Arte Da Guerra Quotes

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In the midst of chaos, there is also opportunity
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Sun Tzu (A Arte da Guerra)
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A evolução do Homem passa, necessariamente, pela busca do conhecimento.
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Sun Tzu
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O general que avança sem cobiçar a fama e retrocede sem temer a desonra, cujo pensamento é apenas proteger sua terra e prestar bom serviço a seu soberano, é a joia do reino.
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Sun Tzu (A Arte da guerra (Portuguese Edition))
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O ideal, e o que desejamos para todos os seres humanos, é que eles vivam em paz, em harmonia, num planeta que tenha recursos suficientes para satisfazer as necessidades básicas de todos.
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Sun Tzu (A ARTE DA GUERRA (Portuguese Edition))
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25. Considera teus soldados como teus filhos e eles te seguirão até o mais profundo dos vales; cuida deles como teus próprios amados filhos e eles estarão a teu lado, até mesmo para a morte.
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Sun Tzu (A Arte da guerra (Portuguese Edition))
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C'è abbastanza perfidia, odio, violenza, assurdità nell'essere umano medio per rifornire qualsiasi esercito in qualsiasi giorno E i migliori assassini sono quelli che predicano la vita E i migliori a odiare sono quelli che predicano l'amore E i migliori in guerra - in definitiva - sono quelli che predicano la pace Quelli che predicano Dio hanno bisogno di Dio Quelli che predicano la pace non hanno pace Quelli che predicano amore non hanno amore Attenti ai predicatori Attenti ai sapienti Attenti a quelli che leggono sempre libri Attenti a quelli che o detestano la povertà o ne sono orgogliosi Attenti a quelli che sono sempre pronti ad elogiare poiché hanno loro bisogno di elogi in cambio Attenti a quelli pronti a censurare: hanno paura di quello che non sanno Attenti a quelli che cercano continuamente la folla: da soli non sono nessuno Attenti agli uomini comuni alle donne comuni Attenti al loro amore Il loro è un amore comune che mira alla mediocrità Ma c'è il genio nel loro odio C'è abbastanza genio nel loro odio per ucciderti Per uccidere chiunque Non volendo la solitudine Non concependo la solitudine Cercheranno di distruggere tutto ciò che si differenzia da loro stessi Non essendo capaci di creare arte non capiranno l'arte Come creatori, considereranno il loro fallimento solo come un fallimento del mondo intero Non essendo in grado di amare pienamente considereranno il tuo amore incompleto E poi odieranno te E il loro odio sarà perfetto Come un diamante splendente Come un coltello Come una montagna Come una tigre Come cicuta La loro arte più raffinata
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Charles Bukowski
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O exemplo máximo do homem prático, porque reúne a extrema concentração da acção com a sua extrema importância, é a do estratégico. Toda a vida é guerra, e a batalha é a síntese da vida. Ora o estratégico é um homem que joga com vidas como o jogador de xadrez com peças de jogo . Que seria do estratégico se pensasse que cada lance do seu jogo, põe noite em mil lares e mágoa em três mil corações? Que seria do mundo seria do mundo se fôssemos humanos? Se o homem sentisse deveras não haveria civilização. A arte serve de fuga para a sensibilidade que a acção teve que esquecer.
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Fernando Pessoa (The Book of Disquiet)
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O exemplo máximo do homem prático, porque reúne a extrema concentração da acção com a sua extrema importância, é a do estratégico. Toda a vida é guerra, e a batalha é, pois, a síntese da vida. Ora o estratégico é um homem que joga com vidas como o jogador de xadrez com peças do jogo. Que seria do estratégico se pensasse que cada lance do seu jogo põe noite em mil lares e mágoa em três mil corações? Que seria do mundo se fôssemos humanos? Se o homem sentisse deveras não haveria civilização. A arte serve de fuga para a sensibilidade que a acção teve que esquecer. A arte é a Gata Borralheira, que ficou em casa porque teve que ser.
