Duomo Quotes

We've searched our database for all the quotes and captions related to Duomo. Here they are! All 25 of them:

You know, I’ve never understood that. How being named for a woman’s nethers is somehow more grievous than any other insult. Seems to me calling someone after a man’s privates is worse. I mean, what do you picture when you hear a fellow called a cock?’ Tric shrugged, befuddled at the strange turn in conversation. ‘You imagine an oaf, don’t you?’ Mia continued. ‘Someone so full of wank there’s no room for wits. A slow-minded bastard who struts about full of spunk and piss, completely ignorant of how he looks to others.’ An exhalation of clove-sweet grey into the air between them. ‘Cock is just another word for “fool”. But you call someone a cunt, well …’ The girl smiled. ‘You’re implying a sense of malice there. An intent. Malevolent and self-aware. Don’t think I name Consul Scaeva a cunt to gift him insult. Cunts have brains, Don Tric. Cunts have teeth. Someone calls you a cunt, you take it as a compliment. As a sign that folk believe you’re not to be lightly fucked with.’ A shrug. ‘I think they call that irony.’ Mia sniffed, staring at the wastes laid out below them. ‘Truth is, there’s no difference between your nethers and mine. Aside from the obvious, of course. But one doesn’t carry any more weight than the other. Why should what’s between my legs be considered any smarter or stupider, any worse or better? It’s all just meat, Don Tric. In the end, it’s all just food for worms. Just like Duomo, Remus, and Scaeva will be.’ One last drag, long and deep, as if drawing the very life from her smoke. ‘But I’d still rather be called a cunt than a cock any turn.’ The girl sighed grey, crushed her cigarillo out with her boot heel. Spat into the wind. And just like that, young Tric was in love.
Jay Kristoff (Nevernight (The Nevernight Chronicle #1))
The Italian landscape has always harmonized the vulgar and the Vitruvian: the contorni around the duomo, the portiere'S laundry across the padrone's portone, Supercortemaggiore against the Romanesque apse. Naked children have never played in our fountains, and I. M. Pei will never be happy on Route 66.
Robert Venturi (Learning from Las Vegas: The Forgotten Symbolism of Architectural Form)
Remember the Duomo," he said. "Bruneschelli just proceeded brick by brick. He never knew what he would do from one day to the next. He worked in faith, and according to the legend he never doubted that the next step to creating the world's first dome would be given to him in the moment that he needed it. He never saw the end from the beginning. None of us do.
G.G. Vandagriff (The Only Way to Paradise)
Esiste in Germania un rosaio, nel cortile del Duomo di Hildesheim, una pianta di rosa che continua a fiorire da quasi dieci secoli. È una rosa canina, ed è la rosa più antica in tutto il mondo, poichè dicono che fu piantata nel 1050. Troni e potenti non sono che polvere, ma le rose resistono e fioriscono.
Gilberto Forti (A Sarajevo il 28 giugno)
C'è invece una ragione perché sono tornato in questo paese, qui e non invece a Canelli, a Barbaresco o in Alba. Qui non ci sono nato, è quasi certo; dove son nato non lo so; non c'è da queste parti una casa né un pezzo di terra né delle ossa ch'io possa dire «Ecco cos'ero prima di nascere». Non so se vengo dalla collina o dalla valle, dai boschi o da una casa di balconi. La ragazza che mi ha lasciato sugli scalini del duomo di Alba, magari non veniva neanche dalla campagna, magari era la figlia dei padroni di un palazzo, oppure mi ci hanno portato in un cavagno da vendemmia due povere donne da Monticello, da Neive o perché no da Cravanzana. Chi può dire di che carne sono fatto? Ho girato abbastanza il mondo da sapere che tutte le carni sono buone e si equivalgono, ma è per questo che uno si stanca e cerca di mettere radici, di farsi terra e paese, perché la sua carne valga e duri qualcosa di più che un comune giro di stagione.
