Dino Buzzati Quotes

We've searched our database for all the quotes and captions related to Dino Buzzati. Here they are! All 100 of them:

What a terrible mistake, thought Drogo, perhaps everything is like that — we think there are beings like ourselves around us and instead there is nothing but ice and stones speaking a strange language; we are on the point of greeting a friend but our arm falls inert, the smile dies away because we are completely alone.
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
It was at this period that Drogo realised how far apart men are whatever their affection for each other, that if you suffer the pain is yours and yours alone, no one else can take upon himself the least part of it; that if you suffer it does not mean that others feel pain even though their love is great: hence the loneliness of life.
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
Nel sogno c'è sempre qualcosa di assurdo e confuso, non ci si libera mai della vaga sensazione ch'è tutto falso, che un bel momento ci si dovrà svegliare.
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
Difficile è credere in una cosa quando si è soli, e non se ne può parlare con alcuno. Proprio in quel tempo Drogo si accorse come gli uomini, per quanto possano volersi bene, rimangano sempre lontani; che se uno soffre, il dolore è completamente suo, nessun altro può prenderne su di sé una minima parte; che se uno soffre, gli altri per questo non sentono male, anche se l'amore è grande, e questo provoca la solitudine della vita.
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
Everything goes by — men, the seasons, the clouds, and there is no use clinging to the stones, no use fighting it out on some rock in midstream; the tired fingers open, the arms fall back inertly and you are still dragged into the river, the river which seems to flow so slowly yet never stops.
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
Il tempo intanto correva, il suo battito silenzioso scandisce sempre più precipitoso la vita, non ci si può fermare neanche un attimo, neppure per un'occhiata indietro. "Ferma, ferma!" si vorrebbe gridare, ma si capisce ch'è inutile. Tutto quanto fugge via, gli uomini, le stagioni, le nubi; e non serve aggrapparsi alle pietre, resistere in cima a qualche scoglio, le dita stanche si aprono, le braccia si afflosciano inerti, si è trascinati ancora nel fiume, che pare lento ma non si ferma mai.
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
But at a certain point we turn round, almost instinctively, and see that a gate has been bolted behind us, barring our way back (...) Then we understand that time is passing and that one day or another the road must come to an end.
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
Because it may be fine to die in the open, with one’s body still young and healthy amidst the triumphant echoes of the bugles; but it is a sadder fate to die of wounds in a hospital ward after long sufferings, and it is more melancholy still to meet one’s end in one’s bed at home in the midst of fond laments, dim lights and medicine bottles. But nothing is more difficult than to die in some strange, indifferent spot, in the characterless bed of an inn, to die there old and worn and leave no one behind in the world.
Dino Buzzati (The Tartar Steppe (Canons Book 90))
Ogni vero dolore viene scritto su lastre di una sostanza misteriosa al paragone della quale il granito è burro.
Dino Buzzati (La boutique del mistero)
Muhakkak farklı birşeyler olagelmeli,öyle bir şey ki insan:Artık sonuna gelmiş olsam bile beklemeye değmiş diyebilmeli.
Dino Buzzati
A una certa età tutti voi, uomini, cambiate. Non rimane più niente di quello che eravate da piccoli. Diventate irriconoscibili. Anche tu colonnello, un giorno, dovevi essere diverso...
Dino Buzzati
Così una pagina lentamente si volta, si distende dalla parte opposta, aggiungendosi alle altre già finite, per ora è solamente uno strato sottile, quelle che rimangono da leggere sono in confronto un mucchio inesauribile. Ma è pur sempre un'altra pagina consumata, signor tenente, una porzione di vita.
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
Twenty-two months are a long time and a lot of things can happen in them- there is time for new families to be formed, for babies to be born and even begin to talk, for a great house to rise where once there was only a field, for a beautiful woman to grow old and no one desire her any more, for an illness- for a long illness- to ripen (yet men live on heedlessly), to consume the body slowly, to recede for short periods as if cured, to take hold again more deeply and drain away the last hopes; there is time for a man to die and be buried, for his son to be able to laugh again and in the evening take the girls down the avenues and past the cemetery gates without a thought. But it seemed as if Drogo’s existence had come to a halt. The same day, the same things, had repeated themselves hundreds of times without taking a step forward. The river of time flowed over the Fort, crumbled the walls, swept down dust and fragments of stone, wore away the stairs and the chain, but over Drogo it passed in vain- it had not yet succeeded in catching him, bearing him with it as it flowed.
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
Mari sunt satisfacţiile unei vieţi laborioase, aşezate şi liniştite, dar şi mai mare este atracţia abisului.
Dino Buzzati
Щяха да са ѝ достатъчни две думи преди вечеря (аз, седнал на диванчето, тя – легнала в леглото), някои и друга дреболия за живота ми и за работата.
Dino Buzzati (Le K)
...всичко е блаженство и утре пак ще е блаженство, същото, както и вдругиден, и в деня след него, блаженство до гуша, до безкрай, и така - во веки веков. Ох.
Dino Buzzati (Le K)
L'amore? È una maledizione che piomba addosso e resistere è impossibile.
Dino Buzzati (Un amore)
Защото животните, неподвластни на тази зла участ, самотата, са способни да си играят без компания, но човекът не може и ако се опита да го направи, скоро се натъжава дори повече.
Dino Buzzati (Le K)
Аз съм адвокат, художник, счетоводител или нещо подобно, общо взето – човек.
Dino Buzzati (Le K)
…каква напаст беше Коледа!
Dino Buzzati (Le K)
Facevo due tre passi nel corridoio e mi raggiungeva la temuta voce: "Dino". Tornavo indietro. "Ci sei a colazione?" "Sì." "E a pranzo?" "E a pranzo?" Dio mio, quanto innocente e grande e nello stesso tempo piccolo desiderio c'era nella domanda. Non chiedeva, non pretendeva, domandava soltanto un'informazione. Ma io avevo appuntamenti cretini, avevo ragazze che non mi volevano bene e in fondo se ne fregavano altamente di me, e l'idea di tornare alle otto e mezzo nella casa triste, avvelenata dalla vecchiaia e dalla malattia, già contaminata dalla morte, mi repelleva addirittura, perché non si deve avere il coraggio di confessare queste orribili cose quando sono vere? "Non so" allora rispondevo "telefonerò". E io sapevo che avrei telefonato di no. E lei subito capiva che io avrei telefonato di no e nel suo "Ciao" c'era uno sconforto grandissimo. Ma io ero il figlio, egoista come sanno esserlo soltanto i figli.
Dino Buzzati (La boutique del mistero)
Ma l'incontro con la Laide gli aveva lasciato uno strano turbamento. Forse anche per il ricordo della tipa incontrata in corso Garibaldi. Come se qualcosa lo avesse toccato dentro. Come se quella ragazza fosse diversa dalle solite. Come se fra loro due dovessero succedere molte altre cose. Come se lui ne fosse uscito differente. Come se Laide incarnasse nel modo più perfetto e intenso il mondo avventuroso e proibito. Come se ci fosse stata una predestinazione. Come quando uno, senza alcun particolare sintomo, ha la sensazione di stare per ammalarsi, ma non sa di che cosa né il motivo. Come quando si ode dabbasso il cigolio del cancello e la casa è immensa, ci abitano centinaia di famiglie e all'ingresso è un continuo andirivieni eppure all'improvviso si sa che ad aprire il cancello è stata una persona la quale viene a cercarci.
Dino Buzzati (Un amore)
E la sera, dalla mia stanza di bambina, guardo I lumi della città sul mare. E certe volte ho l’impressione di essere ancora quella di una volta, e che gli anni non siano mai passati. E penso : laggiù è la vera vita, laggiù il mondo, l’avventura, il sogno ! E fantastico un giorno o l’altro di partire. Lo vede dunque che non è mai finita ?
Dino Buzzati
Dio mio possibile che non riuscisse a pensare ad altro? la mente era fissa lì, sempre sullo stesso argomento tormentoso, e all'altezza del palazzo di Brera lo prese lo sgomento perché in questo preciso istante ha capito di essere completamente infelice senza nessuna possiblità di rimedio, una cosa assurda e idiota, tuttavia così vera e intensa che non trovava più requie.
Dino Buzzati (Un amore)
Ho detto il Natale più bello che ricordo. Perché bello non significa soltanto bello ma può significare anche terribile e profondo. Anzi. Le più grandi bellezze, in questo mondo, forse stanno proprio qui. Nel dolore, nel rimpianto di ciò che è stato e non sarà più, nella nostra solitudine, della quale noi in genere non ci accorgiamo, o preferiamo non pensarci. Ma verrà il giorno.
