Volta Quotes

We've searched our database for all the quotes and captions related to Volta. Here they are! All 100 of them:

Un lettore di professione è in primo luogo chi sa quali libri non leggere; è colui che sa dire, come scrisse una volta mirabilmente Scheiwiller, «non l’ho letto e non mi piace».
Giorgio Manganelli (Lunario dell'orfano sannita)
Trovo la televisione molto educativa. Ogni volta che qualcuno la accende, vado in biblioteca e leggo un buon libro.
Groucho Marx
Não é a falta de pessoas à nossa volta que faz a solidão. São as pessoas erradas.
Afonso Cruz (Para Onde Vão Os Guarda-Chuvas)
A vida às vezes dá-nos mais do que um pontapé… dá-nos um coice e espera que nos mantenhamos a andar. Todos à nossa volta o esperam. Cobram-nos que sejamos fortes quando tudo o que queremos é poder cair.
L.C. Lavado (O Diabo dos Anjos (Ed. Beta))
Il vero luogo natio è quello dove per la prima volta si è posato uno sguardo consapevole su se stessi: la mia prima patria sono stati i libri.
Marguerite Yourcenar (Memoirs of Hadrian)
Bisognerebbe chiarire una volta per tutte perché "un momento brutto" può andare avanti per mesi, mentre un momento di grazia dura sempre e soltanto un momento.
David Grossman (Be My Knife)
O bom do caminho é haver volta. Para ida sem vinda basta o tempo.
Mia Couto (Um Rio Chamado Tempo, Uma Casa Chamada Terra)
a vida é uma orquestra que sempre está tocando, afinada, desafinada, um paquete titanic que sempre se afunda e sempre volta à superfície
José Saramago (Death with Interruptions)
«Io ho pochissimi amici, forse nessuno di veramente intimo. Ho delle conoscenze, dei ragazzi e delle ragazze come me, la mia amica che ti parlò ieri al telefono, per esempio, con i quali scherzo, ballo, studio, faccio i pettegolezzi, ci scambiamo le idee, facciamo gli scemi e le persone serie a seconda delle circostanze, ma dentro, dentro è diverso. Ci sono dei tasti che toccati una volta per conoscersi quali siamo, non si toccano più, non si va a fondo. Si resta amici, ma si sa che certi argomenti non si debbono più toccare. Ci si sopporta e stima a vicenda. Papà diceva: ci si aiuta a vivere. Guai se così non fosse. Ma l'amicizia, diceva papà, l'amicizia vera è un sentimento forte. È un volersi bene spietato, un guardarsi continuamente negli occhi...»
Vasco Pratolini (Un eroe del nostro tempo)
Tu vivi solo una volta, ma se lo fai bene, una volta è abbastanza.
Mae West
As religiões, todas elas, por mais voltas que lhes dermos, não têm outra justificação para existir que não seja a morte, precisam dela como do pão para a boca.
José Saramago (Death with Interruptions)
Io credo che tutto accada per una ragione. Le persone cambiano perché tu possa imparare a lasciarle andare via. Le cose vanno male perché tu le possa apprezzare quando invece vanno bene, credi alle bugie perché poi imparerai a non fidarti di nessuno tranne che di te stesso, e qualche volta le cose buone vanno in pezzi perché cose migliori possano accadere.
Marilyn Monroe
C'era stata quella volta e ce n'erano state infinite altre, che Alice non ricordava più, perché l'amore di chi non amiamo si deposita sulla superficie e da lì evapora in fretta.
Paolo Giordano (The Solitude of Prime Numbers)
Qualche volta, Beatrice, anche se io non ci sono più. Qualche volta, da oggi in poi. Sorridi.
Valentina D'Urbano (Alfredo (Italian Edition))
Sê calmo até à estupidez como a vida. E todavia. Dar a volta por quanto existi - e exististe tanto. Porque uma vida humana. Como ela é intensa. Porque o que nela acontece não é o que nela acontece mas a quantidade de nós que acontece nesse acontecer.
Vergílio Ferreira (Para Sempre)
Stavo toccando con mano e vedendo con i miei occhi, per la prima volta, quanto fosse immenso il mondo e profondo l'oscurità e l'infinito fascino e solitudine di tutto ciò.
Banana Yoshimoto (Kitchen)
Ah, como passam as coisas deste mundo, nada do que se contrói é perene, nada do que se faz é bem lembrado além de seu tempinho, nada fica como está, nunca se volta, nunca se volta.
João Ubaldo Ribeiro (Viva o Povo Brasileiro)
Volevo che tu imparassi una cosa da lei: volevo che tu vedessi che cosa è il vero coraggio, tu che credi che sia rappresentato da un uomo col fucile in mano. Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare fino in fondo, qualsiasi cosa succeda. È raro vincere, in questi casi, ma qualche volta si vince.
Harper Lee (To Kill a Mockingbird)
Gli bastò un interrogatorio insidioso, prima a lui e poi alla madre, per constatare un'ennesima volta che i sintomi dell'amore sono gli stessi del colera.
Gabriel García Márquez (Love in the Time of Cholera)
É tão fácil comparar a vida a uma viagem. Faz tanto sentido. Viagem ou vida, chegamos sempre aqui. Como se estivéssemos no alto de uma montanha, podemos olhar em volta. Aqui é o lugar onde tudo acontece. Há serenidade nesta certeza. Tens o dever livre de aproveitá-la. Se estás a ler estas palavras é porque estás vivo.
José Luís Peixoto (Dentro do Segredo)
Tu hai paura di vivere. Ogni volta che scendi in campo speri che arrivi un colpo di spada che ti sollevi dalla responsabilità di affrontare la tua vita. Cosa credi, che ci voglia coraggio per morire? Morire è facile. È vivere che richiede coraggio. Sei una codarda, Nihal.
Licia Troisi (Nihal della terra del vento (Le Cronache del Mondo Emerso, #1))
Quel che aveva capito, con certezza assoluta, era che vivere senza di lui sarebbe stato, per sempre, la sua occupazione fondamentale, e che da quel momento le cose avrebbero avuto ogni volta un’ombra, per lei, un’ombra in più, perfino nel buio, e forse soprattutto nel buio.
Alessandro Baricco (Tre volte all'alba)
Lembrei que quando eu aprendi a ler entrei em desespero, porque descobri que não era mais possível olhar as palavras sem ler. Tentei muitas vezes, queria de volta os desenhos-letras jogados pelas ruas. Foi uma lição sem volta. Tudo o que as palavras dissessem me tornei obrigada a ouvir. Fico pensando quantas coisas não vou poder nunca mais deixar de saber.
Mariana Salomão Carrara (Se Deus me Chamar Não Vou)
Una statua dallo splendore del marmo di luna e una bellezza straziante da fare desiderare anche l’Inferno per poterla vedere ancora. L’aveva distratta per un istante, emergendo sul terrore folle che le invadeva il cervello. Né morto né vivo, una creatura del sangue che cammina per l’eternità su quella soglia che agli umani è consentito varcare una volta soltanto, senza ritorno
Virginia De Winter (L'Ordine della spada (Black Friars, #1))
È bello morire per ciò in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola.
Paolo Borsellino
Tutti i grandi sono stati bambini una volta. (Ma pochi di essi se ne ricordano).
Antoine de Saint-Exupéry (The Little Prince)
If we gleaned every asshole,” Scythe Volta had once told Rowan, “there’d be virtually no one left.
Neal Shusterman (The Toll (Arc of a Scythe, #3))
Una volta aveva letto un romanzo d'amore che le aveva prestato la sorella. Non aveva capito niente di quelle emozioni e si era annoiata da morire. Era anormale? Il suo corpo e il suo cuore sarebbero stati eternamente sordi a quel genere di richiami?
Christelle Dabos (Les Fiancés de l'hiver (La Passe-Miroir, #1))
LA MADRE E il cuore quando d'un ultimo battito avrà fatto cadere il muro d'ombra per condurmi, Madre, sino al Signore, come una volta mi darai la mano. In ginocchio, decisa, Sarai una statua davanti all'eterno, come già ti vedeva quando eri ancora in vita. Alzerai tremante le vecchie braccia, come quando spirasti dicendo: Mio Dio, eccomi. E solo quando m'avrà perdonato, ti verrà desiderio di guardarmi. Ricorderai d'avermi atteso tanto, e avrai negli occhi un rapido sospiro.
Giuseppe Ungaretti (Sentimento del tempo)
Capiva solo che nulla è più forte di quell'istinto a tornare dove ci hanno spezzato, e a replicare quell'istante per anni. Solo pensando che chi ci ha salvati una volta lo possa poi fare per sempre.
Alessandro Baricco (Without Blood)
Tudo em volta induz à loucura, ao infantilismo, à exasperação imaginativa. Contra isso o estudo não basta. Tomem consciência da infecção moral e lutem, lutem, lutem pelo seu equilíbrio, pela sua maturidade, pela sua lucidez. Tenham a normalidade, a sanidade, a centralidade da psique como um ideal. Prometam a vocês mesmos ser personalidades fortes, bem estruturadas, serenas no meio da tempestade, prontas a vencer todos os obstáculos com a ajuda de Deus e de mais ninguém. Prometam SER e não apenas pedir, obter, sentir, desfrutar.