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Fernando Pessoa (The Book of Disquiet)
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Accanto a questi uomini di passione stavano i sognatori. L'utopia fioriva in tutte le sue forme, da quella bellicosa che giustificava il patibolo, a quella innocente che sosteneva l'abolizione della pena di morte. Spettri per i troni, angeli per il popolo. In faccia a uomini di lotta, spiriti che maturano sogni. Gli uni pensano alla guerra, gli altri invocano la pace; un cervello, Carnot, crea quattro armate; un altro, Jean Derby, medita una federazione democratica universale. […] altri si occupavano di questioni di minor conto e di maggior praticità. Gyuton-Morveau studiava misure per migliorare l'attrezzatura negli ospedali, Maire l'abolizione delle servitù reali, Jean-Bon-Saint-André la soppressione delle pene restrittive per debiti e la detenzione costrittiva. […] L'arte contava fanatici e anche monomaniaci; il 21 gennaio, mentre la testa di un re cadeva sulla piazza della Rivoluzione, Bézard correva ad ammirare una testa dipinta da Rubens, quadro scoperto in un solaio di rue Saint-Lazare. Artisti, orafi, profeti, colossi come Danton e fanciulli come Cloots, gladiatori e filosofi, tutti aspiravano a una sola conquista, quella del progresso. Nulla li intiepidiva. La vera grandezza della Convenzione fu di ricreare il reale nell'impossibile. Agli estremi, Robespierre, fanatico del Diritto e Condorcet, fanatico del dovere.
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Victor Hugo (Ninety-Three)
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Sembra che nel libro “La mia religione”, Tolstoj insinui che si sarà accanto ad una violenta rivoluzione una rivoluzione intima e segreta nell'intimo delle persone, da cui verrà fuori una nuova religione o piuttosto qualcosa di completamente nuovo che non avrà un nome definito e pure avrà lo stesso effetto, di consolare e di rendere la vita possibile, il che spettava in altri tempi alla religione cristiana. [...] Come ci si arriverà? Sarebbe straordinario poterlo già predire; ma è certo preferibile avere simili intuizioni che vedere nell'avvenire nient'altro che catastrofi; anche se queste, tuttavia, potranno abbattersi come terribili fulmini sul mondo moderno e sulla civiltà, traverso una rivoluzione, una guerra o la bancarotta degli stati in disfacimento. Se studiamo l'arte giapponese, ci troviamo di fronte a persone incontestabilmente sagge, amanti della filosofia e intelligenti, le quali trascorrono il loro tempo non a calcolare la distanza dalla terra alla luna, né a definire la politica di Bismark, ma a compiere studi su di un sol filo di erba. Ma questo filo di erba li porta poi a disegnare tutte le piante e quindi le stagioni, le grandi linee del paesaggio, gli animali e infine la figura umana. Così trascorre la sua vita l'artista giapponese e la vita gli sembra troppo breve per riuscire a fare tutto. Quel che ci insegnano questi giapponesi tanto semplici e che vivono nella natura come se essi fossero dei fiori, ha molto di una vera religione. E non si potrebbe, mi sembra, studiare l'arte giapponese senza diventare molto più gai e più felici. Occorre rifarci alla natura a dispetto della nostra educazione e del nostro lavoro impostato in un mondo di convenzioni.