Dino Buzzati (Il panettone non bastò)
Solo adesso, finalmente, si rendeva conto del segreto. Un segreto molto semplice: l’amore. Tutto ciò che ci affascina del mondo inanimato, i boschi, le pianure, i fiumi, le montagne, le valli, le steppe, di più, di più, le città, i palazzi, le pietre, di più, il cielo, i tramonti, le tempeste, di più, la neve, di più, la notte, le stelle, il vento, tutte queste cose, di per sé vuote e indifferenti, si caricano di significato umano perché, senza che noi lo sospettiamo, contengono un presentimento d’amore.
Dino Buzzati
But why was the room suddenly becoming so dark? It was the middle of the afternoon. With a supreme effort Giuseppe Corte, who felt himself paralyzed with a strange lethargy, looked at the clock on the nightstand beside the bed. It was 3:30. He turned his head in the other direction and saw that the shutters, in obedience to some mysterious command, were closing slowly, blocking the passage of light.
Dino Buzzati (Sessanta racconti)
Выходит, пел не солдат, не человек, способный чувствовать холод, наказание, любовь; пели враждебные ему горы. Какая обидная ошибка, подумал Дрого, может, и в жизни все вот так: мы считаем, что вокруг нас люди, такие же, как мы, но вместо них только холод, только камни, с их непонятным языком. Хочешь пожать руку друга, но твоя протянутая рука безвольно опускается и улыбка гаснет: оказывается, рядом – никого и ты так одинок.
Dino Buzzati (Il deserto dei Tartari)
Автомобилът! Не малката кола за ежедневна употреба, която е достатъчно криво-ляво да се придвижва, а породистото превозно средство като символ на успеха, утвърждаване на личността, превес над света, придатък към Аз-а, средство за авантюри, накратко: емблема на стандартните форми на щастие в наши дни.
Dino Buzzati (Le K)
..henüz genç ve sağlıklı bir bedene sahipken,zafer borularının öttüğü anda ölmek güzel olabilir; ama bir hastane koğuşunda uzun uzun acı çektikten sonra ölmek daha kötüdür herhalde, evde, sevgi dolu inlemeler, hafif ışıklar ve ilaç şişeleri arasında ölmek daha melankoliktir. ama bilinmeyen, yabancı bir diyarda, sıradan bir han odasında, yaşlı ve çirkinleşmiş bir biçimde, dünyada, arkada hiç kimsenin kalmadığını bilerek ölmek kadar zor hiç bir şey olamazdı.
Dino Buzzati
Ona "Dikkat et Giovanni Drogo!" diyecek hiç kimse yoktu.Gençliğinin solmaya başlamış olmasına rağmen ,inatçı bir yanılsama sonucu ,yaşam bitmek bilmezmiş gibi görünüyordu gözüne.Ama Drogo,zamanın ne olduğundan habersizdi.Önünde tanrılar gibi,yüzlerce gençlik yılı olsa dahi,ona düşen pay hep küçücük olacaktı.
Dino Buzzati
Sì certo, complessivamente una storia ridicola, una vicenda come tante, banale, storta, comica, meschina. Era tanto semplice capirlo, non poteva che finire così, su, coraggio, buonanotte, a domani, non ne vorrà fare una tragedia spero, raddrizzi il nodo della cravatta piuttosto. Una doverosa risata. Buonanotte.
Dino Buzzati (Un amore)
C'è, nel motivo popolaresco della musica, semplice come uno stecco eppure carico di secoli, qualcosa che precisamente diceva addio, con potenza d'amore per quello che fu e mai ritornerà e nello stesso tempo un confuso presentimento di cose che un giorno verranno, forse, perché la musica vera è tutta qui nel rimpianto del passato e nella speranza del domani, la quale è altrettanto dolorosa. Poi c'è la disperazione dell'oggi, fatta dell'uno e dell'altra. E fuori di qui altra poesia non esiste.
Dino Buzzati (Un amore)
Del resto, questa forse è la notte famosa in cui tu finirai di essere bambino. Non so se qualcuno te l'ha detto. Di questa notte i più non si accorgono, non sospettano nemmeno che esista, eppure è una netta barriera che si chiude d'improvviso. Capita di solito nel sonno. Sì, può darsi che sia la tua volta. Tu domani sarai molto più forte, domani comincerà per te una nuova vita, ma non capirai più molte cose: non li capirai più, quando parlano, gli alberi, né gli uccelli, né i fiumi, né i venti. Anche se io rimanessi, non potresti, di quello che dico, intendere più una parola. Udresti sì la mia voce, ma ti sembrerebbe un insignificante fruscio, rideresti anzi di queste cose.
Dino Buzzati (Il segreto del Bosco Vecchio)
Demek ki yaşam bir tür şakaydı: kibrinden, girdiği bir iddia yüzünden her şeyi yitirmişti.
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
Бях готов да продължа цялата вечер и нощ, докато не натрупам милиарди. Но по някое време силите ме напуснаха.
Dino Buzzati (Le K)
Ilude-se com uma gloriosa desforra a longo prazo, acredita possuir ainda uma imensidão de tempo disponível,
Dino Buzzati (O deserto dos tártaros)
Детето застина втрещено, а по личицето му се изписа такова дълбоко страдание, че небето по цялата Земя започна да помръква.
Dino Buzzati (Le K)
... Прокара ръка по вече прошарените си коси. - Кога съм успял да напиша подобни глупости? И коя беше тази Орнела? 50. "Любовно писмо
Dino Buzzati (Sessanta racconti)
Енрико Роко, 31-годишен, управител на търговска фирма, влюбен, се затвори в кабинета си ..." 50. "Любовно писмо
Dino Buzzati (Sessanta racconti)
…il tempo è fuggito tanto velocemente che l’animo non è riuscito ad invecchiare.
Dino Buzzati
Le storie che si scriveranno, i quadri che dipingeranno, le musiche che si comporranno, le stolte pazze e incomprensibili cose che tu dici, saranno pur sempre la punta massima dell'uomo, la sua autentica bandiera [...] quelle idiozie che tu dici saranno ancora la cosa che più ci distingue dalle bestie, non importa se supremamente inutili, forse anzi proprio per questo. Più ancora dell'atomica, dello sputnik, dei razzi intersiderali. E il giorno in cui quelle idiozie non si faranno più, gli uomini saranno diventati dei nudi miserabili vermi come ai tempi delle caverne.
Dino Buzzati (Le K)
And yet the winds of time were blowing; heedless of mankind they blew to and fro in the world preying upon beauty; and no one could escape them, not even children so newly born as to be still unnamed.
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
Fino allora egli era avanzato per la spensierata età della prima giovinezza, una strada che da bambini sembra infinita, dove gli anni scorrono lenti e con passo lieve, così che nessuno nota la loro partenza. Si cammina placidamente, guardandosi con curiosità attorno, non c'è proprio bisogno di affrettarsi, nessuno preme dietro e nessuno ci aspetta, anche i compagni procedono senza pensieri, fermandosi spesso a scherzare. Dalle case, sulle porte, la gente grande saluta benigna, e fa cenno indicando l'orizzonte con sorrisi di intesa; così il cuore comincia a battere per eroici e teneri desideri, si assapora la vigilia delle cose meravigliose che si attendono più avanti; ancora non si vedono, no, ma è certo, assolutamente certo che un giorno ci arriveremo. Ancora molto? No, basta attraversare quel fiume laggiù in fondo, oltrepassare quelle verdi colline. O non si è per caso già arrivati? Non sono forse questi alberi, questi prati, questa bianca casa quello che cercavamo? Per qualche istante si ha l'impressione di sì e ci si vorrebbe fermare. Poi si sente dire che il meglio è più avanti e si riprende senza affanno la strada. Così continua il cammino in un'attesa fiduciosa e le giornate sono lunghe e tranquille, il sole risplende alto nel cielo e sembra non abbia mai voglia di calare al tramonto. Ma a un certo punto, quasi istintivamente, ci si volta indietro e si vede che un cancello è stato sprangato alle spalle nostre, chiudendo la via del ritorno. Allora si sente che qualcosa è cambiato, il sole non sembra più immobile ma si sposta rapidamente, ahimè, non si fa in tempo a fissarlo che già precipita verso il confine dell'orizzonte, ci si accorge che le nubi non ristagnano più nei golfi azzurri del cielo ma fuggono accavallandosi l'una all'altra, tanto è il loro affanno; si capisce che il tempo passa e che la strada un giorno dovrà pur finire. Chiudono a un certo punto alla nostre spalle un pesante cancello, lo rinserrano con velocità fulminea e non si fa in tempo a tornare.
