Allo Allo Quotes

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A me m'ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran. Non c'è una ragione. Perché proprio in quell'istante? Non si sa. Fran. Cos'è che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C'ha un'anima, anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? Ne ha discusso a lungo col quadro, erano incerti sul da farsi, ne parlavano tutte le sere, da anni, poi hanno deciso una data, un'ora, un minuto, un istante, è quello, fran. O lo sapevano già dall'inizio, i due, era già tutto combinato, guarda io mollo tutto tra sette anni, per me va bene, okay allora intesi per il 13 maggio, okay, verso le sei, facciamo sei meno un quarto, d'accordo, allora buonanotte, 'notte. Sette anni dopo, 13 maggio, sei meno un quarto, fran. Non si capisce. È una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto. Quando cade un quadro. Quando ti svegli un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi che è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio. Quando, in mezzo all'Oceano, Novecento alzò lo sguardo dal piatto e mi disse: "A New York, fra tre giorni, io scenderò da questa nave". Ci rimasi secco. Fran.
Alessandro Baricco (Novecento. Un monologo)
Allo, darlin’. Oi’m so glad to see it’s love at first sight for you, too.
Elizabeth Haydon (Rhapsody: Child of Blood (Symphony of Ages, #1))
Quando cade un quadro. Quando ti svegli un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi che è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio.
Alessandro Baricco (Novecento. Un monologo)
Perché per me l’unica gente possibile sono i pazzi, quelli che sono pazzi di vita, pazzi per parlare, pazzi per essere salvati, vogliosi di ogni cosa allo stesso tempo, quelli che mai sbadigliano o dicono un luogo comune, ma bruciano, bruciano, bruciano, come favolosi fuochi artificiali color giallo che esplodono come ragni attraverso le stelle e nel mezzo si vede la luce azzurra dello scoppio centrale e tutti fanno Oooohhh
Jack Kerouac (On the Road)
Sono egoista, impaziente e un po' insicura. Commetto errori, sono fuori controllo e, allo stesso tempo, difficile da gestire. Ma se non sei in grado di gestire il mio lato peggiore, allora certamente non sarai in grado di gestire quello migliore.
Marilyn Monroe
Allo!" he shouted as he drifted away."there is no to fear! The Boov have stopped eating you people!
Adam Rex
Scrivere un romanzo è una cerimonia che somiglia allo streap-tease. Come la ragazza che, sotto impudichi riflettori, si libera dei propri indumenti e mostra, a uno a uno, i suoi incanti segreti, così anche il romanziere mette a nudo la propria intimità in pubblico attraverso i suoi romanzi.
Mario Vargas Llosa (The Green House)
Preferirei chiedere un passaggio allo psicopatico del villaggio." Clay ha ghignato di nuovo. "Dimentichi che sono io lo psicopatico del villaggio, darling.
Kelley Armstrong (Bitten (Otherworld, #1))
Mi guardo allo specchio: un fantasma stravolto. Mi lego i capelli e ignoro le borse che mi sono venute sotto gli occhi a forza di piangere. Non riesco a credere che il mondo mi stia crollando addosso, che tutte le mie speranze e i miei sogni vadano in pezzi. No, no, non pensarci. Non adesso, non ancora.
E.L. James (Fifty Shades of Grey (Fifty Shades, #1))
«Ti amo.» Il suo sorriso mi infiammò il cuore. «Mi spaventa a morte, Jay,» confessai. «Perché?» «Perché ogni volta che ti guardo, sento una fitta allo stomaco. Perché ogni volta che penso che potrei perderti, i miei polmoni smettono di funzionare.»
Teodora Kostova (Cookies (Cookies, #1))
I like it when people give me attention! I like being interesting! And these are all things that our societal narrative attaches to sex,” Selena says. For allos, sex is so natural an explanation for behavior that other reasons, such as wanting to dress creatively for its own sake and wanting to be seen just to be seen, can be hard to fathom. “I’m like ‘I want you to stare at me, but I don’t want you to fuck me, and they have nothing to do with each other,’” Selena continues. “And then allos are so funny because they just insist that those have everything to do with each other.
Angela Chen (Ace: What Asexuality Reveals About Desire, Society, and the Meaning of Sex)
Ci sono troppe cose che mi piacciono e mi confondo e mi perdo a correre da una stella cadente all'altra fino allo sfinimento. (...) Non avevo niente da offrire a nessuno tranne la mia confusione.
Jack Kerouac
It turns out that the key to capturing ace and allo experience alike is explaining sexual attraction via negativa, or explaining what it is not and what a lack of sexual attraction does not prevent us from doing.
Angela Chen (Ace: What Asexuality Reveals About Desire, Society, and the Meaning of Sex)
Tutti sarebbero belli, liberi e spensierati, e amarsi vorrebbe dire soltanto: rivelarsi, l'uno all'altro, quanto si è belli. L'amore sarebbe una delizia disinteressata, una gloria perfetta: come guardarsi allo specchio; sarebbe... una cattiveria naturale e senza rimorso, come una caccia meravigliosa in un bosco reale. L'amore vero è così: non ha nessuno scopo e nessuna ragione, e non si sottomette a nessun potere fuorché alla grazia umana.
Elsa Morante (L'isola di Arturo)
Era quello l'amore, quello che provava in quel momento, quell'ansia palpitante, quella sete inestinguibile di lei, quella pace profonda dell'anima e allo stesso tempo quell'inquietudine incontrollabile, quella felicita e quella paura.
Valerio Massimo Manfredi (The Ends of the Earth (Aléxandros, #3))
È sempre stata attribuita allo sport, in ogni epoca e soprattutto da ogni governo, un’importanza grandissima, per la buona ragione che lo sport intrattiene e obnubila e rimbecillisce le masse, e in primo luogo le dittature sanno bene perché sono sempre e in ogni caso favorevoli allo sport. Chi è per lo sport ha le masse a suo fianco, chi è per la cultura ha le masse contro, diceva mio nonno, e per questo tutti i governi sono sempre per lo sport e contro la cultura. Come ogni dittatura, anche la dittatura nazionalsocialista è diventata potente e quasi padrona del mondo servendosi dello sport di massa. In ogni epoca e in tutti gli Stati le masse vengono accalappiate mediante lo sport, e non c’è Stato che possa dirsi così piccolo e insignificante da non sacrificare tutto allo sport.
Thomas Bernhard
Inspirai di colpo, irrigidendomi fino allo spasmo. Avvampando. Incenerendolo con un'occhiataccia. Agognando di più.
Chiara Cilli (Distruggimi (Blood Bonds, #2))
L'integrità è un valore neutro. Anche le iene hanno una loro integrità. Sono iene allo stato puro.
Jonathan Franzen (Freedom)
Sembrava passata un'eternità, un'eternità che sembrava breve ma allo stesso tempo infinita. Alcuni infiniti sono più grandi di altri infiniti.
John Green (The Fault in Our Stars)
If, when you wake up in the morning, you can think of nothing but writing then you are a writer” "Se alla mattina quando ti alzi non pensi altro che allo scrivere allora sei uno scrittore
Rainer Maria Rilke
Le regole per scrivere bene (adattate da Umberto Eco) 1. Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi. 2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario. 3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata. 4. Esprimiti siccome ti nutri. 5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc. 6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso. 7. Stai attento a non fare... indigestione di puntini di sospensione. 8. Usa meno virgolette possibili: non è “fine”. 9. Non generalizzare mai. 10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton. 11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu.” 12. I paragoni sono come le frasi fatte. 13. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito). 14. Solo gli stronzi usano parole volgari. 15. Sii sempre più o meno specifico. 16. L'iperbole è la più straordinaria delle tecniche espressive. 17. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale. 18. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente. 19. Metti, le virgole, al posto giusto. 20. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile. 21. Se non trovi l’espressione italiana adatta non ricorrere mai all’espressione dialettale: peso e! tacòn del buso. 22. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia. 23. C’è davvero bisogno di domande retoriche? 24. Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe — o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento — affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media. 25. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fà sbaglia. 26. Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile. 27. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi! 28. Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri. 29. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili. 30. Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del 5 maggio. 31. All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo). 32. Cura puntiliosamente l’ortograffia. 33. Inutile dirti quanto sono stucchevoli le preterizioni. 34. Non andare troppo sovente a capo. Almeno, non quando non serve. 35. Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione. 36. Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato. 37. Non costruire frasi in cui la conclusione non segua logicamente dalle premesse: se tutti facessero così, allora le premesse conseguirebbero dalle conclusioni. 38. Non indulgere ad arcaismi, apax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differanza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competente cognitive del destinatario. 39. Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che. 40. Una frase compiuta deve avere.
Umberto Eco
È strano il desiderio, l'eccitazione e allo stesso tempo, la voglia di dirgli di andare a farsi fottere. Ma amo tutto questo, sentire che in fondo lottare contro di lui è una causa persa in partenza.
Amheliie (Road)
Mi giro verso di lui, lentamente, e ha occhi enormi, completamente spalancati. C’è paura. Ci stiamo ancora guardando. E ho questa sensazione allo stomaco come di una spirale che stringe. «Sei tu» dico. «Lo so, sono in ritardo» dice.
Becky Albertalli (Simon vs. the Homo Sapiens Agenda (Simonverse, #1))
Avevo sempre trovato qualcosa di confortante nelle azioni ripetitive. Mi fornivano un’ancora di salvezza quando tutte le certezze si facevano incerte. Mi sentivo saturo di stanchezza, schiacciato dalla mia stessa pelle e allo stesso tempo evanescente, come se le mie dita avessero potuto dissolversi in nebbia se avessi smesso di concentrarmi sul fatto di essere vivo.
