“
Uno scrittore non vive la vita come se questa gli cadesse addosso dal cielo, ma prevede e disegna ogni istante con metodo e precisione. Scoperchia e studia il mondo alla ricerca del congegno che lo fa funzionare, per poterlo sovvertire. Non gli interessa veramente chi sei e cosa fai, ma quanto materiale emozionale puoi fornirgli, quanta parte di te può trovare spazio, e in che modo, all'interno della sua opera.
”
”
Sara Zelda Mazzini (Cronache dalla fine del mondo)
“
Jessica swallowed. "I think you had better stick to English."
"But Italian is so moving," Dain said.
"To ho voluto dal primo che ti vedi." I've wanted you from the first moment I saw you.
"Mi tormenti ancora." You've tormented me ever since.
”
”
Loretta Chase (Lord of Scoundrels (Scoundrels, #3))
“
Sognavo di te.
I’ve dreamed of you.
Ti desideravo nelle mia braccia dal primo momento che ti vedi.
I’ve wanted you in my arms since the moment I met you.
Ho bisogno di te.
I need you
”
”
Loretta Chase (Lord of Scoundrels (Scoundrels, #3))
“
Ho un carattere ansioso, quindi mi preoccupo oltre misura per ogni più piccola cosa. Dal mio punto di vista, trovo però molto più strane le persone che vivono come se niente fosse in un mondo così poco sicuro
”
”
Takuji Ichikawa (Be With You 今会いにゆきます)
“
A me m'ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran. Non c'è una ragione. Perché proprio in quell'istante? Non si sa. Fran. Cos'è che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C'ha un'anima, anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? Ne ha discusso a lungo col quadro, erano incerti sul da farsi, ne parlavano tutte le sere, da anni, poi hanno deciso una data, un'ora, un minuto, un istante, è quello, fran. O lo sapevano già dall'inizio, i due, era già tutto combinato, guarda io mollo tutto tra sette anni, per me va bene, okay allora intesi per il 13 maggio, okay, verso le sei, facciamo sei meno un quarto, d'accordo, allora buonanotte, 'notte. Sette anni dopo, 13 maggio, sei meno un quarto, fran.
Non si capisce. È una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto. Quando cade un quadro. Quando ti svegli un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi che è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio. Quando, in mezzo all'Oceano, Novecento alzò lo sguardo dal piatto e mi disse: "A New York, fra tre giorni, io scenderò da questa nave". Ci rimasi secco. Fran.
”
”
Alessandro Baricco (Novecento. Un monologo)
“
Niente ferisce, avvelena, ammala, quanto la delusione. Perché la delusione è un dolore che deriva sempre da una speranza svanita, una sconfitta che nasce sempre da una fiducia tradita cioè dal voltafaccia di qualcuno o qualcosa in cui credevamo
”
”
Oriana Fallaci (Un cappello pieno di ciliege)
“
La vigilia di Natale, Harry andò a letto pregustando le leccornie e i divertimenti dell'indomani, ma senza aspettarsi nessun regalo. Ma al suo risveglio, il mattino seguente di buon'ora, la prima cosa che vide ai piedi del suo letto fu un un mucchio di pacchetti.
"Buon natale" gli fece Ron ancora assonnato, mentre Harry si buttava giù dal letto e si infilava la vestaglia.
"Anche a te" gli rispose "Ma... Hai visto che roba? Ho ricevuto dei regali!"
"E che cosa ti aspettavi, un mazzo di rape?" disse Ron.
”
”
J.K. Rowling (Harry Potter and the Sorcerer's Stone (Harry Potter, #1))
“
Il maggiore ostacolo al vivere è l’attesa, che dipende dal domani e consuma l’oggi.
”
”
Seneca (On the Shortness of Life: Life Is Long if You Know How to Use It (Penguin Great Ideas))
“
Rabbrividì di nuovo. Ormai era lucida e poteva ricollegare i brandelli in una sequenza dal senso compiuto. Era davvero quella, la verità? Il mostro non aveva commesso la strage, ma la strage aveva creato il mostro?
”
”
Cecilia Randall (Millennio di fuoco: Seija (Millennio di fuoco, #1))
“
Un tizietto in tuta mi grida dal pianerottolo in alto che non dovrei stare qui. E’ la storia della mia vita. Sempre in un posto dove non dovrei stare.
”
”
Irvine Welsh
“
L'aspetto in cui l'amplesso e la lettura s'assomigliano di più è che al loro interno s'aprono tempi e spazi diversi dal tempo e dallo spazio misurabili.
”
”
Italo Calvino (If on a Winter’s Night a Traveler)
“
Cosa farei senza libri? Ne ho la casa piena, eppure non mi bastano mai. Vorrei avere una giornata di trentasei ore per poter leggere a mio piacere. Tengo libri di tutte le dimensioni: da tasca, da borsa, da valigia, da taschino, da scaffale, da tavolo. E ne porto sempre uno con me. Non si sa mai: se trovo un momento di tempo, se mi fanno aspettare in un ufficio, che sia alla posta o dal medico, tiro fuori il mio libro e leggo. Quando ho il naso su una pagina non sento la fatica dell'attesa. E, come dice Ortega y Gasset, in un libro mi "impaeso", a tal punto che mi è difficile spaesarmi. Esco dai libri con le pupille dilatate. Lo considero il piacere più grande, più sicuro, più profondo della mia vita.
”
”
Dacia Maraini (Chiara di Assisi: Elogio della disobbedienza)
“
Signora, il suo amore era talmente ardente che avrei potuto ricambiarlo solo facendo di lei mia moglie o la mia amante. Io non accettai ma, per il grande amore che mi portava, le offrii mille lire sterline di rendita all'anno per lei e per i suoi eredi se avesse sposato un cavaliere di suo gradimento. Signora, non mi piace essere obbligato ad amare; l'amore deve nascere dal cuore, non dalla costrizione.
”
”
Thomas Malory (Storia di re Artù e dei suoi cavalieri)
“
«In ginocchio» ordinai d'improvviso.
Mi guardò come se fossi uscito di senno. «No».
Mi incupii.
I nostri sguardi ingaggiarono un duello dal quale nessuno dei due sarebbe uscito vincitore.
Fui io il primo a sottrarmene per ruotare la piccola chiave nella serratura del cassetto sotto il tavolino. Quando ne tirai fuori il pugnale con cui l'avevo trafitta, lo shock che si manifestò sul suo viso fu impagabile.
«In ginocchio» ripetei inflessibile.
I suoi occhi impauriti guizzarono nei miei. «Mai».
”
”
Chiara Cilli (Distruggimi (Blood Bonds, #2))
“
L'olezzo di una carneficina, credono alcuni, può aleggiare su un luogo per anni. Dicono che s'infiltri nel suolo e venga lentamente assorbito dall'intrico delle radici finché, col passare del tempo, tutto ciò che vi cresce, dal più piccolo lichene all'albero più alto, ne viene impregnato.
”
”
Nicholas Evans (The Loop)
“
Le spine della rosa sono nacoste dal fiore: the thorns of the rose are hidden by the bloom.
”
”
Lynda La Plante (Bella Mafia)
“
Sentivo che mi leggeva dentro, e io avrei voluto essere più uomo con lei. Avrei voluto essere quell'abbraccio in cui desiderava perdersi. Protetta e libera di lasciarsi andare, perché tanto c'ero io a prendermi cura di lei, a difenderla dal freddo e dal male.
”
”
Fabio Volo (Il giorno in più)
“
Una strada c'è nella vita, e la cosa buffa è che te ne accorgi solo quando è finita. Ti volti indietro e dici «Oh, ma guarda, c'è un filo!». Quando vivi, non lo vedi, il filo, eppure c'è. Perché tutte le decisioni che prendi, tutte le scelte che fai sono determinate, tu credi, dal tuo libero arbitrio, ma anche questa è una balla. Sono determinate da qualcosa dentro di te che innanzitutto è il tuo istinto.
”
”
Tiziano Terzani (La fine è il mio inizio)
“
Mikea jsem musela neplánovaně vykoupat už při obědě, protože udělal jednu z klasických chyb: díval se, proč mu z láhve neteče kečup. Nestihla jsem zasáhnout a jen jsem s odevzdaným povzdechem sledovala, jak přesně ve chvíli, kdy si dal láhev nad hlavu a zamračený soustředěně hledal zádrhel, udělala hustá červená hmota tiché žbluňk a vyvalila se mu na tvář.
”
”
Kateřina Petrusová (Nebezpečná láska (Bavettovi, #1))
“
Se non riesci a uscire dal tunnel, arredalo.
”
”
Chiara Gamberale (L'amore quando c'era)
“
Tra vent’anni sarete più delusi per le cose che non avete fatto che per quelle che avete fatto.
Quindi mollate le cime. Allontanatevi dal porto sicuro. Prendete con le vostre vele i venti.
Esplorate. Sognate. Scoprite.
”
”
Mark Twain
“
Per tutte le ragazze dal cuore di marzapane (e intendo proprio tutte le ragazze del mondo. L'emozione è sempre la stessa, a quattordici anni come a quarantuno):
”
”
Kerstin Gier (Smaragdgrün (Edelstein-Trilogie, #3))
“
I needed all the feelings to stop boiling like a pot of dal and be cool enough for me to taste them.
”
”
Veera Hiranandani (The Night Diary)
“
Non è certo dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo il nostro pranzo, ma dal fatto che essi hanno cura del proprio interesse.
”
”
Adam Smith (An Inquiry into the Nature and Causes of the Wealth of Nations)
“
«Capita d'incontrare persone, anche a noi totalmente sconosciute, che ci cominciano ad interessare fin dal primo sguardo, per così dire di colpo, prima che abbiano detto una parola»
”
”
Fyodor Dostoevsky (Delitto e castigo)
“
I giardini dei morti sbocciavano di notte, fasci di fiori imbalsamati dal gelo sotto una luna immobile nella sua corte di nuvole inginocchiate alla base del cielo, sul tratto di un orizzonte di croci e mausolei che disegnavano di marmo e ombra il profilo di un silenzio interminabile.