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Vincent van Gogh (Dear Theo)
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L'indomani sarebbero stati chiamati alle armi. E due giorni dopo sarebbero andati in battaglia. Che vivessero o morissero, l'importante non era questo, quanto il fatto che non avrebbero più potuto disporre di loro stessi. Gli sforzi degli anni precedenti, il tentativo laborioso e onesto di imparare la loro arte, la lotta costante per superare i propri limiti - limiti della mano, dell'occhio, dell'immaginazione -, l'impegno delle loro volontà, le loro discussioni, tutto ciò sarebbe stato azzerato. Reso inutile. Superfluo. La guerra avrebbe livellato tutto verso il basso. Erano solo carne ormai. Due piedi e due mani, quanto bastava alla nazione. Carne. Carne da cannone. Buona a uccidere o a farsi uccidere. Carne e ossa, nient'altro. Bipedi armati. Niente di più. Niente anima, al massimo quel tanto che basta per farsela sotto dalla paura. Per il tempo di andare a combattere o a morire dovevano riporre nello spogliatoio di una caserma i singoli individui che tentavano di essere. Tutto ciò per cui si amavano e si stimavano, tutto ciò per cui tenevano gli uni agli altri ormai appariva ridicolo, civicamente odioso, patriotticamente inaccettabile, Il loro futuro non apparteneva più a loro, apparteneva alla nazione. Più che una delusione, la guerra si trasformava per loro in un tradimento: tradire il loro ideale artistico per diventare fanti, tradire anni di studi per trasportare una mitragliatrice, tradire quel lungo lavoro di costruzione di sé per ridursi a un numero in un battaglione. E soprattutto tradire quell'apporto generoso di nuovi esseri al mondo in cui consiste l'attività creatrice, per arruolarsi in una mattanza generalizzata, in un'opera di distruzione, in una fuga in avanti verso il vuoto
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Éric-Emmanuel Schmitt (La Part de l'autre)
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C’erano cose intricate e spinose alle quali prendeva gusto; gli piaceva organizzare, contendere, amministrare; sapeva indurre la gente a fare la sua volontà, a credere in lui, ad aprirgli la strada e a difenderlo. Questa era l’arte, come suol dirsi, di saper trattare gli uomini, che in lui per di più posava su di una ardita, se pur latente, ambizione. A coloro che lo conoscevano bene faceva l’effetto di poter fare cose più grandi che non tirare avanti un cotonificio; Caspar Goodwood non era davvero come il cotone, e i suoi amici davano per certo che in qualche modo e in qualche luogo egli avrebbe scritto a più grandi lettere il suo nome. Ma era come se qualcosa di vasto e indeterminato, qualcosa di oscuro e spiacevole dovesse incombere su di lui: egli dopo tutto non era in armonia con quel suo stato, meschino e niente più, di tranquillità, avidità e guadagno, un ordine di cose il cui soffio vitale era l’onnipresente pubblicità. A Isabel piaceva figurarsi che lui avrebbe potuto affrontare, in sella ad un focoso destriero, il turbine di una grande guerra: una guerra come la Guerra Civile, che aveva gettato un’ombra sulla consapevole infanzia di lei, sulla gioventù in formazione di lui. Le piaceva ad ogni modo l’idea che egli fosse, per temperamento e di fatto, un condottiero di uomini, le piaceva molto di più che non altri lati del suo carattere e del suo aspetto. Non le importava niente del suo cotonificio; il brevetto Goodwood lasciava assolutamente fredda la sua fantasia. Non desiderava in lui nemmeno un’oncia di meno della sua virilità, ma a volte pensava che sarebbe stato molto più carino se avesse avuto, per esempio, un aspetto un po’ diverso. [...]Si era ripetuta più di una volta che questa era un’obiezione frivola, per una persona di quell’importanza; e poi aveva mitigato il biasimo col dire che l’obiezione sarebbe stata frivola soltanto se fosse stata innamorata di lui. Non era innamorata di lui, e perciò poteva criticarne i piccoli difetti così come i grandi; i quali ultimi consistevano nell’appunto complessivo di essere troppo serio, o meglio, non di esserlo, visto che non lo si è mai troppo, ma piuttosto di averne senz’altro l’apparenza. Mostrava i suoi appetiti e i suoi propositi con troppa semplicità e candore; a esser soli con lui, parlava troppo dello stesso argomento, e se erano presenti altre persone parlava troppo poco di ogni cosa. E tuttavia era fatto di una materia estremamente forte e pura; il che era molto: ella vedeva ben distinte le diverse parti di lui come, nei musei e nei ritratti, aveva visto ben distinte le diverse parti di guerrieri armati, nelle corazze d’acciaio splendidamente intarsiate d’oro. Era molto strano: dov’era mai in lei un qualche tangibile legame tra le sue impressioni e le sue azioni? Caspar Goodwood non aveva mai corrisposto al suo ideale di persona piacevole, ed ella supponeva che fosse questa la ragione per cui era così aspramente critica nei suoi confronti. Quando però Lord Warburton, che non solo vi corrispondeva, ma anche ampliava i limiti della definizione, impetrò da lei approvazione, ella si sentì tuttavia insoddisfatta. Era strano davvero.
