Venezia Quotes

We've searched our database for all the quotes and captions related to Venezia. Here they are! All 63 of them:

It's temples and palaces did seem Like fabrics of enchantment pil'd to heaven.
Percy Bysshe Shelley (Julian and Maddalo: A Conversation)
He knew very well that love could be like the most beautiful singing, that it could make death inconsequential, that it existed in forms so pure and strong that it was capable of reordering the universe. He knew this, and that he lacked it, and yet as he stood in the courtyard of the Palazzo Venezia, watching diplomats file quietly out the gate, he was content, for he suspected that to command the profoundest love might in the end be far less beautiful a thing than to suffer its absence.
Mark Helprin (A Soldier of the Great War)
Bienvenidos a mi barco pirata. Vamos rumbo a Venecia, a cazar vampiros.
Sofía Navarro
Noi vogliamo preparare la nascita di una Venezia industriale e militare che possa dominare il mare Adriatico, gran lago Italiano.
Filippo Tommaso Marinetti (I manifesti del futurismo)
And moving on didn’t mean leaving things behind but trying to put them into perspective and giving them a place.
Venezia Miller (Evil Beneath The Skin (The Find, #2))
Be fair. Play hard.
Dan Venezia
Yes, we are dreaming. Men of action and enterprise are dreamers; they prefer dream to reality. But they use arms to make others dream their dreams. The victor lives his dream; the vanquished lives another's dream.
Simone Weil (Venezia salva)
At the end of ten minutes fifty thousand lights glittered, descending from the Palazzo di Venezia to the Piazza del Popolo, and mounting from the Piazzo del Popolo to the Palazzo di Venezia. It seemed like the fete of jack-o'-lanterns. It is impossible to form any idea of it without having seen it. Suppose that all the stars had descended from the sky and mingled in a wild dance on the face of the earth; the whole accompanied by cries that were never heard in any other part of the world.
Alexandre Dumas (The Count of Monte Cristo)
Life is a cat asleep on the window sill suddenly waking as it falls from the third floor.
Tiziano Scarpa (Venezia è un pesce. Una guida)
Il giorno seguente partii per Venezia insieme a Ida. In treno ci ripromettemmo di diventare adulte come a nessuna era mai successo.
Elena Ferrante (La vita bugiarda degli adulti)
Piazza San Marco non sembra far parte di una città, piuttosto è il salone delle danze di un qualche palazzo, il ponte coperto di un grande vascello, l'albero maestro è quel robusto campanile largo alla base e stretto in cima, e la torre con l'orologio è il cassero di prua (...) con i due ammiragli in cima pronti a suonare il campanone.
Luther Blissett (Q)
Questa è la risposta di Orazio, mia cara Lisaweta. 'Considerare le cose in questo modo significherebbe considerarle con troppa precisione,' non è vero?
Thomas Mann (La morte a Venezia)
Era voglia di viaggiare, nient'altro; ma sopraggiunta davvero come un accesso e cresciuta fino alla passione, addirittura all'inganno dei sensi.
Thomas Mann
Le poison de Venise, c’est la féerie d’une architecture de songe dans la douceur d’une atmosphère de soie ; ce sont les trésors des siècles, amassés là par une race de marchands et de pirates, la magnificence de l’Orient et de l’ancienne Byzance miraculeusement alliée à la grâce de l’art italien, les mosaïques de Saint-Marc et le revêtement rosé du palais ducal ; le poison de Venise, c’est la solitude de tant de palais déserts, le rêve des lagunes, le rythme nostalgique des gondoles, le grandiose de tant de ruines ; dans des colorations de perles —perles roses à l’aurore et noires au crépuscule —, le charme de tristesse et de splendeur de tant de gloires irrémédiablement disparues ; et dans le plus lyrique décor dont se soit jamais enivré le monde, la morbide langueur d’une pourriture sublime.
Jean Lorrain (Pelléastres (French Edition))
In ten minutes, fifty thousand lights glittered all the way from the Palazzo di Venezia to the Piazza del Popolo, and back up from the Piazza del Popolo to the Palazzo di Venezia. It was like a vast congregation of will-o’-the-wisps, impossible to envisage if you have never seen it: imagine that all the stars in the sky were to come down and dance wildly about the earth, to the accompaniment of cries such as no human ear has ever heard elsewhere on its surface.
Alexandre Dumas (The Count of Monte Cristo)
Ed è proprio questa la sensazione che prevale: di poter continuare a camminare all'infinito senza giungere da nessuna parte, oppure in luoghi mai nemmeno immaginati, nascosti. La meraviglia ti aspetta dietro ogni angolo, in fondo a ogni vicolo
Luther Blissett (Q)
L’Ur-Fascismo si basa su un “populismo qualitativo”. In una democrazia i cittadini godono di diritti individuali, ma l’insieme dei cittadini è dotato di un impatto politico solo dal punto di vista quantitativo (si seguono le decisioni della maggioranza). Per l’Ur-Fascismo gli individui in quanto individui non hanno diritti, e il “popolo” è concepito come una qualità, un’entità monolitica che esprime la “volontà comune”. Dal momento che nessuna quantità di esseri umani può possedere una volontà comune, il leader pretende di essere il loro interprete. Avendo perduto il loro potere di delega, i cittadini non agiscono, sono solo chiamati pars pro toto, a giocare il ruolo del popolo. Il popolo è così solo una finzione teatrale. Per avere un buon esempio di populismo qualitativo, non abbiamo più bisogno di Piazza Venezia o dello stadio di Norimberga. Nel nostro futuro si profila un populismo qualitativo TV o Internet, in cui la risposta emotiva di un gruppo selezionato di cittadini può venire presentata e accettata come la “voce del popolo”. A ragione del suo populismo qualitativo, l’Ur-Fascismo deve opporsi ai “putridi” governi parlamentari.
Umberto Eco (Il fascismo eterno)
The cruellest of illusions, which might be called torture by hope, like a perverse short story by a nineteenth-century French writer. At any rate, I like that idea of death as being on a few centimetres deep, rather than the usual abyss: it isn't an overblown image and it's all the more frightening for that.