”
”
Virginia De Winter (L'Ordine della spada (Black Friars, #1))
“
La felicità non si può raccontare perché parla soltanto mentre se ne va. Ti auguro di non trovare più parole e di farti stritolare dal suo abbraccio di cristallo.
”
”
Massimo Bisotti (La luna blu. Il percorso inverso dei sogni)
“
Sogna - e sogna in grande! Solo i sogni più grandi sopravvivono. Gli altri sono cancellati dalla pioggia e spazzati via dal vento.
”
”
Joël Dicker (Le Livre des Baltimore (Marcus Goldman, #2))
“
Il destino è come il cuore: è dentro di noi fin dal primo istante, perciò è inutile cercare di cambiarlo.
”
”
Margaret Mazzantini (Twice Born)
“
Inevitabilmente trattenuti dal mondo
”
”
Neil Gaiman (Stardust)
“
I genitori devono accettare il fatto che siamo esseri distinti da loro, che abbiamo una nostra testa e che non sempre distaccarsi dal loro diktat equivale a una mancanza di rispetto.
”
”
Anna Premoli (L'amore non è mai una cosa semplice)
“
Forte come la morte è l'amore, tenace come gli Inferi è la passione."
La morte separa l'anima dal corpo, ma l'amore separa ogni cosa dall'anima.
(Meister Eckhart - Sermone Nascita eterna)
”
”
Andrew Davidson (The Gargoyle)
“
Com'è felice il destino dell'incolpevole vestale!
Dimentica del mondo, dal mondo dimenticata.
Infinita letizia della mente candida!
Accettata ogni preghiera e rinunciato a ogni desiderio.
”
”
Alexander Pope
“
A me non piacciono molto i libri che vai avanti perché vuoi vedere come va a finire. Mi piacciono quelli in cui, potendo, staresti lì, senza andare avanti. Quelli che sono un paesaggio, e non una strada. Per cui anche quando scrivo libri che sono strade (Seta, ad esempio, lo era) li scrivo come uno che costantemente si lascia distrarre dal paesaggio, e perde tempo per strada, e alla fine si siede sotto un albero e guarda quello che c'è intorno, e parte con la fantasia.
”
”
Alessandro Baricco
“
There is a connection between Dal mations and gipsies. Many people believe that it was the gipsies who first brought Dalmatians to England, long, long ago. And nothing like as long ago as that, there were gipsies who travelled round England with Dalmatians trained to do tricks. And these performing dogs earned money for the gipsies.
”
”
Dodie Smith (The 101 Dalmatians)
“
«Non c'è onore nell'uccidere un abominio come te, Henri». Mi raschiò la barba con le unghie, raccapricciandomi a tal punto che mi tirai indietro. Ma lei riportò il mio volto a un nonnulla dal suo, tenendomi fermo per il mento. «La tua vita non ha valore, se non per chi ha il tuo stesso sangue».
”
”
Chiara Cilli (Uccidimi (Blood Bonds, #3))
“
By now she has learned that her husband likes his food on the salty side, that his favorite thing about lamb curry is the potatoes, and that he likes to finish his dinner with a small final helping of rice and dal.
”
”
Jhumpa Lahiri (The Namesake)
“
A che scopo esisterei, se fossi tutta contenuta in me stessa? I miei grandi dolori, in questo mondo, sono stati i dolori di Heathcliff, io li ho tutti indovinati e sentiti dal principio. Il mio gran pensiero, nella vita, è lui. Se tutto il resto perisse e lui restasse, io potrei continuare ad esistere; ma se tutto il resto durasse e lui fosse annientato, il mondo diverrebbe, per me, qualche cosa di immensamente estraneo: avrei l'impressione di no farne più parte.
”
”
Emily Brontë (Wuthering Heights)
“
Come lieta appare la terra a chi nuota
se Poseidone infranta gli abbia la nave
urtata dal vento e dall'onde furiose, e pochi
sfuggirono al mare nuotando e toccaron la riva,
e molta e densa salsedine incrosta la pelle,
e scampati da morte a terra vengon allegri:
similmente apparve alla donna caro il marito.
”
”
Homer (Odissea)
“
La cosa più fastidiosa quando mandi un messaggio a una persona a cui tieni è che dal momento dell'invio parte il conto dei minuti [...]
A volte i minuti non sono solo minuti, sono reincarnazioni di vite...
”
”
Fabio Volo (Un posto nel mondo)
“
«Vuoi una scelta?». Le sussurrò quella domanda sulle labbra prima di spingerle con forza con le proprie. Allentò quella tensione squisita soltanto quando la sentì scuotere il capo in segno di diniego, allora rise, piano, facendole scorrere una mano tra i capelli.
«Non sarebbe stato giusto concedertela», le rispose.
La sua voce soffice le solleticò la pelle arrossata del collo. «Io non ne ho mai avuta alcuna, dal momento in cui ti ho tenuta tra le braccia la prima volta».
”
”
Virginia De Winter
“
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi-
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.
”
”
Cesare Pavese (Verrà la morte e avrà i tuoi occhi)
“
Le lacrime erano brucianti e affilate come rasoi. Gli incubi, la sua unica compagnia, le ricordavano che era ancora viva.
Sofia si dibatteva per riemergere dal sonno, per sottrarsi a esso, mentre l’urlo di terrore le restava conficcato in gola come una spina o a volte le sfuggiva dalle labbra, trattenuto eppur potente, così acuto da risvegliare i morti della sanguinosa guerra del passato, un passato ancora vivo e vicino. Rammentava quando la madre la portava da bambina in chiesa ad accendere la candelina a Gesù Bambino. Quei ricordi così lontani erano velati da una sottile foschia, essi erano la materia dei sogni quando ci si sveglia: inconsistenti, vaghi, fluidi e come acqua scivolavano via da lei, troppo velocemente per permetterle di ancorarsi a loro. (La grande Purga di Eilan Moon)
”
”
Eilan Moon
“
Una sera ho visto il cartone animato di "Alice Nel Paese Delle Meraviglie". A un certo punto del film lei diventava grande e la testa usciva dal tetto della casa e le braccia dalle finestre. Di fronte a quella scena, ho preso coscienza che era ciò che stavo provando io. La mia casa era diventata troppo piccola per me, sentivo che non ci stavo più dentro. Dovevo andarmene, seguire anch'io il Bianconiglio.
”
”
Fabio Volo (Il tempo che vorrei)
“
-Che cosa?-, chiese con voce strozzata non appena fu in grado di prendere un respiro intero.
-È inaudito!-, tuono qualcuno dal basso.
A conferma del fatto che alcuni avvenimenti potevano richiamare i morti dalla tomba, anche quelli finti, Bryce Vandemberg si rivolto nella bara e poi si levò a sedere.
-Inaudito-, ripeté. -Ho capito di quale pittore si tratta, che bastardo!-.
-Verissimo-, rispose Axel rincuorato dalla solidarietà del fratello.
Bryce sembrava altrettanto infuriato. -Ma come ha osato fare una cosa simile? Perché Eloise? Eravamo insieme quel giorno! Perché quello stupido imbrattatele non lo ha chiesto a me?-, sbraito.
”
”
Virginia De Winter (L'Ordine della chiave (Black Friars, #0.5))
“
Come si può mettere la Nona di Beethoven in un diagramma cartesiano? Ci sono delle realtà che non sono quantificabili. L'universo non è i miei numeri: è pervaso tutto dal mistero. Chi non ha il senso del mistero è un uomo mezzo morto.
”
”
Albert Einstein
“
Rimasero in silenzio mentre i loro occhi si cibavano gli uni degli altri, senza parole perché quelle tra loro erano inutili. L’alchimia che c’era stata sin dal loro primo incontro era qualcosa di indescrivibile che nessuno dei due aveva mai provato prima. Lui era lo Yang, il lato virile e potente dell’essenza che creavano insieme, e lei era lo Yin, la femminilità, la delicatezza che colmava le mancanze dell’altro. Solo insieme erano completi, lontani erano come un giocattolo rotto.
”
”
Eilan Moon (R.I.P. Requiescat In Pace (The R.I.P. Trilogy, #1))
“
Seni sevdim, seni birdenbire değil usul usul sevdim
“Uyandım bir sabah” gibi değil, öyle değil
Nasıl yürür özsu dal uçlarına
Ve günışığı sislerden düşsel ovalara
Susuzdu, suya değdi dudaklarım seni sevdim
Mevsim kirazlardan eriklerden geçti yaza döndü
Yitik ceren arayı arayı anasını buldu
Adın ölmezlendi bir ağız da benden geçerek
Soludum, üfledim,yaprak pırpırlandı Ağustos dindi
Seni sevdim, sevgilerim senden geçerek bütünlendi
”
”
Gülten Akın
“
Poi posai la fronte contro la sua e rimasi seduto lì a lungo, come se potessi trasmettere un messaggio attraverso i nostri due crani, dal mio cervello al suo. Volevo fargli capire alcune cose.
«Sai tutte quelle sciocchezze che abbiamo sempre detto si di te?» sussurrai. «Che scocciatore eri mai? Non crederci. Non crederlo neanche per un minuto, Marley.» Doveva saperlo, e anche qualcos'altro. C'era qualcosa che non gli avevo mai detto, che non gli aveva mai detto nessuno. Volvevo che lo sentisse prima di andarsene.
«Marley», dissi. «Sei un grande cane.»
”
”
John Grogan (Io & Marley)
“
Nessun uomo è un'isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto. Se anche solo una nuvola venisse lavata via dal mare, l'Europa ne sarebbe diminuita, come se le mancasse un promontorio, come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa. La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell'umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te.
