Chi Fu Quotes

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Noi leggeveamo un giorno per diletto Di Lancialotto, come amor lo strinse; Soli eravamo e senza alcun sospetto Per più fiate gli occhi ci sospinse Quella lettura, e scolorocci il viso; Ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disiato riso Esser baciato da cotanto amante, Questi, che mai da me non fia diviso, La bocca mi baciò tutto tremante. Galeotto fu il libro e chi lo scrisse: Quel giorno più non vi leggemmo avante." ""We were reading one day, to pass the time, of Lancelot, how love had seized him. We were alone, and without any suspicion And time and time again our eyes would meet over that literature, and our faces paled, and yet one point alone won us. When we had read how the desired smile was kissed by so true a lover, This one, who never shall be parted from me, kissed my mouth, all a-tremble. Gallehault was the book and he who wrote it That day we read no further.
Dante Alighieri
I can show you the path but I can not walk it for you.
Master Iain Armstrong (Get Your Health Back FAST With Chinese Chi Kung.)
-In cuor di donna quanto dura amore? (Ore) -Ed ella non mi amò quant'io l'amai? (Mai) -Or chi sei tu sì ti lagni meco? (Eco)
Luigi Pirandello (Il Fu Mattia Pascal (Italian Edition))
This is a great universal truth; we are by nature healthy; illness is an unnatural, temporary state when certain systems of the body are not functioning as they should. The harmonious flow of chi restores a person's natural functions. It is also excellent for overcoming emotional and mental problems and managing stress.
Wong Kiew Kit (The Art of Shaolin Kung Fu: The Secrets of Kung Fu for Self-Defense, Health, and Enlightenment (Tuttle Martial Arts))
If you take a bus, you should know when to get off!".
Master Iain Armstrong (Get Your Health Back FAST With Chinese Chi Kung.)
Se infelice è l’innamorato che invoca baci di cui non sa il sapore, mille volte più infelice è chi questo sapore gustò appena e poi gli fu negato.
Italo Calvino
E fu di tanta virtù, etiam in privata fortuna, che chi ne scrive, dice: quod nihil illi deerat ad regnandum praeter regnum.
Niccolò Machiavelli (Il Principe (Italian Edition))
Francesco venne poi com’io fu’ morto, (Francisco vino a buscarme, cuando estaba muerto,) per me; ma un d’i neri cherubini (pero uno de los querubines negros) li disse: “Non portar: non mi far torto. (le dijo: «No te lo lleves; no te equivoques».) Venir se ne dee giù tra ‘ miei meschini (Él debe quedarse aquí, entre mis servidores) perché diede ‘l consiglio frodolente, (porque dio un consejo fraudulento,) dal quale in qua stato li sono a’ crini; (desde ese momento, no lo he perdido de vista;) ch’assolver non si può chi non si pente, (porque no se puede absolver al que no se arrepiente,) né pentere e volere insieme puossi (y tampoco puede uno arrepentirse y seguir queriendo hacer lo mismo) per la contradizion che nol consente. (porque es una contradicción que no puede consentirse.)
Sylvain Reynard (Gabriel's Rapture (Gabriel's Inferno, #2))
La vita sognata Chi mi parla non sa che io ho vissuto un’altra vita – come chi dica una fiaba o una parabola santa. Perché tu eri la purità mia, tu cui un’onda bianca di tristezza cadeva sul volto se ti chiamavo con labbra impure, tu cui lacrime dolci correvano nel profondo degli occhi se guardavamo in alto – e così ti parevo più bella. O velo tu – della mia giovinezza, mia veste chiara, verità svanita – o nodo lucente – di tutta una vita che fu sognata – forse – oh, per averti sognata, mia vita cara, benedico i giorni che restano – il ramo morto di tutti i giorni che restano, che servono per piangere te.
Antonia Pozzi
Fa’ della tua vita un tributo per chi fu tuo.
Margaret Atwood (The Handmaid’s Tale (The Handmaid's Tale, #1))
Ma i libri [...] pesano tanto: eppure, chi se ne ciba e se li mette in corpo, vive tra le nuvole.
Luigi Pirandello (Il fu Mattia Pascal)
Solo una volta rimasi muto. Fu quando un uomo mi chiese " Chi sei?
Kahlil Gibran
Il Signore dà e il Signore toglie, ma Egli non è più il solo a farlo. Quando il nostro lontano antenato inventò la pala l'uomo fu in grado di dare: poteva piantare un albero; quando inventò l'ascia gli fu possibile togliere: poteva tagliarlo. Chi possiede della terra ha assunto, più o meno consapevolmente, le funzioni divine di creare e distruggere le piante.
Aldo Leopold (A Sand County Almanac and Sketches Here and There)
E chi crede che ne’ personaggi grandi e’ benefizii nuovi faccino dimenticare le iniurie vecchie, s’inganna. Errò, adunque, el duca in questa elezione; e fu cagione dell’ultima ruina sua.
Niccolò Machiavelli (Il Principe (Italian Edition))
È per questo che Paul è andato a letto con un altro uomo?" La sua domanda mi stese. Mi colpì come un camion. Isaac sapeva tutto del mio ex e sapeva esattamente come ero stato male per quello che Paul aveva fatto. Fu come se l'aria fosse stata risucchiata fuori dalla stanza. Riuscivo a malapena a parlare "Che cosa?" Isaac sogghignò "È per questo che ti ha tradito? Perché lo soffocavi? Stavo cercando di controllare i suoi amici, con chi poteva parlare? Così si è scolato qualcun altro nel vostro letto?" Il mio stomaco sprofondò ai miei piedi. Isaac aveva sempre saputo come usare parole cattive, sapeva come mirare per uccidere. E non mi mancò
N.R. Walker (Through These Eyes (Blind Faith, #2))
La fiamma c'era, avevi ragione, non si vive altrimenti. Per vivere c'è bisogno di almeno una scintilla accesa nel corpo. Ma tu non sapevi, allora, di stare attizzando un fuoco che t'avrebbe bruciato, facevi così perché obbedivi alla legge impersonale della vita. Chi è vivo cerca la vita, la fiamma. E lì, in quel diluvio in cui pareva che il mondo si sarebbe dissolto, la tua bocca fu l'arca in cui la mia anima salì per salvarsi, e il tuo fiato fu il mio respiro, ecco come fu.
Nadia Fusini (L'amore necessario)
Due anni prima di andarsene di casa mio padre disse a mia madre che ero molto brutta. La frase fu pronunciata sottovoce, nell’appartamento che, appena sposati, i miei genitori avevano acquistato al Rione Alto, in cima a San Giacomo dei Capri. Tutto - gli spazi di Napoli, la luce blu di un febbraio gelido, quelle parole - è rimasto fermo. Io invece sono scivolata via e continuo a scivolare anche adesso, dentro queste righe che vogliono darmi una storia mentre in effetti non sono niente, niente di mio, niente che sia davvero cominciato o sia davvero arrivato a compimento: solo un garbuglio che nessuno, nemmeno chi in questo momento sta scrivendo, sa se contiene il filo giusto di un racconto o è soltanto un dolore arruffato, senza redenzione.
Elena Ferrante (La vita bugiarda degli adulti)
...solo, la forza con cui sentiva e ammetteva ancora lo sfarzo della sua angoscia, nell'ultimo momento, chi sa, si tramutò in realtà inavvicinabile, fu d'improvviso il fermo pavimento di quella torre, il paesaggio e il cielo e il vento e un volo d'uccelli intorno a essa.
Rainer Maria Rilke
What you need is some time and effort to work on your remedies and the problems will be overcome as a matter of course. Our chi kung training gives us the mental clarity and a lot of energy to perform the remedies well. The same principles apply to countless people who remain miserable because of their problems. They remain miserable because of the following three reasons: 1. They do not have solutions to their problems. 2. They do not believe the solutions will solve their problems. 3. They do not have the abilities to carry out the solutions. If they can overcome the above three factors, they will find their problems are actually opportunities for improvement
Wong Kiew Kit (The Shaolin Arts: Shaolin Kungfu, Tai Chi Chuan, Chi Kung, Zen (Master Answers Series))
The empty-mindedness of chi sao applies to all activities we may perform, such as dancing. If the dancer has any idea at all of displaying his art well, he ceases to be a good dancer, for his mind stops with every movement he goes through. In all things, it is important to forget your mind and become one with the work at hand. When the mind is tied up, it feels inhibited in every move it makes and nothing will be accomplished with any sense of spontaneity. The wheel revolves when it is not too tightly attached to the axle. When it is too tight, it will never move on. As the Zen saying goes: “Into a soul absolutely free from thoughts and emotion, even the tiger finds no room to insert its fierce claws.” In chi sao the mind is devoid of all fear, inferiority complexes, viscous feeling, etc., and is free from all forms of attachment, and it is master of itself, it knows no hindrances, no inhibitions, no stoppages, no clogging, no stickiness. It then follows its own course like water; it is like the wind that blows where it lists.
Bruce Lee (Bruce Lee The Tao of Gung Fu: A Study in the Way of Chinese Martial Art (Bruce Lee Library Book 2))
Past and present commingle: Eternity in the single blink of an eye!
Lu Chi (The Art of Writing: Lu Chi's Wen Fu)
Trash all your arrogance before training. A martial artist is to be gentle and caring.
Abhijit Naskar (Gente Mente Adelante: Prejudice Conquered is World Conquered)
Presa coscienza, la prima cosa che feci fu decidere di volare. E volai, perché potevo "È un sogno, cazzo! Vola!
Luca Leo Salzano (Sogno chi non c'è più: Il libro su come interpretare i sogni capire se stessi e affrontare il lutto)
Martial arts is not about fighting, it is about being fit and healthy, both physiologically and psychologically.
Abhijit Naskar
Mah! C'è chi comprende e chi non comprende caro signore. Sta molto peggio chi comprende, perchè alla fine si trova senza energie e senza volontà. Chi comprende, infatti, dice: . Benissimo! Ma a un certo punto ci si accorge che la vita è tutta una bestialità, e allora dica un pò cosa significa il non averne commesso nessuna: significa per lo meno non aver vissuto, caro signore.
Luigi Pirandello (Il fu Mattia Pascal (Italian Edition))
Odo ancora, mentre scrivo, l'intenso silenzio in cui si cessarono tutti i suoni della sera. Le cornacchie smisero di gracchiare nel cielo dorato e l’ora amica smarrì, per quell'orribile momento, tutta la sua voce. Ma non ci fu nessun altro cambiamento intorno a me, se cambiamento non era vedere con tanto singolare chiarezza. L’oro luccicava ancora nel cielo, l’aria era limpida e l’uomo che mi osservava da sopra i merli risaltava quanto un ritratto nella sua cornice. Ecco perché pensai, con straordinaria rapidità, a tutti coloro che egli avrebbe potuto essere e che non era. Ci fissammo attraverso lo spazio abbastanza a lungo perché potessi chiedermi ansiosamente chi fosse mai, e provare, dinanzi all'incapacità di rispondervi, uno sbigottimento che, a poco a poco, si faceva sempre più intenso.
Henry James (The Turn of the Screw)
«Tu sei il suo ragazzo?» La domanda fu pronunciata da Jessica, ma per un istante nessuno dei tre ragazzi capì a chi si stesse riferendo. Poi Mery scoppiò a ridere maligna e Gabe impallidì. «Sono solo un amico, più o meno.» Quella frase l’avrebbe perseguitato fino alla fine dei suoi giorni. «Zeke mi voleva vicino. Per aiutarlo.» «Nel caso io non avessi preso bene la notizia?» «Qualcosa del genere.» «Zeke, credevi davvero che sarebbe stato un problema?» chiese sconvolta. «Che il fatto che ti piacciono i ragazzi avrebbe cambiato l’amore che provo per te?» Lui scrollò le spalle fissando il tappeto ai suoi piedi e sua madre gli prese il mento, girandogli il viso nella sua direzione. «Niente, assolutamente niente in questo mondo potrebbe impedirmi di amarti. Hai capito?» Zeke annuì e lei gli scosse piano il capo. «Capito?» «Sì, mamma. »
Susan Moretto (Principessina)
- Sei divertente quando sei nervoso. Mi ha chiesto perché sono venuto fino a casa tua quella volta, e le ho risposto che non lo sapevo, ma che non mi piaceva che tu non fossi qui, non sapevo con chi litigare. Tu eri quello nuovo, era tutto più divertente. Ma lei ha sorriso e ha detto che forse avevi trovato il mio punto debole. Non ci ho capito un granchè, ma mi sentivo inquieto. Quando sono arrivato a casa tua e ti ho visto seduto sul dondolo, la mia angoscia è sparita, era come se tutto fosse tornato al suo posto - Hale sorrise quando vide Brian coprirsi la faccia. - Che c’è? Allora il sesso con me ti ha trasformato davvero in una mammoletta - Hale aveva il suo sorriso malizioso, e Brian provò davvero l’impulso di piangere di nuovo. - Smettila, hai detto una cosa bellissima - si sdraiò e gli circondò la vita con le braccia, lo sentì ridacchiare e fu il suono più bello che avesse mai sentito
Andrea Grady (Hale (Italian Edition))
Do not localize your attention Not to localize or partialize the mind is the end of spiritual training. When it is nowhere it is everywhere. When it occupies one tenth, it is absent in the other nine tenths. Let the gung fu man discipline himself to have the mind go on its own way, instead of trying deliberately to confine it somewhere. Therefore, during chi sao, you should have nothing purposely designed, nothing consciously calculated, no anticipation, no expectation. In short, you should be standing there like a dead man. To be conscious is characteristic of the human mind as distinguished from the mind of the lower animals. But when the mind becomes conscious of its doings, it ceases to be instinctual and its commands are colored with calculations and deliberations—which means that the connection between itself and the limbs is no longer direct because the identity of the commander and his executive agent is lost. When dualism (yang against yang) takes place, the whole personality never comes out as it is in itself (letting go itself from itself).