Tiziano Scarpa (Venezia è un pesce. Una guida nuova)
Everything’s going fine and then, all of a sudden, I’m in despair. As soon as I feel a little joy, something inside me closes up immediately. It’s like an inner flaw; I call it “the survivors’ disease.” It’s not typhus, tuberculosis, or the other diseases that people sometimes caught. It’s a disease that gnaws away at us from within and destroys any feeling of joy. I have been dragging it about with me ever since I spent that time suffering in the camp. This disease never leaves me a moment of joy or carefree happiness; it’s a mood that forever erodes my strength.
Shlomo Venezia (Inside the Gas Chambers: Eight Months in the Sonderkommando of Auschwitz)
«Emigrai», proseguì, «e non rimpiangevo nulla di quello che mi ero lasciato dietro. Fino a quando vi ero rimasto, avevo servito la Russia per quanto era nelle mie forze; dopo averla lasciata continuavo egualmente a servirla, soltanto per il fatto che avevo ampliato la mia idea. Ma, servendola in questo modo, la servivo assai più che se fossi stato soltanto un russo, analogamente a come il francese era allora soltanto un francese e il tedesco un tedesco. In Europa questo ancora non lo capiscono. L'Europa ha creato i nobili tipi del francese, dell'inglese, del tedesco, ma del suo uomo futuro essa non sa ancora quasi nulla. E, a quanto sembra, per adesso non vuole saperne nulla. E si capisce: essi non sono liberi, mentre noi siamo liberi. Soltanto io in Europa, con la mia malinconia russa, ero libero. «Prendi nota, amico mio, di una stranezza: ogni francese può servire non soltanto la sua Francia, ma anche l'umanità, alla sola condizione di rimanere soprattutto un francese; lo stesso l'inglese e il tedesco. Il russo soltanto, anche nel nostro tempo, cioè assai prima che sia stata tirata la somma generale, è stato già dotato della capacità di diventare maggiormente russo precisamente solo quando egli è più europeo. È appunto questa la caratteristica che più essenzialmente ci distingue da tutti gli altri e da nessun'altra parte al mondo, a questo riguardo, le cose stanno come da noi. Io, in Francia, sono un francese, con un tedesco sono un tedesco, con un greco antico sono un greco e con ciò stesso sono al più alto grado russo. Con ciò stesso sono un autentico russo e servo maggiormente la Russia, perché ne propugno il pensiero principale. Io sono il pioniere di questo pensiero. Allora ero emigrato, ma avevo forse abbandonato la Russia? No, continuavo a servirla. Mettiamo pure che in Europa io non facessi nulla, mettiamo pure che mi recassi laggiù, soltanto per vagabondare (e io sapevo che mi recavo laggiù soltanto per vagabondare), ma era sufficiente anche il fatto che mi recavo laggiù, con il mio pensiero e la mia coscienza. Avevo portato laggiù la mia malinconia russa. Oh, non era soltanto il sangue di allora a spaventarmi, e nemmeno le Tuileries, ma tutto quello che doveva seguire. È destino che essi si battano ancora a lungo perché essi sono ancora troppo tedeschi e troppo francesi e non hanno ancora portato a termine il loro compito in questi ruoli. E mi addolorano le distruzioni che avverranno per tutto questo tempo. Al russo l'Europa è altrettanto cara della Russia: gli è cara ogni pietra di essa. L'Europa è la nostra patria altrettanto che la Russia. Oh, di più! Non si può amare la Russia più di quanto la ami io, ma non mi sono mai rimproverato per il fatto che Venezia, Roma, Parigi, i tesori delle loro scienze e delle loro arti, mi sono più cari della Russia. Oh, ai russi sono care queste vecchie pietre straniere, questi miracoli del vecchio mondo del Creatore, queste schegge di sacri miracoli; e ciò ci è addirittura più caro che a loro stessi!
Fyodor Dostoevsky (The Adolescent (Vintage Classics))
Pearl Dale, the fabled corsair of Atlas who escaped the royal fleet of Sherwood and intervened in the private affairs of the foreign people of Agra to save one Squid crew from being tortured to death... you too have a reputation that is worthy of songs. Let it not draw a line between you and I.” - Claudio Drago da Venezia, Mermaid Island #1
Alexa D. Wayne (Memory Remains (Mermaid Island #1))
monument to Victor Emmanuel II, a horrific typewriter-shaped structure of white Brescian marble, on the Piazza Venezia, shrouded in malign traffic fumes. Mussolini delivered his harangues here; I preferred to avoid it whenever possible.
Joseph Finder (Extraordinary Powers)
In ogni città di questo mare c'era un quartiere per gli ospiti: a Cagliari, a Napoli, a Marsiglia, a Palermo; Costantinopoli spaccata in due è un arancia, ogni spicchio è un'etnia, una religione, un pezzo di città tutta insieme diversa. Non ho mica detto che è facile, non voglio far polemiche. Dico che è possibile ascoltare altre lingue senza prendere paura. Nostrani e foresti? Ma questa era una città che nella sua storia aveva un quartiere per ognuno! Un fondaco, un "funduq" per i turchi, uno agli alemanni, uno ai boemi, uno agli armeni, uno ai livornesi, uno ai genovesi, uno agli ebrei...
Marco Paolini (Il Milione: Quaderno veneziano)
E d’altro canto credo che non sia allettante per nessuno l’immagine di un’Italia ridotta al rango di parco divertimenti o di immenso villaggio turistico, o anche a un’immensa Venezia, dove il residente canta le odi e la poesia della Tradizione a uso e consumo del danaroso turista, ieri tedesco, oggi russo, domani cinese e poi chissà…
Alberto Grandi (Denominazione di origine inventata: Le bugie del marketing sui prodotti tipici italiani (Italian Edition))
Kyle stood standing
Amy Venezia (Grunge & Grace: The Grace Jackson Trilogy, Book 1)
Hot Night In Florida" The woman is asleep in the bedroom. The fan is malting its sound and the television is on behind him with the sound off. The chuck-will's-widow is calling in the scrub across the asphalt road. Farther on, the people are asleep in their one-story houses with the lawn outside and the boat in the driveway. He is thinking of the British Museum. These children drive fast when they are awake. Twenty years ago this was a swamp with alligators and no shape. He is thinking of the Danish cold that forced him into the gypsy girl's bed. Like walking through a door and finding Venezia when he thought he was in Yugoslavia. The people here seem hardly here at all: blond desire always in the middle of air conditioning. He remembers love as it could be. Outside, the moon is shining on nothing in particular.
