E. Corona Quotes

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She has been through hell, so believe me when I say, fear her when she looks into a fire and smiles. E. CORONA
Darynda Jones (Eleventh Grave in Moonlight (Charley Davidson, #11))
She has been through hell, so believe me when I say, fear her when she looks into a fire and smiles. —E. CORONA Two
Darynda Jones (Eleventh Grave in Moonlight (Charley Davidson, #11))
Non consorte, non moglie. Feyre è la Signora Suprema della Corte della Notte. La mia pari in ogni senso; avrebbe portato la mia corona, si sarebbe seduta su un trono accanto al mio. Mai destinata a partorire e a organizzare feste a ad allevare i figli. La mia regina.
Sarah J. Maas
L’uomo è un incauto infelice e insoddisfatto coglione. Un coglione che non s’accorge di esserlo. Quando sta bene fa di tutto per rendersi la vita amara.
Mauro Corona (La fine del mondo storto)
Io ti ho nominato regina. Ve n'è di più alte di te, di più alte. Ve né di più pure di te, di più pure. Ve né di più belle di te, di più belle. Ma tu sei la regina. Quando vai per le strade nessuno ti riconosce. Nessuno vede la tua corona di cristallo, nessuno guarda il tappeto d'oro rosso che calpesti dove passi, il tappeto che non esiste. E quando t'affacci tutti i fiumi risuonano nel mio corpo, scuotono il cielo le campane, e un inno empie il mondo. Tu sola ed io, tu sola ed io, amor mio, lo udiamo.
Pablo Neruda (The Captain's Verses)
She has been through hell. So, believe me when I say, fear her when she looks in the fire and smiles." -E.Corona.
Nicci Harris (His Pretty Little Burden (Kids of The District, #4))
said get out!” The woman was now in the room too. A quick scuffle ensued
E.M. Parker (The Thin Wall (Corona Heights Vol. I))
Gli uomini sognano e costruiscono ville, castelli. Non hanno capito niente. La casa perfetta è quella dove, stando seduti e allungando le mani, si può raggiungere tutto ciò che serve.
Mauro Corona (La fine del mondo storto)
Di colpo tutto ciò che era creduto essenziale si rivela inutile. E questa nuova e fatale consapevolezza, unita all’incapacità di fare qualcosa con le mani, dissemina il terrore tra la gente.
Mauro Corona (La fine del mondo storto)
Finché l’uomo non sparirà dal pianeta, farà di tutto, e ce la metterà tutta per farsi male e per star male. Poi si estinguerà. Ma sarà colpa sua. L’uomo sarà l’unico essere vivente ad autoestinguersi per imbecillità. Amen.
Mauro Corona (La fine del mondo storto)
Quando un uomo mangia tre pasti al giorno, diventa pericoloso. Per se stesso e per gli altri. Mangiare troppo rende nervosi. Pasti continui e digestioni faticose creano le guerre. Difficilmente i morti di fame combattono tra loro.
Mauro Corona (La fine del mondo storto)
La mia immagine stava sulla soglia. Il mio doppio. In un mantello bianco. Una corona sulla testa. Per un breve istante. Quindi guizzarono le fiamme attraverso il legno della porta, e una calda nuvola di denso fumo soffocante invase la stanza”.
Gustav Meyrink (The Golem)
La certezza che il peggio è passato e la situazione è salda in mano fa perdere il controllo, si comincia di nuovo a osare. A quel punto l’uomo mette in atto il furbesco egoismo. Non fa tesoro dell’esperienza, torna quello che è sempre stato: un coglione.
Mauro Corona (La fine del mondo storto)
A Lucrezia nunca le han cortado el pelo desde el día en que nació: suelto, le llega a los tobillos, un bruñido río cobrizo que cae desde la cabeza hasta el suelo. Puede envolverse en él como si de un sudario se tratara. Puede esconder muchas cosas: suelto, a toda ella; recogido, flores, semillas e incluso pequeños animalillos. Cepillado, cobra vida, se transforma, se separa en zarcillos sinuosos cuyas puntas se levantan en el aire semejantes a hilos sueltos de telaraña. Cuando se lo peinan manos expertas, como ahora, se puede entretejer y sujetar en forma de corona o de halo.
Maggie O'Farrell (The Marriage Portrait)
Darian mi aveva travolto come un’onda e io stavo affogando. Brillava con tale intensità da farmi bruciare. Toccato, dalle sue mani, dal suo corpo e dalla sua inconsapevole dolcezza, sentivo il bisogno di ristabilire una distanza tra di noi. Impresa difficile quando la mia pelle sembrava risuonare quando era vicino e io ero ebbro di desiderio. Desideravo premere le labbra sul suo collo, volevo leccare il sudore dagli incavi più reconditi del suo corpo, dove si sarebbe raccolto come polvere di stelle. Lo desideravo nudo tra le mie braccia, come quella notte a Brighton, senza nemmeno l’oscurità a dividerci stavolta. Volevo dargli piacere. Volevo che ne fosse sommerso. Volevo offriglielo in dono come oro a un pirata. Intrecciargli una corona con i miei sogni perduti. Volevo inginocchiarmi ai suoi piedi e succhiargli l’uccello. Lo volevo sulla schiena, così che potessi guardarlo negli occhi mentre lo scopavo.
Alexis Hall (Glitterland (Spires, #1))
Una volta, in tempo di guerra, quando ero un soldato dell'Esercito Imperiale, vidi la Morte camminare. Portava sul teschio una corona avvizzita fatta di ossa e biancospino fresco attorcigliato, e alle sue spalle si stringevano gli spettri dei miei commilitoni di recente strappati, ancora giovani, alla vita.
Sally Gardner (Tinder)
Such a nasty bruise,” he says, staring straight into my eyes. I am stunned he can see it. Delicate to the touch and tender on every side, the bruise is deeper than days. My hand automatically moves to my chest. Science taught me with valid assurance that my heart was fixed in my rib cage, but life has since shown me otherwise. My heart in fact dangles from a tangle of strings. The ends are grasped tight by numerous people who yank and release, having caused many painful bruises over time. I cry because they are invisible to most. “Such a nasty bruise,” he repeats, tugging on my poor heart. His kind eyes fall away from mine as I feel a squeeze on my arm. He twists it enough to show me a small, round patch of purple surrounded by a sickly yellowish corona. “Oh. My elbow.” I let the air exhale from my lungs. Another bruise forms where my heart has hit the floor. It is jerked up again. “Can I do anything for you?” I see in his eyes the mirror image of a finger—his finger—wrapped in one of the dangling strings. He tugs and I feel it. “No,” I reply to his question. But it is a lie. There is something he could do, along with all who grasp a portion of the web entangling my heart. I wish they would mercifully let go.
Richelle E. Goodrich (Slaying Dragons: Quotes, Poetry, & a Few Short Stories for Every Day of the Year)
Una betulla, innamorata di un maggiociondolo, attendeva che il vento la piegasse per andarlo a baciare, ma, per quanto il vento soffiasse forte, le mancavano sempre quei pochi centimetri per giungere al bacio agognato. Così, in attesa dell'evento impossibile, la betulla gli parlava senza speranza. Fu il Vajont che li unì. Strappati e trascinati via dall'acqua, si toccarono per un breve istante. Così, prima di morire, anche il maggiociondolo ebbe un po' d'amore
Mauro Corona (Le voci del bosco)
le echaron encima un manto de escarlata, 29y pusieron sobre su cabeza una corona tejida de espinas, y una caña en su mano derecha; e hincando la rodilla delante de él, le escarnecían, diciendo: ¡Salve, Rey de los judíos! 30Y escupiéndole, tomaban la caña y le golpeaban en la cabeza. 31Después de haberle escarnecido, le quitaron el manto, le pusieron sus vestidos, y le llevaron para crucificarle. 32Cuando salían, hallaron a un hombre de Cirene que se llamaba Simón; a éste obligaron a
Anonymous (Santa Biblia (Reina Valera 1960 RV60) Con índice activo por cada libro (Spanish Edition))
[Sonetto XXIII] Lasso! per forza di molti sospiri, che nascon de’ penser che son nel core, li occhi son vinti, e non hanno valore di riguardar persona che li miri. E fatti son che paion due disiri di lagrimare e di mostrar dolore, e spesse volte piangon sì, ch’Amore li ’ncerchia di corona di martìri. Questi penseri, e li sospir ch’eo gitto, diventan ne lo cor sì angosciosi, ch’Amor vi tramortisce, sì lien dole; però ch’elli hanno in lor li dolorosi quel dolce nome di madonna scritto, e de la morte sua molte parole.
