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Già, siete barone per i domestici, signore per i giornalisti, cittadino per i vostri elettori. Sono sfumature che si addicono assai a un governo costituzionale. Capisco perfettamente.
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Alexandre Dumas (The Count of Monte Cristo)
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Attorno a noi ci sono colori che prima non avevo mai notato. Il blu dei pavimenti. L’azzurro degli infissi. Il giallo ocra nelle ombre. Le sfumature viola sui soffitti, e dentro agli occhi della gente. Gli aloni verdi dei nostri destini. E le sbarre: all’improvviso sono dappertutto. Sulle porte, alle finestre, tra i nostri comuni pensieri. Il vecchio frenocomio non mi era mai sembrato tanto vivo, e presente, come da quando abbiamo ucciso il suo passato. Prima, gli echi delle sue storie erano molto più forti. Adesso, le nostre vi si sono sovrapposte. Difficile stabilire a chi appartengano le grida che si odono di notte. Mi chiedo se forse non siamo tutti connessi – noi, che restiamo, e coloro che hanno perso l’occasione per andare – nel nostro sentirci dimenticati da chi amiamo. Ma forse è solo quello che succede in ogni parte della terra. In fondo, siamo tutti prigionieri di qualcosa. Di una stanza. Di noi stessi. Non c’è peggior luogo di reclusione di un cuore abbandonato. E non c’è peggiore abbandono di quello di chi si abbandona da solo.
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Sara Zelda Mazzini (I Dissidenti)
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... il tutto in diverse sfumature di grigio, celeste, verde scuro, perché in base a una ricerca, questi sono i colori che la gente associa a "scienza e tecnologia" (il viola e il rosso evocano le arti, l'azzurro scuro sta a significare "qualità e/o merci scelte")...
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Zadie Smith (White Teeth)
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Non potrò mai essere tutte le persone che vorrei essere, né vivere tutte le vite che vorrei vivere. Non sarò mai all’altezza di tutte le qualità che vorrei avere. Perché desidero tutto questo? Io voglio vivere e sentire tutte le sfumature, i toni e le variazioni di tutte le esperienze fisiche e mentali possibili in questa vita
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Sylvia Plath
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Ho trascinato la mia sporca vita attraverso il deserto! E tu vorresti che ci vedessi delle sfumature!
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Samuel Beckett (Waiting for Godot)
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Le sfumature del suo pensiero erano un collirio per gli occhi dello spirito; studiandole, la vista interiore diventava limpida e forte.
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Charlotte Brontë (Villette)
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«Ama, non ama. O, o. Nero, bianco. Tu semplifichi tutto, Stephanie. Ma la vita è fatta soprattutto di sfumature grigie. Un po’ sporca, un po’ imperfetta».
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Annika Thor (The Lily Pond (A Faraway Island #2))
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Devo resistere all’impulso di spogliarla velocemente e prenderla subito. È il modo in cui ho scopato per così tanto tempo che ho dimenticato le sfumature e i piaceri dei preliminari. Ma stasera, voglio fare un cambiamento. Jane è un tipo diverso di donna e quello che so di lei mi piace. Merita di stare bene e voglio essere io a farla stare bene. È questo che voglio.
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Sawyer Bennett (Finding Kyle)
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Nella vita di tutti i giorni nessuno ti chiede di raccontare la storia che ti morde il cuore e te lo mastica, e se qualcuno te lo chiede, nella vita di tutti i giorni nessuno riesce a raccontare quella storia, perché non trovi mai le parole adatte, le sfumature giuste, il coraggio di essere nudo, fragile, autentico. Quella storia deve piombare da fuori, come quando accade che i libri ci scelgano e gli autori diventino amici a cui vorremmo telefonare alla fine della lettura per chiedere come fanno loro a conoscerci o dove hanno sentito la nostra storia. Quella storia è uno specchio che ti sorprende a esclamare: questa è la mia, questo sono io, ma non avevo le parole per dirlo. E forse scopri di non essere solo, definitivamente solo.
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Alessandro D'Avenia
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La nostra vita non è che si possa dividere semplicemente in due, allegra o triste. Fra questi due estremi c'è tutta una serie di sfumature. Una persona equilibrata riconosce e cerca di capire la gradazione di queste sfumature.
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Haruki Murakami (After Dark)
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Era un genio della tristezza, e in essa si tuffava distinguendone i molti fili, apprezzandone le sfumature più sottili. Era un prisma attraverso cui la tristezza poteva suddividersi enl suo infinito sprettro.
Brod, inventrice delle 613 Tristezze
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Jonathan Safran Foer
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La tirò con sé nei meandri caleidoscopici del suo dominio, dove anche l'oscurità riusciva ad avere centinaia di sfumature diverse, dove persino le ombre avevano delle ombre, e dove la musica vibrante di quell'organo celato nelle profondità risuonava tra le arcate gotiche dell'antica cattedrale.
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Mila Fois (ARDA 2300 - Kronos ed Aion Due nomi per il tempo)
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É curioso, eppure è vero, che ogni oceano ha il suo colore, le sue sfumature, diverse e particolari, di blu, verde e grigio, che si mescolano con il variare delle correnti, dei venti, delle tempeste di sabbia, dell'inclinazione del sole, delle nuvole e della temperatura, in quell'insieme caratteristico di ciascun mare.