Olavo de Carvalho
«Signore», disse Morton. «Il primo chiodo della vostra bara». «Spero sia di oro massiccio, l’ultima volta che li ho ordinati me li hanno consegnati in un’assurda lega a cui non voglio nemmeno pensare». Bryce Vandemberg, che stava esaminando un certo numero di elaborati vasi di marmo, si voltò verso la soglia dove Sophia, poco dietro Morton, gli rivolse un inchino compito. «Oh, ma si riferisce a te», Bryce inarcò un sopracciglio. «Deve essere arrivata la fine del mondo se Morton si è messo a fare dell’umorismo».
Virginia De Winter (L'ordine della penna (Black Friars, #2))
Infine (sì, di nuovo un'ultima volta) devo ringraziare quel rompiscatole del mio amico a quattro zampe, senza il quale non ci sarebbe questo libro. Sarebbe felice di sapere che il suo debito per tutti i materassi strappati, le pareti sventrate e gli oggetti di valore inghiottiti è stato adesso pienamente saldato.
John Grogan (Io & Marley)
(...) pensou na impermanência da vida, na transitoriedade das coisas, na efemeridade do ser; diante dele, a existência fluía como um sopro, sempre em mutação, tudo muda a todo o instante e nada jamais volta a ser o mesmo. Não há finais felizes, reflectiu de si para si. Todos temos um sétimo selo para quebrar, um destino à nossa espera, um apocalipse no fim da linha. Por mais êxitos que somemos, por mais triunfos que alcancemos, por mais conquistas que façamos, para a última estação está-nos sempre reservada uma derrota. Se tivermos sorte e nos esforçarmos por isso, a vida até pode correr bem e ser uma incrível sucessão de momentos felizes, mas no fim, faça-se o que se fizer, tente-se o que se tentar, diga-se o que se disser, aguarda-nos sempre uma derrota, a mais final e absoluta de todas....
José Rodrigues dos Santos (O Sétimo Selo)
«Non mi prendere mai sul serio quando ti dico di lasciarmi. Tienimi, ti prego, tienimi. Vieni quando ti pare, una volta al mese, una volta all'anno, ma tienimi...».
Margaret Mazzantini (Don't Move)
- Nulla è eterno, Balbulus. E che cosa c'è di meglio, per le parole, che essere cantate in giro? Sì, certo, ogni volta mutano, hanno una melodia diversa. Ma non è questo il bello?
Cornelia Funke (Inkspell (Inkworld, #2))
La prima volta che ti ho vista mi sono fatto una ben misera opinione di voi. Vi credevo priva di buonsenso e di carattere, incapace di reggere fino al matrimonio. Rimarrà per sempre il più grosso errore della mia vita.
Christelle Dabos (Les Disparus du Clairdelune (La Passe-Miroir, #2))
Ma la città non dice il suo passato, lo contiene come le linee d'una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale,nelle antenne dei parafulmini,nelle aste delle bandiere, ogni segmento rigato a sua volta di graffi,seghettature,intagli,svirgole.
Italo Calvino (Invisible Cities)
André si fermò a meno di un metro da me, lo sguardo così freddo da gelarmi come una bufera di neve. «La prossima volta» disse con calma inquietante «te lo lascerò fare. Ti concederò un vantaggio. E poi ti prenderò. E ti ucciderò».
Chiara Cilli (Soffocami (Blood Bonds, #1))
Era incredibile come il semplice gesto di cercare qualcuno svelasse quanto si conosceva di quella persona. Volevo trovarlo, volevo che capisse che io c'ero. Trovarlo era il mio: 'volevo vederti ballare' , era il mio sapere cosa stesse leggendo, il mio augurio di buon compleanno. E forse lui non sapeva neanche cosa significasse per me interessarmi così a qualcuno, ma per una volta volevo essere io a tenere lui al sicuro, dietro una tenda, e danzare con i suoi fantasmi.
Rossana Soldano (Come anima mai)
Il mio sguardo cercò quello che mi stava incendiando. Lo trovò. Lo tenne per quella frazione di secondo che mi servì per invaderla. Per quella frazione di secondo che le bastò per calamitarmi a sé. Mi mossi. Piano. Un passo alla volta. Ero suo.
Chiara Cilli (Distruggimi (Blood Bonds, #2))
Dunque, pare che alle anime viventi possano toccare due sorti: c'è chi nasce ape, e chi nasce rosa... Che fa lo sciame delle api, con la sua regina? Va, e ruba a tutte le rose un poco di miele, per portarselo nell'arnia, nelle sue stanzette. E la rosa? La rosa l'ha in se stessa, il proprio miele: miele di rose, il più adorato, il più prezioso! La cosa più dolce che innamora essa l'ha già in se stessa: non le serve cercarla altrove. Ma qualche volta sospirano di solitudine, le rose, questi esseri divini! Le rose ignoranti non capiscono i propri misteri. La prima di tutte le rose è Dio. Fra le due: la rosa e l'ape, secondo me, la più fortunata è l'ape. E l'Ape Regina, poi, ha una fortuna sovrana! Io, per esempio, sono nato Ape Regina. E tu, Wilhelm? Secondo me, tu, Wilhelm mio, sei nato col destino più dolce e col destino più amaro: tu sei l'ape e sei la rosa.
Elsa Morante (L'isola di Arturo)
«Ogni scrittore, come lei sa, mette una parte di sé in ciascun personaggio. È sbagliato pensare che io sia il protagonista [...]. Sono ognuno di loro e nessuno di loro. Li ho messi sulla carta e ora vivono di vita propria, e quel poco per cui mi somigliavano è un'illusione, perché, una volta che io gli abbia dato la vita, faranno quel che gli pare. [...]»
Chiara Santoianni (Missione a Manhattan)
The language of experiment is more authoritative than any reasoning: facts can destroy our ratiocination—not vice versa.
Alessandro Volta
Quantas vezes contamos a história da nossa vida? Quantas vezes adaptamos, embelezamos, fazemos cortes matreiros? E, quanto mais a vida avança, menos são os que à nossa volta desafiam o nosso relato, para nos lembrar que a nossa vida não é a nossa vida, é só a história que contámos sobre a nossa vida. Que contámos aos outros mas — principalmente — a nós próprios.
Julian Barnes (The Sense of an Ending)
Così una pagina lentamente si volta, si distende dalla parte opposta, aggiungendosi alle altre già finite, per ora è solamente uno strato sottile, quelle che rimangono da leggere sono in confronto un mucchio inesauribile. Ma è pur sempre un'altra pagina consumata, signor tenente, una porzione di vita.
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
Restava-me o amparo dos livros. Abrigava-me neles da tempestade de todas as dúvidas, e para ali ficava, esquecido das horas, esquecido de mim, observando a paz nocturna dos cães dormindo à minha volta com a serenidade de quem nunca estará de mal com o mundo
José Jorge Letria (A Mão Esquerda de Cervantes: Contos)
Uma criança recém-nascida, julga-se infinita. Não sabe onde é que acaba, onde é que tem os seus limites. Depois, descobre os pés e fica fascinada. É um bebé que se depara com os seus limites: Ah, é então aqui que finda o meu corpo. E, aos poucos, o mundo vai-se tornando maior, porque a criança se vai tornando mais pequena: antes era tudo e agora não vá além dos pés. Vai-se contraindo. O ego vai-se arrepiando num pontinho e deixando espaço para que as coisas possam existir à sua volta. Surge o Eu e o Tu. A criança cria essa distância, e o melhor que se pode esperar é que essa distância mantenha alguma proximidade. Mas tudo isto faz parte do crescimento, tal como faz parte do encolhimento e da expansão do universo.
Afonso Cruz (Jesus Cristo Bebia Cerveja)
«Vuoi una scelta?». Le sussurrò quella domanda sulle labbra prima di spingerle con forza con le proprie. Allentò quella tensione squisita soltanto quando la sentì scuotere il capo in segno di diniego, allora rise, piano, facendole scorrere una mano tra i capelli. «Non sarebbe stato giusto concedertela», le rispose. La sua voce soffice le solleticò la pelle arrossata del collo. «Io non ne ho mai avuta alcuna, dal momento in cui ti ho tenuta tra le braccia la prima volta».
Virginia De Winter
Ho visto il sole tramontare in un mare di fuoco liquido e sorgere come una sfera di rame incandescente. Ho visto la luna far risplendere i veli del cielo notturno come fuochi fatui e rispecchiarsi nel lento respiro delle onde. Ho visto il mare così liscio e l'aria così trasparente che la volta stellata sembrava sdoppiarsi al punto che non si capiva più qual era il sotto e quale il sopra, e pareva di veleggiare dentro a un globo splendente di luci. Ho visto cieli e nubi che un artista avrebbe impiegato un'esistenza intera a cercare di riprodurre.
Björn Larsson (La vera storia del pirata Long John Silver)
Os caminhos são mais longos - disse um dia Elahi - para quem está sozinho. (...) Os dias esticam e ficam mais longos, o relógio diz que não, mas, com licença, o que sabem os relógios da alma humana? Não sabem nada, Alá me perdoe. O tempo demora mais a passar, muito mais, é assim que se sofre. Quando se está feliz, esse mesmo tempo passar a correr, parece que vai atrasado para uma festa, mas, se vê uma lágrima, para e fica a ver o acidente, dá voltas à nossa desgraça e não anda para a frente como os relógios dizem que ele faz. (...) Disse Ali: Não é a falta de pessoas à nossa volta que faz a solidão. São as pessoas erradas.