Dante Alighieri
Ticchettio d'ingranaggi. Rumore di pistoni. Sbuffi di vapore. Boyle. Rufus Leddy Boyle, lo scienziato pazzo. Henry sentì crescere dentro di sé la paura, come albume d'uovo montato a neve. In che mani era finito? Tentò ancora di muoversi, ma invano. L'ombra dell'uomo che aveva appena parlato gli coprì il viso. «So che potete sentirmi, lord Demison. Sono il colonnello Comask». Pausa. Anche l'uomo chiamato “dottor Boyle” entrò nel campo visivo di Henry. Poi il colonnello proseguì: «Avete servito egregiamente la corona, ma date le circostanze, credo che sia opportuno congedarvi. Non c'è urgenza di recuperare i documenti. E, almeno per il momento, la vostra missione è compiuta». Fece un saluto militare. «Ci rivedremo a Londra». Salutò il dottore e se ne andò. Henry era ancora impossibilitato a muoversi. Vide il dottor Boyle farsi più vicino e togliersi gli occhialini di protezione. Gli lesse negli occhi una strana mescolanza di orgoglio e compassione. «Bentornato tra i civili, lord Demison», disse l'uomo con insolita dolcezza. «E benvenuto nella vostra nuova vita».
Monica Serra (Evaporismi)
Acapulco’da bir sahil barında tatlı okyanus esintisinin keyfini çıkardığımızı varsayalım. Yanında iki limon dilimiyle buz gibi iki Corona birası geliyor önümüze. Limonları sıkıp şişelerimizin ağzına tıkıştırıyor ve şişeleri ters çevirip o hoş fışırtı sesini duyana dek bekledikten sonra, biralarımızı yudumluyoruz. Şerefe. Ama önce, çok seçenekli bir soruyla kafanızı ütüleyeyim. Az önce yaptığımızı Corona bira-limon ritüelinin nereden çıktığı hakkında bir fikriniz var mı? A) Birayı limon dilimiyle içmek biranın tadını güzelleştirdiği için, bu Corona içerken kullanılan Latin kültürüne özgü bir yöntemdir. B) Limon, şişeleme ve sevkiyat sırasında şişede oluşabilecek bakterileri yok edeceği için, bu mikroplara karşı geliştirilmiş eski bir Orta Amerika alışkanlığından kaynaklanan bir ritüeldir. Ve son olarak, C) Corona-limon ritüeli ilk olarak 1981 yılında adı bilinmeyen bir restoranda çalışan bir barmenin arkadaşıyla bir Corona şişesinin ağzına bir limon dilimi tıkarsa bar müşterilerinin kendisini taklit edip etmeyeceği üzerine bahse tutuşmasından çıkmış bir ritüeldir. Tahmininiz üçüncü seçenekse, doğru bildiniz. Aslında sakin bir gecede bir barmenin rastgele uydurduğu otuz yıllık geçmişi bile olmayan bu basit ritüelin Corona’nın ABD pazarında Heineken’e yetişmesine katkı yaptığı düşünülüyor.
Martin Lindstrom (Buyology: Truth and Lies About Why We Buy)
Si daca victoria lui ma pune pe ganduri, n-as putea sa nu observ ca unica sansa a toreadorului e sa aiba incredere, in arena, in ceea ce face. Viata lui depinde de credinta lui. Trebuie sa creada in sine, in arta sa, in sansa sa, fara sa fie nici arogant, nici umil. Curajul prostesc si teama de risc sunt deopotriva de primejdioase pentru el. Un toreador - imi iau libertatea de a folosi acest cuvant intr-un sens larg - nu poarta obligatoriu un costum stralucitor si nu tine neaparat o sabie in mana. El poate, foarte bine, sa se foloseasca de o masina de scris (!), eventual o "Smith Corona" veche, prapadita, obosita, care trebuie asezata uneori oblic pentru a functiona, dar inca mai poate fi utilizata, ca arma, impotriva spaimei ca timpul trece nemilos. [...] Toreadorul nu risca, infruntandu-si taurul, sa fie ucis. El are posibilitatea sa ezite, sa faca un pas inapoi, apoi altul (fara sa i se reproseze asta), sa revina, sa corecteze o stangacie, sa repare o greseala. Nimeni nu-l vede, nu-l urmareste cu sufletul la gura cand se lupta, nu-l sileste sa braveze daca se teme, nu-l face sa simta rasuflarea fierbinte a destinului in ceafa, iar un pas gresit nu se plateste pe loc. El poate amana confruntarea cand e obosit, poate cumpani, poate renunta de o mie de ori, fara ca nimeni sa afle, si tot de atatea ori sa o ia de la capat. Dincolo de fereastra, in acest timp, nu se modifica nimic; aceiasi plopi innegriti de ploi, aceleasi ziduri cu iedera uscata. In schimb, taurul poate veni aici din orice ungher. Si poate fi orice: o teama, plictiseala, o amintire, o indoiala, o deruta. E un taur care nu omoara, dar e, poate, mai greu de rapus fiindca el ataca uneori insasi vointa de a invinge.
Octavian Paler (Viața ca o coridă)
- Che cosa non darei per tornare alla vostra età - proruppe ella una volta, con un’amarezza che, per quanto diluita nella vastità consueta del suo garbo, non riusciva così a celarsi del tutto. - Se soltanto potessi ricominciare... se potessi aver la vita davanti! - La vita è ancora davanti a voi - rispose Isabel in tono gentile, perché era vagamente sbigottita. - No; la parte migliore se n’è andata, e se n’è andata per niente. - Non per niente, ne sono certa - disse Isabel. - Perché no... che mi resta? Né marito, né figli, né fortuna, né posizione, né le tracce di una bellezza che non ho mai avuto. - Avete molti amici, mia cara. - Non ne sono sicura! - esclamò Madame Merle. - Oh, vi sbagliate. Avete ricordi, pregi, talento...Ma Madame Merle la interruppe. - Che cosa mi ha fruttato il mio talento? Niente, se non la necessità di farne un uso continuo per trascorrere le ore, gli anni, per ingannare me stessa con qualche pretesto di varietà, di oblìo. In quanto ai miei pregi e ai miei ricordi, meno se ne parla e meglio è. Sarete amica mia finché non troverete da fare un uso migliore della vostra amicizia. - Starà a voi badare che non lo faccia - disse Isabel. - Sì; vorrei tentare di non perdervi. - E la sua compagna la fissò gravemente. - Quando dico che mi piacerebbe avere i vostri anni, intendo dire con le vostre qualità: franca, generosa, sincera come voi. In tal caso avrei fatto qualcosa di meglio della mia vita. - Che cosa vi sarebbe piaciuto fare e non avete fatto?[...] - Sono molto ambiziosa! - rispose alla fine. - E le vostre ambizioni non sono state appagate? Dovevano essere grandi. - Erano grandi. Parlandone mi renderei ridicola. Isabel si chiedeva quali mai avessero potuto essere... se Madame Merle avesse aspirato a portare una corona. - Non so quale possa essere la vostra idea del successo, ma a me sembra che lo abbiate avuto. Per me siete proprio una splendida immagine del successo. Madame Merle lasciò cadere la musica con un sorriso. - Qual è la vostra idea del successo? - Ritenete evidentemente che debba essere un’idea molto banale. E di vedere avverarsi qualche sogno di gioventù. - Oh - esclamò Madame Merle - e io non l’ho mai capito! Ma i miei sogni erano così grandi... così assurdi. Il cielo mi perdoni, sto sognando ancora! - E si voltò verso il piano e cominciò a suonare con trasporto. L’indomani disse a Isabel che aveva dato una definizione molto bella ma spaventosamente triste del successo. A misurare con tale metro, chi mai aveva avuto successo? I sogni di gioventù, che cose incantevoli, divine! Chi mai li aveva veduti farsi realtà? - Io stessa... qualcuno l’ho visto avverarsi - si arrischiò a rispondere Isabel. - Di già? Dovevano essere sogni del giorno prima. - Ho cominciato molto presto a sognare - sorrise Isabel. - Oh, se intendete le aspirazioni della fanciullezza... di avere una sciarpa rosa e una bambola che chiude gli occhi... - No, non voglio dir questo. - O un giovane con splendidi baffi che vi cade in ginocchio dinanzi. - No, nemmeno questo - dichiarò Isabel con foga ancor più grande. Madame Merle parve notare il suo ardore. - Sospetto che intendiate proprio questo. Tutte noi abbiamo avuto un giovane coi baffi. È il giovane inevitabile; non conta.