Jack Gilbert (Collected Poems)
Tutte le città di mare hanno il molo. Ma cosa chiamano molo in questa città? È uno spazio in fondo alla piazzetta. [...] La piazza è quella del campanile più alto di questa terra. La piazzetta è lì di fianco, verso il mare, di fianco al palazzo Ducale. In fondo alla piazzetta ci sono due colonne alte, alte. [...] Sono la porta della città. Che è orientata. Mi son messo una mattina resto lì davanti e ho capito cosa significa essere orientati. Ma è chiaro. Quando ti nasce il sole in faccia in quel modo, ti orienti. [...] Da queste porte, due volte all'anno entravano e uscivano convogli di navi, merci, uomini, parole. La navigazione aveva un ciclo stagionale, come in agricoltura, in entrata e uscita. Da questa città fino a ogni altra città di questo mare. A Zara, Spalato, Ragusa, Dubrovnik, Durazzo, Brindisi, Rodi, Candia, Cipro, Atene, Famagosta, Costantinopoli, Tana, Trebisonda, Tashkent, Samarqand, Algeri, Malaga, Lisbona, Southampton, Bruges, Liegi, Anversa, Napoli, Cagliari, Marsiglia, Palermo! Perché il Mediterraneo non è soltanto mare, è acqua e terra, agua e tera, è una rete di città che si conoscono e si frequentano una con l'altra, bagnata dalla stessa marea che sei ore cala e sei ore cresce, non è lo scacchiere di qualcuno, è un mare-strada, finisce una navigazione, attacca una carovaniera, e le lega una con l'altra con una rete che non si interrompe mai qualsiasi cosa accada, come la marea che sei ore cala e sei ore cresce e arriva al molo di ognuna di queste città.
Marco Paolini (Il Milione: Quaderno veneziano)
Il veneziano sapeva che quando Kublai se la prendeva con lui era per seguire meglio il filo d’un suo ragionamento; e che le sue risposte e obiezioni trovavano il loro posto in un discorso che già si svolgeva per conto suo, nella testa del Gran Kan. Ossia, tra loro era indifferente che quesiti e soluzioni fossero enunciati ad alta voce o che ognuno dei due continuasse a rimuginarli in silenzio. Difatti stavano muti, a occhi socchiusi, adagiati su cuscini, dondolando su amache, fumando lunghe pipe d’ambra. Marco Polo immaginava di rispondere (o Kublai immaginava la sua risposta) che più si perdeva in quartieri sconosciuti di città lontane, più capiva le altre città che aveva attraversato per giungere fin là, e ripercorreva le tappe dei suoi viaggi, e imparava a conoscere il porto da cui era salpato, e i luoghi familiari della sua giovinezza, e i dintorni di casa, e un campiello di Venezia dove correva da bambino. A questo punto Kublai Kan l’interrompeva o immaginava d’interromperlo, o Marco Polo immmaginava d’essere interrotto, con una domanda come: – Avanzi col capo voltato sempre all’indietro? – oppure: – Ciò che vedi è sempre alle tue spalle? – o meglio: – Il tuo viaggio si svolge solo nel passato? Tutto perché Marco Polo potesse spiegare o immaginare di spiegare o essere immaginato spiegare o riuscire finalmente a spiegare a se stesso che quello che lui cercava era sempre qualcosa davanti a sé, e anche se si trattava del passato era un passato che cambiava man mano egli avanzava nel suo viaggio, perchè il passato del viaggiatore cambia a seconda dell’itinerario compiuto, non diciamo il passato prossimo cui ogni giorno che passa aggiunge un giorno, ma il passato più remoto. Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d’avere: l’estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più t’aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti. Marco entra in una città; vede qualcuno in una piazza vivere una vita o un istante che potevano essere suoi; al posto di quell’uomo ora avrebbe potuto esserci lui se si fosse fermato nel tempo tanto tempo prima, oppure se tanto tempo prima a un crocevia invece di prendere una strada avesse preso quella opposta e dopo un lungo giro fosse venuto a trovarsi al posto di quell’uomo in quella piazza. Ormai, da quel suo passato vero o ipotetico, lui è escluso; non può fermarsi; deve proseguire fino a un’altra città dove lo aspetta un altro suo passato, o qualcosa che forse era stato un suo possibile futuro e ora è il presente di qualcun altro. I futuri non realizzati sono solo rami del passato: rami secchi. – Viaggi per rivivere il tuo passato? – era a questo punto la domanda del Kan, che poteva anche essere formulata così: – Viaggi per ritrovare il tuo futuro? E la risposta di Marco: – L’altrove è uno specchio in negativo. Il viaggiatore riconosce il poco che è suo, scoprendo il molto che non ha avuto e non avrà.
Italo Calvino
It takes someone coming along who has the means to unbolt those shutters and let the light in. Someone who will not be overwhelmed by the amount of work it will take to restore, but who be moved with excitement and passion to create something marvelous out of something destitute. Do you have the means to do this for your own heart? Do you even see the value in that? These are the questions that determine whether you are one who is going to stand up and fight.
Amy Venezia (WOO DAT!)