”
”
Ernest Hemingway (For Whom the Bell Tolls)
“
Le strinsi l’avambraccio a mia volta, lo sguardo lontano dal suo. Era stata la mia allieva migliore, l’unica di cui fossi veramente fiero, anche se non gliel’avevo mai detto. Era stata quanto di più vicino a un’amica avessi mai avuto.
E ora ci stavamo dicendo addio.
Senza parole.
Senza guardarci.
Con una semplice, grande stretta.
”
”
Chiara Cilli (Per Sconfiggerti (Blood Bonds, #6))
“
Yes. Weary.” He eyed me speculatively, smoothing his beard with a hand. “You have a gift for words.
It’s one of the reasons you ended up with Elodin, I expect.”
I didn’t say anything to that. I must have said it quite loudly too, because Dal gave me a curious look.
“How are your studies progressing with Elodin?” he asked casually.
”
”
Patrick Rothfuss (The Wise Man's Fear (The Kingkiller Chronicle, #2))
“
Il cielo sopra di loro era una distesa di blu appena velato, a cui la nebbia conferiva la consistenza del velluto più morbido; la luna nuova era nascosta, inghiottita dalla sua fase più oscura, e le stelle erano libere di occhieggiare, padrone dell'immenso, come minuscoli grani di sabbia argentea lanciata dal caso su un drappo scuro. La nebbia attutiva il loro splendore, riducendolo a un ammiccare discreto, come bambine piccole che sussurrassero segreti tra loro, al riparo dalla curiosità degli adulti.
”
”
Virginia De Winter (L'Ordine della spada (Black Friars, #1))
“
Il mondo attorno a loro non esisteva più, e mentre la neve scendeva, silenziosa testimone dell’amore che incatenava un assassino a una ragazzina, lui rammentò come quel sentimento che lo aveva legato alla sua compagna sin dal primo sguardo lo avesse spinto a divenire un uomo migliore, contro ogni razionale senso della logica, a sforzarsi per smettere di essere un mostro, a smettere di ascoltare quel demone che sentiva vivere dentro di lui.
”
”
Eilan Moon (Epistole sporche di sangue)
“
E cosa c'è di bello nella coppia scusa?"
"La complicità, il senso di appartenenza. A me, per esempio, piace conoscere una persona a memoria"
"Come ti piace conoscere una persona a memoria? E la routine? La monotonia? Che cos'hanno de bello?"
"No, non parlo di routine o monotonia, ma di sapere a memoria una persona. Non so come spiegartelo, è come quando studi le poesie a scuola, in quel senso intendo a memoria"
"Questa non l'ho capita"
"Ma si dai, come una poesia. Sai come si dice in inglese studiare a memoria? By heart, col cuore. Anche in francese si dice par coeur... ecco, in questo senso intendo. Conoscere una persona a memoria, significa, come quando ripeti una poesia, prendere anche un po' di quel ritmo che le appartiene. Una poesia, come una persona, ha dei tempi suoi. Per cui conoscere una persona a memoria significa sincronizzare i battiti del proprio cuore con i suoi, farsi penetrare dal suo ritmo. Ecco, questo mi piace. Mi piace stare con una persona intimamente perché vuol dire correre il rischio di diventare leggermente diversi da se stessi. Alterarsi un po'. Perché non è essere se stessi che mi affascina in un rapporto a due, ma avere il coraggio di essere anche altro da sé. Che poi è quel te stesso che non conoscerai mai. A me piace amare una persona e conoscerla a memoria come una poesia, perché come una poesia non la si può comprendere mai fino in fondo. Infatti ho capito che amando non conoscerai altro che te stesso. Il massimo che puoi capire dell'altro è il massimo che puoi capire di te stesso. Per questo entrare intimamente in relazione con una persona è importante, perché diventa un viaggio conoscitivo esistenziale".
”
”
Fabio Volo (Il giorno in più)
“
«Vattene» mormorò con voce rotta.
Sbuffai. «Non posso».
Feci per trascinarla verso l'acqua. Si oppose, osservando angosciata il getto alle mie spalle, quasi le stessi chiedendo di buttarsi tra le fiamme.
«No, ti scongiuro…»
Con i pollici le spianai le lacrime sulle gote inumidite dal vapore. «Non ti farò del male, Aleksandra».
«Tu mi fai male anche solo guardandomi, Henri».
Smisi di respirare.
”
”
Chiara Cilli (Soffocami (Blood Bonds, #1))
“
L'interesse per l'uomo in se stesso e per il suo destino deve sempre costituire l'obiettivo primario di tutti gli sforzi compiuti in campo tecnologico [...] affinché le creazioni della nostra mente possano rappresentare un bene e non una maledizione per l'umanità. Non scordatevelo mai, mentre siete alle prese con diagrammi ed equazioni."
(dal discorso tenuto nel 1931 agli studenti del California Institute of Technology)
”
”
Albert Einstein
“
Orfeo: Io cercavo, piangendo, non più lei ma me stesso. Un destino, se vuoi. Mi ascoltavo. [...] Il mio destino non tradisce. Ho cercato me stesso. Non si cerca che questo. [...] Visto dal lato della vita tutto è bello. Ma credi a chi è stato tra i morti... Non vale la pena. [...] E voi godetela la festa. Tutto è lecito a chi non sa ancora. È necessario che ciascuno scenda una volta nel suo inferno. L'origine del mio destino è finita nell'Ade, finita cantando secondo i miei modi la vita e la morte.
Bacca: E che vuol dire che un destino non tradisce?
Orfeo: Vuol dire che è dentro di te, cosa tua; più profondo del sangue, di là da ogni ebbrezza. nessun dio può toccarlo.
”
”
Cesare Pavese
“
Ciascuno esamini i propri pensieri: li troverà sempre occupati dal passato e dall'avvenire. Non pensiamo quasi mai al presente, o se ci pensiamo, è solo per prenderne lume al fine di predisporre l'avvenire. Il presente non è mai il nostro fine: il passato o il presente sono i nostri mezzi; solo l'avvenire è il nostro fine. Così non viviamo mai, ma speriamo di vivere, e, preparandoci sempre ad essere felici, è inevitabile che non siamo mai tali.
”
”
Blaise Pascal
“
Per tutti questi secoli le donne hano avuto la funzione di specchi, dal potere magico e delizioso di riflettere raddoppiata la figura dell'uomo. [...]Perciò Napoleone e Mussolini insistono tanto enfaticamente sull'inferiorità delle donne, perché se esse non fossero inferiori cesserebbero di ingrandire loro. Questo serve in parte a spiegare la necessità che gli uomini spesso sentono delle donne. E serve a spiegare come li fa sentire inquieti la critica femminile; come a lei sia impossibile dir loro che il libro è brutto o il quadro difettoso, o cose del genere, senza provocare assai più dolore e suscitare assai più rabbia di quanta potrebbe suscitarne un uomo con la stessa critica. Perché se la donna comincia a dire la verità, la figura nello specchio rimpicciolisce; l'uomo diventa meno adatto alla vita.
”
”
Virginia Woolf (A Room of One’s Own)
“
Passeggiare è probabilmente la parola sbagliata. Marley passeggiava come passeggia una locomotiva impazzita. Si buttava in avanti, tirando con forza il guinzaglio fino a strangolarsi. Noi lo strattonavamo indietro; lui ci strattonava avanti. Noi tiravamo; e lui tirava dal'altra parte, tossendo come un fumatore incallito per via del collare che lo strozzava. Virava a destra e a sinistra, lanciandosi verso ogni cassetta della posta e cespuglio, annusando, ansimando , e pisciacchiando, di solito finendo con l'innaffiare se stesso. Ci girava attorno avvolgendo il guinzaglio attorno alle nostre caviglie prima di lanciarsi di nuovo in avanti, facendoci incespicare. Quando qualcuno si avvicinava con un altro cane, Marley gli balzava gioiosamente incontro, impennandosi, tratttenuto dal collare, morendo dalla voglia di fare amicizia. «Si direbbe che ami la vita», commentò un proprietario di cane, ed era vero.
”
”
John Grogan (Io & Marley)
“
Forse è vero, come sosteneva mia madre, che ognuno di noi ha una quota prediletta in montagna, un paesaggio che gli somiglia e dove si sente bene. La sua era senz'altro il bosco dei 1500 metri, quello di abeti e larici, alla cui ombra crescono il mirtillo, il ginepro e il rododendro, e si nascondono i caprioli. Io ero più attratto dalla montagna che viene dopo: prateria alpina, torrenti, torbiere, erbe d'alta quota, bestie al pascolo. Ancora più in alto la vegetazione scompare, la neve copre ogni cosa fino all'inizio dell'estate e il colore prevalente è il grigio della roccia, venato dal quarzo e intarsiato dal giallo dei licheni. Lì cominciava il mondo di mio padre. Dopo tre ore di cammino i prati e i boschi lasciavano il posto alle pietraie, ai laghetti nascosti nelle conche glaciali, ai canaloni solcati dalle slavine, alle sorgenti di acqua gelida. La montagna si trasformava in un luogo più aspro, inospitale e puro: lassù lui diventava felice. Ringiovaniva, forse, tornando ad altre montagne e altri tempi. Anche il suo passo sembrava perdere peso e ritrovare un'agilità perduta.
”
”
Paolo Cognetti (Le otto montagne)
“
Svetu hrozia tri pliagy, tri morové rany.
Prvá pliaga - nacionalizmus.
Druhý - rasizmus.
Tretia - náboženský fundamentalizmus.
Tieto tri pliagy majú rovnakú črtu, spoločného menovateľa - je to agresívna, všemocná, totálna iracionalita. Nie je možné preniknúť do vedomia zasiahnutého niektorou touto pliagou. V takejto hlave horí svätá hranica, ktorá iba čaká obete. Každý pokus o pokojný rozhovor sa skončí neúspechom. Takémuto človeku nejde o rozhovor, iba o deklaráciu. Aby si mu prisvedčil, dal za pravdu, podpísal súhlas. Inak v jeho očiach nemáš cenu, pretože zavážiš iba ako nástroj, ako inštrument, ako zbraň. Ľudia nejestvujú - je iba vec.