Henry James (The Portrait of a Lady)
La gran divergencia entre los problemas del teorizante y los del político es uno de los motivos por los que casi nunca se encuentra una unión entre los dos, en una misma persona. Esto se aplica sobre todo al llamado político de "éxito", de pequeño porte, cuya actividad de facto no es nada más que el "arte de lo posible", como modestamente Bismarck denominaba a la política. Cuanto más libre se mantiene el político de grandes ideas, tanto más fáciles, comunes, rápidos y también visibles serán sus éxitos. Aunque es verdad también que éstos están destinados al olvido de los hombres y, a veces, no llegan ni a sobrevivir a la muerte de sus creadores. La obra de tales políticos es, de modo general, sin valor alguno para la posteridad, pues su éxito eventual reposa en el alejamiento de todos los problemas e ideas grandiosas que como tales hubieran sido de gran importancia para las generaciones venideras. La realización de ideas destinadas a tener influencia sobre el futuro es poco lucrativa y sí muy raramente comprendida por la gran masa, a la que interesan más las reducciones de precio en la cerveza y en la leche que los grandes planes de futuro, de realización tardía y cuyo beneficio, al final, sólo será usufructuado por la posteridad. Es así como, por una cierta vanidad, la que está siempre asociada a la política, la mayoría de los políticos se apartan de los proyectos realmente difíciles, para no perder la simpatía de la gran masa. El éxito y la importancia de ese político residen exclusivamente en el presente, y son inexistentes para la posteridad. Esos microcéfalos poco se enfadan por eso; ellos se contentan con poco. Diferentes son las condiciones del teorizante. Su importancia casi siempre está en el futuro, por eso no es raro que se le considere lunático. Si el arte del político era considerado el arte de lo posible, se puede decir del idealista que él pertenece a aquellos que sólo agradan a los dioses cuando exigen o quieren lo imposible. Él tendrá casi siempre que renunciar al reconocimiento del presente; adquiere, por ello, en el caso de que sus ideas sean inmortales, la gloria de la posteridad. En períodos raros de la historia de la Humanidad puede acontecer que el político y el idealista se reúnan en la misma persona. Cuanto más íntima fuese esa unión, tanto mayores serán las resistencias opuestas a la acción del político. Él no trabaja ya más para las necesidades al alcance del primer burgués, y sí por los ideales que sólo pocos comprenden. Es por eso que su vida es blanco del amor y del odio. La protesta del presente, que no comprende al hombre, lucha con el reconocimiento de la posteridad por la cual él trabaja. Cuanto mayores fueran las obras de un hombre para el futuro, tanto menos serán éstas comprendidas por el presente; cuanto más dura sea la lucha, tanto más raro el éxito. Si en años nada le sonríe, es posible que en sus últimos días le circunde un tenue halo de gloria venidera. Es cierto que esos grandes hombres son los corredores del maratón de la Historia. La corona de laurel del presente se pone más comúnmente en las sienes del héroe moribundo. Entre éstos se encuentran los grandes luchadores que, incomprendidos por el presente, están decididos a luchar por sus ideas y sus ideales. Son éstos los que, tarde o temprano, tocarán el corazón del pueblo. Hasta parece que cada uno siente el deber de, en el presente, redimir el pecado cometido en el pasado. Su vida y acción están acompañadas de cerca por la admiración conmovedoramente grata, lo que consigue, sobre todo en los días de tristeza, levantar corazones destrozados y almas desesperadas. Pertenecen a esta clase no sólo los grandes estadistas, sino también los grandes reformadores.
Adolf Hitler (Mi Lucha)
L’espiazione della pena non può e non dev’essere disumana, altrimenti non si tratta di pena. A dirlo non sono io, ma la nostra meravigliosa Costituzione, quella che si dice essere la più bella del mondo.
Fabrizio Corona (Mea Culpa: Voglio che mio figlio sia orgoglioso di me (Italian Edition))
glorificare il nome di tuo nonno: un mito agli occhi della gente, ma che in verità, come ha scritto Pino Corrias su «Vanity Fair», è stato un uomo che ha portato quasi al fallimento la sua azienda, rischiando di lasciare a casa molti lavoratori a causa dei suoi vizi, le sue cazzate, le sue trasgressioni e la sua immensa vanità.
Fabrizio Corona (Mea Culpa: Voglio che mio figlio sia orgoglioso di me (Italian Edition))
Io stesso posso «truccarmi» da tamarro, atteggiarmi a balordo, mascherarmi da cinico menefreghista, ma quando sono solo con me stesso o al cospetto di qualcuno che mi vuole bene, ritrovo immediatamente il mio vero io e riscopro i valori in cui credo: il rispetto, l’educazione, la cortesia, la tolleranza, la cordialità.
Fabrizio Corona (Mea Culpa: Voglio che mio figlio sia orgoglioso di me (Italian Edition))
Le loro voci echeggiarono nella radura invasa dall'oscurità: «Udite le mie parole, siate testimoni del mio giuramento. Cala la notte, e la mia guardia ha inizio. Non si concluderà fino alla mia morte. Io non avrò moglie, non possiederò terra, non sarò padre di figli. Non porterò corona e non vorrò gloria. Io vivrò al mio posto, e al mio posto morirò. Io sono la spada nelle tenebre. Io sono la sentinella che veglia sul muro. Io sono il fuoco che arde contro il freddo, la luce che porta l'alba, il corno che risveglia i dormienti, lo scudo che veglia sui domini degli uomini. Io consacro la mia vita e il mio onore ai Guardiani della notte. Per questa notte e per tutte le notti a venire.» Attorno a loro, la Foresta stregata era immersa nel silenzio. «Vi siete inginocchiati ragazzi» intonò solennemente Bowen Marsh. «Ora alzatevi quali uomini dei Guardiani della Notte.»
George R.R. Martin (A Game of Thrones (A Song of Ice and Fire, #1))
Un giorno sentì una voce provenire dall'interno, da molto in fondo. Le sussurrava di esser stanca, ma piano, come per non spaventarla. La voce diceva alla donna che non ne poteva più di quella malinconia, e di quel dolore, e di quella tristezza, e di quella città che aveva cementato di nebbia il suo cuore.
Mauro Corona (La voce degli uomini freddi)
La coscienza torna dov'è stata bambina, torna per redimere i dispersi e i disperati, e allora, se uno non è morto o del tutto perduto, prima o dopo la segue.
Mauro Corona (La voce degli uomini freddi)
Si volevano bene. Tanto. Più di quanto ne fossero coscienti loro stessi. Litigavano perché si amavano e avevano paura che il destino girasse dall'altra parte e venisse qualcosa a separarli.
Mauro Corona (La voce degli uomini freddi)
Forse i miracoli che aspettavano, quelli potevano far qualcosa, ma erano rari e venivano sempre meno.
Mauro Corona (La voce degli uomini freddi)
Pensò che anche in mezzo a tempeste e difficoltà, se due si vogliono bene possono restare uniti.
Mauro Corona (La voce degli uomini freddi)
Un albero appena nato sale dritto se gli piantiamo un palo vicino che lo tenga in linea. Allora s'appoggia e viene bene. Se invece cresce senza guida può storcersi e non si drizza più con niente.