Cesare Pavese (The Moon and the Bonfire)
Meravigliosa fu in realtà la mia vita, pensava, meravigliose vie ha seguito. Ragazzo, non ho avuto a che fare se non con dei e sacrifici. Giovane, non ho avuto a che fare se non con ascesi, meditazione e contemplazione, sempre in cerca di Brahma, sempre intento a venerare l'eterno nello Atman. Ma quando fui giovanotto mi riunii ai penitenti, vissi nella foresta, soffersi il caldo e il gelo, appresi a sopportare la fame, appresi a far morire il mio corpo. Meravigliosa mi giunse allora la rivelazione attraverso la dottrina del grande Buddha, e sentii la conoscenza dell'unità del mondo circolare in me come il mio stesso sangue. Ma anche da Buddha e dalla grande conoscenza mi dovetti staccare. Me n'andai, e appresi da Kamala la gioia d'amore, appresi da Kamaswami il commercio, accumulai denaro, dissipai denaro, appresi ad amare il mio stomaco, a lusingare i miei sensi. Molti anni dovetti impiegare per perdere lo spirito, disapprendere il pensiero, dimenticare l'unità. Non è forse come se lentamente e per grandi traviamenti io mi fossi rifatto, d'uomo, bambino, di saggio che ero, un uomo puerile? Eppure è stata buona questa via, e l'usignolo non è ancor morto nel mio petto. Ma che via fu questa! Son dovuto passare attraverso tanta sciocchezza, tanta bruttura, tanto errore, tanto disgusto e delusione e dolore, solo per ridiventare bambino e poter ricominciare da capo. Ma è stato giusto, il mio cuore lo approva, gli occhi miei ne ridono. Ho dovuto provare la disperazione, ho dovuto abbassarmi fino al più stolto di tutti i pensieri, al pensiero del suicidio, per poter rivivere la grazia, per riapprendere l'Om, per poter di nuovo dormire tranquillo e risvegliarmi sereno. Ho dovuto essere un pazzo, per sentire di nuovo l'Atman. Ho dovuto peccare per poter rivivere. Dove può ancora condurmi il mio cammino? Stolto è questo cammino, va strisciando obliquamente, forse va in cerchio. Ma vada come vuole, io son contento di seguirlo.
Hermann Hesse (Siddhartha)
Desideravo un terremoto, un qualche cataclisma della natura che affondasse il faro nel mare. Volevo una metamorfosi, un mutamento in pesce, in leviatano, per ingoiare ogni cosa in un'immensa boccata. Volevo veder la città sepolta mille leghe nel cuore del mare. Volevo starmene in una caverna a leggere a lume di candela. Volevo quell'occhio estinto sì da avere un mutamento che mi permettesse di conoscere il mio corpo, i miei desideri. Volevo restar solo mille anni per riflettere su quel che avevo visto e sentito, e per dimenticare. Volevo qualcosa dalla terra che non fosse fattura d'uomo, qualcosa assolutamente staccato dall'umano di cui ero sazio. Volevo qualcosa di puramente terrestre e di assolutamente spoglio dell'idea. Volevo sentire il sangue scorrermi nelle vene, anche a rischio di annientamento. Volevo scrollare dal mio sistema la pietra e al luce. Volevo la buia fecondità della natura, io pozzo profondo dell'utero, il silenzio, o almeno le nere acque lambenti della morte. Volevo essere quella notte che illuminava l'occhio senza rimorso, una notte trapunta di stelle e di traccianti comete. Appartenere a una notte così terribilmente tacita, così totalmente incomprensibile ed eloquente al tempo stesso. Mai più parlare o ascoltare o pensare. Essere inglobato e racchiuso, e inglobare e racchiudere al tempo stesso. Non più pietà, non più tenerezza. Essere umano solo terrestramente, come una pianta o un verme o un ruscello. Essere decomposto, destituito di pietra o di luce, variabile come la molecola, durevole come l'atomo, spietato come la terra medesima.
Tropico del Capricorno, Henry Miller.
