“
Atra gulai un ilian tauthr ono un atra ono waise skolir fra rauthr. - Let luck and happiness follow you and may you be shielded from misfortune.
”
”
Christopher Paolini (Eragon (The Inheritance Cycle #1))
“
Quelli come te, che hanno due sangui diversi nelle vene, non trovano mai riposo né contentezza; e mentre sono là, vorrebbero trovarsi qua, e appena tornati qua, subito hanno voglia di scappar via. Tu te ne andrai da un luogo all’altro, come se fuggissi di prigione, o corressi in cerca di qualcuno; ma in realtà inseguirai soltanto le sorti diverse che si mischiano nel tuo sangue, perché il tuo sangue è come un animale doppio, è come un cavallo grifone, come una sirena. E potrai anche trovare qualche compagnia di tuo gusto, fra tanta gente che s’incontra al mondo; però, molto spesso, te ne starai solo. Un sangue-misto di rado si trova contento in compagnia: c’è sempre qualcosa che gli fa ombra, ma in realtà è lui che si fa ombra da se stesso, come il ladro e il tesoro, che si fanno ombra uno con l’altro.
”
”
Elsa Morante (L'isola di Arturo)
“
In Italia la linea più breve fra due punti è l’arabesco.
”
”
Ennio Flaiano
“
«Respira Roma, Lewis, domani sarà già diversa, domani ci sarà anche il tuo odore, fra cento anni lo sentiranno ancora, qui nulla si perde.»
”
”
Rossana Soldano (Come anima mai)
“
A me m'ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran. Non c'è una ragione. Perché proprio in quell'istante? Non si sa. Fran. Cos'è che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C'ha un'anima, anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? Ne ha discusso a lungo col quadro, erano incerti sul da farsi, ne parlavano tutte le sere, da anni, poi hanno deciso una data, un'ora, un minuto, un istante, è quello, fran. O lo sapevano già dall'inizio, i due, era già tutto combinato, guarda io mollo tutto tra sette anni, per me va bene, okay allora intesi per il 13 maggio, okay, verso le sei, facciamo sei meno un quarto, d'accordo, allora buonanotte, 'notte. Sette anni dopo, 13 maggio, sei meno un quarto, fran.
Non si capisce. È una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto. Quando cade un quadro. Quando ti svegli un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi che è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio. Quando, in mezzo all'Oceano, Novecento alzò lo sguardo dal piatto e mi disse: "A New York, fra tre giorni, io scenderò da questa nave". Ci rimasi secco. Fran.
”
”
Alessandro Baricco (Novecento. Un monologo)
“
Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo.
”
”
Leo Tolstoy (Anna Karenina)
“
Tar de livsløgnen fra et gjennomsnittsmenneske, så tar du lykken ifra ham med det samme
”
”
Henrik Ibsen (The Wild Duck/John Gabriel Borkman (Oberon Classics))
“
Le anime hanno un loro particolar modo d'intendersi, d'entrare in intimità, fino a darsi del tu, mentre le nostre persone sono tuttavia impacciate nel commercio delle parole comuni, nella schiavitù delle esigenze sociali. Han bisogni lor proprii e le loro proprie aspirazioni le anime, di cui il corpo non si dà per inteso, quando veda l'impossibilità di soddisfarli e di tradurle in atto. E ogni qualvolta due che comunichino fra loro così, con le anime soltanto, si trovano soli in qualche luogo, provano un turbamento angoscioso e quasi una repulsione violenta d'ogni minimo contatto materiale, una sofferenza che li allontana, e che cessa subito, non appena un terzo intervenga. Allora, passata l'angoscia, le due anime sollevate si ricercano e tornano a sorridersi da lontano.
”
”
Luigi Pirandello (Il fu Mattia Pascal)
“
Trangen til å lese tok meg og holdt meg i sitt deilige, berusende grep. Jo mer jeg leste, desto mer hungret jeg. Hvert verk var rikt på løfter; hver side jeg bladde om, var en eventyrferd, tiltrekning fra en annen verden.
”
”
Tatiana de Rosnay (The House I Loved)
“
Angels can fly because they can take themselves lightly. This has been always the instinct of Christendom, and especially the instinct of Christian art. Remember how Fra Angelico represented all his angels, not only as birds, but almost as butterflies. Remember how the most earnest mediaeval art was full of light and fluttering draperies, of quick and capering feet. It was the one thing that the modern Pre-raphaelites could not imitate in the real Pre-raphaelites. Burne-Jones could never recover the deep levity of the Middle Ages. In the old Christian pictures the sky over every figure is like a blue or gold parachute. Every figure seems ready to fly up and float about in the heavens. The tattered cloak of the beggar will bear him up like the rayed plumes of the angels. But the kings in their heavy gold and the proud in their robes of purple will all of their nature sink downwards, for pride cannot rise to levity or levitation. Pride is the downward drag of all things into an easy solemnity. One "settles down" into a sort of selfish seriousness; but one has to rise to a gay self-forgetfulness. A man "falls" into a brown study; he reaches up at a blue sky. Seriousness is not a virtue. It would be a heresy, but a much more sensible heresy, to say that seriousness is a vice. It is really a natural trend or lapse into taking one's self gravely, because it is the easiest thing to do. It is much easier to write a good Times leading article than a good joke in Punch. For solemnity flows out of men naturally; but laughter is a leap. It is easy to be heavy: hard to be light. Satan fell by the force of gravity.
”
”
G.K. Chesterton
“
Nå vet jeg at som leser må man ha tillit til forfatterne, til dikterne. De vet hvordan de skal gå frem for å rykke oss opp fra vårt vanlige liv og sende oss gyngende over i en annen verden vi ikke engang ante eksisterte. Det er det talentfulle forfattere gjør.
”
”
Tatiana de Rosnay (The House I Loved)
“
Noi siamo cinque fratelli. Abitiamo in città diverse, alcuni di noi stanno all'estero: e non ci scriviamo spesso. Quando c'incontriamo, possiamo essere, l'uno con l'altro, indifferenti o distratti. Ma basta, fra noi, una parola. Basta una parola, una frase: una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte, nel tempo della nostra infanzia. [...] Quelle frasi sono il nostro latino, il vocabolario dei nostri giorni andati, sono come i geroglifici egiziani o degli assiro-babilonesi, la testimonianza d'un nucleo vitale che ha cessato di esistere, ma che sopravvive nei suoi testi, salvati dalla furia delle acque, dalla corrosione del tempo. Quelle frasi sono il fondamento della nostra unità familiare, che sussisterà finché saremo al mondo, ricreandosi e risuscitando nei punti più diversi della terra.
”
”
Natalia Ginzburg (Lessico famigliare)
“
Cuando le he soltado y creía que iba a apartarse, me ha pegado la boca al oído y muy bajito, casi en un susurro, me ha dicho, deteniéndose en cada sílaba, como si me contara un secreto muy importante que yo no debía olvidar:
—Su-per-ca-li-fra-gi-lis-ti-co-es-pia-li-do-sa.
”
”
Alejandro Palomas (Un hijo)
“
Tu, così abituata a spostarti un attimo prima del tocco delle mani di qualcuno, tu così brava ad andar via un attimo prima dell'arrivo, tu desiderata più di ogni cosa ma ferma laggiù, fra le cose che non ho.
”
”
Massimo Bisotti (La luna blu. Il percorso inverso dei sogni)
“
Jeg tenkte på ting jeg hadde lest. At den som skal dø, mister sansene i minuttene før. En etter en. Først smakssansen, senere evnen til å lukte. Så forsvinner synet. Berøringssansen. Hørselen. Opplevelsen av smerte. Som å slukke lysene og gå fra kontoret for dagen, låse etter seg og miste nøklene på vegen hjem.
”
”
Johan Harstad (Buzz Aldrin, waar ben je gebleven?)
“
O misere menti degli uomini, o uomini ciechi!
In quale tenebrosa esistenza e fra quanto grandi pericoli si trascorre questa breve vita!
”
”
Lucretius (De rerum natura)
“
Insomma una brutta domenica di settembre, di quel settembre traditore che vi lascia andare un colpo di mare fra capo e collo, come una schioppettata fra i fichidindia.
”
”
Giovanni Verga (I Malavoglia)
“
Quando una persona cara ci dà un libro da leggere, la prima cosa che facciamo è cercarla fra le righe, cercare i suoi gusti, i motivi che l'hanno spinta a piazzarci quel libro in mano.
”
”
Daniel Pennac (Comme un roman)
“
E se tu dormissi?
E se nel sonno
tu sognassi?
E se nel tuo sogno
salissi al cielo
e lì cogliessi un mirabile fiore?
E se al tuo risveglio
quel fiore
fosse fra le tue mani?
(Samuel Taylor Coleridge)
”
”
Kerstin Gier (Das erste Buch der Träume (Silber, #1))
“
Dunque, pare che alle anime viventi possano toccare due sorti: c'è chi nasce ape, e chi nasce rosa...
Che fa lo sciame delle api, con la sua regina? Va, e ruba a tutte le rose un poco di miele, per portarselo nell'arnia, nelle sue stanzette. E la rosa? La rosa l'ha in se stessa, il proprio miele: miele di rose, il più adorato, il più prezioso! La cosa più dolce che innamora essa l'ha già in se stessa: non le serve cercarla altrove. Ma qualche volta sospirano di solitudine, le rose, questi esseri divini! Le rose ignoranti non capiscono i propri misteri.
La prima di tutte le rose è Dio.
Fra le due: la rosa e l'ape, secondo me, la più fortunata è l'ape. E l'Ape Regina, poi, ha una fortuna sovrana! Io, per esempio, sono nato Ape Regina. E tu, Wilhelm? Secondo me, tu, Wilhelm mio, sei nato col destino più dolce e col destino più amaro:
tu sei l'ape e sei la rosa.
”
”
Elsa Morante (L'isola di Arturo)
“
Io non ti odio,” dice Elia ad un tratto. Fra le nostre teste c'è solo un palmo di distanza, forse meno. “Lo sai, vero? Io non ti odio.
”
”
Alessia Esse (Perfetto (La Trilogia di Lilac, #1))
“
«Non hanno ancora inventato una parola che possa farti capire cosa ti farò fra poco». Sussurrò Rev con voce arrochita dal desiderio.
”
”
Anya M. Silver (Destroy Me (Lethal Men, #2))
“
Well, we can get started now,” Daz said in a dry tone as he gave me a displeased look for my tardiness. “As always, we’ll begin with an update on our females. My Fra-kee is very round. I told her that, and she didn’t speak to me for half of a rotation, so I suggest to the rest of you with pregnant mates not to call them round.” “Noted,” Ward said solemnly. “Reba cries a lot.