Rome, Open Stad Bert Schierbeek, de schrijver van die twee wonderlijke boeken: 'Het boek Ik' en 'De andere namen', belt mij op. Hij is al drie dagen in de stad (Rome) en hij heeft nog niet één monument gezien. Goed, die gaan wij samen bekijken. Hij heeft er meer interesse voor dan ik natuurlijk, want hij maakt een reisgids voor Italië. Daarvoor wordt hij gratis rondgetoerd door het Toeristencentrum in bus, trein en schip. Dit maakt mij nijdig natuurlijk. Maar langzamerhand kom ik er wel overheen. Daarbij komt dat ik hier al drie jaar woon en nog niet één keer in de St Pieterskerk ben geweest. Hij wacht op mij, bij de Piazza Venezia, met de Guide Bleu, waarvan hij het (de toerist verradende kaft) in een schijnheilige krant gewikkeld heeft, in de hand. Hij leest hardop voor, terwijl wij wandelen. Zo betitelt hij een enorme, wit-suikeren verjaardagstaart met wonderlijke frontbogen, krullen en gelikte, gekronkelde stalactieten, naakte, stenen strijders, gezonde en gezwollen worstelaars met hun dames: het Palazzo Emmanuele. 'Wat zou daar binnen te zien zijn?' - 'Oude munten, oude wapens?' - 'Lijken?' De Guide Bleu vermeldt niets en wanneer wij naderbij komen, blijkt er inderdaad niets, helemaal niets te schuilen achter de facade. Boerenbedrog. De Duce waardig.
Hugo Claus (Natuurgetrouwer)
You both already look sexy and delicious enough to eat," the photographer flirted. Andy, in his quick witted fashion, replied, "We'll leave the delicious eating until tomorrow evening. For now it's time to say good night." With that, we bid our suitor good evening and returned to Albergo Danieli Venezia for our beauty sleep.
Young (Initiation (A Harem Boy's Saga Book 1))
Within the tiny changing space (four poles draped with fancy velvet) hung a dozen fabulous couture gowns from internationally well-known designers such as Christian Dior, Givenchy, Chanel, Yves Saint Laurent, Valentino and Emanuel Ungaro. I was in seventh heaven having this rare and unexpected opportunity to study and scrutinize these exquisite designer dresses. I turned every garment inside out to see how they were sewn, beaded and constructed. That day, floating in a parade boat along other vessels in the middle of the Grand Canal in historic Venezia, my fashion schooling had begun. It was the first day of my professional fashion education.
Young (Initiation (A Harem Boy's Saga Book 1))
Count Conti smiled. "Not at all boys; I’d love you to visit so we can spend some quality time together. I will collect you in my speedboat tomorrow morning. We will have breakfast at the Lido Excelsior di Venezia. I don't think your friends will be up early to join us after painting the town red. I can have you boys all to myself. I'm a greedy lover." He smiled seductively.
Young (Initiation (A Harem Boy's Saga Book 1))
Seduced by our tantalizing nakedness, my bidder dared himself to enter our homoerotic realm – a realm that defied time and space and only Divine Providence was left to forfeit active participation. Nothing but our lustful releases could satisfy our overwhelming genital hunger; when the cocks crowed treis, we savored our afterglow from the rising sun. This Bacha Bazi was a splendid reminder of Mario, Andy and me floating on a private gondola in Venezia’s Grand Canal. I was already infatuated with my bidder before morning broke.
Young (Unbridled (A Harem Boy's Saga, #2))
«Bisogna sottolineare che i veneziani, indipendentemente dai motivi che li spinsero a rendere possibile lo sviluppo della nostra stampa, obiettivamente ci aiutarono: primo, a entrare nella cerchia di quei popoli presso i quali l’arte tipografica si era fatta strada già negli anni Novanta del XV secolo; secondo, a conservare, stampando libri, la nostra nazionalità e a sviluppare la nostra capacità scrittoria e la nostra cultura spirituale e temporale nelle condizioni di schiavitù nella quale ci trovavamo sotto i turchi.»11
Alessandro Marzo Magno (L'alba dei libri. Quando Venezia ha fatto leggere il mondo)
The baiter may even take a day to respond. Every few weeks though, you will probably get a check in. Which usually consists of something that could be mass sent, like a “What ya doing?” or “How ya been?” A baiter will comment every now and then on a post, right when you think you will never hear from them again. You will pick up the pace again in your faux communication, only to return to nothing.
Amy Venezia (WOO DAT!)
Venezia, la campana Marangona batte il tocco delle sette, in cima al campanile di San Marco. Se all'ora del vespro ti capita di restare solo lassù, se nel posto più frequentato del mondo riesci a trovare anche un solo istante di solitudine, allora sentirai il muezzin, dall'altra parte del Bosforo. Da Venezia, l'Oriente è una pulsazione vicinissima. Stasera dal campanile sento perfettamente Istanbul, con la notte che scende sui minareti, la luna crescente, il favoloso Altrove dell'Asia. L'Anatolia, il Mar Nero, il Caucaso degli astuti armeni e dei misteriosi azeri. Se questo mare - scrive il croato Predrag Marvejevic - è un golfo veneziano, e se quel golfo è un riassunto del Mediterraneo, allora quella geografia di canali, isole e barene non può essere che il riassunto del mondo, un concentrato di diversità. Niente come l'Adriatico, in questi giorni di guerra ed esodi di massa, ti dice che l'Europa altro non è che una penisola dell'Asia e che lì, a due passi, oltre le isole dalmate, comincia un altro mondo, un mondo che preme da millenni. Una terra inquieta, madre di tutte le migrazioni.