Afonso Cruz (Para Onde Vão Os Guarda-Chuvas)
Se ti ricordi tutto, volevo dirgli, e se sei davvero come me, allora domani prima di partire o quando sei pronto per chiudere la portiera del taxi e hai già salutato gli altri e non c'è più nulla da dire in questa vita, allora, una volta soltanto, girati verso di me, anche per scherzo, o perché ci hai ripensato, e, come avevi già fatto allora, guardami negli occhi, trattieni il mio sguardo, e chiamami col tuo nome.
André Aciman (Call Me by Your Name)
Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati al fondo. Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c'è, e non è pensabile. Nulla più è nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga.
Primo Levi (If This Is A Man/The Truce: Hachette Essentials)
Keep in Mind to be Kind.
A. Volta
Sai qual è l'errore che si fa sempre? Quello di credere che la vita sia immutabile, che una volta percorso un binario lo si debba percorrere fino in fondo. Il destino ha molta più fantasia di noi. Proprio quando credi di trovarti in una situazione senza via di scampo, quando raggiungi il picco di disperazione massima, con la velocità di una raffica di vento tutto cambia, si stravolge e da un momento all'altro ti trovi a vivere una nuova vita.
Susanna Tamaro (Follow Your Heart)
Questa volta lui fu incapace di girare la testa dall'altra parte, tanto il suo volto lo affascinava. Mai neppure nei momenti in cui i loro corpi erano stati più uniti, l'aveva trovata così bella, così raggiante. Mai aveva visto sulla sua bocca carnosa un sorriso che esprimesse così intensamente il trionfo dell'amore. Mai, con un solo sguardo, si era impossessata di lui in modo così totale. «Lo vedi, Tony,» gli gridò «non ci hanno separati!».
Georges Simenon (The Blue Room)
Tutta quella città… non se ne vedeva la fine… / La fine, per cortesia, si potrebbe vedere la fine? / E il rumore / Su quella maledettissima scaletta… era molto bello, tutto… e io ero grande con quel cappotto, facevo il mio figurone, e non avevo dubbi, era garantito che sarei sceso, non c’era problema / Col mio cappello blu / Primo gradino, secondo gradino, terzo gradino / Primo gradino, secondo gradino, terzo gradino / Primo gradino, secondo / Non è quel che vidi che mi fermò / È quel che non vidi / Puoi capirlo, fratello?, è quel che non vidi… lo cercai ma non c’era, in tutta quella sterminata città c’era tutto tranne / C’era tutto / Ma non c’era una fine. Quel che non vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo / Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu, sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare. Loro sono 88. Tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si può vivere. Ma se tu / Ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me / Ma se io salgo su quella scaletta e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi / Milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai e questa è la vera verità, che non finiscono mai e quella tastiera è infinita / Se quella tastiera è infinita, allora / Su quella tastiera non c’è musica che puoi suonare. Ti sei seduto su un seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio / Cristo, ma le vedevi le strade? / Anche solo le strade, ce n’era a migliaia, come fate voi laggiù a sceglierne una / A scegliere una donna / Una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire / Tutto quel mondo / Quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce / E quanto ce n’è / Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell’enormità, solo a pensarla? A viverla… / Io sono nato su questa nave. E qui il mondo passava, ma a duemila persone per volta. E di desideri ce n’erano anche qui, ma non più di quelli che ci potevano stare tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità, su una tastiera che non era infinita. Io ho imparato così. La terra, quella è una nave troppo grande per me. È un viaggio troppo lungo. È una donna troppo bella. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare.
Alessandro Baricco (Novecento. Un monologo)
Mia cara, il tuo piccolo cuore è ferito; non giudicarmi crudele perché obbedisco all’irresistibile legge della mia forza e della mia debolezza. Se il tuo piccolo cuore è ferito, anche il mio sanguina con il tuo. Nell’estasi della mia grande umiliazione, io vivo nella tua calda vita e tu morirai.., morirai dolcemente.., nella mia vita. Non posso farne a meno; come io mi avvicino a te, così tu, a tua volta, ti accosterai ad altri, e capirai l’estasi di questa crudeltà che è sempre amore; così, per ora, non cercare di sapere più niente di me e di te, ma abbi fiducia in me con tutta la tua anima appassionata».
J. Sheridan Le Fanu (Carmilla)
Mi compro una bottiglia di Chanel N. 5. Mi compro un braccialetto coi charms. Mi compro una grossa busta di salmone affumicato. Mi compro gli stivali col pelo dentro… per la prima volta in vita mia mi addormento sul 61, e scendo in via Mezzaluna, al capolinea. Torno indietro a piedi e mi chiedo se allora non sia soltanto il sonno a generare i sogni, ma anche i sogni a generare il sonno.
Stefania Bertola (Romanzo rosa)
Lotti contro la tua superficialità, la tua faciloneria, per cercare di accostarti alla gente senza aspettative illusorie, senza un carico eccessivo di pregiudizi, di speranze o di arroganza, nel modo meno simile a quello di un carro armato, senza cannoni, mitragliatrici e corazze d'acciaio spesse quindici centimetri; offri alla gente il tuo volto più bonario, camminando in punta di piedi invece di sconvolgere il terreno con i cingoli, e l'affronti con larghezza di vedute, da pari a pari, da uomo a uomo, come si diceva una volta, e tuttavia non manchi mai di capirla male. Tanto varrebbe avere il cervello di un carro armato. La capisci male prima d'incontrarla, mentre pregusti il momento in cui l'incontrerai; la capisci male mentre sei con lei; e poi vai a casa, parli con qualcun altro dell'incontro, e scopri ancora una volta di aver travisato. Poiché la stessa cosa capita, in genere, anche ai tuoi interlocutori, tutta la faccenda è, veramente, una colossale illusione priva di fondamento, una sbalorditiva commedia degli equivoci. Eppure, come dobbiamo regolarci con questa storia, questa storia così importante, la storia degli altri, che si rivela priva del significato che secondo noi dovrebbe avere e che assume invece un significato grottesco, tanto siamo male attrezzati per discernere l'intimo lavorio e gli scopi invisibili degli altri? Devono, tutti, andarsene e chiudere la porta e vivere isolati come fanno gli scrittori solitari, in una cella insonorizzata, creando i loro personaggi con le parole e poi suggerendo che questi personaggi di parole siano più vicini alla realtà delle persone vere che ogni giorno noi mutiliamo con la nostra ignoranza? Rimane il fatto che, in ogni modo, capire bene la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e male e male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando. Forse la cosa migliore sarebbe dimenticare di aver ragione o torto sulla gente e godersi semplicemente la gita. Ma se ci riuscite… Beh, siete fortunati.
Philip Roth (American Pastoral)
Quando non stai più con la persona con cui vorresti stare, il pensiero di lei ti entra nella testa nei momenti più impensati. All'improvviso vieni assediato da ricordi e immagini. Succede ogni volta che il presente sembra passare nella tua vita senza degnarti nemmeno di uno sguardo, e allora finisce che vivere negli angoli e nelle pieghe di giorni passati è più bello di ciò che stai vivendo.
Fabio Volo (Il tempo che vorrei)
un'eco di malinconia, sfuggita al suo controllo, perdersi nella miriade di pezzi che componevano il mosaico.«Eloise è tutta la mia vita».Non aveva avuto l'intenzione di dire nulla, in realtà non stava nemmeno pensando direttamente a lei.«Era appena nata e già insistevo per poterla prendere in braccio. Volevo sempre tenerla io, passavo ore a guardarla. Tanto che alla fine la prima volta che ha aperto gli occhi l'avevo in grembo e ha visto me. Tutti nella mia famiglia avevano gli occhi chiari mentre i suoi erano scurissimi. Mi innamorai all'istante», rise dolcemente. «Avevo tre anni e da allora non ho mai pensato nemmeno per un momento che potesse esserci un'altra.
Virginia De Winter (L'Ordine della spada (Black Friars, #1))
Era indubbio, la vita senza un cane era più facile e immensamente più semplice. Potevamo andare via per il fine settimana senza dover prenotare il canile. Potevamo uscire a cena senza preoccuparci di quale cimelio di famiglia sarebbe stato in pericolo questa volta. I bambini potevano mangiare senza dover fare la guardia ai loro piatti. La pattumiera non doveva più essere posata sul balcone della cucina quando uscivamo. Potevamo di nuovo rilassarci e goderci il magnifico spettacolo di un bel temporale. Io apprezzavo soprattutto la libertà di muovermi per la casa senza una gigantesca calamita gialla incollata alle calcagna. Eppure, come famiglia, ci mancava qualcosa.
John Grogan (Io & Marley)
Aveva un odore semplice, il mare, ma nello stesso tempo così vasto e unico nel suo genere, che Grenouille esitava a suddividerlo in odore di pesce, di sale, di acqua, di alga, di fresco e così via. Preferiva lasciare intatto l'odore del mare, lo custodiva intero nella memoria e lo godeva indiviso. L'odore del mare gli piaceva tanto che avrebbe desiderato una volta averlo puro, non mescolato e in quantità tale da potersene ubriacare.