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Björn Larsson
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Continuavo a guardarlo negli occhi, perdendomi in quelle sfumature di grigio. Ghiaccio liquido che pian piano mi entrava dentro. Dentro la mente, sotto la pelle, in fondo al cuore. Riuscivo persino a distinguere pagliuzze più chiare, quasi azzurre. Pennellate di colore che andavano a mescolarsi con il bianco freddo e asettico delle pareti del salotto, trasformando il tutto in un vortice di attrazione verso il cui centro mi stavo dirigendo lentamente.
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Cristina Bruni (Splendente come un diamante)
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La felicità è un traguardo che pochi raggiungono. Ma esistono infinite sfumature e a volte sono quelle a farti comprendere che puoi trovarla ovunque. La vita non fa sconti a nessuno, ma sai cosa si fa quando le gambe cedono e i pensieri si focalizzano sulla sconfitta?
Non ci si arrende. Se vuoi che qualcosa cambi, fai in modo che succeda. Tira fuori le unghie e combatti. Siamo soli in questo mondo e dobbiamo fare il possibile per prenderci ciò che vogliamo».
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Trisha Wear (Il sapore delle nuvole)
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Non più dunque agli uomini mi rivolgo, ma a te Dio di tutti gli esseri, di tutti i mondi e di tutti i tempi. Se è permesso a deboli creature perdute nell’immensità e impercettibili al resto dell’universo osar domandare qualcosa a te, a te che hai dato tutto, a te i cui decreti sono immutabili quanto eterni, degnati di guardar con misericordia gli errori legati alla nostra natura. Che questi errori non generino le nostre sventure. Tu non ci hai dato un cuore perché noi ci odiassimo, né delle mani perché ci scannassimo. Fa che ci aiutiamo l’un l’altro a sopportare il fardello d’una esistenza penosa e passeggera. Che le piccole diversità tra i vestiti che coprono i nostri deboli corpi, tra tutte le nostre lingue insufficienti, tra tutti i nostri usi ridicoli, tra tutte le nostre leggi imperfette, tra tutte le nostre opinioni insensate, tra tutte le nostre condizioni ai nostri occhi così diverse l’una dall’altra, e così uguali davanti a te; che tutte le piccole sfumature che distinguono questi atomi chiamati uomini non siano segnali di odio e di persecuzione; che coloro i quali accendono ceri in pieno mezzogiorno per celebrarti sopportino coloro che si accontentano della luce del tuo sole; che coloro i quali coprono la veste loro di una tela bianca per dire che bisogna amarti non detestino coloro che dicono la stessa cosa portando un mantello di lana nera;che sia uguale adorarti in un gergo proveniente da una lingua morta, o in un gergo più nuovo; che coloro il cui abito è tinto di rosso o di violetto, che dominano su una piccola parte di un piccolo mucchio di fango di questo mondo e che posseggono alcuni frammenti arrotondati di un certo metallo, godano senza orgoglio di ciò che essi chiamano grandezza e ricchezza, e che gli altri guardino a costoro senza invidia;perché tu sai che nulla vi è in queste cose vane, né che sia da invidiare né che possa inorgoglire. Possano tutti gli uomini ricordarsi che sono fratelli! Che essi abbiano in orrore la tirannide esercitata sugli animi, così come esecrano il brigantaggio che strappa con la forza il frutto del lavoro e dell’industria pacifica! Se i flagelli della guerra sono inevitabili, non odiamoci però, non laceriamoci a vicenda quando regna la pace e impieghiamo l’istante della nostra esistenza per benedire ugualmente, in mille lingue diverse, dal Siam sino alla California, la tua bontà che questo istante ci ha dato
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Voltaire (Trattato sulla tolleranza)
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Mi avvio, come si dice, alla conclusione. Il nostro compito è trovare le soluzioni per i casi che di volta in volta ci si presentano. Ma bisogna essere consapevoli del fatto che la capacità di trovare le risposte e le soluzioni ai conflitti si basa sulla capacità di convivere con l’incertezza, con l’opacità del reale.
Il poeta inglese John Keats la chiamava «capacità negativa». Per lui era la dote fondamentale dell’uomo in grado di conseguire risultati autentici, di risolvere davvero i problemi. Keats chiamò «negativa» questa capacità per contrapporla all’atteggiamento di chi affronta i problemi alla ricerca
di soluzioni immediate, nel tentativo di piegare la realtà al proprio bisogno di certezze.
Cercare subito un’interpretazione univoca da cui far discendere una soluzione immediata e rassicurante è, nella maggior parte dei casi, un comportamento automatico e, in definitiva, un espediente per sottrarsi al dovere di pensare.
Al contrario, per Keats, accettando l’incertezza, l’errore, il dubbio è possibile osservare piú in profondità, cogliere le sfumature e i dettagli, porre nuove domande, anche paradossali e dunque allargare i confini della conoscenza e della consapevolezza.