Mauro Corona (La voce degli uomini freddi)
E passerà la vita col suo dolor crudele, ma tu non ti lasciare, distendi nuove vele. Finché il tramonto appare seguita a navigar e quando l'onda è ultima lasciati riposar.
Mauro Corona (La voce degli uomini freddi)
Questo libro l’ho scritto in forma di fiaba, senza puntare il dito perché altrimenti avrei dovuto fare un saggio e un saggio mi avrebbe sconquassato l’anima, avrei puntato il dito, avrei inveito, avrei insultato questi farabutti che fecero duemila morti ed ero stanco di insultare, sono stanco di fare cagnara. Allora ho scritto in forma di fiaba, che fa ancora più male perché era gente inerme che è stata spazzata via.
Mauro Corona (La voce degli uomini freddi)
Io sono molto attento a parlare dell’amore. Forse sono un uomo sfortunato, ma chi mi ha detto ‘ti amo’ mi ha reso la vita un lavoro usurante. Certo ci sono delle difficoltà, ma l’amore dovrebbe essere silenzio e accettazione, donazione totale. Invece lasciamo entrare paure, insicurezze, gelosia, senso del possesso. L’amore è una cosa seria.
Mauro Corona
L’amore dovrebbe essere silenzio e accettazione, donazione totale. Invece lasciamo entrare paure, insicurezze, gelosia, senso del possesso. L’amore è una cosa seria. In questo libro (La voce degli uomini freddi) do speranza, perché se c’è, dura, ma lo dobbiamo far durare noi. Eliminando, scrollandoci via queste scorie di ruggini paurose come il cane si scrolla l’acqua di dosso e allora rimane l’osso di questo amore. Ci possono essere scontri, ma vanno aggiustati, va detta quella parolina ‘perdono’ che non si sente più.
Mauro Corona
Mi sembra ieri che volevi sposarmi a tutti i costi, e non perché credevi pienamente nel matrimonio e nel suo vero significato, ma perché sei sempre stata follemente gelosa di Nina e di quello che avevo vissuto con lei. Non potevi accettare di non celebrare quel matrimonio che dicevi di avere sempre sognato e di cui lei aveva goduto: la chiesa, il prete, l’abito bianco, tuo padre che ti accompagnava all’altare, il giuramento davanti a Dio, lo scambio di anelli, la promessa di amore eterno. Avevo già organizzato tutto: avrei affittato una chiesa sconsacrata, arruolato falsi chierichetti e assunto un attore vestito da prete che avrebbe recitato la messa celebrativa dopo averla perfettamente imparata a memoria, con tanto di scambio di fedi e benedizione, «finché morte non vi separi».
Fabrizio Corona (Mea Culpa: Voglio che mio figlio sia orgoglioso di me (Italian Edition))
Ho incominciato a proporre un meccanismo nuovo: lei non più come testimonial di marchi e prodotti, ma marchi e prodotti come testimonial della sua vita quotidiana; se li usa lei e se addirittura fa credere di comprarli, il messaggio che passa è molto ma molto più forte, d’impatto e redditizio.
Fabrizio Corona (Mea Culpa: Voglio che mio figlio sia orgoglioso di me (Italian Edition))
«Qual è la prima cosa che farai quando esci?» domando a Pino. «Voglio andare al mare e buttarmici dentro, solo così potrò finalmente assaporare la libertà!» mi risponde con gli occhi e il tono di voce carichi di luce e speranza. Credo sia impossibile immaginare le emozioni che si provano una volta tornati in libertà, dopo una vita trascorsa in cella. Lo puoi capire solo se lo vivi, se lo provi. Ma non ne vale la pena, o forse sì. Dipende solo da te, se ti sei pentito, se hai rimorsi, se tornando indietro non rifaresti la stesse cose, se quando sei in carcere accetti il luogo dove ti ha portato il destino. Poteva andare meglio? Sì, ma poteva andare anche peggio, a tutto c’è un perché.
Fabrizio Corona (Mea Culpa: Voglio che mio figlio sia orgoglioso di me (Italian Edition))
Sono incappato in una fotografia di Matteo Renzi che giocava a pallone sotto il sole con i suoi figli a torso nudo. Purtroppo per lui, in una società dove molto si basa sull’immagine, dove chi è bello e curato ha più possibilità di emergere nel lavoro e nelle piccole cose di tutti i giorni, quella pancia così prorompente, così abbondante, si scontra con la sua ricerca strategicamente quasi perfetta del potere assoluto. La camicia con le maniche tirate su e la cravatta, ma senza giacca, la campagna condotta con uno slogan all’americana in stile Obama, il modo di parlare e gesticolare, la scelta del look a seconda delle occasioni (indimenticabile quello proposto ad «Amici», dove si è presentato con il «chiodo»): tutto per lui è comunicazione, per colpire, per piacere, per vincere. Ma niente può comunicare come il corpo.
Fabrizio Corona (Mea Culpa: Voglio che mio figlio sia orgoglioso di me (Italian Edition))
Nessuno mi ha indicato la strada, aiutato, offerto un posto di lavoro. Nessuna raccomandazione. Ho fatto tutto sempre da solo. Ma ce l’avevo dentro. Intorno ai vent’anni, quando ero il classico «sbarbato» fancazzista, mi ritagliavo quotidianamente due ore da trascorrere in libreria. Non a leggere libri, ma a sfogliare riviste di moda, di gossip, italiane e straniere. Le divoravo e immagazzinavo tutto velocemente, senza sapere che quello avrebbe rappresentato il bagaglio che mi sarei portato per tutto il viaggio della mia carriera professionale. Essere riuscito con le mie mani a trasformare una passione in un lavoro – anche molto redditizio – è stata la mia più grande vittoria.
Fabrizio Corona (Mea Culpa: Voglio che mio figlio sia orgoglioso di me (Italian Edition))
Proferite queste parole, abbassó la testa, e si mise la corona intorno al collo, quasi come un segno di consacrazione.
Alessandro Manzoni (The Betrothed)
Se oggi guardo le loro foto di quando le ho conosciute e quelle dopo sei mesi che le frequentavo, scopro che ero talmente fissato di trasmettere loro la voglia (ma, forse, sarebbe più giusto dire l’obbligo) di prendersi cura del corpo, che hanno finito per peggiorare.
Fabrizio Corona (Mea Culpa: Voglio che mio figlio sia orgoglioso di me (Italian Edition))
Caro Matteo, da te non me l’aspettavo, ci sono rimasto anche un po’ male. Il corpo è comunicazione. Quella foto su «Chi», anche se può sembrare banale e superficiale, ha un significato particolare. Per uno che ti seguiva come me, per uno che ha sempre pensato che l’unica possibilità per un futuro diverso, per un cambiamento, per un paese nuovo e giovane fossi tu. Ma con quella foto mi hai dato l’impressione di una persona che lascia le cose a metà, di uno che nasconde la verità, di uno che vuole rappresentare la perfezione che non ha. Forse è per questo che, alla fine, non riesco a identificarmi nella politica: è perché – oggi quella foto mi ci ha fatto riflettere – non posso avere stima e fiducia per un modello in cui non mi riconosco. Esagerato? No! L’allenamento rappresenta la forza, la continuità, l’impegno e la dedizione, la costanza che metti in tutte le piccole e grandi cose della vita. Lo sport è fatica e sacrificio. Nietzsche diceva di poter credere solo a «quei pensieri che sono una festa per i muscoli», rappresentazione di equilibrio e stabilità. E ora, anche se può sembrare un giudizio epidermico, faccio fatica a crederti. Perché il corpo non è soltanto una forma più o meno bella. Il corpo non è una superficie. Il corpo non è un contenitore per cose più profonde che stanno dentro. No, il corpo è un’essenza, un linguaggio, un messaggio, il corpo esprime chi noi siamo, le nostre idee. Tu hai credibilità per le tue idee e per il tuo modo di comunicare: pensa che forza potrebbero avere le tue idee se fossero spinte da un corpo a sua volta credibile. Hai ancora tempo, pensaci se vuoi davvero esprimere il mutamento di cui abbiamo tanto bisogno.