”
”
Ella Maven (The Alien's Savior (Drixonian Warrior, #5))
“
Poteten det var en ny frukt, det var intet mystisk ved den, intet religiøst, kvinnfolk og barn kunne være med og få den satt, disse jordeplene som kom fra fremmed land likesom kaffen, stor og herlig mat, men i slekt med nepen.
”
”
Knut Hamsun (Growth of the Soil)
“
«Scusa. Mi dispiace di averti coinvolto nei miei problemi. Nella mia anormalità.»
«Tu non sei normale, Sam. Ma c'è molta differenza fra anormale e speciale.»
”
”
Susan Moretto (Anormale)
“
Ci sono quelle che aspettano lo stesso uomo, e quelle che aspettano un uomo diverso da quello che è partito, disse fra sé, e tutte restano deluse.
”
”
Irène Némirovsky (Suite Française)
“
Ta książka łagodnie mnie napomina nie pozwala
bym zbyt szybko biegł w takt toczącej się frazy
każe wrócić do początku wciąż zaczynać od nowa
”
”
Zbigniew Herbert (The Collected Poems, 1956-1998)
“
Ingen ting kan være så rolig og så uendelig som et langt vitermørke, det fortsetter og fortsetter, det er som å leve i en tunnel der mørket stundom fordyper seg til natt og stundom blir dagskumring, man er avskjermet fra alt, beskyttet og mer ensom enn ellers.
”
”
Tove Jansson (The True Deceiver)
“
«Sarò nel programma di protezione testimoni,» disse Jack.
«Avrò un nome diverso, non so dove vivrò…»
D arretrò e gli prese il volto tra le mani.
«Ti troverò. Mi hai sentito?»
Jack annuì, un groppo gli risaliva la gola.
«Ti troverò.»
«Fra… fra quanto?»
«Non lo so. Potrebbero volerci anni.»
Jack incontrò i suoi occhi.
«Aspetterò.»
”
”
Jane Seville
“
..questa tensione fra il vagabondare, l'errare, l'essere sempre di passaggio in ogni luogo, continuamente in cammino, eternamente viaggiatore, e poi il fatto di desiderare una casa propria, in cui sentirsi al suo posto, finalmente stabile, dove essere qualcosa di più che accettato: scelto.
”
”
Jean-Pierre Vernant (The Universe, the Gods, and Men)
“
De serverte te, og der vi satt rundt spisebordet kjente jeg den vanlige forventningen fra barnefamilier; Er vi ikke søte, er vi ikke pene, misunner du oss ikke, du barnløse gamle kvinne.Er vi ikke flinke med barna våre.
”
”
Nina Lykke
“
Ja, han var gal, han var gal. Det måtte han være; for Sara bydde ham kaffe, mælk, te, bydde ham øl, bydde ham alt hun visste, men han reiste sig allikevel fra frokostbordet straks efter han hadde sat sig og lot maten stå.
”
”
Knut Hamsun (Mysteries)
“
Umana cosa è l'aver compassione agli afflitti; e come che a ciascuna persona stea bene, a coloro è massimamente richiesto li quali già hanno di conforto avuto mestiere, e hannol trovato in alcuni: fra' quali, se alcuno mai n'ebbe bisogno, o gli fu caro, o già ne ricevette piacere, io son uno di quegli.
”
”
Giovanni Boccaccio (The Decameron)
“
En fin, gylden metallrand stiger i øst hvor solen står opp. Byen begynner å våkne, det lyder allerede en og annen fjern rumling av kjerrer som søker inn i gatene fra landet, store, tunge bondekjerrer, fulle av torvvarer, av høy og slakt og favnved.
”
”
Knut Hamsun (Ny jord)
“
Markboen tapte ikke hodet. Han fandt ikke luften usund for sig, han hadde publikum nok til sine nye klær, han savnet ikke diamanter, vin kjendte han fra bryllupet i Kana. Markboen gjorde sig ikke ondt av de herligheter han ikke fik: kunst, aviser, luksus, politik var værd nøiagtig det som menneskene vilde betale for det, ikke mere; markens grøde derimot den måtte skaffes til hvilkensomhelst pris, den var altings ophav, den eneste kilde.
”
”
Knut Hamsun (Growth of the Soil)
“
Smijući se njegovu pretjeranu strahu, svaki se pomalo oslobodi svoga straha.
”
”
Simo Matavulj (Bakonja fra-Brne)
“
E' fin troppo veroche i nostri vizi ci seducono con la bellezza delle forme esteriori, come la bellezza dei demoni, che i superstiziosi ci rappresentano a congiurare ai danni del genere umano; non si riesce a vederne la innata laidezza finchè non li stringiamo fra le braccia.
”
”
Walter Scott
“
La perfetta uguaglianza è la base necessaria della libertà. Vale a dire, è necessario che fra quelli fra' quali il potere è diviso, non vi sia squilibrio di potere; e nessuno ne abbia più né meno di un altro. Perché in questo e non in altro è riposta l'idea, l'essenza e il fondamento della libertà.
”
”
Giacomo Leopardi (Zibaldone di pensieri)
“
Ma l'incontro con la Laide gli aveva lasciato uno strano turbamento. Forse anche per il ricordo della tipa incontrata in corso Garibaldi. Come se qualcosa lo avesse toccato dentro. Come se quella ragazza fosse diversa dalle solite. Come se fra loro due dovessero succedere molte altre cose. Come se lui ne fosse uscito differente. Come se Laide incarnasse nel modo più perfetto e intenso il mondo avventuroso e proibito. Come se ci fosse stata una predestinazione. Come quando uno, senza alcun particolare sintomo, ha la sensazione di stare per ammalarsi, ma non sa di che cosa né il motivo. Come quando si ode dabbasso il cigolio del cancello e la casa è immensa, ci abitano centinaia di famiglie e all'ingresso è un continuo andirivieni eppure all'improvviso si sa che ad aprire il cancello è stata una persona la quale viene a cercarci.
”
”
Dino Buzzati (Un amore)
“
Da un sacco di tempo tutti si affannano a cercare di capire il motivo della loro estinzione. Si chiedono perché questi animali che dominavano il mondo di colpo siano scomparsi. Forse fra tutte le spiegazioni la più valida è anche la più semplice. Forse sono morti perché sono impazziti tutti quanti. Proprio come noi. Ecco cosa siamo, nient'altro che dei piccoli dinosauri. E la nostra pazzia prima o poi sarà la causa della nostra fine.
”
”
Giorgio Faletti (Io uccido)
“
Se nu er jeg borte fra byens larm og
trængsel og aviser og mennesker, jeg er
flygtet fra det altsammen fordi det igjen
kaldte på mig fra landet og ensomheten
hvor jeg er fra. Du skal se det kommer
til å gå godt! Tænker jeg og har atter det
bedste håp. Ak jeg har gjort en slik flugt
før og er atter vendt tilbake til byen. Og
atter flyktet.
”
”
Knut Hamsun
“
Scrivo in uno stato di tensione insostenibile. Fra poco sarà l'alba e, allora, io non esisterò più. Privo d'ogni mezzo, privo della droga che — sola — mi ha consentito fino ad oggi di sopravvivere ai miei incubi, non mi rimane altro modo per sottrarmi al tormento: mi getterò dall'alta finestra di questa soffitta, nella squallida strada sottostante.
”
”
H.P. Lovecraft (Le storie del ciclo di Cthulhu: Il mito. Tomo 1)
“
Ho assaporato il paradiso e l'inferno, e temo di non poterne più fare a meno.
”
”
Anya M. Silver (Fra le braccia della morte (Lethal Men, #4.5))
“
Xavian mi toccava come se fossi un ostacolo da abbattere.
”
”
Anya M. Silver (Fra le braccia della morte (Lethal Men, #4.5))
“
Ormai avevo deciso.
Anche la belva aveva deciso.
In un modo o nell'altro, l'avrei stretta nella mia morsa.
”
”
Anya M. Silver (Fra le braccia della morte (Lethal Men, #4.5))
“
Everything we call a trial, a sorrow, or a duty; believe me that a Angel's hand is there.
”
”
Fra Giovanni Giocondo
“
Caro bambino, mi viene da scrivere. Ma forse no, caro giovanotto. Sei morto così giovane. [...] Sinceramente preferisco pensarti bambino, prima del tradimento, dell'odio e dell'assassinio. Preferisco pensarti taciturno e gentile, in quella capanna riscaldata dal fiato della mucca e dell'asino, per niente disturbato dalla povertà del tuo giaciglio di paglia, fra ranocchini che saltano, il rumore della pioggia sul tetto abbozzato alla meglio da tuo padre e le gonne sudice di tua madre.
”
”
Dacia Maraini
“
Che differenza c'è fra occhi che possiedono uno sguardo e occhi che ne sono sprovvisti? Questa differenza ha un nome: si chiama vita. La vita inizia laddove inizia lo sguardo. [...]
Lo sguardo è una scelta. Chi guarda decide di soffermarsi su una determinata cosa e di escludere dunque all'attenzione il resto del proprio campo visivo. In questo senso lo sguardo, che è l'essenza della vita, è prima di tutto un rifiuto.
Vivere vuol dire rifiutare. Chi accetta ogni cosa non è più vivo dell'orifizio di un lavandino. Per vivere bisogna essere capaci di non mettere sullo stesso piano, al di sopra di se stessi, la mamma e il soffitto. Bisogna rinunciare a uno dei due e decidersi di interessarsi o alla mamma o al soffitto. L'unica scelta sbagliata è quella di non fare una scelta.
”
”
Amélie Nothomb (Métaphysique des tubes)
“
Mi vergognavo ad essere affascinato da quella storia e da quel criminale mostruoso, Jean-Claude Romand. A distanza di tempo, credo che ciò che avevo tanta paura di condividere con lui lo condivido, lo condividiamo lui e io, con la maggior parte della gente, anche se per fortuna la maggior parte della gente non arriva al punto di mentire per vent’anni e poi sterminare tutta la famiglia. Penso che anche le persone più sicure di sé percepiscano con angoscia lo scarto che esiste fra l’immagine di sé che bene o male cercano di dare agli altri e quella che hanno di loro stesse nei momenti d’insonnia, o di depressione, quando tutto vacilla e si prendono la testa fra le mani, sedute sulla tazza del cesso. In ciascuno di noi c’è una finestra spalancata sull’inferno; cerchiamo di starne alla larga il più possibile, e io, per una mia precisa scelta, ho passato a quella finestra, ipnotizzato, sette anni della mia vita.
”
”
Emmanuel Carrère (Le Royaume)
“
Quando cade un quadro. Quando ti svegli, un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio. Quando, in mezzo all’Oceano, Novecento alzò lo sguardo dal piatto e mi disse: “A New York, fra tre giorni, io scenderò da questa nave”.
Ci rimasi secco.
Fran.