Alexis Hall (Glitterland (Spires, #1))
Viene il giorno che ti guardi allo specchio e sei diverso da come ti aspettavi. Sì perché lo specchio è la forma più crudele di verità. Non appari come sei veramente. Vorresti che la tua immagine corrispondesse a chi sei dentro e gli altri, vedendoti potessero riconoscere subito che sei uno sincero, generoso, simpatico...invece ci vogliono sempre le parole o i fatti.
Alessandro D'Avenia (Bianca come il latte, rossa come il sangue)
Essere al mondo, per quello che ho potuto capire, è quando ti è affidata una persona e tu ne sei responsabile e allo stesso tempo tu sei affidato a quella persona ed essa è responsabile per te. Sette anni non furono pochi. Anche se fossero stati la metà o la metà ancora, non sarebbe stato poco. Non ci si può lamentare della brevità, non è giusto, ma della lunghezza si.
Erri De Luca (Non ora, non qui)
E poi chi l'ha detto che si deve proprio vivere allo scoperto, sempre sporti sul cornicione delle cose, a cercare l'impossibile, a spiare tutte le scappatoie per sguasciare via dalla realtà? E' proprio obbligatorio essere eccezionali? Io non lo so. Ma mi tengo stretta questa vita mia e non mi vergogno di niente: nemmeno delle mie soprascapre. C'è una dignità immensa, nella gente, quando si porta addosso le proprie paure, senza barare, come medaglie della propria mediocrità. E io sono uno di quelli.
Alessandro Baricco (Castelli di rabbia)
I know people are suspicious of emotional desire for sex because they like to ask me whether it feels good when non-repulsed aces have sex. The question stems from curiosity, but also from worry that the lack of sexual attraction means that all sex is automatic pity sex, endured instead of enjoyed. The answer to the question of whether sex feels good for aces is sometimes yes and sometimes no, just like with allos. Many people, ace and allo alike, don’t feel a spontaneous desire for sex, but they start to feel that mental wanting once (consensual) physical touch is initiated and their body becomes aroused. This process, called responsive desire, is a slow warming-up, an “I know I’ll get into it once I start.” It’s common and often at the core of willing consent.
Angela Chen (Ace: What Asexuality Reveals About Desire, Society, and the Meaning of Sex)
Quando cade un quadro. Quando ti svegli, un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio. Quando, in mezzo all’Oceano, Novecento alzò lo sguardo dal piatto e mi disse: “A New York, fra tre giorni, io scenderò da questa nave”. Ci rimasi secco. Fran.
Alessandro Baricco (Novecento. Un monologo)
Improvvisamente mi domando se, a furia di confrontarmi con le infinite variazioni che la vita consente allo stare insieme, non abbia perso di vista dei fondamentali che le rendono tutte uguali, le famiglie. Per esempio tollerarsi. Rassegnarsi all'odore delle rispettive cacche.
Chiara Gamberale (Per dieci minuti)
Cordelia tornò con i ricordi al sogno che aveva ancora negli occhi e sulla pelle quando si era svegliata. La sensazione di una carezza piena di fuoco di mani indurite dalle armi e dalle cime di una nave e, allo stesso tempo, delicate. La loro forza controllata le era rimasta impressa sopra la carne pur non avendola mai sperimentata.
Virginia De Winter (La spia del mare)
Gli eventi gravi, fasti o nefasti che siano, non cambiano la natura dicun uomo ma permettono di definirla meglio, così come un colpo di vento, spazzando all'improvviso le foglie morte, rivela la forma di un albero; mettono in luce quello che era rimasto in ombra; danno allo spirito l'inclinazione che da lì in avanti lo caratterizzerà.
Irène Némirovsky (Suite francese (Italian Edition))
Una gran quantità di libri è un fardello faticoso, e per l'anima una distrazione. Allo stesso tempo procura grande abbondanza di lavoro e mancanza di riposo. L'intelligenza si gira qua e là: la memoria è appesantita da una cosa e da un'altra... Credimi, questo non significa nutrire con gli scritti il proprio spirito, ma soffocarlo sotto il peso delle cose e seppellirlo: o forse torturare l'anima stordita da troppe cose come Tantalo in mezzo alle onde, che non può assaggiare niente e desidera ardentemente tutto.
Francesco Petrarca
I ricordi ti scaldano l'interno del corpo. Ma allo stesso tempo ti lacerano dentro
Haruki Murakami
Sic gorgiamus allos subjectatos nunc.
Charles Addams
Se segui il volo di qualcun altro non sai mai quando cadrai, e probabilmente non avrai la forza di resistere allo schianto.
Giorgia Tribuiani
L’amore è una rosa con spine, Noah. Il sentimento più bello ma allo stesso tempo più doloroso che puoi vivere.
Natascia Luchetti (Dracula - L'amore non muore mai)
Forse la verità è che i sogni non s'infrangono, si sgretolano, e il più delle volte succede per distrazione, perché per qualche ragione ci si dimentica proprio di averli, dei sogni. Allo stesso modo, non c'è un momento in cui i sogni si avverano. Semplicemente si costruiscono, e col tempo ci si accorge che non sono affatto sogni, sono progetti concreti, tutto qui.
Maria Perosino (Le scelte che non hai fatto)
Io non credo alle fiamme e allo zolfo dell’inferno; ma in momenti come questo rimpiango la mia miscredenza. No, in momenti come questo io quasi ci credo. Deve esistere per forza un inferno, perché in nessun altro posto voi potrete ricevere una punizione adeguata ai vostri crimini. Fino a quando esisterà gente come voi, l’inferno sarà un’esigenza essenziale del cosmo.
Jack London (The Iron Heel)
Se ora penso agli anni di allora, mi colpisce quanto poco ci fosse in realtà da vedere, quante poche immagini illustrassero la vita e la morte nei Lager. Conoscevamo di Auschwitz il portale con la sua scritta, i pancacci di legno a più piani, i mucchi di capelli, occhiali e valigie; di Birkenau l'entrata con la torre, i corpi laterali e il passaggio per i treni; e da Bergen-Belsen ci venivano le montagne di cadaveri trovate e fotografate dagli alleati al momento della liberazione. Conoscevamo alcune testimonianze di detenuti, ma molti libri apparvero subito dopo la guerra e vennero ristampati solo negli anni Ottanta, visto che nel frattempo non rientrarono nei programmi delle case editrici. Ora ci sono così tanti libri e film che il mondo dei Lager è ormai parte dell'immaginario collettivo che completa il mondo reale. La fantasia lo conosce ormai bene, e a partire dalla serie televisiva Olocausto e da film come La scelta di Sophie e soprattutto Schindler's list si muove anche in quel mondo. E non ne prende solo atto, ma integra e abbellisce. Allora la fantasia stentava a muoversi; riteneva che allo sgomento di cui era debitrice al mondo dei Lager non si confacessero le movenze della fantasia. Quelle poche immagini che doveva alle foto degli alleati e alle testimonianze dei detenuti, le ha poi guardate riguardate, fino a farne dei cliché.
Bernhard Schlink (The Reader)
Ci siamo spogliati nel palazzo degli specchi. Abbiamo ispezionato con tenerezza le ferite l'uno dell'altro. La mia faccia gonfia e il labbro rotto. Le abrasioni di Barry sui fianchi e sulle cosce e le escoriazioni sulle mani e le ginocchia, dovute allo sfregamento sul marciapiede. Nient'altro. E nessun'altra scusa per toccare, seguire e accarezzare i contorni dei nostri corpi per la prima volta.
Aidan Chambers (Dance on My Grave)
Non facciamo niente di male. Abbiamo dei sogni che cerchiamo di innalzare più in alto, più in alto, fino a esserne liberati forse? Forse. E poi la roccia rotola lungo il pendio e tutto sarà da rifare? Siamo arrivati felici allo zenit di pietra ed è ciò a cui ci consacriamo nel letto questa notte poiché se no che cos’è, niente, o la morte, le cose insomma. Al nostro fardello, dunque, ritorniamo gaiamente.
Pierre Bisiou (Enculée)
Era così l'amore? Ritrovarsi nel bel mezzo della notte davanti alla sua porta, non volendolo svegliare, ma allo stesso tempo pensando che non l'avrebbe aperta mai abbastanza in fretta. Avere il fiato corto per la certezza che si sarebbe lasciato toccare, baciare, sapendo che lui avrebbe voluto fare lo stesso e che io glielo avrei lasciato fare perché lo volevo disperatamente. Sentire il cuore battere più veloce senza poter controllare quel fremito di piacere nel momento in cui il suo sguardo si fosse posato su di me. Sperare che il tempo in cui potevo tenerlo stretto non finisse mai. Se l'amore era questo, ero completamente fottuto.
Gaby Crumb (Red Shadows (Italian Edition))
Era scappata in camera dopo aver immaginato di uccidere tutte le renne di Babbo Natale in almeno quindici modi diversi e di sciogliere Frosty the Snowman con un asciugacapelli sotto gli occhi scandalizzati della cittadinanza, dopo tre ore — TRE ORE!- di Carol natalizi in radio e dal vivo. Sì, perché gli altri ospiti non avevano potuto fare a meno di improvvisare una specie di karaoke a tema, fanatici in preda allo Spirito Natalizio. Dio.
L.D. Blooms (Ricatto di Natale)
E' un errore grave credere che sia dannoso mettere tanta gente allo studio. Non ce ne sarà mai troppa, fino a che tra i sei e i venticinque anni ci sarà qualcuno il quale non abbia avuto l'opportunità di studiare quanto voleva e poteva.
Luigi Einaudi (Lezioni di politica sociale)
Mi ha sempre affascinato il modo in cui le cose possono essere vere e false allo stesso tempo, così come una stessa persona può essere buona e insieme cattiva, e può amarti con meravigliosa generosità e spietato egoismo contemporaneamente.