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”
Ryszard Kapuściński
“
Mi tese le labbra, si lisciò nuovamente i capelli, e uscimmo dalla stanza, Marguerite cantando, io quasi impazzito. Nel salotto mi disse a bassa voce, fermandosi: "Vi sarà sembrato strano che io vi abbia accettato subito: lo sapete da cosa dipende?
Dipende" riprese, prendendomi una mano ed appoggiandosela sul cuore, di cui sentii i battiti violenti e accelerati, "dal fatto che, dovendo vivere meno a lungo degli altri, mi sono ripromessa di vivere più in fretta.
”
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Alexandre Dumas fils (La dame aux camélias)
“
Strisciando fuori dal nascondiglio dov’era rimasto -completamente inosservato- si piazzò alle spalle del suo obbiettivo; la giovane non si accorse di nulla.
E come avrebbe potuto.
«Buh».
Era stato più forte di lui, soppresse un sorriso quando lei si voltò emettendo un gridolino strozzato. Gli occhi sbarrati dal terrore, quel tipo di terrore che ti mangia dentro e non ti dà scampo. Con il suo sguardo predatorio assorbì quello spaventato della ragazza, cibandosene.
”
”
Anya M. Silver (Pure Revenge (Lethal Men, #1))
“
SOCRATE
Come va ad Atene?
MENIPPO
Molti giovanotti dicono di far filosofia, e a giudicare dai vestiti e dal modo di camminare, si tratterebbe di sommi filosofi!
SOCRATE
Ah, ne ho visti tanti davvero! [...] E di me che pensano?
MENIPPO
In questo, Socrate, sei un uomo fortunato. Tutti credono infatti che tu sia un uomo ammirevole, e tu sappia tutto, e per giunta senza sapere nulla! Quest'ultima cosa, però, penso che sia vera.
SOCRATE
Anch'io glielo dicevo sempre, ma loro credevano che si trattasse di un'ironia!
(Dialoghi dei morti, 6, Menippo ed Eaco)
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Lucian of Samosata (Storia vera - Dialoghi dei morti)
“
«Perché quella piccola voce ostinata nella nostra testa ci tormenta così?» disse , guardandoci. «Forse perché ci ricorda che siamo vivi, che siamo mortali, che abbiamo anime autonome - che, dopotutto, siamo troppo pavidi per cedere, ma che pure ci procurano un grave malessere? È una cosa terribile imparare da bambini che si è un essere separato dal resto del mondo, che niente e nessuno soffre i nostri medesimi solori di scottature alla lingua o di sbucciature alle ginocchia: che ognuno è solo con i propri acciacchi e le proprie pene, Ancor più terribile, invecchiando, scoprire che nessuna persona - non importa quanto vicina - potrà mai capirci davvero. I nostri io sono ciò che ci rende più infelici, ed è per questo che bramiamo perderli, non credere?»
”
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Donna Tartt (The Secret History)
“
Le regole per scrivere bene (adattate da Umberto Eco)
1. Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.
2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.
3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
4. Esprimiti siccome ti nutri.
5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.
6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.
7. Stai attento a non fare... indigestione di puntini di sospensione.
8. Usa meno virgolette possibili: non è “fine”.
9. Non generalizzare mai.
10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton.
11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu.”
12. I paragoni sono come le frasi fatte.
13. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).
14. Solo gli stronzi usano parole volgari.
15. Sii sempre più o meno specifico.
16. L'iperbole è la più straordinaria delle tecniche espressive.
17. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.
18. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.
19. Metti, le virgole, al posto giusto.
20. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile.
21. Se non trovi l’espressione italiana adatta non ricorrere mai all’espressione dialettale: peso e! tacòn del buso.
22. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia.
23. C’è davvero bisogno di domande retoriche?
24. Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe — o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento — affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.
25. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fà sbaglia.
26. Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile.
27. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!
28. Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.
29. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili.
30. Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del 5 maggio.
31. All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo).
32. Cura puntiliosamente l’ortograffia.
33. Inutile dirti quanto sono stucchevoli le preterizioni.
34. Non andare troppo sovente a capo.
Almeno, non quando non serve.
35. Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione.
36. Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato.
37. Non costruire frasi in cui la conclusione non segua logicamente dalle premesse: se tutti facessero così, allora le premesse conseguirebbero dalle conclusioni.
38. Non indulgere ad arcaismi, apax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differanza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competente cognitive del destinatario.
39. Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.
40. Una frase compiuta deve avere.
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Umberto Eco
“
Ma come stabilire il momento esatto in cui comincia una storia? Tutto è sempre cominciato già da prima, la prima riga della prima pagina d'ogni romanzo rimanda a qualcosa che è già successo fuori dal libro. Oppure la vera storia è quella che comincia dieci o cento pagine più avanti e tutto ciò che precede è solo un prologo. Le vite degli individui della specie umana formano un intreccio continuo, in cui ogni tentativo di separare un pezzo di vissuto che abbia un senso separatamente dal resto - per esempio, l'incontro di due persone che diventerà decisivo per entrambi - deve tener conto che ciascuno dei due porta con sé un tessuto di ambienti fatti altre persone, e che dall'incontro deriveranno a loro volta altre storie che si separeranno dalla loro storia comune.
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Italo Calvino (If on a Winter’s Night a Traveler)
“
Al boia che lo invita a togliersi il farsetto dice: "Non parlarmi in modo così gelido; già ho la voce rauca./ Non vorrei prendere altro freddo, sai./ Indica il ceppo; qui non ci sono stato mai". E quando quello precisa "Dal lato oriente, signore" Moro dice la su ultima battuta: "Oriente, sia./ Andiamo a spirare; fatto quello, il sonno riposo mi dia./ Qui muore l'allegria di More. E a buona ragione:/ Con la vita fragile delle carne, muore anche il buffone./ Non un occhio saluti questo mio tronco con una lacrima amara. /La nostra nascita al cielo deve essere così, senza paura".
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Thomas More
“
Francesco venne poi com’io fu’ morto,
(Francisco vino a buscarme, cuando estaba muerto,)
per me; ma un d’i neri cherubini
(pero uno de los querubines negros)
li disse: “Non portar: non mi far torto.
(le dijo: «No te lo lleves; no te equivoques».)
Venir se ne dee giù tra ‘ miei meschini
(Él debe quedarse aquí, entre mis servidores)
perché diede ‘l consiglio frodolente,
(porque dio un consejo fraudulento,)
dal quale in qua stato li sono a’ crini;
(desde ese momento, no lo he perdido de vista;)
ch’assolver non si può chi non si pente,
(porque no se puede absolver al que no se arrepiente,)
né pentere e volere insieme puossi
(y tampoco puede uno arrepentirse y seguir queriendo hacer lo mismo)
per la contradizion che nol consente.
(porque es una contradicción que no puede consentirse.)
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Sylvain Reynard (Gabriel's Rapture (Gabriel's Inferno, #2))
“
È uno speciale piacere che ti dà il libro appena pubblicato, non è solo un libro che porti con te ma la sua novità, che potrebbe essere anche solo quella dell’oggetto uscito ora dalla fabbrica, la bellezza dell’asino di cui anche i libri s’adornano, che dura finché la copertina non comincia a ingiallire, un velo di smog a depositarsi sul taglio, il dorso a sdrucirsi agli angoli, nel rapido autunno delle biblioteche. No, tu speri sempre d’imbatterti nella novità vera, che essendo stata novità una volta, continui a esserlo per sempre. Avendo letto il libro appena uscito, ti approprierai di questa novità dal primo istante, senza dover poi inseguirla, rincorrerla. Sarà questa la volta buona? Non si sa mai. Vediamo come comincia.
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Italo Calvino (If on a Winter’s Night a Traveler)
“
Quassù, la sensazione che la natura ha una sua presenza psichica è fortissima. A volte, quando tutto imbacuccato contro il freddo mi fermo ad osservare, seduto su un grotto, il primo raggio di sole che accende le vette dei ghiacciai e lentamente solleva il velo di oscurità, facendo emergere catene e catene di altre montagne dal fondo lattiginoso delle valli, un’aria di immensa gioia pervade il mondo ed io stesso mi ci sento avvolto, assieme agli alberi, gli uccelli, le formiche: sempre la stessa vita in tante diverse, magnifiche forme.
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Tiziano Terzani (Lettere contro la guerra)
“
Dal corridoio giunse una voce contrariata.
«Maledizione, l'ha ammazzato sul serio, adesso mi toccherà essere l'erede al trono al posto suo e indossare quel ridicolo mantello da cerimonia».
Bryce fece irruzione nello studio e considerò con un breve sguardo Alexis sulla poltrona e Axel fermo al centro della stanza con un bicchiere in pezzi ai piedi.
In faccia gli leggeva chiaramente che se fosse stato Alexis a tirarglielo dietro, avrebbe avuto tutta la sua comprensione.
«Arrivi a proposito», disse Axel, calmissimo.
«Ti spiacerebbe mandare qualcuno a chiamare Stephen Eldrige?».
«L'unica persona che manderò a chiamare è un esorcista», disse Bryce, esasperato. «Sperando che almeno lui possa fare qualcosa per te».
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Virginia De Winter (L'ordine della penna (Black Friars, #2))
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Avendo perso uno degli inseguiti, Ivan concentrò la sua attenzione sul gatto, e vide quello strano animale avvicinarsi al predellino del vagone di testa del tram A immobile alla fermata, spingere via con insolenza una donna, afferrare la maniglia e tentare perfino di dare una moneta da dieci copeche alla bigliettaria attraverso un finestrino aperto per l'afa.