Patrick Süskind (Perfume: The Story of a Murderer)
Diventare. Era un verbo che mi aveva sempre ossessionata, ma me ne accorsi per la prima volta solo in quella circostanza. Io volevo diventare, anche se non avevo mai saputo cosa. Ed ero diventata, questo era certo, ma senza un oggetto, senza una vera passione, senza un’ambizione determinata. Ero voluta diventare qualcosa – ecco il punto – solo perché temevo che Lila diventasse chissà chi e io restassi indietro. Il mio diventare era diventare dentro la sua scia. Dovevo ricominciare a diventare, ma per me, da adulta, fuori di lei.
Elena Ferrante (Storia di chi fugge e di chi resta)
In that memorable year, 1822: Oersted, a Danish physicist, held in his hands a piece of copper wire, joined by its extremities to the two poles of a Volta pile. On his table was a magnetized needle on its pivot, and he suddenly saw (by chance you will say, but chance only favours the mind which is prepared) the needle move and take up a position quite different from the one assigned to it by terrestrial magnetism. A wire carrying an electric current deviates a magnetized needle from its position. That, gentlemen, was the birth of the modern telegraph.
Louis Pasteur
Os filhos estão entre as aquisições mais caras que o consumidor médio pode fazer ao longo de toda a sua vida. Em termos puramente monetários, eles custam mais do que um carro luxuoso do ano, uma volta ao mundo em um cruzeiro ou até mesmo uma mansão. Pior ainda, o custo total tende a crescer com o tempo, e seu volume não pode ser fixado de antemão nem estimado com algum grau de certeza. [...] Além disso, ter filhos é, em nossa época, uma questão de decisão, não um acidente - o que aumenta a ansiedade. Tê-los ou não é comprovadamente a decisão com maiores consequências e de maior alcance que existe, e portanto também a mais angustiante e estressante.
Zygmunt Bauman (Liquid Love: On the Frailty of Human Bonds)
Por vezes o destino é como uma pequena tempestade de areia que não pára de mudar de direcão. Tu mudas de rumo, mas a tempestade de areia vai atrás de ti. Voltas a mudar de direcção, mas a tempestade persegue-te, seguindo no teu encalço. Isto acontece uma vez e outra e outra, como uma espécie de dança maldita com a morte ao amanhecer. Porquê? Porque esta tempestade não é uma coisa que tenha surgido do nada, sem nada que ver contigo. Esta tempestade és tu. Algo que está dentro de ti. Por isso, só te resta deixares-te levar, mergulhar na tempestade, fechando os olhos e tapando os ouvidos para não deixar entrar a areia e, passo a passo, atravessá-la de uma ponta à outra.
Haruki Murakami (Kafka on the Shore)
Ma come stabilire il momento esatto in cui comincia una storia? Tutto è sempre cominciato già da prima, la prima riga della prima pagina d'ogni romanzo rimanda a qualcosa che è già successo fuori dal libro. Oppure la vera storia è quella che comincia dieci o cento pagine più avanti e tutto ciò che precede è solo un prologo. Le vite degli individui della specie umana formano un intreccio continuo, in cui ogni tentativo di separare un pezzo di vissuto che abbia un senso separatamente dal resto - per esempio, l'incontro di due persone che diventerà decisivo per entrambi - deve tener conto che ciascuno dei due porta con sé un tessuto di ambienti fatti altre persone, e che dall'incontro deriveranno a loro volta altre storie che si separeranno dalla loro storia comune.
Italo Calvino (If on a Winter’s Night a Traveler)
Is it possible that the Pentateuch could not have been written by uninspired men? that the assistance of God was necessary to produce these books? Is it possible that Galilei ascertained the mechanical principles of 'Virtual Velocity,' the laws of falling bodies and of all motion; that Copernicus ascertained the true position of the earth and accounted for all celestial phenomena; that Kepler discovered his three laws—discoveries of such importance that the 8th of May, 1618, may be called the birth-day of modern science; that Newton gave to the world the Method of Fluxions, the Theory of Universal Gravitation, and the Decomposition of Light; that Euclid, Cavalieri, Descartes, and Leibniz, almost completed the science of mathematics; that all the discoveries in optics, hydrostatics, pneumatics and chemistry, the experiments, discoveries, and inventions of Galvani, Volta, Franklin and Morse, of Trevithick, Watt and Fulton and of all the pioneers of progress—that all this was accomplished by uninspired men, while the writer of the Pentateuch was directed and inspired by an infinite God? Is it possible that the codes of China, India, Egypt, Greece and Rome were made by man, and that the laws recorded in the Pentateuch were alone given by God? Is it possible that Æschylus and Shakespeare, Burns, and Beranger, Goethe and Schiller, and all the poets of the world, and all their wondrous tragedies and songs are but the work of men, while no intelligence except the infinite God could be the author of the Pentateuch? Is it possible that of all the books that crowd the libraries of the world, the books of science, fiction, history and song, that all save only one, have been produced by man? Is it possible that of all these, the bible only is the work of God?
Robert G. Ingersoll (Some Mistakes of Moses)
Bor era bello da fare male. Il cuore della ragazza saltò un battito quando il suo profumo le raggiunse le narici e inondò la sua mente come una droga. Un accenno di barba disegnava il contorno appuntito del mento e le labbra si schiusero in un ghigno ferino da animale pronto alla caccia. «Ti voglio attenta e pronta. Ti insegnerò a difenderti. Non sono qui per giocare o rivangare il passato. E ora muoviti, non ho tempo da perdere, anzi, non abbiamo tempo da perdere.» Voltandosi e scendendo le scale tre gradini alla volta aggiunse: «Ti aspetto in strada, sono quello figo sulla moto». Le guance di Asia divennero paonazze, mentre stringeva i pugni con intensità fino a sentire il sudore delle mani appiccicarle la pelle. Con un'espressione degna di un drago sputa fuoco, Asia rimase a guardare Bor che usciva di casa. Vomitò un urlo a dir poco agghiacciante che miscelava rabbia e frustrazione.
Eilan Moon (R.I.P. Requiescat In Pace (The R.I.P. Trilogy, #1))
Il suicidio è una forma di omicidio. Omicidio premeditato. Non lo fai la prima volta che ti passa per la testa. Ti ci devi abituare. E ti servono mezzo, occasione e movente. Un suicidio riuscito esige buona organizzazione e sangue freddo, cose solitamente incompatibili con lo stato d'animo suicida. L'importante è coltivare il distacco. Un modo per farlo è esercitarsi a immaginarsi morta, o in punto di morte. Quando vedi una finestra, devi immaginarti il tuo corpo che cade dalla finestra. Quando vedi un coltello, devi immaginarti il coltello che ti lacera la pelle. Quando arriva un treno, devi immaginarti col torace schiacciato dalle ruote. Esercizi come questi servono a ottenere la giusta distanza.
Susanna Kaysen (Girl, Interrupted)
Prima che fossimo scesi completamente dalla macchina, Marley scorse gli altri cani riuniti con i loro padroni sull'asfalto. Un party! Ci scavalcò con un balzo, saltò giù dall'auto e se la squagliò, tirandosi dietro il guinzaglio. Passò velocemente da un cane all'altro, annusando parti intime, perdendo pipì e facendo volare in aria una quantità di sputi. Per Marley era un festival degli odori - così tanti genitali, così poco tempo - e stava cogliendo il momento, attento a mantenersi davanti a me mentre gli correvo dietro. Ogni volta che l'avevo quasi raggiunto, si allontanava ancora un po'. Infine l'ebbi quasi sotto tiro e compii un balzo gigantesco, atterrando con entrambi i piedi sul suo guinzaglio. Questo lo ece arrestare così bruscamente che per un momento pensai di avergli spezzaro il collo. Scattò indietro, cadde sul dorso, si girò e mi guardò con la serena espressione di un eroinomane che si è appena fatto la dose.
John Grogan (Io & Marley)
È uno speciale piacere che ti dà il libro appena pubblicato, non è solo un libro che porti con te ma la sua novità, che potrebbe essere anche solo quella dell’oggetto uscito ora dalla fabbrica, la bellezza dell’asino di cui anche i libri s’adornano, che dura finché la copertina non comincia a ingiallire, un velo di smog a depositarsi sul taglio, il dorso a sdrucirsi agli angoli, nel rapido autunno delle biblioteche. No, tu speri sempre d’imbatterti nella novità vera, che essendo stata novità una volta, continui a esserlo per sempre. Avendo letto il libro appena uscito, ti approprierai di questa novità dal primo istante, senza dover poi inseguirla, rincorrerla. Sarà questa la volta buona? Non si sa mai. Vediamo come comincia.
Italo Calvino (If on a Winter’s Night a Traveler)
Mi diressi dalla metro verso il South Dock, attraversai il South Quay Footbridge e lo ritrovai in pochi minuti di cammino. Ogni volta che visitavo l'ex area portuale, da quand'era stata trasformata in centro direzionale dagli splendidi grattacieli in vetro e acciaio, non potevo non restare colpita dallo sforzo che era stato fatto per abbracciare la modernità senza sacrificare la bellezza. Il grattacielo dove viveva Edy, in South Quay Plaza, non faceva eccezione, anche se la zona era un po' troppo densa di cemento per i miei gusti. Mi fermai alla base dell'edificio, lasciando che il mio sguardo cercasse di raggiungere la sommità della torre di vetro. In fondo, era ovvio che Edy Thor vivesse lassù, quasi a guardare noi mortali dall'alto.