Paolo Rumiz
Siete lenti, spostatevi” Bigliettaio contro i Down La comitiva in gita a Venezia per imparare l’autonomia Davide Lessi | 225 parole «Siete lenti, la gente vuole prendere il treno in fretta, fatevi da parte». Sette ragazzi portatori di sindrome di Down sono stati apostrofati così da un dipendente della stazione di Conegliano, Comune a pochi chilometri da Treviso. I giovani, tra i 24 e 31 anni, non sono riusciti a comprare il biglietto al primo tentativo. E sono stati costretti a prendere il regionale successivo, quasi due ore dopo. L’episodio risale a sabato. Ma ieri la sezione trevigiana dell’Associazione Italiana Persone Down ha deciso di denunciarlo chiedendo le pubbliche scuse di Trenitalia. «Hanno offeso i nostri ragazzi», dicono indignati dalla Onlus. Se non bastasse, l’episodio si è ripetuto anche a Mestre. Un altro bigliettaio si è rivolto all’accompagnatrice dei giovani con queste parole: «Ascolti me, lasci perdere. Questi ragazzi non sono in grado di imparare. Se acquista lei i biglietti per tutti fa un favore all’intera comunità». Rendere autonomi i ragazzi era proprio uno degli obiettivi del weekend a Venezia. «La beffa è che per legge non dovevano nemmeno mettersi in quella coda», sottolinea la coordinatrice dell’associazione Eliana Pin. Trenitalia ha aperto un’indagine sui casi denunciati e si dice pronta a sanzionare i comportamenti
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A San Daniele dove il prosciutto unisce tre culture La chiesa La trecentesca chiesa di Sant’Antonio Abate, i cui affreschi, di due secoli successivi, costringono alla sosta pure il viaggiatore più goloso, è in cima al colle di San Daniele, che domina il bacino idrico del Tagliamento, uno dei pochi fiumi europei che ancora segua il proprio corso naturale, ricco di laghi e insenature da scoprire, e raccoglie il vento fresco di Carnia Federico Francesco Ferrero | 670 parole Non esiste un’altra regione d’Italia dove si possa percepire in maniera così chiara il concetto di «diversità». Il Friuli Venezia Giulia costituisce, da secoli, uno spazio di complesso contatto culturale, linguistico, gastronomico. Le basi dell’attuale variabilità sono da ricondurre a fatti storici di immigrazione e insediamento, che hanno collocato, uno a fianco all’altro, i romani, i germani e gli slavi, generando comunità che, ancora oggi, risultano solo apparentemente integrate. Italiano, «marilenghe» («lingua madre» o friulano), veneto, germanico e slavo, sono gli indicatori di una complessa realtà geografica, che si può riconoscere nel piatto prima ancora che nell’accento. Il clima Il baricentro e l’apice gastronomico di quest’area, si potrebbero indicare issando un vessillo sulla collinetta di San Daniele, proprio accanto alla trecentesca chiesa di Sant’Antonio abate, i cui affreschi, di due secoli successivi, costringono alla sosta pure il viaggiatore più goloso. La recente nevrosi meteorologica poi ci ha insegnato come solo alla provincia di Udine e a quella di Cuneo appartenga, per la loro collocazione in pianure strette tra monti e mare, una singolare specificità climatica. Copiose precipitazioni nevose e persistenza di venti freschi e asciutti, alternati a refoli umidi e salmastri, sono le condizioni ideali per la stagionatura di Sua Maestà il Prosciutto, la vetta più alta della gastronomia italiana, a torto umiliata dall’omologo spagnolo. Questo colle, che domina il bacino idrico del Tagliamento, uno dei pochi fiumi europei che ancora segua il proprio corso naturale, ricco di laghi e insenature da scoprire, raccoglie il vento fresco di Carnia. Bisogna avventurarsi tra quelle cime per scoprirne la bellezza austera, l’abbondanza di fiori e di tradizioni millenarie, tra cui una delle cucine più interessanti d’Italia, magistralmente ridotta a canone tradizionale e propulsore per l’innovazione, dal grande scomparso Gianni Cosetti. E lì, a Sauris, si trova un altro grande prosciutto, che la penuria di sale legata al dazio aveva costretto a conservare con una leggera affumicatura: ecco un primo esempio di diversità da scoprire. Nei boschi carnici il vento raccoglie i sentori resinosi che a San Daniele incontrano i profumi salmastri della laguna e della costa. Nel vicino Mare Adriatico si pescano molluschi e naselli impareggiabili e i bassi fondali garantiscono, già in primavera, lunghe, ristoratrici, passeggiate nell’acqua iodata. Luce dell’Est Per trovare un grande prodotto da gustare e da portare a casa sono necessarie però molte prove, finché si troverà, da un piccolo appassionato artigiano, una coscia di maiale che abbia riposato con il proprio piedino per almeno 24 mesi, da affettare al coltello e consumare a temperatura ambiente. Non è il pane ma l’asparago bianco di queste pianure, appena scottato in acqua dolce, il complemento più interessante. E una volta giunti fin qui non si può rinunciare a raggiungere la pianura di Cormons, per mettere alla prova un altro grande rivale: il prosciutto affumicato al camino in maniera artigianale. Il suo sapore avvolgente accompagnerà mirabilmente i grandi bianchi della regione circostante. Anche qui però i vicini di origine slava non sarebbero d’accordo. Alla coscia preferiscono la spalla, bollita a lungo sulla stufa, affettata spessa e condita con una generosa grattugiata di «cren», il rafano. E bisogna spingersi ancora più a Est, nelle collin
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Terence Hill “Come Eastwood non mollo mai” L’attore torna in tv con “A un passo dal cielo” “Niente jeep ma il cavallo per amore della natura” L’attore Terence Hill confessa di scegliere sempre ruoli che gli appartengono anche a rischio di sembrare sempre uguale 673 parole Terence Hill ha una voce da ragazzo, percorsa da una vaga incertezza, anche quando dice cose di cui è profondamente convinto. Sarà per via di questa curiosa intonazione, ma anche, naturalmente, per la trasparenza dello sguardo blu, che la sua carriera, iniziata in un modo, esplosa in un altro, interrotta e poi ripresa in tv, con enorme successo di pubblico, prosegue a gonfie vele e promette ancora numerosi, fortunati, sviluppi. Da domani rivedremo l’attore su Raiuno, per dieci serate, in Un passo dal cielo 3, mentre a maggio inizieranno le riprese della nuova serie di Don Matteo: «Scelgo sempre personaggi adatti a me, dopo Don Matteo mi sono arrivate tante proposte, ho accettato questa, in cui vesto i panni di una guardia forestale, perchè il progetto mi ha entusiasmato, riguarda un tema a me vicino e cioè la passione per la natura». A cavallo o in bicicletta, Terence