”
”
Alessandro Baricco (Novecento. Un monologo)
“
Alla fine lo portai a letto dove, invece di fare l'amore, lo riabbracciai, gli bacia le labbra, poi le palpebre chiuse e gli dissi che era perfetto. Intuii che non mi credeva. Quando gli dicevo che era perfetto o gli dicevo che era meraviglioso, non mi credeva mai. "Cosa devo fare per far sì che tu mi creda quando lo dico?"
Sdraiato fra le mie braccia, strofinò il naso contro il mio collo. Non mi diede mai una risposta
”
”
N.R. Walker (Through These Eyes (Blind Faith, #2))
“
io, mio caro, non credo nell'amore universale. L'amore esiste in dosi modiche. Si possono amare forse cinque fra uomini e donne, dieci magari, talvolta financo quindici. E anche questo solo assai di rado. Ma se uno arriva e mi dice che ama tutto il Terzo mondo, o ama l'America Latina, o ama il sesso femminile, quello non è amore ma retorica. Pura demagogia. Slogan. Non siamo nati per amare più di una manciata di persone.
”
”
Amos Oz (Judas)
“
Den lange, lange sti over myrene og inn i skogene hvem har trakket opp den? Mannen, mennesket, den første som var her. Det var ingen sti før ham. Siden fulgte et og annet dyr de svake spor over moer og myrer og gjorde dem tydeligere, og siden igjen begynte en og annen lapp å snuse stien opp og gå den når han skulle fra fjell til fjell og se til sin ren. Slik ble stien til gjennom den store almenning som ingen eiet, det herreløse land.
”
”
Knut Hamsun (Markens grøde)
“
Men jeg ser dig alligevel klart. Selvom jeg ikke nødvendigvis ser dig sandt. Måske ser jeg dele af dig, ingen andre kan se. Måske er sandheden om et menneske kalejdoskopisk. Alle blikkene udgør tilsammen et prisme, som er dig.
”
”
Naja Marie Aidt (Har døden taget noget fra dig så giv det tilbage)
“
Dobbiamo tenere a mente che, in generale, fare sensazione, colpire le fantasie, per i nostri giornali è più importante che volere la verità. La verità è interessante soltanto quando coincide con la sensazione. La stampa che segua solo opinioni correnti, anche se si tratti di opinioni fondate, non ha credito fra la massa. La massa considera profondo solo chi suggerisce aspre contraddizioni con le idee generali. Nella logica, non meno che nella letteratura, il più pungente è l'epigramma e anche il più universalmente apprezzato; in entrambi i campi è quello più a buon mercato.
(Cavaliere C. Auguste Dupin)
”
”
Edgar Allan Poe (The Mystery of Marie Rogêt (C. Auguste Dupin, #2))
“
Era vestito completamente di nero e con una eleganza che non era abituale fra i filibustieri del grande Golfo del Messico, uomini che si accontentavano di un paio di calzoni e d'una camicia, e che curavano più le loro armi che gli indumenti.
[...]
Anche l'aspetto di quell'uomo aveva, come il vestito, qualcosa di funebre, con quel volto pallido, quasi marmoreo, che spiccava stranamente fra le nere trine del colletto e le larghe tese del cappello, adorno d'una barba corta, nera, tagliata alla nazzarena un po' arricciata.
Aveva però i lineamenti bellissimi: un naso regolare, due labbra piccole e rosse come il corallo, una fronte ampia solcata da una leggera ruga che dava a quel volto un non so che di malinconico, due occhi poi neri come carbonchi, d'un taglio perfetto, dalle ciglia lunghe, vivide e animate da un lampo tale che in certi momenti doveva sgomentare anche i più intrepidi filibustieri di tutto il golfo.
La sua statura alta, slanciata, il suo portamento elegante, le sue mani aristocratiche, lo facevano conoscere, anche a prima vista, per un uomo d'alta condizione sociale e soprattutto per un uomo abituato al comando.
”
”
Emilio Salgari (Il Corsaro Nero)
“
Non succederà”, giurò. “Non mi interessa nessuna di quelle cose e questo non cambierà.”
“Come lo sai?” disse lui a bassa voce.
“Perché ... Io sono innamorato di te. E se decidi domani, fra una settimana ... un anno ... che questa è solo un'avventura, oppure che hai bisogno di stare con qualcuno che è più di classe di quanto lo sia io, non sopravviverò a questo. È qualcosa che mi metterà in ginocchio e mi farà restare lì. Quindi lasciami andare, okay? Risparmiami altre sofferenze ... lasciami andare.”
Paradise si asciugò gli occhi e dovette sorridere.
“Mi hai appena detto che mi ami?”
Quando lui non rispose, lei concluse: “Penso che lo hai fatto.
”
”
J.R. Ward (Blood Kiss (Black Dagger Legacy, #1))
“
Passavamo sulla terra leggeri come acqua, disse Antonio Setzu, come acqua che scorre, salta, giù dalla conca piena della fonte, scivola e serpeggia fra muschi e felci, fino alle radici delle sughere e dei mandorli o scende scivolando sulle pietre, per i monti e i colli fino al piano, dai torrenti al fiume, a farsi lenta verso le paludi e il mare, chiamata in vapore dal sole a diventare nube dominata dai venti e pioggia benedetta.
A parte la follia di ucciderci l'un l'altro per motivi irrilevanti, eravamo felici. Le piante e le paludi erano fertili, i monti ricchi di pascolo e fonti. Il cibo non mancava neppure negli anni di carestia. Facevamo un vino colore del sangue, dolce al palato e portatore di sogni allegri. Nel settimo giorno del mese del vento che piega le querce incontravamo tutte le genti attorno alla fonte sacra e per sette giorni e sette notti mangiavamo, bevevamo, cantavamo e danzavamo in onore di Is. Cantare, suonare, danzare, coltivare, raccogliere, mungere, intagliare, fondere, uccidere, morire, cantare, suonare, danzare era la nostra vita. Eravamo felici, a parte la follia di ucciderci l'un l'altro per motivi irrilevanti.
(pag. 56)
”
”
Sergio Atzeni (Passavamo sulla terra leggeri)
“
[Gli uomini] sono gli unici, fra tutti gli esseri creati, che hanno la possibilità d'andare contro l'ordine posto da Dio nel creato: gli uomini sono cioè gli unici esseri veramente liberi, appunto perché sono liberi nei confronti di Dio... Dio aveva dovuto tollerare, ecco, aveva dovuto permettere questo male, e tutte le altre cattiverie e carognate che gli uomini fanno: e ciò per non andare contro la loro libertà. Il gran problema del male nel mondo... Appunto per non impedire la libertà dell'uomo.
”
”
Eugenio Corti (The Red Horse)
“
My Last Duchess
That’s my last Duchess painted on the wall,
Looking as if she were alive. I call
That piece a wonder, now: Fra Pandolf’s hands
Worked busily a day, and there she stands.
Will’t please you sit and look at her? I said
“Fra Pandolf” by design, for never read
Strangers like you that pictured countenance,
The depth and passion of its earnest glance,
But to myself they turned (since none puts by
The curtain I have drawn for you, but I)
And seemed as they would ask me, if they durst,
How such a glance came there; so, not the first
Are you to turn and ask thus. Sir, ’twas not
Her husband’s presence only, called that spot
Of joy into the Duchess’ cheek: perhaps
Fra Pandolf chanced to say “Her mantle laps
Over my lady’s wrist too much,” or “Paint
Must never hope to reproduce the faint
Half-flush that dies along her throat”: such stuff
Was courtesy, she thought, and cause enough
For calling up that spot of joy. She had
A heart—how shall I say?—too soon made glad,
Too easily impressed; she liked whate’er
She looked on, and her looks went everywhere.
Sir, ’twas all one! My favour at her breast,
The dropping of the daylight in the West,
The bough of cherries some officious fool
Broke in the orchard for her, the white mule
She rode with round the terrace—all and each
Would draw from her alike the approving speech,
Or blush, at least. She thanked men,—good! but thanked
Somehow—I know not how—as if she ranked
My gift of a nine-hundred-years-old name
With anybody’s gift. Who’d stoop to blame
This sort of trifling? Even had you skill
In speech—(which I have not)—to make your will
Quite clear to such an one, and say, “Just this
Or that in you disgusts me; here you miss,
Or there exceed the mark”—and if she let
Herself be lessoned so, nor plainly set
Her wits to yours, forsooth, and made excuse,
—E’en then would be some stooping; and I choose
Never to stoop. Oh sir, she smiled, no doubt,
Whene’er I passed her; but who passed without
Much the same smile? This grew; I gave commands;
Then all smiles stopped together. There she stands
As if alive. Will’t please you rise? We’ll meet
The company below, then. I repeat,
The Count your master’s known munificence
Is ample warrant that no just pretence
Of mine for dowry will be disallowed;
Though his fair daughter’s self, as I avowed
At starting, is my object. Nay, we’ll go
Together down, sir. Notice Neptune, though,
Taming a sea-horse, thought a rarity,
Which Claus of Innsbruck cast in bronze for me!
”
”
Robert Browning (My Last Duchess and Other Poems (Dover Thrift Editions: Poetry))
“
Basta così poco per farci improvvisamente vedere il mondo più bello. È sufficiente la percezione di essere scelti, fra tante, fra tanti. Essere scelta. Proprio tu, per quello che sei, per quello che sai, per come lo dici. SCELTA. Sei tu la mia prediletta. È te, e nessun'altra, che voglio! È questo che ci piace, ci intriga e ci conquista. Ci innamoriamo di chi ci ha reso differenti, ci leghiamo a chi ci ha visti nella moltitudine, di chi ci ha estratti dalla folla rendendoci unici, preziosi, insostituibili.
”
”
Agata Baronello (#ioquestamelasposo)
“
Vedi quest’uomo seduto qui? Una volta era un bambino, un bambino che era stato mandato via, allontanato dal padre che amava, dalla famiglia che amava, dalla casa in cui era nato e che amava. Era stato mandato via dal Paese che amava, spedito senza alcun riguardo in un Paese che non conosceva, a costruirsi la vita fra estranei. Gettato via come spazzatura. Pensi che questo uomo, che una volta era un bambino, costringerebbe la donna che ama più di chiunque altro al mondo a dare via il suo? Non in un milione di anni, mai. Daphne, il bambino che porti nel ventre è un Ingham e io sono sia Ingham sia Stanton. E che sia dannato se a far crescere questo bambino non sarò io stesso.»
”
”
Barbara Taylor Bradford (Cavendon Hall (Cavendon Hall, #1))
“
Che la vita di un uomo sia soltanto un sogno è già stato affermato da molti, e tale sentimento si è impadronito anche di me. Quando considero i limiti entro cui sono prigioniere le forze attive e speculative dell'uomo, quando vedo che ogni attività mira all'unico scopo di soddisfare i bisogni, i quali, a loro volta, servono soltanto a prolungare la misera esistenza, e poi comprendo che l'appagamento su certi punti delle nostre speculazioni non è altro che sognante rassegnazione perché dipingiamo soltanto variopinte figure e luminosi panorami sulle pareti fra le quali siamo prigionieri, tutto ciò, Guglielmo, mi ammutolisce. Rientro in me stesso e trovo un universo! Ma formato più di presentimenti e di oscuri desideri che di immagini e di forze viventi. Allora tutto si confonde davanti ai miei sensi, e io sorrido e continuo a sognare nel mondo.