Bruce Lee (Bruce Lee The Tao of Gung Fu: A Study in the Way of Chinese Martial Art (Bruce Lee Library Book 2))
«Va bene, Dusk. Se desideri negare tutto, non ti porterò alcun rancore.»Fu come se potesse leggergli nel pensiero, e a Dusk non piacque per niente. Non voleva essere una delusione per i pochi fan che avevano conquistato, ma non poteva nemmeno deludere suo fratello. Se avesse dichiarato che quello nelle foto non era lui, inventandosi qualche stupida scusa, avrebbe in qualche modo lasciato intendere al suo fratellino che essere gay era qualcosa da nascondere al mondo? Dusk si sentiva confuso, quindi attirò Lolly sul suo grembo e si lasciò avvolgere dal suo profumo, rilassandosi. Lolly sussultò quando Dusk lo prese in braccio, e lui appoggiò il mento sulla sua testa. Mage si leccò le labbra e li fissò. «Ma… se la gente chiede, che cosa diremo?»Tenere Lolly tra le braccia aiutò Dusk a ragionare. Che importanza aveva perdere dei fan che odiavano gli omosessuali? Che andassero a ‘fanculo. Avrebbero cantato per quelle persone a cui non importava nulla della loro vita sessuale. Dusk aggrottò la fronte. «Diremo che siamo delle star del rock, quindi scopiamo chi ci pare.» Dirlo ad alta voce gli diede una scarica di adrenalina, e notò anche il sorriso sul volto di Dawn
K.A. Merikan (Manic Pixie Dream Boy (The Underdogs, #1))
...Quando aveva appena quindici anni, a Londra, da mio fratello Gardiner, c'era un gentiluomo ... ma le dedicò dei versi molto belli." "E così spense la sua passione" disse Elizabeth con impazienza. "Ce n'è stata più d'una, immagino, superata allo stesso modo. Vorrei sapere chi fu il primo a scoprire l'efficacia della poesia per scacciare l'amore!" "Ho sempre pensato che la poesia fosse il nutrimento dell'amore" disse Darcy. "Per un grande amore, deciso e forte, forse lo sarà. Tutto serve a nutrire ciò che è già forte. Ma se si tratta di una leggera infatuazione, sono convinta che basti un buon sonetto a farla deperire." Darcy si limitò a sorridere ... .
Jane Austen (Orgoglio e Pregiudizio)
Normalmente, gli artisti che affrontano questo soggetto fanno in modo di dare a Cristo un viso bellissimo: un viso che gli orrendi supplizi non sono riusciti a deformare. Invece, nel quadro di Rogožin, si vede il cadavere di un uomo che è stato straziato prima di essere crocifisso, un uomo percosso dalle guardie e dalla folla, che è stramazzato sotto il peso della croce e che ha sofferto per sei ore (secondo il mio calcolo) prima di morire. Il viso dipinto in quel quadro è proprio quello di un uomo appena tolto dalla croce; non è irrigidito dalla morte ma è ancora caldo e, starei per dire, vitale. La sua espressione è quella di chi sta ancora sentendo il dolore patito. Un viso di un realismo spietato. Io so che, secondo la Chiesa, fin dai primi secoli, Cristo, fattosi uomo, soffrì realmente come un uomo e che il suo corpo fu soggetto a tutte le leggi della natura. Il viso del quadro è gonfio e sanguinolento; gli occhi dilatati e vitrei. Ma, nel contemplarlo, si pensa: «Se gli Apostoli, le donne che stavano presso la croce, i fedeli, gli adoratori e tutti gli altri videro il corpo di Cristo in quello stato, come potevano credere all’imminente resurrezione? Se le leggi della natura sono così potenti, come farebbe l’uomo a dominarle quando la loro prima vittima è stato proprio Colui che, da vivo, impartiva i suoi ordini alla stessa natura, Colui che disse: “Talitha cumi!”, e la bambina morta resuscitò; Colui che esclamò: “Alzati e cammina!”, e Lazzaro, che era già morto, uscì fuori dal suo sepolcro?». Guardando quel quadro, si è presi dall’idea che la natura non sia altro che un mostro enorme, muto, inesorabile, una macchina immensa ma sorda e insensibile, capace di afferrare, lacerare, schiacciare e assorbire nelle sue viscere un Essere che, da solo, valeva come la natura intera con tutte le sue leggi e tutta la terra che, forse, fu creata solo perché potesse nascere quell’uomo! Il quadro dà proprio l’impressione di questa forza cieca, crudele, stupida, alla quale tutto è fatalmente soggetto. Dentro di esso, non c’è nessuno fra quelli che erano soliti seguire Gesù. In quella sera, una sera che annientava tutte le loro speranze e forse anche tutta la loro fede, coloro che seguivano Gesù dovettero provare un’angoscia senza nome. Atterriti, si dileguarono, sostenuti soltanto da una grande idea, un’idea che nessuno avrebbe più potuto togliergli o canccllargli: se il Maestro, alla vigilia del supplizio, avesse potuto vedere la propria immagine, sarebbe salito lo stesso sulla croce? Sarebbe morto nel modo in cui morì?
Fyodor Dostoevsky
Il giorno in cui non lo si vide più a passeggio per le vie di Concepción con i suoi libri sotto il braccio, sempre correttamente vestito (al contrario di Stein, che si vestiva come un barbone), diretto alla Facoltà di Medicina o a fare la coda davanti a qualche teatro o cinema, quando si volatilizzò, insomma, nessuno ne sentì la mancanza. Molti si sarebbero rallegrati della sua morte. Non per questioni strettamente politiche (Soto era simpatizzante del Partito Socialista, ma niente di più, simpatizzante, nemmeno un elettore fedele, io direi che era un sinistroide pessimista) ma per ragioni di natura estetica, per il piacere di vedere morto chi è più intelligente e più colto di te ed è privo dell’astuzia sociale di nasconderlo. Scriverlo adesso sembra una bugia. Ma era così, i nemici di Soto sarebbero stati capaci di perdonargli persino la sua mordacità; quello che non gli perdonarono mai fu l’indifferenza. L’indifferenza e l’intelligenza.
Roberto Bolaño (Distant Star)
Ascolta bene, Wanda. So esattamente ciò che non vuoi essere. Ma noi siamo umani, ed egoisti, e non facciamo sempre la cosa giusta! Non ti lasceremo andare. Fattene una ragione «Viandante? Ti stiamo aspettando tutti, piccola. Apri gli occhi.»Questa voce, il respiro caldo che mi sfiorava l'orecchio, era ancora più familiare. Percepii una strana sensazione quando la sentii. Una sensazione mai provata prima. Mi mozzò il respiro e mi fece tremare le dita.Volevo vedere quel viso, quella voce.Un'ondata di colore invase la mia mente - un colore che mi chiamava da una vita lontana - un blu acceso, brillante. L'universo era blu e acceso. I miei occhi trovarono il blu che cercavo. Zaffiro, neve e mezzanotte.«Ian? Ian, dove sono?» Il suono della voce che mi uscì dalle labbra mi spaventò. Acuto e stridulo. Familiare, ma non mio. «Chi sono?»«Tu sei tu» rispose Ian. «E sei di nuovo a casa.» «Ti ho tenuta in mano, Viandante. Ed eri bellissima.» «No. È grossa abbastanza solo per te.»«Non voglio restare solo. Però...»Perché non me lo chiedeva? «Però cosa?»«Sei riuscita a pensarci un po' su? Non voglio metterti fretta. So che sei confusa... a proposito di Jared...»Impiegai un istante a capire cosa voleva dirmi, e reagii con un risolino soffocato. In genere, Melanie non si lasciava andare, Luna invece sì, e il suo corpo mi tradiva nei momenti meno opportuni.«Che c'è?» domandò Ian.«Ero io ad aspettare che ci pensassi su» bisbigliai. «Non volevo metterti fretta, perché so che sei confuso. A proposito di Melanie.»Un sobbalzo impercettibile, di sorpresa. «Pensavi...? Ma Melanie non sei tu, non mi sono mai sentito confuso.»Sorridevo nel buio. «E tu non sei Jared.»Rispose circospetto. «Resta pur sempre Jared. E tu lo ami.»Era ancora geloso? Non avrei dovuto lasciarmi lusingare da un'emozione negativa, ma dovevo ammettere che mi gratificava.«Jared è il passato, un'altra vita. Tu sei il mio presente.»Tacque per un momento. Quando riprese a parlare, la sua voce era gon-fia di emozione. «E il tuo futuro, se lo vuoi.»«Sì, te ne prego.»Mi baciò nella maniera meno platonica possibile, in mezzo alla calca, mentre ripensavo con eccitazione alla mossa smaliziata e spontanea con cui avevo aggiunto un anno alla mia età.Terminata la stagione delle piogge, Ian sarebbe diventato il mio compa-gno, nel vero senso della parola. Era una promessa, un impegno al quale non mi ero mai sottoposta, in tutte le mie vite. Ripensarci mi riempiva di gioia, di ansia, di timidezza e di impazienza... mi faceva sentire umana. «Il diciottesimo!» Avevo mentito, aggiungendo un anno.Con la coda dell'occhio, vidi Melanie e Ian sobbalzare di sorpresa. Il mio corpo non dimostrava affatto i suoi quasi diciassette anni.Fu quel piccolo imbroglio, quella rivendicazione preventiva del mio compagno, a farmi capire che sarei rimasta con loro. Con Ian e il resto del-la mia famiglia. Sentii un gonfiore strano chiudermi la gola. «Melanie sarà mia per sempre. E io sarò per sempre suo.»
Stephenie Meyer (The Host (The Host, #1))
Dove non era riuscito a suo tempo mio padre, riuscì ora il tormento d’amore. Mi dedicai all’arte del bere. Per la mia vita e la mia indole questo avvenimento fu senza dubbio il più importante di tutti quelli narrati finora. Il Dio forte e dolce mi divenne fedele amico e lo è ancora oggi. Chi altrettanto potente? Chi ugualmente bello, fantastico, entusiasta, lieto e malinconico? E’ eroe e mago, seduttore e fratello d’amore. Può l’impossibile; riempe i miseri cuori umani di stuèpendi, bizzarri poemi. Ha trasformato me, eremita e contadino, in re, poeta e saggio. Carica di nuovi destini navi di esistenze divenute ormai vuote e risospinge naufraghi nell’impetuosa corrente della grande vita. Così è il vino. E’ simile a tutti i doni preziosi, a tutte le cose artistiche. Vuole essere amato, ricercato, compreso e conquistato a fatica. Non molti vi riescono, migliaia ne vengono annientati. Li fa invecchiare, li uccide o spegne in loro la fiamma dello spirito. Egli invita invece i suoi prediletti a delle feste e costruisce loro ponti iridescenti verso isole felici. Pone loro, quando sono stanchi, un guanciale sotto il capo e li circonda, quando cadono preda della malinconia, in un abbraccio dolce ed affettuoso, come un amico o una madre consolatrice. Trasforma la nostra esistenza disordinata in un grande mito e suona su un’arpa imponente l’inno della creazione. A volte è un bambino, con lunghi riccioli di seta, le spalle esili e le membra delicate. Si stringe al tuo cuore e allunga il visetto smunto in cerca del tuo, osservandoti stupito e fuori dalla realtà con quei suoi cari occhi spalancati, nelle cui profondità ondeggia umido e luminoso un ricordo del paradiso terrestre e della mai dimenticata discendenza divina, simile a una sorgente sgorgata nella foresta. Questa è la storia della mia gioventù. Se ci ripenso, mi sembra che sia stata breve come una notte d'estate. E perché il Dio incomprensibile mi aveva insinuato nel cuore quel bruciante desiderio d'amore, quando la vita mi aveva già destinato ad essere solitario e poco amato?
Hermann Hesse
Sonnet of Martial Arts The secret to Martial Arts, Is not style but training. Pick any form that appeals to you, And train regularly without failing. Practice a hundred moves five times, It is of no use whatsoever. But practice one move every day, And it'll be your lifetime protector. But before all that ask yourself, Why do you wanna be a martial artist? Is it to nourish an able mind and body, Or to be yet another fitness narcissist? Trash all your arrogance before training. A martial artist is to be gentle and caring.