Fabrizio Corona (Mea Culpa: Voglio che mio figlio sia orgoglioso di me (Italian Edition))
Pero cuando debieron luchar contra tribus independientes, como lo hizo Pedro de Valdivia con las que habitaban el sur de Chile, tuvieron que resistir guerras interminables. Los mismos mapuche nunca fueron totalmente dominados, y de igual manera les fue imposible conquistar la Patagonia. Es así como los imperios más ricos de América, aztecas e incas, pasaron a ser la base de las futuras exploraciones y en donde se originan los recursos económicos para realizarlas. Con esto, la corona española conquistó gran parte del continente americano.
Jaime Said (Patagonia)
To be sure, the early phases have not been pretty. Simply taking a college lecture course and putting it on Zoom is not e-learning in any but the most rudimentary sense, and students are predictably dissatisfied. That will change. Schools are putting their faculty through training programs, teaching them how to use the available tools, how to restructure their classes, how to migrate online.
Scott Galloway (Post Corona: From Crisis to Opportunity)
the world a decade from now (i.e., now) is unforgiving of sub-par direct-to-consumer offerings.
Scott Galloway (Post Corona: From Crisis to Opportunity)
Invece di codici, paragrafi e seriose frasi fatte sulla giustizia, la vostra concezione produce illegalità, anarchia e arbitrio, l’egoismo dei magnati e dei prepotenti, l’eccesso di zelo dei carrieristi intenzionati ad accattivarsi i superiori, la cieca vendetta dei fanatici, la crudeltà degli sgherri, la ritorsione e la vendetta sadica. Quello della vostra visione è un mondo di paura, un mondo nel quale la gente teme di uscire dopo il crepuscolo per paura non dei banditi, ma dei guardiani della legge, perché le grandi cacce ai delinquenti hanno sempre come conseguenza l’entrata in massa dei delinquenti nelle file dei guardiani della legge. Quello della vostra visione è un mondo di corruzione, ricatto e provocazione, un mondo di testimoni della corona e di falsi testimoni. Un mondo di spiate e di confessioni estorte. Di delazioni e di paura delle delazioni. E verrà inevitabilmente il giorno in cui nel vostro mondo si strapperanno i seni con le tenaglie alla persona sbagliata, in cui s’impiccherà o s’impalerà un innocente. E allora sarà ormai un mondo di criminali.
Andrzej Sapkowski (The Tower of the Swallow (The Witcher, #4))
«Mi sento in dovere di specificare» disse Ethan battendo le mani per attirare l’attenzione su di sé. «Ti sembra forse che ci assomigliamo?» Indicò se stesso e poi Neria.
Giorgia Manelli (La Corona di Sangue)
«Qual è il mio compito, amore mio?» Ethan alzò lo sguardo su di lei dall’altra parte del tavolo. Neria fece scattare il polso, in un attimo il pugnale era nel palmo della sua mano e l’attimo successivo era conficcato nel legno, a pochi centimetri dalla parte del corpo più preziosa di Ethan. «Smetti di chiamarmi amore mio.»
Giorgia Manelli (La Corona di Sangue)
Rayla alzò le spalle e sorseggiò un po’ di vino. «Io credo… che stesse per impazzire dalla noia e che sia scappato nel bosco, con una ragazza bellissima che si era rivelata essere una sirena e che insieme abbiano avuto tantissimi figli, tutti con la coda di pesce.»
Giorgia Manelli (La Corona di Sangue)
Neria sospirò infastidita. «Ethan è possibile che tu non riesca a tenerlo nei pantaloni per almeno un giorno?» «Amore mio, sarebbe un vero e proprio sacrilegio tenerlo nei pantaloni!» rispose lui fingendo un tono scioccato. «Lasciare insoddisfatte tutte quelle magnifiche donne sarebbe davvero villano da parte mia.» Si mise una mano sul cuore. Una piccola risata lasciò le labbra di Faye, mentre Neria alzò gli occhi al cielo. «Ner, tesoro, tu non vuoi mai approfittare della mia generosità.» «Sei un idiota Ethan.» «Il tuo idiota Ner.»
Giorgia Manelli (La Corona di Sangue)
«La gente tende a sottovalutare le ragazze» disse, recuperando lo stiletto da terra. «Solo perché hanno un paio di tette e un carattere meno violento. Il mio patrigno diceva che le femmine sono più docili in ogni specie, perché sono i maschi che lottano. Avete una certa paura dell’impotenza voi uomini, di una fragile virilità.»
Giorgia Manelli (La Corona di Sangue)
Volevo essere un sovrano, un re, avere ciò che ho sempre desiderato: il massimo potere. Una volta che ho conquistato la corona di Albion ho dovuto combattere ancora di più. C'era sempre un qualche bastardo in giro che cercava di rubare la mia corona. Su una torre di teschi ho costruito il mio trono e finalmente ho conosciuto la pace.
Brian Keene (Il Re dei Bastardi)
Celio nacque sotto i cieli di Palazza e Carmelìa, partorito tra l'erba come le capre.
Mauro Corona (L'ultimo sorso: Vita di Celio)
Celio diventò figlio dell'intero paese. Ebbe padri, madri, sorelle, fratelli, nonni e zii. Più di così che pretendeva un bambino? Voglio pensare che forse, proprio per questo eccesso d'affetti, voleva bene a tutti senza affezionarsi a nessuno. Fu riconoscente ai paesani tenendoli a distanza. Erano tanti i debiti contratti con quella gente, meglio un grazie generale che salamelecchi privati. Quando beveva brindava alla comunità. Alzava il calice esclamando: «A dut Nert».
Mauro Corona (L'ultimo sorso. Vita di Celio)
Dolor es mi poder, Heridas mi corona. Amando a los que nos odian, Levantamos con humanidad verdadera.
Abhijit Naskar (Aşk Mafia: Armor of The World)
Ma, se le cose stavano così, allora anche tutte le cose in apparenza superflue erano in realtà preziose per il mondo. Insieme, plasmavano i contorni delle figure umane. Siamo fatti di cose superflue. Io stesso sono l’insieme degli innumerevoli film che ho visto e dei ricordi che hanno evocato. Un insieme di sequenze in cui si vive, si piange, si grida, si ama. Si commettono follie e si fanno esperienze terribili, si provano gioie e si avvertono dispiaceri. Si ride. In cui si susseguono le belle canzoni, i paesaggi commoventi, le immagini nauseanti. Le persone che cantano, gli aerei che volano alto nel cielo, i cavalli che corrono a briglia sciolta, i pancake che si sciolgono in bocca, l’universo oscuro, i cowboy muniti di pistole. Immagini che albergavano nel mio animo assieme alle persone che mi avevano accompagnato in quelle stesse avventure, la mia ex ragazza, gli amici e i famigliari. Io sono i miei ricordi, i mille e più film visti fino a questo momento. Ogni singolo frammento di memoria era meraviglioso e commovente. Uno dopo l’altro, ho cominciato a disporli in sequenza e a sgranarli al pari di un rosario. Stavo costruendo la mia corona di preghiera, dove speranza e disperazione erano tenute insieme da un filo. Non mi ci è voluto molto per comprendere che tutte le coincidenze della vita costituivano una sola, grande inevitabilità.
Genki Kawamura (If Cats Disappeared from the World)
Lawrence de Arabia es una de las grandes películas de la historia del cine. Relata la vida política de T. E. Lawrence, teniente del ejército británico en la Primera Guerra Mundial que se convierte en el maestro máximo de la trenza política en el Medio Oriente, al servicio de la Corona inglesa, para insurreccionar a los árabes contra los turcos y aniquilar así al Imperio otomano.