”
”
Johann Wolfgang von Goethe (The Sorrows of Young Werther)
“
Når du allerede fra fødslen stemples, fordi du kun er en pige; når du fødes med mærkaterne skyld og skam præget ind i huden, fordi du kun er en pige; når dit vilkår som menneske er, at du aldrig vil være god nok, fordi du ikke er født som dreng – så har du kun tre veje, du kan vælge gennem livet:
Du kan forsøge at holde ud, dræbe din stemme og gennemleve volden og undertrykkelsen som en tavs eksistens bag dit slør.
Du kan dø for din egen hånd eller en mands.
Eller du kan forsøge at bryde fri, selvom det koster dig alt. Måske endda livet.
”
”
Sara Omar (Dødevaskeren)
“
Quintilio guardava lontano, oltre il confine del terreno demaniale. Quattro miglia più a sud, all'orizzonte, si stagliava il profilo ondulato delle grandi colline. Sul punto più elevato, i faggi di Cottington's Clump si agitavano al vento che, lassù, tirava più robusto che in pianura fra le eriche.
«Guarda!» disse d'un tratto Quintilio. «Eccolo là, Moscardo, il posto che fa per noi. Colline alte e solitarie, dove il vento porta con sé rumori lontani e la terra è asciutta come la paglia in un granaio. Là noi dovremo abitare. Là, bisogna che andiamo.
”
”
Richard Adams (Watership Down (Watership Down, #1))
“
D'inverno per vestirmi mi ci vuole il tempo di un cavaliere con l'armatura. Ogni parte del corpo esige la congruenza del tessuto protettore: i piedi sono esigenti riguardo alla lana dei calzini; il busto vuole la tripla protezione della canottiera, della camicia e del pullover. D'inverno vestirmi significa trovare l'equilibrio fra la temperatura interna e quella dei vari fuori: fuori dal letto, fuori dalla camera, fuori di casa... Devo essere immerso nel giusto calore originario; nulla di più sgradevole e di più disdicevole che aver troppo caldo d'inverno.
”
”
Daniel Pennac (Journal d'un corps)
“
I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per se stessi.Se ne stanno al loro posto nell'infinita serie dei numeri naturali,schiacciati come tutti fra due, ma un passo in là rispetto agli altri.Sono numeri sospettosi e solitari e per questo Mattia li trovava meravigliosi.Certe volte pensava che in quella sequenza ci fossero finiti per sbaglio,che vi fossero rimasti intrappolati come perline infilate in una collana.Altre volte,invece,sospettava che anche a loro sarebbe piaciuto essere come tutti,solo dei numeri qualunque,ma che per qualche motivo non ne fossero capaci.Il secondo pensiero lo sfiorava soprattutto di sera, nell'intrecciarsi caotico di immagini che precede il sonno,quando la mente è troppo debole per raccontarsi delle bugie.
”
”
Paolo Giordano (The Solitude of Prime Numbers)
“
Sento ancora la follia scorrermi dentro, ma ancora non ho scritto le parole che avrei voluto, la tigre mi è rimasta sulla schiena. Morirò con addosso quella figlia di puttana, ma almeno le ho dato battaglia. E se fra voi c'è qualcuno che si sente abbastanza matto da voler diventare scrittore, gli consiglio va' avanti, sputa in un occhio al sole, schiaccia quei tasti, è la migliore pazzia che possa esserci, i secoli chiedono aiuto, la specie aspira spasmodicamente alla luce, e all'azzardo e alle risate. Regalateglieli. Ci sono abbastanza parole per noi tutti.
”
”
Charles Bukowski
“
L'America è meglio tenerla così, sempre sullo sfondo, una specie di cartolina postale a cui guardare nei momenti di debolezza. Così, tu t'immagini che sia sempre là ad attenderti, immutata, intatta, un grande spazio aperto patriottico con vacche, pecore e uomini dal cuore buono, pronti a fottersi tutto quello che vedono, uomo donna o bestia. Non esiste l'America. E' un nome che si dà a un'idea astratta.
Parigi è come una puttana. Da lontano pare incantevole, non vedi l'ora di averla fra le braccia. E cinque minuti dopo ti senti vuoto, schifato di te stesso. Ti senti truffato.
”
”
Henry Miller (Tropic of Cancer (Tropic, #1))
“
jeg ville gerne være højere, så jeg kunne se dig i øjnene, jeg ville gerne expandere, så jeg kunne rumme os begge, jeg ville gerne koncentrere mig, så det hele kunne nås inden for dette øje-bliks grænser, så ingen overflødige ord skulle spilde tiden med at forbinde vore afstandes sår, jeg ville gerne koncentrere mig, så ordenes mislykkede graviditeter blev afbrudt, så nye afstande døde før fødselen, jeg ville gerne være højere, så jeg kunne se dig i øjnene, jeg ville gerne indfange dine øjnes udtryk og indtryk; men afstanden er for stor, og du ser det hele fra en anden vinkel - ser ned på mit forståelsessøgende blik.
”
”
Michael Strunge
“
«Cosa c’è?»
Gli occhi di Seth erano spalancati e per la prima volta trovarono subito lo sguardo di Abaddon. «Posso vedere!»
Abaddon sorrise, pensando che avrebbe dovuto immaginarlo. «Cambierò davanti a loro le tenebre in luce e i luoghi tortuosi in pianura.»
«E tu?» chiese Seth posandogli una mano sulla guancia. «I tuoi occhi sono normali. E sono bellissimi. Sei tenebra diventata luce?»
Abaddon gli prese la mano e se la mise sul petto. «Sono un uomo dannato che è stato salvato.»
«Ti sembrerà una domanda stupida, ma... La mia anima appartiene ancora a Dio?»
Abaddon scoppiò a ridere. «Senza dubbio.» Prese Seth fra le braccia e lo baciò. «E la mia appartiene a te»
”
”
Marie Sexton (Damned If You Do)
“
Siamo fuoco che brucia di una nuova passione. Più profonda, più intensa. Porta con sé il sapore di un sentimento vivo, travolgente, tenuto nascosto per troppo tempo ed esploso fra confessioni e corpi che si vogliono.
Siamo io e Jay, un "noi" insperato, ma che invece esiste. Lo sento nella frenesia delle sue mani che mi toccano, nelle nostre bocche che si cercano affamate. Attraverso il ritmo scalpitante dei nostri cuori.
Gli afferro la nuca con una mano e mi spingo ancora di più nella sua bocca, sto impazzendo per lui. Di lui. Per le sue parole, per quello che mi ha dato confessandomi il suo segreto. Per quel Ti amo che sento addosso. Indistruttibile. Incancellabile.
”
”
Veronica Scalmazzi (Logan (Destini incrociati, #2))
“
«Le storie sono cambiate, mio caro ragazzo» dice l'uomo in grigio, una traccia di impercettibile tristezza nella voce. «Niente più battaglie fra il bene e il male, niente più mostri da sterminare, nessuna fanciulla da salvare. Per quanto ne so io, le fanciulle sono per la maggior parte in grado di salvarsi da sole, almeno quelle che valgono qualcosa. Non esistono più le semplici favole, con ideali e belve e lieto fine. Gli ideali mancano di un chiaro intento o di risolutezza. Le belve assumono forme differenti ed è difficile riconoscerle per ciò che sono realmente. E non esistono più veri e propri finali, lieti o meno lieti. Le cose vanno avanti, si sovrappongono, si confondono, la tua storia è parte della storia di tua sorella che è parte di molte altre storie, e nessuno sa dire dove potranno condurre. La complessità del bene e del male va ben oltre una principessa e un drago, o un lupo e una bambina col cappuccetto rosso. E non è forse il drago l'eroe della propria storia? E il lupo non agisce esattamente come dovrebbero agire i lupi? Anche se forse ne esiste soltanto uno capace di travestirsi da nonna pur di trastullarsi con la preda.»
”
”
Erin Morgenstern (The Night Circus)
“
Ed è allora che noto una cartolina, seminascosta fra due cose da buttare.
La tiro fuori.
La fotografia sul davanti mostra una gola dalle pareti a picco con un sentiero angusto che si snoda sul versante roccioso e molto, molto più in basso, il nastro bianco di un fiume. Nella striscia di cielo azzurro e terso sopra la foto la didascalia recita: El Caminito del Rey, Andalusia.
La mano mi trema talmente che quando giro la cartolina rischio di farla cadere.
Ho visto la sua scrittura una volta soltanto, sui foglietti dei «posti felici» che mi aveva mostrato dopo che avevamo estratto «Bryher», ma la riconoscerei ovunque.
Tre parole. Una sottolineatura. E un punto di domanda.
Vorresti essere qui?
”
”
Martyn Bedford (Twenty Questions for Gloria)
“
V'è uno spettacolo più grande del mare, ed è il cielo;
v'è uno spettacolo più grande del cielo, ed è l'interno dell'anima.
Far il poema della coscienza umana, foss'anco d'un sol uomo, del più infimo fra gli uomini, sarebbe come fondere tutte le epopee in un'epopea superiore e definitiva. La coscienza è il caos delle chimere, delle cupidigie e dei tentativi, la fornace dei sogni, l'antro delle idee di cui si ha vergogna; è il pandemonio dei sofismi, è il campo di battaglia delle passioni. Penetrate, in certe ore, attraverso la faccia livida d'un uomo che sta riflettendo, guardate in quell'anima, in quell'oscurità; sotto il silenzio esteriore, vi sono combattimenti di giganti come in Omero, mischie di dragoni ed idre e nugoli di fantasmi, come in Milton, visioni ultraterrene come in Dante. Oh, qual abisso è mai quest'infinito che ogni uomo porta in sé e col quale confronta disperatamente la volontà del cervello e gli atti della vita!
”
”
Victor Hugo (Les Misérables)
“
Tocca di nuovo a noi.
A me?
Proprio a te.
Perché a me?
Perché lo stavi aspettando.
No! Non è vero!
Da qualche parte evidentemente sì.
Se ti dico di no.
Fa lo stesso: tanto già sta succedendo.
Cosa? Cos'è che sta succedendo?
Che t'innamori.
Io?
Tu.
No no.
Sì sì.
Non sono pronto.
Nessuno lo è.
Non ci credo più.
Problemi tuoi.
Sarà un casino.
Sì.
Qualcuno si farà del male.
Probabilmente tutti.
O magari...
O magari no.
Comunque non ho tempo.