Abhijit Naskar (Gente Mente Adelante: Prejudice Conquered is World Conquered)
La natura indomita dello spirito del tempo, però, è tale da abbattere chiunque cerchi di resistergli più di chi si pieghi al suo volere. Orlando era stata naturalmente incline allo spirito elisabettiano, allo spirito della Restaurazione, allo spirito del diciottesimo secolo, e quindi si era a mala pena resa conto del passaggio da un’epoca all’altra. Ma lo spirito del diciannovesimo secolo le era totalmente avverso e perciò ne fu soverchiata e spezzata, e fu consapevole della sua disfatta come non mai. Perché è probabile che l’animo umano abbia un suo posto assegnato nel tempo: alcuni sono figli di un’epoca, altri di un’altra. E ora che Orlando era diventata donna, e di fatto aveva superato di un anno o due la trentina, i tratti del suo carattere erano ben formati, e piegarli in una direzione contraria era intollerabile. Quindi rimase pensosa alla finestra del salotto […], gravata dal peso della crinolina che aveva ubbidientemente adottato. Era più pesante e triste di qualunque altro abito avesse mai indossato. Nulla l’aveva intralciata di più nei movimenti.
Virginia Woolf (Orlando)
Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende, prese costui de la bella persona che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende. Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona. Amor condusse noi ad una morte. Caina attende chi a vita ci spense". Queste parole da lor ci fuor porte. [...] Poi mi rivolsi a loro e parla’ io, e cominciai: "Francesca, i tuoi martìri a lagrimar mi fanno tristo e pio. Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri, a che e come concedette amore che conosceste i dubbiosi disiri?". E quella a me: "Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore. Ma s’a conoscer la prima radice del nostro amor tu hai cotanto affetto, dirò come colui che piange e dice. Noi leggiavamo un giorno per diletto di Lancialotto come amor lo strinse; soli eravamo e sanza alcun sospetto. Per più fïate li occhi ci sospinse quella lettura, e scolorocci il viso; ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disïato riso esser basciato da cotanto amante, questi, che mai da me non fia diviso, la bocca mi basciò tutto tremante. Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante".
Dante Alighieri
Reprimono il desiderio solo quelli che lo hanno tanto debole da poterlo reprimere; l’elemento repressivo o ragione ne usurpa allora il posto e fa da guida a chi non sa volere. Milton era impacciato scrivendo di Dio e degli Angeli, e a suo agio scrivendo dei Demòni e dell’Inferno, poiché egli era un vero Poeta, e dalla parte del Demonio senza saperlo. L’Eternità è innamorata delle opere del tempo. L’ape affaccendata non ha tempo per dolersi. Nessun uccello sale troppo in alto, se sale con le sue ali. Un cadavere non si vendica se l’insulti. Ciò che oggi può dimostrarsi, una volta fu solo immaginato. Un pensiero colma l’immensità. Sii sempre pronto a dire ciò che pensi, e il vile ti scanserà. Qualsiasi cosa che si possa credere, è immagine di verità. L’aquila non sprecò mai tanto il suo tempo come quando si mise alla scuola del corvo. Non puoi mai sapere ciò che basta, a meno che tu non abbia conosciuto prima l’eccesso. Il melo non chiede per crescere consiglio al faggio, né al cavallo il leone per afferrare la preda. Se non ci fossero stati gli sciocchi, dovremmo esserlo noi. Come, per deporvi le uova, il bruco elegge le foglie più belle, il prete depone così sulle nostre migliori gioie la sua maledizione. La creazione d’un piccolo fiore è lavoro di ere. Condannare accresce il vigore. Benedire, lo attenua. Il corvo vorrebbe che ogni cosa fosse nera, il gufo, che tutto fosse bianco. Come per l’uccello, l’aria, per il pesce, il mare, così sia il disprezzo per lo spregevole. Dove manca l’uomo, la natura è sterile. La verità detta in modo comprensibile non sarà mai non creduta. Abbastanza oppure Troppo. "Il matrimonio del Cielo e dell'Inferno
William Blake
Così lei aveva visto mentre egli non vedeva, e così lei continuava ancora a ribadire la verità. Verità, vivida e mostruosa; la sua lunga attesa: quella era stata la sua sorte. La compagna della sua vigilia aveva a un certo momento capito, gli aveva offerto la possibilità di eludere la sorte. La propria sorte, però, non si elude mai, e il giorno in cui gli aveva detto che la sua si era compiuta, l'aveva soltanto veduto fissare stupidamente la scappatoia che gli offriva. La scappatoia sarebbe stata amare lei; allora, allora sì egli avrebbe vissuto. Ella aveva vissuto - chi avrebbe ora potuto dire con quale passione? - giacché l'aveva amato per se stesso; mentre egli non aveva mai pensato a lei (ah, con quale evidenza la verità fiammeggiava davanti ai suoi occhi, ora!) se non nel gelo del suo egoismo e al lume di utilità pratica in cui egli la vedeva. Le parole di May tornavano a lui; la catena si allungava all'infinito. La Belva era stata in agguato davvero, e la Belva, al momento giusto, era balzata; era balzata nel crepuscolo di quel freddo aprile quando, pallida, consunta, ma bella, e forse ancora in grado di guarire, si era alzata dalla sua sedia per rizzarsi in piedi davanti a lui e lasciarlo immaginosamente indovinare. Era balzata, la Belva, quando egli non aveva saputo capire; era balzata mentre ella si allontanava disperata da lui, e il marchio, quando oramai egli l'aveva lasciata, era caduto dove doveva cadere. Egli aveva giustificato il suo presentimento e compiuto il suo fato; era fallito, con assoluta esattezza, in tutto quello in cui doveva fallire; e un gemito gli salì ora alle labbra nel ricordare come May aveva supplicato di non voler mai sapere. Quell'orrore del risveglio -quella era la conoscenza, e sotto quel fiato le stesse lacrime sembrarono gelarsi. Attraverso le lacrime, nondimeno, egli cercava di fissarla e trattenerla: la teneva lì davanti a sé così da sentirne tutto il dolore. Almeno questo, in ritardo e con amarezza, aveva un poco il sapore della vita. Ma l'amarezza improvvisamente lo nauseò, e fu come se, orribilmente, avesse veduto, nella verità, nella crudeltà della raffigurazione, ciò che era stato scritto e compiuto. Vide la Giungla della sua vita, e vide la Belva in agguato; poi, mentre guardava, la senti in un fremito dell'aria ergersi, enorme e laida, per il balzo che doveva finirlo.
Henry James (The Beast in the Jungle)
Là in Kakania, in quello Stato incompreso, che ormai non esiste più e che in tante cose fu un modello ingiustamente sottovalutato, c’era anche velocità, ma non troppa. Quando si era all’estero e si ripensava a questo paese, sorgeva davanti agli occhi il ricordo di quelle sue strade bianche, larghe e comode, risalenti al tempo delle marce a piedi e dei postali, strade che si diramavano in tutte le direzioni, come le vie di trasmissione del regolamento, come i nastri del traliccio chiaro nelle uniformi dei soldati, e che cingevano le province con il braccio bianco-cartaceo dell’amministrazione. E che province! Ghiacciai e mari, il Carso e i campi di grano della Boemia, notti sull’Adriatico percorse dallo stridio inquieto dei grilli, e villaggi slovacchi dove il fumo usciva dai camini come da narici camuse e il villaggio se ne stava rannicchiato tra due collinette, quasi che la terra avesse dischiuso un poco le labbra per riscaldare il suo bambino. Naturalmente su quelle strade si incontravano anche automobili; ma non troppe. Ci si preparava anche là alla conquista dell’aria; ma senza eccedere in solerzia. Di quando in quando si faceva partire una nave per il Sudamerica o per l’Estremo Oriente; ma non troppo spesso. Non si ambiva al dominio del mondo, né dal punto di vista economico né da quello politico; si era al centro dell’Europa, dove si intersecano gli antichi assi del mondo; le parole “colonia” e “oltremare” risuonavano ancora come un qualcosa di remoto e di non sperimentato. Si viveva nel lusso, ma di certo non con l’estrema raffinatezza dei francesi. Si praticava lo sport, ma non da forsennati come gli anglosassoni. Si spendevano somme ingenti per l’esercito, ma solo quel tanto che bastava per esser certi di rimanere la penultima delle grandi potenze. Anche la capitale, pur essendo una delle città più grandi del mondo, era un po’ più piccola di tutte le altre, ma notevolmente più grande di quanto lo siano di solito le grandi città. E l’amministrazione di questo paese, illuminata, discreta, volta a smussare prudentemente tutti gli spigoli, era nelle mani della migliore burocrazia d’Europa, alla quale si poteva rimproverare un solo difetto: ritenere saccenteria e presunzione il genio e la geniale intraprendenza dei privati che non fossero legittimati a ciò dal privilegio di alti natali o di un incarico statale. E d’altronde, c’è forse qualcuno cui piaccia farsi comandare da chi non è autorizzato? In Kakania, poi, un genio passava sempre per uno sciocco, ma a differenza di quel che capitava dalle altre parti, non succedeva mai che uno sciocco passasse per un genio.
Robert Musil (The Man Without Qualities)
La casa dove tua bis-bis-bisnonna e io andammo a stare appena sposati dava sulle cascatelle [...] Aveva pavimenti di legno e finestre magnifiche e spazio sufficiente per una famiglia numerosa. Era una bella casa. Una buona casa. Ma l'acqua... diceva la tua bis-bis-bisnonna ... non riesco a sentirmi quando penso. Tempo, io la incalzavo. Datti tempo. E, lascia che te lo dica: anche se la casa era spaventosamente umida, e il prato davanti una fangaia perenne a causa degli spruzzi; anche se i muri ogni sei mesi necessitavano di riparazioni, e scaglie di pittura cadevano dal soffitto in tutte le stagioni come neve... ciò che si dice di chi abita vicino a una cascata è vero. Che cosa, chiese mio nonno, cosa si dice? Si dice che chi abita vicino a una cascata non senta l'acqua. Questo, si dice? Esatto. Naturalmente la tua bis-bis-bisnonna aveva ragione. All'inizio fu terribile. Non sopportavamo di rimanere in casa per più di poche ore di fila. Le prime due settimane furono caratterizzate da notti di sonno intermittente, litigi soltanto per il gusto di farci sentiore sopra lo scroscio. Litigavamo al solo scopo di ricordarci a vicenda che eravamo innamorati e non in preda all'odio. Però le settimane successive andò un po' meglio: era possibile dormire qualche buona oretta per notte e mangiare con un disagio sopportabile. la tua bis-bis-bisnonna ancora malediceva l'acqua [...], ma meno di frequente, e con minore furia. [...] La vita continuò perchè la vita continua, e il tempo passò, perchè il tempo passa, e dopo poco più di due mesi: Hai sentito? le domandai, una delle rare mattine in cui eravamo seduti insieme a tavola. Hai sentito? Deposi il mio caffè e mi alazi dalla sedia. La senti quella cosa? Quale? mi chiese lei. Esatto! risposi, correndo fuori per salutare a pugno teso la cascata. Esattamente! Ballammo, lanciando in aria manciate d'acqua, senza sentire proprio neinte. Alternavamo abbracci di perdono e urla di umano trionfo all'indirizzo dell'acqua. Chi vince la battaglia? Chi vince la battaglia, cascata? Noi! La vinciamo noi! E questo vivere vicino a una cascata, Safran. [..] Il timbro si sbiadisce. La lama si smussa. Il dolore si affievolisce. Ogni amore è scolpito nella perdita. [...] Ma questa non è tutta la storia, continuò la Meridiana. L'ho capito la prima volta che ho tentato di bisbigliare un segreto senza riuscirvi, o fischiettare una canzone senza insinuare la paura nei cuori di chi era nel raggio di centro metri, quando i miei colleghi della conceria mi hanno supplicato di abbassare la voce perché chi riesce a pensare se gridi in quel modo? Al che io ho domandato: STO DAVVERO GRIDANDO? * La storia della casa sulla cascata, la Meridiana
Jonathan Safran Foer (Everything is Illuminated & Extremely Loud and Incredibly Close)
In tribunale il valore del diario di Isabella rimase dubbio. Come ogni altro libro dello stesso genere, oltre che di ricordi era fatto anche di aspettative: era provvisorio e instabile, si situava al confine tra pensiero e azione, desiderio e realtà. Ma, come cruda testimonianza emotiva, era un’opera che lasciava attoniti, che poteva destare entusiasmo o allarme. Il diario diede ai suoi lettori vittoriani un’immagine del futuro, come offre a noi un’immagine del nostro mondo plasmato sul passato. Sicuramente non ci dice ciò che accadde nella vita di Isabella, ma ci dice ciò che lei desiderava. Il diario dipingeva un ritratto delle libertà a cui le donne avrebbero potuto aspirare, se avessero rinunciato a credere in Dio e nel matrimonio: il diritto ad avere delle proprietà e del denaro, a ottenere la custodia dei figli, a sperimentare dal punto di vista sessuale ed intellettuale. Accennava anche al dolore e alla confusione che queste libertà avrebbero generato. Nel decennio in cui la Chiesa rinunciò al proprio controllo sul matrimonio e Darwin gettò nel dubbio più profondo le origini spirituali dell’umanità, quel diario era un segno dei tumulti che si sarebbero verificati. In una pagina senza data Isabella si rivolgeva esplicitamente a un futuro lettore. «Una settimana del nuovo anno se n’è già andata, - esordiva. – Ah! Se avessi la speranza dell’altra vita di cui parla mia madre (oggi lei e mio fratello mi hanno scritto delle lettere affettuose), e che il signor B. ci ha sollecitato a conquistarci, sarei allegra e felice. Ma, ahimé!, non ce l’ho, e non potrò mai ottenerla; e per quanto riguarda questa vita, la mia anima è invasa e lacerata dalla rabbia, dalla sensualità, dall’impotenza e dalla disperazione, che mi riempiono di rimorso e di cattivi presentimenti». «Lettore, -scrisse – tu vedi la mia anima più nascosta. Devi disprezzarmi e odiarmi. Ti soffermi anche a provare pietà? No; perché quando leggerai queste pagine, la vita di colei che “era troppo flessibile per la virtù; troppo virtuosa per diventare una cattiva fiera e trionfante” sarà finita». Era una citazione imprecisa dall’opera teatrale The Fatal Falsehood (1779) di Hannah More, in cui un giovane conte italiano – un «miscuglio di aspetti strani e contraddittori» – si innamora perdutamente di una donna promessa al suo migliore amico. Quando Edward Lane lesse il diario, fu questo passaggio in particolare a suscitare la sua rabbia e il suo disprezzo: «Si rivolge al Lettore! – scrisse a Combe – Ma chi è il Lettore? Allora quel prezioso diario è stato scritto per essere pubblicato, o, almeno, era destinato a un erede della sua famiglia? In entrambi i casi, io affermo che è completa follia – e se anche non ci fossero ulteriori pagine, in questo guazzabuglio farraginoso, a confermare la mia ipotesi, a mio parere questa sarebbe già sufficiente». Eppure il richiamo di Isabella a un lettore immaginario può, al contrario, fornire la spiegazione più limpida del perché avesse tenuto il diario. Almeno una parte di lei voleva essere ascoltata. Coltivava la speranza che qualcuno, leggendo quelle parole dopo la sua morte, avrebbe esitato prima di condannarla; che un giorno la sua storia potesse essere accolta con compassione e perfino amore. In assenza di un aldilà spirituale, noi eravamo l’unico futuro che aveva. «Buona notte, - concludeva, con una triste benedizione: - Possa tu essere più felice!».