Hill (nome vero Massimo Girotti, nato a Venezia nel 1939), è sempre riuscito ad attraversare la barriera dello schermo, toccando le corde più profonde di diverse generazioni di pubblico. Da quelle cresciute con la serie di Trinità a quelle che lo ricordano, biondo e prestante, accanto a Lucilla Morlacchi nel Gattopardo di Visconti, da quelle che ormai lo considerano una specie di sacerdote in borghese, capace di risolvere ogni tipo di problema esistenziale, a quelle che conoscono il percorso difficile della sua vita personale, segnata da un lutto terribile come la perdita di un figlio. La sua esistenza d’attore è legata a personaggi longevi. Non ha mai desiderato cambiare, rompere, fare ruoli diversi? «Capisco che certe mie scelte possano apparire monotone, mi hanno chiesto spesso “perchè non fai un’altra cosa?, ma per me conta altro, soprattutto come mi sento...Per esempio con Eriprando Visconti ho girato Il vero e il falso in cui facevo l’avvocato, non mi sono trovato bene, e infatti tutto il film non funzionava...». Invece con Bud Spencer, nei film di Trinità, si è trovato benissimo. «Sa perchè ho scelto di continuare a farli? Una volta ho incontrato una mamma che aveva con sè due bambini di 7 e 5 anni, mi chiese di recitare ancora in tanti film così, dove poteva portare i suoi figli, aveva le lacrime agli occhi, non l’ho mai dimenticata». Oggi ritornerebbe a fare «Trinità»? «Sarebbe fuori luogo, i tempi sono cambiati, la gioia di “Trinità” era lo specchio degli Anni Settanta, c’era un seme di innocenza che adesso non c’è più». Sia Don Matteo, sia il Capo della forestale di «Un passo dal cielo», sono personaggi risolutivi, arrivano e sciolgono i nodi... «Sì, e questo è il motivo principale per cui piacciono tanto. Sono figure epiche, che offrono soluzioni ai guai e che, nel caos generale della vita di tutti, mettono ordine, appaiono rassicuranti. Sa che in Un passo dal cielo sarei dovuto andare in jeep? Sono io che ho voluto il cavallo, molto più adatto a sottolineare il rapporto con la natura». Da tanti anni interpreta un sacerdote, quanto conta per lei la religiosità? «Ho un buon rapporto con la fede, e mi sembra che Don Matteo la trasmetta nella maniera giusta, senza retorica, senza dare lezioncine, senza fare la predica». Possiamo dire che «Don Matteo» è un po’ un prete in stile Bergoglio? «Anzi, direi che Bergoglio ha imitato Don Matteo... Scherzo, Don Matteo riflette la mia passione per i libri di Carlo Carretto, grande cattolico italiano, lui aveva la stessa semplicità che troviamo oggi in Papa Francesco». Ha un sogno nel cassetto, un modello da raggiungere? «Io ho solo buona volontà, cerco di fare bene le cose, il mio modello è Clint Eastwood, ha 10 anni più di me e continua imperterrito ad andare av
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[...]De Sica fece appello a tutto il suo mestiere di attore brillante e patetico per mostrarsi disinvolto. Ancora qualche convenevole e sarebbe scattato in piedi chiedendo al generale di dirgli che cosa volesse da lui. Finalmente Maltzer gli porse una lettera senza aggiungere nulla. De Sica riuscì soltanto a leggere la firma di Goebbels, il ministro della propaganda del Terzo Reich. Sorridendo come se quella lettera fosse un indovinello difficile chiese al generale di illustrargliene il contenuto, dal momento che egli, purtroppo, e lo disse assai bene quel "purtroppo", non conosceva la meravigliosa lingua di Goethe. Disse la battuta così bene che si sentì su un palcoscenico, di fronte al pubblico. Bastò ad animarlo e a sentirsi addirittura fuori pericolo. Maltzer con il suo italiano inamidato gli spiegò che Goebbels in persona gli chiedeva di trasferirsi a Venezia per partecipare alla rinascita del cinema italiano e fascista. "Ma che cosa gliene frega, poi, ai tedeschi del cinema italiano?" avrebbe voluto rispondere, ma era una battuta che avrebbe rovinato il crescente drammatico della scena. "Conoscendo i suoi sentimenti patriottici e il suo prestigio di artista, il ministro è sicuro di poter contare ciecamente su di lei... Quando intende partire, herr De Sica?" concluse Maltzer. De Sica assunse un'espressione addolorata, allargò le braccia in un gesto di disappunto, come a dire che il destino era crudele con lui e con il cinema fascista. "Non posso... e sono mortificato di non poter accettare questa straordinaria offerta che mi viene da un uomo di riconosciuta cultura" e si interruppe per un attimo, come a chiedere perdono agli amici per quel riconoscimento servile "ma purtroppo ho firmato proprio la settimana scorsa un contratto con il Vaticano per dirigere un film di argomento religioso... Comincio a girare a giorni...". "Il Vaticano?!... Il Vaticano produce film?!" Maltzer era rosso di indignazione, ma l'espressione esprimeva anche la sua impotenza. "Proprio così... Sa... è uno stato estero... e ha la sua cinematografia nazionale..." Ora De Sica gli dava dentro, come se avvertisse che il pubblico invisibile fosse già pronto all'applauso. "Ma voi non siete un prete!" ribatté Maltzer "Anzi... un adultero... un peccatore!" "E chi non pecca?... Del resto né voi, né noi siamo in guerra con la Santa Sede...." "E la pellicola?... Chi vi darà la pellicola?... Tutta la pellicola esistente a Roma è stata sequestrata... Ha una fabbrica di pellicola il Vaticano?" "No... ma ha la pellicola!" "Chi gliel'ha data?" il tono di voce del generale saliva parola per parola eppure faceva sempre meno paura. "Non saprei... dovete chiederlo al cardinal segretario di Stato... o addirittura al Santo Padre..." "Non vi chiedete chi dovrà rilasciare i permessi per le riprese? Io!" "Gireremo nei territori vaticani" rispose De Sica con un sorriso che voleva essere di scusa, ma che gli riuscì male: troppo evidente era l'ironia trionfante che lasciò trapelare. Maltzer tacque. Fra tutte le possibili scuse, pretesti che si aspettava di sentire, non aveva pensato di trovarsi di fronte a uno scritturato dalla cinematografia vaticana. Tambureggiava le dita sul tavolo. "Se ne vada, commediante!" disse fra i denti il generale. "Penserò io a spedirla in Germania appena sarà finito questo film del papa!" De Sica raccolse il cappello, si alzò, ebbe la forza di dire: "Non sono un commediante... sono un artista... un uomo...". Indietreggiò verso la porta. Era felice, ma non poteva mostrarlo, scese le scale una a una, lentamente, gustando il suo trionfo a ogni gradino. Appena all'aperto, avviandosi verso il Bristol, canticchiò la canzone che aveva contribuito alla sua celebrità, quell'indimenticabile Parlami d'amore Mariù.
