Quali Quotes

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Sì perché l'autorità dell'opinione di mille nelle scienze non val per una scintilla di ragione di un solo, sì perché le presenti osservazioni spogliano d'autorità i decreti de' passati scrittori, i quali se vedute l'avessero, avrebbono diversamente determinato. For in the sciences the authority of thousands of opinions is not worth as much as one tiny spark of reason in an individual man. Besides, the modern observations deprive all former writers of any authority, since if they had seen what we see, they would have judged as we judge.
Galileo Galilei (Frammenti e lettere)
Un lettore di professione è in primo luogo chi sa quali libri non leggere; è colui che sa dire, come scrisse una volta mirabilmente Scheiwiller, «non l’ho letto e non mi piace».
Giorgio Manganelli (Lunario dell'orfano sannita)
Quali occhi dovrei cercare per trovare l’ultima risposta irragionevole?
Suman Pokhrel
To my son, If you are reading this letter, then I am dead. I expect to die, if not today, then soon. I expect that Valentine will kill me. For all his talk of loving me, for all his desire for a right-hand man, he knows that I have doubts. And he is a man who cannot abide doubt. I do not know how you will be brought up. I do not know what they will tell you about me. I do not even know who will give you this letter. I entrust it to Amatis, but I cannot see what the future holds. All I know is that this is my chance to give you an accounting of a man you may well hate. There are three things you must know about me. The first is that I have been a coward. Throughout my life I have made the wrong decisions, because they were easy, because they were self-serving, because I was afraid. At first I believed in Valentine’s cause. I turned from my family and to the Circle because I fancied myself better than Downworlders and the Clave and my suffocating parents. My anger against them was a tool Valentine bent to his will as he bent and changed so many of us. When he drove Lucian away I did not question it but gladly took his place for my own. When he demanded I leave Amatis, the woman I love, and marry Celine, a girl I did not know, I did as he asked, to my everlasting shame. I cannot imagine what you might be thinking now, knowing that the girl I speak of was your mother. The second thing you must know is this. Do not blame Celine for any of this, whatever you do. It was not her fault, but mine. Your mother was an innocent from a family that brutalized her. She wanted only kindess, to feel safe and loved. And though my heart had been given already, I loved her, in my fashion, just as in my heart, I was faithful to Amatis. Non sum qualis eram bonae sub regno Cynarae. I wonder if you love Latin as I do, and poetry. I wonder who has taught you. The third and hardest thing you must know is that I was prepared to hate you. The son of myslef and the child-bride I barely knew, you seemed to be the culmination of all the wrong decisions I had made, all the small compromises that led to my dissolution. Yet as you grew inside my mind, as you grew in the world, a blameless innocent, I began to realize that I did not hate you. It is the nature of parents to see their own image in their children, and it was myself I hated, not you. For there is only one thing I wan from you, my son — one thing from you, and of you. I want you to be a better man than I was. Let no one else tell you who you are or should be. Love where you wish to. Believe as you wish to. Take freedom as your right. I don’t ask that you save the world, my boy, my child, the only child I will ever have. I ask only that you be happy. Stephen
Cassandra Clare (City of Lost Souls (The Mortal Instruments, #5))
Non sum qualis eram. I am not what I once was.
Francesca Lia Block (Love in the Time of Global Warming (Love in the Time of Global Warming, #1))
Sono poche le persone che io amo per davvero e ancora meno quelle delle quali io penso bene. Più conosco il mondo, più ne sono disgustata; e ogni giorno conferma la mia convinzione dell'incoerenza del carattere umano, e della poca fiducia che possiamo riporre in tutto ciò che può apparire merito o intelligenza.
Jane Austen (Pride and Prejudice)
«Io ho pochissimi amici, forse nessuno di veramente intimo. Ho delle conoscenze, dei ragazzi e delle ragazze come me, la mia amica che ti parlò ieri al telefono, per esempio, con i quali scherzo, ballo, studio, faccio i pettegolezzi, ci scambiamo le idee, facciamo gli scemi e le persone serie a seconda delle circostanze, ma dentro, dentro è diverso. Ci sono dei tasti che toccati una volta per conoscersi quali siamo, non si toccano più, non si va a fondo. Si resta amici, ma si sa che certi argomenti non si debbono più toccare. Ci si sopporta e stima a vicenda. Papà diceva: ci si aiuta a vivere. Guai se così non fosse. Ma l'amicizia, diceva papà, l'amicizia vera è un sentimento forte. È un volersi bene spietato, un guardarsi continuamente negli occhi...»