Kate Summerscale (Mrs. Robinson's Disgrace: The Private Diary of a Victorian Lady)
...Quando Isabelle alzò lo sguardo ebbe l’impressione che il cuore le si fermasse. Stava risalendo insieme a Jeanne la scalinata che dall’Orangerie riportava al castello dopo avere verificato che per loro quella poteva essere la via di fuga perfetta la sera dello spettacolo. Era emozionata e non vedeva l’ora di fare ritorno alla locanda per potere parlare liberamente dei dettagli del piano che aveva in mente con l’amica, quando all’improvviso si era trovata a guardare un uomo il cui sguardo avrebbe riconosciuto in mezzo a mille. Jacques. Lui era lì a pochi passi da lei e quell’incontro non aveva senso. Perché mai Jacques si trovava lì a Corte,a Versailles e per giunta vestito da aristocratico? No, c’era qualcosa di sbagliato. L’uomo che aveva amato e che ancora non riusciva a dimenticare non era un semplice borghese che rientrava da un viaggio all’estero? Forse però quella era semplicemente l’idea che lei si era fatta di lui, dopotutto Jacques non le aveva mai detto chi fosse realmente. «Cosa c’è?» domandò Jeanne vedendo l’amica ancora immobile e visibilmente sconvolta. Poi alzò lo sguardo anche lei e vide quel giovane bellissimo e riccamente vestito che fissava l’amica. Se però a lei quel volto non diceva nulla, diversamente fu quando il suo sguardo si spostò sull’altro uomo che intanto aveva raggiunto Jacques e si era fermato accanto a lui. «Oh mio Dio» mormorò Jeanne. La situazione che si era creata aveva qualcosa di surreale. Isabelle, Jacques, Jeanne e Nicolas che si fissavano l’un l’altro lì, immobili su quella scalinata e con le prime fredde gocce di pioggia che cominciavano a cadere sui loro visi. Il rombo del tuono annunciò che il temporale era ormai arrivato. Sembrava che il tempo fosse congelato. Nessuno osava fare un gesto o pronunciare una parola. Infine fu Isabelle a parlare per prima. «Tu...qui?» riuscì a dire. Gli occhi azzurri di Jacques puntati in quelli verde smeraldo di lei. “Dio quanto è bella” pensò l’uomo avvicinandosi alla giovane che aveva lasciato due mesi prima. Vedere quegli occhi, quei lunghi capelli corvini legati in una treccia come ricordava di averli visti quella prima sera insieme alla locanda… e poi quel semplice vestito bordeaux che metteva in risalto il colore ambrato della sua pelle nonché le sue forme che ancora ricordava così bene. Il ricordo di loro due insieme era ancora troppo forte, troppo vivo in lui e quell’incontro non aveva fatto altro che riaccendere i suoi sentimenti e il suo desiderio. «Isabelle» fu tutto quello che l’uomo riuscì a dire. Aveva sceso gli ultimi gradini della lunga scalinata che ancora lo separavano da lei e se avesse allungato un braccio avrebbe potuto sfiorarle il viso con la mano...
Marta Savarino (La Vendetta di Isabelle)
Il giorno in cui non lo si vide più a passeggio per le vie di Concepciòn con i suoi libri sotto il braccio, sempre correttamente vestito (al contrario di Stein, che si vestiva come un barbone), diretto alla Facoltà di Medicina o a fare la coda davanti a qualche teatro o cinema, quando si volatilizzò, insomma, nessuno ne sentì la mancanza. Molti si sarebbero rallegrati della sua morte. Non per questioni strettamente politiche (Soto era simpatizzante del Partito Socialista, ma niente di più, simpatizzante, nemmeno un elettore fedele, io direi che era un sinistroide pessimista), ma per ragioni di natura estetica, per il piacere di vedere morto chi è più intelligente e più colto di te ed è privo dell'astuzia sociale di nasconderlo. Scriverlo adesso sembra una bugia. Ma era così, i nemici di Soto sarebbero stati capaci di perdonargli persino la sua mordacità: quello che non gli perdonarono mai fu l'indifferenza. L'indifferenza e l'intelligenza.
Roberto Bolaño (Distant Star)
«Chiedo una guerra contro il governo della repubblica di Smeraldo», disse, «che ostacola insolentemente l’egemonia dei nostri salami e dei nostri prosciutti su tutti i mercati dell’universo.» «Chi è quel deputato?», chiese il dottor Obnubile. «È un salumiere.» «Ci sono obiezioni?» chiese il presidente. «Metto la proposta ai voti.» La guerra contro la repubblica di Smeraldo fu votata per alzata di mano a grande maggioranza. «Come?», esclamò Obnubile rivolto all’interprete. «Hanno approvato una guerra con tanta rapidità e indifferenza?» «Oh! È una guerra di poca importanza che costerà solo otto milioni di dollari.» «Ma le perdite...» «Le perdite sono comprese negli otto milioni di dollari.» Allora il dottor Obnubile si prese la testa fra le mani e pensò amaramente: «Visto che la ricchezza e la civiltà sono fonti di guerre, non meno della povertà e della barbarie, visto che la follia e la cattiveria degli uomini sono inguaribili, rimane solo una buona azione da compiere. Il saggio ammucchierà tanta dinamite quanto basta a far saltare in aria questo pianeta. Quando volerà in pezzi nello spazio, un miglioramento impercettibile si sarà verificato nell’universo e sarà concessa una soddisfazione alla coscienza universale, che d’altra parte non esiste».
Anatole France (Penguin Island)
Dalla festa del nonno ai mulini ecco il catalogo delle spese folli Secondo Confcommercio si buttano 82 miliardi l’anno C’è chi ha uffici in Nicaragua e chi paga corsi di merletto Nella foto a sinistra le «mutande verdi» acquistate dall’ex governatore del Piemonte Cota. A destra Franco Fiorito, in passato capogruppo Pdl nel Lazio, condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione Mattia Feltri | 752 parole Nel cassetto è rimasto un vecchio servizio dell’Espresso, giugno 2000. Un po’ più di quattordici anni fa e comunque non era una primizia: vi si leggeva, già con un margine di scoramento, dei 410 milioni (di lire) spesi dal Molise per commissionare alla Pontificia fonderia Marinelli la campana col rintocco adatto alle celebrazioni giubilari, oppure dei 65 stanziati dal Lazio a sovvenzione della festa del nonno di Ariccia, dove qualche notorietà la si deve alla porchetta più che al vecchierello. Poi c’erano i dieci milioni della Calabria per la cipolla rossa di Tropea, e avanti così, ma non era soltanto un festival dello strano ma vero: la Sicilia tirò fuori quattro miliardi per la valorizzazione dei mulini a vento e sei per l’individuazione di spiagge libere. Da allora i quotidiani e i periodici e la tv d’inchiesta coprono gli spazi e i momenti di noia con servizi di questo tipo, che hanno il pregio di essere infallibili; in fondo sono il modo superpop di cogliere l’attimo carnevalesco e, attimo dopo attimo, di spiegare come le Regioni siano in grado di sprecare 82,3 miliardi di euro all’anno, secondo lo studio presentato a marzo da Confcommercio. Vi si dice, fra l’altro, che il Lazio ne butta oltre undici, la Campania dieci abbondanti e la Sicilia - record - è lì per toccare quota quattordici. Il mondo è pieno di resoconti di questa natura. Il sempreverde è l’articolo sulle sedi di rappresentanza delle Regioni, con l’aneddoto strepitoso delle ventuno sedi regionali a Bruxelles, tutte indispensabili a mantenere il filo diretto fra Bari e l’Ue, Cagliari e l’Ue, Genova e l’Ue; piccolo dettaglio: le Regioni sono ventuno, ma Trento e Bolzano ritennero doveroso farsi una sede per provincia. Ai tempi di Giulio Tremonti si venne a sapere, con molta fatica e qualche approssimazione, che queste sedi sono 178 sparse nel mondo, il Piemonte ne ha una in Nicaragua e un’altra a Minsk, il Veneto in India e in Vietnam, la Puglia in Albania, le Marche a Ekaterinburg, dove ci fu l’eccidio dei Romanov e altro non si sa. Ha provato a metterci mano anche Carlo Cottarelli, il commissario alla spending review, e gli raccontarono (ne scrisse il Fatto) di quel consigliere regionale della Basilicata che voleva aprire a Potenza un ufficio di rappresentanza della Regione, e nonostante la Regione Basilicata abbia sede a Potenza. Insomma, se c’era un affare su cui si raggiungeva l’unanimità della nazione, era questo: le Regioni sono il tombino dei nostri soldi. Eravamo andati a vedere le consulenze distribuite in splendida allegria, i consulenti piemontesi sulla qualità percepita dagli utenti delle reti ferroviarie, i consulenti friulani sulle biblioteche nel deserto della Mauritania e su un corso di merletto, quello umbro sul monitoraggio delle tv locali. Siamo andati a verificare che la Valle d’Aosta (Regione e altri enti locali) ancora lo scorso anno aveva 493 auto blu, una ogni 260 residenti, mentre il Molise ne aveva 368 (tre soltanto a Montenero di Bisaccia, il paese di Antonio Di Pietro) ed era l’unica Regione, insieme col Trentino, che nel 2013 aveva aumentato anziché diminuito il parco macchine. Nel settore, una specie di bibbia è il divertente libro di Mario Giordano (Spudorati, Mondadori) che al capitolo sulle Regioni racconta che la Lombardia ha tirato fuori 75 mila euro nell’osservazione degli scoiattoli e cifre varie nel sovvenzionamento della Fiera della Possenta di Ceresara, dell’International Melzo Film Festival, della festa Cià che gìrum, del gemellaggio Pero-Fuscaldo. E la Lomb
Anonymous
Quella voglia di Iri per rilanciare gli investimenti nel Paese Antonella Rampino | 302 parole Quando c’era l’Iri «c’era una scuola dirigenziale sistemica», dice Prodi. C’era, soprattutto, chi era in grado di approntare una efficacissima strategia per la crescita, quale fu nel ’48 il piano Sinigaglia. L’Iri è morta non per fare cassa e ripianare il debito pubblico, ma per sottrarre alle grinfie dei partiti il volano della ricostruzione e del boom economico. L’Italia ha buttato con l’acqua sporca anche il bambino. Spirava una non nostalgica voglia di Iri ieri all’Accademia dei Lincei (creata dal Galilei per riunire quelli che hanno lo sguardo lungo delle linci) per il convegno convocato da Pierluigi Ciocca, al termine di una ricerca che ha sviluppato 6 tomi Laterza: se Mussolini nell’inventarsela diede a Pasquale Saraceno la consegna «fate qualcosa per queste imprese», qualcuno oggi dovrebbe occuparsi della politica industriale di un Paese che ha avuto produttività a livello dei picchi mondiali e oggi è sotto di 20 punti a Germania, Francia e Regno Unito. Sintetizza Ciocca che l’Iri ebbe «accettabile produttività nei Trenta, discreta nella ricostruzione, eccellente nel miracolo economico, cattiva nei Settanta, buona negli Ottanta, pessima nei primi Novanta». Arrivò, nel 1986, a coprire da sola il 15% degli investimenti. Ha chiuso i battenti per una decisione presa nel ’92, l’anno a partire dal quale le performance della nostra economia diventano «le peggiori dai tempi di Cavour», in omaggio «alla pubblica opinione che riteneva la privatizzazione unica salvezza per il Paese», ricorda Prodi. Ci vuole una nuova Iri? Certo non lo è la Cassa depositi e prestiti, volano squisitamente finanziario. Ma si tratta di creare grandi imprese, che l’Italia non ha più, e infatti spera in una lenta ripresa ciclica. E se non lo faranno i privati, chi assicurerà investimenti e strategia indispensabili per stare al mondo come Paese industrializzato?