Il comportamento del gatto sbalordì talmente Ivan da lasciarlo immobile davanti alla drogheria sull'angolo; e subito una seconda volta, ma con molta più forza egli fu sbalordito dal comportamento della bigliettaria. Questa, non appena vide il gatto che saliva sul tram, gridò con una rabbia che la scuoteva tutta:
- È vietato ai gatti! È vietato portare gatti! Passa via! Scendi, se no chiamo la polizia!
Né la bigliettaria né i passeggeri furono colpiti dalla cosa principale: non dal fatto che un gatto salisse sul tram, questo poteva ancora passare, ma dal fatto che volesse pagare il biglietto!
Il gatto si dimostrò animale non soltanto solvibile, ma anche disciplinato. Alla prima sgridata della bigliettaria cessò l'attacco, si staccò dal predellino e si sedette alla fermata, soffregandosi i baffi con la monetina. Ma non appena la bigliettaria diede il segnale e il tram si mosse, il gatto si comportò come chiunque sia cacciato da un tram, sul quale deve viaggiare per forza. Dopo essersi lasciato passare davanti tutte e tre le vetture, balzò sulla parte posteriore dell'ultima, si afferrò con la zampa a un tubo che usciva dal veicolo e filò via, economizzando in tal modo il prezzo della corsa.
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Mikhail Bulgakov (The Master and Margarita)
“
Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perchè ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre.
Per questo, meditare su quanto è avvenuto è un dovere di tutti. Tutti devono sapere, o ricordare, che Hitler e Mussolini, quando parlavano pubblicamente, venivano creduti, applauditi, ammirati, adorati come dei. Erano «capi carismatici», possedevno un segreto potere di seduzione che non procedeva dalla credibilità o dalla giustezza delle cose che dicevano, ma dal modo suggestivo con cui le dicevano, dalla loro eloquenza, dalla loro arte istrionica, forse istintiva, forse pazientemente esercitata e appresa. Le idee che proclamavano non erano sempre le stesse, e in generale erano aberranti, o sciocche, o crudeli; eppure vennero osannati, e seguiti fino alla loro morte da milioni di fedeli.
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Primo Levi (Survival in Auschwitz)
“
Emine'nin ölümüyle son tutunduğum dal da kopmuş gibi büsbütün boşlukta kaldım. Kaybettiğim şey benim için o kadar büyüktü ki ilk önceleri bunu bir türlü anlayamadım. Ne de hayatımdaki neticesini ölçebildim. Sade içimde simsiyah ve çok ağır bir şeyle dolaştım durdum. Sonra bu haraplığa daha başka bir duygu, bir çeşit kurtuluş duygusu karıştı. Bir baskıdan kurtulmuştum. Artık Emine bir daha ölemezdi, hatta hastalanamazdı da. Orada zihnimin bir köşesinde olduğu gibi kalacaktı. Hayatımda birçok şeyler daha beni korkutabilir, başıma türlü felâketler gelebilirdi. Fakat en müthişi, onu kaybetmek ihtimali ve bunun korkusu artık yoktu.
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Ahmet Hamdi Tanpınar (Saatleri Ayarlama Enstitüsü)
“
Al rallentatore, Vishous chinò la testa bruna e Butch sentì come una carezza vellutata quando il pizzetto gli sfiorò la gola. Con precisione millimetrica, V premette le zanne contro la vena che saliva dal cuore dell'amico, poi lentamente, inesorabilmente, lo trafisse. I loro petti si toccarono.
Butch chiuse gli occhi, assaporando quella sensazione, il calore dovuto alla vicinanza fisica, la morbidezza dei capelli di V sulla mascella, la potenza del braccio virile che gli scivolava intorno alla vita. Quasi animate da volontà propria, le sue mani si staccarono dai pioli posandosi sui fianchi di V, stringendo con forza quella carne soda, unendo i loro corpi dalla testa ai piedi. Un fremito percorse uno dei due. O forse... merda, forse erano rabbrividiti entrambi.
E poi basta. Chiuso. Finito. Da non ripetersi mai più.
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J.R. Ward (Lover Revealed (Black Dagger Brotherhood, #4))
“
In my lifelong study of the scores of species of ants to be found in the tropical forests of Dal Hon, I am led to the conviction that all forms of life are engaged in a struggle to survive, and that within each species there exists a range of natural but variable proclivities, of physical condition and of behaviour, which in turn weighs for or against in the battle to survive and procreate. Further, it is my suspicion that in the act of procreation, such traits are passed on. By extension, one can see that ill traits reduce the likelihood of both survival and procreation. On the basis of these notions, I wish to propose to my fellow scholars at this noble gathering a law of survival that pertains to all forms of life. But before I do so, I must add one more caveat, drawn from the undeniable behavioural characteristics of, in my instance of speciality, ants. To whit, success of one form of life more often than not initiates devastating population collapse among competitors, and indeed, sometimes outright extinction. And that such annihilation of rivals may in fact be a defining feature of success.
Thus, my colleagues, I wish to propose a mode of operation among all forms of life, which I humbly call-in my four-volume treatise-‘The Betrayal of the Fittest’.
Obsessional Scrolls
Sixth Day Proceedings
Address Of Skavat Gill
Unta, Malazan Empire, 1097 Burn's Sleep
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Steven Erikson (Dust of Dreams (Malazan Book of the Fallen, #9))
“
Voi siete così giovine, così al di qua d’ogni inizio, e io vi vorrei pregare quanto posso, caro signore, di aver pazienza verso quanto non è ancora risolto nel vostro cuore, e tentare di aver care le domande stesse come stanze serrate e libri scritti in una lingua molto straniera. Non cercate ora risposte che non possono venirvi date perché non le potreste vivere. E di questo si tratta, di vivere tutto. Vivete ora le domande. Forse v’insinuate così a poco a poco, senz’avvertirlo, a vivere un giorno lontano la risposta. Forse portate in voi la possibilità di formare e creare, quale una maniera di vita singolarmente beata e pura; educatevi a questo compito, - ma accogliete in grande fiducia quanto vi accade e se solo vi accade dal vostro volere, da qualche necessità del vostro intimo, prendetelo su voi stesso e non odiate nulla.
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Rainer Maria Rilke (Letters to a Young Poet)
“
E sì, mi manca ancora. Per quanto incomprensibile possa essere, sento ancora la sua mancanza. La sento soprattutto in questo tipo di situazione, quando esco, quando mi siedo in un ristorante con qualcuno, quando viene un po’ di sole dopo che ha piovuto, quando la gente intorno parla del più e del meno, quando la normalità incalza. E’ soprattutto in quei momenti che mi domando cosa ci faccio lì. Perché rimango. Perché non me ne vado. E perché quello che mangio non sa di niente. E perché delle cose che mi dicono gli amici, cose per le quali dovrei provare un qualche interesse, non m’importi assolutamente nulla. E risponda per pura cortesia, sperando che se la bevano e pensando che se pure non se la bevono fa lo stesso. E perché quando mi sembra di cominciare a rilassarmi, finalmente, vengo subito assalito dal solito stormo di piccoli ricordi felici che vuole portarmi via da dove sto. E perché mi sembra di aver lasciato la vita da qualche parte. Ma dove?
Fanculo, va’.
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Diego De Silva (Sono contrario alle emozioni)
“
Mi guardo bene dal tenermi in gola le parole: ho passato gran parte della mia vita a non dire le cose che volevo dire, e me ne sono pentito. La nostra natura ci impone di mandare messaggi subliminali, comunicare con i gesti, perché abbiamo paura di esporci per come siamo. Anche a noi stessi. Quando tutto sarà finito sono sicuro che mi verrà concesso un minuto per ripensare a tutte le volte che volevo urlare cosa sentivo, ma sono stato zitto per paura di non essere capito, e rimpiangerò gli obbiettivi che ho abbandonato perché il timore di fallire mi ha impedito di perseguirli. Questa vita è una puttana e probabilmente mi spezzerà il cuore, ma cazzo, sono innamorato. Va così, rhum e pera, perché ci sono dei momenti forti che ti lasciano l’amaro in bocca, e altri talmente belli da farti dimenticare quel retrogusto sgradevole che ha la vita
”
”
Charles Bukowski
“
«Chi ti ha ferita?» mi domandò, esigente.
Non mi azzardai nemmeno a immaginare quello che mi avrebbe fatto se le avessi mentito. Dovevo dirle la verità. Mettere in pericolo la vita di André non doveva importarmi, maledizione, non doveva.
Perché lui aveva ridotto la mia a tutto questo.
Una lacrima mi scivolò lungo la tempia. «Lui», alitai.
La Regina rivolse il volto al soffitto con un sospiro grave e poi mi sospinse leggermente lontano da sé. «Qual è la prima regola, André?» disse, la voce stentorea.
Lo sentii inspirare forte dal naso, ma non ebbi la forza per guardarlo. «La sua merce deve rimanere inalterata.»
Lei abbassò gli occhi su di lui. «Esattamente.»
Un istante dopo gli incise il collo con l’unghia, nello stesso punto in cui André mi aveva tagliata.
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Chiara Cilli (Per Addestrarti (Blood Bonds, #4))
“
Passavamo sulla terra leggeri come acqua, disse Antonio Setzu, come acqua che scorre, salta, giù dalla conca piena della fonte, scivola e serpeggia fra muschi e felci, fino alle radici delle sughere e dei mandorli o scende scivolando sulle pietre, per i monti e i colli fino al piano, dai torrenti al fiume, a farsi lenta verso le paludi e il mare, chiamata in vapore dal sole a diventare nube dominata dai venti e pioggia benedetta.