Vasco Pratolini (Un eroe del nostro tempo)
Ci sono ore normali, e poi ci sono ore invalide, durante le quali il tempo si ferma e scivola via, in cui la vita - la vita reale - sembra scorrere su un binario parallelo.
Jojo Moyes (Me Before You (Me Before You, #1))
Lei era così, rompeva equilibri solo per vedere in quali altri modi poteva ricomporli.
Elena Ferrante (L'amica geniale)
Senza mai guardare dove sta andando, la gente si muove attraverso qualcosa di predisposto, armata di bugie. Non vede l'ora di raggiungere luoghi dai quali è appena tornata, o si rammarica di aver fatto cose che non ha ancora fatto. Signori delle bugie e della spazzatura - di ogni sorta di merda e di spazzatura. [...] Lo prendiamo ancora in culo ogni mattina come tutti gli altri - ma in questi giorni la cosa finisce in un baleno.
Martin Amis (Time's Arrow)
Ma ci sono sempre degli uomini così, uomini per i quali esiste una sola donna, e che vogliono soltanto quella o niente.
Cassandra Clare (Clockwork Prince (The Infernal Devices, #2))
Vi sono momenti minuscoli di felicità, e sono quelli durante i quali si dimenticano le cose brutte. La felicità, signorina mia, è fatta di attimi di dimenticanza.
Totò
«E la storia è su di loro che…?» «Cazzeggiano. Cioè, in realtà viaggiano e cercano la Pietra Filosofale, che annulla lo scambio equivalente.» «Per riavere i loro corpi.» «Esatto. Lo aspetto con ansia perché voglio vedere se trombano.» «Tra loro?» «Sì.» «…ma sono fratelli.» «E…?» Lui tace, sprofonda nella poltrona e continua a guardare. Dopo un po’ si sporge in avanti con slancio. «No, sul serio, sono fratelli!» «Ebbè, c’è tensione sessuale.» «Come fa a esserci tensione sessuale tra fratelli, uno dei quali è un’armatura?» «Sono giapponesi, creerebbero tensione sessuale tra un ravanello e il piatto.» Ci riflette e poi, persuaso, torna ad appoggiare la schiena. «Va bene, ha senso.»
Eleonora C. Caruso (Comunque vada non importa)
Alla fine noi siamo 'sta roba qua. Sopravvissuti, imperfetti, pieni di cicatrici che ci siamo fatti tra di noi. Se ci guardi da vicino, ti accorgi che, non si sa come, restiamo attaccati. Siamo tenuti insieme con lo sputo. È così, quando attraversi la vita. Ti usuri. E non puoi più tornare com'eri prima. Ci devi stare. L'importante è che capisci quali sono i pezzi più importanti, quelli di cui non puoi fare a meno, che ti fanno essere quello che sei... E te li tieni stretti.
Zerocalcare (Macerie prime. Sei mesi dopo)
Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati al fondo. Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c'è, e non è pensabile. Nulla più è nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga.
Primo Levi (If This Is A Man/The Truce: Hachette Essentials)
Non so con quali armi si combatterà la Terza guerra mondiale, ma la Quarta sì: con bastoni e pietre
Albert Einstein
L'istruzione, e la ricchezza, posson essere sorgente di bene e di male, a seconda delle intenzioni colle quali s'adoperano.
Giuseppe Mazzini
Non sum qualis eram -I am not what I used to be
Jenna Maclaine
Lei non deve abbandonarsi a desideri nei quali non crede. So che cosa desidera, ma deve poter rinunciare a questi desideri oppure desiderare appieno. Se riesce a chiedere in modo da essere sicuro dell’esaudimento sarà anche esaudito. Lei invece desidera e poi si pente e ha paura.
Hermann Hesse
[…] ci sono tre tipi di uomini: quelli che vivono davanti al mare, quelli che si spingono dentro il mare, e quelli che dal mare riescono a tornare vivi. […] vedrai la sorpresa quando scoprirai quali sono i più felici.