Taylor Jenkins Reid (The Seven Husbands of Evelyn Hugo)
dolci le melodie conosciute, ma più dolci le ignote così voi, tenere cornamuse, il vostro canto non al mero orecchio portate- ma, per questo più care, allo spirito offrite silenziosi concerti." " o grazioso giovane alla fresca ombra mai potrà il tuo canto languire- nè a quei rami venir meno la fronda." "audace amante, mai tu potrai baciarla, seppur vicino alla meta e tuttavia non disperare." "ella non può sfiorare e, seppur mai colta, per sempre l'amerai- e lei sarà per sempre bella.
John Keats
Racconterò di tempi difficili, tempi in cui la vita delle persone valeva assai poco e la lotta per la sopravvivenza era tutto. Mi piacerebbe poter dire che l’umanità ha imparato la lezione. Ma gli esseri umani di rado guardano al passato, finché non commettono di nuovo gli stessi errori. E quando si diventa abbastanza saggi per dispensare consigli, si è anche troppo vecchi per essere ascoltati. Motivo per cui la razza umana resterà per sempre imperfetta e allo stesso tempo meravigliosa.
Lucinda Riley (The Girl on the Cliff)
Allo stesso tempo, ricordava bene le parole di Lionel Benjamin, il suo defunto suocero: quando le opportunità bussano alla porta, tu corri ad aprire. Già , ma come riconoscere le buone opportunità? "Non lo so" rispondeva Lionel "tu apri e basta".
Craig Bartholomew Strydom (Sugar Man: The Life, Death and Resurrection of Sixto Rodriguez)
I still don’t have any idea what this energy is. This may be the unifying ace call, one I have heard again and again from aces, whether they are sex-favorable or sex-replused, irrespective of their romantic orientation and aesthetic types. Regardless of whether we have sex, we don’t relate to sexuality the way that, seemingly, allos do. We do not center sexuality in our lives. And, so, aces spend an inordinate amount of time wondering about this energy that other people are detecting, and experiencing, and expressing, that we are not. People think about sex even if they don’t want to? What makes one person sexually attractive on that visceral level and not another? Allos can even be sexually attracted to people they find ugly? What? Like anthropologists after a day of fieldwork, we commiserate about the mysteries of the local culture, even though it is actually the culture that we were born into—just one that, for a long time, had no room for us and our way of being. There is room now.
Angela Chen (Ace: What Asexuality Reveals About Desire, Society, and the Meaning of Sex)
«Vorrei che sapeste che amo vostro figlio,» cominciai, racimolando tutto il coraggio che avevo. Non avevo mai incontrato i genitori di nessuno, prima di allora, figuriamoci ammettere di essere innamorato del loro figlio. «Gli ho appena chiesto di venire a vivere con me, e lui ha accettato.» Sia Margaret che mia madre sorrisero e mi fecero le congratulazioni, mentre John mi fissò con gli occhi assottigliati ma non disse nulla. Non l’avevo fatto per loro, né per me. L’avevo fatto per Jay. Si meritava qualcuno che non si ritraesse davanti allo sguardo gelido di suo padre, che riuscisse a guardare i suoi genitori negli occhi e ammettesse che amava loro figlio. Quel giorno, fui quell’uomo, e se Jay me ne avesse dato la possibilità, lo sarei stato per il resto della mia vita.
Teodora Kostova (Cookies (Cookies, #1))
Perché, ad esempio, un gruppo di composti semplici e stabili di carbonio, idrogeno, ossigeno e azoto avrebbero dovuto lottare per miliardi di anni allo scopo di organizzarsi, mettiamo, in un professore di chimica? Che cosa li ha spinti? Se questo professore noi lo lasciamo esposto su uno scoglio al sole per un tempo sufficientemente lungo, le forze della natura lo ridurranno a una serie di composti di carbonio, ossigeno, idrogeno e azoto, più un po' di calcio e di fosforo con tracce di altri minerali. E la reazione è irreversibile.
Robert M. Pirsig (Lila: An Inquiry Into Morals (Phaedrus, #2))
«Abbiamo solo una vita. Credo riguardi… il rispetto per noi stessi. So che fa paura uscire allo scoperto, ma non dovresti vergognarti di desiderare me o altri ragazzi.»Dusk sorrise e infilò altro zucchero filato nella bocca di Abe. «So che sembrerà strano, ma ascoltami, okay? Non so che cosa ci sia in te, ma è come… se potessi sentire un legame. Come se fossi un pezzo di metallo, e tu una calamita molto potente, per questo stiamo così bene insieme. Mi fai venire voglia di baciarti, tenerti per mano e confessare la verità al mondo intero.»
K.A. Merikan (Manic Pixie Dream Boy (The Underdogs, #1))
Si accostò allo sportello dei biglietti. Per la prima volta, era costretta a rivelare quel che aveva intenzione di fare. - Giardino Zoologico, - disse. Un piccolo biglietto giallo le venne sospinto con indifferenza. - Venti, - disse la donna dietro la lastra di vetro. - E volendo… ritornare? - chiese Rita timidamente. - Allora quaranta, - disse la donna, riprese il biglietto e gliene sospinse un altro dallo sportello. In questo, dunque, si distingueva da tutte le altre del mondo questa città: che per quaranta pfennig teneva in mano due vite diverse.
Christa Wolf (Il cielo diviso)
Sei qualcuno con cui mi piace passare il tempo. E più lo faccio, più… più cose belle scopro di te. Vorrei passare molto più tempo con te.” Erano delle belle parole da sentirsi dire ma, allo stesso tempo, lo avevano fatto a pezzi. Non poteva dare a Shane quello che voleva, quello che si meritava. E se Shane avesse continuato a guardare i puntini di Jimmy avrebbe scoperto che tutti quei bei colori non erano altro che un’illusione. Che Jimmy non era fatto di altro che bugie e vuoto. “Non posso,” disse Jimmy a bassa voce. Il viso di Shane rispecchiava la tristezza nel cuore di Jimmy.
Kim Fielding (Rattlesnake)
mi viene solo in mente quella storia dei fiumi, […] e al fatto che si son messi lì a studiarli perché giustamente non gli tornava 'sta storia che un fiume, dovendo arrivare al mare, ci metteva tutto quel tempo, cioè scelga, deliberatamente, di fare un sacco di curve, invece di puntare dritto allo scopo, […] c'è qualcosa di assurdo in tutte quelle curve, e così si sono messi a studiare la faccenda e quello che hanno scoperto alla fine, c'è da non crederci, è che qualsiasi fiume, […], prima di arrivare al mare fa esattamente una strada tre volte più lunga di quella che farebbe se andasse diritto, sbalorditivo, se ci pensi, ci mette tre volte tanto quello che sarebbe necessario, e tutto a furia di curve, appunto, solo con questo stratagemma delle curve, […] è quello che hanno scoperto con scientifica sicurezza a forza di studiare i fiumi, tutti i fiumi, hanno scoperto che non sono matti, è la loro natura di fiumi che li obbliga a quel girovagare continuo, e perfino esatto, tanto che tutti, dico tutti, alla fine, navigano per una strada tre volte più lunga del necessario, anzi, per essere esatti, tre volte virgola quattordici, giuro, il famoso pi greco, non ci volevo credere, in effetti, ma pare che sia proprio così, devi prendere la loro distanza dal mare, moltiplicarla per pi greco e hai la lunghezza della strada che effettivamente fanno, il che, ho pensato, è una gran figata, perché, ho pensato, c'è una regola per loro vuoi che non ci sia per noi, voglio dire, il meno che ti puoi aspettare è che anche per noi sia più o meno lo stesso, e che tutto questo sbandare da una parte e dall'altra, come se fossimo matti, o peggio smarriti, in realtà è il nostro modo di andare diritti, modo scientificamente esatto, e per così dire già preordinato, benché indubbiamente simile a una sequenza disordinata di errori, o ripensamenti, ma solo in apparenza perché in realtà è semplicemente il nostro modo di andare dove dobbiamo andare, il modo che è specificatamente nostro, la nostra natura, per così dire, cosa volevo dire?, quella storia dei fiumi, sì, è una storia che se ci pensi è rassicurante, io la trovo molto rassicurante, che ci sia una regola oggettiva dietro a tutte le nostre stupidate, è una cosa rassicurante, tanto che ho deciso di crederci, e allora, ecco, quel che volevo dire è che mi fa male vederti navigare curve da schifo come quella di Couverney, ma dovessi anche andare ogni volta a guardare un fiume, ogni volta, per ricordarmelo, io sempre penserò che è giusto così, e che fai bene ad andare, per quanto solo a dirlo mi venga da spaccarti la testa, ma voglio che tu vada, e sono felice che tu vada, sei un fiume forte, non ti perderai…
Alessandro Baricco (City)
Come ultime parole direi che non sono stato infelice.” “Ma non possiedi nulla.” “Forse gli ultimi saranno i primi.” “Tu ci credi?” “No.” “A che cosa credi?” “Credo che gli ultimi e i primi soffrono allo stesso modo. Pari passu. Non è solo nelle tenebre della notte che tutte le anime sono una sola.
Cormac McCarthy (Suttree)
Roma è sovrastata da un cielo livido di temporale, che lascia qua e là dei varchi per far passare enormi fasci luminosi creando una luce artificiale che pennella i palazzi di oro sgargiante. Una vecchia baldracca imbellettata, ecco quello che è questa città: una puttana a fine carriera, ancora bellissima se la guardi di sera alla luce fioca delle candele, ma rivoltante se te la trovi di fianco al mattino, senza trucco e senza voglia. Ma proprio per questo si prende il lusso di sbatterti fuori a calci, per piangere da sola davanti allo specchio. [Emilia Bianchetti, Tramonti d'occidente, p.12]
Emilia Bianchetti
La maggior parte delle donne avrebbero preso per oro colato le sue parole e gli darebbero quello che ha appena chiesto. Ma io non sono la maggior parte delle donne e sono sicura che Kyle lo abbia capito. So che pensa di aver bisogno di spazio, probabilmente per proteggere se stesso e me allo stesso tempo. Io la vedo diversamente, però. Vedo un uomo che vuole qualcosa per se stesso, ma ha troppo paura di prenderselo. Ha paura del fallimento. Così raddrizzo le spalle, la determinazione forgia la mia spina dorsale in acciaio e giuro a me stessa che abbatterò le mura che ha appena eretto attorno a sé, costi quel che costi.