A parte la follia di ucciderci l'un l'altro per motivi irrilevanti, eravamo felici. Le piante e le paludi erano fertili, i monti ricchi di pascolo e fonti. Il cibo non mancava neppure negli anni di carestia. Facevamo un vino colore del sangue, dolce al palato e portatore di sogni allegri. Nel settimo giorno del mese del vento che piega le querce incontravamo tutte le genti attorno alla fonte sacra e per sette giorni e sette notti mangiavamo, bevevamo, cantavamo e danzavamo in onore di Is. Cantare, suonare, danzare, coltivare, raccogliere, mungere, intagliare, fondere, uccidere, morire, cantare, suonare, danzare era la nostra vita. Eravamo felici, a parte la follia di ucciderci l'un l'altro per motivi irrilevanti.
(pag. 56)
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Sergio Atzeni (Passavamo sulla terra leggeri)
“
«Ascolta, so come ti senti: sei prevenuto, hai paura, ti senti insicuro, credi che la felicità per te sia irraggiungibile. Ti assicuro che non è così. Io non ti lascerò mai, sarò sempre al tuo fianco, malgrado i tuoi sbalzi d’umore e la tua stronzaggine. Ci sarò per te, ci sono sempre stata. E ti amo, Elijah, dovresti saperlo.»
Annuisce, ma l’espressione combattuta non va via dal suo viso. Non crede ancora di meritare la felicità.
Non può vivere così, deve lasciarsi il passato alle spalle, prendere coscienza del fatto che da ora in poi la nostra vita sarà insieme, amarmi con tutto se stesso e mettersi in gioco.
«Anche io ti amo e cercherò di dimostrartelo, di essere più ottimista. Mi fido di noi e so che il nostro amore è fortissimo, che siamo un’unica cosa e niente può separarci, nemmeno le mie insicurezze del cazzo.»
Mi alzo sulle punte e assaggio le sue labbra con frenesia
«Così ti voglio» mormoro.
Si morde il labbro, incastrandomi con uno sguardo malizioso.
«Io ti voglio in qualsiasi modo» esclama.
”
”
Debora C. Tepes (Sei tu il mio paradiso)
“
la lettura di Delitto e castigo lo cambiò, Delitto e castigo fu il fulmine che si abbatté dal cielo e lo mandò in frantumi, e quando riuscí a riprendersi Ferguson non ebbe piú dubbi sul futuro, se un libro poteva essere questo, se un romanzo poteva fare questo al tuo cuore, alla tua mente e ai tuoi sentimenti piú profondi sul mondo, allora scrivere romanzi era senz’altro la cosa migliore che potevi fare nella vita, perché Dostoevskij gli aveva insegnato che le storie inventate potevano andare ben oltre il semplice divertimento e lo svago, potevano rivoltarti come un calzino e scoperchiarti il cervello, potevano scottarti e gelarti e metterti completamente a nudo e scaraventarti tra i venti furiosi dell’universo e da quel giorno in poi, dopo aver annaspato per tutta l’infanzia, perso nei miasmi sempre piú fitti dello smarrimento, finalmente Ferguson capí dove stava andando, e negli anni successivi non tornò mai sulla sua decisione, nemmeno in quelli piú duri, quando gli sembrò quasi di cadere dai confini della terra. Aveva solo quindici anni, ma aveva già sposato un’idea, e il giovane Ferguson decise di onorarla, nella buona o nella cattiva sorte, in ricchezza o in povertà, in salute o in malattia, per tutta la vita.
”
”
Paul Auster (4 3 2 1)
“
They were falling back into familiarity, into common ground, into the dirty gray. Just ordinary humans in ordinary opaque boiled-egg light, without grace, without revelation, composite of contradictions, easy principles, arguing about what they half believed in or even what they didn't believe in at all, desiring comfort as much as raw austerity, authenticity as much as playacting, desiring coziness of family as much as to abandon it forever. Cheese and chocolate they wanted, but also to kick all these bloody foreign things out. A wild daring love...but also a rice and dal love blessed by the unexciting feel of everyday, its surprises safely enmeshed in something solidly familiar...Every single contradiction history or opportunity might make available to them, every contradiction they were heir to, they desired. But only as much, of course, as they desired purity and a lack of contradiction.
”
”
Kiran Desai (The Inheritance of Loss)
“
Succedeva sempre che a un certo punto uno alzava la testa... e la vedeva. È una cosa difficile da capire. Voglio dire... Ci stavamo in più di mille, su quella nave, tra ricconi in viaggio, e emigranti, e gente strana, e noi... Eppure c'era sempre uno, uno solo, uno che per primo... la vedeva. Magari era lì che stava mangiando, o passeggiando, semplicemente, sul ponte... magari era lì che si stava aggiustando i pantaloni... alzava la testa un attimo, buttava un occhio verso il mare... e la vedeva. Allora si inchiodava, lì dov'era, gli partiva il cuore a mille, e, sempre, tutte le maledette volte, giuro, sempre, si girava verso di noi, verso la nave, verso tutti, e gridava (piano e lentamente): l'America.
Poi rimaneva lì, immobile come se avesse dovuto entrare in una fotografia, con la faccia di uno che l'aveva fatta lui l'America. La sera, dopo il lavoro, e le domeniche, si era fatto aiutare dal cognato, muratore, brava persona... prima aveva in mente qualcosa in compensato, poi... gli ha preso un po' la mano, ha fatto l'America... Quello che per primo vede l'America. Su ogni nave ce n'è uno.
”
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Alessandro Baricco (Novecento. Un monologo)
“
Bisognerebbe saper attendere, raccogliere, per una vita intera e possibilmente lunga, senso e dolcezza, e poi, proprio alla fine, si potrebbero forse scrivere dieci righe valide. Perché i versi non sono, come crede la gente, sentimenti (che si acquistano precocemente), sono esperienze. Per scrivere un verso bisogna vedere molte città, uomini e cose, bisogna conoscere gli animali, bisogna capire il volo degli uccelli e comprendere il gesto con cui i piccoli fiori si aprono al mattino. Bisogna saper ripensare a itinerari in regioni sconosciute, a incontri inaspettati e congedi previsti da tempo, a giorni dell'infanzia ancora indecifrati, ai genitori che eravamo costretti a ferire quando portavano una gioia e non la comprendevamo (era una gioia per qualcun altro), a malattie infantili che cominciavano in modo così strano con tante profonde e grevi trasformazioni, a giorni in stanze silenziose e raccolte e a mattine sul mare, al mare sopratutto, a mari, a notti di viaggio che passavano con un alto fruscio e volavano assieme alle stelle - e ancora non è sufficiente poter pensare a tutto questo. Bisogna avere ricordi di molte notti d'amore, nessuna uguale all'altra, di grida di partorienti e di lievi, bianche puerpere addormentate che si rimarginano. Ma bisogna anche essere stati accanto ad agonizzanti, bisogna essere rimasti vicino ai morti nella stanza con la finestra aperta e i rumori intermittenti. E non basta ancora avere ricordi. Bisogna saperli dimenticare, quando sono troppi, e avere la grande pazienza di attendere che ritornino. Perché i ricordi in sé ancora non sono. Solo quando diventano sangue in noi, sguardo e gesto, anonimi e non più distinguibili da noi stessi, soltanto allora può accadere che in un momento eccezionale si levi dal loro centro e sgorghi la prima parola di un verso.
”
”
Rainer Maria Rilke (The Notebooks of Malte Laurids Brigge)
“
Sabbia a perdita d'occhio, tra le ultime colline e il mare - il mare - nell'aria fredda di un pomeriggio quasi passato, e benedetto dal vento che sempre soffia da nord.
La spiaggia. E il mare.
Potrebbe essere la perfezione immagine per occhi divini mondo che accade e basta, il muto esistere di acqua e terra, opera finita ed esatta, verità - verità - ma ancora una volta è il salvifico granello dell'uomo che inceppa il meccanismo di quel paradiso, un'inezia che basta da sola a sospendere tutto il grande apparato di inesorabile verità, una cosa da nulla, ma piantata nella sabbia, impercettibile strappo nella superficie di quella santa icona, minuscola eccezione posatasi sulla perfezione della spiaggia sterminata. A vederlo da lontano non sarebbe che un punto nero: nel nulla, il niente di
un uomo e di un cavalletto da pittore.
Il cavalletto è ancorato con corde sottili a quattro sassi posati nella sabbia. Oscilla impercettibilmente al vento che sempre soffia da nord. L'uomo porta alti stivali e una grande giacca da pescatore. Sta in piedi, di fronte al mare, rigirando tra le dita un pennello sottile. Sul cavalletto, una tela.
”
”
Alessandro Baricco (Ocean Sea)
“
«Mettiti il casco. È tardi!» le ordinò senza guardarla in viso mentre le porgeva il copricapo.
Asia non disse una parola. Il sole era già scomparso ed era consapevole che con l’oscurità il Male avrebbe potuto fare capolino da un momento all’altro. Il cimitero del Wawel distava pochi minuti dal suo appartamento, ma lei conosceva bene il Venator e sapeva perché si spostava comunque in moto. Le sacche laterali della sua cavalcatura erano piene zeppe di armi, una vera e propria santa barbara sempre pronta all’uso.
Mentre si issava con accuratezza dietro di lui cercò di trattenere il respiro. L’idea di sfiorare di nuovo, dopo quasi due anni, il suo corpo la faceva sentire come una bambina il primo giorno di scuola: tensione a mille, ansia, batticuore e la sensazione che di lì a poco sarebbe morta di infarto. Ma quel momento magico fu bruscamente distrutto, e le acide parole inzuppate nel veleno che uscirono dalle labbra di Bor la scaraventarono con una forza dolorosa nella realtà di quel pomeriggio.
«Aggrappati alle manigliette laterali, non a me. E reggiti forte, non mi va di dovermi fermare a raccogliere i tuoi pezzetti.»
Asia si sentì morire ma mai, per nessuna ragione al mondo, gli avrebbe dato soddisfazione.
«Certo, non temere, non ti accorgerai nemmeno di me», disse a denti stretti mentre la bocca le si seccava per la delusione di essere stata respinta così in malo modo.
