Cuore Selvaggio Quotes

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Lascia che te lo dica oggi quanto ti voglio bene, quanto tu sei stato sempre per me, come hai arricchito la mia vita. [...] Tu non puoi misurare ciò che significhi. Significa la sorgente in un deserto, l'albero fiorito in un terreno selvaggio. A te solo debbo che il mio cuore non sia inaridito, che sia rimasto in me un punto accessibile alla grazia.
Hermann Hesse
E così, nel cuore di una città dove infuriava un conflitto selvaggio, piena di grida guerresche, mentre la morte e la distruzione mietevano dovunque un sanguinoso raccolto, Dejah Thoris, Principessa di Helium, vera figlia di Marte, Dio della Guerra, si promise in sposa a John Carter, gentiluomo della Virginia
Edgar Rice Burroughs (A Princess of Mars (Barsoom, #1))
Se tuttavia so che cos'è l'amore, è per merito tuo. Te ho potuto amare, te solo fra gli uomini. Tu non puoi misurare ciò che significhi. Significa la sorgente in un deserto, l'albero fiorito in un terreno selvaggio. A te solo debbo che il mio cuore non sia inaridito, che sia rimasto in me un punto accessibile alla grazia.
Hermann Hesse (Narcissus and Goldmund)
NUTRICE: dove corri,figlia, lontano dalla tua casa? Fermati, calmati, frena la tua furia. Come una menade, che, alla cieca, gà invasata da dio, si lancia e porta i suoi passi sulla cima del Pindo nevoso o sui gioghi di Nisa, così Medea corre qua e là con gesti selvaggi, mostrando in volto i segni di un furore delirante. Il suo viso è in fiamme, il respiro affannoso, grida, il pianto le sgorga dagli occhi, di colpo si mette a ridere. è in preda ad ogni emozione. Esita, minaccia, avvampa, si lamenta, singhiozza. Dove si volgerà l’empito del suo cuore? Dove spingerà le sue minacce? Dove andrà ad infrangersi questo vortice? Il suo furore trabocca. No, non è da poco, non è comune il delitto che medita tra sé. Supererà se stessa, Medea. Li conosco, io, i segni del suo antico furore. Qualcosa di inaudito sta sopra di noi, qualcosa di grande, selvaggio, empio: lo leggo nel suo volto delirante. O déi. fate che la mia paura sia vana. MEDEA: Vuoi sapere, povera te, sin dove può spingersi l’odio? Sin dove l’amore
Seneca (Medea)
In questo forse consiste tutta la differenza che separa il selvaggio dall'uomo civile. Il primo ha solo dei sentimenti, il secondo ha dei sentimenti e delle idee. Perciò presso i selvaggi il cervello riceve, per così dire, poche impronte, è preso tutto intero dal sentimento che l'invade, mentre nell'uomo civilizzato le idee discendono nel cuore trasformandolo; questi è aperto a mille interessi, a vari sentimenti, mentre il selvaggio non ammette che un'idea per volta. È questa la causa della superiorità momentanea del bambino sui genitori, che cessa con la soddisfazione del desiderio; mentre nell'uomo vicino alla natura, questa causa di superiorità è sempre presente.
Honoré de Balzac (Cousin Bette)
Narciso gli disse: "Sono così contento che tu sia ritornato! Mi sei mancato tanto, ho pensato a te ogni giorno e spesso avevo paura che tu non volessi ritornare più." Boccadoro scosse la testa: "Via, la perdita non sarebbe stata grande". Narciso, a cui bruciava il cuore di dolore e di affetto, si chinò lentamente verso di lui e fece quello che in tanti anni della loro amicizia non aveva mai fatto, sfiorò con le sue labbra i capelli e la fronte di Boccadoro. Questi s'accorse di ciò che accadeva, prima con stupore, poi con commozione. "Boccadoro", gli sussurrò l'amico all'orecchio, "perdonami di non avertelo saputo dire prima. Avrei dovuto dirtelo allora, quando venni a cercarti nella tua prigione, nella residenza del vescovo, o quando vidi le tue prime figure, o qualche altra volta. Lascia che te lo dica oggi quanto ti voglio bene, quanto tu sei sempre per me, come hai arricchito la mia vita. Per te non avrà molta importanza. Tu sei abituato all'amore, esso non è nulla di strano per te, sei stato amato e viziato da tante donne. Per me è un'altra cosa. La mia vita è stata povera d'amore, mi è mancato il meglio. Il nostro abate Daniele mi diceva un giorno ch'io gli sembravo orgoglioso: forse aveva ragione. Io non sono ingiusto verso gli uomini, mi sforzo di essere giusto e paziente con loro, ma non gli ho mai amati. Di due eruditi che ci siano nel convento, il più erudito mi è più caro; a un debole scienziato non ho mai potuto voler bene, passando sopra alla sua debolezza. Se tuttavia so cos'è l'amore, è per merito tuo. Te ho potuto amare, te solo fra gli uomini. Tu non puoi misurare ciò che significhi. Significa la sorgente in un deserto, l'albero fiorito in un terreno selvaggio. A te solo debbo che il mio cuore non sia inaridito, che sia rimasto in me un punto accessibile alla grazia.