Lo troverai.
Non ne ho bisogno.
Invece sì.
Non ne ho voglia.
Ma se ogni notte ti addormentavi pregando il dio che non hai perché succedesse!
Vabbe', ma era una specie di gioco fra me e me, era una bugia.
In verità?
In verità ho paura.
Tanto ormai è successo.
E quando?
Adesso.
”
”
Chiara Gamberale (Adesso)
“
-La tua stessa coscienza ti dice che non sei più quello che eri, io invece sono rimasta la stessa, e mi rendo conto che tutto quello che ci prometteva felicità quando avevamo gli stessi sentimenti è diventato presagio d'infelicità ora che siamo diversi.
Quanto sovente e con quanta pena abbia pensato ciò non voglio dirtelo.
E' sufficiente che vi abbia pensato e che sia in grado ora di renderti la tua libertà.
-Te l'ho forse mai chiesta?
-A parole no, mai.
- E in quale modo allora?
-Mutando il tuo carattere, il tuo umore, la tua atmosfera di vita, le tue speranze, tutto ciò che rendeva il mio amore bello ai tuoi occhi. Se nulla mai ci fosse stato fra di noi, dimmi, mi sceglieresti ancora, cercheresti ancora di conquistarmi? Oh no, certo!
”
”
Charles Dickens (A Christmas Carol)
“
So che stai leggendo tardi questa
poesia, prima di lasciare l' ufficio
con l'abbagliante lampada gialla e la finestra nel buio
nell'apatia di un fabbricato sbiadito nella quiete
dopo l'ora di traffico. So che stai leggendo questa poesia
in piedi nella libreria lontano dall'oceano
in un giorno grigio di primavera, fiocchi sparsi di neve
spinti attraverso enormi spazi di pianure intorno a te.
So che stai leggendo questa poesia
in una stanza dove tanto è accaduto che non puoi sopportare
dove i vestiti giacciono sul letto in cumuli stagnanti
e la valigia aperta parla di fughe
ma non puoi ancora partire. So che stai leggendo questa poesia
mentre il treno della metropolitana perde velocità e prima di salire
le scale
verso un nuovo tipo d'amore
che la vita non ti ha mai concesso.
So che stai leggendo questa poesia alla luce
del televisore dove immagini mute saltano e scivolano
mentre tu attendi le telenotizie sull'intifada.
So che stai leggendo questa poesia in una sala d'attesa
Di occhi che s'incontrano sì e no, d'identità con estranei.
So che stai leggendo questa poesia sotto la luce al neon
nel tedio e nella stanchezza dei giovani fuori gioco,
che si mettono fuori gioco quando sono ancora troppo giovani. So
che stai leggendo questa poesia con una vista non più buona, le spesse lenti
ingigantiscono queste lettere oltre ogni significato però
continui a leggere perché anche l'alfabeto è prezioso.
So che stai leggendo questa poesia mentre vai e vieni accanto alla stufa
scaldando il latte, sulla spalla un bambino che piange, un libro
nella mano
poiché la vita è breve e anche tu hai sete.
So che stai leggendo questa poesia non scritta nella tua lingua
indovinando alcune parole mentre altre continui a leggerle
e voglio sapere quali siano queste parole.
So che stai leggendo questa poesia mentre ascolti qualcosa,
diviso fra rabbia e speranza
ricominciando a fare di nuovo il lavoro che non puoi rifiutare.
So che stai leggendo questa poesia perché non rimane
nient'altro da leggere
là dove sei atterrato, completamente nudo.
”
”
Adrienne Rich (An Atlas of the Difficult World)
“
I am your friend and my love for you goes deep. There is nothing I can give you which you have not got, But there is much, very much, that, while I cannot give it, you can take. No heaven can come to us unless our hearts find rest in today. Take heaven! No peace lies in the future which is not hidden in this present little instant. Take peace! The gloom of the world is but a shadow. Behind it, yet within our reach, is joy.
”
”
Fra Giovanni Giocondo
“
Passando fra gli insorti che si scostavano con religioso rispetto, [papà Mabeuf] continuò dritto verso Enjolras che indietreggiava impietrito, gli strappò la bandiera, e senza che nessuno osasse trattenerlo né aiutarlo, quel vecchio ottuagenario col capo vacillante, ma col piede fermo, salì lentamente la scala di pietre costruita nella barricata. Lo spettacolo era così serio che tutto all'intorno dissero: «Giù il cappello!». A ogni gradino che saliva diventava sempre più terribile: i suoi capelli canuti, il volto decrepito, l'ampia fronte calma e rugosa, gli occhi incavati, la bocca attonita e semiaperta, il vecchio braccio che sosteneva la bandiera rossa, uscivano dall'ombra e ingigantivano nel sanguinoso chiarore della torcia, e sembrava di vedere lo spettro del 1793 sorgere dalla terra inalberando la bandiera del terrore.
Quando fu all'ultimo gradino, quando quel fantasma tremante e terribile, ritto su quel mucchio di rovine dinanzi a milleduecento fucili invisibili, si drizzò in faccia alla morte come se fosse più forte di essa, tutta la barricata assunse nelle tenebre un aspetto colossale e soprannaturale. Vi fu uno di quegli istanti di silenzio che accompagnano i prodigi. In mezzo a quel silenzio il vegliardo sventolò la bandiera rossa e gridò:
«Viva la Rivoluzione! Viva la Repubblica! Fratellanza! Uguaglianza! E morte!».
”
”
Victor Hugo (Les Misérables)
“
Quella ragazza stuzzicava me e la belva.
La desideravamo entrambi, e per la prima volta l’idea di lasciarmi andare completamente mi preoccupò.
Cosa avrei potuto farle, se non controllavo i miei impulsi, l’istinto di farla a pezzi?
Perché sarebbe stata mia.
Era solo questione di tempo. Potevo averla come, quando e dove volevo.
Io ne ero sicuro, lei invece sembrava essere intimorita da quella lampante certezza.
Desiderio e paura.
Era ciò per cui vivevo.
Era ciò che leggevo nei suoi splendidi occhi.
”
”
Anya M. Silver (Fra le braccia della morte (Lethal Men, #4.5))
“
Nel sole di marzo, mentre era seduto su una catasta di ceppi di faggio che scricchiolavano per il caldo, avvenne che egli pronunciasse per la prima volta la parola «legno». Aveva già visto il legno centinaia di volte, aveva sentito la parola centinaia di volte. La capiva anche, infatti d'inverno era stato mandato fuori spesso a prendere legna. Ma il legno come oggetto non gli era mai sembrato così interessante da darsi la pena di pronunciarne il nome. Ciò avvenne soltanto quel giorno di marzo, mentre era seduto sulla catasta. La catasta era ammucchiata a strati, come una panca, sul lato sud del capannone di Madame Gaillard, sotto un tetto sporgente. I ceppi più alti emanavano un odore dolce di bruciaticcio, dal fondo della catasta saliva un profumo di muschio, e dalla parete d'abete del capannone si diffondeva nel tepore un profumo di resina sbriciolata.
Grenouille era seduto sulla catasta con le gambe allungate, la schiena appoggiata contro la parete del capannone, aveva chiuso gli occhi e non si muoveva. Non vedeva nulla, non sentiva e non provava nulla. Si limitava soltanto ad annusare il profumo del legno che saliva attorno a lui e stagnava sotto il tetto come sotto una cappa. Bevve questo profumo, vi annegò dentro, se ne impregnò fino all'ultimo e al più interno dei pori, divenne legno lui stesso, giacque sulla catasta come un pupazzo di legno, come un Pinocchio, come morto, finché dopo lungo tempo, forse non prima di una mezz’ora, pronunciò a fatica la parola «legno». Come se si fosse riempito di legno fin sopra le orecchie, come se il legno gli arrivasse già fino al collo, come se avesse il ventre, la gola, il naso traboccanti di legno, così vomitò fuori la parola. E questa lo riportò in sé, lo salvò, poco prima che la presenza schiacciante del legno, con il suo profumo, potesse soffocarlo. Si alzò a fatica, scivolò giù dalla catasta, e si allontanò vacillando come su gambe di legno. Per giorni e giorni fu preso totalmente dall'intensa esperienza olfattiva, e quando il ricordo saliva in lui con troppa prepotenza, borbottava fra sé e sé «legno, legno», a mo' di scongiuro.
”
”
Patrick Süskind (Perfume: The Story of a Murderer)
“
I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per sè stessi. Se ne stanno al loro posto nell’infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo in là rispetto agli altri. Sono numeri sospettosi e solitari e per questo Mattia li trovava meravigliosi. Certe volte pensava che in quella sequenza ci fossero finiti per sbaglio, che vi fossero rimasti intrappolati come perline infilate in una collana. Altre volte, invece, sospettava che anche a loro sarebbe piaciuto essere come tutti, solo dei numeri qualunque, ma che per qualche motivo non ne fossero capaci.In un corso del primo anno Mattia aveva studiato che tra i numeri primi ce ne sono alcuni ancora più speciali. I matematici li chiamano primi gemelli: sono coppie di numeri primi che se ne stanno vicini,anzi,quasi vicini, perchè fra di loro vi è sempre un numero pari che gli impedisce di toccarsi per davvero. Numeri come l’11 e il 13, come il 17 e il 19, il 41 e il 43. Se si ha la pazienza di andare avanti a contare, si scopre che queste coppie via via si diradano. ci si imbatte in numeri primi sempre più isolati, smarriti in quello spazio silenzioso e cadenzato fatto solo di cifre e si avverte il presentimento angosciante che le coppie incontrate fino a lì fossero un fatto accidentale, che il vero destino sia quello di rimanere soli.Poi, proprio quando ci si sta per arrendere, quando non si ha più voglia di contare, ecco che ci si imbatte in altri due gemelli, avvinghiati stretti l’uno all’altro. Tra i matematici è convinzione comune che per quanto si possa andare avanti, ve ne saranno sempre altri due, anche se nessuno può dire dove, finchè non li si scopre.
Mattia pensava che lui e Alice erano così, due primi gemelli, soli e perduti, vicini ma non abbastanza per sfiorarsi davvero.
”
”
Paolo Giordano (The Solitude of Prime Numbers)
“
L’energia che si scialacqua con tanta profusione da ragazzi, l’energia che si ritiene non debba mai esaurirsi, si dilegua fra i diciotto e i ventiquattro anni per essere sostituita da qualcosa di assai più opaco, una sensazione fittizia come quella che ti dà una sniffata, aspirazione, forse, o traguardi o comunque voglia chiamarla un qualsiasi universitario rampante. Niente di sconvolgente. Non se ne va tutta d’un colpo, con un grande scoppio. E forse è proprio questo l’aspetto più inquietante, pensa adesso. Non si smette di essere piccoli tutt’a un tratto, con una grande esplosione, come uno di quei palloncini pubblicitari con gli slogan. Il bambino che hai dentro cola fuori, trapela come aria da una foratura in una gomma. E un giorno ti guardi allo specchio e ti trovi a faccia a faccia con un adulto. Puoi continuare a portare i jeans, puoi continuare ad andare ai concerti di Springsteen e Seger, ti puoi tingere i capelli, ma la faccia che c’è nello specchio è lo stesso quella di un adulto. Ed è successo tutto mentre dormivi, forse, come la visita della fatina dei denti.