Chiara Santoianni (Missione a Manhattan)
[...]finché non siamo arrivati al cancello, al, al cancello, ho visto un treno e binari. Ma non un treno come ho visto quando arrivavo qui a Dachau, ma un treno con...per passeggeri, per gente [cane guaisce in sottofondo]. Non per, ehm, per cani o per ehm, cavalli. Ma questo, questo non può essere per noi, forse Gestapo arriva anche. No...il treno era per noi! E lì, prima di entrare su treno, tutti ricevevano una scatola. Una scatola da Croce rossa svizzera, e io l'ho acchiappata, e sono entrato su treno. Ho aperto la scatola; c'era molte cose, qualche sigaretta, un pezzo di pane, un pezzo di cioccolata. Marmellata. Oh, era un grande, grande tesoro per me. E questo, e il treno ha cominciato a muoversi. Un treno...la prima volta che entravo in un treno dove sta la gente. Persone viventi. E il treno ci ha preso; siamo andati per qualche giorno, non ricordo quanto, mi sentivo molto male, qualche volta un poco meglio, ma questo mi aiutava, quello che avevo. Ma io...dovevamo stare molto attenti; di notte potevo dormire, ma non dormivo per causa del mio tesoro quale avevo. Perché rubavano. Altra gente finiva tutto in una notte, o in un giorno, così non avevano; hanno rubato ad altri. Io stavo sdraiato sopra e tenevo. E qualche volta di notte acchiappavo qualcuno che voleva rubare il mio, il mio tesoro. Certo, se avevo molto più da dormir, mi sentirei molto meglio. Ma non potevo dormire, perché questo era più per me che dormire. Sapevo che con questo posso sopravvivere. Metamaus, Art Spiegelman
Art Spiegelman (MetaMaus: A Look Inside a Modern Classic, Maus)
Anche a me la poesia delle rocce nere sembrava bellissima; e mi struggevo d’invidia, per non averla scritta io. Era semplice: prati verdi, rocce nere, ne avevo visti tante volte anch’io, in montagna. E non m’era venuto in testa che si potesse farne niente: li avevo guardati, e basta. Le poesie erano dunque cosí: semplici, fatte di niente; fatte delle cose che si guardavano. Mi guardavo intorno con occhi attenti: cercavo cose che potessero assomigliare a quelle rocce nere, a quei prati verdi, e che questa volta non mi sarei lasciata portar via da nessuno.
Natalia Ginzburg (Lessico famigliare)
Orfeo: Io cercavo, piangendo, non più lei ma me stesso. Un destino, se vuoi. Mi ascoltavo. [...] Il mio destino non tradisce. Ho cercato me stesso. Non si cerca che questo. [...] Visto dal lato della vita tutto è bello. Ma credi a chi è stato tra i morti... Non vale la pena. [...] E voi godetela la festa. Tutto è lecito a chi non sa ancora. È necessario che ciascuno scenda una volta nel suo inferno. L'origine del mio destino è finita nell'Ade, finita cantando secondo i miei modi la vita e la morte. Bacca: E che vuol dire che un destino non tradisce? Orfeo: Vuol dire che è dentro di te, cosa tua; più profondo del sangue, di là da ogni ebbrezza. nessun dio può toccarlo.
Cesare Pavese
Quando svoltai l'angolo, mi fermai di colpo. Ci avrei scommesso una settimana di stipendio che quel che stavo vedendo non poteva essere vero. Il nostro turbolento, esasperato cane stava adagiato tra le ginocchia di Jenny, il grosso testone posato placidamente sul suo grembo. La coda gli penzolava piatta tra le zampe, la prima volta che non lo vedevo agitarla quando stava toccando uno di noi. Gli occhi erano alzati verso di lei, e guaiva sommessamente. Jenny gli accarezzò la testa diverse volte e poi, senza preavviso, affondò la faccia nel folto del suo collo e cominciò a singhiozzare. Forte, in modo incontrollato. Restarono così a lungo, con Marley immobile come una statua, Jenny che lo stringeva a sè come un enorme bambolotto. Io mi tenevo in disparte, sentendomi un po' come un intruso che interferiva in quel momento privato, non sapendo esattamente che cosa fare. E poi, senza alzare la faccia, Jenny mosse un braccio verso di me, e io li raggiunsi sul divano e me la strinsi contro. Restammo lì noi tre, nel nostro abbraccio di condiviso dolore.
John Grogan (Io & Marley)
Avendo perso uno degli inseguiti, Ivan concentrò la sua attenzione sul gatto, e vide quello strano animale avvicinarsi al predellino del vagone di testa del tram A immobile alla fermata, spingere via con insolenza una donna, afferrare la maniglia e tentare perfino di dare una moneta da dieci copeche alla bigliettaria attraverso un finestrino aperto per l'afa. Il comportamento del gatto sbalordì talmente Ivan da lasciarlo immobile davanti alla drogheria sull'angolo; e subito una seconda volta, ma con molta più forza egli fu sbalordito dal comportamento della bigliettaria. Questa, non appena vide il gatto che saliva sul tram, gridò con una rabbia che la scuoteva tutta: - È vietato ai gatti! È vietato portare gatti! Passa via! Scendi, se no chiamo la polizia! Né la bigliettaria né i passeggeri furono colpiti dalla cosa principale: non dal fatto che un gatto salisse sul tram, questo poteva ancora passare, ma dal fatto che volesse pagare il biglietto! Il gatto si dimostrò animale non soltanto solvibile, ma anche disciplinato. Alla prima sgridata della bigliettaria cessò l'attacco, si staccò dal predellino e si sedette alla fermata, soffregandosi i baffi con la monetina. Ma non appena la bigliettaria diede il segnale e il tram si mosse, il gatto si comportò come chiunque sia cacciato da un tram, sul quale deve viaggiare per forza. Dopo essersi lasciato passare davanti tutte e tre le vetture, balzò sulla parte posteriore dell'ultima, si afferrò con la zampa a un tubo che usciva dal veicolo e filò via, economizzando in tal modo il prezzo della corsa.
Mikhail Bulgakov (The Master and Margarita)
Vedere il lato bello, accontentarsi del momento migliore, fidarsi di quest’abbraccio e non chiedere altro perché la sua vita è solo sua e per quanto tu voglia, per quanto ti faccia impazzire non gliela cambierai in tuo favore. Fidarsi del suo abbraccio, della sua pelle contro la tua, questo ti deve essere sufficiente, lo vedrai andare via tante altre volte e poi una volta sarà l’ultima, ma tu dici, stasera, adesso, non è già l’ultima volta? Vedere il lato bello, accontentarsi del momento migliore, fidarsi di quando ti cerca in mezzo alla folla, fidarsi del suo addio, avere più fiducia nel tuo amore che non gli cambierà la vita, ma che non dannerà la tua perché se tu lo ami, e se soffri e se vai fuori di testa questi sono problemi solo tuoi; fidarsi dei suoi baci, della sua pelle quando sta con la tua pelle, l’amore è niente di più, sei tu che confondi l’ amore con la vita.
Pier Vittorio Tondelli (Biglietti agli amici)
Por onde andas, meu amor maior? Porque me tens aqui cativa neste lugar onde a culpa e os fantasmas me perseguem? Quero de novo sentar-me junto da Fonte Nova, ouvir as águas que nela correm cantando o nosso amor a uma só voz, esconder-me deste mundo horrível e carrasco que teima em ver-me como uma maldição, esquecer-me de tanta perfídia e de toda a maldade que nos cerca e ser tua mais uma vez; sentir os teus dedos pelo meu corpo ainda fresco, saborear a força dos teus pulsos guerreiros em volta da minha cintura que a maternidade não roubou, respirar o teu ar enquanto encostas a tua cara nos meus cabelos loiros que tanto amas, sentir-te todo dentro de mim como um caudal de paixão e de força que nunca se cansa nem morre, na esperança de me dares ainda mais filhos saudáveis como os que Deus nos enviou.
Margarida Rebelo Pinto
Se lui avesse potuto dire il suo nome ancora una volta, a voce così bassa da poterla sentire invece che ascoltarla.Se lo avesse fatto, così piano da non permettere alla veglia di ricordarle perché quel suono non poteva più renderla felice.Se solo non avesse mai smesso di piovere.Eloise, sei sveglia?Sì, e non voglio.Sotto la mano il cuscino era fresco e morbido, negli spazi tra le sue dita se ne insinuavano altre, calde e dure perché abituate a riempire di lusinghe l'elsa di una spada, non solo la pelle di una donna. Prendeva la sua una mano fatta per accarezzare e per uccidere.Una mano che l'aveva accarezzata, e poi uccisa.«Axel».Forse c'era stato uno scatto di esultanza profonda, perché ridestandosi aveva pronunciato per prima cosa il suo nome.Qualcosa che aveva a che fare col possesso e il riconoscimento.Qualcosa di così profondo che, se non si fosse opposta, avrebbe finito per precipitarvi dentro.Qualcosa che tra loro due era sempre esistito.L'aveva accarezzata.A quanto le avevano raccontato, lui era stata la prima cosa del mondo su cui aveva aperto gli occhi. Un fagottino di neonata, avvolta tra le braccia di un bambinetto di tre anni appena, che sollevava di colpo le palpebre incontrando per la prima volta due occhi blu pieni di amore e trionfo fissi su di lei.E poi uccisa.Una cicatrice che si risvegliava pulsando, lo spettro di dolore di un arto amputato, che esisteva solo nel ricordo dei nervi e bruciava, bruciava come fuoco.Lui era sete, tanta da accettare di annegare pur di riuscire a bere.«Axel».«Sono qui».