Alessandro Baricco (Ocean Sea)
Umana cosa è l'aver compassione agli afflitti; e come che a ciascuna persona stea bene, a coloro è massimamente richiesto li quali già hanno di conforto avuto mestiere, e hannol trovato in alcuni: fra' quali, se alcuno mai n'ebbe bisogno, o gli fu caro, o già ne ricevette piacere, io son uno di quegli.
Giovanni Boccaccio (The Decameron)
Un giorno, però, lo sguardo di uno sconosciuto ti inchioda al muro. Una persona ti sfiora appena e inaspettatamente, in un istante, avverti una sensazione che non hai mai provato in tutta la tua vita. Un'emozione che quasi ti spaventa, più potente delle tue convinzioni e dei tuo valori, gli stessi che hai sostenuto e per i quali ti sei sempre battuta.
Fabio Volo (Le prime luci del mattino)
Sono gli stessi gradini dai quali Jane Austen fa cadere Louisa Musgrove in Persuasione." "Come è romantico." "Gli uomini erano romantici... allora.
John Fowles (The French Lieutenant’s Woman)
Se ci fate caso, la gente si rincretinisce per pochissimo, mica perché rimane veramente vittima di chissà quali raffinatezze.
Diego De Silva (Non avevo capito niente)
Non sappiamo quali saranno i giorni che cambieranno la nostra vita. Probabilmente è meglio così.
Stephen King (L'acchiappasogni (Italian Edition))
Però, chi nella vita non conosce almeno una volta la disperazione e non capisce quali cose valgano veramente, diventa adulto senza avere mai capito che cosa sia veramente la gioia.
Banana Yoshimoto (Kitchen)
È invariabilmente triste guardare con occhi nuovi cose alle quali ci eravamo già adattati.
F. Scott Fitzgerald (The Great Gatsby)
Non mi piacciono i matrimoni combinati. Ci sono sbagli dei quali non bisognerebbe mai poter incolpare i propri poveri genitori.
Salman Rushdie
Lupus est homo homini, non homo, quom qualis sit non novit.
Plautus
Forse traverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni ritorneremo alla salute. Quando i gas velenosi non basteranno più, un uomo fatto come tutti gli altri, nel segreto di una stanza di questo mondo, inventerà un esplosivo incomparabile, in confronto al quale gli esplosivi attualmente esistenti saranno considerati quali innocui giocattoli. Ed un altro uomo fatto anche lui come tutti gli altri, ma degli altri un po’ più ammalato, ruberà tale esplosivo e s’arrampicherà al centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto potrà essere il massimo. Ci sarà un’esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie. [La coscienza di Zeno, 1923]
Italo Svevo (Zeno's Conscience)
In ogni essere umano si celano possibilità infinite, che non devono essere scatenate invano. Poiché è terribile quando l'intero uomo risuona di tanti echi, nessuno dei quali diventa una vera voce.
Elias Canetti (Notes from Hampstead: The Writer's Notes: 1954-1971)
La perfetta uguaglianza è la base necessaria della libertà. Vale a dire, è necessario che fra quelli fra' quali il potere è diviso, non vi sia squilibrio di potere; e nessuno ne abbia più né meno di un altro. Perché in questo e non in altro è riposta l'idea, l'essenza e il fondamento della libertà.
Giacomo Leopardi (Zibaldone di pensieri)
Più di una volta ho notato che proprio le cose cui si è appena badato durante il giorno, le idee non chiarite, le parole dette senza pensarci e alle quali non si è prestata attenzione tornano di notte in immagini concrete e vive, e diventano oggetto di sogni, quasi a rivalsa di essere state tarscurate.
Boris Pasternak (Doctor Zhivago)
Vogliamo ora congedarci dal nostro vecchio amico in uno di quei rari momenti di felicità perfetta, dei quali, a ben saperli cercare, qualcuno di trova sempre che valga ad allineare la nostra transitoria esistenza terrena. Esistono sulla terra le ombre nere, ma per contrasto le zone luminose appaiono ancora più chiare.
Charles Dickens
Da Fadigati a venire a parlare dell'omosessualità in genere il passo era stato breve. Malnate, in materia, aveva idee molto semplici [...] Per lui i pederasti erano soltanto dei "disgraziati", poveri "ossessi" dei quali non metteva conto di occuparsi che sotto il profilo della medicina o sotto quello della prevenzione sociale. Io, al contrario, sostenevo che l'amore giustifica e santifica tutto, perfino la pederastia; di più: che l'amore, quando è puro, cioè totalmente disinteressato, è sempre anormale, asociale, eccetera: proprio come l'arte - avevo aggiunto -, che quando è pura, dunque inutile, dispiace a tutti i preti di tutte le religioni, compresa quella socialista.