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Eilan Moon
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Che cos'è l'Ottocento? Un'epoca nella quale la donna era sacra, e si poteva comprare una ragazza di tredici anni per poche sterline, o pochi scellini se la si voleva soltanto per un'ora o due. Nella quale si costruirono più chiese che in tutta la precedente storia del paese, e a Londra una casa su sessanta era un bordello (la proporzione moderne sarebbe pressappoco una su seimila). Nella quale la santità del matrimonio (e della castità prematrimoniale) era esaltata da ogni pulpito, in tutti gli editoriali e nei pubblici comizi, e grandi personaggi pubblici - dal futuro re in giù - conducevano una vita assolutamente scandalosa. Nella quale venne gradatamente umanizzato il sistema penale, e la flagellazione era talmente diffusa che un francese cercò seriamente di dimostrare che il marchese De Sade doveva essere d'origine inglese. Nella quale il corpo femminile era più che mai celato agli occhi indiscreti, e i meriti degli scultori erano valutati in base alla loro capacità di scolpire donne nude. Nella quale non esiste un romanzo, una commedia o una poesia di un certo livello letterario che si spinga oltre la sessualità di un bacio [...], mentre la popolazione di opere pornografiche raggiungeva un livello mai superato. Nella quale non si nominavano mai le funzioni escretorie, e le condizioni igieniche erano ancora talmente primitive [...] che dovevano esserci poche case e poche strade che non le ricordassero in continuazione. Nella quale si sosteneva all'unanimità che le donne non hanno orgasmo, e si insegnava a ogni prostituta come simularlo. Nella quale ci furono progressi enormi in tutti gli altri settori dell'attività umana, e soltanto tirannide nel più personale e fondamentale
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John Fowles (The French Lieutenant’s Woman)
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Penso che sia incredibile come cambia tutto quando incontri la persona che ami, incredibile quanto velocemente quel a persona ti possa bastare. Ti senti avvolto e riscaldato dal pensiero di lei, tutto diventa più leggero, anche se sei al lavoro e sono le quattro e venti del pomeriggio e fuori piove.
Sei in macchina in autostrada, sei stanco, i vestiti ti stanno scomodi, ma pensi a lei e sorridi da solo, poi ti guardi nel o specchietto per vedere se sei abbastanza bel o per lei. Mandi messaggi e se non ti risponde subito è perché è in riunione o non ha sentito, certo non perché non ha voglia. È venerdì sera, la vedi e pensi che sei fortunato perché per due giorni è tutta tua. È tua a colazione, è tua dopo pranzo nel letto, mentre cerchi di vedere un film. Ti dice che martedì sera le va di cucinare per te e che ti aspetta a casa verso le nove, e tu al e otto e quarantacinque fai le scale di casa sua a due gradini al a volta, al egro e innamorato, perché hai voglia di baciarla e di sentire il suo odore.
Quando entri in casa sua c’è già un buon profumo e non sai trovare le parole per dire a te stesso
quanto sei felice, e quando sei solo in bagno ti guardi al o specchio e ti fai i complimenti per quanto lei è bela.
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Fabio Volo (Le prime luci del mattino)
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Sottolineai tantissime frasi con forza, segnai punti esclamativi, freghi verticali. Sputare su Hegel. Sputare sulla cultura degli uomini, sputare su Marx, su Engels, su Lenin. E sul materialismo storico. E su Freud. E sulla psicoanalisi e l’invidia del pene. E sul matrimonio, sulla famiglia. E sul nazismo, sullo stalinismo, sul terrorismo. E sulla guerra. E sulla lotta di classe. E sulla dittatura del proletariato. E sul socialismo. E sul comunismo. E sulla trappola dell’uguaglianza. E su tutte le manifestazioni della cultura patriarcale. E su tutte le sue forme organizzative. Opporsi alla dispersione delle intelligenze femminili. Deculturalizzarsi. Disacculturarsi a partire dalla maternità, non dare figli a nessuno. Sbarazzarsi della dialettica servo-padrone. Strapparsi dal cervello l’inferiorità. Restituirsi a se stesse. Non avere antitesi. Muoversi su un altro piano in nome della propria differenza. L’università non libera le donne ma perfeziona la loro repressione. Contro la saggezza. Mentre i maschi si danno a imprese spaziali, la vita per le femmine su questo pianeta deve ancora cominciare. La donna è l’altra faccia della terra. La donna è il Soggetto Imprevisto. Liberarsi dalla sottomissione, qui, ora, in questo presente. L’autrice di quelle pagine si chiamava Carla Lonzi.
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Elena Ferrante (Storia di chi fugge e di chi resta)
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Basının üstünden büyük bir rüzgâr geçiyor. Yalancı bir fecirle(şafak) başlayan asır kararıyor ve sana tek ümit ışığı olarak en kudretli kaynağı uranium’da değil, senin ruhunda sıkışmış maddeden koparak çıkardığın korkunç tahrip âletinin patlayışından yükselecek alevi bekletiyor. Ey bahtsız! Tarihinin hiç bir devrinde kendine bu kadar yabancı, bu kadar hayran ve düşman olmadın. Laboratuarında aradığın, incelediğin, oyduğun, dibine indiğin, sırrını değiştiğin her şey arasında yalnız ruhun yok. Onu beyin hücrelerinin bir üfürüğü sanmakla başlayan müthiş gafletin, otuz yıl içinde gördüğün iki muazzam dünya harbinin kan ve göz yaşı çağlayanlarında en büyük dersi arayan gözlerine bir körlük perdesi indirdi. Bırak şu maddeyi, boğ şu ölçü dehanı, doy şu fizik ve matematik tecessüsüne, kov şu kemiyet fikrini, dal kendi içine, koş kendi kendinin peşinden, bul onu, bul kendini, bul ruhunu, bul, sev, bil, an, gör, kendi içinde gör Allah’ını. Kendine dön, kendine bak, kendine gel. Aptalca bir konfor aşkından doğduğu halde her biri daha korkunç bir dünya harbi hazırlayan teknik mucizelerinin yanında, senin iç zıtlıklarını elemeye yarayacak ye seni kendi kendinle boğuşmaktan kurtaracak ruh mucizelerini ara. İnan mânevilere ve mukaddeslere, inan! Onlar hakkında bu kadar küçükçe düşünmekten utan! Her sezilen derinliğin ifşa ettiklerini düşünmekten bile seni alıkoyan tabiatçı metodlarını fırlat ve bitlenmiş elbiseler gibi at. Ortaçağ papazında haklı olarak ayıpladığın dar kafalılığın anlayış sınırlarını daha fazla darlaştıran beş duyu idrakinin kapalı dünyası içinde kalma: Arşı geç, ferşi atla, sidreyi aş. Gör ne var maverada ibrethiz.
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Peyami Safa (Yalnızız)
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«Io non mi sposo, se mi dici che mi ami e vuoi stare con me» azzardai, con il respiro strozzato in gola e le mani gelide per la tensione.
Lui si volse verso di me. «Qui non si tratta di me, Serena» iniziò lui, ed ebbi un brivido di paura: non mi chiamava mai con il mio nome completo. «Non si tratta di Christian o di quello che provo per te. Se ti dicessi che ti amo e tu lo lasciassi e poi tra noi non funzionasse? La colpa sarebbe mia che ti ho portato via da lui.»
«Non capisco» tentai di stimolarlo a spiegarsi meglio.
«Tu devi lasciarlo perché vuoi farlo, non perché ci sono io di mezzo.»
Il silenzio si fece pesante e denso.
«Tu vuoi un figlio e vuoi sposarti, io questo non posso farlo» aggiunse lui dopo, distogliendo lo sguardo dal mio che si stava riempiendo di lacrime.
«Ho paura di restare sola» bisbigliai.
«Tutti abbiamo paura di restare soli, ma non si sposano solo per quel timore.»
Pensai che avevo avuto ragione. Nico non sarebbe mai stato mio marito e forse non avremmo avuto dei bei bimbi cicciotti che correvano per casa, ero disposta a rinunciare a quello per lui?
«Io sono innamorata di te, anche se non volevo accadesse. Ma tu cosa provi davvero per me?»
Nico tornò a fissarmi. Era strano, sembrava assente e lontano, freddo come il ghiaccio e pericoloso come la punta di un coltello, e con quello sguardo mi colpì al cuore, dritto, affondando la lama sino all’impugnatura. «Sei importante per me».
Tutto qui? Pensai subito. Solo quello, io ero importante, come poteva esserlo un cane o un animale domestico.
Con le lacrime agli occhi guardai le fiamme spietate nei suoi occhi, fiamme che mi stavano divorando l’anima e tutti i sentimenti che avevo dentro.
«Anche se provassi qualcosa per te, non te lo direi mai. Io sono così e sarò sempre così» aggiunse lui, poco dopo, scostandosi dal mio contatto, non solo da quello visivo. «Se devi piangere vai a farlo da un’altra parte, per favore» commentò lui, la voce fredda, priva di inflessioni che mi fece così male da farmi sentire i polmoni collassare.
Tutto lì. Niente Addio, Serena, niente Chiamami quando starai meglio, niente Scusami, sono un cretino.
Mi asciugai le lacrime dal viso, gli girai intorno, raccogliendo i miei vestiti che infilai velocemente e uscii dalla porta come ero entrata: sola.