Carlos Maslatón (Téngase presente)
Se i film scomparissero dal mondo. Una cosa è il fenomeno per cui un oggetto sparisce dal mondo, un'altra è la realtà a esso collegata. In altre parole, quello che pesava maggiormente non era la scomparsa dell'oggetto fisico in sè, ma la portata della sua scomparsa. La scomparsa di qualcosa non può essere espressa in cifre. Anche gli oggetti più piccoli, impossibili da riconoscere a occhio nudo, nel loro piccolo potevano avere un impatto enorme sulle nostre vite al punto da stravolgerle da cima a fondo. Anche tutte le cose in apparenza superflue erano in realtà preziose per il mondo. Insieme, plasmavano i contorni delle figure umane. Io stesso sono l'insieme degli innumerevoli film che ho visto e dei ricordi che hanno evocato. Un insieme di sequenze in cui si vive, si piange, si grida, si ama. In cui si susseguono le belle canzoni, i paesaggi commoventi, le immagini nauseanti. Immagini che albergavano nel mio animo assieme alle persone che mi avevano accompagnato in quelle stesse avventure. Io sono i miei ricordi, i mille e più film visti fino a questo momento. Ogni singolo frammento di memoria era meraviglioso e commovente. Uno dopo l'altro, ho cominciato a disporli in sequenza e sgranarli al pari di un rosario. Stavo costruendo la mia corona di preghiera, dove speranza e disperazione erano tenute insieme da un filo. Non mi ci è voluto molto per comprendere che tutte le coincidenze della vita costituivano una sola, grande inevitabilità.
Genki Kawamura (If Cats Disappeared from the World)
She has been through hell, so believe me when I say, fear her when she looks into a fire and smiles. —E. CORONA
Darynda Jones (Eleventh Grave in Moonlight (Charley Davidson, #11))
Io però, nei confronti del mio cane, non mi sento padrone bensì fratello. Si è padroni di una casa, di un fondo, un oggetto, non di un animale. Il cane diventa di famiglia, dove non ci sono padroni. Se non proprio fratello almeno parente, mettiamola così. Si tende a dire che siamo padroni di questo, di quell’altro, invece non siamo padroni di niente, nemmeno di noi stessi. Stiamo perennemente in balia di malattie, dolori, paure, insicurezza. Timore dei ladri. Della morte non parliamo, abbiamo terrore. Campiamo non da padroni ma sotto padroni. Prendiamo il mio caso. Di cosa sono padrone io? Non posso organizzare giornate, non ho libertà, non decido programmi, non so come salvarmi. A causa dei Legnole non posso disporre della mia vita. E anche loro hanno padroni che comandano: l’alcol, l’ignoranza, la ferocia, un analfabetismo idiota. Così è. Non affermiamo allora che siamo padroni del nostro cane, semmai fratelli o parenti stretti. Questo dobbiamo dire.
Mauro Corona (Quattro stagioni per vivere)
L’essere umano, se convinto o costretto, può fare miracoli. Riesce a trasformare un luogo inospitale, ostile e gelido in un sito accogliente. Avevo reso vivibili diversi antri sparsi per la montagna. Buchi che al primo impatto mi avevano dato la pelle d’oca tanto erano gelidi e tristi. Ma, se ci metti l’anima, riesci a cambiare il difficile in accettabile. E col tempo anche piacevole. Prima cosa ci vuole il fuoco. Un bel falò rende sopportabile tutto. Poi si occupa un poco di antro con rami di pino mugo fino a ottenere un piano rialzato di almeno quaranta centimetri. Un legno di traverso impedirà che il letto si sparpagli. Con tronchi grossi si ottengono panche da collocare attorno al fuoco. Poi bisogna tappezzare le pareti tutt’intorno con legni sottili, alti circa un metro e mezzo, posti uno accanto all’altro in senso verticale. Serviranno a togliere il freddo dalla nuda pietra e, allo stesso tempo, a conservare il calore del fuoco. All’entrata, si pongono degli alberi sempreverdi di traverso per fermare l’aria e dissuadere eventuali visite di animali notturni. La barriera non deve superare il metro in altezza, in modo che il fumo possa uscire. Ed ecco la stanza d’albergo a miliardi di stelle pronta per l’ospite.
Mauro Corona (Quattro stagioni per vivere)
Durante gli spostamenti, nei cieli di vetro ogni tanto passava un aereo. Lasciava dietro un sentiero di fumo che si sfaldava come neve al sole. Pensavo a quel fumo come ai sentieri della vita. Si disfano anch’essi, chi vi cammina sopra non sa più dove andare e si perde.
Mauro Corona (Quattro stagioni per vivere)
Le cose hanno valore a seconda di dove si trovano, di come stai e di che hai bisogno.
Mauro Corona (Quattro stagioni per vivere)
Avevo risparmiato una cartuccia e risparmiato alla valle l’onta dello sparo che le avrebbe sbregato la pancia. Il capriolino mi fece tristezza. Morto giovane senza udire il canto della vita come tanti bambini sfortunati. Mi veniva da pensare questo. Le nostre esistenze sono romanzi. Chi ha cento pagine, chi novanta, cinquanta, venti e così via. I bambini morti hanno visto solo la copertina. Non hanno avuto tempo di scrivere. Come loro, il piccolo di capriolo.
Mauro Corona (Quattro stagioni per vivere)
Quando un uomo sta solo per mesi, la compagnia di un’anima femminile gli cambia la vita e il modo di vedere le cose. Torna come un bambino. Vorresti che le ore si fermassero e con esse il tempo. Succede questo a chi vive solo. Il segreto per capire la vita è aver bisogno di qualcuno e non trovare nessuno. Allora sì che, quando trovi, apprezzi. Se hai sempre tutto e tutto vicino, quel tutto si rovina. L’esistenza è una fisarmonica. Affinché suoni, bisogna allontanare i lati opposti e avvicinarli. Di continuo. Solo così suona. Se li tieni sempre lontani o sempre vicini diventa muta.
Mauro Corona (Quattro stagioni per vivere)
Efigie del Fracasado: Deseoso de encontrarlo todo sin importancia, lo logra fácilmente, pues toda la multitud de las evidencias está ampliamente de su lado. En la batalla de los argumentos vence siempre, del mismo modo que es siempre vencido en la acción: tiene «razón», lo rechaza todo y todo le rechaza. Ha comprendido prematuramente lo que no se debe comprender para vivir y como su talento era demasiado lúcido respecto a sus propias funciones, lo ha desperdiciado por miedo a que fluyese en la bobería de una obra. Lleva la imagen de lo que hubiera podido ser como un estigma o una aureola, enrojece y se congratula de la excelencia de su esterilidad, por siempre extraño a las seducciones ingenuas, único liberto entre los ilotas del Tiempo. Extrae su libertad de la inmensidad de sus incumplimientos; es un dios infinito y lastimoso a quien ninguna creación limita, a quien ninguna criatura adora, y a quien nadie disculpa. El desprecio que derramó sobre los otros le es devuelto por éstos. Sólo expía los actos que no ha efectuado, cuyo número excede sin embargo el cálculo de su orgullo dolorido. Pero finalmente, a guisa de consolación, y al término de una vida sin títulos, lleva su inutilidad como una corona.
CIORAN E.M.
«Ragazzina?» Il viso delicato da bambola si scompose in una maschera di disprezzo. «Il mio nome è Glitter e sono un maschio. È molto scortese giungere a conclusioni basandosi solo sull’aspetto delle persone.»
Glitter Reversi (Corona)
Si era abituato all’oscurità, ed aveva il forte timore che tutta quella luce lo avrebbe accecato, in qualche modo irreversibile e doloroso.
Glitter Reversi (Corona)
e quando si mettevano a letto non erano più a disagio: si avvicinavano di proposito l’uno all’altro per stare più al caldo e qualche volta si prendevano per mano sotto le coperte.
Glitter Reversi (Corona)
«Nulla» riuscì a dire Andy, tentando di ricomporsi. «E comunque rilassati e sopporta. Dopotutto non resterai qui per sempre.» Kam si rattristì immediatamente. Solo allora Andy si rese davvero conto del significato delle proprie parole.
Glitter Reversi (Corona)
«Sai, su Spiral di giorno non abbiamo il sole, ma abbiamo tante stelle tantissime che insieme ricoprono il cielo e sono così luminose da far sembrare appunto giorno come qui.»
Glitter Reversi (Corona)
«Non chiedermi di restare» lo interruppe l’altro, con gli occhi che luccicavano di lacrime e stelle. «Perché ora come ora ti direi che non voglio altro, ma non è così che deve essere. Io ho il mio posto e tu hai il tuo. Ciò che voglio davvero è saperti a casa, al sicuro e felice. Ricorda solo che questa lontananza non significa che non ho bisogno di te. Io avrò sempre bisogno di te.»