Mio nonno era un professore di filosofia. Quando ero piccolo mi diceva spesso una frase (non so se fosse sua o si trattasse di una citazione, e non ho mai voluto controllare) che ho capito davvero solo quando lui non c’era piú da molto tempo. Suonava piú o meno cosí: in ogni attività, in ogni lavoro, è salutare di tanto in tanto mettere un punto interrogativo ad affermazioni che abbiamo sempre dato per scontate.
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Gianrico Carofiglio (La misura del tempo (Guido Guerrieri #6))
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Il nero delle sue iridi non era assenza di colore, ma l'unione di una miriade di sfumature che venivano smorzate e trasformate dalle emozioni fino a diventare un'oscurità vibrante e calda.
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Mary Shepard (I colori della nebbia (I Colori della Nebbia, #1))
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Vorrei avere il talento per dipingere i miei sentimenti per te, perché sento che le mie parole sono sempre inadeguate. Immagino di usare il rosso per la tua passione e l’azzurro per la tua gentilezza; un verde bosco per riflettere la profondità della tua simpatia e un giallo brillante per il tuo incrollabile ottimismo. Però mi chiedo lo stesso: la tavolozza di un artista sarebbe in grado di catturare tutte le sfumature di ciò che significhi per me?
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Nicholas Sparks (The Longest Ride)
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In fondo quando si è più piccoli tutto ci sembra enorme, perfino il cuore delle persone
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Gianluca Pietrosanti (Tutte le sfumature del mondo)
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L'amore è libertà di scelta, non costrizione, né tanto meno inganno
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Gianluca Pietrosanti (Tutte le sfumature del mondo)
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Forse scrivere in italiano è semplicemente il mio modo per apprendere la lingua nel modo più profondo, più stimolante.
Fin da ragazza appartengo soltanto alle mie parole. Non ho un Paese, una cultura precisa. Se non scrivessi, se non lavorassi alle parole, non mi sentirei presente sulla terra.
Cosa significa una parola? E una vita? Mi pare, alla fine, la stessa cosa. Come una parola può avere tante dimensioni, tante sfumature, una tale complessità, così una persona, una vita. La lingua è lo specchio, la metafora principale. Perché in fondo il significato di una parola, così come quello di una persona, è qualcosa di smisurato, di ineffabile.
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Jhumpa Lahiri (In Other Words)
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So bene cosa significa amare e so ancora meglio cosa significa rinunciare. [...] Conosco ogni aspetto del rimpianto, persino il suo colore. Il rimpianto è grigio, non possiede la forza del nero né la grazia del bianco, non ha sfumature. Il rimpianto è un'unica infinita tristezza, è sterile. Non possiede nemmeno il pregio di preparare l'anima a qualcosa di più grande.
Cristina Caboni - La rilegatrice di storie perdute (cap. 21)
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Cristina Caboni
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Lei alza gli occhi. <> Pensa agli anni che fuggono. Un battito di ciglia, e metà della tua esistenza è andata. <>
Lui la osserva con gli occhi verdi dalle sfumature cangianti, ora color erba primaverile, ora color fogliame estivo. <> Le gira la testa. Cinquant’anni. Cento. Qualunque cifra sembra irrisoria.
<> commenta l’oscuro, leggendo nel suo silenzio. <> Gli occhi mutano di nuovo, di colpo più cupi. << Chiedi di un tempo senza limiti. Una libertà senza regole. La totale assenza di legami. Vuoi vivere in tutto e per tutto come ti pare. >>
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V.E. Schwab (Author)
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Inoltre qualcuno aveva scoperto che nei primi manoscritti del De contemptu mundi di Bernardo Morliacense, da cui ho tratto l’esametro "stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus", si leggeva invece "stat Roma pristina nomine" – che dopo tutto è più coerente con il resto del poema che parla della perduta Babilonia. Così, se mi fossi imbattuto in un’altra versione del poema di Bernardo Morliacense, il titolo del mio romanzo avrebbe potuto essere Il nome di Roma (che in tal modo avrebbe acquisito delle sfumature fasciste). Ma
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Umberto Eco (Interpretazione e sovrainterpretazione: Un dibattito con Richard Rorty, Jonathan Culler e Christine Brooke-Rose)
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Anche se le fiamme dipingevano sul corpo di Kirien una miriade di sfumature diverse, la sua natura non era fatta per le mezze misure. Lui era come il deserto: crudele e inclemente. Arido, ma allo stesso tempo ricco. Nel momento in cui ti avvolgeva, ti costringeva a temerlo. Una volta che avevi assaporato le sue albe e la profondità dei suoi spazi, però, non potevi più farne a meno. E così si sentiva Tira in quel momento: spaventata dalla sua ruvidezza, ma allo stesso tempo affascinata da ciò che era certa si nascondesse oltre la spessa coltre di indifferenza e reticenza che lo costringeva a chinare la testa ed obbedire a qualsiasi ordine gli fosse stato dato.
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Regina Pozzati (In una parola)
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Milano, una scuola media statale, maggio 2014
«Professoressa, è arrivato un altro genitore, sa, per il colloquio…»
Piera alzò gli occhi al cielo e guardò l’orologio: undici e dieci minuti. Dieci minuti di ritardo e nessun appuntamento.