Anonymous
Piera, la protagonista di Vuoi vedere che è proprio amore?, è una giovane donna che lavora. Professoressa di inglese alle medie, vorrebbe diventare fotografa...Chissà se ce la farà? Ecco un breve estratto. Lui, Jean, si presenta non invitato a casa sua e lei, dopo molti se e ma, lo porta nella sua camera oscura. Non pensate male! O forse pensatelo. "La seguì in una stanza illuminata solo da un paio di lampadine rosse. Un altoparlante collegato a un iPod stava diffondendo la voce di Paul McCartney. Hey Jude. Che fosse un segno del destino? Non che lui credesse a certe baggianate, ma quella era una delle sue canzoni preferite, di sempre. «Ti piacciono i Beatles?» le chiese fingendo un’indifferenza che non provava. «Oh sì. In genere adoro il rock classico. Ma i Beatles…» «Sono i Beatles. Punto.» «Punto, sono d’accordo. E Revolution è un grande album!» «Sei una donna piena di sorprese» disse, pensando al genere di musica scadente che piaceva a Jasmine. «Io? Piena di sorprese?» domandò ridendo, nello sguardo un luccichio improvviso. Nonostante la luce rossa, fu quasi certo che Bambi fosse arrossita, e a lui piaceva da morire quando lei arrossiva. I suoi occhi sembravano diventare più grandi e lei cominciava a mordicchiarsi il labbro inferiore. Come stava facendo in quel momento. «Benvenuto nella mia tana di fotografa dilettante» aggiunse lei dopo un istante. Jean si guardò intorno. C’era tutto l’occorrente per sviluppo e stampa. Alcune foto in bianco e nero erano pinzate con mollette da bucato a una corda che correva da una parte all’altra della stanza. Come biancheria ad asciugare. «Sono meravigliato» esclamò guardandosi intorno. «Una camera oscura in piena regola! Non posso credere che con la comodità del digitale tu ti dia tanta pena a far tutto da sola…» «Al contrario, adoro farlo. È il mio hobby segreto. E poi, solo così ottengo esattamente ciò che voglio. O quasi. Non nego che spesso qua dentro combino dei veri pasticci, ma chi non ne combina?»
Viviana Giorgi (Vuoi vedere che è proprio amore?)
Che fra Sette e Ottocento Alfieri e Manzoni guardassero a Firenze e alla Toscana, si spiega. Ma oggi, e da assai tempo in qua, la situazione è diversa. A nessuno è passato o passa per la testa che debbano essere risciacquati in Arno I Malavoglia e La coscienza di Zeno. E in fatto di lingua e letteratura italiana ieri l’altro si poteva da ogni parte d Italia guardare a Firenze perché ci vivevano e c’insegnavano uomini come Parodi e Rajna, senza preoccuparsi che l’uno (benché ligure) scrivesse bene e l’altro (non perché fosse di Sondrio) male, e ieri perché c’insegnava Barbi, e oggi perché c’insegnano uomini come Migliorini, ma chi mai, che in Italia avesse da dire o da scrivere qualcosa negli ultimi cento anni, è corso più a Firenze con la fede del D’Ovidio secondo cui «il fiorentino odierno si dovrà tener sempre come un vivo specchio d’ italianità sincera e fresca»? Senza dubbio, Firenze è stata nel nostro secolo, ed è, letterariamente ben viva, ma non mi sembra che questa sua vitalità sia stata caratterizzata da preoccupazioni linguistiche, di lingua intendo fiorentina o toscana piuttosto che italiana. Direi anzi che, per buoni motivi, se anche sui risultati si possa distinguendo discutere, a Firenze lo sforzo si sia nel nostro secolo esercitato in direzione diametralmente opposta a quella segnata dai linguaioli municipali del secolo scorso. A tal punto che poi venne giorno in cui ci piacque, con Pancrazi, ritrovare la freschezza semplice di quella vena sepolta. Mi pare ad ogni modo chiaro che la penultima, se non l’ultima, stagione della letteratura militante fiorentina si sia tutta sviluppata al segno, lontano, del Gabinetto Vieusseux, non a quello dell’Accademia della Crusca e neppure a quello dell’Istituto di studi superiori. Insomma, «laissons-là, Bembo». D’accordo, e non da oggi. E Manzoni anche, fermo restando che al di là del manzonismo degli stenterelli, e proprio perché questo ci fu, tanto ancora dobbiamo imparare da lui. E anche, su altro piano, Croce, fermo restando che la lezione della sua prosa non è esausta, e che l'unico a tutt'oggi formidabile erede, fra Otto e Novecento, della grande erudizione italiana è stato, ed è, lui. Ma non possiamo permetterci il lusso di mettere da parte Ascoli, o per altro verso Comparetti, gli uomini della nuova Italia, duri come il macigno, senza retorica e senza poesia, alieni da ogni tesi conciliativa, fosse quella del D’Ovidio o la buona intesa del mio maestro V. Cian; non gli uomini che primi sulle macerie trite della questione della lingua e della congiunta «grammatica» fondarono la storia e la scienza della lingua italiana e inaugurarono il linguaggio europeo della filologia italiana.
Carlo Dionisotti
A quel pensiero, Manente chiuse le dita sul seno della ragazza, immaginandosi cosa significasse avere qualcuno accanto fino alla fine dei propi giorni, addormentandosi con un bacio alla notte e svegliarsi al mattino con il calore di un altro corpo accanto a se' sotto le coperte. Ma Selvaggia non era solo qualcuno e quel seno soffice sotto le dita non era semplicemente un corpo. Il suo calore parlava al cuore come alla carne e Manente scopri' di volerlo assaporare fino in fondo, di non volervi rinunciare ora che l'aveva assaggiato. Selvaggia era entrata di prepotenza nel suo orizzonte e aveva fatto di tutto per rimanervi: ostinata, ficcanaso, ingenua, coraggiosa, spontanea, tenera... "Mia" penso' Manente alla fine di quel ragionamento frenetico. Lei gli si era offerta e ora lui la voleva: guai a chi avesse tentato di portagliela via. Serro' la presa, con l'istinto irresistibile di arrivare anche a mordere quello scricciolo temerario e indifeso, pur di marcarne il possesso. Selvaggia tremo' sotto la sua mano, emise un gemito e tanto basto' a Manente per impadronirsi della sua bocca socchiusa, scoprendola dolce e arrendevole. Perse ogni pensiero razionale, ogni scrupolo. Rovescio' la ragazza sul giaciglio e fu sopra di lei con l'unico desiderio di farsi ubriacare dalla morbidezza delle sua pelle.
Cecilia Randall (Gens Arcana)
L'acqua era diventata fredda. Jaime apri' gli occhi, stava fissando il moncone della mano con cui un tempo impugnava la spada. "La mano che ha fatto di me lo Sterminatore di Re." Con quell'unico colpo, Vargo Hoat il Caprone gli aveva strappato la gloria e la vergogna. 'Lasciando che cosa? Chi sono io adesso?' Brienne appariva ridicola, con l'asciugamano stretto a coprire le inesistenti tette e le grosse gambe bianche torreggianti. "La mia storia ti ha lasciato senza parole? Avanti fa' qualcosa: maledicimi, baciami, chiamami bugiardo. Qualsiasi cosa." "Se tutto questo e' vero, come mai nessuno ne e' al corrente?" "I cavalieri della Guardia reale giurano di tenere i segreti del re. Non avresti voluto che io infrangessi il mio solenne giuramento, vero?" Jaime rise. "Credi davvero che il nobile lord di Grande Inverno fosse interessato ad ascoltare le mie futili spiegazioni? Un uomo cosi' onorevole, Eddard Stark. Gli basto' meno di un'occhiata per giudicarmi colpevole." Balzo' in piedi, mentre l'acqua ormai fredda gli ruscellava contro il petto. "Ma con quale diritto il lupo giudica il leone? Con quale diritto?" Jaime fu colto da un brivido violento. Mentre cercava di uscire dalla vasca, fini' con l'urtare il moncone contro il bordo. La sofferenza dilago'... e di colpo, i bagni di Harrenhal si misero a ruotare attorno a lui. Brienne lo affero' prima che potesse cadere. Le sue braccia, irte di pelle d'oca, erano viscide e gelide, le gambe inerti come un cazzo moscio. Ma la donzella era forte, e piu' delicata di quanto lui avrebbe creduto. 'Piu' delicata di Cersei...' Quel pensiero gli attraverso' la mente mentre Brienne lo aiutava a uscire dalla vasca. "Guardie! Guardie!" la udi' gridare. "Lo Sterminatore di Re..." 'Jaime... il mio nome e' Jaime
George R.R. Martin (A Storm of Swords (A Song of Ice and Fire, #3))
Cominciò a dire “Chi?...Che cosa?”, ma la risposta fu un rantolo prolungato, seguito da una serie di conati, mentre il corpo che teneva tra le braccia tremava in modo incontrollabile. Piano piano cominciò a notare il soprabito sporco di un colore indefinibile, i piedi nudi, i capelli raggrumati in configurazioni improbabili. Allora, con estremo sforzo, con le due mani a metà tra le guance ed il collo provò a sollevare lentamente il viso di questo corpo. Vide due immensi occhi gialli, persi nel nulla, secchi, la pupilla nera dilatata all'impossibile. Le guance scavate con le ossa del cranio che premevano sulla pelle rinsecchita dove le rughe si diramavano dagli occhi e dalle labbra come le crepe di un deserto. E ancora disse e continuò a ripetere: “Chi sei? Cosa vuoi? Perché?” Ma infine la risposta che non voleva accettare si fece strada nel caos. No, non era possibile. No, non era un mostro venuto dallo spazio, né l'incubo di qualcun altro, ma semplicemente era suo figlio.
Piero Olmeda
Quella era una fine d’anno speciale, dopotutto, e le speranze e i timori per il futuro di ognuno sembravano affiorare in quei pochi minuti che precedevano l’arrivo del nuovo secolo. Tenendosi per mano, gli ospiti si disposero a cerchio, pronti a intonare le dolci note di Auld Lang Syne, I bei tempi andati, come voleva un’antica tradizione britannica diffusasi anche nel Nuovo Mondo. Le spalle all’ingresso del salone, come gli altri emozionata e incerta per il domani, Camille prese posto tra i Campbell. «Sarà un fantastico secolo il 1900, Camille, e tu lo percorrerai a testa alta, mia cara» le disse Agnes sorridendole. «Due minuti, signori, due minuti!» urlò il giudice Harris. Le voci si alzarono festose, per poi morire di nuovo. Il grande cerchio era ora immobile, in silenziosa attesa. Anche i camerieri avevano interrotto il loro lavoro e l’orchestra taceva. «Trenta secondi al nuovo secolo!» «Venti secondi!» Camille all’improvviso sentì la testa girarle e il cuore battere impetuoso contro il petto: Mr Campbell, alla sua destra, aveva lasciato che un’altra mano, più forte e più grande, stringesse la sua. Non capiva di chi fosse quella mano, perché Agnes sorridesse, perché tutti, in quel cerchio festoso, la guardassero. O meglio, lo capiva perfettamente ma temeva che se si fosse girata, se avesse guardato l’uomo che aveva preso il posto di Mr Campbell nel cerchio, quel sogno si sarebbe interrotto. «Cinque secondi al nuovo secolo!» sentenziò il giudice Harris. «Quattro, tre, due, uno! Buon anno!» esclamarono tutti, all’unisono. L’orchestra intonò le prime battute di Auld Lang Syne e gli ospiti incominciarono a cantare. Camille si girò con lentezza infinita verso l’uomo che stringeva con forza e dolcezza e speranza la sua mano. L’uomo che la stava guardando sorridente, felice come un ragazzino. Era fradicio e aveva gli occhi lucidi. E cantava. Camille non disse nulla e si unì al coro, mentre lacrime di gioia le scivolavano sul viso. *** Quando la musica terminò il cerchio non si ruppe subito. Tutti rimasero immobili a osservare la scena che si svolgeva davanti a loro. Frank Raleigh, il solito anticonformista, gocciolante e vestito come un mandriano, se ne stava in ginocchio davanti a Miss Brontee con in mano un solitario dalle notevoli dimensioni. Nessuno ebbe dubbi su cosa le stesse chiedendo. Miss Brontee lo fissava a bocca aperta, gli occhi tondi di sorpresa, il petto che si alzava e si abbassava troppo in fretta, il volto pallido. «Allora, Miss Brontee, dite di sì a quel poveretto prima che si prenda una polmonite!» esclamò burbera un’anziana signora, rompendo la tensione di quel momento. Tutti scoppiarono a ridere. «Sì, Miss Brontee, ditegli di sì. Almeno metterà la testa a posto!» «Ti prego, Camille, dimmi di sì» implorò Frank in un sussurro. Camille deglutì, si guardò intorno come per chiedere consiglio ai presenti, incontrò lo sguardo di Agnes e di Mr Campbell, che insieme assentirono. Poi guardò Raleigh e semplicemente rispose: «Sì!» La sala esplose in una girandola di congratulazioni, poi altro champagne fu stappato e i brindisi al nuovo secolo e ai promessi sposi si rincorsero. Mr Raleigh, indifferente al centinaio di persone che li stava fissando, si era intanto rialzato e tenendo Miss Brontee stretta tra le braccia le mormorava parole che tutti i presenti avrebbero voluto udire ma che giunsero solo al cuore di Camille.