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Henry James (The Portrait of a Lady)
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Assim como ficamos horrorizados ao imaginar como as pessoas viviam quinhentos anos atrás, imagino que daqui a quinhentos anos muitos rirão de nós e das certezas que temos hoje. Vão rir por deixarmos o dinheiro e o emprego definirem nossa vida; vão rir do nosso medo de demonstrar apreço pelas pessoas que mais importam enquanto endeusamos figuras públicas que nada merecem; vão rir dos nossos rituais e superstições, das nossas preocupações e nossas guerras. Ficarão perplexas com nossa crueldade. Estudarão nossa arte e debaterão nossa história. Entenderão verdades sobre nós que ainda não enxergamos. Essas pessoas do futuro também estarão erradas, mas só um pouco menos do que estamos hoje.
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Mark Manson (A sutil arte de ligar o f*da-se: Uma estratégia inusitada para uma vida melhor)
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Nella nuova situazione di agio e sicurezza perfetti, quell’energia irrequieta che per noi era forza diventa inevitabilmente debolezza. Persino nel nostro tempo certe tendenze e certi desideri, una volta necessari alla sopravvivenza, sono una fonte costante di insuccessi. Il coraggio fisico e l’amore per la battaglia, per esempio, non sono di grande aiuto all’uomo civile, anzi, possono essere un intralcio. E in uno stato di equilibrio fisico e sicurezza, il potere, intellettuale nonché fisico, sarebbe fuori luogo. Dovevo pensare che da anni innumerevoli non c’era più stato il rischio di una guerra o di qualche solitario atto di violenza, nessun pericolo da parte di animali feroci, nessuna malattia debilitante che richiedesse una costituzione sana e solida, nessun bisogno di lavorare. In una vita così, quelli che definiamo deboli sono equipaggiati bene quanto i forti, non sono più deboli. Anzi, sono più adatti, perché i forti si troverebbero logorati da un’energia che non sono in grado di sfogare. La squisita bellezza degli edifici che vedevo era senza dubbio il risultato dell’ultimo grande sforzo di un’energia ora divenuta inutile prima che il genere umano si concedesse alla perfetta armonia della nuova condizione che aveva raggiunto, la realizzazione di quel trionfo che aveva dato inizio all’ultimo grande periodo di pace. Tale è sempre stato il destino dell’energia in condizioni di sicurezza: scivola nell’arte e nell’erotismo e da lì nel languore e nella decadenza. Ma persino questo slancio artistico alla lunga è destinato a morire, ed era quasi morto nel tempo da me visitato. Adornarsi di fiori, danzare, cantare al tramonto: ecco cosa restava dello spirito artistico e niente di più. E anche quello alla fine si sarebbe spento nell’inattività appagata.
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H.G. Wells
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- Pensamos que podemos controlar nuestras vidas, pero nuestras vidas nos controlan. Y todo lo que toca nuestras vidas nos controla. Las personas tienen menos poder del que creen que tienen. Son sólo las reacciones las que controlamos. —¿Así que sólo estamos sentados esperando a que las cosas causen ondulaciones? —pregunto. —Eso creo —dice. —Pero tenemos el poder de escoger la reacción. Eso significa algo. —¿Lo hace? ¿O son las experiencias pasadas controlando nuestras acciones? Da miedo, lo sé. —Me gustan las matemáticas —suelto. Greer se ríe. —No me gusta pensar que no tengo elección —digo—. Puede que sea verdad, pero me asusta. —Por eso hacemos arte, Helena —dice Greer—. El arte es la guerra contra lo que no deseamos sentir. Es la batalla del color, palabras, sonidos y forma, es la rabia o la contraria del amor.