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
Ma una decisione bisognava pur prenderla, e ciò gli dispiaceva. Egli avrebbe preferito continuare l'attesa, rimanere assolutamente immobile, quasi a provocare il destino affinché si scatenasse davvero.
Dino Buzzati (Il deserto dei Tartari)
Drogo s’aperçut à quel point les hommes restent toujours séparés l'un de l'autre, malgré l'affection qu'ils peuvent se porter ; il s'aperçut que, si quelqu'un souffre, sa douleur lui appartient en propre, nul ne peut l'en décharger si légèrement que ce soit ; il s'aperçut que, si quelqu'un souffre, autrui ne souffre pas pour cela, même si son amour est grand, et c'est cela qui fait la solitude de la vie.
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
D'improvviso si rende conto di quello che forse sapeva già ma finora non ha mai voluto crederci. Come chi da tempo avverte i sintomi inconfondibili di un male orrendo ma ostinatamente riesce a interpretarli in modo da poter continuare la vita come prima ma viene il momento che, per la violenza del dolore, egli si arrende e la verità gli appare dinanzi limpida e atroce e allora tutto della vita repentinamente cambia senso e le cose più care si allontanano diventando straniere, vacue e repulsive, e inutilmente l'uomo cerca intorno qualcosa a cui attaccarsi per sperare, egli è completamente disarmato e solo, nulla esiste oltre la malattia che lo divora, è qui se mai l'unico suo scampo, di riuscire a liberarsi, oppure di sopportarla almeno, di tenerla a bada, di resistere fino a che l'infezione col tempo esaurisca il suo furore.
Dino Buzzati (Un amore)
The page is slowly turned, falls over to join the others, the ones already finished. It is still only a thin layer. Those still to be read are inexhaustible in comparison. But it is always another page finished, a portion of your life.
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
Di colpo egli capì ciò che dicevano, capì il significato del mondo visibile allorché esso ci fa restare stupefatti e diciamo "che bello" e qualcosa di grande entra nell'animo nostro. Tutta la vita era vissuto senza sospettarne la causa. Tante volte era rimasto in ammirazione dinanzi a un paesaggio, a un monumento, a una piazza, a uno scorcio di strada, a un giardino, a un interno di chiesa, a una rupe, a un viottolo, a un deserto. Solo adesso, finalmente, si rendeva conto del segreto. Un segreto molto semplice: l'amore. Tutto ciò che ci affascina nel mondo inanimato, i boschi, le pianure, i fiumi, le montagne, i mari, le valli, le steppe, di più, di più, le città, i palazzi, le pietre, di più, il cielo, i tramonti, le tempeste, di più, la neve, di più, la notte, le stelle, il vento, tutte queste cose, di per sé vuote e indifferenti, si caricano di significato umano perché, senza che noi lo sospettiamo, contengono un presentimento d'amore.
Dino Buzzati (Un amore)
- [...] Я кажи още нещо, но искрено, моля те. Като влезеш в някоя книжарница и видиш... - И видя стените покрити до тавана с книги от всякакъв тип, хиляди томове, всички публикувани през последните няколко месеца... Това ли имаш предвид? И се сетя, че и аз самият пиша нова книга, и ми потънат гемиите... все едно съм пристигнал на огромен пазар, където с километри се точат гигантски камари от плодове и зеленчуци, за да се опитам да пробутам някакво смотано картофче, това ли имаш предвид? - Именно...
Dino Buzzati (Le K)
Dormire, dormire; ecco l'unica tregua. Ma poi al risveglio, svaniti gli ultimi brandelli del sogno in corso, quel senso di angoscia, di condanna. Il pensiero cerca subito intorno: perché? perché? Lei! E allora il cuore prende a battere, il cervello si riempie di quel pensiero ossessionante, fisso, profondo, che invade tutta la coscienza e la chiude senza lasciare scampo. A qualsiasi cosa pensi, o meglio cerchi di pensare, c'è sempre lei di mezzo, che sbarra la strada. Egli si dice: è assurdo, non vale la pena, non merita, sì sì, tutti ottimi argomenti. Ma il giorno che rinunciasse, che non insistesse più, che trasformasse l'ansia in dolore cocente, quel giorno che cosa gli resterebbe? Il vuoto, la solitudine, la prospettiva di un futuro sempre più squallido e morto. Dio, aiutami!
Dino Buzzati (Un amore)
چه اشتباه غم‌انگیزی! چه بسا احساس‌های ما همه همین‌گونه باشند. خود را میان موجوداتی شبیه به خود می‌پنداریم، اما جز یخبندان و سنگستانی که به زبانی برای ما نامفهوم سخن می‌گویند چیزی در اطراف‌مان نیست. می‌خواهیم به دوستی درود بگوییم و دست پیش می‌بریم که دستی را بفشاریم، اما دست به لختی فرو می‌افتد. لبخند بر لب‌مان می‌خشکد زیرا در می‌یابیم که دوستی نیست و کاملا تنهاییم.‏
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
Защото дивна е властта на пустините на Ориента, направени от камъни, пясък и слънце, където дори най-тесногръдият ще проумее собствената си нищожност на фона на необятното Творение и бездните на Вечността, но още по-могъща е пустинята на градовете, направени от тълпи, врява, колела, асфалт, електрически светлини и часовници, които вървят заедно и произнасят в хор една и съща присъда.
Dino Buzzati (Le K)
В града, където живея, разправят, че едно време да караш кола било простичко. Пешеходците се отдръпвали, велосипедите минавали встрани, улиците били почти празни, само тук-таме се зеленеели купчинките, оставени от конете. Можело да спираш където си щеш, дори по средата на площадите, и единствените затруднения възниквали поради богатия избор. Така разказват старците с тъжни усмивки, натежали от спомени. ... Днес обаче, скъпи приятели, животът е сражение. Градът е направен от асфалт и желязо, целият в остри ръбове, които стърчат застрашително и казват: тук не, тук не. Железни трябва да сме и ние, за да го обитаваме, а в тялото си да имаме не нежни, топли вътрешности, а бетонни блокове и неодялан камък с тегло кило и половина на мястото на така нареченото ни сърце (този смехотворен демодиран инструмент).
Dino Buzzati (Sessanta racconti)
Tante volte era rimasto in ammirazione di fronte a un paesaggio, a un monumento, a una piazza, a uno scorcio di strada, a un giardino, a un interno di chiesa, a una rupe, a un viottolo, a un deserto. Solo adesso, finalmente, si rendeva conto del segreto. Un segreto molto semplice: l'amore. Tutto ciò che ci affascina nel mondo inanimato, i boschi, le pianure, i fiumi, le montagne, i mari, le valli, le steppe, di più, di più, le città, i palazzi, le pietre, di più, il cielo, i tramonti, le tempeste, di più, la neve, di più, la notte, le stelle, il vento, tutte queste cose, di per sé vuote e indifferenti, si caricano di significato umano perché, senza che noi lo sospettiamo, contengono un presentimento d'amore. Quanto era stato stupido a non essersene mai accorto finora. Che interesse avrebbe una scogliera, una foresta, un rudere se non vi fosse implicata una attesa? E attesa di che se non di lei, della creatura che ci potrebbe fare felici? Che senso avrebbe la valle romantica tutta rupi e scorci misteriosi se il pensiero non potesse condurci lei in una passeggiata del tramonto tra flebili richiami di uccelli? Che senso la muraglia degli antichi faraoni se nell'ombra dello speco non potessimo fantasticare di un incontro? E l'angolo del borgo fiammingo che ci potrebbe importare o il caffè del 'boulevard' o il 'suk' di Damasco se non si potesse supporre che anche lei un giorno vi passerà, impigliandovi un lembo di vita? E l'erma cappelletta al bivio col suo lumino, perché avrebbe tanto patos se non vi fosse nascosta un'allusione? E a che cosa allusione se non a lei, alla creatura che ci potrebbe fare felici? [...] Le torri antiche, le nuvole, le cateratte, le enigmatiche tombe, il singhiozzo della risacca sullo scoglio, il piegarsi dei rami alla tempesta, la solitudine dei greti nel pomeriggio, tutto è un'indicazione precisa a lei, la donna nostra che ci incenerirà. Ogni cosa del mondo congiurando con le altre cose del mondo in complotto sapientissimo per promuovere la perpetuazione della specie. Era una intuizione così bella e geniale che in altre circostanze egli ne avrebbe avuto soddisfazione. Ma, proprio per la sua esattezza, oggi a lui procurava solamente dolore. L'espressione degli alberi fuggenti corrispondeva infatti alla condizione del suo amore; il quale era stolto e disperato. Egli correva in direzione di lei benché sapesse che laggiù lo aspettavano soltanto nuovi affanni, umiliazioni e lacrime. Ma lui correva a perdifiato ugualmente, il piede premuto con tutta la forza sul pedale, per la paura di perdere un minuto.