Hermann Hesse (Narcissus and Goldmund)
A ogni passo del suo cammino Siddharta imparava qualcosa di nuovo, poiché il mondo era trasformato e il suo cuore ammaliato. Vedeva il sole sorgere sopra i monti boscosi e tramontare oltre le lontane spiagge popolate di palme. Di notte vedeva ordinarsi in cielo le stelle, e la falce della luna galleggiare come una nave nell'azzurro. Vedeva alberi, stelle, animali, nuvole, arcobaleni, rocce, erbe, fiori, ruscelli e fiumi; vedeva la rugiada luccicare nei cespugli al mattino, alti monti azzurri e diafani nella lontananza; gli uccelli cantavano e le api ronzavano, il vento vibrava argentino nelle risaie. Tutto questo era sempre esistito nei suoi mille aspetti variopinti, sempre erano sorti il sole e la luna, sempre avevano scrosciato i torrenti e ronzato le api, ma nel passato tutto ciò non era stato per Siddharta che un velo effimero e menzognero calato davanti ai suoi occhi, considerato con diffidenza e destinato a essere trapassato e dissolto dal pensiero, poiché non era realtà: la realtà era al di là delle cose visibili. Ma ora il suo occhio liberato s'indugiava al di qua, vedeva e riconosceva le cose visibili, cercava la sua patria in questo mondo, non cercava la " Realtà ", né aspirava ad alcun al di là. Bello era il mondo a considerarlo così: senza indagine, così semplicemente, in una disposizione di spirito infantile. Belli la luna e gli astri, belli il ruscello e le sue sponde, il bosco e la roccia, la capra e il maggiolino, fiori e farfalle. Bello e piacevole andar così per il mondo e sentirsi cosi bambino, così risvegliato, così aperto all'immediatezza delle cose, così fiducioso. Diverso era ora l'ardore del sole sulla pelle, diversamente fredda l'acqua dei ruscelli e dei pozzi, altro le zucche e le banane. Brevi erano i giorni, brevi le notti, ogni ora volava via rapida come vela sul mare, e sotto la vela una barca carica di tesori, piena di gioia. Siddharta vedeva un popolo di scimmie agitarsi su tra i rami nell'alta volta del bosco e ne udiva lo strepito selvaggio e ingordo. Siddharta vedeva un montone inseguire una pecora e congiungersi con lei. Tra le canne di una palude vedeva il luccio cacciare affannato verso sera: davanti a lui i pesciolini sciamavano a frotte rapidamente, guizzando e balenando fuor d'acqua impauriti; un'incalzante e appassionata energia si sprigionava dai cerchi precipitosi che l'impetuoso cacciatore tracciava nell'acqua. Tutto ciò era sempre stato, ed egli non l'aveva mai visto: non vi aveva partecipato. Ma ora sì, vi partecipava e vi apparteneva. Luce e ombra attraversavano la sua vista, le stelle e la luna gli attraversavano il cuore.
Hermann Hesse (Siddhartha)
Se tuttavia so che cos’è l’amore, è per merito tuo. Te ho potuto amare, te solo fra gli uomini. Tu non puoi misurare ciò che significhi. Significa la sorgente in un deserto, l’albero fiorito in un terreno selvaggio. A te solo debbo che il mio cuore non sia inaridito, che sia rimasto in me un punto accessibile alla grazia.
Hermann Hesse
Amici, non scherzo, noi amavamo Bagnoli. Perché rappresentava mille cose insieme ma, prima di tutto, perché incarnava ai nostri occhi una salutare contro-cartolina della città. Una contro-cartolina che trasformava in alacrità l'indolenza, in precisione l'approssimazione, in razionalità l'irragionevolezza, in ordine il caos, in rigore la rilassatezza. L'amavamo perché introduceva in una città inquinata - la Napoli della guerra fredda, dell'abusivismo selvaggio, del contrabbando - valori inusuali: la solidarietà; l'orgoglio di chi si guadagna la vita esponendo ogni giorno il proprio torace alle temperature dell'altoforno; l'etica del lavoro; il senso della legalità... "Molti," soggiunse, "non mi credono quando dico che questa è stata una città fondamentalmente proletaria. Quello che anzi mi pare oggi in via di volontaria cancellazione è forse proprio questa tradizione, questo vecchio cuore.