Pino bowed uncertainly and started to back away, which seemed to amuse Cardinal Schuster all the more. He said, “I thought you were interested in the lights?” Pino stopped. “Yes?” “They’re my idea,” Schuster said. “The blackout begins tonight. Only the Duomo will be lit from now on. I pray that the bomber pilots will see it and be so awed by its beauty that they choose to spare it. This magnificent church took almost five hundred years to build. It would be a tragedy to see it gone in a night.
Mark T. Sullivan (Beneath a Scarlet Sky)
She wanted to hear everything. What did Cass think of the great marble Duomo? Had she gone for Mass? Had she visited the Uffizi, one of the oldest art galleries in the world? What about the Boboli Gardens? Were they as lovely as everyone said? Cass didn’t have the heart to tell her aunt that between being attacked by dogs and having her blood drained in her sleep, she hadn’t had much time for sightseeing.
Fiona Paul (Belladonna (Secrets of the Eternal Rose, #2))
With its glass walls, you can enjoy the view even when it’s raining. It has a huge outdoor terrace with a panoramic view across the city, but the big draw is that you are up high, directly in front of the ‘cricket cage’ balustrade of Brunelleschi’s dome. Just between you and me, the Folco Portinari–Dante connection had me sold before I even arrived. It could have had a view of the men’s toilets and I still would have been thrilled, just because I love the Alighieri-Portinari story! (See Chapter 23: A Walk With Dante.) My first time here was with the city archivist I told you about in the chapter on the Duomo, so I associate this place with cool local 30-somethings with fascinating jobs in the city and endless stories about Florence, dating back to Julius Caesar. Caffeteria della Oblate is a little tricky to find, but that means the tourist crowd can’t find it either, so walking around in circles trying to get here is worth it. And of course, there’s that view… Address: Via dell’ Oriuolo, 26
Corinna Cooke (Glam Italia! 101 Fabulous Things To Do In Florence: Insider Secrets To The Renaissance City (Glam Italia! How To Travel Italy Book 3))
church. The Duomo’s copper doors
Susan Russo Anderson (Death of a Serpent (Serafina Florio, #1))
l'altro quello che sorge in piazza del Duomo, sulla fontana dell'Elefante; monumento singolare dove sono rappresentate o simboleggiate tre civiltà: la punica, dall'elefante che i Catanesi tolsero a stemma — come si vede fin da un suggello del conte di Paternò — per avere respinto gli assalti dei Cartaginesi, nonostante che la loro cavalleria fosse provveduta d'uno squadrone di questi spaventosi pachidermi; l'egizia, dall'obelisco che, o servisse di meta nel circo, o fosse invece qui trasportato al tempo delle Crociate, viene presumibilmente dalla terra dei Faraoni, e forse dalle cave di granito di Siene, e ne parla con i geroglifici che vi sono scolpiti; e da ultimo la cristiana, dal globo, dalle palme, dall'Epigrafe angelica e dalla croce che lo incoronano.
Federico De Roberto (Catania)
Si trovava in una fila di schiavi e davanti a lui c’era un bambino che lacrimava sangue. Il dolore per il piccolo era insopportabile e la paura lo faceva tremare. A pensarci bene neanche lui si sentiva meglio. Cosa ci faceva in quella fila di schiavi? Dove stava andando? La strada era in salita e con le catene ai piedi non riusciva a camminare come avrebbe voluto. La stanchezza in quel modo avrebbe preso il sopravento ancor prima di quanto avrebbe creduto. Non sapeva dove era diretto ma aveva come la sensazione che la morte sarebbe giunta presto. D’altronde in quella situazione non riusciva a immaginare diversamente. In lontananza notò un leggero movimento. Su un cavallo nero, alto il doppio del solito, si ergeva la figura di un cavaliere. Un cavaliere molto diverso da quelli che conosceva. Quello che più colpi Zack a prima vista fu l’elmo. Un elmo a forma di teschio i cui occhi però erano incisi come a sembrare fiamme ardenti. Nella sua schiena portava una spada. L’elsa dell’arma era molto elegante, seppur tetra. Si trattava di una stele di rosa il cui colore era ovvio immaginare fosse il nero. Una rosa nera. Come mai un simbolo simile? Il più bel fiore del paradiso trasformato nel più infame dei simboli. Il cavaliere camminava a passo d’uomo e lanciava occhiate a tutti gli schiavi. …quello sguardo…! C’era qualcosa di familiare in quello sguardo. Una luce che aveva visto da qualche altra parte ma non ricordava dove! Poi ad un tratto il cavaliere si fermò! Proprio di fronte a Zack. ...quegli occhi…
Giuseppe Gentili
A me interessavano di più le storie della chimica solitaria, inerme e appiedata, a misura d'uomo, che con poche eccezioni è stata la mia: ma è stata anche la chimica dei fondatori, che non lavoravano in équipe ma soli, in mezzo all'indifferenza del loro tempo, per lo più senza guadagno, e affrontavano la materia senza aiuti, col cervello e con le mani, con la ragione e la fantasia.