Glitter Reversi (Corona)
La universidad de los siglos XVI-XVIII proporcionó los cuadros de mando al aparato estatal de la corona y a los altos funcionarios que gobernaban las colonias, además de los propagandistas del statu quo por excelencia de entonces, el clero. Con el viraje liberal su función se amplió, formando a "la clase política", a los altos funcionarios del Estado, cuyo número creció vertiginosamente, a los escritores, periodistas y publicistas, a los sabios e ingenieros, a los pedagogos y, cómo no, a los filósofos. Todos ellos irán constituyendo el mayor aparato imaginable para la manipulación de la verdad y el moldeamiento de las mentes, hasta hoy. Su función fue crear y difundir teorías, o sistemas de ideas complejos herederos y continuadores de la teología que son óptimos para lograr el asentimiento irracional hacia el sistema de poder vigente, con algo de verdad o sin nada de ella. Hoy, además y principalmente, ha de "educar" a la juventud, valiéndose de teorías y asfixiando sus necesidades espirituales, en primer lugar la necesidad de verdad, que palpita en el fondo del espíritu de todo ser humano, la producción de hábitos, de ciertas costumbres ligadas a creencias inducidas básicas que moldean la conducta del sujeto sin que éste se aperciba de ello ni haya autorizado tal alteración. El sistema educativo y el régimen de trabajo asalariado son los dos modos de producción de hábitos más importantes en la hora presente. Las infaustas rutinas que inculca dicho amaestramiento planeado, a través del simple estar en el medio universitario y someterse a sus regulaciones, son muchas. Acostumbra a la suspensión del entendimiento, que es obligado a permanecer años absorbiendo, silenciosa y reverentemente, lo que expone el docente pero no reflexionando por sí mismo, mucho menos cuestionando o contradiciendo. Induce a la competitividad y al medro, por medio del sistema de exámenes. Fomenta el hábito psíquico del utilitarismo y el egotismo, al tener el estudio, mecánico y repetitivo, como meta el alcanzar unas credenciales o títulos para realizar brillantes carreras profesionales. Instaura la costumbre de la jerarquización y su correlativo, el servilismo, que son presentados como las formas naturales de existencia de toda comunidad humana. Estimula la pasividad de la voluntad, pues el educando es tratado como un objeto que no decide nada de importancia, que es traído y llevado sin contar con su albedrío. Arraiga el hábito del fideísmo y las actitudes reverentes hacia las autoridades académicas e intelectuales ilegítimas, que son expresiones particulares de un personaje arquetípico de la revolución liberal, el “sacerdote-maestro” del que trata T. Veblen. Instaura el menosprecio por la sensibilidad, el alejamiento de la experiencia y de la vida, así como de todo tipo de acción transformadora y de compromiso desinteresado, dando pábulo a la holgazanería, el nihilismo, la indisciplina, la desgana y el parasitismo. Surgen mentes de repetición, todas iguales, laminadas por la verborrea profesoral y la balumba de las teorías y los dogmatismos, sin confianza en sus propias capacidades (salvo para reproducir lo absorbido por mentalización). De ese medio emergen sujetos cada día más limitados y mezquinos, incapaces de pensar y obrar con grandeza y con verdad. De ahí la intelectualmente nulificada, sin inquietudes trascendentales ni empuje transformador, carente de creatividad, hiperindividualista y no-ética juventud actual, devastada por el aparato académico y por ello mismo resignada y dócil, sin otro interés que imitar a sus padres en el conformismo, el consumo y la ausencia de fines específicamente humanos. Todo lo expuesto otorga la razón a J. F. Revel cuando alega que la universidad “sustituye la cultura por la impostura”.
Félix Rodrigo Mora (La democracia y el triunfo del Estado: Esbozo de una revolución democrática, axiológica y civilizadora)
Quello della vostra visione è un mondo di paura, un mondo nel quale la gente teme di uscire dopo il crepuscolo per paura non dei banditi, ma dei guardiani della legge, perché le grandi cacce ai delinquenti hanno sempre come conseguenza l’entrata in massa dei delinquenti nelle file dei guardiani della legge. Quello della vostra visione è un mondo di corruzione, ricatto e provocazione, un mondo di testimoni della corona e di falsi testimoni. Un mondo di spiate e di confessioni estorte. Di delazioni e di paura delle delazioni. E verrà inevitabilmente il giorno in cui nel vostro mondo si strapperanno i seni con le tenaglie alla persona sbagliata, in cui s’impiccherà o s’impalerà un innocente. E allora sarà ormai un mondo di criminali. Insomma, un mondo in cui uno strigo si sentirebbe come un pesce nell’acqua.»
Andrzej Sapkowski (Chrzest ognia (Saga o Wiedźminie, #3))
Non ci meritiamo la primavera, e non ci meritiamo nemmeno l'inverno. Esistono e basta.
Rufi Thorpe (The Girls from Corona del Mar)
L’alcol ascolta gli insulti e tace. Sogghigna, sa che ci ha già in pugno.
Mauro Corona (Guida poco che devi bere: Manuale ad uso dei giovani per imparare a bere)
Ho iniziato a bere per aver visto bere altri. Quelli che, per me ragazzino, erano eroi forti e invincibili, bevevano. Ho cominciato a bere con loro. Prima ancora l’ho visto fare a casa mia, in famiglia, dentro le mura niente affatto protettive della mia infanzia. Si può anche iniziare a bere spinti da predisposizione genetica, ma è più raro, di solito si comincia per imitare quelli che crediamo fighi, spavaldi e sicuri. E, quando siamo ridotti come loro, scopriamo che erano soltanto poveri diavoli impauriti e fragili come noi.
Mauro Corona (Guida poco che devi bere: Manuale ad uso dei giovani per imparare a bere)
Vista la marea di finzioni e buonismo fasullo che accompagnano il perbenismo natalizio e vista l'indifferenza verso chi non ha niente per campare che regnavano in quel paese di bigotti, i fiori falsi non erano affatto fuori luogo.
Mauro Corona (Una lacrima color turchese)
A human child requires nourishment and care to sustain itself. This experience of being dependent for our survival needs gives us a chance to not forget our fallibility and weaknesses despite our strengths and superior ability in youth. Sometimes, a virus creates havoc in our routine life. It makes us understand that despite having consciousness, superior intellect and accumulated knowledge passed over from generations to generations, we are still fallible and vulnerable. We are not God nor can we be. Pandemics and natural calamities invite us to ponder that if life is going to end from one reason or the other, then what is the purpose and meaning of life. If we have been created by the Ultimate Creator, then what is the purpose defined for our lives. The purpose of life defined by religion is not constraining when we look at life in far future. We have this ability to reflect on the far future. Good morals and virtuous lives using our free will can enable us to achieve what we want to achieve in this world without success, i.e. everlasting life, peace of mind, no regrets of past, no vulnerabilities and no constraints of nature. It is up to us whether we look into the far future for which we have the ability or succumb to our survival instincts and perish as another life-form.
Salman Ahmed Shaikh (Reflections on the Origins in the Post COVID-19 World)
Molte persone hanno avuto negli ultimi mesi la sensazione di vivere un'apocalisse, ma occorre ricordare che il significato della parola greca apokálypsis è «rivelazione». In questo senso i fatti recenti sono stati un'apocalisse: hanno rivelato la nsotra vulnerabilità, lo smog, le nostre catene di distribuzione, la competenza o incompetenza dei governi, le disparità e i privilegi. Ci hanno mostrato che la salute non è una questione individuale, perché la salute di ogni individuo del pianeta è legata alla salute di ogni altro individuo del pianeta ― e che la salute di tutti dipende a sua volta dalla salute degli ecosistemi della Terra.