Dino Buzzati (Un amore)
Difficile è credere in una cosa quando si è soli, e non se ne può parlare con alcuno. Proprio in quel tempo Drogo si accorse come gli uomini, per quanto possano volersi bene, rimangono sempre lontani; che se uno soffre il dolore è completamente suo, nessun altro può prenderne su di sé una minima parte; che se uno soffre, gli altri per questo non sentono male, anche se l'amore è grande, e questo provoca la solitudine della vita.
Dino Buzzati
Perché meravigliosa è la forza dei deserti d'Oriente fatti di pietre, di sabbia e di sole, dove anche l'uomo più gretto capisce la propria pochezza di fronte alla vastità del creato e agli abissi dell'eternità, ma ancora più potente è il deserto delle città fatto di moltitudine, di strepiti, di ruote, di asfalto, di luci elettriche, e di orologi che vanno tutti insieme e pronunciano tutti nello stesso istante la medesima condanna. (L'umiltà)
Dino Buzzati (La boutique del mistero)
— Şi totuşi ce? albi zâmbetul oblic al lui Schiassi. — Şi totuşi, spusei, chiar şi când nu va mai fi nici un singur om care să citească poveştile pe care le scriem, bine sau rău, când expoziţiile de artă vor rămâne pustii şi compozitorii îşi vor cânta creaţiile lor înaintea şirurilor de scaune goale, lucrurile pe care le vom face, nu spun eu, cei care au meseria mea.:. — Hai, hai, curaj, împungea sarcastic amicul meu. — Da, poveştile care se vor scrie, tablourile care se vor picta, bucăţile muzicale care se vor compune, tâmpitele ticnitele confuzele şi inutilele lucruri de care spui, vor fi totuşi mereu culmea cea mai înaltă a omului, flamura sa adevărată. — Mă înspăimânţi, exclamă Schiassi. Dar, nici măcar eu nu ştiu cum, eram incapabil să mă opresc. Eram cuprins de o mânie fără margini; şi-mi năvălea din piept, şi nu izbuteam s-o reţin. — Da, spusei, idioţeniile alea despre care spui vor fi tot ceea ce ne deosebeşte mai mult de animale, indiferent dacă sunt cu totul şi cu totul inutile, ba poate tocmai pentru asta. Mai mult chiar decât atomica, decât sputnicele şi decât rachetele intersiderale. Şi în ziua în care idioţeniile acelea nu se vor mai face, oamenii vor fi devenit nişte viermi nenorociţi ca în timpul cavernelor. Căci diferenţa dintre un furnicar de termite sau un dig de castori şi miracolele tehnicii moderne e o diferenţă minoră, un lucru de nimic faţă de cea care deosebeşte acelaşi furnicar de... de... —De o poezie ermetică de zece versuri, poate? sugeră cu răutate Schiassi. — Desigur, faţă de o poezie, chiar dacă aparent este indescifrabilă, chiar şi de numai cinci versuri. Ar ajunge încercarea de-a o scrie, chiar dacă eşuează... poate greşesc, dar numai în direcţia asta există pentru noi unica scăpare. Şi dacă... Aici Schiassi se abandonă într-un superb şi nesfârşit hohot de râs.
Dino Buzzati
La camera si è riempita di buio, solo con grande fatica si può distinguere il biancore del letto, e tutto il resto è nero. Fra poco dovrebbe levarsi la luna. Farà in tempo, Drogo, a vederla o dovrà andarsene prima? La porta della camera palpita con uno scricchiolio leggero. Forse è un soffio di vento, un semplice risucchio d'aria di queste inquiete notti di primavera. Forse è invece lei che è entrata, con passo silenzioso, e adesso sta avvicinandosi alla poltrona di Drogo. Facendosi forza, Giovanni raddrizza un po' il busto, si assesta con una mano il colletto dell'uniforme, dà ancora uno sguardo fuori della finestra, una brevissima occhiata, per l'ultima sua porzione di stelle. Poi nel buio, benché nessuno lo veda, sorride.
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
Vorrei con te passeggiare, un giorno di primavera, col cielo di color grigio e ancora qualche vecchia foglia dell'anno prima trascinata per le strade dal vento, nei quartieri della periferia; e che fosse domenica. In tali contrade sorgono spesso pensieri malinconici e grandi; e in date ore vaga la poesia, congiungendo i cuori di quelli che si vogliono bene. Nascono inoltre speranze che non si sanno dire, favorite dagli orizzonti sterminati dietro le case, dai treni fuggenti, dalle nuvole del settentrione. Ci terremo semplicemente per mano e andremo con passo leggero, dicendo cose insensate, stupide e care. Fino a che si accenderanno i lampioni e dai casamenti squallidi usciranno le storie sinistre della città, le avventure, i vagheggiati romanzi. E allora noi taceremo sempre tenendoci per mano, poiché le anime si parleranno senza parola. Ma tu - adesso mi ricordo - mai mi dicesti cose insensate, stupide e care. Né puoi quindi amare quelle domeniche che dico, né l'anima tua sa parlare alla mia in silenzio, né riconosci all'ora giusta l'incantesimo delle città, né le speranze che scendono dal settentrione. Tu preferisci le luci, la folla, gli uomini che ti guardano, le vie dove dicono si possa incontrare la fortuna. Tu sei diversa da me e se venissi quel giorno a passeggiare, ti lamenteresti d'essere stanca; solo questo e nient'altro.
Dino Buzzati (Sessanta racconti)
O zamana değin, çocukken insana sonsuz gibi görünen bir yolda yılların yavaş yavaş ve hafifçe geçtiği, böylece hiç kimsenin akıp gittiklerinin ayırdına varmadığı bir yolda, hep ilk gençliğinin kaygısızlığıyla ilerlemişti, insan bu yolda, sakin sakin, çevresine merakla bakarak ilerlerdi, aceleye gerçekten hiç gerek yoktu, ne arkanızda sizi sıkıştıran ne de tabii, bekleyen birileri bulunurdu, arkadaşlarınız da kaygısız, oynamak için sık sık durarak ilerlerlerdi. Evlerinin kapısından büyükler size dostça selam verir ve suç ortaklığı dolu gülüşlerle ufku gösterirlerdi; böylece yürek yiğitçe ve tatlı arzularla çarpmaya başlar ve insan kendisini az ötede bekleyen harikulade şeylerin umudunu tadar; gerçi o şeyler henüz uzaktadır ama bir gün onlara ulaşılacağı kesin, tartışmasız bir biçimde kesindir. Daha çok yol var mıdır? Yoo, şu ilerideki nehri geçmek, şu yeşil tepeleri aşmak yeterlidir. Belki de varmışızdır bile. Şu ağaçlar, kırlar, şu beyaz ev belki de bizim aradığımız şeylerdir. Bir an, bunun doğru olduğuna inanıp, orada durmak isteriz. Sonra, kulağımıza ileride daha iyisinin olduğu çalınır ve tasasız bir biçimde yeniden yola koyuluruz. İnsan, böylelikle, umut dolu, kendi yolunda gider durur; günler uzun ve sakindir, güneş yukarıda gökyüzünde parlamakta ve akşam bastığında üzülerek yok olmaya yüz tutmaktadır. Ama bir noktada, belki de içgüdüsel olarak, insan geri döner ve arkasında bir kapının kapanarak dönüşü olanaksız kıldığım fark eder. İşte o zaman bir şeylerin değişmiş olduğunun ayırdına varırız, güneş eskisi gibi kıpırtısız değildir, hızla hareket etmektedir; ne yazık ki, henüz bakmaya bile fırsat bulamadan, onun ufkun ucuna doğru hızla kaydığını, bulutların da gökyüzündeki mavi koylarda hareketsiz durmadığını, birbirlerinin üzerine çıkarak kaçtıklarını, iyice acele ettiklerini görürüz; zamanın geçtiğini ve günü gelince yolun zorunlu olarak son bulacağını anlarız. Belirli bir zamanda, arkamızda bir kapı kapanır, kapanır ve bir şimşek hızıyla kilitlenir; geri dönecek zaman kalmamıştır.