Sawyer Bennett (Finding Kyle)
La capacità di percepire il valore culturale della natura allo stato selvaggio si riduce, in ultima analisi, a una questione di umiltà intellettuale. La superficialità degli uomini d'oggi, che hanno perso le proprie radici terrene, fa loro credere di aver già scoperto ciò che conta; questi sono coloro che cianciano di imperi politici ed economici destinati a durare secoli. Solo lo studioso riconosce che la storia consiste di successivi percorsi da un unico punto di partenza, a cui l'uomo ritorna continuamente per organizzare sempre nuovi viaggi, alla ricerca di una scala di valori costante. Solo lo studioso comprende perché l'autentica natura selvaggia determina e dà significato alle vicende umane.
Aldo Leopold (A Sand County Almanac and Sketches Here and There)
L’energia che si scialacqua con tanta profusione da ragazzi, l’energia che si ritiene non debba mai esaurirsi, si dilegua fra i diciotto e i ventiquattro anni per essere sostituita da qualcosa di assai più opaco, una sensazione fittizia come quella che ti dà una sniffata, aspirazione, forse, o traguardi o comunque voglia chiamarla un qualsiasi universitario rampante. Niente di sconvolgente. Non se ne va tutta d’un colpo, con un grande scoppio. E forse è proprio questo l’aspetto più inquietante, pensa adesso. Non si smette di essere piccoli tutt’a un tratto, con una grande esplosione, come uno di quei palloncini pubblicitari con gli slogan. Il bambino che hai dentro cola fuori, trapela come aria da una foratura in una gomma. E un giorno ti guardi allo specchio e ti trovi a faccia a faccia con un adulto. Puoi continuare a portare i jeans, puoi continuare ad andare ai concerti di Springsteen e Seger, ti puoi tingere i capelli, ma la faccia che c’è nello specchio è lo stesso quella di un adulto. Ed è successo tutto mentre dormivi, forse, come la visita della fatina dei denti.
Stephen King
«Che cosa credevate di fare?» Eleanor, un po’ stupita e un po’ offesa, lo guardò come se non credesse a ciò che lui le aveva appena fatto. «Mi sembrava di essere stata chiara a Clifton Hall, dovete lasciarmi in pace!» «E allora vattene!» Ashton l’aggredì all’improvviso, esausto. Disperato. Tutta quella smania, quella voglia di lei... Di quella donna che faceva male al cuore... Lo capì con chiarezza, una realtà distruttiva e logorante: Eleanor White lo avrebbe sempre respinto, allo stesso modo in cui non avrebbe mai smesso di rifiutare il desiderio che Ashton nutriva nei suoi confronti. Lui invece sarebbe rimasto schiavo di quella serva e della voglia che lo stava logorando istante dopo istante, solo. Perduto. Senza speranza. «VATTENE!»
Valentina C. Brin (Obsession (Obsession saga, #1))
A malapena Shane sentì gli scalini sotto i piedi, ma doveva pur esser sceso perché prima che se ne rendesse conto, era già fuori in strada e diretto alla fermata dell’autobus. Gli girava la testa, ma voleva fare le capriole e ridere e dare di matto, tutto insieme. Non poteva credere di essere stato così cieco – tutte quelle capriole allo stomaco, la sensazione di calore, il modo in cui voleva stare sempre vicino a Jesse e il modo in cui Jesse gravitava verso di lui quando erano nella stessa stanza. Prima di allora, non aveva mai messo insieme tutti quegli indizi. Forse non aveva voluto farlo, ma non era un problema: non ne era più all’oscuro. Tutto ciò che provava da mesi, adesso era perfettamente chiaro, finalmente.Shane era innamorato
Piper Vaughn (Moonlight Becomes You (Lucky Moon, #1))
Ho notato spesso che siamo inclini a dotare i nostri amici della stabilità tipologica che nella mente del lettore acquistano i personaggi letterari. Per quante volte possiamo riaprire Re Lear, non troveremo mai il buon re che fa gazzarra e picchia il boccale sul tavolo, dimentico di tutte le sue pene, durante un'allegra riunione con tutte e tre le figlie e i loro cani da compagnia. Mai Emma si riavrà, animata dai sali soccorrevoli contenuti nella tempestiva lacrima del padre di Flaubert. Qualunque sia stata l'evoluzione di questo o quel popolare personaggio fra la prima di e la quarta di copertina, il suo fato si è fissato nella nostra mente, e allo stesso modo ci aspettiamo che i nostri amici seguano questo o quello schema logico e convenzionale che noi abbiamo fissato per loro. Così X non comporrà mai la musica immortale che stonerebbe con le mediocri sinfonie alle quali ci ha abituato. Y non commetterà mai un omicidio. In nessuna circostanza Z potrà tradirci. Una volta predisposto tutto nella nostra mente, quanto più di rado vediamo una particolare persona, tanto più ci dà soddisfazione verificare con quale obbedienza essa si conformi, ogni volta che ci giungono sue notizie, all'idea che abbiamo di lei. Ogni diversione nei fatti che abbiamo stabilito ci sembrerebbe non solo anomala, ma addirittura immorale. Preferiremmo non aver mai conosciuto il nostro vicino, il venditore di hot-dog in pensione, se dovesse saltar fuori che ha appena pubblicato il più grande libro di poesia della sua epoca.
Vladimir Nabokov (Lolita)
Non dicono mai che un uomo di cinquantacinque anni può morire per non essere stato amato, per non essere stato sentito, per aver ricevuto troppi conti da pagare, per aver fatto troppi debiti con le banche, per aver visto i figli crescere e poi andarsene senza neanche salutare, per una vita di rimproveri e musi lunghi in cui la sigarettina o la cannetta per sciogliere il nodo allo stomaco ci stavano proprio bene.
Valérie Perrin (Cambiare l'acqua ai fiori)
Nel 1939, il giornale a fumetti americano, come i castori e gli scarafaggi della preistoria, era più grande e, voluminoso com'era, più ricco dei suoi moderni discendenti. Aspirava alle dimensioni di una rivista e allo spessore di un pulp, offrendo sessantaquattro pagine (compresa la copertina) di sgargiante abbondanza al prezzo ideale di una monetina da dieci cent. Mentre la qualità delle illustrazioni all'interno era, nel migliore dei casi, esecrabile, le copertine aspiravano alla qualità e all'impostazione grafica di una rivista in carta patinata e alla popolarità del pulp. Le copertine dei giornali a fumetti, in quei primi tempi, erano come il manifesto di un film che faceva sognare, immagini che per due secondi accendevano nella mente una scintilla e poi andavano perdendo il loro splendore fino a spegnersi del tutto prima ancora che venisse aperto il fascicolo di carta scadente. Spesso non erano semplicemente disegnate a inchiostro e colorate, ma dipinte da persone che avevano un nome nell'ambiente, qualificati artigiani dell'illustrazione, che sapevano creare ragazze dalle natiche procaci, avvinte in catene; sinuosi, perfetti giaguari; corpi maschili muscolosi, impeccabili, i cui piedi sembravano veramente sostenerne il peso.
Michael Chabon (The Amazing Adventures of Kavalier & Clay)
In uno Stato autoritario viene considerato lecito alterare la verità, riscrivere retrospettivamente la Storia, distorcere le notizie, sopprimerne di vere, aggiungerne di false: all'informazione si sostituisce la propaganda. Infatti, in tale paese tu non sei un cittadino, detentore di diritti, bensí un suddito, e come tale sei debitore allo Stato (e al dittatore che lo impersona) di lealtà fanatica e di obbedienza supina.
Primo Levi
La reazione di Shane fu immediata. La voce di Berlin lo travolse, smorzando i suoi bollori meglio di una secchiata d’acqua ghiacciata in faccia. La bellezza di quella voce tenorile, intensa e gutturale, gli fece correre un brivido lungo la spina dorsale. Per un istante, gli ricordò Jesse, anche se la voce del ragazzo era più alta e meno delicata. Secondo Shane, loro due,Jesse e Berlin, sarebbero stati grandiosi se avessero avuto l’opportunità di cantare insieme. Un dolore acuto allo stomaco accompagnò quella riflessione. Non avrebbe dovuto pensare a lui, non quando era tutta colpa sua se Jesse non era con lui e non avrebbe mai avuto la possibilità di duettare con Berlin, o chiunque altro, del resto. Perché Shane e gli altri lo avevano maltrattato. E Shane più di chiunque altro. Era lui che Jesse aveva guardato con occhi carichi di dolore e tradimento, Shane e nessun altro
Piper Vaughn (Moonlight Becomes You (Lucky Moon, #1))
Ecco un altro aspetto dell’essere senza fissa dimora. Le persone davano costantemente per scontato che si drogasse. Non importava che i suoi occhi fossero bianchi e limpidi, né che indossasse magliette che mostravano una pelle senza buchi, l’equazione “senzatetto-uso di droga” coinvolgeva tutti. Ed era il motivo per cui malediceva i suoi “coinquilini” ogniqualvolta li vedeva fare uso di sostanze illegali in pubblico. Compromettevano le possibilità di tutti di fare qualche soldo. Certo, alcuni si drogavano oppure finivano per farsi, allo scopo di sopravvivere ai demoni mentali che si erano insinuati dentro di loro vivendo per strada, ma ce n’erano alcuni, come Pierce, che non assumevano droghe di alcun tipo. Prima che rimanesse a morire per strada, Pierce aveva studiato nutrizione e fitness. Si sarebbe suicidato sul serio prima di toccare quella orribile roba annebbia-mente.