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Tarryn Fisher (F*ck Love)
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C’è una antica tradizione che percorre per secoli la cultura europea e insegna a rafforzare la memoria, a usarla in modo creativo, a costruire nella mente palazzi, giardini, intere biblioteche: è la tradizione dell’arte della memoria. Ad essa è dedicata la seconda aiola del nostro giardino. Troviamo qui alcuni esempi europei, come Giulio Camillo, o Opicinus de Canistris, autore di mostruose mappe profetiche del mondo, o i francescani che nel Seicento pubblicano straordinari libri illustrati che delineano le architetture del sapere. Ma vediamo anche come l’arte della memoria operi ben al di là dei confini europei, ad esempio tra gli sciamani, e in forme diverse anche ai nostri giorni, nell’esperienza dei mnemonisti, nei progetti utopici dei palazzi enciclopedici, o nelle sperimentazioni artistiche. Al di là della tradizionale divisione tra parole e immagini l’arte della memoria insegnava a tradurre le parole in immagini, e le immagini in parole. Ci può dunque fare da tramite alla nostra terza aiola, dedicata appunto a parole e immagini. Si tratta, come si vede dagli esempi scelti, di un mondo vastissimo, in cui incontriamo le più diverse tipologie: dai ritratti, alle imprese, al gioco delle sorti che diventa anche un “giardino di pensieri”, all’iconologia, ai bestiari, alle storie e ai personaggi della letteratura medievale dipinti sui muri. E ancora incontriamo il gusto collezionistico di un grande letterato come Pietro Bembo, la fortuna figurativa di Dante e di Ariosto, le misteriose immagini alchemiche, la loro storia, le loro trasformazioni. E vediamo come i poeti creano il mito di Raffaello nella Roma di Leone X. Nello stesso tempo leggiamo come questo mondo in fermento gioca gran parte nella autobiografia di un grande storico dell’arte come Michael Baxandall, e nella storia londinese del mitico istituto Warburg. Parole e immagini entrano poi in gioco nella riflessione sulla anachronic Renaissance, sui complessi rapporti con le diverse facce del tempo che un’opera può testimoniare. Un invito a varcare i tradizionali confini ci viene proposto anche dal percorso della nostra ultima aiola, dove, accanto ai classici, alle grandi figure consacrate dal canone, troviamo viaggiatori, predicatori, mistiche, poetesse a lungo dimenticate, scritti dalla linea del fronte della Prima guerra mondiale, e tanto altro ancora che lasciamo scoprire a chi si avventurerà nella lettura. Abbiamo provato a delineare un giardino con le sue aiole, ma naturalmente le aiole non segnano confini rigidi, si aprono piuttosto su molti sentieri che le legano fra di loro costruendo una rete che via via affiora. Lina Bolzoni (Introduzione)
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Lina Bolzoni (Nel giardino dei libri)
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CXLVI Como outrora, lá estava o mesmo Velho, Vendo-nos partir para a longínqua terra Que de nossos avós por seu aparelho Tão gloriosa história hoje encerra Navegando sobre aquele mar vermelho, Se iam e vinham da traiçoeira guerra P´la Pátria seus filhos a vida dando Com tanto esforço e arte pelejando!
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José Braz Pereira da Cruz (Esta é a Ditosa Pátria Minha Amada)
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CIV Morto o Rei volta de novo a guerra Diferente das havidas até então Luta fratricida por esta terra, Sem prego, jugo, nem vitupério, qual razão Que não seja o poder qu´ela encerra Pelo qual não se encontra solução… Sentiram a destruição de Marte Aqueles que optaram por sua arte.
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José Braz Pereira da Cruz (Esta é a Ditosa Pátria Minha Amada)
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CXXXIX Não foi fácil a nova realidade Por alguns falharem à chamada…, Combateu-se p´la posse da cidade Recordando a Rotunda já ocupada…, Pondo fim a toda a hostilidade Os navios de guerra da armada Neptuno mostra assim toda a arte que tanto ilustrou o pátrio Marte!