Virginia De Winter (L'Ordine della spada (Black Friars, #1))
«Mancano venti miglia a Limerick» disse, mostrandosi molto interessata al percorso. «So leggere i cartelli, grazie» rispose lui, gelido. Piera sbuffò. «Volevo solo rendermi utile, non mettere in dubbio le tue doti di maschio alfa!» La frase le uscì male, provocatoria senza volerlo essere, e infatti, piccato, lui emise un ah! alquanto sarcastico e batté il pugno con violenza sul volante, facendo suonare il clacson. Piera sussultò, sorpresa se non spaventata. «Mi sento di tutto, ti assicuro, tranne che maschio, alfa, beta o delta che sia.» Ecco, ci siamo. «E per il quieto vivere» proseguì lui, «farò persino finta che la notte scorsa tu non mi abbia trattato come un sex-toy…» Questa volta un ah! sarcastico uscì dalle labbra di Piera. «Un sex cosa? Scusa, non ho capito bene.» «Un sex-toy.» «Non so neppure cosa sia.» «Non ne avevo il minimo dubbio.» «Lo prendo come un complimento.» «Prendilo come vuoi. Coniglietti, AH!» «Cosa c’entrano i conigli, adesso?» «Lascia perdere.» «No, spiegati, per favore.» «Una che dorme con dei conigli addosso non può certo sapere cosa sia un sex-toy.» «Ohhh! La mia camicia da notte non è di tuo gusto? Va’ al diavolo, Jean!»
Viviana Giorgi (Vuoi vedere che è proprio amore?)
«Benvenuto nel Cimitero dei Libri Dimenticati, Daniel. ... «Questo luogo è un mistero, Daniel, un santuario. Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un'anima, l'anima di chi lo ha scritto e di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie a esso. Ogni volta che un libro cambia proprietario, ogni volta che un nuovo sguardo ne sfiora le pagine, il suo spirito acquista forza. Molti anni fa, quando mio padre mi portò qui per la prima volta, questo luogo era già vecchio, quasi come la città. Nessuno sa con certezza da quanto tempo esista o chi l'abbia creato. Ti posso solo ripetere quello che mi disse mio padre: quando una biblioteca scompare, quando una libreria chiude i battenti, quando un libro viene cancellato dall'oblio, noi, i custodi di questo luogo, facciamo in modo che arrivi qui. E qui i libri che più nessuno ricorda, i libri perduti nel tempo, vivono per sempre, in attesa del giorno in cui potranno tornare nelle mani di un nuovo lettore, di un nuovo spirito. Noi li vendiamo e li compriamo, ma in realtà i libri non ci appartengono mai. Ognuno di questi libri è stato il miglior amico di qualcuno. Adesso hanno soltanto noi, Daniel. Pensi di poter mantenere il segreto?»
Carlos Ruiz Zafón
Ei! Sorria... Mas não se esconda atrás desse sorriso... Mostre aquilo que você é, sem medo. Existem pessoas que sonham com o seu sorriso, assim como eu. Viva! Tente! A vida não passa de uma tentativa. Ei! Ame acima de tudo, ame a tudo e a todos. Não feche os olhos para a sujeira do mundo, não ignore a fome! Esqueça a bomba, mas antes, faça algo para combatê-la, mesmo que se sinta incapaz. Procure o que há de bom em tudo e em todos. Não faça dos defeitos uma distancia, e sim, uma aproximação. Aceite! A vida, as pessoas, faça delas a sua razão de viver. Entenda! Entenda as pessoas que pensam diferente de você, não as reprove. Ei! Olhe... Olhe a sua volta, quantos amigos... Você já tornou alguém feliz hoje? Ou fez alguém sofrer com o seu egoísmo? Ei! Não corra. Para que tanta pressa? Corra apenas para dentro de você. Sonhe! Mas não prejudique ninguém e não transforme seu sonho em fuga. Acredite! Espere! Sempre haverá uma saída, sempre brilhará uma estrela. Chore! Lute! Faça aquilo que gosta, sinta o que há dentro de você. Ei! Ouça... Escute o que as outras pessoas têm a dizer, é importante. Suba... faça dos obstáculos degraus para aquilo que você acha supremo, Mas não esqueça daqueles que não conseguem subir a escada da vida. Ei! Descubra! Descubra aquilo que há de bom dentro de você. Procure acima de tudo ser gente, eu também vou tentar. Ei! Você... não vá embora. Eu preciso dizer-lhe que... te adoro, simplesmente porque você existe.
Charlie Chaplin
Che la vita di un uomo sia soltanto un sogno è già stato affermato da molti, e tale sentimento si è impadronito anche di me. Quando considero i limiti entro cui sono prigioniere le forze attive e speculative dell'uomo, quando vedo che ogni attività mira all'unico scopo di soddisfare i bisogni, i quali, a loro volta, servono soltanto a prolungare la misera esistenza, e poi comprendo che l'appagamento su certi punti delle nostre speculazioni non è altro che sognante rassegnazione perché dipingiamo soltanto variopinte figure e luminosi panorami sulle pareti fra le quali siamo prigionieri, tutto ciò, Guglielmo, mi ammutolisce. Rientro in me stesso e trovo un universo! Ma formato più di presentimenti e di oscuri desideri che di immagini e di forze viventi. Allora tutto si confonde davanti ai miei sensi, e io sorrido e continuo a sognare nel mondo.
Johann Wolfgang von Goethe (The Sorrows of Young Werther)
Fino allora egli era avanzato per la spensierata età della prima giovinezza, una strada che da bambini sembra infinita, dove gli anni scorrono lenti e con passo lieve, così che nessuno nota la loro partenza. Si cammina placidamente, guardandosi con curiosità attorno, non c'è proprio bisogno di affrettarsi, nessuno preme dietro e nessuno ci aspetta, anche i compagni procedono senza pensieri, fermandosi spesso a scherzare. Dalle case, sulle porte, la gente grande saluta benigna, e fa cenno indicando l'orizzonte con sorrisi di intesa; così il cuore comincia a battere per eroici e teneri desideri, si assapora la vigilia delle cose meravigliose che si attendono più avanti; ancora non si vedono, no, ma è certo, assolutamente certo che un giorno ci arriveremo. Ancora molto? No, basta attraversare quel fiume laggiù in fondo, oltrepassare quelle verdi colline. O non si è per caso già arrivati? Non sono forse questi alberi, questi prati, questa bianca casa quello che cercavamo? Per qualche istante si ha l'impressione di sì e ci si vorrebbe fermare. Poi si sente dire che il meglio è più avanti e si riprende senza affanno la strada. Così continua il cammino in un'attesa fiduciosa e le giornate sono lunghe e tranquille, il sole risplende alto nel cielo e sembra non abbia mai voglia di calare al tramonto. Ma a un certo punto, quasi istintivamente, ci si volta indietro e si vede che un cancello è stato sprangato alle spalle nostre, chiudendo la via del ritorno. Allora si sente che qualcosa è cambiato, il sole non sembra più immobile ma si sposta rapidamente, ahimè, non si fa in tempo a fissarlo che già precipita verso il confine dell'orizzonte, ci si accorge che le nubi non ristagnano più nei golfi azzurri del cielo ma fuggono accavallandosi l'una all'altra, tanto è il loro affanno; si capisce che il tempo passa e che la strada un giorno dovrà pur finire. Chiudono a un certo punto alla nostre spalle un pesante cancello, lo rinserrano con velocità fulminea e non si fa in tempo a tornare.
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
Sabes qual é o erro que cometemos sempre? Acreditar que a vida é imutável, que, mal escolhemos um carril, temos de o seguir até ao fim. Contudo, o destino tem muito mais imaginação do que nós... Precisamente quando se pensa que se está num beco sem saída, quando se atinge o cúmulo do desespero, com a velocidade de uma rajada de vento tudo muda, tudo se transforma, e de um momento para o outro damos por nós a viver uma nova vida. […] Se, esteja onde estiver, arranjar maneira de te ver, só ficarei triste, como fico triste sempre que vejo uma vida desperdiçada, uma vida em que o caminho do amor não conseguiu cumprir-se. Tem cuidado contigo. Sempre que à medida que fores crescendo, tiveres vontade de converter as coisas erradas em certas, lembra-te que a primeira revolução a fazer é dentro de nós próprios, a primeira e a mais importante. Lutar por uma ideia sem se ter uma ideia de si próprio é uma das coisas mais perigosas que se pode fazer. Quando te sentires perdida, confusa, pensa nas árvores, lembra-te da forma como crescem. Lembra-te que uma árvore com muita ramagem e poucas raízes é derrubada à primeira rajada de vento, e que a linfa custa a correr numa árvore com muitas raízes e pouca ramagem. As raízes e os ramos devem crescer de igual modo, deves estar nas coisas e estar sobre as coisas, só assim poderás dar sombra e abrigo, só assim, na estação apropriada, poderás cobrir-te de flores e de frutos. E quando à tua frente se abrirem muitas estradas e não souberes a que hás-de escolher, não metas por uma ao acaso, senta-te e espera. Respira com a mesma profundidade confiante com que respiraste no dia em que vieste ao mundo, e sem deixares que nada te distraia, espera e volta a esperar. Fica quieta, em silêncio, e ouve o teu coração. Quando ele te falar, levanta-te, e vai onde ele te levar.