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Eilan Moon (Il mio lieto fine)
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mi viene solo in mente quella storia dei fiumi, […] e al fatto che si son messi lì a studiarli perché giustamente non gli tornava 'sta storia che un fiume, dovendo arrivare al mare, ci metteva tutto quel tempo, cioè scelga, deliberatamente, di fare un sacco di curve, invece di puntare dritto allo scopo, […] c'è qualcosa di assurdo in tutte quelle curve, e così si sono messi a studiare la faccenda e quello che hanno scoperto alla fine, c'è da non crederci, è che qualsiasi fiume, […], prima di arrivare al mare fa esattamente una strada tre volte più lunga di quella che farebbe se andasse diritto, sbalorditivo, se ci pensi, ci mette tre volte tanto quello che sarebbe necessario, e tutto a furia di curve, appunto, solo con questo stratagemma delle curve, […] è quello che hanno scoperto con scientifica sicurezza a forza di studiare i fiumi, tutti i fiumi, hanno scoperto che non sono matti, è la loro natura di fiumi che li obbliga a quel girovagare continuo, e perfino esatto, tanto che tutti, dico tutti, alla fine, navigano per una strada tre volte più lunga del necessario, anzi, per essere esatti, tre volte virgola quattordici, giuro, il famoso pi greco, non ci volevo credere, in effetti, ma pare che sia proprio così, devi prendere la loro distanza dal mare, moltiplicarla per pi greco e hai la lunghezza della strada che effettivamente fanno, il che, ho pensato, è una gran figata, perché, ho pensato, c'è una regola per loro vuoi che non ci sia per noi, voglio dire, il meno che ti puoi aspettare è che anche per noi sia più o meno lo stesso, e che tutto questo sbandare da una parte e dall'altra, come se fossimo matti, o peggio smarriti, in realtà è il nostro modo di andare diritti, modo scientificamente esatto, e per così dire già preordinato, benché indubbiamente simile a una sequenza disordinata di errori, o ripensamenti, ma solo in apparenza perché in realtà è semplicemente il nostro modo di andare dove dobbiamo andare, il modo che è specificatamente nostro, la nostra natura, per così dire, cosa volevo dire?, quella storia dei fiumi, sì, è una storia che se ci pensi è rassicurante, io la trovo molto rassicurante, che ci sia una regola oggettiva dietro a tutte le nostre stupidate, è una cosa rassicurante, tanto che ho deciso di crederci, e allora, ecco, quel che volevo dire è che mi fa male vederti navigare curve da schifo come quella di Couverney, ma dovessi anche andare ogni volta a guardare un fiume, ogni volta, per ricordarmelo, io sempre penserò che è giusto così, e che fai bene ad andare, per quanto solo a dirlo mi venga da spaccarti la testa, ma voglio che tu vada, e sono felice che tu vada, sei un fiume forte, non ti perderai…
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Alessandro Baricco (City)
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Alì dagli Occhi Azzurri
uno dei tanti figli di figli,
scenderà da Algeri, su navi
a vela e a remi. Saranno
con lui migliaia di uomini
coi corpicini e gli occhi
di poveri cani dei padri
sulle barche varate nei Regni della Fame. Porteranno con sè i bambini,
e il pane e il formaggio, nelle carte gialle del Lunedì di Pasqua.
Porteranno le nonne e gli asini, sulle triremi rubate ai porti coloniali.
Sbarcheranno a Crotone o a Palmi,
a milioni, vestiti di stracci
asiatici, e di camicie americane.
Subito i Calabresi diranno,
come da malandrini a malandrini:
«Ecco i vecchi fratelli,
coi figli e il pane e formaggio!»
Da Crotone o Palmi saliranno
a Napoli, e da lì a Barcellona,
a Salonicco e a Marsiglia,
nelle Città della Malavita.
Anime e angeli, topi e pidocchi,
col germe della Storia Antica
voleranno davanti alle willaye.
Essi sempre umili
Essi sempre deboli
essi sempre timidi
essi sempre infimi
essi sempre colpevoli
essi sempre sudditi
essi sempre piccoli,
essi che non vollero mai sapere, essi che ebbero occhi solo per implorare,
essi che vissero come assassini sotto terra, essi che vissero come banditi
in fondo al mare, essi che vissero come pazzi in mezzo al cielo,
essi che si costruirono
leggi fuori dalla legge,
essi che si adattarono
a un mondo sotto il mondo
essi che credettero
in un Dio servo di Dio,
essi che cantavano
ai massacri dei re,
essi che ballavano
alle guerre borghesi,
essi che pregavano
alle lotte operaie...
... deponendo l’onestà
delle religioni contadine,
dimenticando l’onore
della malavita,
tradendo il candore
dei popoli barbari,
dietro ai loro Alì
dagli Occhi Azzurri - usciranno da sotto la terra per uccidere –
usciranno dal fondo del mare per aggredire - scenderanno
dall’alto del cielo per derubare - e prima di giungere a Parigi
per insegnare la gioia di vivere,
prima di giungere a Londra
per insegnare a essere liberi,
prima di giungere a New York,
per insegnare come si è fratelli
- distruggeranno Roma
e sulle sue rovine
deporranno il germe
della Storia Antica.
Poi col Papa e ogni sacramento
andranno su come zingari
verso nord-ovest
con le bandiere rosse
di Trotzky al vento...
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Pier Paolo Pasolini (Alì dagli occhi azzurri)
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Ho riflettutto molto su come descriverlo, e questo è quel che ho deciso: «Nessuno l'ha mai definito un grande cane, o anche un buon cane. Era sfrenato come un ossesso e forte come un toro. Affrontava gioiosamente la vita, con un entusiasmo associato spesso a disastri naturali. È l'unico cane che sia mia stato espulso da un corso di aducazione all'obbedienza». Continuavo: «Marley era un divoratore di divani, un demolitore di porte a zanzariera, un dispensatore di saliva, un ribaltatore di coperchi di pattumiera. Quanto al cervello, lasciatemi dire che ha dato la caccia alla sua coda fino al giorno in cui è morto, apparentemente convinto di essere sull'orlo di una grossa svolta nel mondo canino». Ma c'era dell'altro in lui, e descrissi il suo intuito e la sua empatia, la sua dolcezza con i bambini, e il suo cuore puro.
Quelo che volevo realtmente dire era come quest'animale aveva toccato le nostre anime e ci aveva insegnato alcune delle lezioni più importanti della vita. «Una persona può imparare molto da un cane, anche da un cane strambo come il nostro», scrissi. «Marley mi ha insegnato a vivere ogni giorno con sfrenata esuberanza e gioia, a cogliere il momento e seguire il mio cuore. Mi ha insegnato ad apprezzare le cose semplici: una passeggiata nei boschi, una fresca nevicata, un sonnellino in un raggio di sole invernale. E mentre diventava vecchio e malandato, mi ha insegnato l'ottimismo di fronte alle avversità. Sopprattutto mi ha insegnato l'amicizia, l'altruismo e una profonda devozione.»
Era uno straordinario concetto che solo ora, sulla scia della sua morte, stavo assorbendo totalmente: Marley come mentore. Era un maestro e un modello di comportamento. Era possibile per un cane, qualsiasi cane, ma soprattutto un pazzo cane incontrollabile come il nostro, indicare agli umani le cose che contavano realmente nella vita? Direi di sì. Lealtà. Coraggio. Devozione. Semplicità. Gioia. E le cose che non contavano. A un cane non servono automobili lussuose o grandi case o vestiti di sartoria. Gli status symbol non significano niente per lui. Un bastone fradicio gli va altrettanto bene. Un cane giudica gli altri non dal colore, il credo o la classe ma da chi sono interioremente. A un cane non importa se sei ricco o povero, istruito o analfabeta, intelligente o stupido. Dagli il tuo cuore e lui ti darà il suo. Era molto semplice, eppure noi umani, così più saggi e più sofisticati, abbiamo sempre avuto difficltà a immaginare quel che conta e non conta realemente. Mentre scrivevo quest'articolo di addio a Marley, mi rendevo conto che era tutto lì di fronte a noi, se solo avessimo aperto gli occhi. A volte occorre un cane con un alito cattivo, pessime maniere, e intenzioni pure per aiutarci a vedere.
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John Grogan (Io & Marley)
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Nel sole di marzo, mentre era seduto su una catasta di ceppi di faggio che scricchiolavano per il caldo, avvenne che egli pronunciasse per la prima volta la parola «legno». Aveva già visto il legno centinaia di volte, aveva sentito la parola centinaia di volte. La capiva anche, infatti d'inverno era stato mandato fuori spesso a prendere legna. Ma il legno come oggetto non gli era mai sembrato così interessante da darsi la pena di pronunciarne il nome. Ciò avvenne soltanto quel giorno di marzo, mentre era seduto sulla catasta. La catasta era ammucchiata a strati, come una panca, sul lato sud del capannone di Madame Gaillard, sotto un tetto sporgente. I ceppi più alti emanavano un odore dolce di bruciaticcio, dal fondo della catasta saliva un profumo di muschio, e dalla parete d'abete del capannone si diffondeva nel tepore un profumo di resina sbriciolata.
Grenouille era seduto sulla catasta con le gambe allungate, la schiena appoggiata contro la parete del capannone, aveva chiuso gli occhi e non si muoveva. Non vedeva nulla, non sentiva e non provava nulla. Si limitava soltanto ad annusare il profumo del legno che saliva attorno a lui e stagnava sotto il tetto come sotto una cappa. Bevve questo profumo, vi annegò dentro, se ne impregnò fino all'ultimo e al più interno dei pori, divenne legno lui stesso, giacque sulla catasta come un pupazzo di legno, come un Pinocchio, come morto, finché dopo lungo tempo, forse non prima di una mezz’ora, pronunciò a fatica la parola «legno». Come se si fosse riempito di legno fin sopra le orecchie, come se il legno gli arrivasse già fino al collo, come se avesse il ventre, la gola, il naso traboccanti di legno, così vomitò fuori la parola. E questa lo riportò in sé, lo salvò, poco prima che la presenza schiacciante del legno, con il suo profumo, potesse soffocarlo. Si alzò a fatica, scivolò giù dalla catasta, e si allontanò vacillando come su gambe di legno. Per giorni e giorni fu preso totalmente dall'intensa esperienza olfattiva, e quando il ricordo saliva in lui con troppa prepotenza, borbottava fra sé e sé «legno, legno», a mo' di scongiuro.
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Patrick Süskind (Perfume: The Story of a Murderer)