Giorgio Bassani
Forse non esistono nemmeno amici buoni o cattivi, forse ci sono solo amici, persone che prendono le tue parti quando stai male e che ti aiutano a non sentirti solo. Forse per un amico vale sempre la pena avere paura e sperare e vivere. Forse vale anche la pena perfino morire per lui, se così ha da essere. Niente amici buoni. Niente amici cattivi. Persone e basta che vuoi avere vicino, persone con le quali hai bisogno di essere; persone che hanno costruito la loro dimora nel tuo cuore
Stephen King (It)
Esistono certi scrittori religiosi o meglio morali, i quali sostengono che in questo mondo la virtù è la via sicura della felicità e il vizio quella dell'infelicità: dottrina veramente sana e consolante, contro cui abbiamo un'obiezione sola, e cioè che non è vera.
Henry Fielding (The History of Tom Jones, a Foundling)
Quelle persone alle quali diamo un'importanza enorme: pendiamo dalle loro labbra, dal loro giudizio. Basta una parola negativa e tutti i complimenti che ci hanno fatto fino a quel momento non hanno più valore. Hanno il potere di annientarti o innalzarti con una sola parola.
Fabio Volo (Il giorno in più)
E sì, mi manca ancora. Per quanto incomprensibile possa essere, sento ancora la sua mancanza. La sento soprattutto in questo tipo di situazione, quando esco, quando mi siedo in un ristorante con qualcuno, quando viene un po’ di sole dopo che ha piovuto, quando la gente intorno parla del più e del meno, quando la normalità incalza. E’ soprattutto in quei momenti che mi domando cosa ci faccio lì. Perché rimango. Perché non me ne vado. E perché quello che mangio non sa di niente. E perché delle cose che mi dicono gli amici, cose per le quali dovrei provare un qualche interesse, non m’importi assolutamente nulla. E risponda per pura cortesia, sperando che se la bevano e pensando che se pure non se la bevono fa lo stesso. E perché quando mi sembra di cominciare a rilassarmi, finalmente, vengo subito assalito dal solito stormo di piccoli ricordi felici che vuole portarmi via da dove sto. E perché mi sembra di aver lasciato la vita da qualche parte. Ma dove? Fanculo, va’.
Diego De Silva (Sono contrario alle emozioni)
Non era solo la questione di mia sorella; era più di così, era l'intero corso degli eventi, la miseria del corpo e del desiderio, le decisioni che si prendono e sulle quali non si può tornare, il senso stesso che si sceglie di dare a quella cosa che chiamiamo, forse a torto, la nostra vita.
Jonathan Littell (The Kindly Ones)
Ora so che l'amore è l'unica cosa che valga davvero la pena di avere. Tutto il resto, talento, lavoro, arte, religione, conoscenza e tutti gli altri terreni affanni altro non sono che rimedi con i quali coloro che non amano, coloro che non sono amati, tentano di attenuare le loro pene, di anestetizzarsi.
Elizabeth von Arnim (Lettere di una donna indipendente)
La mia vita mi spinge a immaginarmi come sarebbe stata la sua se le fosse toccato ciò che è toccato a me, che uso avrebbe fatto della mia fortuna. E la sua vita si affaccia di continuo nella mia, nelle parole che ho pronunciato, dentro le quali c'è spesso un'eco delle sue, in quel gesto determinato che è un riadattamento di un suo gesto, in quel mio di MENO che è tale per un suo di PIU', in quel mio di PIU' che è la forzatura di un suo di MENO senza contare ciò che non ha mai detto ma mi ha lasciato intuire, ciò che non sapevo e che poi ho letto nei suoi quaderni. Così il racconto dei fatti deve fare i conti con filtri, rimandi, verità parziali, mezze bugie: ne viene una estenuante misurazione del tempo passato tutta fondata sul metro incerto delle parole.