Sospirò.
Parlare con un altro genitore voleva dire perdere quasi completamente l’ora buca che di solito utilizzava per correggere i compiti o fare qualche piccola commissione. E, accidempolina, aveva visto quell’abitino nella merceria di viale Brianza. L’unica merceria ancora aperta a Milano e l’aveva beccata lei! Dio, non era forse patetico comprare i vestiti in merceria? Forse solo sua nonna e le sue diaboliche amichette novantenni lo facevano ancora. Ma l’abitino era a buon mercato, semplice come piaceva a lei e… color grigio topo. Possibile che si vestisse solo di grigio? E senza nessuna dannatissima sfumatura, per giunta!
Sorrise amaro, pensando ad altre sfumature, anche se non era quello il momento di piangere sulla sua castissima vita di single. Ora doveva incontrare il genitore ritardatario, privo di buona creanza e di un accidente di appuntamento.
Be’, per questa volta avrebbe chiuso un occhio, anche perché forse si trattava della mamma di Diamante De Braud che aveva convocato già da un paio di settimane, ma che ancora non si era vista. Secondo Diamante, che tutti chiamavano Didi, la madre era in Irlanda a risposarsi da qualche parte.
In Irlanda? A risposarsi con un leprechaun?
Di certo un’altra frottola della ragazzina.
Ok, era ora di vedere la genitrice inopportuna.
«Le dica che arrivo fra cinque minuti, Flaminia» disse.
La commessa la guardò con uno strano sorrisino sulle labbra. «Gli dica. È un papà. E non so se mi sono spiegata.»
Non so se mi sono spiegata. No che non ti sei spiegata, Flaminia! Ora anche le commesse erano diventate petulanti? E quel sorrisetto ammiccante che diavolo voleva dire?
Come se non avesse ricevuto nessuna gomitata metaforica nello sterno, finse di ributtarsi a capofitto sul compito che stava correggendo e con un che di acido rispose: «Gli dica, allora. Grazie».
«Il genitore mi ha anche detto di dirle che lui ha molta fretta…»
Piera alzò lo sguardo davanti a sé e sentì una fitta di rabbia trafiggerla. «È in ritardo e ha pure fretta?» Ora lo sistemo io, questo maleducato, pensò alzandosi con troppa foga e dirigendosi verso la porta con fare minaccioso.
«Il registro, professoressa! Non dovrebbe portarlo con sé?» le ricordò Flaminia.
Decisamente petulante.
Trattenendo un’imprecazione, che in ogni caso non sarebbe stata molto più spinta di un perdindincibacco!, Piera si bloccò, girò su immaginari cardini e tornò sui suoi passi. Poi, a testa alta e col registro ben stretto in mano, passò di fianco a Flaminia che la guardava ancora con quello strano sorrisino.
«Vedrà, professoressa, non se ne pentirà.»
«Forse sarà lui, a pentirsene» mormorò lei tra i denti.
Avrebbe detto il fatto suo a quel maleducato.
Come no?
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Viviana Giorgi (Vuoi vedere che è proprio amore?)
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«Per la Dea Madre. Sergente, che cos’è mai quest’abominio?» chiese un fante. Avevano abbattuto uno dei robot indigeni, una specie di ragno cibernetico. Quel coso stava procedendo diritto come un missile verso la loro base, forse si trattava di un kamizake. Dopo aver svuotato i caricatori, arrestando una volta per tutte la sua corsa, l’avevano aperto come una scatoletta di tonno.
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Claudio Cordella (50 sfumature di Sci-Fi)
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Non c'è nessuno di noi, certamente, che non si ricordi dei giorni in cui divorò, giovanetto, i primi volumi dell'Hugo che gli caddero fra le mani. È stata senza dubbio per tutti una emozione nuova, profonda, confusa, indimenticabile. Tutti ci siamo, domandati tratto tratto, interrompendo la lettura: - Che uomo è costui? - Nello stesso tempo dolce e tremendo, fantastico e profondo, insensato e sublime, egli mette accanto a una stramberia retorica che rivolta, la rivelazione d'una grande verità che fa dare un grido di stupore. Colla stessa potenza ci fa sentire la dolcezza del bacio di due amanti e l'orrore di un delitto. È ingenuo come un fanciullo, è truce come un uomo di sangue, è affettuoso come una donna, è mistico come un profeta, è violento come un oratore della Convenzione, è triste come un uomo senz'affetti e senza speranze. In cento pagine ci mostra cento faccie. Egli sa esprimere tutto: sensazioni vaghe dell'infanzia, su cui s'era mille volte tormentato invano il nostro pensiero; i primi inesplicabili turbamenti amorosi della pubertà, le lotte più intime del cuore della fanciulla e della coscienza dell'assassino; profondità segrete dell'anima, che sentivamo in noi, ma in cui l'occhio della nostra mente non era mai penetrato; sfumature di sentimenti che credevamo ribelli al linguaggio umano. Egli abbraccia colla mente tutto l'universo. Ha, se si può dire, due anime che spaziano contemporaneamente in due mondi, e ogni opera sua porta l'impronta di questa sua doppia natura
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Edmondo de Amicis (Ricordi di Parigi)
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Ecco: adesso la Luna mi parla. È un volto freddo e luminoso che galleggia là fuori nel buio, e queste sono le sue prime parole, un segnale limpido e sintetico di fredda, incontaminata intelligenza che giunge alla mia consolle attraverso l’etere.