Ugo Pirro (Celluloide)
Venezia mi piace perché sembra un grande salotto disordinato in cui niente di realmente brutto può succedere. Un posto dove ci sono le idroambulanze non è un posto serio. In senso buono: non è un posto dove la gente soffre e muore, ecco. Ci sono le idroambulanze! È come se ti portassero in ospedale con il tappeto volante: è chiaro che quella storia della morte è tutta una fesseria.
Valerio Mieli (Dieci inverni)
In the silence, memories linger, of times long gone and people we miss. The snow covers all like a white shroud, reminding us of those we’ve lost and how,
Venezia Miller (The Vanishing (The Find, #5))
L'anima cupida e forte dei padri acclamanti ai reduci trionfatori del Mare si risvegliava confusamente negli uomini oppressi dal tedio e dal travaglio dei lunghi giorni mediocri; [...] «Conoscete voi, Perdita – domandò Stelio d'improvviso – conoscete voi qualche altro luogo del mondo che abbia, come Venezia, la virtù di stimolare la potenza della vita umana in certe ore eccitando tutti i desiderii sino alla febbre? Conoscete voi una tentatrice più tremenda?»
Gabriele d'Annunzio (Il fuoco: (Edizione integrale) (Italian Edition))
« [...] non vi sembra che noi seguitiamo il corteo dell'Estate defunta? Ella giace nella barca funebre, vestita d'oro come una dogaressa, come una Loredana o una Morosina o una Soranza del secolo lucente; e il corteo la conduce verso l'isola di Murano dove un maestro del fuoco la chiuderà in un involucro di vetro opalino affinché, immersa nella laguna, ella possa almeno guardare a traverso le sue palpebre diafane i molli giochi delle alghe e illudersi di aver tuttavia intorno al corpo l'ondulazione continua della sua capellatura voluttuosa aspettando l'ora di risorgere.»
Gabriele d'Annunzio (Il fuoco: (Edizione integrale) (Italian Edition))
El genio de la pintura es Rafael; el de la escultura, Miguel Ángel; el de la arquitectura, Brunelleschi y el de la imprenta, Aldo Manuzio. Piensen ustedes en el libro de bolsillo. Lo inventó Manuzio. ¿Y la cursiva que en inglés se llama italic? Manuzio. ¿Los best seller? Manuzio fue el primero en imprimirlos. Es el padre de la lectura por entretenimiento, inventa el placer de leer. Una verdadera revolución intelectual que transforma un instrumento utilizado para rezar o aprender en uno para disfrutar del tiempo libre.
Alessandro Marzo Magno (L'inventore di libri. Aldo Manuzio, Venezia e il suo tempo)
He knew very well that love could be like the most beautiful singing, that it could make death inconsequential, that it existed in forms so pure and strong that it was capable of reordering the universe. He knew this, and that he lacked it, and yet as he stood in the courtyard of the Palazzo Venezia, watching diplomats file quietly out of the gate, he was content, for he suspected that to command the profoundest love might in the end be far less beautiful a thing than to suffer its absence.
Mark Helprin (A Soldier of the Great War)
Considero il mondo per quello che è, Graziano: un palcoscenico sul quale ciascuno recita la propria parte; e la mia è una parte triste
William Shakespeare (Il mercante di Venezia - Misura per misura - Come vi piace)
Venezia ha di buono che è un sedativo perfetto. Nella mia visione i canali veneziani raccolgono le paure e i fantasmi delle persone e li fanno scorrere, grazie alle correnti, in tutta la laguna; così facendo ciclicamente ritornano sotto i nostri occhi per mostrarci chi eravamo tempo prima e farci prendere coscienza di quanto siamo cambiati.
Alberto Bonini (L'amara filosofia dell'amore (Italian Edition))
You see, Mr. Vidón, back in the day in Venezia, anyone could disguise themselves in a bauta mask: ricco o povero, uomo o donna, it didn’t matter. You had to treat everyone in a bauta mask with respect, because you never knew whose face was underneath. It was a way for everyone to play, to have fun together, to make everyone equal, for a little while, anyway. This mask, it was a tool for freedom.
Carlos Hernandez (Sal and Gabi Break the Universe (Sal and Gabi, #1))
Era l' alba quando disse. -Sire, ormai ti ho parlato di tutte le città che conosco. - Ne resta una di cui non parli mai. Marco Polo chinò il capo. - Venezia, - disse il Kan. Marco sorrise. -E di che altro credevi che ti parlassi? L' imperatore non battè ciglio. - Eppure non ti ho mai sentito fare il suo nome. E Polo: - Ogni volta che descrivo una città dico qualcosa di Venezia. - Quando ti chiedo d' altre città, voglio sentirti dire di quelle. E di Venezia, quando ti chiedo di Venezia. - Per distinguere le qualità delle altre, devo partire da una prima città che resta implicita. Per me è Venezia. - Dovresti allora incominciare ogni racconto dei tuoi viaggi dalla partenza, descrivendo Venezia così com'è, tutta quanta, senza omettere nulla di ciò che ricordi di lei. L' acqua del lago era appena increspata; il riflesso di rame dell' antica reggia dei Sung si frantumava in riverberi scintillanti come foglie che galleggiano. - Le immagini della memoria, una volta fissate con le parole, si cancellano, - disse Polo - Forse Venezia ho paura di perderla tutta in una volta, se ne parlo. O forse parlando d' altre città, l'ho già perduta a poco a poco.