Elena Ferrante (The Story of a New Name (Neapolitan Novels, #2))
Avventurose età e benedette quelle che non seppero la spaventevole furia di queste indemoniate macchine dell'artiglieria, l'inventore delle quali io ritengo che sia nell'inferno a ricevere il guiderdone del suo diabolico ritrovato, per mezzo del quale fece sì che un ignobile e codardo braccio possa toglier la vita a un prode cavaliere.
Miguel de Cervantes Saavedra (Don Quixote)
Che la vita di un uomo sia soltanto un sogno è già stato affermato da molti, e tale sentimento si è impadronito anche di me. Quando considero i limiti entro cui sono prigioniere le forze attive e speculative dell'uomo, quando vedo che ogni attività mira all'unico scopo di soddisfare i bisogni, i quali, a loro volta, servono soltanto a prolungare la misera esistenza, e poi comprendo che l'appagamento su certi punti delle nostre speculazioni non è altro che sognante rassegnazione perché dipingiamo soltanto variopinte figure e luminosi panorami sulle pareti fra le quali siamo prigionieri, tutto ciò, Guglielmo, mi ammutolisce. Rientro in me stesso e trovo un universo! Ma formato più di presentimenti e di oscuri desideri che di immagini e di forze viventi. Allora tutto si confonde davanti ai miei sensi, e io sorrido e continuo a sognare nel mondo.
Johann Wolfgang von Goethe (The Sorrows of Young Werther)
Qui non posso non pensare a Thomas Bernhard, il grande scrittore austriaco, che non ha mai smesso di criticare e fustigare – con odio e amore, e anche con humor, – il suo paese, la sua epoca, la società in cui viveva. È morto il 12 febbraio 1989. Per lui non ci sono stati lutti nazionali o internazionali, non ci sono state false lacrime, neanche lacrime vere, forse. Solo i suoi lettori appassionati, tra i quali mi annovero, si sono resi conto dell’immensa perdita per la letteratura: Thomas Bernhard, ormai, non scriverà più. Peggio ancora: ha proibito di pubblicare i manoscritti che ha lasciato dietro di sé. È l’ultimo «no» alla società da parte del geniale autore del libro intitolato Ja. Questo libro è qui, davanti a me, sul tavolo, insieme a Cemento, Il soccombente, L’imitatore di voci, A colpi d’ascia e altro. L’ho prestato a diversi amici dicendo che non avevo mai riso tanto leggendo un libro. Me l’hanno restituito senza essere riusciti a leggerlo fino in fondo, tanto questa lettura sembrava loro «demoralizzante» e «insostenibile». Quanto all’aspetto «comico» del testo, proprio non riuscivano a vederlo. È vero che il suo contenuto è terribile, perché questo «ja» è un «sì» alla morte, e perciò un no alla vita. Tuttavia, che lo voglia o no, Thomas Bernhard vivrà eternamente per servire d’esempio a tutti coloro che pretendono di essere degli scrittori.
Ágota Kristóf
è cosa nota e universalmente riconosciuta che uno zombie in possesso di un cervello debba essere in cerca di un altro cervello. E tale verità si è dimostrata in tutta la sua evidenza durante le recenti aggressioni a Netherfield Park, durante le quali una famiglia di diciotto persone era stata massacrata e divorata da un'orda di morti viventi.
Seth Grahame-Smith (Pride and Prejudice and Zombies (Pride and Prejudice and Zombies, #1))
La camera si riempì ora di azioni decise e precise, le quali però, essendo nate dalla noia, dall'oziosità, dal capriccio, celavano in sé una certa dose di imbecillità.
Witold Gombrowicz (Cosmos)
Quali sono, quindi le prime impressioni che un bimbo nomade ha del mondo? Un capezzolo dondolante e una cascata d'oro.
Bruce Chatwin (The Songlines)
Nessuna spesa è più nobile di quella che si fa per l'acquisto dei libri, ma nessuna spesa è meno giudiziosa di quella fatta per l'acquisto di troppi libri. A che serve una enorme quantità di volumi, dei quali, nella brevità della vita, si abbia appena il tempo di leggerne i titoli. Meglio leggere e rileggere pochi autori eccellenti che leggicchiarne migliaia.
Seneca (La pace dell'animo)
L’amore aveva lastricato questa famiglia di cadaveri sui quali sgambettava un numero esponenziale di marmocchi, e tutte queste donne erano pronte a ricominciare da zero, con il cuore puro, a incantarsi per l’improvviso rossore sulle guance incavate di Thérèse, identificato immediatamente come il segno dell’amore, quando io avevo sperato in una innocente tubercolosi..