”
”
Stephen King
“
È tempo che lei cominci a prepararsi per affrontare la morte con dolcezza. Se lei continuerà a investire troppe energie solo nel vivere, non riuscirà a morire bene. Un poco alla volta è necessario fare questo cambiamento. In un certo senso vivere e morire si equivalgono, dottoressa."
Quella sera, nel suo grande letto immacolato, Satsuki pianse. Riconobbe il fatto che si stava dolcemente avviando verso la morte. Riconobbe di avere una pietra bianca e dura dentro il suo corpo. Riconobbe che da qualche parte nel buio si nascondeva un serpente verde tutto ricoperto di squame. Pensò al bambino che non era mai nato. Lei se n'era liberata e l'aveva gettato in un pozzo senza fine. E aveva continuato a odiare un uomo per trent'anni. Gli aveva augurato di morire fra atroci dolori. Per quello nel fondo del cuore aveva sperato persino in un terremoto. In un certo senso, si disse, sono stata io a provocare quel terremoto. Lui ha trasformato il mio cuore e il mio corpo in una pietra. Le scimmie color cenere in quella montagna lontana l'avevano guardata in silenzio. In un certo senso vivere e morire si equivalgono, dottoressa.
”
”
Haruki Murakami (After the Quake)
“
Ho notato spesso che siamo inclini a dotare i nostri amici della stabilità tipologica che nella mente del lettore acquistano i personaggi letterari. Per quante volte possiamo riaprire Re Lear, non troveremo mai il buon re che fa gazzarra e picchia il boccale sul tavolo, dimentico di tutte le sue pene, durante un'allegra riunione con tutte e tre le figlie e i loro cani da compagnia. Mai Emma si riavrà, animata dai sali soccorrevoli contenuti nella tempestiva lacrima del padre di Flaubert. Qualunque sia stata l'evoluzione di questo o quel popolare personaggio fra la prima di e la quarta di copertina, il suo fato si è fissato nella nostra mente, e allo stesso modo ci aspettiamo che i nostri amici seguano questo o quello schema logico e convenzionale che noi abbiamo fissato per loro. Così X non comporrà mai la musica immortale che stonerebbe con le mediocri sinfonie alle quali ci ha abituato. Y non commetterà mai un omicidio. In nessuna circostanza Z potrà tradirci. Una volta predisposto tutto nella nostra mente, quanto più di rado vediamo una particolare persona, tanto più ci dà soddisfazione verificare con quale obbedienza essa si conformi, ogni volta che ci giungono sue notizie, all'idea che abbiamo di lei. Ogni diversione nei fatti che abbiamo stabilito ci sembrerebbe non solo anomala, ma addirittura immorale. Preferiremmo non aver mai conosciuto il nostro vicino, il venditore di hot-dog in pensione, se dovesse saltar fuori che ha appena pubblicato il più grande libro di poesia della sua epoca.
”
”
Vladimir Nabokov (Lolita)
“
Ulrich lesse da qualche parte, primo inaspettato alito di un’imminente estate, l’espressione «il geniale cavallo da corsa».
Questo è certamente un segno dei tempi, giacché non sono passati ancora molti anni da quando l’appellativo di ammirevole spirito virile era riservato a un essere il cui coraggio fosse coraggio morale, la cui forza la forza di una convinzione, la cui fermezza quella del cuore e della virtù; un essere che giudicasse la velocità una ragazzata, la finzione qualcosa di illecito, la volubilità e l’entusiasmo atteggiamenti assolutamente contrari alla dignità. Ma ormai questo essere non esiste più: lo si ritrova soltanto fra il corpo insegnante dei ginnasi e in dichiarazioni scritte di vario genere. È diventato un fantasma ideologico, e la vita ha dovuto cercarsi un nuovo modello di virilità.
un cavallo e un campione di pugilato sono per certi versi addirittura superiori a una grande intelligenza, nel senso che le loro prestazioni e il loro valore possono essere misurati con incontestabile precisione, ed è veramente il migliore tra loro che viene riconosciuto come tale; in questo modo lo sport e l’oggettività sono meritatamente arrivati a imporsi sugli antiquati concetti di genio e di grandezza umana.
”
”
Robert Musil (The Man Without Qualities)
“
Non ho mai desiderato vestiti, scarpe perfette né beni di lusso. Non ho mai desiderato di ricoprirmi di seta. L’unica cosa che desideravo era di poter toccare un altro essere umano con le mani, e soprattutto con il cuore. Conosco il mondo e la sua scarsa compassione, il suo giudizio severo e spiacevole, il suo sguardo algido e risentito. Ci sono cresciuta in mezzo. Ho avuto tutto il tempo che volevo per ascoltare. Per guardare. Per studiare le persone, i luoghi e le alternative. Non dovevo far altro che aprire gli occhi. Non dovevo far altro che aprire un libro e vedere le storie che sanguinavano una pagina dopo l’altra. Vedere i ricordi impressi sulla carta. Ho trascorso un’esistenza intera fra le pagine dei libri. In mancanza di relazioni umane, ho stretto legami con personaggi di carta. Ho sperimentato l’amore e la perdita per mezzo di storie ambientate nel passato; ho vissuto l’adolescenza di riflesso. Il mio mondo è una ragnatela intricata di parole che connettono arto con arto, osso con tendine, pensieri con immagini. Sono una creatura fatta di lettere, un personaggio disegnato da frasi, il prodotto di una fantasia scaturita dalla narrativa. Vogliono cancellare ogni segno d’interpunzione dalla mia vita, e non credo di poterglielo lasciar fare.
”
”
Tahereh Mafi (Shatter Me (Shatter Me, #1))
“
Non ricorda più l'ultima volta che è riuscita a dormire per sei ore piene, sei ore ininterrotte senza svegliarsi da un brutto sogno o scoprire che i suoi occhi si erano aperti all'alba, e sa che questi problemi di sonno sono un brutto segno, un avviso inequivocabile del fatto che l'aspettano guai, ma malgrado quello che continua a ripeterle sua madre, non vuole tornare ai farmaci. Prendere una di quelle pillole è come inghiottire una piccola dose di morte. Quando inizi con quella roba, i tuoi giorni vengono trasformati in un regime stordente di smemoratezza e confusione, e non c'è momento in cui senti la testa imbottita di batuffoli di cotone e brandelli di carta. Ellen non vuole chiudere la sua vita per sopravvivere alla sua vita. Vuole che i suoi sensi siano svegli, formulare pensieri che non svaniscano nel mentre le si presentano, sentirsi viva in tutti i modi in cui un tempo si sentiva viva. Ora non sono in programma collassi. Non può permettersi altri cedimenti, ma malgrado gli sforzi di tenersi salda nel qui e ora, la pressione si è nuovamente accumulata in lei, ricomincia a sentire fitte del vecchio panico, il nodo nella gola, il sangue che le scorre troppo in fretta nelle vene, il cuore contratto e il polso frenetico. Paura senza oggetto, come gliel'ha descritta una volta il dottor Burnham. No, dice ora fra sé: paura di morire senza aver vissuto.
”
”
Paul Auster (Sunset Park)
“
Esterina, i vent’anni ti minacciano,
grigiorosea nube
che a poco a poco in sé ti chiude.
Ciò intendi e non paventi.
Sommersa ti vedremo
nella fumea che il vento
lacera o addensa, violento.
Poi dal fiotto di cenere uscirai
adusta più che mai,
proteso a un’avventura più lontana
l’intento viso che assembra
l’arciera Diana.
Salgono i venti autunni,
t’avviluppano andate primavere;
ecco per te rintocca
un presagio nell’elisie sfere.
Un suono non ti renda
qual d’incrinata brocca
percossa!; io prego sia
per te concerto ineffabile
di sonagliere.
La dubbia dimane non t’impaura.
Leggiadra ti distendi
sullo scoglio lucente di sale
e al sole bruci le membra.
Ricordi la lucertola
ferma sul masso brullo;
te insidia giovinezza,
quella il lacciòlo d’erba del fanciullo.
L’acqua’ è la forza che ti tempra,
nell’acqua ti ritrovi e ti rinnovi:
noi ti pensiamo come un’alga, un ciottolo
come un’equorea creatura
che la salsedine non intacca
ma torna al lito più pura.
Hai ben ragione tu!
Non turbare
di ubbie il sorridente presente.
La tua gaiezza impegna già il futuro
ed un crollar di spalle
dirocca i fortilizî
del tuo domani oscuro.
T’alzi e t’avanzi sul ponticello
esiguo, sopra il gorgo che stride:
il tuo profilo s’incide
contro uno sfondo di perla.
Esiti a sommo del tremulo asse,
poi ridi, e come spiccata da un vento
t’abbatti fra le braccia
del tuo divino amico che t’afferra.
Ti guardiamo noi, della razza
di chi rimane a terra
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Eugenio Montale (Tutte le poesie)
“
D’Agata non aveva tempo di sognare, perché era ossessionato dal terrore delle cimici. Queste incomode compagne non piacevano a nessuno, naturalmente; ma tutti avevamo finito col farci l’abitudine. Non erano poche e sparse, ma un esercito compatto, che col sopraggiungere della primavera aveva invaso tutti i nostri giacigli: stavano annidate di giorno nelle fenditure dei muri e delle cuccette di legno, e partivano in scorreria non appena cessava il tramestio del giorno. A cedere loro una piccola porzione del nostro sangue, ci saremmo rassegnati di buon grado: era meno facile abituarsi a sentirle correre furtive sul viso e sul corpo, sotto gli abiti. Potevano dormire tranquilli solo quelli che avevano la fortuna di godere di un sonno pesante, e che riuscivano a cadere nell’incoscienza prima che quelle altre si risvegliassero. D’Agata, che era un minuscolo, sobrio, riservato e pulitissimo muratore siciliano, si era ridotto a dormire di giorno, e passava le notti appollaiato sul letto, guardandosi intorno con occhi dilatati dall’orrore, dalla veglia e dall’attenzione spasmodica. Teneva stretto in mano un aggeggio rudimentale, che si era costruito con un bastoncello e un pezzo di rete metallica, e il muro accanto a lui era coperto di una lurida costellazione di macchie sanguigne.
