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Italia e Germania, riparte il dialogo Al vertice voluto dal Quirinale gli analisti guardano oltre gli stereotipi “Da soli non contiamo nulla nel mondo, smettiamo di accusarci a vicenda” 2.715 Erasmus È questo il numero degli universitari italiani che nel 2012-2013 hanno studiato in Germania. Gli studenti tedeschi in Italia invece sono stati 1.842 460 parole Difficile parlarsi, quando la più grave crisi da un secolo ha polarizzato l’Europa e spinto Italia e Germania su fronti opposti. Nella patria di Angela Merkel, purtroppo, si distingue spesso tra «Paesi debitori» e «creditori» o ci si ossessiona per i «compiti a casa» e l’«azzardo morale». E la retorica sul pigro Sudeuropa fatica a spegnersi. Ma anche in Italia un populismo pigro ha ispirato campagne elettorali con slogan che propagandavano «più Italia, meno Germania». E la tentazione di addossare colpe antiche che fanno da zavorra alla nostra economia all’austerità targata Berlino, è sempre dietro l’angolo. Inevitabile, dunque, che all’«Italian-German High Level Dialogue» organizzato su impulso del Quirinale, con il patrocinio della Farnesina e il coordinamento dell’Ispi, i toni non siano sempre stati concilianti. Ma invece di continuare a dividersi sul debito pubblico o sul surplus commerciale, i banchieri, gli imprenditori, gli economisti, i diplomatici, gli analisti e i (pochi) politici convenuti a Torino hanno preferito spesso partire dai punti in comune per ritrovare la via del dialogo. Un’opportunità importante che secondo il presidente di Generali Gabriele Galateri di Genola «dovrebbe essere arricchita con un coinvolgimento maggiore della società civile. La verità è che quando le persone si conoscono e si confrontano, tante incomprensioni vengono superate». E forse, il primo sforzo, ha sostenuto l’ambasciatore Reinhard Schäfers, potrebbe essere quello di rinunciare a termini che in Italia hanno spesso un sapore paternalistico come i «compiti a casa». Il secondo sforzo, ha aggiunto, ha già un aggancio all’attualità. Perché le due maggiori potenze manifatturiere in Europa «non possono definire insieme le priorità» per i piani di investimenti europei, a partire da quello targato Juncker? Anche per Klaus-Peter Roehler, amministratore delegato di Allianz, il dialogo bilaterale «può dare importanti impulsi alla crescita». Il presidente di Unicredit e del gruppo Springer, Giuseppe Vita, citando un argomento prediletto da Merkel, ha ricordato la base di ogni ragionamento sull’opportunità di mettere insieme le forze: «l’Italia e la Germania sono realtà assolutamente trascurabili, nel panorama mondiale». Solo in una cornice europea possono negoziare in modo credibile con il resto del mondo. C’è anche un problema di comunicazione, ovviamente. E se «in Germania c’è una percezione troppo scarsa delle riforme importanti che l’Italia sta facendo», secondo il presidente dell’Autorità per il controllo delle leggi, Johannes Ludewig, il membro del board della Bundesbank, Carl-Ludwig Thiele, ha lamentato l’informazione inesatta sulla Germania che molti giornali italiani diffondono. Soprattutto, ha esclamato, «nessun Paese è amato come l’Italia». Se questo non è un buon punto di partenza. [t. mas.]
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