Viviana Giorgi (Un amore di fine secolo)
Ho letto testé in un libro che i pensieri e i desiderii nostri s’incorporano in un essenza plastica, nel mondo invisibile che ne circonda, e tosto vi si modellano in forma di essere viventi, la cui apparenza corrisponde all’intima loro natura. E questi esseri, non appena formati, non sono più sotto il dominio di chi li ha generati, ma godono d’una lor propria vita, la cui durata dipende dall’intensità del pensiero o del desiderio generatore. Per fortuna, i pensieri della maggior parte egli uomini son così vaghi e indeterminati, che gli esseri che ne risultano han labilissima vita e momentanea: bolle di sapone. Ma un pensiero che spesso si riproduca o un desiderio vivo e costante formano un essere che può vivere anche parecchi giorni. E poiché naturalmente i nostri pensieri e i nostri desiderii spessissimo son per noi stessi, avviene che attorno a noi dimorino tanti di questi esseri, che tendono a provocar di continuo la ripetizione dell’idea, del desiderio ch’essi rappresentano, per attinger forza e accrescimento di vita. Chi dunque insista e batta costantemente su un desiderio, viene a crearsi come un camerata invisibile, legato a lui dal proprio pensiero, quasi un cagnolino incatenato, senz’obbligo di museruola ed esente da tasca. Questo camerata, però, potrà anche essere un canaccio che morde, un vile mastino; e allora son guai! Ma dipende da noi.
Luigi Pirandello (Il fu Mattia Pascal (Italian Edition))
Ma volendo parlare così astrattamente come codesti critici fanno, non è forse vero che mai l'uomo tanto appassionatamente ragiona o (sragiona, che è lo stesso), come quando soffre, perchè appunto delle sue sofferenze vuol veder la radice, e chi gli e le ha date, e se e quanto sia stato giusto il dargliele; mentre quando gode, si piglia il godimento e non ragiona, come se il godere fosse suo diritto? Dovere delle bestie è il soffrire senza ragionare. Chi soffre e ragiona (appunto perchè soffre), per quei signori critici non è umano; perchè pare che, chi soffra, debba esser soltanto bestia, e che soltanto qundo sei bestia, sia per essi umano. Ma di recente ho pur trovato un critico, a cui son molto grato. A proposito della mia disumana e, pare, inguaribile, "cerebralità" e paradossale inverosimiglianza delle mie favole e dei miei personaggi, egli ha domandato a quegli altri critici donde attingevano il criterio per giudicare siffattamente il mondo della mia arte. "Dalla cosidetta vita normale" ha domandato. "Ma cos'è questa se non un sistema di rapporti, che noi scegliamo nel caos degli eventi quotidiani e che arbitrariamente qualifichiamo normale?" Per concludere che "non si può giudicare il mondo di un artista con un criterio di giudizio attinto altrove che da questo mondo medesimo".
Luigi Pirandello (Il fu Mattia Pascal (Italian Edition))
— Perché mi hai dato questo desiderio di vivere? Perché mi hai fatto questo?— Perché lo desideravo. Non basta?— Sì, basta. Ma se un giorno tu non lo desiderassi più? Che farei, allora? Pensa se tu mi portassi via questa felicità mentre sono distratta…— Per perdere la mia? Chi sarebbe tanto sciocco? — Non sono abituata alla felicità — disse. — Mi fa paura. — Non avere mai paura. E se hai paura non dirlo a nessuno. — Lo capisco. Ma provarci non mi aiuta. — Che cosa ti aiuterebbe? — Non rispondeva mai a questa domanda; poi una notte sussurrò: — Se potessi morirei adesso, mentre sono felice. Lo faresti? Non dovresti uccidermi. Dimmi di morire e io morirò. Non mi credi? Allora prova, prova, dimmi muori e guardami morire. — Muori allora! Muori! — La guardai morire molte volte. Nel mio modo, non nel suo. In pieno sole, nell’ombra, al chiaro della luna, a lume di candela. Nei lunghi pomeriggi quando la casa era vuota. C’era soltanto il sole a tenerci compagnia. Lo chiudevamo fuori. E perché no? Ben presto lei fu presa quanto me da quel che si chiama amare — in seguito, più perduta e vinta di me.
Jean Rhys (Wide Sargasso Sea)
Divina poesia! - diss'egli togliendo gli occhi dal bel tramonto che omai si scolorava in un vago crepuscolo - chi primo si alzò con te nelle speranze infinite fu il vero consolatore dell'umanità. Per insegnare agli uomini la felicità bisognerebbe educarli poeti, non scienziati o anatomici.
Ippolito Nievo (Confessioni di un Italiano)
A Giovanni venne dedicata una statua che fu collocata nell'atrio della scuola dell'FBI a Quantico (Virginia), perché tutti i futuri agenti vi passassero davanti almeno due volte al giorno. Così mi fu spiegato quando intervenni alla cerimonia in onore del mio amico. Il Congresso americano votò all'unanimità una risoluzione che rivendicava l'uccisione di Falcone come un delitto commesso anche in danno degli Stati Uniti d'America. Un amore ricambiato. Ma anche una conferma: "Nemo profeta in patria".
Giuseppe Ayala (Chi ha paura muore ogni giorno. I miei anni con Falcone e Borsellino)
Aprì gli occhi e raddrizzò la schiena. Denver restò seduto, immobile, al suo fianco, e i suoi bellissimi occhi blu come l’oceano furono annebbiati dal dolore e dal dubbio. Fu un duro colpo per il cuore di Judah vedere che Denver si aspettava il peggio. Non credeva che dalla sua bocca potessero uscire buone notizie per lui, per loro. Judah gli prese la mano e la baciò con dolcezza, puntando gli occhi sull’uomo che amava quando parlò. «Avanti,» disse. «Si assicuri di dire ai telespettatori quanto soffrissi per via della mia omosessualità prima di conoscere Denver. Sono orgoglioso di essere chi sono, con lui al mio fianco.» Non appena si erano conosciuti, Judah aveva pensato che Denver fosse bellissimo, ma ai suoi occhi non era mai apparso più stupendo come in quel momento. Con le lacrime agli occhi, Denver si aggrappò alla sua mano come se fosse un’àncora di salvezza e lo fissò come se fosse Dio in Terra. L’amore nel suo sguardo era così puro e profondo che lui restò senza fiato. «Ti amo,» disse Judah, non riuscendo a controllare le parole. «Ti amo da impazzire. Sei il mio tutto, e niente è più importante di te.» Ebbe un secondo per prepararsi prima che Denver si lanciasse su di lui. Lo afferrò, facendolo sedere sul suo grembo. Era chiaro che Denver fosse ancora incredulo. «Per te ne vale la pena, piccolo. Sei speciale. Mi dispiace che mi ci sia voluto tutto questo tempo per capirlo.» Denver non disse niente, e si limitò a fissarlo con gli occhi spalancati prima di abbassare la testa e arrendersi tra le braccia di Judah, che lo abbracciò con forza e gli baciò la testa. Poi lanciò un’occhiata al dirigente che non aveva un’aria molto felice. «Avete altro da aggiungere?» domandò Judah. Il silenzio calò nella stanza mentre i dirigenti si fissavano. «Ci aspettiamo una proposta concreta entro la fine della giornata,» disse Tim. «Vogliamo che il Network riconosca di avere piena responsabilità e che garantisca un posto ai live sia a Denver sia a Judah. Dopo, lasceremo che siano i telespettatori a decidere il loro destino nella gara, ma attenti, controlleremo le votazioni per assicurarci che vengano rispettate le scelte del pubblico.»
Nora Phoenix (The Time of My Life)
Ma il loro tesoro era rimasto, oro e non soltanto oro. Qualcosa si trova ancora — ma chi la trova non lo dice mai perché, vedi, gliene resterebbe solo un terzo: questa è la legge per chi trova i tesori. Loro vogliono tutto, così non ne parlano. A volte oggetti preziosi, a volte gioielli. È incredibile tutto quello che la gente trova e vende in gran segreto a qualche individuo guardingo che pesa e misura, esita, fa domande che restano senza risposta, poi dà in cambio del denaro. [...]In tutte le isole, da nessuna parte, non si sa da dove. Perché è meglio non parlare di tesoro. Meglio non dirlo. Sì, meglio non dirlo. Non ti dirò che a malapena ascoltavo i tuoi racconti. Desideravo la notte e il buio e l’ora in cui si aprono i fiori lunari. Cancella la luna, tira giù le stelle, Amami al buio, perché il buio è il nostro destino presto, presto. Come gli spavaldi pirati, approfittiamo al massimo di ciò che abbiamo, nel migliore e nel peggiore dei modi. Non dare un terzo ma tutto. Tutto… tutto… tutto. Non tenerti nulla… No, avrei detto… sapevo quello che avrei detto. — Ho fatto un errore terribile. Perdonami. Lo dissi, guardandola, vedendo l’odio nei suoi occhi — e sentendo il mio odio che sprizzava incontro al suo. Di nuovo quel cambiamento da vertigine, l’ossessione del ricordo, lo sconvolgente ritorno all’odio. Mi hanno comprato col tuo sporco denaro, me, hanno comprato. Tu li hai aiutati. Mi hai ingannato, tradito, e farai ancora peggio, se ne avrai la possibilità. [...] … Se ero destinato all’inferno, che sia l’inferno. Basta coi falsi paradisi. Basta con la maledetta magia. Tu mi odi e io ti odio. Vedremo chi sa odiare meglio. Ma prima — prima voglio distruggere il tuo odio. Il mio odio è più freddo, più forte, e tu non avrai più nessun odio che ti scaldi. Tu non avrai più nulla. E lo feci. Vidi l’odio scomparire dai suoi occhi. Lo costrinsi a scomparire. E con l’odio scomparve la sua bellezza. Lei non fu più che un fantasma. Un fantasma nella luce grigia del giorno. Non rimase che la disperazione. Dimmi muori e morirò. Dimmi muori e guardami morire.
Jean Rhys (Wide Sargasso Sea)
Ero rimasta senza parole. Capii che il mondo non ruotava intorno ai miei pensieri, che io, lui, tutti eravamo in un vortice, e che forse anche senza affannarci tanto a pensare, senza tormentarci, limitandoci a seguire il flusso della corrente saremmo stati trasportati fino alla nostra naturale destinazione. Fu in quel momento che indietreggiai leggermente, di appena un passo, dal mondo in cui avevo sempre vissuto: il mondo di cui credevo essere di essere il centro. Non provai né gioia né disperazione, ma solo la curiosa sensazione di disagio di chi si accorge di aver sforzato a lungo un muscolo senza averne bisogno.
Banana Yoshimoto
E non sapete voi che il soffrire per la giustizia è il nostro vincere? E se non sapete questo, che cosa predicate? di che siete maestro? qual è la buona nuova che annunziate a' poveri? Chi pretende da voi che vinciate la forza con la forza? Certo non vi sarà domandato, un giorno, se abbiate saputo fare stare a dovere i potenti; che a questo non vi fu dato né missione, né modo. Ma vi sarà ben domandato se avrete adoprati i mezzi ch'erano in vostra mano per far ciò che v'era prescritto, anche quando avessero la temerità di proibirvelo.
Alessandro Manzoni (I promessi sposi (Italian Edition))
Ero rimasta senza parole. Capii che il mondo non ruotava intorno ai miei pensieri, che io, lui, tutti eravamo in un vortice, e che forse anche senza affannarci tanto a pensare, senza tormentarci, limitandoci a seguire, limitandoci a seguire il flusso della corrente saremmo stati trasportati fino alla nostra naturale destinazione. Fu in quel momento che indietreggiai leggermente, di appena un passo, dal mondo in cui avevo sempre vissuto: il mondo di cui credevo di essere il centro. Non provai né gioia né disperazione, ma solo la curiosa sensazione di disagio di chi si accorge di aver sforzato a lungo un muscolo senza averne bisogno.
Banana Yoshimoto
Amid spring mountains, alone, I set out to find you. Axe strokes crack-crack, and quit. Quiet mystery Deepens. I follow a stream up into last snow and ice And beyond, dusk light aslant, to Stone Gate forests. Deer roam all morning here, for you harm nothing. Wanting nothing, you know chi gold and silver all Night. Facing you on a whim in such dark, the way Home lost- I feel it drifting, this whole empty boat. Tu Fu
David Hinton (Awakened Cosmos: The Mind of Classical Chinese Poetry)
Ero rimasta senza parole. Capii che il mondo non ruotava intorno ai miei pensieri, che io, lui, tutti eravamo in un vortice, e che forse anche senza affannarci tanto a pensare, senza tormentarci, limitandoci a seguire il flusso della corrente saremmo stati trasportati fino alla nostra naturale destinazione. Fu in quel momento che indietreggiai leggermente, di appena un passo, dal mondo in cui avevo sempre vissuto: il mondo in cui credevo di essere il centro. Non provai né gioia né disperazione, ma solo la curiosa sensazione di disagio di chi si accorge di aver sforzato a lungo un muscolo senza averne bisogno.