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José Braz Pereira da Cruz (Esta é a Ditosa Pátria Minha Amada)
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O direito de heresia, o direito de discutir, contestar e negar todas as ideias por qualquer modo dominantes, todas as convenções estabelecidas, todos os dogmas, todos os principios e todos os preceitos da religião, da filosofia, da arte, da sciencia, da politica, e de quanta afirmação o nosso pensamento sonhe ou imponha, quer na vida concreta, quer na vida puramente especulativa, o direito que implica a faculdade de regeitar no govêrno da nossa actividade espiritual e material toda a autoridade independente de restricção e de crítica—êsse logrou, porêm, prevalecer atravez de todas as vicissitudes a que o tiveram e teem sujeito multiplos e vigorosos despotismos, sempre fáceis
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Jaime de MagalhĂŁes Lima (A Guerra: Depoimentos de Herejes)
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O direito de heresia, o direito de discutir, contestar e negar todas as ideias por qualquer modo dominantes, todas as convenções estabelecidas, todos os dogmas, todos os principios e todos os preceitos da religião, da filosofia, da arte, da sciencia, da politica, e de quanta afirmação o nosso pensamento sonhe ou imponha, quer na vida concreta, quer na vida puramente especulativa, o direito que implica a faculdade de regeitar no govêrno da nossa actividade espiritual e material toda a autoridade independente de restricção e de crítica—êsse logrou, porêm, prevalecer atravez de todas as vicissitudes a que o tiveram e teem sujeito
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Jaime de MagalhĂŁes Lima (A Guerra: Depoimentos de Herejes)
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Um exército de ovelhas liderado por um leão derrotaria um exército de leões liderado por uma ovelha”. Hooyah.
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Rob Roy (A Arte da Guerra Segundo os Seals da Marinha Norte - Americana (Portuguese Edition))
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L'arte è fatta per disturbare, è una macchina da guerra in tempo di pace al servizio dell'immaginazione, e può essere guidata soltanto dal desiderio, unico impulso in grado di mettere in modo un automatismo psichico inconscio capace di restituire alla mente la sua reale funzione, fuori da qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, dalla morale o dall'estetica.
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Serena Dandini (La vasca del FĂĽhrer)
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A guerra é uma empresa saudável, gloriosa: faz com que os homens sonhem, traz a tona paixões recalcadas, é uma época de esperança e grandes ilusões. Com isso, com sua intensidade, faz com que a arte, a ciência e as ideias se desenvolvam. Tudo se desenvolve em tempos de guerra. Do ponto de vista erótico, as guerras desencadeiam impulsos reprimidos e estimulam a sensualidade das pessoas. Salvador Dalí pág 22
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Fábio Altman (VEJA: A história é amarela: uma antologia de 50 entrevistas da mais prestigiosa seção da imprensa brasileira)
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Tupinambá, os quais aceitavam a escravidão dos cativos em guerra, mas não que guerreiros fossem submetidos a um trabalho braçal, forçado, que 82 não fizesse jus à sua condição de valentia e destreza na arte da guerra. Trabalhar no campo, na roça, nas lidas domésticas era, para os Tupinambá, função das mulheres, e eles não podiam admitir esse tipo de mudança social. É, em parte, esse o motivo principal por ter recaído sobre os Tupinambá o rótulo de “preguiçosos”, não afeitos ao trabalho.
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Daniel Munduruku (MUNDURUKANDO - Sobre vivĂŞncias, piolhos e afetos)
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- Ti ricordi che volevi fare il corsaro da bambino e poi l'esploratore? Impara a dubitare delle tue emozioni. La guerra non un'avventura, l'avventura è quella che l'individuo si sceglie, non qualcosa cui ti obbligano.
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Goliarda Sapienza (L'arte della gioia)
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- [...] Desiderare la guerra è già piegare il futuro, e non solo il tuo, verso la sventura. Lo vuoi capire sì o no? E' l'ultima volta che cerco di farmi capire da te e dai maschi boriosi come te. Tu non appartieni allo Stato, né a me, e non ti illudere che io dia ordini. Sangue di Giuda! Ma come si deve fare per capire che molti desideri vi vengono inculcati dall'alto per usarvi? Capisco che sia difficile per un povero che deve sfamarsi e imparare a leggere prima di sapere chi è e cosa vuole. Ma tu, tu hai pane e libri, e non puoi avere scusanti. Sei responsabile di te e di quelli che domani tu puoi trascinare con te.
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Goliarda Sapienza (L'arte della gioia)