«Inizializzazione rete neurale…»
Guardo le stelle, nel riquadro della finestra, e quell’algido sorriso di luce che rischiarerà le notti a venire.
«Aggiornamento subroutine in corso…»
Tutto ciò che desidero… ciò che tutti desideriamo è uno sguardo che ricambi il nostro, là fuori, e una voce che ci risponda.
«Avvio del sistema»
Ascolto il primo vagito della mia creatura, lassù, sola nel vuoto, e so che presto diverrà un muto dialogo fra macchine, un silenzioso scambio di dati e rilevazioni che non richiederà alcuna supervisione umana.
«Verifica periferiche della bioarchitettura Tycho-1 in corso…»
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Serena M. Barbacetto (50 sfumature di Sci-Fi)
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Le sfumature inibiscono le capacità di valutare. Pensare per estremi aiuta a fare chiarezza.
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Marco Cerulli (L'arte di Vivere senza problemi)
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Tutti i gruppi di paleoculture della terra, anche i più sperduti e dimenticati, rivelano in ogni loro manifestazione un'eccezionale ricchezza di sentimento e una particolare vivacità di affetti. La vita di comunità rende assai naturale la manifestazione più profonda di questi e di altri sentimenti. Gli affetti familiari hanno sfumature delicate e si potrebbe dire che essi siano tanto più esemplari quanto più il gruppo appartenga a un tipo di civiltà arcaico.
[...]
Un tempo i selvaggi erano immaginati nell'atto di esprimersi a gesti con poche parole rudimentali; le lingue delle popolazioni primitive sono invece quando di più complesso e pregnante serva a descrivere le minime sfumature di ambienti, circostanze, sentimenti.
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Folco Quilici (L'alba dell'uomo)
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Gli adulti non sono così precisi, vivono tra le sfumature. A volte basta un fidanzato temporaneo, giusto qualche mese per non sentirsi soli. E poi di nuovo in pace con se stessi, senza qualcuno con cui litigate e a cui lavare le mutande.
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Barbara Fiorio (Qualcosa di vero)
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... Le personalità non hanno un unico immutabile colore, come il bianco o il blu, ma sono come schermi illuminati, e le sfumature che proiettiamo dipendono da ciò che ci circonda
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Mohsin Hamid (Exit West)
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Tutto troppo semplice, come avremmo capito molti anni dopo. Lentamente, e con fatica, avremmo scoperto che il mondo non era esattamente a due colori, ma che in mezzo ci poteva stare un'infinità di sfumature.
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Gino Strada (Pappagalli verdi. Cronache di un chirurgo di guerra)
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Stanno diventando adulte in un'epoca dove tutto è bianco o nero, non ci sono sfumature, devi avere un'opinione in pochi istanti, devi soprattutto farti valere.
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Loredana Lipperini (Nome non ha)
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EccoQuanto è più di una piattaforma; è un regno sconfinato di conoscenza curata. È progettato come una bussola digitale, che guida gli utenti attraverso il labirinto delle informazioni con precisione e coinvolgimento. Il nostro impegno sta nel fornire risposte precise su argomenti diversi, sostenuti da ricerche meticolose e fonti verificate.
Al centro di EccoQuanto c'è l'essenza dell'esplorazione: svelare le complessità e presentare le informazioni in modo coinvolgente. Non si tratta solo di offrire risposte; si tratta di promuovere un viaggio di scoperta, in cui gli utenti si immergono in un mondo di intuizioni e apprendimento.
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Alba12
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Viv pareva soffiato nel vetro, in certi scatti, scolpito nello stesso ghiaccio che ricamava i vetri delle finestre. La sua pelle aveva il bianco lattiginoso del cielo gravido di neve, i capelli sfumature d’argento, le ciglia spiccavano stranamente scure. E gli occhi, sotto palpebre rosate come petali, erano schegge di azzurro che trafiggevano lo schermo, tagliando il fiato.Un angelo del gelo, intoccabile e astratto.Solo.
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Micol Mian (In luce fredda (Rosa dei venti Vol. 1))
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L'amore da solo non basta perché un rapporto funzioni. Credo che un rapporto sia un po come un'auto d'epoca: gli si deve fare una costante manutenzione, lo si deve curare e maneggiare con cautela e necessita di una revisione più spesso di quanto non ci si immagini. Altrimenti, semplicemente, smette di funzionare.
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Gianluca Pietrosanti (Tutte le sfumature del mondo)
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I ricordi sono tutto ciò che rimane delle persone quando muoiono. Restano anche i loro vestiti, chiusi nell'armadio, i loro oggetti disseminati per le stanze e gli album fotografici con le istantanee dei momenti trascorsi insieme. I ricordi, però, sono più preziosi di tutto il resto e se ti concentri riesci a riveverli, cogliendone le impercettibili sfumature che li hanno resi indimenticabili.