Banana Yoshimoto
Ero rimasta senza parole. Capii che il mondo non ruotava intorno ai miei pensieri, che io, lui, tutti eravamo in un vortice, e che forse anche senza affannarci tanto a pensare, senza tormentarci, limitandoci a seguire il flusso della corrente saremmo stati trasportati fino alla nostra naturale destinazione. Fu in quel momento che indietreggiai leggermente, di appena un passo, dal mondo in cui avevo sempre vissuto: il mondo di cui credevo di essere il centro. Non provai né gioia né disperazione, ma solo la curiosa sensazione di disagio di chi si accorge di aver sforzato a lungo un muscolo senza averne bisogno.
Banana Yoshimoto
Chi il bel sogno di Doretta potè indovinar? Il suo mister come mai come mai fini Ahimè! un giorno uno studente in bocca la baciò e fu quel bacio rivelazione: fu la passione! Folle amore! Folle ebbrezza! Chi la sottil carezza d'un bacio così ardente mai ridir potrà? Ah! mio sogno! Ah! mia vita! Che importa la ricchezza se alfine è rifiorita la felicità! O sogno d'or poter amar così!
Giacomo Puccini (La Rondine in Full Score)
Puddu Missina, si, fu prufissuri, ca ’n autru ’u stissu non si pò truvari!... Bravu!... E di Rapisardi, ’mpari Turi, chi nni facemu; l’avemu a jttari? Rapisardi, ’gnursi, àvi un valuri; ma a pettu a chiddu s’ha a jri a ammucciari. ’Nsumma, secunnu vui, caru signuri, quali pueta si ci pò appittari: Pitrarca, Ariostu, Tassu, l’Aligheri?... -’N mumentu, cu’ ’i canusci a ’sti signuri? -Comu?!... Lu Diu di li pueta veri!... Nenti, cu’ fòra fòrunu, cumpari, siddu campassi chiddu, sull’onuri, mancu ci la putissiru annacari!
Nino Martoglio (The Poetry of Nino Martoglio (Pueti d'Arba Sicula/Poets of Arba Sicula Book 3))
My stamina from practicing Wing Chun Kung Fu has improved tremendously since including Health Qigong with six healing sounds and Tai Chi 8 form in my Wing Chun Kung Fu practice.
Ricardo B Serrano
​Così mi pareva; e mi misi a pensare in quale città mi sarebbe convenuto di fissar dimora, giacchè come un uccello senza nido non potevo più oltre rimanere, se proprio dovevo compormi una regolare esistenza. Ma dove? in una grande città o in una piccola? Non sapevo risolvermi. ​Chiudevo gli occhi e col pensiero volavo a quelle città che avevo già visitate, dall’una all’altra, indugiandomi in ciascuna fino a rivedere con precisione quella tal via, quella tal piazza, quel tal luogo, insomma, di cui serbavo più viva memoria; e dicevo: ​― Ecco, io vi sono stato! Ora, quanta vita mi sfugge, che sèguita ad agitarsi qua e là variamente. Eppure, in quanti luoghi ho detto: « Qua vorrei aver casa! Come ci vivrei volentieri! » E ho invidiato gli abitanti che, quietamente, con le loro abitudini e le loro consuete occupazioni, potevano dimorarvi, senza conoscere quel senso penoso di precarietà che tien sospeso l’animo di chi viaggia.
Luigi Pirandello (Il fu Mattia Pascal (illustrated))
La canzone, di cui sopra abbiamo fornito alcuni stralci, ci è stata tramandata col titolo di «canzone montanina» perché è lui stesso a chiamarla così nel testo per indicarne il luogo di composizione, tra le montagne del Casentino, in mezzo agli Appennini, denominati all’epoca Alpi; essa fu spedita unitamente ad una lettera al suo amico e protettore Moroello Malaspina e questa lettera, che fortunatamente è stata copiata e tramandata, ci permette di attribuire alla canzone attendibilità autobiografica. Nella lettera infatti Dante spiega che la canzone racconta di un suo recente innamoramento per una donna del Casentino: Perché non ignori il signore la devozione del suo servo e la sincerità del sentimento che lo anima, e perché notizie riferite in luogo di altre non siano fonte di false opinioni e non facciano passare per negligente chi invece è prigioniero, ho deciso di indirizzare a Vostra Magnificenza il testo di questa lettera. A me dunque, allontanato dal vostro palazzo in seguito rimpianto, nel quale, come spesso notaste con ammirazione, potei tornare a dedicarmi alle arti liberali, non appena, incauto e senza sospetto, ho messo piede presso la corrente dell’Arno, all’improvviso, ahimè, una donna, come folgore dal cielo, mi apparve non so come; una donna rispondente al mio ideale, per aspetto e per costumi. Oh, quanto sono rimasto attonito per quell’apparizione! Poi, come ai fulmini segue il tuono, così attraverso la fiamma della sua bellezza, Amore, terribile e imperioso, mi catturò, feroce, come signore che espulso dalla sua patria vi fosse rientrato dopo un lungo esilio. Amore uccise o scacciò o legò qualunque mia resistenza a lui. E uccise, dunque, anche quel lodevole proposito di astenermi dalle donne e dalla poesia a loro dedicata. E ha empiamente sbandito, come fossero sospette, le meditazioni assidue attraverso le quali contemplavo sia le cose celesti che le terrestri. E infine, affinché il mio animo non gli si ribellasse ancora, ha legato il mio arbitrio cosicché io sono costretto ad andare non dove voglio io, ma dove vuole lui. Ed ecco che amore regna in me e nessuna virtù gli resiste; e in che modo mi governi, cercate giù, fuori dal seno della presente lettera. (Dante al marchese Moroello Malaspina, Epistola IV)
Chiara Mercuri (Dante: Una vita in esilio (Italian Edition))
La scrittura era informale, come a voler confondere le idee, ma rivelava buon gusto e raffinatezza e ne fu piacevolmente sorpreso. Si rivolse Koremitsu: – Chi abita nella casa sul lato ovest? Ne avete sentito parlare? «Ecco che ci risiamo», pensò l'altro, ma si guardò bene dall'esprimerei propri pensieri.
Murasaki Shikibu (Genji Monogatari)
I secoli hanno lavorato per produrre questo individuo di stanche ambizioni, furbo e volubile, moralista e buon conoscitore del codice, amante dell'ordine e indisciplinato, gendarme e ladro secondo i casi. Nazionalista convinto, vi dice come si doveva vincere l'ultima guerra e a chi si potrebbe dichiarare la prossima. Evade il fisco ma nei cortei patriottici è quello che fiancheggia la bandiera e intima ai passanti: giù il cappello... Ha un animo senza dubbi e un cervello lucido: non si pone problemi che non abbia risolto in anticipo... Un confuso scetticismo lo invita a conquistarsi un benessere personale ad ogni costo. Sospirando ammette che "siamo in un paese di ladri": si difenderà col furto... Frequentandolo mi sono convinto che le sue colpe sono immense, ma ereditarie: egli ha potuto soltanto aggravarle con una certa ben curata ignoranza. Sono secoli che chiede tuttavia di conoscere gli articoli di quell'armistizio che fu firmato in suo nome da un venerato Plenipotenziario, dopo la sconfitta che gli inflisse la Coscienza. Da quel giorno, vive alla giornata.
Ennio Flaiano (Diario notturno)
Fu lì che mi resi conto di come un gruppo di uomini ha bisogno di un capo completo. Il comandante è necessario per alleviare gli afflitti, per salvare la mente della gente da preoccupazioni sproporzionate. Non conoscevo, oggi chi sa se la conosco, la legge del nessun mezzotermine. Senza azione, avrei potuto consumare lì tutta la mia vita, tra il sì e il no.
João Guimarães Rosa (Grande Sertão: Veredas)
Scott gli prese il viso fra le mani, con la cura che nemmeno sua madre era in grado di esercitare, e lo baciò con lo stesso ardore della prima volta. Chiuse gli occhi per abitudine, ma avrebbe voluto tenerli aperti e osservare ogni più piccolo dettaglio di quel ragazzo meraviglioso e sfortunato che l’universo aveva portato fino al bosco dietro casa sua. Avrebbe voluto cancellare con i suoi baci tutti gli anni di dolore e sottomissione, tutte le false convinzioni, tutto l’amore opportunista di una madre indegna.Quando si staccò da lui e sentì le guance umide, non riuscì a capire a chi appartenessero quelle lacrime.«Dobbiamo andare,» li interruppe lo Sceriffo. Scott si voltò con rabbia, pronto a sfogare delusione e frustrazione su quell’uomo che lo odiava da sempre per ciò che era, ma ciò che vide sciolse il suo livore in un attimo. Thompson non era contrariato, e nemmeno disgustato. Li guardava con un’espressione che ricordava la stessa rassegnazione con cui Lucas stava affrontando il ricongiungimento con sua madre. Era come se non fosse più convinto di essere dalla parte del giusto, ma non avesse altra scelta che portare avanti la missione. Fino all’ultimo al servizio della legge. Dove fosse finito l’agente omofobo che rideva con i suoi quando era fuori servizio al bar, Scott non ne aveva idea. Lucas si vestì in pochi minuti, dopo che Scott lo convinse che non avrebbe sentito la mancanza di quei pochi abiti che sarebbe stato costretto a portarsi via. Scott lo accompagnò all’ingresso quando fu pronto. Gli afferrò un polso prima che potesse uscire
Enys L.Z. (Villerouge)
«Se continui così mi farai impazzire» disse.Il resto fu veloce: feci un passo verso di lui e nello stesso istante gli afferrai il volto con entrambe le mani e lo avvicinai al mio. Lo baciai. Non rimasi nemmeno un attimo ad aspettare la sua risposta. Lo volevo come non avevo mai voluto nessun’altro.Prima le nostre labbra si toccarono e in quel mentre sentii Ivan cercare di indietreggiare, ma fu solo per un attimo. Sotto la mia stretta sentii il suo corpo rilassarsi. Non si spostò e lasciò che le nostre labbra si toccassero. Poi fu lui a volere di più: con la lingua stuzzicò le mie labbra e chiese un passaggio per andare oltre. Lo accontentai all’istante. Schiusi la bocca e lasciai che le nostre lingue si incontrassero. Il cuore accelerò di colpo e il respiro venne meno. Ero in estasi. Era bellissimo.Ivan mi passò una mano fra i capelli e li afferrò per avere più controllo. Fece forza per continuare a baciarmi e non lasciarmi andare. Ma io volevo esattamente la stessa cosa. Non sarei andato da nessuna parte.Il baciò durò a lungo, con le nostre lingue che si cercavano e si toccavano. Le mani facevano lo stesso: entrambi avevamo voglia di sentire chi avevamo vicino, di toccarci e stringerci. Il vento ci accarezzava e ci rinfrescava e il rumore delle onde che arrivavano a riva ci cullava. Era tutto perfetto. Ivan lo era. La sua gentilezza, la sua vivacità, il suo sorriso... era magnifico e baciarlo era straordinario.Ce l’avevo già duro. Era bastato un bacio per risvegliarmi. Ripensai a quelle cabine di legno. Non sarebbe stato difficile rompere il lucchetto ed entrare. Volevo Ivan, lo volevo completamente. Un bacio non mi bastava.
Sara Santinato (Due anime)
Chi Fu was right," she said wretchedly. "This is all my fault." "Don't listen to that catfish," Mushu said. "Chin up. You're strong, and you're smart. Heck, you defeated an army of Huns. You'll get the captain through this." "I hope so." "Keep talking to him," Mushu suggested. "Make your voice soothing, like a good cup of tea." Mulan rolled her eyes, but she desperately wanted to believe the dragon's words. "You can make it, Shang," she said to the captain. She touched his arm, then clasped his hand, warming his cold fingers with her own. "Whatever battle you're fighting in there, I'm going to help you." "That's it," Mushu encouraged. "Keep going. Maybe you should give him a little kiss." "Mushu!" The dragon shrugged. "Hey, it works in all those folktales.
Elizabeth Lim (Reflection)
[...] amor che a nullo amato amar perdona porco cane lo scriverò sui muri e sulle metropolitane [...]. Jovanotti, Serenata rap È diventato uno dei versi più celebri della letteratura italiana di tutti i tempi, il più gettonato dai cantautori, il più struggente anche delle nostre serenate rap, e certo è un verso fatto apposta per imprimersi nella memoria come uno scioglilingua. Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende prese costui de la bella persona che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende. Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona. Amor condusse noi ad una morte: Caina attende chi a vita ci spense [...].
Francesco Fioretti (Il romanzo perduto di Dante)
The secret to Martial Arts, is not style but training.
Abhijit Naskar (Gente Mente Adelante: Prejudice Conquered is World Conquered)
Practice a hundred moves five times, it is of no use whatsoever. But practice one move every day, and it'll be your lifetime protector.