Italo Calvino (Invisible Cities)
Finalmente Orso comprese cosa volesse ottenere Zenon con quell'arringa. E non poté non ammirare l'uomo che aveva affrontato le belve feroci armato di uno sgabello.
Giada Trebeschi (Il vampiro di Venezia)
people who suffered in their childhood and had to learn to get by on their own had more of a chance of adapting to life in camp and surviving than did people from privileged backgrounds.
Shlomo Venezia (Inside the Gas Chambers: Eight Months in the Sonderkommando of Auschwitz)
Alla stregua degli olandesi, i veneziani sono stati costretti a strappare la terra al mare, un pezzetto alla volta, per poter restare sulla terraferma, o semplicemente all'asciutto.
Predrag Matvejević (The Other Venice: Secrets of the City (Topographics))
A Venezia la ruggine è sfarzosa. La patina somiglia ad una doratura.
Predrag Matvejević (The Other Venice: Secrets of the City (Topographics))
Sono del tutto diversi tra loro i tramonti e le albe sui versanti orientale e occidentale, là dove comincia Castello o dove finisce S. Croce, nei pressi del Magazzini del Sale o dell'Arsenale. Forse sarebbe opportuno spostarsi da una parte all'altra di quello che fu detto il Golfo di Venetia, attraversare l'Adriatico intero da un capo all'altro per rendersi conto delle differenze. Da quella sponda il sole al tramonto si adagia sulla superficie del mare e vi affonda, da quest'altra, alla fine del giorno, si corica dietro le alture della terraferma e sparisce. Sul litorale orientale le popolazioni hanno coniato la parola suton derivata da «sun(ce)» e «ton(e)» ― nel significato di sole (che) affonda. Su quello occidentale, appenninico, il tramonto viene da «tra (i) monti» ― il sole che si precipita in mezzo alle montagne o le rive stesse. Sull'una e sull'altra sponda le lingue si sono adeguate al sole.
Predrag Matvejević (The Other Venice: Secrets of the City (Topographics))
C'è migliore prova di cosmopolitismo nell'intero Mediterraneo? Quelli che arrivano a Venezia dai vari centri dell'Europa vi incontrano l'Oriente. Per le popolazioni dei Balcani e del Vicino Oriente, invece, Venezia è al tempo stesso Europa e Occidente! Gli uni vedono in essa le origini di Bisanzio, gli altri la fine. Venetiae quasi alterum Bysantium ― sono le parole del celebre cardinale Bessarione, che a suo tempo arricchì la Biblioteca di San Marco con i tesori librari della bizantina Costantinopoli. Nella sua saggezza, Venezia non volle sul proprio territorio lo scontro fra bizantinità e romanità che invece ha dilaniato alcune regioni dei Balcani. Qui sta una delle caratteristiche di questa città. Il «divano orientale-occidentale» non è in nessun luogo così largo e soffice come in questo spazio esiguo e scomodo.
Predrag Matvejević (The Other Venice: Secrets of the City (Topographics))
Despite all the death he saw that morning, Pino knew something had changed in Milan overnight, some critical point had been reached and passed while he’d been partying and sleeping, because the streets near Porta Venezia were crowded and boisterous. Violins played. Accordions, too. People danced and hugged and laughed and cried. Pino felt as if the spirit of the party at the Hotel Diana had moved outside and seduced everyone celebrating the end of a long and terrible ordeal.
Mark T. Sullivan (Beneath a Scarlet Sky)
«Ne resta una di cui non parli mai.» “Marco Polo chinò il capo. “«Venezia,» disse il Kan. “Marco sorrise. «E di che altro credevi che ti parlassi?» “L’imperatore non batté ciglio. «Eppure non ti ho mai sentito fare il suo nome.»
Italo Calvino (Invisible Cities)
Al primo sguardo distante, reso più incerto dai veli di nebbia che fanno del sole un disco biancastro, non sai se il miraggio sia il mare che stai solcando, e invece è terraferma, o i palazzi e le chiese appoggiati sull'acqua, in realtà scogli di forme architettoniche.
Luther Blissett (Q)
Possibile che quel comandante in capo così sicuro di sé fosse la stessa persona che otto anni prima, a Venezia, all'epoca del loro primo incontro, aveva arrancato goffamente passando in rassegna guardie e carabinieri, strappando ghighi e risate alla folla? In impermeabile chiaro, cappello nero stropicciato e vecchie scarpe rossicce, il Führer sembrava un pittore o un attorucolo di provincia; al suo fianco il duce incedeva solenne in mantello da parata, elmo piumato e uniforme da generale romano intessuta d'argento. Il successo e il potere di Hitler non finivano di stupire Mussolini. C'era qualcosa di irrazionale nei trionfi di quello psicopatico boemo, e in fondo al cuore Mussolini li riteneva un'aberrazione e un malinteso della storia mondiale.
Vasily Grossman (Stalingrad)
I know my price, I am worth no worse
William Shakespeare (Otello - Il mercante di Venezia)
Mezz'ora più tardi, quando è ormai sera, ricevuto dal suo ottimo collaboratore il segnale di via libera, anche Benito Mussolini lascia Palazzo Venezia. Non prima di aver rivolto a Quinto Navarra un'ultima raccomandazione, sempre la stessa: "Non dimentichi, quando sarà buio, di accendere la lampada sulla mia scrivania e di lasciarla accesa tutta la notte. Alla gente non importa davvero quello che decido per loro, gli basta sapere che esisto.
Antonio Scurati (M. L'uomo della provvidenza)