Primo Levi (The Periodic Table)
next? Kneeling in the pews of the Duomo, alone at night,
Allison Pataki (Finding Margaret Fuller)
Perfino l’amore tra l’uomo e la donna ha la saldatura profonda non nell’impeto della giovane età: la saldatura di quell’amore è in un’«altra» cosa, che si oggettiva nel bambino, nel figlio o, diciamo più genericamente, in un compito. Ma quando un figlio ci fosse, il compito che cos’è? È, più o meno confuso, più o meno nebuloso o consapevole, il destino del figlio, il suo cammino d’uomo; è questo senso che preme e detta l’atteggiamento di emozione reale, di impegno sicuro, di sentimento amoroso nella sua semplicità e nella sua totalità. Senza un’altra cosa che eccede il rapporto, il rapporto non starebbe. Occorre una ragione per il rapporto, e la ragione vera di un rapporto deve connetterlo con il tutto.
Luigi Giussani (Il senso religioso (Saggi) (Italian Edition))
L'uomo d'oggi è un frammento d'uomo. Manca di curiosità per tutto quello che non è il suo mestiere. Uno scienziato non sa né di storia né di poesia. Un poeta non ha curiosità per la fisica o per la chimica. Chi ha imparato un poco di qualche cosa, vuole subito servirsi di quei centesimi di scienza per guadagnare lire e marenghi. Una volta s'imparava per capire. Oggi s'impara per agire. Qui, sì, l'uomo s'è fatto macchina.
Ugo Ojetti (Sessanta)
«E che volete che venga a fare? Per vedere l'elefante di piazza del Duomo? Voialtri vi siete fitto in capo che questa sia una città, e non volete capire che invece è un miserabile paesuccio ignorato nel resto del mondo. Donn'Isabella, dite voi: quando mai l'avete udito nominare, fuori?...»
Federico De Roberto (I Vicerè)
Saliva dalla via un rumore come d'alveare, tanta era la folla, e il campanone del Duomo coi suoi rintocchi lenti e gravi pareva batter la solfa alle campane della badia, della Collegiata e dei Minoriti: «Viva Sant'Agata!...» Tutte le signore s'inginocchiarono; Teresa, prostrata, col capo basso, gli occhi fissi alla Santa, si fece il segno della croce. Cominciava lo sparo dei fuochi d'artificio pagati dal principe; in mezzo al fumo che pareva quello d'una battaglia lampeggiavano i colpi rapidi e frequenti come le scariche di un reggimento; le grida di viva si perdevano in mezzo al fragore degli scoppi e solo vedevansi sul mar delle teste sventolare i fazzoletti come sciami di colombe impazzate.