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Giada Castigli (L'attesa: vol.3 (Il paradigma dell'amore) (Italian Edition))
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Il tempo stava cambiando. Nuvoloni grigi spuntavano minacciosi dietro la cerchia dei monti alle spalle della città; lì il cielo era livido. Una grossa nuvola coprì il sole e la terrazza si oscurò all'improvviso. Il barone sollevò gli occhi malati e li puntò su Monte Pellegrino. Lo vedeva sfocato in lontananza, stagliato contro il cielo: ma il monte aveva già cambiato colore. Nuove sfumature - blu, viola - lo rendevano austero e minaccioso. Quella montagna dalle proporzioni perfette e dalla solida bellezza era il guardiano del golfo: una mitica fiera accovacciata e immersa a metà nel mare - groppa e gambe emergevano nelle loro forme angolose -, ma pronta a trarsi dal sonno e a drizzarsi contro chi osasse avvicinarsi alla città. Domenico Safamita amava Palermo d'una passione quasi fisica. "Si distruggono monasteri, palazzi, si sventrano quartieri. Non importa che manchi l'acqua, che le fognature siano rudimentali o inesistenti, che il popolino viva in tuguri e muoia di fame e malattie: i palermitani vogliono un nuovo grandioso teatro lirico. Sempre più bella e più abietta, mai come ora Palermo si rivela magnifica e compiaciuta di aver mantenuto la sua identità di città superlativamente cortigiana. A Palermo anche le pietre sudano sensualità." Sulla sinistra la nuova strada, larghissima, finiva a mare.
Lì sembrava essere calata la notte e l'acqua era cosparsa di puntini luccicanti: le prime lampare dei pescatori. La nuvola scivolò dal sole e tutto ritornò come prima: il mare era una macchia scura senza bagliori, Monte Pellegrino, appena rosato, si stagliava netto e benigno.
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Simonetta Agnello Hornby (La zia marchesa)
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Ogni volta che si spostano, due partner, se la loro attenzione è ancora rivolta l'uno verso l'altra, cominciano a vedersi in modo diverso, perché le personalità non hanno un unico immutabile colore, come il bianco o il blu, ma sono come schermi illuminati, e le sfumature che proiettiamo dipendono da ciò che ci circonda.
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Mohsin Hamid (Exit West)
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La vita sociale si regge interamente su sfumature.
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Irène Némirovsky (All Our Worldly Goods)
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Gli avverbi sono parti della lingua inventate dai ricchi. A cosa serve un avverbio a un poverello. Come dice il proverbio... se non è rosso è giallo. Per i poveri o è uno o è l'altro. Punto. Che c'entra il resto. Poco rosso, fortemente giallo... Inutili sfumature. Niente sfumature per i poveri.
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Gino Vignali (Neppure un rigo in cronaca)
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Niente è solo nero o solo bianco. E nessuno è soltanto buono o cattivo. Ciò valeva anche per il rapitore. Queste sono frasi che non si ascoltano volentieri quando sono pronunciate dalla vittima di un rapimento. Perché così viene meno lo schema ben definito di Bene e Male che utilizziamo volentieri per non perdere l’orientamento in un mondo pieno di sfumature grigie. Quando parlo di questo, sul volto di qualche estraneo mi pare di vedere irritazione e rifiuto. L’empatica partecipazione al mio destino provata fino a quel momento, si raggela e si trasforma in rigetto. Le persone che non hanno alcuna idea di cosa significhi davvero essere prigionieri, mi negano la facoltà di giudicare le mie esperienze usando una sola espressione: sindrome di Stoccolma. “Con Sindrome di Stoccolma s’intende un fenomeno psicologico, per cui un ostaggio instaura un rapporto emotivamente positivo con i suoi sequestratori. Questo può implicare che la vittima simpatizzi con i criminali e cooperi con loro” – così sta scritto nel dizionario enciclopedico. Una diagnosi che io rifiuto decisamente. Perché, per quanto gli sguardi di coloro che buttano là questo concetto possano essere pieni di compassione, l’effetto è terribile. Questo giudizio rende la vittima, infatti, due volte vittima, perché la priva dell’autorità di interpretare la propria storia; gli avvenimenti più importanti della sua esperienza vengono così liquidati come le aberrazioni di una sindrome. E proprio quel comportamento, che ha contribuito in modo decisivo alla sopravvivenza del prigioniero, viene giudicato quasi sconveniente. Avvicinarsi a un criminale non è una malattia. Crearsi un bozzolo di normalità nell’ambito di un crimine non è una sindrome. Al contrario. È una strategia di sopravvivenza in una situazione senza via di uscita, ed è più fedele alla realtà di qualsiasi piatta categorizzazione dei criminali in bestie sanguinarie e delle vittime in agnelli indifesi, davanti alla quale la società si ferma volentieri.