In principio queste sue abitudini erano state derise: aveva forse la pelle più fina di noi altri? Ma poi la pietà aveva prevalso commista con una traccia di invidia; perché, fra tutti noi, D’Agata era il solo il cui nemico fosse concreto, presente, tangibile, suscettibile di essere combattuto, percosso, schiacciato contro il muro.
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Primo Levi
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«C’è un solo letto!»
E all’improvviso, come se qualcuno avesse acceso la luce, Abaddon vide il problema. E la soluzione. Era così semplice che lo fece scoppiare a ridere a crepapelle.
«Cosa?» chiese Seth, cercando di liberarsi. «Stai di nuovo ridendo di me.»
«No,» lo rassicurò lui, tenendolo stretto, rifiutandosi di lasciarlo andare. Obbligò Seth a guardarlo negli occhi. «Hai ragione, c’è solo un letto, e non voglio che sia il tuo. Voglio che sia il nostro. Ti ci porterei adesso, se pensassi che me lo lasceresti fare. Ma al contrario di quello che pensi, ti rispetto. Posso non condividere la tua fede, ma ti amo anche per quella.» Ma non era sicuro di spiegarsi bene. Seth sembrava ancora confuso. «Posso dirti che in tutti i miei anni all’Inferno, non ho mai incontrato una singola anima che ci fosse finita solo per aver fatto sesso. Ma non voglio che qualcosa fra noi ti faccia dubitare di te stesso, e c’è un solo modo per assicurarsi che quello che succede in quell’unico letto non ti sembri un peccato.»
Per un momento Seth rimase completamente immobile, assimilando la cosa. L’imbarazzo sul suo viso iniziò a mutare in speranza. «Dici davvero?»
«Certo che sì!»
«Non voglio che ti senta obbligato a fare niente.»
«Stai scherzando? Ti amo così tanto che riesco appena a sopportarlo. Ma se non hanno autocontrollo, si sposino, perché è meglio sposarsi che ardere di passione,» così dicendo scoppiò a ridere. «Anche se, francamente, non vedo perché non potremmo fare entrambe le cose.»
Il sorriso di Seth non era mai stato più luminoso. «Sposarsi e ardere di passione?»
«Esattamente. Cosa ne dici?»
«Penso che l’idea mi piace»
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Marie Sexton (Damned If You Do)
“
I that in heill was and gladnèss
Am trublit now with great sickness
And feblit with infirmitie:-
Timor Mortis conturbat me.
Our plesance here is all vain glory,
This fals world is but transitory,
The flesh is bruckle, the Feynd is slee:-
Timor Mortis conturbat me.
The state of man does change and vary,
Now sound, now sick, now blyth, now sary,
Now dansand mirry, now like to die:-
Timor Mortis conturbat me.
No state in Erd here standis sicker;
As with the wynd wavis the wicker
So wannis this world's vanitie:-
Timor Mortis conturbat me.
Unto the Death gois all Estatis,
Princis, Prelatis, and Potestatis,
Baith rich and poor of all degree:-
Timor Mortis conturbat me.
He takis the knichtis in to the field
Enarmit under helm and scheild;
Victor he is at all mellie:-
Timor Mortis conturbat me.
That strong unmerciful tyrand
Takis, on the motheris breast sowkand,
The babe full of benignitie:-
Timor Mortis conturbat me.
He takis the campion in the stour,
The captain closit in the tour,
The lady in bour full of bewtie:-
Timor Mortis conturbat me.
He spairis no lord for his piscence,
Na clerk for his intelligence;
His awful straik may no man flee:-
Timor Mortis conturbat me.
Art-magicianis and astrologgis,
Rethoris, logicianis, and theologgis,
Them helpis no conclusionis slee:-
Timor Mortis conturbat me.
In medecine the most practicianis,
Leechis, surrigianis, and physicianis,
Themself from Death may not supplee:-
Timor Mortis conturbat me.
I see that makaris amang the lave
Playis here their padyanis, syne gois to grave;
Sparit is nocht their facultie:-
Timor Mortis conturbat me.
He has done petuously devour
The noble Chaucer, of makaris flour,
The Monk of Bury, and Gower, all three:-
Timor Mortis conturbat me.
The good Sir Hew of Eglintoun,
Ettrick, Heriot, and Wintoun,
He has tane out of this cuntrie:-
Timor Mortis conturbat me.
That scorpion fell has done infeck
Maister John Clerk, and James Afflek,
Fra ballat-making and tragedie:-
Timor Mortis conturbat me.
Holland and Barbour he has berevit;
Alas! that he not with us levit
Sir Mungo Lockart of the Lee:-
Timor Mortis conturbat me.
Clerk of Tranent eke he has tane,
That made the anteris of Gawaine;
Sir Gilbert Hay endit has he:-
Timor Mortis conturbat me.
He has Blind Harry and Sandy Traill
Slain with his schour of mortal hail,
Quhilk Patrick Johnstoun might nought flee:-
Timor Mortis conturbat me.
He has reft Merseir his endite,
That did in luve so lively write,
So short, so quick, of sentence hie:-
Timor Mortis conturbat me.
He has tane Rowll of Aberdene,
And gentill Rowll of Corstorphine;
Two better fallowis did no man see:-
Timor Mortis conturbat me.
In Dunfermline he has tane Broun
With Maister Robert Henrysoun;
Sir John the Ross enbrast has he:-
Timor Mortis conturbat me.
And he has now tane, last of a,
Good gentil Stobo and Quintin Shaw,
Of quhom all wichtis hes pitie:-
Timor Mortis conturbat me.
Good Maister Walter Kennedy
In point of Death lies verily;
Great ruth it were that so suld be:-
Timor Mortis conturbat me.
Sen he has all my brether tane,
He will naught let me live alane;
Of force I man his next prey be:-
Timor Mortis conturbat me.
Since for the Death remeid is none,
Best is that we for Death dispone,
After our death that live may we:-
Timor Mortis conturbat me
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William Dunbar (Poems)
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The ascent of the soul through love, which Plato describes in the Phaedrus, is symbolized in the figure of Aphrodite Urania, and this was the Venus painted by Botticelli, who was incidentally an ardent Platonist, and member of the Platonist circle around Pico della Mirandola. Botticelli’s Venus is not erotic: she is a vision of heavenly beauty, a visitation from other and higher spheres, and a call to transcendence. Indeed, she is self-evidently both the ancestor and the descendant of the Virgins of Fra Filippo Lippi: the ancestor in her pre-Christian meaning, the descendant in absorbing all that had been achieved through the artistic representation of the Virgin Mary as the symbol of untainted flesh. The post-Renaissance rehabilitation of sexual desire laid the foundations for a genuinely erotic art, an art that would display the human being as both subject and object of desire, but also as a free individual whose desire is a favour consciously bestowed. But this rehabilitation of sex leads us to raise what has become one of the most important questions confronting art and the criticism of art in our time: that of the difference, if there is one, between erotic art and pornography. Art can be erotic and also beautiful, like a Titian Venus. But it cannot be beautiful and also pornographic—so we believe, at least. And it is important to see why. In distinguishing the erotic and the pornographic we are really distinguishing two kinds of interest: interest in the embodied person and interest in the body—and, in the sense that I intend, these interests are incompatible. (See the discussion in Chapter 2.) Normal desire is an inter-personal emotion. Its aim is a free and mutual surrender, which is also a uniting of two individuals, of you and me—through our bodies, certainly, but not merely as our bodies. Normal desire is a person to person response, one that seeks the selfhood that it gives. Objects can be substituted for each other, subjects not. Subjects, as Kant persuasively argued, are free individuals; their non-substitutability belongs to what they essentially are. Pornography, like slavery, is a denial of the human subject, a way of negating the moral demand that free beings must treat each other as ends in themselves.
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Roger Scruton (Beauty: A Very Short Introduction (Very Short Introductions))
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There was a man in Florence, a friar, Fra Savonarola, he induced all the people to think beauty was a sin. Some people think he was a magician and they fell under his spell for a season, they made fires in the streets and they threw in everything they liked, everything they had made or worked to buy, bolts of silk, and linen their mothers had embroidered for their marriage beds, books of poems written in the poet's hand, bonds and wills, rent-rolls, title deeds, dogs and cats, the shirts from their backs, the rings from their fingers, women their veils, and do you know what was worst, Johane – they threw in their mirrors. So then they couldn't see their faces and know how they were different from the beasts in the field and the creatures screaming on the pyre. And when they had melted their mirrors they went home to their empty houses, and lay on the floor because they had burned their beds, and when they got up next day they were aching from the hard floor and there was no table for their breakfast because they'd used the table to feed the bonfire, and no stool to sit on because they'd chopped it into splinters, and there was no bread to eat because the bakers had thrown into the flames the basins and the yeast and the flour and the scales. And you know the worst of it? They were sober. Last night they took their wine-skins …’ He turns his arm, in a mime of a man lobbing something into a fire. ‘So they were sober and their heads were clear, but they looked around and they had nothing to eat, nothing to drink and nothing to sit on.’ ‘But that wasn't the worst. You said the mirrors were the worst. Not to be able to look at yourself.’ ‘Yes. Well, so I think. I hope I can always look myself in the face. And you, Johane, you should always have a fine glass to see yourself. As you're a woman worth looking at.’ You
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Hilary Mantel (Wolf Hall (Thomas Cromwell, #1))
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non piangere, Wanda. Resterai con me.»«Otto vite» sussurrai stretta a lui, con voce spezzata. «In otto vite non ho mai trovato nessuno in grado di trattenermi su un pianeta, nessuno da seguire fra i pianeti. Non ho mai trovato un compagno. Perché proprio adesso? Perché proprio tu? Appartieni a un'altra specie. Come puoi tu essere il mio compagno?»«Che strano universo» mormorò.
«Non è giusto» protestai, ripetendo le parole di Sole. Non era giusto. Com'era possibile che avessi finalmente trovato l'amore e fossi costretta ad abbandonarlo, a un passo dalla fine? Era giusto che la mia anima e il mio corpo non sapessero riconciliarsi? Era giusto che dovessi voler bene anche a Melanie?Era giusto che Ian dovesse soffrire? Meritava la felicità più di chiunque altro. Non era giusto, e nemmeno... logico. Come potevo infliggergli tanto dolore?«Ti amo» sussurrai.«Non dirlo come fosse un addio.»Invece dovevo. «Io, l'anima che chiamano Viandante, ti amo, Ian, anche se sei umano. E ciò non cambierà mai, qualsiasi cosa io diventi.» Scandii ogni parola per fargli capire che non mentivo. «Se anche fossi un Delfino, un Orso o un Fiore, non mi importerebbe. Ti amerò per sempre, per sempre ti ricorderò. Tu sarai il mio unico compagno.»Le sue braccia si irrigidirono, mi cinsero ancora più forte, e sentii la fu-ria scorrere dentro di loro. Era difficile respirare.«Tu non vai da nessuna parte, Viandante. Tu resti qui.»