Federico De Roberto (I Vicerè)
distribución de ejemplares de este libro
Wilbur Smith (Como el mar (Novela (Duomo)))
You know, I’ve never understood that. How being named for a woman’s nethers is somehow more grievous than any other insult. Seems to me calling someone after a man’s privates is worse. I mean, what do you picture when you hear a fellow called a cock?” Tric shrugged, befuddled at the strange turn in conversation. “You imagine an oaf, don’t you?” Mia continued. “Someone so full of wank there’s no room for wits. A slow-minded bastard who struts about full of spunk and piss, completely ignorant of how he looks to others.” An exhalation of clove-sweet grey into the air between them. “Cock is just another word for ‘fool’. But you call someone a cunt, well …” The girl smiled. “You’re implying a sense of malice there. An intent. Malevolent and self-aware. Don’t think I name Consul Scaeva a cunt to gift him insult. Cunts have brains, Don Tric. Cunts have teeth. Someone calls you a cunt, you take it as a compliment. As a sign that folk believe you’re not to be lightly fucked with.” A shrug. “I think they call that irony.” Mia sniffed, staring at the wastes laid out below them. “Truth is, there’s no difference between your nethers and mine. Aside from the obvious, of course. But one doesn’t carry any more weight than the other. Why should what’s between my legs be considered any smarter or stupider, any worse or better? It’s all just meat, Don Tric. In the end, it’s all just food for worms. Just like Duomo, Remus, and Scaeva will be.” One last drag, long and deep, as if drawing the very life from her smoke. “But I’d still rather be called a cunt than a cock any turn.” The girl sighed grey, crushed her cigarillo out with her boot heel. Spat into the wind. And just like that, young Tric was in love.
Jay Kristoff (Nevernight (The Nevernight Chronicle, #1))
You know, I’ve never understood that. How being named for a woman’s nethers is somehow more grievous than any other insult. Seems to me calling someone after a man’s privates is worse. I mean, what do you picture when you hear a fellow called a cock?’’ Tric shrugged, befuddled at the strange turn in conversation. ‘‘You imagine an oaf, don’t you?’’ Mia continued. ‘‘Someone so full of wank there’s no room for wits. A slow-minded bastard who struts about full of spunk and piss, completely ignorant of how he looks to others.’’ An exhalation of clove-sweet grey into the air between them. ‘‘Cock is just another word for ‘fool’. But you call someone a cunt, well …’’ The girl smiled. ‘‘You’re implying a sense of malice there. An intent. Malevolent and self-aware. Don’t think I name Consul Scaeva a cunt to gift him insult. Cunts have brains, Don Tric. Cunts have teeth. Someone calls you a cunt, you take it as a compliment. As a sign that folk believe you’re not to be lightly fucked with.’’ A shrug. ‘‘I think they call that irony.’’ Mia sniffed, staring at the wastes laid out below them. ‘‘Truth is, there’s no difference between your nethers and mine. Aside from the obvious, of course. But one doesn’t carry any more weight than the other. Why should what’s between my legs be considered any smarter or stupider, any worse or better? It’s all just meat, Don Tric. In the end, it’s all just food for worms. Just like Duomo, Remus, and Scaeva will be.’’ One last drag, long and deep, as if drawing the very life from her smoke. ‘‘But I’d still rather be called a cunt than a cock any turn.’’ The girl sighed grey, crushed her cigarillo out with her boot heel. Spat into the wind. And just like that, young Tric was in love.
Jay Kristoff (Nevernight (The Nevernight Chronicle, #1))
to the end: four fat oxen having their arses wiped and in general being tidied up to serve god under my window with stoles of Imperial purple with tassels, and grooms before the carroccio on which carroch six lion heads to receive the wax offering Thus arrive the gold eagles, the banners of the contrade, and boxes of candles ‘Mn-YAWWH!!!’ Said the left front ox, suddenly, ‘pnAWH!’ as they tied on his red front band, St George, two hokey-pokey stands and the unicorn ‘Nicchio! Nicch-iO-né!!’ The kallipygous Sienese females get that way from the salite that is from continual plugging up hill One box marked ‘200 LIRE’ ‘laudate pueri’ alias serve God with candles with the Palio and 17 banners and when six men had hoisted up the big candle a bit askew in the carroch and the fore ox had been finally arse-wiped they set off toward the Duomo, time consumed 1 hour and 17 minutes.
