che essi avevano reso erano palesemente estorte e fasulle. Noi non commettiamo errori del genere. Con noi tutte le confessioni sono autentiche. Noi le rendiamo tali. Soprattutto, noi non consentiamo che i morti risorgano per farci la guerra. Non devi neanche pensare, Winston, che i posteri ti renderanno giustizia. I posteri non sapranno mai nulla di te. Tu sarai cancellato totalmente dal corso della storia. Noi ti vaporizzeremo, disperdendoti nella stratosfera. Di te non resterà nulla, né il nome in un qualche archivio, né il ricordo nella mente di qualche essere vivente. Tu sarai annientato sia nel passato che nel futuro. Sarà come se tu non fossi mai esistito.»
George Orwell (1984)
Neppure il più valoroso dei cavalieri può proteggere un re da se stesso
George R.R. Martin
Bishops must be generous in the application of the pardon foreseen by Ecclesia Dei. Today the faithful are accustomed to liturgical reform, to a cult, so to speak, more participatory. But there are always those more tied to a more devotional, more calm, less active liturgy. In both cases there is always a participation in the liturgy, even if of a different type. Mutual respect is needed.
Francis E. George
Intanto, mi creda se le dico che per la prima volta dacché sono nato mi sono chiesto, guardandomi allo specchio: "Quale motivo ho di continuare a vivere in questo modo?". Sì, quale? E magari lei si porrà la stessa domanda, magari molti suoi lettori se la porranno. Quale motivo? Nessuno! Ecco quanto ho scoperto riflettendo semplicemente, freddamente, su cose che non si affrontano mai se non da un punto di vista sbagliato. Insomma, ho continuato a essere procuratore per abitudine, marito di mia moglie e padre dei miei figli per abitudine, perché non so chi ha deciso che così doveva essere e non altrimenti. E se io, proprio io, avessi deciso altrimenti? Lei non può immaginare fino a che punto, una volta presa questa decisione, tutto diventi semplice.
Georges Simenon (The Man Who Watched the Trains Go By)
Era in un bar. C'erano uomini e donne che bevevano. Aveva un bel vedere confuso, loro esistevano e il rumore dei bicchieri, il giradischi, le voci erano reali. Le parve allora che il contatto tra lei e gli altri fosse stato interrotto, che quelli non la sentissero, oppure che, per una ragione sconosciuta, non volessero sentirla. Era in mezzo a loro ma non esisteva, come non era esistita quel pomeriggio, quando camminava per le strade. La gente passava, passava. Alcuni la sfioravano, talvolta la urtavano, e non uno si accorgeva che lei era un essere vivente.
Georges Simenon (Betty)