Susanna Tamaro (Follow Your Heart)
Eu estava no desconhecido. Guardamos os segredos ao lado de tudo o que não dizemos. Nesse grande sotão escuro há de tudo, há aquilo que não dizemos porque temos medo, porque temos vergonha, porque não somos capazes; há aquilo que não dizemos porque desconhecemos, ignoramos mesmo, apesar de estar lá, em nós. Os segredos são assim. Eles estão lá, podemos visitá-los, assistir a eles, sabemos as palavras exactas para dizê-los e, muitas vezes, temos tanta vontade de contá-los. Mas escolhemos não o fazer. Os segredos estão dento de nós. Como tudo o que sabemos, também os segredos nos constituem. Quando os seguramos, quano somos mais fortes e os contemos, alastram-se em nós.Desde dentro, chegam à nossa pele. Depois, avançam até sermos capazes de os distinguir à nossa volta. E, no silêncio, somos capazes de os reconhecer. Então, nesse momento, já não são apenas os segredos que estão dentro de nós, somos também nós que estamos dentro dos segredos.
José Luís Peixoto
Seria estúpido tentar sobreviver-me. Sou um homem sensato. É de sangue. Meu avô correu mundo e veio morrer na cama onde nascera. Meu pai andou pelas guerras depois de me ter gerado, e lá morreu. Homens que fizeram uma tarefa e nela puseram o sentido da sua vida. E deram-se por cumpridos, e regressaram ou morreram. Sabedoria, não é? Não quero ser fútil. É o único pecado do espírito. Ponho a minha força toda nas razões da vida. Isto quer dizer que me preocupam a oportunidade e a qualidade da minha morte. Pareço... enfim, digamos, pareço... solene?...
Herberto Helder (Os Passos em Volta)
Sabbia a perdita d'occhio, tra le ultime colline e il mare - il mare - nell'aria fredda di un pomeriggio quasi passato, e benedetto dal vento che sempre soffia da nord. La spiaggia. E il mare. Potrebbe essere la perfezione immagine per occhi divini mondo che accade e basta, il muto esistere di acqua e terra, opera finita ed esatta, verità - verità - ma ancora una volta è il salvifico granello dell'uomo che inceppa il meccanismo di quel paradiso, un'inezia che basta da sola a sospendere tutto il grande apparato di inesorabile verità, una cosa da nulla, ma piantata nella sabbia, impercettibile strappo nella superficie di quella santa icona, minuscola eccezione posatasi sulla perfezione della spiaggia sterminata. A vederlo da lontano non sarebbe che un punto nero: nel nulla, il niente di un uomo e di un cavalletto da pittore. Il cavalletto è ancorato con corde sottili a quattro sassi posati nella sabbia. Oscilla impercettibilmente al vento che sempre soffia da nord. L'uomo porta alti stivali e una grande giacca da pescatore. Sta in piedi, di fronte al mare, rigirando tra le dita un pennello sottile. Sul cavalletto, una tela.
Alessandro Baricco (Ocean Sea)
O filósofo Gilles Deleuze era há muito tempo o melhor amigo de Bambam. Ele morava e dava aulas em Lyon, mas ia com frequência a Paris. Naquela sexta-feira, 10 de maio, pegaria o trem de volta para casa ás onze da noite, depois de um jantar para o qual Godard e eu tínhamos sido convidados. Nós o víramos algumas vezes, sempre na casa de Rosier e Bambam. Godard e ele tinham uma relação estranha. Pareciam se observar como dois gatos desconfiados, embora soubéssemos que se admiravam e que um falava bem do outro. Reunidos, porém, o diálogo entre eles era truncado. Para mim, Godard justificava a reserva em relação a Gilles Deleuze criticando seu lado abertamente "dândi". Este último tinha a singularidade de usar as unhas compridas de mais, e nunca deixava de lembrar, a quem se surpreendesse com isso, que fazia como Púchkin e que se podia ver nisso uma espécie de homenagem. Godard não compreendia a relação entre o poeta russo que adorávamos tanto e o que ele comparava a "garras repugnantes". Naquela noite, contudo, estavam aplaudindo juntos a abertura, em Paris, das negociações de paz entre americanos e vietnamitas, bem como os acontecimentos do dia e os que pareciam anunciar para a noite.
Anne Wiazemsky (Un an après)
Ogni volta che Dusk ripensava al suo sorriso, che tanto amava, non poteva evitare che un’espressione adorante gli comparisse in viso e che il suo cuore battesse più forte per la gioia. Comunque, la vita in tournée non era solo divertimento, sesso e giochi, infatti, a un certo punto dovette uscire dalla loro camera per le prove. Anche quando Lolly non era con lui, la sua attenzione continuava a spostarsi dalla musica al ragazzo e a quanto fosse bello rimanere accoccolati a letto dopo aver scopato la mattina presto. Una brezza piacevole scombinò i capelli di Dusk mentre stava sperimentando con la chitarra i nuovi accordi per le loro canzoni. La sua voce diventava un tutt’uno con la musica quando cantava e lui si perdeva nel mondo creato dalle parole di suo fratello. Alcune canzoni che Dusk conosceva benissimo, e che cantava da sempre, lo colpirono come mai prima d’ora. Non solo le canzoni di Dawn vibrarono in maniera diversa, ma gli diedero anche nuove idee. Milioni di parole invasero la sua mente, spingendolo a desiderare un foglio per scriverle. Era raro che componesse e, sebbene per il momento aveva solo piccoli frammenti di testo, non poté fare a meno di pensare di avere qualcosa di speciale tra le mani.
K.A. Merikan (Manic Pixie Dream Boy (The Underdogs, #1))
Penso che sia incredibile come cambia tutto quando incontri la persona che ami, incredibile quanto velocemente quel a persona ti possa bastare. Ti senti avvolto e riscaldato dal pensiero di lei, tutto diventa più leggero, anche se sei al lavoro e sono le quattro e venti del pomeriggio e fuori piove. Sei in macchina in autostrada, sei stanco, i vestiti ti stanno scomodi, ma pensi a lei e sorridi da solo, poi ti guardi nel o specchietto per vedere se sei abbastanza bel o per lei. Mandi messaggi e se non ti risponde subito è perché è in riunione o non ha sentito, certo non perché non ha voglia. È venerdì sera, la vedi e pensi che sei fortunato perché per due giorni è tutta tua. È tua a colazione, è tua dopo pranzo nel letto, mentre cerchi di vedere un film. Ti dice che martedì sera le va di cucinare per te e che ti aspetta a casa verso le nove, e tu al e otto e quarantacinque fai le scale di casa sua a due gradini al a volta, al egro e innamorato, perché hai voglia di baciarla e di sentire il suo odore. Quando entri in casa sua c’è già un buon profumo e non sai trovare le parole per dire a te stesso quanto sei felice, e quando sei solo in bagno ti guardi al o specchio e ti fai i complimenti per quanto lei è bela.
Fabio Volo (Le prime luci del mattino)
Lo so, lo so, ma ascoltami. Hai letto L’idiota, vero? Sì. Beh, L’idiota è un libro molto inquietante per me. Mi ha fatto così effetto che dopo non ho quasi più letto romanzi, a parte roba tipo ‘Uomini che odiano le donne’. Perché… provavo a intromettermi, …be’, magari me lo dici dopo, a cosa pensavi, lasciami finire di dirti perché l’ho trovato inquietante. Perché tutto quello che Myškin fa è buono… altruista… tratta tutti con compassione e comprensione e a cosa porta tutta quella bontà? Omicidi! Disastri! Una volta mi preoccupavo un sacco di questa cosa. Me ne stavo sveglio a letto di notte e mi preoccupavo! Perché – perché? Com'era possibile? Ho letto quel libro tre volte, pensando di non averlo capito. Myškin era gentile, amava la gente, era tenero, perdonava sempre, non faceva mai niente di sbagliato – ma si fidava di tutte le persone sbagliate, prendeva solo decisioni sbagliate, faceva soffrire tutti quelli che gli stavano intorno. Quel libro contiene un messaggio oscuro. “A che pro essere buoni?” Ma – questo è ciò che ho capito ieri notte, mentre guidavo. E se… se fosse più complicato di così? Se fosse vero anche il contrario? Perché se è vero che il male può discendere dalle buone azioni… dove sta scritto che da quelle cattive può venire solo il male? Magari a volte – il modo sbagliato è quello giusto? Magari prendi la strada sbagliata e ti porta comunque dove volevi? O vedila in un altro modo, certe volte puoi sbagliare tutto, e alla fine viene fuori che andava bene?