Chris Ethan (Il ragazzo con la valigia (C'era una volta un ragazzo, #1))
«Tu non sai chi io sia. Non mi conosci e mi hai appiccicato addosso un’etichetta.» «Più o meno come hai fatto tu con la storia del ragazzo d’oro.» Gabe aprì la bocca, poi la richiuse di scatto e uscì dall’auto, allontanandosi lungo il marciapiede. I lacci slacciati degli anfibi rischiavano di farlo inciampare a ogni passo, specie quando si voltò ritornando rapido sui suoi passi. Zeke abbassò il finestrino, rassegnato a ricevere una sequela di insulti. «Hai ragione.» Quando sentì quelle parole uscire dalla bocca di Gabe, quasi non le capì. «Hai ragione. Ti ho attaccato un’etichetta e non avrei dovuto. Non ti farò le mie scuse, perché tu ti sei comportato allo stesso modo. Ma cercherò di conoscerti meglio, se tu farai lo stesso.» «D’accordo.» «E continuerò a chiamarti ragazzo d’oro.» Zeke sorrise. «D’accordo.» In qualche modo anche Gabe si ritrovò a rivolgergli un sorrisino. «Buonanotte, ragazzo d’oro. »
Susan Moretto (Principessina)
Così, senza saperlo, ereditiamo l'incapacità verso la tragedia, e la predestinazione alla forma minore del dramma: perché nelle nostre case non si accetta la realtà del male, e questo rinvia all'infinito qualsiasi sviluppo tragico innescando l'onda lunga di un dramma misurato e permanente – la palude in cui siamo cresciuti. È un habitat assurdo, fatto di dolore represso e quotidiane censure. Ma noi non possiamo accorgerci di quanto sia assurdo perché come rettili di palude conosciamo solo quel mondo, e la palude è per noi la normalità. Per questo siamo in grado di metabolizzare incredibili dosi di infelicità scambiandole per il doveroso corso delle cose: non ci sfiora il sospetto che nascondano ferite da curare, e fratture da ricomporre. Allo stesso modo ignoriamo cosa sia lo scandalo, perché ogni eventuale devianza tradita da chi ci sta attorno la accettiamo d'istinto come un'integrazione solo inattesa al protocollo della normalità.
Alessandro Baricco
Da quando la nave era stata catturata dall’orbita terrestre, la vista del pianeta era divenuta per lei così irresistibile che difficilmente riusciva a privarsene. La Terra. Era la sua casa e non lo era. La conosceva bene e non la conosceva affatto. Vi era nata e cresciuta e allo stesso tempo non vi aveva mai messo piede prima. Le contraddizioni dovute a quella sua dualità avevano, però, l’inatteso effetto di farle godere soltanto del lato positivo di entrambe le condizioni.
Rita Carla Francesca Monticelli (Deserto rosso - Ritorno a casa)
Questo ucciderà quello. Il libro ucciderà l’edificio. L’invenzione della stampa è il più grande avvenimento della storia. E’ la rivoluzione madre. E’ il completo rinnovarsi del modo di espressione dell’umanità, è il pensiero umano che si spoglia di una forma e ne assume un’altra, è il completo e definitivo mutamento di pelle di quel serpente simbolico che, da Adamo in poi, rappresenta l’intelligenza. Sotto forma di stampa, il pensiero è più che mai imperituro. E’ volatile, inafferrabile, indistruttibile. Si fonde con l’aria. Al tempo dell’architettura, diveniva montagna e si impadroniva con forza di un secolo e di un luogo. Ora diviene stormo di uccelli, si sparpaglia ai quattro venti e occupa contemporaneamente tutti i punti dell’aria e dello spazio.. Da solido che era, diventa vivo. Passa dalla durata all’ immortalità. Si può distruggere una mole, ma come estirpare l’ubiquità? Venga pure un diluvio, e anche quando la montagna sarà sparita sotto i flutti da molto tempo, gli uccelli voleranno ancora; e basterà che solo un’arca galleggi alla superficie del cataclisma, ed essi vi poseranno, sopravvivranno con quella, con quella assisteranno al decrescere delle acque, e il nuovo mondo che emergerà da questo caos svegliandosi vedrà planare su di sé, alato e vivente, il pensiero del mondo sommerso. Bisogna ammirare e sfogliare incessantemente il libro scritto dall'architettura, ma non bisogna negare la grandezza dell'edificio che la stampa erige a sua volta. Questo edificio è colossale. E’ il formicaio delle intelligenze. E’ l’alveare in cui tutte le immaginazioni, queste api dorate, arrivano con il loro miele. L’edificio ha mille piani. Sulle sue rampe si vedono sbucare qua e là delle caverne tenebrose della scienza intrecciantisi nelle sue viscere. Per tutta la sua superficie l’arte fa lussureggiare davanti allo sguardo arabeschi, rosoni, merletti. La stampa, questa macchina gigante che pompa senza tregua tutta la linfa intellettuale della società, vomita incessantemente nuovi materiali per l’opera sua. Tutto il genere umano è sull’ impalcatura. Ogni spirito è muratore. Il più umile tura il suo buco o posa la sua pietra. Certo, è anche questa una costruzione che cresce e si ammucchia in spirali senza fine, anche qui c’è confusione di lingue, attività incessante, lavoro infaticabile, concorso accanito dell’umanità intera, rifugio promesso all’ intelligenza contro un nuovo diluvio, contro un’invasione di barbari. E’ la seconda torre di Babele del genere umano." - Notre-Dame de Paris, V. Hugo
Victor Hugo (The Hunchback of Notre-Dame)
Partecipai per la prima volta allo sconvolgimento, alla deformazione di sentimenti che questo confine provoca in una famiglia. Dai saluti iniziali fino al commiato: ogni gesto mi sembrò stranamente ingigantito, carico di speranze o taciti rimproveri, inibito dal rispetto per l’eventuale irripetibilità dell’avvenimento. Anche volendo, non sarebbe stato possibile rimanere fino al mattino seguente, lo Stato aveva fissato il bacio dell’addio per la mezzanotte: ogni precipitoso ‘a presto’ sarebbe stato cinismo.
Peter Schneider (Il Saltatore del Muro)
«Ho il cuore e la mente di un uomo, e voglio che il resto coincida. È semplice.» «Non l’hai detto ai tuoi amici o alla tua famiglia?» domandò Cash. «Mia madre probabilmente penserebbe che transgender sia una rara specie di tigre» disse. «Quando ero piccolo avevo paura di dirlo ai miei amici perché non sapevo come avrebbero reagito. Ora so che mi accetterebbero, ma temo che la mia onestà possa ferire qualcuno.» «Sfondi una porta aperta» disse Cash. «Stai parlando di Topher, giusto?» Sam gli lanciò un’occhiata: sembrava che l’attore gli avesse letto nella mente. «Come fai a saperlo?» «Dai, quel ragazzo è un libro aperto» disse Cash. «Ho visto come ti guardava in macchina, e seduti al tavolo durante il pranzo. È adorabile e patetico allo stesso tempo.» «Be’, è una cosa reciproca» disse Sam. «Che cosa?» esclamò Cash. «Mi stai dicendo che anche tu hai una cotta per Topher? Be’, di certo lo nascondi meglio di lui.» Sam annuì. «L’ho scoperto solo di recente» spiegò. «Pensavo di proteggere Topher dalla verità per non ferire i suoi sentimenti, non volevo che stesse male quando avesse realizzato che la ragazza dei suoi sogni in realtà è un ragazzo. Ma ora mi sono reso conto che ho nascosto la verità a me stesso per proteggere i miei sentimenti: ho paura che non gli piaccia il vero me, o che si arrabbi quando scoprirà che gli ho mentito. Accetterei di continuare a essere soltanto amici, ma non posso pensare di perderlo per sempre.» «Cristo» disse Cash. «Non esiste canzone di Taylor Swift che ti possa aiutare in questo caso.»
Chris Colfer (Stranger Than Fanfiction)
Raggiunto solo a prezzo di sforzi enormi, l'equilibrio psichico di un artista è così delicato che ogni distrazione, ogni interferenza della cruda realtà esterna possono distruggerlo in un attimo: per fare arte bisogna voltare le spalle alla vita. Sotto questo profilo Edgar era talmente sensibile che avevo sempre considerato la sua una personalità artistica allo stato puro. Per lui la relazione tra arte e salute mentale era tanto precisa quanto delicata: se la prima veniva disturbata, la seconda ne avrebbe risentito, finendo per andare in pezzi.
Patrick McGrath (Follia)
La scuola può educare allo spirito del dialogo non solo in quanto ponga la riflessione su di esso al centro del suo contenuto didattico, ma anche e soprattutto attraverso una diversa via, che le è peculiare. Nella scuola meritevole di questo nome non soltanto si studia la civiltà del dialogo. La si mette in atto: e quindi ci si allena progressivamente ad essa. Il cattivo maestro insegna predicando: il buon maestro conversa e discute con i suoi scolari, perfino quando spiega le cose meno controvertibili, come certe lezioni elementari di aritmetica o di grammatica.