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
Dio mio possibile che non riuscisse a pensare ad altro? La mente era fissa lì, sempre sullo stesso argomento tormentoso, e all'altezza del palazzo di Brera lo prese lo sgomento perché in questo preciso istante ha capito di essere completamente infelice senza nessuna possibilità di rimedio, una cosa assurda e idiota, tuttavia così vera e intensa che non trovava più requie. Ora si accorge che, per quanto egli cerchi di ribellarsi, il pensiero di lei lo perseguita in ogni istante millimetrico della giornata, ogni cosa persona situazione lettura ricordo lo riconduce fulmineamente a lei attraverso tortuosi e maligni riferimenti. Una specie di arsura interna in corrispondenza della bocca dello stomaco, su su verso lo sterno, una tensione immobile e dolorosa di tutto l'essere, come quando da un momento all'altro può accadere una cosa spaventosa e si resta inarcati allo spasimo, l'angoscia, l'ansia, l'umiliazione, il disperato bisogno, la debolezza, il desiderio, la malattia mescolati tutti insieme a formare un blocco, un patimento totale e compatto. E capire che la faccenda è ridicola, stolta e rovinosa, che è la classica trappola in cui cadono i cafoni di provincia, che chiunque gli avrebbe dato dell'imbecille e che perciò da nessuno può attendersi consolazione, aiuto, o pietà, consolazione e aiuto possono venire unicamente da lei ma lei di lui se ne frega, non per cattiveria o gusto di far soffrire solo che per lei egli non è che un cliente qualsiasi, del resto cosa ne sa Laide che Antonio è innamorato? Non le può passare neppure per la mente, un uomo di ambiente così diverso, un uomo di quasi cinquant'anni. E gli altri? La mamma, gli amici? Guai se sapessero. Eppure anche a cinquant'anni si può essere bambini, esattamente deboli smarriti e spaventati come il bambino che si è perso nel buio della selva. L'inquietudine, la sete, la paura, lo sbigottimento, la gelosia, l'impazienza, la disperazione. L'amore ! Prigioniero di un amore falso e sbagliato, il cervello non più suo, c'era entrata la Laide e lo succhiava.
Dino Buzzati (Un amore)
اکنون حتی اندوهی تلخ و عمیق دلش را پر کرده بود، مثل وقتی که مهم‌ترین ساعات سرنوشت از سر ما می‌گذرد و به ما نه اشاره‌ای می‌کند و نه از گوشه‌ی چشم نگاهی، و غرش آن‌ها در فواصل دور محو می‌شود و ما میان برگ‌های خزان‌زده چرخان در گردباد آن‌ها، با دستی خالی و دلی پر از حسرت فرصت مهیب اما شکوهمند از دست رفته‌ای تنها می‌مانیم.‏
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
Perché con tutta la tua intelligenza tu sei l'uomo più stupido che io abbia mai incontrato. [...]
Dino Buzzati
— Ermogene, ce ai? — Eu? Nimic, răspunse Ermogene, şi nu era o minciună, un sfânt care spune minciuni nu există; numai că el nu înţelesese încă. Totuşi, chiar în clipa în care pronunţa cele două cuvinte („Eu? Nimic") Ermogene se simţi, brusc, cumplit de nefericit. Ceilalţi îl priviră, deoarece sfinţii îşi dau numaidecât seama dacă unul dintre ei încetează de-a mai fi fericit. Cu pietate creştină să încercăm acum să vedem ce se întâmplă în sufletul lui. De ce este nefericit sfântul? De ce i-a fost luată răsplata eternă? El a văzut, chiar şi pentru o clipă, i-a văzut pe tineri, bărbaţi şi femei, la poarta vieţii, a recunoscut speranţa teribilă de la douăzeci de ani, pe care o credea uitată, a regăsit forţa, povara, plânsul, disperarea, puterea dură a tinereţii cu acea imensitate disponibilă a viitorului. Şi el, e acolo sus în Empireu unde nimic nu poate fi dorit, unde totul e beatitudine şi mâine va fi tot beatitudine, aceeaşi, şi poimâine iar, şi în ziua următoare tot fericiţi vor fi până-n gât, infinit de fericiţi, şi aşa pentru eterna eternitate. Dar. Dar tinereţea nu mai e. Nu mai poţi fi neliniştit, nesigur, înnebunit, anxios, iluzionat, febril, înamorat, nebun. Ermogene sta nemişcat, era palid, tovarăşii din jur se traseră îndărăt speriaţi. Nu mai era de-al lor.
Dino Buzzati
Până când într-o seară - în Piaţa Republicii, îmi amintesc, ploua - mi se agăţă de braţ şi cu o voce ciudată la el, speriată, ca de copil, spuse: — Mi s-a întâmplat o nenorocire. Oh, înţelesesem eu, dar mă prefăcui că nu bănuiam nimic. — Ce este? El mă privi rugător, aşteptând parcă o iertare preventivă. — O femeie, bâlbâi. — Ştiam. Omul în floarea vârstei, sigur pe sine, plin de energie şi idei, măreţ prin impetuozitatea şi hotărârea faţă de obstacolele care-i ieşeau în cale şi față de pericole, era un biet vierme care tremura. — Şi te iubeşte? — Nu. — Atunci? — Tocmai de-asta. Îmi povesti, cu o sumedenie de amănunte inutile şi plicticoase, cine era, cum îl chinuia şi cum el nu mai putea să trăiască fără ea; una din multele poveşti triste de pe lumea aceasta imperfectă, asemănătoare cu atâtea altele. Numai că Umberto pricepea absurdul situaţiei: el îndrăgostit şi ea nepăsătoare. Şi spunea că era frumoasă, fireşte, dar nu încerca, cum fac bărbaţii în asemenea ocazii, s-o transforme într-o zeiţă. Ba o descria chiar cu cruzime calculată: vicleană, avidă de bani, o inimă de ciment nesimţitor. Dar el nu putea renunţa. II întrebai: — Şi chiar crezi că n-ai putea-o lăsa? — Acum nu. — Dar pricepi bine, că o femeie ca asta te... — Mă duce de râpă, vrei să zici? Sigur că pricep. Totuşi... După două zile am cunoscut-o şi eu. Era la el în birou, aşezată pe divan. Foarte tânără, o faţă isteaţă de fetiţă, cu pielea întinsă de inexprimabila frăgezime a vârstei, cu părul negru şi lung, prins într-o ciudată pieptănătură ottocentescă, cu trupul încă adolescentin. Frumoasă? Nu ştiu. Desigur un tip neobişnuit, popular şi totodată chic. Dar era, între aspectul ei şi lucrurile pe care mi le povestise Umberto, o contradicţie de netrecut. Totul în ea era voioşie, lipsă de griji, bucurie de viaţă, ingenuă abandonare la solicitările vieţii ; sau aşa părea cel puţin. Se purtă foarte drăguţ cu mine. Ciripea, privindu-mă, şi buzele ei se deschideau în zâmbete maliţioase. Ba chiar exagera, în acest sens, ca pentru o declarată intenţie de cucerire. Şi pe Umberto nici nu-l băga în seamă, ca şi când n-ar fi existat. Umberto, în picioare, cu un zâmbet forţat pe buze, o contempla, stupid. Cu un gest de minunată neruşinare, Lunella îşi potrivi fusta lăsând să se zărească mai mult decât se cuvenea. Apoi lăsa capul în jos, provocatoare, ca o şcolăriţă impertinentă: — Ştiţi cine sunt? Eu sunt ciclonul, îmi spuse, eu sunt tromba marină, eu sunt curcubeul. Eu sunt... eu sunt o fetiţă delicioasă. Şi râdea de-a dreptul fericită. Chiar în clipa aceea descoperii, în spatele pălăvrăgelilor copilăreşti, o neţărmurită şi foarte controlată capacitate de a minţi. N-aş putea spune de ce. Ca o senzaţie fizică. Dar ea, în cele din urmă, se întoarse spre Umberto. — Mocci, îi ceru ea cu cel mai viclean dintre surâsuri, hai spune-mi: veveriţica mea! Umberto scutură din cap, între satisfacţie şi nehotărâre. — Hai, Mocci, spune-mi: veveriţica mea! Îl privi. Cu o expresie idioată murmură: — Veveriţica... — Mea! îl incită ea. — Mea, confirmă bărbatul, învins. Şi atunci Lunella, încreţindu-şi graţioasele buze, mimetizându-se poate în vreun erou necuvântător de-al lui Walt Disney: — Chiţ! chiţ! făcu ea copilăreşte. Era atâta ironie în privirile sale, era o atât de rece satisfacţie a posesiunii, că-mi trecu un fior pe şira spinării.