Andri Snær Magnason (Um tímann og vatnið)
Ignoro que sórdidas retaliaciones emprendería contra las de su misma condición, porque a mi modo de ver la María Rosa de los días del asedio de Pointis, la María Rosa que se entregó al Pitiguao, la María Rosa de Marsella y la María Rosa del claustro transtiberiano constituyeron siempre una sola, inmutable e inescindible Maria Rosa que para mí compendia la mentalidad educada en el amor a la autodestrucción, que es el gran principio del cristianismo, simbolizado por el suicidio de Dios en la cruz, por esa premeditada redención que se me antoja, por lo que a Jesús concernía, el colmo del orgullo satánico
Germán Espinosa (La tejedora de coronas)
the Doric order the column has no separate base, but rises direct from the top step of the platform on which the building it belongs to stands. It is of massive form and has what is known as an entasis or slightly convex surface, it is generally fluted, that is to say, cut into parallel perpendicular channels, several rings called annulets connecting it with the capital, which consists of an echinus or rounded moulding and an abacus or unrounded slab resting on the echinus. The Doric entablature is equally simple, the architrave being perfectly plain, whilst the frieze is adorned with triglyphs or three upright projections with grooves between them, set at equal distances from each other, the spaces separating them, known as metopes, being as a rule enriched with fine sculptures of figure subjects. The frieze is connected with the cornice by narrow bands called mutules resting on the triglyphs and metopes, and the cornice itself has a plain lower band known as the corona, surmounted by more or less decorated courses of stone or marble. The Ionic and Corinthian orders are alike characterised by lightness and grace rather than massiveness and simplicity. In both, the columns, instead of rising direct from the platform, have a complex base consisting of a number of circular mouldings above another, the fluted shafts are comparatively slim and tapering, and the channels in them are divided by spaces called fillets. In the Ionic order the flat abacus of the Doric capital is replaced by two coiled volutes projecting beyond the echinus on either side, and the horizontal portion between the volutes is surmounted by finely carved leaf mouldings. The Corinthian order is specially distinguished by the ornate decoration of the capitals, that represent calices of flowers and leaves, chiefly those of the acanthus, arranged so as to point upwards and curve outwards in much the same style as they do in nature. The architrave in both the Ionic and the Corinthian orders consists of plain slabs, but the frieze—which is not divided as in Doric buildings into triglyphs and metopes—is in nearly every case enriched with a series of beautiful figure
Nancy R.E. Meugens Bell (Architecture)
Decía la leyenda que si los cuervos abandonaban la torre, la corona caería e Inglaterra con ella.
Galaxy Craze (The Last Princess (Last Princess, #1))
Se si deve annegare, meglio annegare nel mar grande.
Mauro Corona (Aspro e dolce)
El general Videla, el almirante Massera y el brigadier Agosti, representantes de las tres armas en la Junta Militar, habían comenzado los aprestos militares para una guerra contra Chile, decididos a la no aceptación del laudo de la Corona británica a raíz del conflicto de propiedad de las islas del Beagle que había favorecido a Chile. Se diseñó un plan de ocupación de las islas y un triple ataque por tierra para “cortar” a Chile, por lo que se distribuyeron las fuerzas militares, creando un nuevo Cuerpo de Ejército, el IV. Se compraron armamentos por valor de tres mil millones de dólares. Y se utilizó el victorioso Mundial de Fútbol de 1978 como preparación psicológica de las masas. La cúpula nadaba en dólares, producidos por las coimas y negociados en la compra de armas a alemanes, franceses e israelíes. Comenzaron los viajes de las misiones militares a la Unión Soviética y de oficiales soviéticos a nuestro país. Se articuló un eje estratégico con los gobiernos de Bolivia y de Perú (tentados con la recuperación de los territorios ocupados por Chile en la Guerra del Salitre), y se hicieron enormes concesiones —sobre la cota de la represa de Itaipú y el tránsito de camiones brasileros hacia Chile— para tratar de neutralizar a Brasil.
Pacho O'Donnell (Breve historia argentina. De la Conquista a los Kirchner (Spanish Edition))
Non v'è dubbio, secondo me, che la peggiore delle democrazie è sempre preferibile, non fosse che dal punto di vista educativo, alla migliore delle dittature. Certo la democrazia, il cosiddetto governo di popolo, è una menzogna, ma la menzogna lega sempre un po' il mentitore e ne limita l'arbitrio; certo il «popolo sovrano» è un sovrano da commedia, uno schiavo con corona e scettro di cartapesta, ma il credersi libero anche senza esserlo val sempre meglio che il sapersi schiavo ed accettare la schiavitù come cosa giusta ed inevitabile.
Errico Malatesta (Buon senso e utopia)
Fue su época de gloria. Mezclando las amenazas con una capacidad inaudita para la intriga y un olfato generalmente certero, un espíritu práctico así como un coraje temerario, se las arregló para armar una junta militar, apoyada por la corona y equipada con armas y dinero de Estados Unidos y Gran Bretaña, que derrotó a las guerrillas e instaló un régimen autoritario y represivo en el país. Se ganó entonces el apelativo del Carnicero de Grecia. John Foster Dulles y su hermano Allen, el jefe de la CIA, pensaron que semejante diplomático era el hombre adecuado para representar en Guatemala al país que había decidido acabar por las buenas o las malas con el gobierno de Jacobo Árbenz. Y, en efecto, apenas llegado a Guatemala con su infalible sombrerito borsalino engalanado con una pluma, sin preocuparse de verificar sobre el terreno si las acusaciones de ser el de Árbenz un régimen capturado por el comunismo eran exageradas e irreales —como se atrevió a sugerirle su segundo en la legación—, empezó a trabajar con ímpetu en la demolición de ese gobierno.
Mario Vargas Llosa (Tiempos recios)
LI LORD No sé si tú, Platero, sabrás ver una fotografía. Yo se las he enseñado a algunos hombres del campo y no veían nada en ella. Pues éste es Lord, Platero, el perrillo foxterrier de que a veces te he hablado. Míralo. Está ¿lo ves? en un cojín de los del patio de mármol, tomando, entre las macetas de geranios, el sol de invierno. ¡Pobre Lord! Vino de Sevilla cuando yo estaba allí pintando. Era blanco, casi incoloro de tanta luz, pleno como un muslo de dama, redondo e impetuoso como el agua en la boca de la caño. Aquí y allá, mariposas posadas, unos toques negros. Sus ojos brillantes eran dos breves inmensidades de sentimientos de nobleza. Tenían vena de loco. A veces, sin razón, se ponía a dar vueltas vertiginosas entre las azucenas del patio de mármol, que en mayo lo adornan todo, hojas, azules, amarillas de los cristales traspasados del sol de la montera, como los palomos que pinta don Camilo... Otras se subía a los tejados y promovía un alboroto piador en los nidos de los aviones... La Macaria lo enjabonaba cada mañana y estaba tan radiante siempre como las almenas de la azotea sobre el cielo azul, Platero. Cuando se murió mi padre, pasó toda la noche velándolo junto a la caja. Una vez que mi madre se puso mala, se echó a los pies de su cama y allí se pasó un mes sin comer ni beber... Vinieron a decir un día mi casa que un perro rabioso lo había mordido... Hubo que llevarlo a la bodega del Castillo y atarlo allí al naranjo, fuera de la gente. La mirada que dejó atrás por la callejilla cuando se lo llevaban sigue agujereando mi corazón como entonces, Platero, igual que la luz de una estrella muerta, viva siempre, sobre pasando su nada con la exaltada intensidad de su doloroso sentimiento... Cada vez que un sufrimiento material me punza el corazón, surge ante mí, larga como la vereda de la vida a la eternidad, digo, del arroyo al pino de la Corona, la mirada que Lord dejó en él para siempre cual una huella macerada.
Juan Ramón Jiménez (Platero y yo: Elegía Andaluza (Spanish Edition))
Dimenticare! È uccidersi, è rinunciare a quell'unico bene che possediamo realmente e impreteribilmente, al passato. Ché se si potessero dimenticare soltanto le gioie, forse l'oblio potrebbe essere giustamente desiderato; ma dei nostri dolori noi siamo superbi e gelosi, noi li amiamo, noi li vogliamo ricordare. Sono essi che compongono la corona della vita. Il passato è la misura del tempo che abbiamo percorso, la misura di quello che ci rimane a percorrere. Perciò noi lo teniamo caro, perché ci fa fede dell'accorciarsi progressivo dell'esistenza.
Iginio Ugo Tarchetti