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Natascha Kampusch (3,096 Days)
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luce, una luce diversissima... La steppa calmucca! Opera nobile e antica della natura che non conosce colori sgargianti né rilievi bruschi e spigolosi, dove la parca malinconia delle sfumature del grigio e dell’azzurro regge il confronto con l’imponente valanga cromatica dei boschi russi d’autunno, dove le linee dolci e appena ondulate delle colline incantano il cuore più dei crinali del Caucaso, dove striminziti laghetti d’antica acqua scura e quieta parlano dell’essenza dell’acqua più dei mari e degli oceani... Tutto passa, ma quell’enorme, pesantissimo sole di ghisa nella foschia della sera, quel vento amaro saturo di assenzio fino a scoppiare non si dimenticano. Dunque è in ricchezza che si estende la steppa, e non in povertà... E in primavera, giovane di tulipani, la steppa è un oceano scrosciante di colori, non di onde. L’erba dei cammelli, ispida, si tinge di verde, e le sue spine giovani e aguzze sono ancora delicate, morbide... Nelle notti d’estate, invece, sulla steppa si leva un grattacielo di galassie – dalle fondamenta fatte di blocchi stellari azzurri e bianchi alle nebulose opalescenti, alle cupole lievi degli ammassi globulari in fuga sotto il tetto dell’universo... Ha una dote straordinaria, la steppa. Una dote che possiede sempre, all’alba, in inverno e in estate, nelle notti scure di tempesta e in quelle terse. Perché sempre e comunque la steppa parla all’uomo di libertà... E la ricorda a chi l’ha perduta.
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Vasily Grossman (Vita e destino)
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La steppa calmucca! Opera nobile e antica della natura che non conosce colori sgargianti né rilievi bruschi e spigolosi, dove la parca malinconia delle sfumature del grigio e dell’azzurro regge il confronto con l’imponente valanga cromatica dei boschi russi d’autunno, dove le linee dolci e appena ondulate delle colline incantano il cuore più dei crinali del Caucaso, dove striminziti laghetti d’antica acqua scura e quieta parlano dell’essenza dell’acqua più dei mari e degli oceani... Tutto passa, ma quell’enorme, pesantissimo sole di ghisa nella foschia della sera, quel vento amaro saturo di assenzio fino a scoppiare non si dimenticano. Dunque è in ricchezza che si estende la steppa, e non in povertà... E in primavera, giovane di tulipani, la steppa è un oceano scrosciante di colori, non di onde. L’erba dei cammelli, ispida, si tinge di verde, e le sue spine giovani e aguzze sono ancora delicate, morbide... Nelle notti d’estate, invece, sulla steppa si leva un grattacielo di galassie – dalle fondamenta fatte di blocchi stellari azzurri e bianchi alle nebulose opalescenti, alle cupole lievi degli ammassi globulari in fuga sotto il tetto dell’universo... Ha una dote straordinaria, la steppa. Una dote che possiede sempre, all’alba, in inverno e in estate, nelle notti scure di tempesta e in quelle terse. Perché sempre e comunque la steppa parla all’uomo di libertà... E la ricorda a chi l’ha perduta.
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Vasily Grossman (Vita e destino)
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La tecnologia venti o trent'anni fa era già potente, non c'é dubbio, ma non era una parte così preponderante della psicologia, non aveva ancora la capacità di soddisfare immediatamente ogni pulsione, dopo averla stimolata. Lasciava a ogni singolo individuo un suo stile e una riserva di libertà che é stata totalmente dissipata, come se non avesse nessun valore. Era normalissimo assentarsi, non dare notizie di sé per giorni o per settimane. E dunque, come é logico supporre, le persone si pensavano con maggiore intensità, con maggiore pazienza, e questo pensarsi poteva essere realmente percepito, e ricambiato. C'era tutto il tempo necessario a dipingere un fantasma sulle pareti del cuore, a ritoccarne i contorni e le sfumature fino al momento in cui prendeva una vita propria, non era più un'immaginazione arbitraria ma una presenza e un ospite da onorare. Ogni atto di comunicazione, anche il più frivolo, possedeva una quantità variabile di difficoltà e memorabilità.
Che qualcuno ti rispondesse al telefono, che fosse lì ad aspettare la tua chiamata, oppure che non se la aspettasse affatto, tutto questo era già di per sé un contenuto umano, un veicolo di erotismo o di amicizia o di violenza, e la stessa fila che avevi davanti alla cabina, con la pila di gettoni intiepidita nel cavo della mano, poteva decidere il senso di molte parole, farle fermentare nella testa prima che venissero pronunciate.
[...]
I viaggi in treno erano così lunghi che nella forzata intimità degli scompartimenti a sei posti, coi loro braccioli muniti di portacenere stracolmi di mozziconi, una civiltà narrativa secolare celebrava i suoi ultimi fasti, come solo poteva accadere tra sconosciuti che non si sarebbero più rivisti, e che quasi mai si scambiavano il nome.
Alcune di quelle storie erano destinate a insediarsi per sempre in chi le ascoltava, come indistruttibili pietre di paragone, o fili d'Arianna, o farmaci per ogni tipo di incertezza.