Abhijit Naskar (Gente Mente Adelante: Prejudice Conquered is World Conquered)
Faceva caldo, molto caldo. Il sudore madido gli inondava il volto e lui non riusciva a scappare da quel luogo di terrore. Scappava, questo lo sapeva bene. Ma da cosa? Da chi? Correva, eppure gli sembrava di trovarsi sempre negli stessi luoghi. Riusciva quasi a conoscerli a memoria. Ad un tratto parve scorgere una figura. Era molto veloce e gli correva intorno. Era una figura molto snella quasi incorporea e sebbene provasse orrore, Lymar era curioso di sapere cosa era o chi era. Fu scosso da un vento gelido dietro le spalle e poi una luce accecante lo investì. Lymar non seppe trattenere gli occhi aperti, l’istinto di chiuderli gli venne spontaneo. Buio. Poi ad un tratto un urlo. Si, un urlo da far accapponare la pelle! Si era levato così all'improvviso da far tremare le rocce. Un urlo pragmatico e misterioso da incutere più terrore in Lymar di quanto non ce ne fosse fino ad allora. Ancora la luce accecante. Ancora il buio e ancora l’incubo che si levava alto dentro di lui. Nel silenzio spettrale che si era appena formato, Lymar poteva sentire solo il battito del suo cuore fremere all'impazzata. Dopo pochi secondi, parsi un’eternità, un lampo e di fronte a lui a distanza di pochi centimetri un volto coperto da un capo nero lo fissò…
Giuseppe Gentili
Anni ne son passati più di mille: all’epoca in cui io fui cucito quattro maghi facevano faville e i loro nomi hai certo già sentito. Da landa incolta, Grifondoro fiero; da strette forre, onesto, Corvonero; da ampie valli Tassofrasso, il mite; l’astuto Serpeverde da marcite. Un sogno li teneva uniti e stretti, un desiderio, una speranza sola: formare ed educar nuovi maghetti. Per questo a Hogwarts fecero una scuola. Tra quattro Case Hogwarts fu divisa, cioè una per ognuno dei maestri, e tale divisione fu decisa perché ciascun seguisse i propri estri. Amava assai il coraggio, Grifondoro: per lo scolaro audace era il suo alloro. Di Corvonero fu l’intelligenza da subito virtù di preferenza. Tassofrasso considerava degno delle lodi più calde il duro impegno. L’ambizione piaceva a Serpeverde che sempre amò chi vince, e mai chi perde. Quale allievo mandare a quale Casa non fu giammai un problema, finché vissero. «Ma chi sceglier saprà» un dì si dissero, «quando morti sarem, tabula rasa?» Trovò la soluzione Grifondoro: dal capo tolse me, il suo cappello; perché potessi scegliere per loro mi donarono un poco di cervello. Non sbaglio mai e dunque adesso vieni: fino alle orecchie càlcami, aderente; do un’occhiata dentro alla tua mente e ti dico la Casa a cui appartieni!
J.K. Rowling (Harry Potter and the Goblet of Fire (Harry Potter, #4))
Padre Bartolomeo Lourenço, io di queste cose non me ne intendo, sono stato contadino, soldato ormai non lo sono più e non credo che qualcuno possa volare senza che gli siano nate le ali, e chi dirà il contrario, non ne capisce un'acca, Quell'uncino che hai al braccio non lo hai inventato tu, è stato necessario che qualcuno avesse la necessità e l'idea, che senza quella questa non viene, che unisse il cuoio e il ferro, e anche queste navi che vedi sul fiume ci fu un tempo in cui non avevano vele, e un altro tempo fu quello dell'invenzione dei remi, un altro quello del timone, e così come l'uomo, animale di terra, si è fatto marinaio, per necessità, per necessità si farà volatore
José Saramago (Baltasar and Blimunda)
«L’ha scattata mia mamma dopo il nostro primo grande evento. Uno che si è svolto in una vera e propria location per concerti, e non in uno squallido bar.» Jesse allungò la mano e toccò lievemente la cornice. «Il posto era minuscolo, e nessuno sapeva chi fossimo, ma, Dio, fu così divertente.» Luka annuì. Avrebbe potuto capire tantissimo dall’enorme sorriso che ognuno di loro sfoggiava, in quella fotografia. «Wow.» Luka si schiarì di nuovo la gola. «Il modo in cui ti guarda…» «Già.» Luka riuscì a percepire amore nella voce di Jesse. «Alcuni anni dopo aver scattato questa foto, mia mamma mi disse che fu proprio quella sera che capì come stavano le cose tra me e Shane.» «Vorrei che qualcuno, un giorno, mi guardasse allo stesso modo.» Luka deglutì il nodo in gola. «Nick lo fa già.» Luka sbarrò gli occhi dalla sorpresa, e voltò il viso di lato a guardare Jesse. «Come?» «Non te ne sei accorto?» Jesse sorrise con dolcezza. «Sicuramente non ha la minima idea di farlo, ma ti guarda come se non vedesse nient’altro. È pazzo di te. Si vede.» Luka si morse il labbro e cercò di ignorare le farfalle nello stomaco
Piper Vaughn (The Luckiest (Lucky Moon, #2))
Gli sembrò uno spettacolo strano: la figlia che insegnava a leggere alla madre. Il pensiero era sbagliato solo in parte, perché la donna era la zia e non la madre della ragazzina, anche se l'aveva cresciuta come se lo fosse stata. La lezione non si interruppe, ma la ragazzina alzò gli occhi per vedere chi stava passando davanti alla finestra, e quello sguardo casuale fu l'origine di un cataclisma d'amore che mezzo secolo dopo non era ancora terminato.
Gabriel García Márquez
Ho sentito Guido Ceronetti (il suo cinismo e l'incantamento dei viaggiatori del Gran Tour li abbiamo evocati in egual misura lungo la strada) affermare che a fare la Storia sono "i piedi instancabili dell'Homo sapiens". Dio l'abbia in gloria per questa folgorante definizione. Quei piedi senza pace dicono che alla fine non vincerà il sedentario abbarbicato alle sue rendite, ma il suo antagonista di sempre: chi molla tutto chi supera il dolore del distacco e la paura del mare nero per cercare una vita migliore. Vince chi brucia le navi sulla battigia per non cadere nella tentazione del ritorno. Nulla però può fermare un ventenne che prende il mondo contromano, a stomaco vuoto e la testa piena di sogni. Mi avete insegnato che l'uomo ha piedi, non radici, e che da sempre la Storia "facit saltus" grazie a quelli che li usano, chiamateli viaggiatori o migranti, oppure trasmigratori, come li definiva l'uomo dalla mascella volitiva per nascondere la miseria dell'emigrazione. Mio nonno fu un migrante della fame, partì da solo a otto anni per l'Argentina. C'è di mezzo anche il mio vecchio in questo viaggio. È anche per causa sua se sento simpatia per gli esiliati. Come loro, sono conscio di aver esercitato un diritto millenario, primordiale. Anche a costo di bucare frontiere e aprire varchi nei reticolati con le cesoie.
Paolo Rumiz (Appia)
That's not gon fu." We stared at each other for a long time, then he raised on eybrow. "I could fix it, if you wanted." I must have nodded, because then he asked me if I could chi ku, eat bitter, the Chinese expression meaning to endure suffering. Lying, I said yes. Then he asked me if I was afraid of pain. Lying again, I said no. "You want?" he asked. "I want, " I said, and became his student.
Mark Salzman (Iron & Silk)
«Aspetta! Non puoi lasciarmi di nuovo qui!» lo richiamai, sperando di trovare un compromesso. «Devo» fu la sua laconica e dura risposta. «Ti prego.» «Non capisci… Se nel sonno tu cercassi di fuggire o di sopraffarmi, potrei reagire d’istinto e ucciderti prima di ricordarmi chi sei» dichiarò, con una freddezza che avrebbe spaventato il diavolo in persona. Sul discorso del fuggire poteva avere ragione, ma… provare a sopraffarlo? Era il doppio di me! Sarebbe stato come firmare una condanna a morte! «Ma… io non lo farei mai…» dissi, sincero. «Dicono tutti così.» Tutti, aveva già usato quella parola, includendomi in quel gruppo come se fossi una persona qualunque.
Samantha M. (The Crazy Wolf (Italian Edition))
Gli sguardi che si posavano su di lui erano sguardi pieni d’amore, tutto qui. Lei lo amava, lui l’amava e non poteva far nulla. Aveva fatto di tutto per non capirlo, o per fingere di non aver capito. Perché capire significava dover rispondere sì o no. Amor ch’a nullo amato amar perdona... Perché rispondere sì o no significava rispondere inevitabilmente sì. Perché rispondere sì significava sangue, lutto, tragedia. Paolo e Francesca, ecco cosa significava... Adesso, però, sapeva. Al ritorno dalla guerra avrebbe dovuto prendere una decisione. Fu soltanto la campagna contro gli aretini a consentirgli di procrastinarla per un po’. Poteva anche morire dopotutto, e lasciò al destino la scelta. Intanto il suo stile da allora si fece nuovo e più dolce. Fu lo stile di chi sa e si fida, tutto lode all’amata e sogno ad occhi aperti. Così nacque la nuova poesia italiana, da lui a Cino, da Cino a Petrarca...
Francesco Fioretti (Il romanzo perduto di Dante)
«Come fai a resistere?», domandò con una nota di sconcerto. Lui fece un sorrisino. «A cosa?» «A me», fu l’oscura replica. «Come puoi toccarmi e non bruciare? Come puoi guardarmi e non tremare? Come puoi starmi accanto, pur sapendo chi sono? Come puoi sorridermi, pur sapendo che uccido e non mi importa? Come puoi baciarmi e non aver paura che io possa divorarti?»
Chiara Cilli (La Regina degli Inferi - La saga completa (Volumi 1-5))
THE FOUR LEVELS (OR STAGES) There are four levels to healing. These first appear in Discussion of Warm Diseases by Ye Tian Shi, written in the late 1600s and early 1700s. These levels or stages evolve in order from the surface to deeply internal; and from a light sickness to death.61 These stages are, in this order: •​The wei level is defensive. It is named after wei chi, which guards the body in the skin. It is usually the initial stage of most infections and diseases, caused by the attack of different winds, or atmospheres. A common example problem is warm wind, which is warm evil combined with the wind that attacks the skin. Symptoms on this level often involve the lungs and skin and call for releasing the problematic atmospheres. •​The chi level is internal. It describes the battle between the vital chi (or zheng chi) of the body and the warm evil. The warm evil has attacked the zang-fu, producing excessive symptoms, usually internal excess heat. Symptoms arise based on the particular organ systems involved. •​The ying level is nutritive. The warm evil (a pathogenic mild heat) has dominated the chi level and is confronting the ying, the chi or precursor of the blood. Ying travels through the blood vessels and the heart, which houses shen, the energy of the mind. •​The xue level is the blood. Once the warm evil has entered the blood, the Liver and Kidney systems are involved and bleeding starts. Death can soon follow.
Cyndi Dale (The Subtle Body: An Encyclopedia of Your Energetic Anatomy)
Pagani e giudei potevano avere idee diverse su Dio, ma sulla donna avevano di sicuro la stessa. Il problema non era il fatto che Dio fosse «solo uno», ma chi dovesse essere il suo corrispettivo sociale, cioè l'uno che nella società aveva il potere di occupare la casella di Dio con la sua faccia. Se qualche categoria doveva essere esclusa, era più logico fosse una sottomessa, impossibilitata a opporsi al suo annichilimento. Sia nel mondo giudaico di partenza sia in quello greco-romano di arrivo c'erano persone - donne e bambini, schiavi, poveri e stranieri - che erano meno persone di altre, o non lo erano affatto, e a stabilirne la dignità erano gli uomini, cittadini, i patriarchi e i ricchi padroni. Per chi era già all'apice della scala sociale, la svolta storica del cristianesimo di Stato fu una manna dal cielo: disegnare Dio a propria immagine fu il modo in cui le classi privilegiate riuscirono a rendere letteralmente sacrosanto il dislivello dei diritti che c'era da prima.
Michela Murgia (God Save the Queer: Catechismo femminista)
Pagani e giudei potevano avere idee diverse su Dio, ma sulla donna avevano di sicuro la stessa. Il problema non era il fatto che Dio fosse «solo uno», ma chi dovesse essere il suo corrispettivo sociale, cioè l'uno che nella società aveva il potere di occupare la casella di Dio con la sua faccia. Se qualche categoria doveva essere esclusa, era più logico fosse una sottomessa, impossibilitata a opporsi al suo annichilimento. Sia nel mondo giudaico di partenza sia in quello greco-romano di arrivo c'erano persone - donne e bambini, schiavi, poveri e stranieri - che erano meno persone di altre, o non lo erano affatto, e a stabilirne la dignità erano gli uomini, cittadini, i patriarchi e i ricchi padroni. Per chi era già alI'apice della scala sociale, la svolta storica del cristianesimo di Stato fu una manna dal cielo: disegnare Dio a propria immagine fu il modo in cui le classi privilegiate riuscirono a rendere letteralmente sacrosanto il dislivello dei diritti che c'era da prima.
Michela Murgia (God Save the Queer: Catechismo femminista)