Daniel Pennac
La sua giovinezza gli riapparve portando tutti i ricordi soavi, che sono profumi piuttosto che pensieri. Da quel passato al presente c’era un abisso. Ma la fantasia ha il volto dell’angelo e del baleno; essa varca i mari nei quali abbiamo corso il rischio di naufragare, le tenebre dove si sono perdute le nostre illusioni, gli abissi che hanno inghiottito la nostra felicità
Alexandre Dumas (Twenty Years After (The d'Artagnan Romances, #2))
Soltanto il mare gli brontolava la solita storia lì sotto, in mezzo ai faraglioni perché il mare non ha paese nemmeno lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole, anzi ad Aci Trezza ha un modo tutto suo di brontolare, e si riconosce subito al gorgogliare che fa tra quegli scogli nei quali si rompe, e par la voce di un amico.
Giovanni Verga (I Malavoglia)
La cosa buffa del quasi-morire è che poi tutti si aspettano che tu viva a bordo del treno della felicità, che passi il tempo a rincorrere le farfalle su prati verdi o a guardare arcobaleni nelle macchie di benzina sulla strada. È un miracolo! Diranno tutti, con uno sguardo pieno di aspettative. È come quando ricevi in regalo un maglione sgualcito e sformato e non devi deludere la nonna con una strana smorfia quando scarti la scatola. Dopo tutto questa è la vita: piena di buche e grovigli e punti nei quali bloccarsi. Scomoda e irritante. Un regalo che non avevi mai chiesto, mai voluto e mai scelto. Un regalo che dovrai indossare con eccitazione, giorno dopo giorno, anche quando preferiresti startene nel tuo letto a far nulla. La verità è questa: non servono particolari requisiti per quasi-morire, e nemmeno per quasi-vivere.
Lauren Oliver (Vanishing Girls)
Ci sono poveri per i quali il ricco non è un’aspirazione. Ci sono poveri, in sostanze e in spirito, renitenti alla leva. Ero ostile a quel modo di istigare uno a sopravanzare all’altro, per temperamento non per convinzione. Il male che mi insegnavi a riconoscere, io lo vedevo causato dalle persone. Mi sorvegliavo per non procurarlo, perché anche un rossore risparmiato a un altro fa parte delle proprie responsabilità.
Erri De Luca (Non ora, non qui)
Quando si è al mondo da poco è difficile capire quali sono i disastri all'origine del nostro sentimento del disastro, forse non se ne sente nemmeno la necessità. I grandi, in attesa di domani, si muovono in un presente dietro al quale c'è ieri o l'altro ieri o al massimo la settimana scorsa: al resto non vogliono pensare. I piccoli non sanno il significato di ieri, dell'altro ieri, e nemmeno di domani, tutto è questo, ora.
Elena Ferrante (My Brilliant Friend (Neapolitan Novels, #1))
gli sorrise d’un sorriso cosí tenue, direi quasi cosí immateriale, che non parve espresso da un moto delle labbra, sí bene da una irradiazione dell’anima per le labbra, mentre gli occhi rimanevan tristi pur sempre, e come smarriti nella lontananza d’un sogno interiore. Eran veramente gli occhi della Notte, cosí inviluppati d’ombra, quali per una Allegoria avrebbeli forse imaginati il Vinci dopo aver veduta in Milano Lucrezia Crivelli.
Gabriele d'Annunzio (Il piacere)
«Incolpi la gente di credere in Dio considerandola una massa di poveri illusi. Tu ti conforti nella scienza che fa solo congetture. Quali prove concrete hai a sostegno della tua tesi della malattia da cinquecento milioni di dollari?». Scossi la testa come per dire che non ne avevo, ed era la verità. Ipotesi più accreditata non è sinonimo di certezza. È solo più facile per me da accettare, com’è più semplice per chi ha fede pensare che i vampiri siano i dannati terreni che Dio non vuole nemmeno all’inferno. Una lacrima mi rigò la guancia e immediatamente Adam sciolse la presa ad un passo da quella che sarebbe potuta essere la mia fine. Rimasi sdraiata nella stessa posizione in cui mi aveva costretto, supina, e ricominciai a respirare gradualmente senza allontanare i miei occhi dai suoi. Era bello tornare a vivere sotto il suo sguardo. Si avvicinò ulteriormente al mio viso parlandomi sopra le labbra. Le sfiorò più volte con le sue, senza il minimo proposito di baciarmi. «Forse potrebbe essere la morte la vera malattia e noi la legittima cura. Guardami, Elizabeth» bisbigliò alzandomi il mento col pollice. «Ho quasi duecentocinquanta anni e non ne dimostro nemmeno trenta. Magari tra qualche anno scoprirete le origini della patologia che ammorba gli angeli, e allora la rivenderete a coloro che vorranno volare».