Dino Buzzati
Tatăl său l-a trimis să înveţe într-un oraş din lăuntrul ţării, la o depărtare de sute de kilometri. Şi pentru un timp, absorbit de noua ambianţă, Stefano nu se mai gândi la monstrul marin. Cu toate acestea, în vacanţa de vară se întoarse acasă şi primul lucru pe care-l făcu, de cum avu un minut liber, fu să se ducă degrabă la capătul digului, ca să facă un fel de probă, deşi de fapt socotea toate astea fără nici un rost. După atâta timp, monstrul colombre, admiţând chiar că toată istoria pe care i-o povestise taică-său era adevărată, renunţase, desigur, la asediu. Dar Stefano rămase locului înmărmurit, cu inima bătându-i puternic. La o depărare de două-trei sute de metri de dig, în larg, înspăimântătorul peşte umbla de colo până colo, fără grabă, ridicând din când în când botul din apă şi îndreptându-l spre uscat ca şi când ar fi fost nerăbdător să vadă dacă nu cumva venea, în sfârşit, Stefano Roi.
Dino Buzzati (Le K)
I muri nudi ed umidi, il silenzio, lo squallore delle luci: tutti là dentro parevano essersi dimenticati che in qualche parte del mondo esistevano fiori, donne ridenti, case allegre e ospitali. Tutto là dentro era una rinuncia, ma per chi, per quale misterioso bene?
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
S’illude, Drogo, di una grandiosa rivincita a lunga scadenza, crede di avere ancora un’immensità di tempo disponibile, rinuncia così alla minuta lotta per la vita quotidiana.
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
Pensò di essere nel mondo dell’aldilà, apparentemente identico al nostro, solo che le belle cose si avverano secondo i giusti desideri e dopo essere stati soddisfatti si rimane con l’animo in pace, non come quaggiù dove c’è sempre qualche cosa che avvelena anche le giornate migliori.
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
Pensò di essere nel mondo dell’aldilà, apparentemente identico al nostro, solo che le belle cose si avverano secondo i giusti desideri e dopo essere stati soddisfatti si rimane con l’animo in pace, non come quaggiù dove c’è sempre qualche cose che avvelena anche le giornate migliori.
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
In lei, Laide, viveva meravigliosamente la città, dura, decisa, presuntuosa, sfacciata, orgogliosa, insolente. Nella degradazione degli animi e delle cose, fra suoni e luci equivoci, al'ombra tetra dei condominii, fra le muraglie di cemento e di gesso, nella frenetica desolazione, una specie di fiore.
Dino Buzzati (Un amore)
Devia ser uma tarde de felicidade, mesmo para os homens de uma sorte mediana.
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
O tempo entretanto corria, marcando cada vez mais precipitadamente a vida com sua batida silenciosa, não se pode parar um segundo sequer, nem mesmo para olhar para trás. 'Pare, pare!', se desejaria gritar , mas vê-se que é inútil. Tudo se esvai, os homens, as estações, as nuvens; e não adianta agarrar-se às pedras, resistir no topo de algum escolho, os dedos cansados se abrem, os braços se afrouxam, inertes, acaba-se arrastado pelo rio, que parece lento, mas não para nunca
Dino Buzzati
Eppure, per una di quelle intuizioni dell'animo, apparentemente assurde, che magari al momento non ci si bada ma rimangono dentro, per poi ridestarsi a distanza di mesi e di anni, quando il meccanismo del destino scatterà, Antonio ebbe un presentimento: come se quell'incontro avesse importanza nella sua vita, come se il coincidere rapidissimo degli sguardi avesse stabilito fra loro due un legame che non si sarebbe spezzato mai più, a loro stessa insaputa. Già in passato, più di una volta, aveva constatato la incredibile potenza dell'amore, capace di riannodare, con infinita sagacia e pazienza, attraverso vertiginose catene di apparenti casi, due sottilissimi fili che si erano persi nella confusione della vita, da un capo all'altro del mondo. Ma poi i giorni, il lavoro, i viaggi, la gente. Antonio non ci aveva pensato più, la conturbante figuretta dimenticata e sepolta nei profondi sotterranei della memoria.
Dino Buzzati (De mooiste meesterwerken van Bosch (Kunstklassiekers, #16))
(...) o que era bom ficou para trás, muito para trás, e ele passou adiante, sem dar por isso. Ah, é demasiado tarde para voltar; atrás dele aumento o fragor da multidão que o segue, impelida pela mesma ilusão, mas ainda invisível na branca estrada deserta.
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
Entretanto o tempo voava; sem reparar nos homens, passava aqui e ali pelo mundo, mortificando as coisas bonitas; e ninguém conseguia escapar-lhe, nem mesmo as crianças recém-nascidas, ainda desprovidas de nome.
Dino Buzzati
Dintr-odată pricepu ceea ce spuneau, înţelese semnificaţia lumii vizibile; atunci când ea ne lasă cu răsuflarea tăiată spunem "ce frumos", iar în suflet ne pătrunde ceva măreţ. Toată viaţa trăise fără a bănui pricina acestui lucru. De atâtea ori rămăsese în admiraţie dinaintea unui peisaj, a unui monument, a unor pieţe, a unui crâmpei de stradă, a unei grădini, a unui interior de biserică, a unei stânci, a unei străduţe, a unui deşert. Abia acum, în sfârşit, îi pricepea taina. O taină foarte simplă: dragostea. Tot ceea ce ne fascinează în lumea neînsufleţită, pădurile, şesurile, râurile, munţii, mările, văile, stepele, mai mult, şi oraşele, palatele, pietrele, mai mult, noaptea, stelele, vântul, toate acestea, indiferente în sine şi goale de sens, se umplu de înţeles omenesc, fără ca noi s-o bănuim, conţin presimţirea dragostei. Cât îl uimea faptul că nu-şi dăduse seama până atunci! Ce interes ar fi putut trezi o stâncă, o pădure, o ruină, dacă în ele n-ar fi fost implicată o aşteptare? Şi a cui aşteptare, dacă nu a ei, a făpturii care ne-ar putea face fericiţi? Ce sens ar avea valea romantică, numai stânci şi privelişti misterioase, dacă gândul nu ar putea-o conduce pe ea într-o plimbare în amurg printre abia auzitele chemări de păsări? Ce rost ar avea mormintele vechilor faraoni, dacă în umbra criptei nu ne putem imagina o întâlnire? Iar colţul burgului flamand prin care ne-ar atrage atenţia ori un "cafe" de pe un "boulevard" sau un "suk" din Damasc, dacă nu s-ar presupune că va trece şi ea pe aici, într-o zi, prinzându-ţi în mrejele ei un crâmpei de viaţă? Iar pălăriuţa solitară din răscrucea cu felinar de ce-ar fi atât de patetică, dacă n-ar ascunde o aluzie? Şi la ce ar face aluzie, dacă nu la ea, la făptura care ne-ar putea face fericiţi?
Dino Buzzati, O dragoste
Ce meschină ar fi, dinaintea spectacolului naturii, exaltarea noastră spirituală, dacă ne-ar privi doar pe noi şi nu s-ar putea răsfrânge şi asupra altei fiinţe.
Dino Buzzati, O dragoste
Femeile, chiar şi cele mai puţin viclene, au o cumplită sensibilitate care le anunţă ceea ce se întâmplă cu un bărbat în anumite situaţii, misterioasa scânteie care aprinde sufletul şi-l arde şi poate că pe moment bărbatul nici nu-şi dă seama şi nu bănuieşte însă ea da chiar în momentul acela se suie invincibilă pe tron, începându-şi deliciosul joc de a-l scoate din minţi.
Dino Buzzati, O dragoste
Și totuși, poți fi copil și la cincizeci de ani, slab, rătăcit și înspăimântat aidoma copilului pierdut în bezna pădurii. Îngrijorarea, setea, frica, năuceala, gelozia, nerăbdarea, disperarea. Dragostea!
Dino Buzzati, O dragoste
Și tot ceea ce nu era ea, care n-o privea pe ea, tot restul lumii, lucrul, arta, familia, prietenii, munții, celelalte femei și mii și mii de alte femei foarte frumoase, ba chiar mult mai frumoase și mai senzuale decât ea, de ele nu-i mai păsa, să se-aleagă praful, acea suferință insuportabilă doar ea, Laide, putea s-o vindece și nu era măcar nevoie să se lase posedată ori să fie deosebit de amabilă, era de-ajuns să fie cu el, alături de el, să-i vorbească și măcar din obligație să țină cont de existența lui fie și pentru câteva minute, doar în aceste foarte scurte pauze petrecute din când în când care durau cât o răsuflare, numai atunci își afla liniștea. Arsura din dreptul sternului contenesc, Antonio se regăsea pe sine, interesul lui pentru viață și muncă începea din nou să aibă un sens, universul poetic căruia îi dedicase viața începea din nou să-și reverse străvechea-i vrajă și o indescriptibilă bucurie se răspândea în întreaga-i ființă. Știa, este adevărat, că peste puțin ea o să plece și aproape îndată îl va măcina din nou nefericirea, știa că după aceea va fi și mai rău, nu contează, senzația de eliberare era totală și atât de minunată încât pentru moment nu se mai gândea la altceva.