Guido Calogero (Logo e dialogo; saggio sullo spirito critico e sulla libertà di coscienza)
«Sai cosa infastidirebbe Mason un casino?» sussurrò il quarterback all’orecchio di Gabe. «Se tu ora mi baciassi.» In un’altra vita Gabe si sarebbe comportato diversamente. Magari avrebbe riso in faccia a Zeke, dicendogli che lui valeva di più di uno stupido quarterback sotto steroidi. O magari avrebbe sfoderato un sorriso seducente, ammaliante. Invece il quel momento, stretto in un abito luccicante, con il culo a ghiacciarsi su un gradino di marmo e davanti allo sguardo incattivito del coglione più coglione del pianeta, Gabe riuscì solo a sgranare gli occhi come un cervo investito dai fari di un camion. Zeke posò le labbra sulle sue, accarezzandole con lentezza e forzandole delicatamente con la lingua. Da qualche parte una ciotola di caramelle cadde a terra, e Gabe rabbrividì per la delicata presa delle mani ghiacciate di Zeke sul suo collo. Il suo alito sapeva di caramella alla frutta e per qualche motivo gli parve il sapore più buono che avesse mai assaggiato. Quando infine Zeke si staccò da lui, con un mezzo sorrisino sulle labbra e il fiato corto, dall’altra parte della strada era rimasta una bottiglia di birra solitaria.
Susan Moretto (Principessina)
Ho l'illusione per un momento che qualcosa aderisca, acquisti peso, profondità, pienezza, sia completa. Così, per un momento, sembra la mia vita. Se fosse possibile, te la offrirei tutta intera. La staccherei dal ramo come si stacca un grappolo d'uva. Direi: "Prendila. È la mia vita". [...] Ma per farti capire, per consegnarti la mia vita, devo raccontarti una storia - e sono tante, così tante, le storie - storie di infanzia, storie di scuola, di amore, di matrimonio, di morte ecc. ecc. Nessuna è vera. Eppure, come bambini ci raccontiamo delle storie, e per adornarle inventiamo queste belle frasi, ridicole, sgargianti. Come sono stanco di storie, come sono stanco di frasi che escono così bene, con tanto di piedi per terra! E come non mi fido di quei bei progetti di vita, così precisi, tracciati su un foglio di carta da lettere. Comincio a desiderare un linguaggio a parte, come quello degli innamorati, parole smozzicate, inarticolate, simili allo scalpiccio dei piedi sul selciato. Comincio a cercare un progetto che si accordi meglio con i momenti di umiliazione e di vittoria che innegabilmente di quando in quando capitano a tutti.
Virginia Woolf (The Waves)
«Dicevo sul serio. Non voglio nessun altro, Jess, solo te.» «Anch’io non voglio nessun altro. Solo te.» Shane gli infilò le dita tra i capelli. Gli tirò indietro la testa e lo baciò di nuovo con dolcezza, lentamente e teneramente. «Voglio dirlo ai ragazzi,» sussurrò Shane contro le labbra di Jesse. Non era la prima volta che lo diceva. «Voglio stare con te per davvero, Jess, alla luce del sole. Non dovremmo nasconderci.» Jesse chiuse gli occhi. Anche lui lo voleva. Era solo nervoso per ciò che avrebbero pensato Nick e Dre, per ciò che avrebbero pensato i loro genitori. Per quanto lo desiderasse, uscire allo scoperto, esserne orgoglioso e dire a tutti che Shane era suo, non era pronto per fare quell’ultimo passo. Il solo pensiero lo spaventava troppo. «Dammi tempo, okay? Ho… ho bisogno di un altro po’ di tempo.» Sentì Shane annuire. «Okay. Ma lo faremo presto, Jess. Sono stanco di fingere.» «Lo so. Te lo prometto, Shane. Presto.» Si addormentò con il ritmo del battito di Shane nell’orecchio. Avevano tutta la vita, Shane aveva detto così prima. Desideravano entrambi la stessa cosa. Qualche altra settimana non avrebbe fatto male a nessuno
Piper Vaughn (Moonlight Becomes You (Lucky Moon, #1))
Nelle cose economiche e sociali, la via diritta, salvo eccezioni rarissime, è la via falsa. Solo la via storta, lungo la quale gli uomini cadono, ritornano sui propri passi, esperimentano, falliscono e ritentano e talvolta riescono, è la via sicura e, di fatto, più rapida. Ricordatevi sempre, quando ascolterete qualcuno il quale vi prometterà, con sicurezza spedita, la certa soluzione di un problema sociale, il quale vi offrirà lo specifico per le malattie sociali, il quale vi farà vedere, al di là di un periodo temporaneo di costrizioni necessarie per vincere il nemico, l'avvento del benessere e dell'abbondanza, il quale vi denuncerà un mostro da combattere (ad es. il capitalismo o il comunismo od il fascismo od il reazionarismo, ecc. ecc.) allo scopo di far trionfare l'angelo e il paradiso terrestre (ad es. lo stesso comunismo od il socialismo od il corporativismo), ricordatevi che colui il quale così vi parla è, nella ipotesi migliore, un illuso e più probabilmente un ciarlatano e diffidatene. Solo la via lunga, seminata di triboli è la buona; perché solo percorrendola, l'uomo impara a migliorare se stesso e a rendersi degno della meta a cui vuole giungere.
Luigi Einaudi (Lezioni di politica sociale)
Un vento gelido spazza il ballatoio che corre esternamente allo spazio-porto. Ne copre l’intera circonferenza e da lì, al riparo di un’immensa bolla di vetro, si può osservare la Terra. Fa un certo effetto a stare là fuori: l’impressione è quella di camminare nell’infinito, circondati da milioni di punti luminosi conficcati su uno sfondo scuro del quale non è possibile scorgere i limiti. Come un’isola in mezzo a quel silenzioso paesaggio astrale, il pianeta di Roland spicca inconfondibile, variegato di verde e blu, avvolto in un’aura che alla vista appare impalpabile e quasi malinconica.
Monica Serra (Sangue alieno)
Ciò che questa storia dimostra chiaramente è che ciascuno di noi ha una scelta. Lui prendeva tutto questo tormento, l'agonia, la confusione e il dolore e li trasformava in qualcosa di bello. è come il baco da seta, sai, prendi la materia prima e la trasformi, ottieni qualcosa che prima non c'era, qualcosa di bello, magari persino trascendentale, magari persino eterno; finché continuerà a farlo io credo che rimarrà un simbolo di ciò che è possibile allo spirito umano, del fatto che abbiamo tutti una scelta, e la mia scelta è questa, darvi Sugar man. E adesso prova a chiederti... qual è la tua
Craig Bartholomew Strydom (Sugar Man: The Life, Death and Resurrection of Sixto Rodriguez)
La cosa migliore di quel museo era però che tutto stava sempre allo stesso posto. Nessuno si muoveva. Potevi andarci centomila volte, e quell'esquimese aveva sempre appena finito di prendere quei due pesci, gli uccelli stavano ancora andando verso il sud, i cervi stavano ancora abbeverandosi a quella fonte, con le loro belle corna e le belle, esili zampe, e quella squaw col petto nudo stava ancora tessendo la stessa coperta. Nessuno era mai diverso. L'unico a essere diverso eri tu. Non è che fossi molto più grande né niente di simile. Non era proprio questo. Era solo che eri diverso, ecco tutto. Stavolta avevi addosso il soprabito, magari. Oppure il bambino che era stato vicino a te l'ultima volta si era preso la scarlattina e ora avevi un altro compagno. Oppure non era la signorina Aigletinger ad accompagnare la scolaresca ma una supplente. Oppure avevi sentito papà e mamma che litigavano come due forsennati nella stanza da bagno. O per la strada eri appena passato vicino a una di quelle pozzanghere dove la benzina fa l'arcobaleno. Voglio dire, eri diverso, per una ragione o per l'altra – non so spiegare quello che ho in mente. E anche se sapessi farlo, non sono sicuro che ne avrei voglia.
J.D. Salinger
Dobbiamo darci buone leggi, buone istruzioni, creare un buon sistema di istruzione accessibile e adatto alle varie capacità umane, creare buoni costumi. Dobbiamo perciò cercare di essere uomini consapevoli, desiderosi di venire illuminati e di istruirci e dobbiamo, in una nobile gara, tendere verso l'alto. Il mercato, che è già uno stupendo meccanismo, capace di dare i migliori risultati entro i limiti delle istituzioni, dei costumi, delle leggi esistenti, può dare risultati ancora più stupendi se noi sapremo perfezionare e riformare le istituzioni, i costumi, le leggi entro le quali esso vive allo scopo di toccare più alti ideali di vita. Lo potremo se vorremo.
Luigi Einaudi (Lezioni di politica sociale)
Ci pareva, e così era, che il nulla pieno di morte in cui da dieci giorni ci aggiravamo come astri spenti avesse trovato un suo centro solido, un nucleo di condensazione: quattro uomini armati, ma non armati contro di noi; quattro messaggeri di pace, dai visi rozzi e puerili sotto i pesanti caschi di pelo. Non salutavano, non sorridevano; apparivano oppressi, oltre che da pietà, da un confuso ritegno, che sigillava le loro bocche, e avvinceva i loro occhi allo scenario funereo. Era la stessa vergogna a noi ben nota, quella che ci sommergeva dopo le selezioni, ed ogni volta che ci toccava assistere o sottostare a un oltraggio: la vergogna che i tedeschi non conobbero, quello che il giusto prova davanti alla colpa commessa da altrui, e gli rimorde che esista, che sia stata introdotta irrevocabilmente nel mondo delle cose che esistono, e che la sua volontà buona sia stata nulla o scarsa, e non abbia valso a difesa. Così per noi anche l'ora della libertà suonò grave e chiusa, e ci riempì gli animi, ad un tempo, di gioia e di un doloroso senso del pudore, per cui avremmo voluto lavare le nostre coscienze e le nostre memorie della bruttura che vi giaceva: e di pena, perché sentivamo che questo non poteva avvenire, che nulla mai più sarebbe potuto avvenire di così buono e puro da cancellare il nostro passato, e che i segni dell'offesa sarebbero rimasti in noi per sempre, e nei ricordi di chi vi ha assistito, e nei luoghi ove avvenne, e nei racconti che ne avremmo fatti. Poiché, ed è questo il tremendo privilegio della nostra generazione e del mio popolo, nessuno mai ha potuto meglio di noi cogliere la natura insanabile dell'offesa, che dilaga come un contagio. E' stolto pensare che la giustizia umana la estingua. Essa è una inesauribile fonte di male: spezza il corpo e l'anima dei sommersi, li spegne e li rende abietti; risale come infamia sugli oppressori, si perpetua come odio nei superstiti; e pullula in mille modi, contro la stessa volontà di tutti, come sete di vendetta, come cedimento morale, come negazione, come stanchezza, come rinuncia.