«Non puoi permettere che Mel resti intrappolata, è come ucciderla, Jeb.»Ian si chinò verso il cerchio di luce, la sua espressione di nuovo furiosa. «Non è la stessa fine a cui condanneresti Wanda, Jared? E tutti noi, se la porti via?»«Ma quale "tutti noi"! Tu vuoi salvare Wanda a spese di Melanie... è l'unica cosa che ti importa.»«Tu invece vuoi avere Melanie, a spese di Wanda, è l'unica cosa che importa a te! Perciò, visto che siamo pari, tocca decidere cos'è meglio per la comunità.»«No! Tocca decidere cos'è meglio per Melanie! Il corpo è suo!»
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Stephenie Meyer (The Host (The Host, #1))
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Prendersi cura, all'interno di una relazione, non significa proteggersi. Perché in fondo fra due persone che si amano ferirsi è inevitabile, ma è anche un privilegio. Ogni ferita è una finestra che ci mostra la verità, l'irriducibile differenza fra due vite, E quella differenza e un peso difficilissimo da sostenere. Però quel peso e anche ciò che ti salva, che contiene tutto quel che ti serve per affrontare la salita, proprio come uno zaino per un alpinista.
L'amore è piuttosto diventare un'occasione l'uno per l'altra. Quella di comprendere il diverso da noi, quel diverso che però ci portiamo anche dentro. E di riconoscerlo. E di accettarlo. E di impararne il significato, ogni giorno.
Poi è difficile, si sa. Perché a volte è come se lei fosse un'austriaca e tu un giapponese pure un po' rincoglionito. Lei ti piace, tu le piaci, ma rimanete un'austriaca e un giapponese che non parlano le rispettive lingue, e corsi non ce n'é. Si può imparare solo con un'applicazione quotidiana. Tu le insegni le tue parole e lei insegna le sue. Certi giorni, non si capisce il perché, anche dopo anni, ti sembra di dover ricominciare tutto da capo.
Il fatto è che ci hanno convinti che il senso dell'amore dovrebbe stare in quell'essere compresi subito, in un attimo, scarpe e tutto. Non è così.
L'amore non è un'illuminazione, o lo è solo per un istante, per il resto è più una specie di viaggio a bordo di una tartaruga. Ognuno è libero di decidere quando scendere o se restare, per vedere insieme all'altro cosa c'è sulla sponda opposta del fiume. Richiede pazienza, come fare un puzzle senza sapere il disegno che verrà fuori, e la capacità di alimentare il fuoco di una concentrazione costante.
Il problema è che le tartarughe vivono tantissimo e vanno pianissimo, mentre in giro è pieno di gente che ha fretta e sembra non avere più tempo per godersi il panorama.
Che dal guscio di una tartaruga, è risaputo, soprattutto mentre incastri i pezzi di un puzzle, È davvero tutta un'altra cosa.
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Matteo Bussola (La vita fino a te)
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EDIPO - Non venirmi più a dire che non ho fatto ciò che era meglio, non darmi più consigli. Io non so con quali occhi, vedendo, avrei guardato mio padre, una volta disceso nell'Ade, o la misera madre: verso entrambi ho commesso atti, per cui non sarebbe bastato impiccarmi. O forse potevo desiderare la vista dei figli, nati come nacquero? No davvero, mai, per i miei occhi; e neppure la città, né le mura, né le sacre immagini degli dèi: di tutto ciò io sventuratissimo, l'uomo più illustre fra i Tebani, privai me stesso, proclamando che tutti scacciassero l'empio, l'individuo rivelato agli dèi impuro e figlio di Laio. Dopo avere denunziato così la mia infamia, dovevo guardare a fronte alta questi cittadini? No, affatto: anzi, se fosse stato possibile otturare nelle mie orecchie anche la fonte dell'udito, non avrei esitato a sbarrare del tutto questo misero corpo, così da essere sordo, oltre che cieco. È dolce per l'animo dimorare fuori dai mali. Ahi, Citerone, perché mi accogliesti? Perché, dopo avermi preso, non mi uccidesti subito, così che io non rivelassi mai agli uomini da chi sono nato? O Polibo e Corinto, e voi, che credevo antiche dimore degli avi, quale bellezza colma di male nutrivate in me: ora scopro d'essere uno sventurato, nato da sventurati! O tre strade e nascosta vallata, o querceto e gola alla convergenza delle tre vie, che beveste il sangue di mio padre, il mio, dalle mie stesse mani versato, vi ricordate di me? Quali delitti commisi presso di voi, e quali altri poi, giunto qui, ancora commisi! O nozze, voi mi generaste: e dopo avermi generato suscitaste ancora lo stesso seme, e mostraste padri, fratelli, figli, tutti dello stesso sangue; e spose insieme mogli e madri, e ogni cosa più turpe che esiste fra gli uomini. Ma, poiché ciò che non è bello fare non bisogna neppure dire, nascondetemi al più presto, per gli dèi, via di qui, o uccidetemi, o precipitatemi in mare, dove non mi vedrete mai più. Venite, non disdegnate di toccare un infelice; datemi ascolto, non temete: i miei mali nessun altro mortale può portarli, tranne me.
Sofocle, Edipo Re [Esodo]
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Sophocles (Oedipus Rex (The Theban Plays, #1))
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Geissler har vel ingen interesse for svaret og har kanske ikke hørt det, han vedblir: Kjøpe stenene tilbake altså. Siste gang lot jeg min søn sælge, det er en ung mand på din alder og ellers intet. Han er lynet i familjen, jeg er tåken. Jeg er av dem som vet det rette, men gjør det ikke. Men han er lynet, for tiden har han stillet sig i industriens tjeneste. Han var den som solgte for mig sist. Jeg er noget, det er ikke han, han er bare lynet, det snare nutidsmenneske. Men lynet som lyn er goldt. Ta dere Sellanråfolk: dere ser hver dag på nogen blå fjæld, det er ikke opfundne tingester, det er gamle fjæld, de står dypt nedsunkne i fortid; men dere har dem til kamerater. Dere går der sammen med himlen og jorden og er ett med dem, er ett med dette vide og rotfæstede. Dere behøver ikke sværd i hånden, dere går livet barhændt og barhodet midt i en stor venlighet. Se, der ligger naturen, den er din og dines! Mennesket og naturen bombarderer ikke hverandre, de gir hverandre ret, de konkurrerer ikke, kapløper ikke efter noget, de følges ad. Midt i dette går dere Sellanråfolk og er til. Fjældene, skogen, myrene, engene, himlen og stjærnerne – å det er ikke fattig og tilmålt, det er uten måte. Hør på mig, Sivert: Vær tilfreds! Dere har alt å leve av, alt å leve for, alt å tro på, dere fødes og frembringer, dere er de nødvendige på jorden. Det er ikke alle som er det, men dere er det: nødvendige på jorden. Dere opholder livet. Fra slægt til slægt er det til i lutter avl, og når dere dør tar den nye avl fat. Det er dette som menes med det evige liv. Hvad har dere igjen for det? En tilværelse i ret og magt, en tilværelse i troskyldig og rigtig stilling til alt. Hvad dere har igjen for det? Intet horser og regjerer dere Sellanråfolk, dere har ro og autoritet, dere er omsluttet av den store venlighet. Det har dere igjen for det. Dere ligger ved en barm og leker med en varm morshånd og patter. Jeg tænker på din far, han er en av de 32 tusen. Hvad er mangen anden? Jeg er noget, jeg er tåken, jeg er her og der, jeg svømmer, stundom er jeg regn på et tørt sted. Men de andre? Min søn er lynet som intet er, han er det golde blink, han kan handle. Min søn han er vor tids type, han tror oprigtig på det tiden har lært ham, på det jøden og yankee'en har lært ham; jeg ryster på hodet til det. Men jeg er ikke noget mystisk, det er bare i min familje jeg er tåken. Der sitter jeg og ryster på hodet. Saken er: jeg mangler ævnen til den angerløse adfærd. Hadde jeg den ævne så kunde jeg være lyn selv. Nu er jeg tåken.
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Knut Hamsun (Growth of the Soil)
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So often have I studied the views of Florence, that I was familiar with the city before I ever set foot within its walls; I found that I could thread my way through the streets without a guide. Turning to the left I passed before a bookseller's shop, where I bought a couple of descriptive surveys of the city (guide). Twice only was I forced to inquire my way of passers by, who answered me with politeness which was wholly French and with a most singular accent; and at last I found myself before the facade of Santa Croce.
Within, upon the right of the doorway, rises the tomb of Michelangelo; lo! There stands Canova's effigy of Alfieri; I needed no cicerone to recognise the features of the great Italian writer. Further still, I discovered the tomb of Machiavelli; while facing Michelangelo lies Galileo. What a race of men! And to these already named, Tuscany might further add Dante, Boccaccio and Petrarch. What a fantastic gathering! The tide of emotion which overwhelmed me flowed so deep that it scarce was to be distinguished from religious awe. The mystic dimness which filled the church, its plain, timbered roof, its unfinished facade – all these things spoke volumes to my soul. Ah! Could I but forget...! A Friar moved silently towards me; and I, in the place of that sense of revulsion all but bordering on physical horror which usually possesses me in such circumstances, discovered in my heart a feeling which was almost friendship. Was not he likewise a Friar, Fra Bartolomeo di San Marco, that great painter who invented the art of chiaroscuro, and showed it to Raphael, and was the forefather of Correggio? I spoke to my tonsured acquaintance, and found in him an exquisite degree of politeness. Indeed, he was delighted to meet a Frenchman. I begged him to unlock for me the chapel in the north-east corner of the church, where are preserved the frescoes of Volterrano. He introduced me to the place, then left me to my own devices. There, seated upon the step of a folds tool, with my head thrown back to rest upon the desk, so that I might let my gaze dwell on the ceiling, I underwent, through the medium of Volterrano's Sybills, the profoundest experience of ecstasy that, as far as I am aware, I ever encountered through the painter's art. My soul, affected by the very notion of being in Florence, and by proximity of those great men whose tombs I had just beheld, was already in a state of trance. Absorbed in the contemplation of sublime beauty, I could perceive its very essence close at hand; I could, as it were, feel the stuff of it beneath my fingertips. I had attained to that supreme degree of sensibility where the divine intimations of art merge with the impassioned sensuality of emotion. As I emerged from the porch of Santa Croce, I was seized with a fierce palpitations of the heart (that same symptom which, in Berlin, is referred to as an attack of nerves); the well-spring of life was dried up within me, and I walked in constant fear of falling to the ground.
I sat down on one of the benches which line the piazza di Santa Croce; in my wallet, I discovered the following lines by Ugo Foscolo, which I re-read now with a great surge of pleasure; I could find no fault with such poetry; I desperately needed to hear the voice of a friend who shared my own emotion (…)
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Stendhal (Rome, Naples et Florence)