Giorgia Penzo (Red Carpet)
È inciso in ogni canzone che spopolava allora, in ogni romanzo che ho letto durante e dopo il suo soggiorno, in ogni cosa, dal profumo del rosmarino nelle giornate calde al frinire concitato delle cicale di pomeriggio: odori e suoni, in mezzo ai quali ero cresciuto e con cui fino ad allora avevo convissuto ogni anno della mia vita ma che poi d'un tratto riscoprivo eccitanti, arricchiti di una sfumatura particolare, per sempre colorata da ciò che accadde quell'estate.
André Aciman (Call Me by Your Name)
Alle domande più importanti si finisce sempre per rispondere con l'intera esistenza. NOn ha importanza quello che si dice nel frattempo, in quali termini e con quali argomenti ci si difende. Alla fine, alla fine di tutto, è con i fatti della propria vita che si risponde agli interrogativi che il mondo ci rivolge con tanta insistenza. Essi sono: Chi sei?...Cosa volevi veramente? ...Cosa sapevi veramente? ... Nei confronti dichi o di che cosa ti sei mostrato coraggioso o vile?
Sándor Márai (Embers)
Avevo già passato i trent'anni e avrei dovuto imparare qualche cosa da quello che mi era successo. Ma solo tardi imparai che non s'impara quasi mai niente. Noi rimaniamo sempre gli stessi. Le esperienze della vita, gli insegnamenti delle persone più sagge, ci impolverano un poco, come quando camminiamo per una vecchia strada di campagna, ma basta soffiare su quel po' di polvere perché noi ritorniamo tali e quali come eravamo prima di ogni insegnamento. Così continuai a commettere gli stessi errori. Per fortuna, lavorando quattordici, sedici ore al giorno, scrivendo quattro, cinque romanzi e centinaia di racconti all'anno, avevo poco tempo per commettere errori. Ma ne commettevo sempre. [dalla Prefazione: Io, Vladimir Scerbanenco]
Giorgio Scerbanenco (La Milano nera)
«Mi ero insomma innamorato. Vale a dire: avevo cominciato a riconoscere, a isolare, i segni di una da quelli delle altre, anzi li aspettavo, questi segni che avevo cominciato a riconoscere, li cercavo, anzi rispondevo a questi segni che aspettavo con altri segni che facevo io, anzi ero io a provocarli, questi segni di lei ai quali io rispondevo con altri segni miei, vale a dire io ero innamorato di lei e lei di me, cosa si poteva desiderare di più dalla vita?». (Italo Calvino, “Le Cosmicomiche”)
Italo Calvino (Cosmicomics)
Con le macchine pensano di far miracoli: ma quali? Di Dio non sentono più bisogno; ma che sortii di miracolo saranno? Per esempio, non si deve più parlare di alto e di basso: a loro non serve più. Aristotele, che per tutto il resto considerano alla stregua di una vecchia ciabatta, ha detto (e questo lo citano): «Se la spola del telaio girasse da sola, se il plettro della cetra suonasse da sé, i maestri non avrebbero più bisogno di aiutanti, né i padroni di servi». Ed è quello che sta avverandosi mi sa.
Bertolt Brecht (Galileo)
Cosa si può dire quando si apprende che l'infanzia di qualcuno non è stata come quella degli altri? Cosa si può rispondere a qualcuno che non ha mai conosciuto le gioie della spensieratezza di un'infanzia in cui la nostra sola preoccupazione era sapere con chi avremmo giocato durante la ricreazione, quale cartone animato era il migliore, e collezionare tutte le carte dei giocatori di baseball dell'anno? Quali sono le parole giuste da dire per confortare un adulto che ha dovuto esserlo fin troppo presto?