Primo Levi
Notte raminga e fuggitiva lanciata veloce lungo le strade d’Emilia a spolmonare quel che ho dentro, notte solitaria e vagabonda a pensierare in auto verso la prateria, lasciare che le storie riempiano la testa che così poi si riposa, come stare sulle piazze a spiare la gente che passeggia e fa salotto e guarda in aria, tante fantasie una sopra e sotto all’altra, però non s’affatica nulla. Correre allora, la macchina va dove vuole, svolta su e giù dalla via Emilia incontro alle colline e alle montagne oppure verso i fiumi e le bonifiche e i canneti. Poi tra Reggio e Parma lasciare andare il tiramento di testa e provare a indovinare il numero dei bar, compresi quelli all’interno delle discoteche e dei dancing all’aperto ora che è agosto e hanno alzato persino le verande per godersi meglio le zanzare e il puzzo della campagna grassa e concimata. Lungo la via Emilia ne incontro le indicazioni luminose e intermittenti, i parcheggi ampi e infine le strutture di cemento e neon violacei e spot arancioni e grandifari allo iodio che si alzano dritti e oscillano avanti e indietro così che i coni di luce si intrecciano alti nel cielo e pare allora di stare a Broadway o nel Sunset Boulevard in una notte di quelle buone con dive magnati produttori e grandi miti. Ne immagino ventuno ma prima di entrare in Parma sono già trentatré, la scommessa va a puttane, pazienza, in fondo non importa granché.
Pier Vittorio Tondelli (Camere separate)
L'innalzamento del minimo si opera con la graduale estensione del campo dei servizi pubblici gratuiti. L'ente pubblico dovrà, fra l'altro, gradualmente provvedere a fornire ai ragazzi istruzione elementare, refezione scolastica, vestiti e calzature convenienti, libri e quaderni ed ai giovani volenterosi, i quali diano prova di una bastevole attitudine allo studio, la possibilità di frequentare scuole medie ed università a loro scelta senza spesa o con quella sola spesa la quale possa essere sostenuta dal giovane disposto a lavorare senza nocumento degli studi; e le scuole dovranno essere varie e adatte, per numero e per attrezzatura, alle occupazioni diverse manuali od intellettuali ai quali i giovani si sentiranno chiamati.
Luigi Einaudi (Lezioni di politica sociale)
La madre di Ferguson fotografava sempre i soggetti nel loro ambiente, si recava nei luoghi in cui vivevano e lavoravano, portandosi dietro stativi portatili per le luci, paraventi pieghevoli e ombrelli telescopici, fotografava gli scrittori nel loro studio pieno di libri o seduti alla scrivania, i pittori fra gli schizzi e lo scompiglio del loro atelier, i pianisti seduti alla tastiera o in piedi accanto al loro lucente Steinway nero, gli attori davanti allo specchio del camerino o seduti soli sul nudo palcoscenico, e per qualche ragione i suoi ritratti in bianco e nero sembravano catturare la loro vita interiore meglio degli altri fotografi che ritraevano le stesse celebri figure, una qualità che forse non dipendeva dall’abilità tecnica ma da un certo non so che nella madre di Ferguson, che si preparava sempre per i suoi lavori leggendo i libri, ascoltando i dischi e guardando i quadri dei suoi soggetti, per avere qualcosa di cui parlare con loro durante le lunghe sedute, e siccome era una brava conversatrice, sempre molto affascinante e attraente, sempre restia a parlare di sé, quegli artisti vanitosi e complicati finivano per rilassarsi in sua presenza, avvertendo un genuino interesse per la loro persona e per quello che rappresentavano, un interesse vero o quasi, quasi sempre, e quando la seduzione riusciva e abbassavano la guardia, la maschera che portavano sul viso scivolava via un po’ alla volta e nel loro sguardo affiorava una luce diversa.
Paul Auster (4 3 2 1)
L’autobus correva lungo una striscia di cemento molto stretta a pelo dell’acqua senza parapetto, niente; tutto lì. L’autista si appoggiava allo schienale e passava rombando su quella stretta striscia di cemento circondata dall’acqua e tutti i passeggeri dell’autobus, venticinque o quaranta o cinquantadue persone si fidavano di lui, ma io no. Ogni tanto c’era un nuovo autista e io pensavo, come li scelgono, questi figli di puttana? L’acqua è profonda su tutt’e due i lati e basta un piccolo errore per andare tutti al creatore. Era ridicolo. Mettiamo che quella mattina avesse litigato con la moglie. O che avesse il cancro. O che vedesse la Madonna. O che avesse i denti cariati. Qualunque cosa. Bastava un niente. Avrebbe potuto impazzire. Buttarci tutti di sotto. Sapevo che se ci fossi stato io, al suo posto, avrei preso in considerazione la possibilità di trascinare tutti in acqua. Mi sarebbe piaciuto. e qualche volta, dopo considerazioni del genere, la possibilità diventa realtà. Per ogni Giovanna d’Arco c’è un Hitler appollaiato dall’altra estremità dell’altalena. La vecchia storia del bene e del male. Ma nessuno di quegli autisti ci buttò mai di sotto. Pensavano soltanto alle rate della macchina, alla partita di baseball, al taglio dei capelli, alle ferie, ai clisteri, alle domeniche in famiglia. In quel branco di merdosi non c’era nemmeno un vero uomo. Arrivavo sempre al lavoro con la nausea ma sano e salvo. Il che dimostra che Schumann era più relativo di Shostakovich…
Charles Bukowski (Factotum)
Come incominciare? Dobbiamo essere sfrontate e avide. Inseguire il piacere. Evitare il dolore. Indossare, toccare, mangiare e bere quello che ci fa piacere. Tollerare le scelte delle altre donne. Ricercare il sesso che vogliamo e combattere furiosamente contro quello che non vogliamo. Scegliere le nostre cause. E quando avremo infranto e cambiato le regole in modo che non venga scosso il nostro senso della nostra bellezza, canteremo questa bellezza, la sventoleremo e ci crogioleremo in essa: secondo una politica sensuale, donna é bello. [...] La prossima fase del nostro movimento in avanti come donne singole, come donne unite e come abitanti del nostro corpo e di questo pianeta, dipende da quello che decideremo di vedere quando ci guarderemo allo specchio.
Naomi Wolf (The Beauty Myth)
Poiché la bellezza, mio Fedro, soltanto la bellezza è amabile e visibile insieme; essa è, nota, la sola forma dell’immateriale che noi siamo in grado di percepire coi sensi e che i nostri sensi possono sopportare. E infatti che sarebbe di noi se il divino, se la ragione, la virtù, la verità ci apparissero sensibilmente? Non saremmo forse bruciati e distrutti dall’amore, come Semele al cospetto di Giove? Così la bellezza è, per colui che la sente, la via che conduce allo spirito – solo la via, solo il mezzo, mio piccolo Fedro… E poi disse la cosa più sottile, l’astuto seduttore: disse questo, che l’amante è più divino dell’amato perché dio è nel primo ma non nell’altro – forse il pensiero più tenero e più beffardo che sia mai stato pensato e dal quale sgorga la malizia e la più segreta voluttà del desiderio.
Thomas Mann (Death in Venice)
L'uomo è cattivo. Non nasce così, ma lo diventa perché il suo stile di vita è dettato dalla legge del più forte. Dovunque passa, l'uomo deve essere il migliore, il più ricco, il più bello, il più intelligente e tutto questo per cosa? È più felice una volta che ha un corpo da sogno, una Ferrari o che il suo ambiente lo reputi il migliore in tutto quello che fa? Sono queste cose a renderlo felice? Oppure è la superficialità di questa vita in cui tutto è falso e apparenza, a renderlo veramente felice? Non credo. L'immagine, i desideri di cui non si ha consapevolezza e che sono superflui… tutto questo, io adesso lo evito. Vivere davvero non è questo. La ricerca continua della felicità non si ottiene schiacciando gli altri per arricchirsi, né credendo di essere il migliore. La vita è realizzarsi da soli, senza tanti fronzoli, e cercarsi fino in fondo, una volta che ci si è liberati da tutti quegli strati di inutilità che ci mangiano fino al midollo. Guardarsi allo specchio e vedersi davvero fino in fondo all'anima, è a questo che serve la vita, secondo me, e per arrivarci, l'uomo dovrebbe vivere da solo e non in gruppo come fa, contando sugli altri per ottenere un'immagine di felicità che è solo una menzogna. Mack crede nella bellezza dell'umanità, ma l'umanità non crede in Mack. Lei se ne fotte e continuerà il suo lavoro da formica per essere ancora più stupida e distruggere tutto quello che la circonda per averne sempre di più, senza rendersi conto che alla fine non avrà più niente. L'umanità è stupida e lo resterà. Forse potrebbe rendersene conto prima che sia troppo tardi, che sta solo correndo verso il baratro, ma questo sarebbe dare prova di buonsenso, e non ce l’ha
Amheliie (Road)
The term “allopathic” was coined by a German physician named Samuel Hahnemann in the 19th century. It is derived from the two Greek words, “allos” meaning “opposite” and “pathos,” meaning “disease.” Hahnemann was a homeopathic physician (a type of Wholistic medicine), and he came up with this term to describe and separate himself and the members of his profession from the MDs of his time that espoused the use of dangerous and harmful medical treatments such as blood-letting, and the use of large doses of toxic substances, like mercury. Modern day MDs are not so happy with the term “allopath,” and will go out of their way to try to convince you that what they do is practice “Medicine,” - that they in fact are the sole proprietors of the entire medical field. But they are not. What they do is just ONE PIECE of the medical pie. “Allopathic” is an entirely appropriate eponym for what MDs do, and Hahnemann should be applauded for his insight.
