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Distruggimi, s-se devi, ma... ma non lasciarmi" disse piano, risalendo con dita insaponate lungo il collo tatuato del maggiore.
Di fronte all'espressione sottomessa del giovane, Dunken ringhiò a labbra strette, penetrandolo con una sola spinta che fece boccheggiare Taylor, le cui unghie graffiarono le spalle dell'uomo, mentre un gemito di puro piacere sfuggiva alla sua bocca carnosa.
"Non posso distruggerti, piccolo..." gemette Dunken, lasciando slittare il corpo del minore all'indietro, per poi spingersi fra le sue cosce, mordendo e baciando le labbra arrossate di Taylor, completamente rapito da ogni suo gesto.
"Non posso farlo, perché sei già rotto, Taylor. E non posso rimetterti a posto, perché io sono marcio dentro, eppure, in qualche modo..." continuò, alzando il volto per potersi specchiare in quel verde azzurro che erano i suoi occhi, eccitandosi ancora di più alla vista della sua faccia stravolta dal piacere.
Lo penetrò con più forza, sostenendolo contro il rivestimento della vasca, alla ricerca di un briciolo di fiato, un solo respiro per poter finire una frase che non avrebbe mai immaginato di poter pronunciare.
Non credeva nell'amore, uno come lui non era neppure in grado di provarne, perlomeno non l'amore convenzionale provato dalle persone normali e sane di mente, perché Dunken si nutriva di sentimenti ben diversi, più oscuri, macabri e spaventosi.
Ma la presenza di Taylor, quel loro essere fottuti fino al midollo, in qualche modo aveva dato vita ad un sentimento perverso e travolgente, qualcosa di nuovo perfino per lui.
Un sentimento che certamente non poteva essere definito amore, ma era qualcosa di diverso, di profondamente sbagliato eppure così giusto, così giusto per loro.
"Sei la mia rovina e al tempo stesso la mia dannata salvezza, sei mio, sei il mio piccolo fottuto diamante imperfetto" sussurrò, guardando l'altro negli occhi.
Le lacrime di Taylor si mischiarono all'acqua, ma Dunken riuscì comunque a notarle.
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