Donna Tartt (The Goldfinch)
mi viene solo in mente quella storia dei fiumi, […] e al fatto che si son messi lì a studiarli perché giustamente non gli tornava 'sta storia che un fiume, dovendo arrivare al mare, ci metteva tutto quel tempo, cioè scelga, deliberatamente, di fare un sacco di curve, invece di puntare dritto allo scopo, […] c'è qualcosa di assurdo in tutte quelle curve, e così si sono messi a studiare la faccenda e quello che hanno scoperto alla fine, c'è da non crederci, è che qualsiasi fiume, […], prima di arrivare al mare fa esattamente una strada tre volte più lunga di quella che farebbe se andasse diritto, sbalorditivo, se ci pensi, ci mette tre volte tanto quello che sarebbe necessario, e tutto a furia di curve, appunto, solo con questo stratagemma delle curve, […] è quello che hanno scoperto con scientifica sicurezza a forza di studiare i fiumi, tutti i fiumi, hanno scoperto che non sono matti, è la loro natura di fiumi che li obbliga a quel girovagare continuo, e perfino esatto, tanto che tutti, dico tutti, alla fine, navigano per una strada tre volte più lunga del necessario, anzi, per essere esatti, tre volte virgola quattordici, giuro, il famoso pi greco, non ci volevo credere, in effetti, ma pare che sia proprio così, devi prendere la loro distanza dal mare, moltiplicarla per pi greco e hai la lunghezza della strada che effettivamente fanno, il che, ho pensato, è una gran figata, perché, ho pensato, c'è una regola per loro vuoi che non ci sia per noi, voglio dire, il meno che ti puoi aspettare è che anche per noi sia più o meno lo stesso, e che tutto questo sbandare da una parte e dall'altra, come se fossimo matti, o peggio smarriti, in realtà è il nostro modo di andare diritti, modo scientificamente esatto, e per così dire già preordinato, benché indubbiamente simile a una sequenza disordinata di errori, o ripensamenti, ma solo in apparenza perché in realtà è semplicemente il nostro modo di andare dove dobbiamo andare, il modo che è specificatamente nostro, la nostra natura, per così dire, cosa volevo dire?, quella storia dei fiumi, sì, è una storia che se ci pensi è rassicurante, io la trovo molto rassicurante, che ci sia una regola oggettiva dietro a tutte le nostre stupidate, è una cosa rassicurante, tanto che ho deciso di crederci, e allora, ecco, quel che volevo dire è che mi fa male vederti navigare curve da schifo come quella di Couverney, ma dovessi anche andare ogni volta a guardare un fiume, ogni volta, per ricordarmelo, io sempre penserò che è giusto così, e che fai bene ad andare, per quanto solo a dirlo mi venga da spaccarti la testa, ma voglio che tu vada, e sono felice che tu vada, sei un fiume forte, non ti perderai…
Alessandro Baricco (City)
Di solito non parlo con gli sconosciuti. Non mi piace parlare con chi non conosco. E non per via della famosa frasa Non Dare Confidenza Agli Sconosciuti che ci ripetono continuamente a scuola, che tradotto vuol dire non accettare caramelle o un passaggio da uno sconosciuto perché vuole fare sesso con te. Non è questo che mi preoccupa. Se un estraneo mi toccassse lo colpirei immediatamente, e io so colpire molto forte. Come per esempio quella volta che ho preso a pugni Sarah perché mi aveva tirato i capelli e l’ho fatta svenire e le è venuta una commozione cerebrale e avevano dovuto portarla al pronto soccorso. E poi ho sempre con me il mio coltellino svizzero che ha una lama a seghetto in grado di tranciare le dita a un uomo. Non mi piacciono gli estranei perché non mi piacciono le persone che non conosco. Sono difficili da capire. È come essere in Francia, dove andavamo qualche volta in campeggio quando mio madre era ancora viva. E io odiavo la Francia perché se entravo in un negozio o in un ristorante o andavo in spiaggia non capivo quel che dicevano, e la cosa mi terrorizzava. Ci metto un sacco di tempo per abituarmi alle persone che non conosco. Per esempio, quando c’è una persona nuova che viene a lavorare a scuola non le parlo per settimane e settimane. Rimango a osservarla finché non sono certo di potermi fidare. Poi le faccio delle domande su di lei, sulla sua vita, del tipo se ha degli animali e qual è il suo colore preferito e cosa sa dell’Apollo e le chiedo di disegnarmi una piantina della sua casa e voglio sapere che macchina ha, così imparo a conoscerla. Da quel momento in poi non mi preoccupo più se mi capita di trovarmi nella stessa stanza con questa persona e non sono più obbligato a stare all’erta.
Mark Haddon (The Curious Incident of the Dog in the Night-Time)
Nel sole di marzo, mentre era seduto su una catasta di ceppi di faggio che scricchiolavano per il caldo, avvenne che egli pronunciasse per la prima volta la parola «legno». Aveva già visto il legno centinaia di volte, aveva sentito la parola centinaia di volte. La capiva anche, infatti d'inverno era stato mandato fuori spesso a prendere legna. Ma il legno come oggetto non gli era mai sembrato così interessante da darsi la pena di pronunciarne il nome. Ciò avvenne soltanto quel giorno di marzo, mentre era seduto sulla catasta. La catasta era ammucchiata a strati, come una panca, sul lato sud del capannone di Madame Gaillard, sotto un tetto sporgente. I ceppi più alti emanavano un odore dolce di bruciaticcio, dal fondo della catasta saliva un profumo di muschio, e dalla parete d'abete del capannone si diffondeva nel tepore un profumo di resina sbriciolata. Grenouille era seduto sulla catasta con le gambe allungate, la schiena appoggiata contro la parete del capannone, aveva chiuso gli occhi e non si muoveva. Non vedeva nulla, non sentiva e non provava nulla. Si limitava soltanto ad annusare il profumo del legno che saliva attorno a lui e stagnava sotto il tetto come sotto una cappa. Bevve questo profumo, vi annegò dentro, se ne impregnò fino all'ultimo e al più interno dei pori, divenne legno lui stesso, giacque sulla catasta come un pupazzo di legno, come un Pinocchio, come morto, finché dopo lungo tempo, forse non prima di una mezz’ora, pronunciò a fatica la parola «legno». Come se si fosse riempito di legno fin sopra le orecchie, come se il legno gli arrivasse già fino al collo, come se avesse il ventre, la gola, il naso traboccanti di legno, così vomitò fuori la parola. E questa lo riportò in sé, lo salvò, poco prima che la presenza schiacciante del legno, con il suo profumo, potesse soffocarlo. Si alzò a fatica, scivolò giù dalla catasta, e si allontanò vacillando come su gambe di legno. Per giorni e giorni fu preso totalmente dall'intensa esperienza olfattiva, e quando il ricordo saliva in lui con troppa prepotenza, borbottava fra sé e sé «legno, legno», a mo' di scongiuro.
Patrick Süskind (Perfume: The Story of a Murderer)
Questo ucciderà quello. Il libro ucciderà l’edificio. L’invenzione della stampa è il più grande avvenimento della storia. E’ la rivoluzione madre. E’ il completo rinnovarsi del modo di espressione dell’umanità, è il pensiero umano che si spoglia di una forma e ne assume un’altra, è il completo e definitivo mutamento di pelle di quel serpente simbolico che, da Adamo in poi, rappresenta l’intelligenza. Sotto forma di stampa, il pensiero è più che mai imperituro. E’ volatile, inafferrabile, indistruttibile. Si fonde con l’aria. Al tempo dell’architettura, diveniva montagna e si impadroniva con forza di un secolo e di un luogo. Ora diviene stormo di uccelli, si sparpaglia ai quattro venti e occupa contemporaneamente tutti i punti dell’aria e dello spazio.. Da solido che era, diventa vivo. Passa dalla durata all’ immortalità. Si può distruggere una mole, ma come estirpare l’ubiquità? Venga pure un diluvio, e anche quando la montagna sarà sparita sotto i flutti da molto tempo, gli uccelli voleranno ancora; e basterà che solo un’arca galleggi alla superficie del cataclisma, ed essi vi poseranno, sopravvivranno con quella, con quella assisteranno al decrescere delle acque, e il nuovo mondo che emergerà da questo caos svegliandosi vedrà planare su di sé, alato e vivente, il pensiero del mondo sommerso. Bisogna ammirare e sfogliare incessantemente il libro scritto dall'architettura, ma non bisogna negare la grandezza dell'edificio che la stampa erige a sua volta. Questo edificio è colossale. E’ il formicaio delle intelligenze. E’ l’alveare in cui tutte le immaginazioni, queste api dorate, arrivano con il loro miele. L’edificio ha mille piani. Sulle sue rampe si vedono sbucare qua e là delle caverne tenebrose della scienza intrecciantisi nelle sue viscere. Per tutta la sua superficie l’arte fa lussureggiare davanti allo sguardo arabeschi, rosoni, merletti. La stampa, questa macchina gigante che pompa senza tregua tutta la linfa intellettuale della società, vomita incessantemente nuovi materiali per l’opera sua. Tutto il genere umano è sull’ impalcatura. Ogni spirito è muratore. Il più umile tura il suo buco o posa la sua pietra. Certo, è anche questa una costruzione che cresce e si ammucchia in spirali senza fine, anche qui c’è confusione di lingue, attività incessante, lavoro infaticabile, concorso accanito dell’umanità intera, rifugio promesso all’ intelligenza contro un nuovo diluvio, contro un’invasione di barbari. E’ la seconda torre di Babele del genere umano." - Notre-Dame de Paris, V. Hugo
Victor Hugo (The Hunchback of Notre-Dame)