Dino Buzzati, O dragoste
Nu. El o iubea pentru ea însăși, pentru ceea ce reprezenta ca femeie, ca aiureli, ca tinerețe, ca prospețime populară, ca viclenie, ca nerușinare, ca sfidare, ca libertate, ca mister. Era simbolul unei lumi plebee, nocturnă, veselă, vicioasă, demențial de activă și sigură pe ea care fremăta de viață nesățioasă în jurul plictiselii și respectabilității burgheze. Era necunoscutul, aventura, floarea străvechii cetăți ivită în curtea unei vechi case rău famate printre amintirile, legendele, păcatele, umbrele și secretele orașului Milano. Și chiar dacă mulți au călcat peste ea, era încă proaspătă, plăcută și parfumată.
Dino Buzzati, O dragoste
Există, în motivul popular al muzicii, simplu ca un ram desfrunzit și totuși încărcat de veacuri, ceva care spune cu precizie adio, cu puterea iubirii pentru ceea ce a fost și nu se va mai întoarce și în același timp un presentiment confuz a ceea ce se va întâmpla poate într-o bună zi, pentru că muzica adevărată se află în regretul trecutului și în speranța zilei de mâine, care e deopotrivă dureroasă. Apoi e disperarea zilei de azi, plăsmuită din amândouă. Și în afara lor nu mai există poezie.
Dino Buzzati, O dragoste
Și totuși acum, dansând cha-cha-cha, se bucură de minunata senzație a libertății, se bucură că e ușoară și pură, că nu aparține nimănui, ci doar ei însăși, ba nici chiar ei, ci cuiva mai frumos, muzicii, dansului, poeziei.
Dino Buzzati, O dragoste
Văzându-le atât de aproape, absorbite de efortul muncii, fără fard sau cozi de păun, atât de simple și lipsite de podoabe, goale mai mult decât dacă ar fi fost în pielea goală, Dorigo le priceput deodată taina, cauza pentru care din veacuri uitate balerinele au fost însuși simbolul feminității, al cărnii, al iubirii. Dansul era - înțelese el - un minunat simbol al actului sexual. Regula, disciplina, neînduplecata și adesea cruda constrângere a mișcărilor dificile și dureroase pentru membre, obligația acelor tinere trupuri virginale de-a arăta cele mai tainice locuri în poziții extrem de tensionate și ample, eliberarea gambelor, a torsului, a brațelor în maximele lor disponibilități: toate acestea urmăreau satisfacerea masculului. Căruia balerinele i se abandonau cu împătimită sudoare. Iar frumusețea consta tocmai în acest pasionat și nerușinat abandon. Fără ca ele să aibă nici cea mai vagă bănuială, totul era ostentație, ofertă, invitație la contopirea carnală. Aceste guri întredeschise, aceste albe și fragede subsuori larg deschise, acele gambe desfăcute spasmul, acea arcuire a bustului pe culmile jertfei, azvârlindu-se aproape în brațele dogoritoare ale unui zeu nevăzut și nesățios. Cu o intuiție genială, marii coregrafi stilizaseră acest fenomen sexual în posturi aparent caste și unanim îngăduite. Dar înăuntru, statornic, povara. Încât, pentru cineva care ar fi știut să vadă, o secvență de pași clasici izbutește de departe mai intens decât lubricul dans din pântece al unei streapteuse de night. Erau lucruri cărora nimeni nu îndrăznea să le spună pe nume în mod firesc, ori să le scrie, din pricina acelei generale și nebunești conspirații a ipocriziei tăinuită de lumea erosului. Dansul - descoperi Dorigo - nu era decât o răbufnire lirică a sexului: în rest, nu putea fi altceva decât un moft sau o neghiobie. Grosolanele și lascivele oferte carnale ale prostituatelor de bordel păreau o comedie ridicolă în comparație cu ispitirile aluzive foarte malițioase ale balerinelor, care pătrundeau în străfunduri. Și, cu cât o balerină era mai bună, cu atât erau mai îndrăznețe, mai desăvârșite, mai ușoare, mai armonioase și acrobatice execuțiile ei, cu atât era mai intensă, pentru cel care o contempla, dorința de a o îmbrățișa, de a o strânge, de a o pipăi și mângâia îndeosebi pe coapse, de a o poseda până în străfunduri.
Dino Buzzati, O dragoste
Și totuși, cu una dintre acele aparent absurde intuiții sufletești, de care pe moment nu ții seama, însă rămân înăuntru, ca să iasă la lumină peste luni și ani, când mecanismul destinului se va pune în mișcare, Antonio a avut un presentiment: de parcă întâlnirea aceea ar fi avut importanță în viața lui, de parcă fulgerătoarea întâlnire a privirilor ar fi stabilit fără știrea lor o legătură neștirbită în veșnicie. Deja în trecut, mai mult decât o dată, constatase incredibila putere a dragostei, în stare să reînnoade cu nesfârșită tenacitate și răbdare, de-a lungul unor întâmplări amețitoare, două fire foarte subțiri care se pierduseră în confuzia vieții, de la un capăt la altul al lumii.
Dino Buzzati, O dragoste
in Italia, dove si raggiungono capolavori di sagacia per eludere le leggi che impongono il più piccolo sacrificio o costrizione, stiamo pur certi che le norme attinenti al riposo e simili verranno rispettate senza eccezione con scrupolo prussiano.
Dino Buzzati (Cronache terrestri (Italian Edition))
İnsanın, tek başına olduğu ve hiç kimseyle konuşamadığı zaman bir şeye inanması çok zordur.
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
Hepimiz, az çok umut etmekte diretiyoruz.
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
— Ты ранил меня, и это подло, — сказала сорока, помолчав. — Наверняка я умру. Но прежде чем умереть, я хочу прочесть стихотворение. — Стихотворение? — Да, — с грустью промолвила сорока. — Поэзия — единственная моя отрада.
Dino Buzzati (Il segreto del Bosco Vecchio)
Obcy, krążył po mieście szukając starych przyjaciół. Dowiedział się, że są bardzo zajęci własnymi interesami, wielkimi przedsięwzięciami, karierą polityczną. Mówili mu o sprawach poważnych i ważnych, zakładach przemysłowych, kolejach, szpitalach. Ktoś go zaprosił na obiad, kto inny się ożenił, każdy poszedł swoją drogą i w ciągu czterech lat odeszli od siebie daleko. Choć bardzo się starał (ale może i on już nie potrafił), nie udawało mu się wskrzesić dawnych rozmów, żartów, sposobu mówienia. Krążył po mieście szukając starych przyjaciół - a było ich wielu - ale w końcu został sam na chodniku, a przed nim było tyle pustych godzin aż do wieczora. (tłum. Alojzy Pałłasz)
Dino Buzzati
Nominato ufficiale, Giovanni Drogo partì una mattina di settembre dalla città per raggiungere la Fortezza Bastiani, sua prima destinazione. Si fece svegliare ch'era ancora notte e vestì per la prima volta la divisa di tenente. Come ebbe finito, al lume di una lampada a petrolio si guardò nello specchio, ma senza trovare la letizia che aveva sperato. Nella casa c'era un grande silenzio, si udivano solo piccoli rumori da una stanza vicina; sua mamma stava alzandosi per salutarlo. Era quello il giorno atteso da anni, il principio della sua vera vita. Pensava alle giornate squallide all'Accademia militare, si ricordò delle amare sere di studio quando sentiva fuori nelle vie passare la gente libera e presumibilmente felice; delle sveglie invernali nei cameroni gelati, dove ristagnava l'incubo delle punizioni. Ricordò la pena di contare i giorni ad uno ad uno, che sembrava non finissero mai. Adesso era finalmente ufficiale, non aveva più da consumarsi sui libri né da tremare alla voce del sergente, eppure tutto questo era passato. Tutti quei giorni, che gli erano sembrati odiosi, si erano oramai consumati per sempre, formando mesi ed anni che non si sarebbero ripetuti mai. Sì, adesso egli era ufficiale, avrebbe avuto soldi, le belle donne lo avrebbero forse guardato, ma in fondo - si accorse Giovanni Drogo - il tempo migliore, la prima giovinezza, era probabilmente finito. Così Drogo fissava lo specchio, vedeva uno stentato sorriso sul proprio volto, che invano aveva cercato di amare. Che cosa senza senso: perché non riusciva a sorridere con la doverosa spensieratezza mentre salutava la madre? Perché non badava neppure alle sue ultime raccomandazioni e arrivava soltanto a percepire il suono di quella voce, così familiare ed umano? Perché girava per la camera con inconcludente nervosismo, senza riuscire a trovare l'orologio, il frustino, il berretto, che pure si trovavano al loro giusto posto? Non partiva certo per la guerra! Decine di tenenti come lui, i suoi vecchi compagni, lasciavano a quella stessa ora la casa paterna fra allegre risate, come se andassero a una festa. Perché non gli uscivano dalla bocca, per la madre, che frasi generiche vuote di senso invece che affettuose e tranquillanti parole? L'amarezza di lasciare per la prima volta la vecchia casa, dove era nato alle speranze, i timori che porta con sé ogni mutamento, la commozione di salutare la mamma, gli riempivano sì l'animo, ma su tutto ciò gravava un insistente pensiero, che non gli riusciva di identificare, come un vago presentimento di cose fatali, quasi egli stesse per cominciare un viaggio senza ritorno.