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Emanuele Trevi (Sogni e favole. Un apprendistato)
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«Ho caldo,» aveva detto uno dei due, a un certo punto – lui, probabilmente: Viv sembrava vivere di perfezione impalpabile – ed erano finiti fuori, al buio, con soltanto la luce dei lampioni e delle insegne a piovere sulla testa come un velo alieno. Viv pareva ancora più impossibile, in quelle sfumature, diafano e ipnotico: occhi azzurrissimi, pelle chiara, capelli quasi bianchi. Tratti affilati dalle ombre, sfiorati dal freddo.Lasciarsi baciare era sembrato scontato, un po’ come certe cose che accadono in sogno.Non era la prima volta, del resto. In sogno, almeno.E mentre affondava le mani nei suoi capelli e li stringeva nei pugni, mentre lasciava strusciare le labbra sulla sua mascella e scivolava a baciargli l’orecchio, a chiudere la bocca in un morso morbido sulla gola, sul tendine del collo, non c’era stato nulla di insolito o diverso, in quel gesto: solo un sapore inebriante, per quanto confuso dall’alcol. Solo il nodo allo stomaco di un corpo che si dibatteva e strusciava contro il suo. Il cervello era spento, o ne era spenta una parte: quella che imponeva limiti e barriere, dando l’allarme ogni volta che quel ragazzino gli passava davanti, peggiore di tutti e al tempo stesso più dolce.C’era solo lui, in quel momento. Carlos, senza storia o cognome.Quel bacio – quel fiume di baci, cascata, marea, corrente – era proseguito a lungo. Abbastanza da cancellare la percezione stessa del tempo
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Micol Mian (In luce fredda (Rosa dei venti Vol. 1))
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Voglio guardare di che tonalità di verde sono i suoi occhi o quali sfumature possono assumere i suoi capelli biondi quando vengono colpiti dalla luce del sole. Voglio vedere in che modo la sua bocca morbida si schiude quando riceve i miei baci o come si risistema gli occhiali sul naso ogni volta che è nervoso. Voglio vedere la sua agitazione quando mi avvicino e il modo in cui solleva il viso per ricevere le mie carezze.
Ma, più di ogni altra cosa al mondo, voglio guardare negli occhi il ragazzo che è riuscito a scuotere così tanto la mia vita.
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Sara Coccimiglio (Come il giorno e la notte)
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La sera dell’incarico misterioso, sfumature rosso lampone colorarono il
tramonto e, anche se Pyro aveva continuato a scherzare sul nuovo ruolo che
aveva lui nel gruppo, l’umore generale era rimasto cupo tutto il giorno. Anche
Drake, che aveva concordato che lui dovesse gettarsi nella mischia, sembrava
teso in maniera insolita, quindi Clover aveva deciso di alleggerire
l’atmosfera.
Eppure, seduto accanto a Tank sui sedili anteriori del loro furgoncino,
cominciò ad agitarsi. Sebbene avesse imparato a sparare contro una sagoma, non
gli era mai piaciuto uccidere o fare del male agli altri. Tuttavia, la pistola al
suo fianco significava che era in grado di farlo. Aveva il potere e quello
cambiò il modo in cui guardò il mondo che lo circondava. Se era abbastanza
veloce e in grado di schivare i colpi, con un’arma a distanza poteva
sconfiggere persone molto più grosse di lui. Sarebbe andata bene. Era il suo
primo lavoro, quindi i ragazzi gli avrebbero guardato le spalle
Diede un bacio a Tank su una guancia nel tentativo di placare la tensione
nata tra di loro dopo la lotta di qualche giorno prima. L’atteggiamento di Tank
esprimeva quanto ci tenesse ma, anche se Clover sapeva che il suo uomo lo faceva
per il suo bene, aveva bisogno di fargli capire che non poteva restare per
sempre in una bolla come un ragazzo premio. Sebbene amasse la protezione del
suo Paparino, era un uomo in grado di prendere delle decisioni importanti. Non
poteva restare per sempre ai margini della loro piccola famiglia. Era meglio
per tutti che Tank lo capisse al più presto
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K.A. Merikan (Their Obsession (Four Mercenaries #2))
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I sogni di un malato sono caratterizzati spesso da straordinario rilievo, vividezza ed eccezionale somiglianza con la realtà. L'evento è, a volte, mostruoso, ma l'ambiente e l'intero processo della rappresentazione sono così verosimili e così ricchi di sfumature, di particolari inattesi ma artisticamente appropriati all'insieme, che chi sogna non saprebbe inventarli da sveglio, nemmeno se fosse un artista della grandezza di Puškin o di Turgenev. Questi sogni, poi - sogni morbosi -, rimangono a lungo impressi nella memoria, e producono un'impressione profonda su un organismo già scosso ed eccitato.
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Fëdor Dostoevskij (Delitto e castigo)
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...si azzanna anche per ribellarsi da una schiavitù e non solo per invidia, gelosia, arroganza, sete di potere; si morde con forza un braccio per difendersi legittimamente dalla quotidiana violenza subita: le sfumature di un morso dato a fondo con l'intento di sbranare hanno molteplici cause, che spesso non sono quello che appaiono - cioè ciò che la gente omertosa narra sulla verità degli altri.
Causano più dolore agli altri le pecore con la loro passività che il morso di qualche lupo disorientato sulla propria scala di valori.
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Michelle Dedee
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Sono sempre stata affascinata dal modo in cui le persone mentono. Non in grande, ma nel piccolo.
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Lucia Berlin (Manual para mujeres de la limpieza)