Peter J. Glidden (The MD Emperor Has No Clothes: Everybody Is Sick and I Know Why)
Oggi si è arrivati all’assurdo di voler eliminare il rischio per attenuare le responsabilità fino ad annullarle…Gli amministratori degli enti statali sanno in partenza che se occorrono prestiti, garantisce lo Stato; se occorre lavoro, dovrà trovarlo lo Stato; se si avranno perdite, si ricorre allo Stato; se si produce male, ripara lo Stato; se non si conclude un granché, i prezzi li mantiene alti lo Stato. Dov’è il rischio? Svaporato. E la responsabilità? Svanita. E l’economia? Compromessa. In Italia oggi solo le aziende dei poveri diavoli possono fallire; le altre sono degne di salvataggio. Il rischio è coperto in partenza, anche per le aziende che non sono statali, ma che hanno avuto gli appoggi dello Stato. In un Paese, dove la classe politica va divenendo impiegatizia, dove la classe economica si statalizza, dove molti lavoratori passano alle dipendenze dirette o indirette dello Stato, non solo va a morire la libertà economica, ma viene messa in pericolo la libertà politica.
Luigi Sturzo
The achievement-subject stands free from any external instance of domination [Herrschaftsinstanz] forcing it to work, much less exploiting it. It is lord and master of itself. Thus, it is subject to no one—or, as the case may be, only to itself. It differs from the obedience-subject on this score. However, the disappearance of domination does not entail freedom. Instead, it makes freedom and constraint coincide. Thus, the achievement-subject gives itself over to compulsive freedom—that is, to the free constraint of maximizing achievement.3 Excess work and performance escalate into auto-exploitation. This is more efficient than allo-exploitation, for the feeling of freedom attends it. The exploiter is simultaneously the exploited. Perpetrator and victim can no longer be distinguished. Such self-referentiality produces a paradoxical freedom that abruptly switches over into violence because of the compulsive structures dwelling within it. The psychic indispositions of achievement society are pathological manifestations of such a paradoxical freedom.
Byung-Chul Han (The Burnout Society)
Continuo a pensare, a pensare, e comincia a sembrarmi che le persone sensibili e intelligenti che vivranno dopo di noi, se poi ce ne saranno, faticheranno a capire come tutto ciò sia potuto accadere, stenteranno a capire la nascita dell’idea stessa dell’omicidio, e a maggior ragione dell’omicidio di massa. Uccidere. In che senso? Perché? Come può annidarsi, questa idea, negli oscuri anfratti delle circonvoluzioni cerebrali di un comune essere umano, nato da una madre, un essere che è stato un bambino che succhiava al seno, che andava a scuola?… Comune come milioni di altri, con mani e piedi sui quali crescono le unghie, mentre sulle guance - se per esempio si tratta di un uomo - cresce la barba, un essere che si affligge, sorride, si guarda allo specchio, ama teneramente una donna, si brucia con un fiammifero, e per quel che lo riguarda non ha nessuna voglia di morire - insomma, comune in tutto, tranne che per una patologica mancanza di immaginazione. Un essere umano normale capisce che non solo lui, ma anche gli altri vogliono vivere. Alla vista, o anche solo al pensiero delle altrui sofferenze, s’immedesima, in ogni caso prova almeno un dolore morale. E alla fine non riuscirà ad alzare la mano per colpire”.
Anatolij Kuznyecov (Babi Yar: A Document in the Form of a Novel)
Il «buonasera, Anselmo» largito al passaggio pioveva giù dal fastigio di una pellicciosa e margaritante regalità, come sguardo di eccelsa Teodora o di Caterina allo scriba genuflesso; poi però veniva aprendosi e sgranandosi in un più impegnato contrasto di sensi, e talvolta in una chiacchieratina, (se dava il caso), pèna denter de l’üss: tutta insorgenze filantropiche e larghezza di antichi pareri. O addirittura in uno scambio di vedute sul panorama totale del mondo: «disèmela kì intra de nün, cara el me Giròlom, ona volta l’eva minga come al dì d’inkoèu....». Oh!, quest’è certo, a’ begli anni che loro ne avevano diciassette tutto era color di rosa, il mondo, come vaporato dal languido sogno d’una adolescente, vellutato d’una sua pubere aurora: un’albicocca insomma, una spera da ballo «Amor». In quel punto, in quel trapasso di luci, annusando soddisfatte l’odorino della cera fresca evidenziato dal dolce tepore della casa, amavano discendere dalla degnazione alla conversazione, dalla conversazione alla confidenza, coi vecchi Braghenti o Baruffaldi della Confidenza di Via Pattari; dopo la paura vespertina del rincasare all’incontro del lôkk. «El m’a guardàa i brilànt’....» (El lôkk). Questi sessantenni con ginocchî rinforzati che gli pantofolavano e strusciavano per tutta casa dalle undici in poi, sissignora, fedeli all’uscio, implacabili come il destino: ogni martedì e venerdì. Questi Eligi, Anselmi, Umberti, o Girolami, «di cui ci si poteva pienamente fidare». «Madonna, madonna!... El m’a guardàa i brilànt’....».
Carlo Emilio Gadda (L'Adalgisa. Disegni milanesi)
«Sei Jude St Francis. Sei il mio amico più caro, l’amico di una vita intera. Sei il figlio di Harold Stein e di Julia Altman. Sei l’amico di Malcolm Irvine, di Jean-Baptiste Marion, di Richard Goldfarb, di Andy Contractor […]. Sei un ottimo nuotatore. Sai cucinare. Adori leggere. Hai una voce bellissima, anche se non canti più. Sei un pianista eccellente. Collezioni opere d’arte. Mi scrivi messaggi bellissimi, quando sono fuori per lavoro. Sei paziente. Sei generoso. Sei il miglior ascoltatore che io conosca. Sei la persona più intelligente che io conosca, e la più coraggiosa, da tutti i punti di vista. Sei un avvocato. Dirigi l’ufficio contenzioso allo studio legale Rosen, Pritchard e Klein. Ami il tuo lavoro, e non ti risparmi di certo. […] Sei stato trattato in un modo orribile. Ma ne sei uscito, e sei sempre rimasto te stesso». Willem continua, all’infinito, finché la sua cantilena non riconduce Jude dentro se stesso: durante la giornata successiva – e a volte anche molti giorni dopo – gli tornano in mente frammenti di ciò che Willem ha detto, e se li tiene stretti, grato per le parole che ha usato e anche per quelle che ha evitato di usare, e per i tanti modi in cui non lo ha voluto definire. Ma di notte è troppo terrorizzato e sperduto per poter fare affidamento su quei ricordi. La sensazione di panico che prova è troppo reale e travolgente. «E tu, chi sei?» chiede a quell’uomo che lo tiene stretto descrivendogli una persona che Jude non è in grado di riconoscere, una persona che sembra abbia tutto e sia invidiata e amata dal mondo intero. «Chi sei, tu?». Ma l’uomo ha una risposta pronta anche per questa domanda. «Sono Willem Ragnarsson» dice. «E non ti lascerò andare, mai».
Hanya Yanagihara (A Little Life)
Da tutto ciò che abbiamo letto e sentito dire, è chiaro che nell'ultimo stadio della "civiltà" gli uomini, per quello che riguarda la produzione dei beni, si erano cacciati in un circolo vizioso. Avevano raggiunto una meravigliosa capacità di produzione e, per darle uno sviluppo sempre maggiore, poco per volta avevano creato (o meglio avevano lasciato che si sviluppasse) un complicatissimo sistema di compravendita, che fu chiamato mercato mondiale. Questo mercato mondiale, una volta costituito, costrinse gli uomini a produrre un numero sempre crescente di beni, fossero necessari o no. E così, mentre non potevano esimersi, com'è ovvio, dalla fatica di produrre ciò che era realmente necessario, creavano senza interruzione tutta una serie di oggetti inutili o considerati artificiosamente necessari, i quali, sotto la ferrea legge del mercato mondiale di cui s'è detto, acquistavano la stessa importanza dei prodotti realmente necessari all'esistenza. In questo modo si lasciarono opprimere da un'immensa mole di lavoro, al solo scopo di salvaguardare quel loro squallido sistema. Poi proprio per questa ragione, dal momento che si erano imposti di barcollare sotto il peso orribile di una produzione inutile, diventò loro impossibile considerare il lavoro e i suoi frutti da qualunque altro punto di vista che non fosse l'incessante tentativo di impiegare la minore quantità di lavoro possibile per ogni tipo di prodotto, e allo stesso tempo di produrre quanti più oggetti fosse possibile. Tutto veniva sacrificato a quella che si chiamava “la riduzione dei costi di produzione”: la soddisfazione del lavoratore nel compiere il suo lavoro, non solo, ma addirittura il suo più elementare benessere, la salute, l'alimentazione, il vestiario, l'abitazione, il tempo libero, i divertimenti, l'educazione... la sua vita insomma, sulla bilancia non aveva neppure il peso di un granello di sabbia in confronto all'opprimente necessità di produrre a basso costo beni che in gran parte non valeva neanche la pena di produrre. Anzi, […] perfino i ricchi e i potenti, i padroni di quei poveri diavoli si adattavano a vivere in mezzo a viste, rumori e odori, che la natura umana aborre e cerca di sfuggire, per far sì che le loro ricchezze contribuissero al mantenimento di quella immane pazzia. L'intera società era infatti caduta nelle fauci di questo mostro insaziabile, la “produzione a basso costo” e vi era stata spinta dal mercato mondiale.
William Morris (News from Nowhere)