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
Até então ele passara pela despreocupada idade da primeira juventude, uma estrada que na meninice parece infinita, onde os anos escoam lentos e com passo leve, tanto que ninguém nota a sua passagem. Caminha-se placidamente, olhando com curiosidade ao redor, não há necessidade de se apressar, ninguém empurra por trás e ninguém espera, também os companheiros procedem sem preocupações, detendo-se frequentemente para brincar. Das casas, a porta, a gente grande cumprimenta-se benigna e aponta para o horizonte com sorrisos de cumplicidade; assim o coração começa a bater por heroicos e suaves desejos, saboreia-se a véspera das coisas maravilhosas que aguardam mais adiante; ainda não se veem, não, mas é certo, absolutamente certo, que um dia chegaremos a elas. Falta muito? Não, basta atravessar aquele rio lá longe, no fundo, ultrapassar aquelas verdes colinas. Ou já não se chegou, por acaso? Não são talvez estas árvores, estes prados, esta casa branca o que procurávamos? Por alguns instantes tem-se a impressão que sim, e quer-se parar ali. Depois ouve-se dizer que o melhor está mais adiante, e retoma-se despreocupadamente a estrada. Assim, continua-se o caminho numa espera confiante, e os dias são longos e tranquilos, o sol brilha alto no céu e parece não ter mais vontade de desaparecer no poente. Mas a uma certa altura, quase instintivamente, vira-se para trás e vê-se que uma porta foi trancada às nossas costas, fechando o caminho de volta. Então sente-se que alguma coisa mudou, o sol não parece mais imóvel, desloca-se rápido, infelizmente, não dá tempo de olhá-lo, pois já se precipita nos confins do horizonte, percebe-se que as nuvens não estão mais estagnadas nos golfos azuis do céu, fogem, amontoando-se umas sobre as outras, tamanha é sua afoiteza; compreende-se que o tempo passa e que a estrada, um dia, deverá inevitavelmente acabar. A um certo momento batem às nossas costas um pesado portão, fecham-no a uma velocidade fulminante, e não há tempo de voltar. Será então como um despertar. Olhará à sua volta, incrédulo; depois ouvirá um barulho de passos vindo de trás, verá as pessoas, despertadas antes dele, que correm afoitas e o ultrapassam para chegar primeiro. Ouvirá a batida do tempo escandir avidamente a vida. Nas janelas não mais aparecerão figuras risonhas, mas rostos imóveis e indiferentes. E se perguntar quanto falta do caminho, ainda lhe apontarão o horizonte, mas sem nenhuma bondade ou alegria. Entretanto, os companheiros se perderão de vista, um porque ficou para trás, esgotado, outro porque desapareceu antes e já não passa de um minúsculo ponto no horizonte. Além daquele rio — dirão as pessoas —, mais dez quilômetros, e terá chegado. Ao contrário, não termina nunca, os dias se tornam cada vez mais curtos, os companheiros de viagem, mais raros, nas janelas estão apáticas figuras pálidas que balançam a cabeça. Então já estará cansado, as casas, ao longo da rua, terão quase todas as janelas fechadas, e as raras pessoas visíveis lhe responderão com um gesto desconsolado: o que era bom ficou para trás, muito para trás, e ele passou adiante, sem dar por isso. Ah, é demasiado tarde para voltar, atrás dele aumenta o fragor da multidão que o segue, impelida pela mesma ilusão, mas ainda invisível, na branca estrada deserta. Ai, se pudesse ver a si mesmo, como estará um dia, lá onde a estrada termina, parado na praia do mar de chumbo, sob um céu cinzento e uniforme, sem nenhuma casa ao redor, nenhum homem, nenhuma árvore, nem mesmo um fio de erva, tudo assim desde um tempo imemorável.
Dino Buzzati (Il Deserto dei Tartari e Dodici Racconti)
For months and months no one would enter except the patient dust and, on sunny days, thin streaks of light. There it was, shut up in the dark, the little world of his childhood. His mother would keep it like that so that on his return he could find himself again there, still be a boy within its walls even after his long absence – but of course she was wrong in thinking that she could keep intact a state of happiness which was gone for ever or hold back the flight of time, wrong in imagining that when her son came back and the doors and windows were reopened everything would be as before.
Dino Buzzati (The Tartar Steppe (Canons Book 90))
Zaman elini sizden daha çabuk tuttu, sizinse artık her şeye yeniden başlama hakkınız yok.
Dino Buzzati (Il Deserto dei Tartari e Dodici Racconti)
Ben azla yetinmeyi öğrendim," diyordu binbaşı, Drogo'nun düşüncelerini sezerek. "Her yıl biraz daha kanaatkâr olmayı öğrendim. Her şey yolunda giderse, evime albay rütbesiyle döneceğim." "Ya sonra?" diye soruyordu Drogo. "Sonra mı? Sonrası bu kadar," diyordu Ortiz, boyun eğen bir gülümsemeyle. "Sonra biraz daha bekleyeceğim... İşte gerek tiği biçimde yapılan görevin ödüllendirilmesi bu kadardır..." diye tamamlıyordu sözlerini şaka yaparak.
Dino Buzzati (Il Deserto dei Tartari e Dodici Racconti)
El caballo trota alegremente, el día es bueno, el aire tibio y ligero, la vida aún larga por delante, casi está por empezar. [...] Se vuelve así lentamente una página, se extiende al lado opuesto, agregándose a las otras ya acabadas, por ahora es sólo una capa fina, las que quedan por leer son, en comparación, un montón inagotable. Pero de todos modos es siempre una página gastada, mi teniente, una porción de vida.
Dino Buzzati (Il Deserto dei Tartari e Dodici Racconti)
Onların talihleri, serüven, herkesin yaşamında en az bir kez çalan o mucize anı, kuzeyden gelecekti. Zamanla gitgide belirsizleşen bu uzak olasılık uğruna, koskoca yetişkin adamlar yaşamlarının en güzel bölümünü burada tüketiyorlardı.
Dino Buzzati (Il Deserto dei Tartari e Dodici Racconti)
Vorrei che tu venissi da me una sera d'inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo. Per gli stessi sentieri fatati passammo infatti tu ed io, con passi timidi, insieme andammo attraverso le foreste piene di lupi, e i medesimi genii ci spiavano dai ciuffi di muschio sospesi alle torri, tra svolazzare di corvi. Insieme, senza saperlo, di là forse guardammo entrambi verso la vita misteriosa, che ci aspettava. Ivi palpitarono in noi, per la prima volta pazzi e teneri desideri. "Ti ricordi?" ci diremo l'un l'altro, stringendoci dolcemente, nella calda stanza, e tu mi sorriderai fiduciosa mentre fuori daran tetro suono le lamiere scosse dal vento. Ma tu - ora mi ricordo - non conosci le favole antiche dei re senza nome, degli orchi e dei giardini stregati. Mai passasti, rapita, sotto gli alberi magici che parlano con voce umana, né battesti mai alla porta del castello deserto, né camminasti nella notte verso il lume lontano lontano, né ti addormentasti sotto le stelle d'Oriente, cullata da piroga sacra. Dietro i vetri, nella sera d'inverno, probabilmente noi rimarremo muti, io perdendomi nelle favole morte, tu in altre cure a me ignote. Io chiederei "Ti ricordi?", ma tu non ricorderesti.
Dino Buzzati (Sessanta racconti)