Ezra Pound (The Cantos)
«Jack, all'inizio...» sussurrò piano, «... forse qualche settimana fa, mi sarei accontentato di una stronzata del genere da parte tua. Diavolo, quando abbiamo cominciato, praticamente ti avevo in pugno. Ti ho comprato. Ho pagato per averti. Nella mia mente eri solo un'altra pedina da utilizzare nel grande gioco degli Hayes per ottenere ciò che volevo.» Frustrato, chinò il capo, passandosi una mano sul volto. Come spiegare a Jack quanto fosse cambiato, dannazione? «Tu non significavi nulla per me. E Beth...» S'interruppe, ben sapendo di dover essere del tutto sincero sulla questione, se voleva che Jack si fidasse delle sue parole. «... neanche Beth significava nulla per me. Quando Steve mi raccontò cosa le era accaduto, decisi di sfruttare la cosa per fottere la mia famiglia, e per farlo avrei usato te.» S'interruppe di nuovo. Era dura essere onesto, considerato che significava aprirsi a quel modo. «Non so se riuscirò mai a perdonarti per questo,» mormorò Jack a mezza bocca, e Riley sentì il suo stomaco contrarsi e il cuore spezzarsi. «Però io non sono così, Jack. Quello non è il vero me. Non voglio far male a nessuno. Non sono il tipo d'uomo che compra la gente. Non sono come loro. Ma... non mi aspetto che tu mi creda sulla parola.» Si strinse le ginocchia al petto, avvolgendole con le braccia e poggiandovi il mento. Era una delle conversazioni più difficili che avesse mai avuto. «Se l'unico modo che avevo di batterli era stare al loro gioco, allora, dannazione, sapevo di poterci riuscire. Perciò in quel momento, quando ti avvicinai per la prima volta, non avevo intenzione di aiutare Beth o d'innamorarmi di te. Eri solo merce, qualcosa che avrei potuto sfruttare a mio vantaggio.» Jack lo guardò di sottecchi. Evidentemente, aveva captato un paio di cose nelle sue parole. «Hai tradito la fiducia di Steve. Era tuo amico.» «Il mio unico, vero amico, a parte Eden,» sospirò Riley, tristemente. «E, sì, anche lui era solo un'altra pedina. Un giorno forse mi perdonerà, ma non me lo aspetto. Non è venuto a farmi visita in ospedale, era lì solo perché Beth aveva bisogno di lui.» «Non ti distrugge che il tuo unico amico ti odii per ciò che hai fatto?» Riley lo fulminò con lo sguardo. Che cosa pretendeva? «Vuoi che me ne stia qui seduto a piangere, per dimostrare quanto mi fa male? Perché, se basta questo a convincerti, lo faccio. Potrei mostrarti quanto la cosa mi divori dall'interno, anche subito, ma non posso permettermelo. Se cominciassi a tirare fuori i miei veri sentimenti, sento che mi ucciderebbero.» Jack annuì. «Quindi è così che è cominciata,» lo esortò a continuare, offrendogli un po' di silenzio da riempire. «Ma poi qualcosa è cambiato. Non so quando o come. Vorrei tanto poter tornare indietro e toccarlo, tenere stretto il minuto esatto in cui il vero Riley ha cominciato a venire alla luce. Forse è stato quando ho visto Beth così palesemente incinta, così pallida, oppure quando Steve mi ha tirato un cazzotto dicendo che mi odiava. O forse è successo proprio ora, quando ti ho ferito senza riflettere. Non lo so. So solo che quello che c'è tra noi, comunque tu lo voglia etichettare e per quanto potrà durare, è reale.»
R.J. Scott (The Heart of Texas (Texas, #1))
vide quella gran macchina del duomo sola sul piano, come se, non di mezzo a una città, ma sorgesse in un deserto; e fermò su due piedi, dimenticando tutti i suoi guai, a contemplare anche da lontano quell'ottava maraviglia, di cui aveva tanto sentito parlare fin da bambino.
Alessandro Manzoni (I Promessi Sposi (1827))