Ermanno Rea (Démantèlement)
Ballata delle madri. Mi domando che madri avete avuto.  Se ora vi vedessero al lavoro  in un mondo a loro sconosciuto,  presi in un giro mai compiuto  d’esperienze così diverse dalle loro,  che sguardo avrebbero negli occhi?  Se fossero lì, mentre voi scrivete  il vostro pezzo, conformisti e barocchi,  o lo passate a redattori rotti  a ogni compromesso, capirebbero chi siete?  Madri vili, con nel viso il timore  antico, quello che come un male  deforma i lineamenti in un biancore  che li annebbia, li allontana dal cuore,  li chiude nel vecchio rifiuto morale.  Madri vili, poverine, preoccupate  che i figli conoscano la viltà  per chiedere un posto, per essere pratici,  per non offendere anime privilegiate,  per difendersi da ogni pietà.  Madri mediocri, che hanno imparato  con umiltà di bambine, di noi,  un unico, nudo significato,  con anime in cui il mondo è dannato  a non dare né dolore né gioia.  Madri mediocri, che non hanno avuto  per voi mai una parola d’amore,  se non d’un amore sordidamente muto  di bestia, e in esso v’hanno cresciuto,  impotenti ai reali richiami del cuore.  Madri servili, abituate da secoli  a chinare senza amore la testa,  a trasmettere al loro feto  l’antico, vergognoso segreto  d’accontentarsi dei resti della festa.  Madri servili, che vi hanno insegnato  come il servo può essere felice  odiando chi è, come lui, legato,  come può essere, tradendo, beato,  e sicuro, facendo ciò che non dice.  Madri feroci, intente a difendere  quel poco che, borghesi, possiedono,  la normalità e lo stipendio,  quasi con rabbia di chi si vendichi  o sia stretto da un assurdo assedio.  Madri feroci, che vi hanno detto:  Sopravvivete! Pensate a voi!  Non provate mai pietà o rispetto  per nessuno, covate nel petto  la vostra integrità di avvoltoi!  Ecco, vili, mediocri, servi,  feroci, le vostre povere madri!  Che non hanno vergogna a sapervi  – nel vostro odio – addirittura superbi,  se non è questa che una valle di lacrime.  È così che vi appartiene questo mondo:  fatti fratelli nelle opposte passioni,  o le patrie nemiche, dal rifiuto profondo  a essere diversi: a rispondere  del selvaggio dolore di esser uomini.
Pier Paolo Pasolini
«Ti fidi di me?» Rispose senza esitazioni. «Sì. È strano perché non mi fido più delle persone ma, nel profondo, mi sento al sicuro con te.» «Anche dopo che ti ho ferito?» chiese Judah. Denver sollevò il capo. «Ferito? Di che cosa stai parlando?» «Ti ho fatto credere che mi interessasse solamente il sesso, che volessi scoparti e basta.» Il sorriso dolce che comparve sul volto di Denver fece scoppiare di gioia il cuore di Judah. «Piccolo, non si trattava solamente di me e delle mie paure, ma anche di te. Mi rendo conto che tutto questo sia una novità per te e che non avrei dovuto essere così duro. Dopotutto, chi poteva biasimarti se volevi fare di nuovo sesso con me?» Judah provò a fare una battuta. «Dimostra quanto il tuo culo crei dipendenza. Mi è bastata una sola volta per volerne di più.» Denver gli baciò il petto su cui riappoggiò la testa. «Mi fido di te, Judah, anche quando si tratta di sesso.» «Comincia a raccontarmi che cosa ti piace tra le lenzuola, allora. Hai detto che essere attivo è stressante, quindi è da escludere. Ti piace un po’ selvaggio, giusto? Ti piace essere scopato con forza e in profondità, che altro? Dimmi che cosa ti piace, partiremo da lì.» Era maledettamente orgoglioso di se stesso per averlo detto. Non era facile parlare di sesso per lui. Dentro di sé provava ancora un residuo di vergogna, ma aveva chiuso con il senso di colpa. Stare con Denver era giusto, e avrebbe scalato qualsiasi montagna della vergogna, insicurezza e imbarazzo per rendere felice il suo bel ragazzo
Nora Phoenix (The Time of My Life)