Amheliie (Road)
Quest'uomo, meglio conosciuto sotto il nome di Tigre della Malesia, che da dieci anni insanguinava le coste del mar malese, poteva avere trentadue o trentaquattro anni. Era alto di statura, ben fatto, con muscoli forti come se fili d'acciaio vi fossero stati intrecciati, dai lineamenti energici, l'anima inaccessibile a ogni paura, agile come una scimmia, feroce come la tigre delle jungla malesi, generoso e coraggioso come il leone dei deserti africani. Aveva una faccia leggermente abbronzata e di una bellezza incomparabile, resa truce da una barba nera, con una fronte ampia, incorniciata da fuligginosi e ricciuti capelli che gli cavedano con pittoresco disordine sulle robuste spalle. Due occhi di una fulgidezza senza pari, che magnetizzavano, attiravano, che ora diventavano melanconici come quelli di una fanciulla, e che ora lampeggiavano e schizzavano come fiamme. Due labbra sottili, particolari agli uomini energici, dalle quali, nei momenti di battaglia, usciva una voce squillante, metallica, che dominava il rombo dei cannoni, e che talvolta si piegavano a un melanconico sorriso, che a poco a poco diventava un sorriso beffardo fino al punto di trovare il sorriso della Tigre della Malesia, quasi assaporasse allora il sangue umano. Da dove mai era uscito questo terribile uomo, che alla testa di duecento tigrotti, non meno intrepidi di lui, aveva saputo in poco volger d'anni farsi una fama sì funesta? Nessuno lo avrebbe potuto dire. I suoi fidi stessi lo ignoravano, come ignoravano pure chi egli fosse.
Emilio Salgari (Le tigri di Mompracem)
So che stai leggendo tardi questa poesia, prima di lasciare l' ufficio con l'abbagliante lampada gialla e la finestra nel buio nell'apatia di un fabbricato sbiadito nella quiete dopo l'ora di traffico. So che stai leggendo questa poesia in piedi nella libreria lontano dall'oceano in un giorno grigio di primavera, fiocchi sparsi di neve spinti attraverso enormi spazi di pianure intorno a te. So che stai leggendo questa poesia in una stanza dove tanto è accaduto che non puoi sopportare dove i vestiti giacciono sul letto in cumuli stagnanti e la valigia aperta parla di fughe ma non puoi ancora partire. So che stai leggendo questa poesia mentre il treno della metropolitana perde velocità e prima di salire le scale verso un nuovo tipo d'amore che la vita non ti ha mai concesso. So che stai leggendo questa poesia alla luce del televisore dove immagini mute saltano e scivolano mentre tu attendi le telenotizie sull'intifada. So che stai leggendo questa poesia in una sala d'attesa Di occhi che s'incontrano sì e no, d'identità con estranei. So che stai leggendo questa poesia sotto la luce al neon nel tedio e nella stanchezza dei giovani fuori gioco, che si mettono fuori gioco quando sono ancora troppo giovani. So che stai leggendo questa poesia con una vista non più buona, le spesse lenti ingigantiscono queste lettere oltre ogni significato però continui a leggere perché anche l'alfabeto è prezioso. So che stai leggendo questa poesia mentre vai e vieni accanto alla stufa scaldando il latte, sulla spalla un bambino che piange, un libro nella mano poiché la vita è breve e anche tu hai sete. So che stai leggendo questa poesia non scritta nella tua lingua indovinando alcune parole mentre altre continui a leggerle e voglio sapere quali siano queste parole. So che stai leggendo questa poesia mentre ascolti qualcosa, diviso fra rabbia e speranza ricominciando a fare di nuovo il lavoro che non puoi rifiutare. So che stai leggendo questa poesia perché non rimane nient'altro da leggere là dove sei atterrato, completamente nudo.
Adrienne Rich (An Atlas of the Difficult World)
Il difetto di giudizio è propriamente quello che si chiama stupidità, difetto cui non c'è modo di arrecare rimedio. Una testa ottusa o limitata, alla quale non manchi altro che un conveniente grado di intelletto […], si può ben armare mediante l'insegnamento fino a farne magari un dotto. Ma, poiché in tal caso di solito avviene che sia sempre in difetto di giudizio […], non è raro il caso di uomini assai dotti, i quali nell'uso della loro scienza lasciano spesso scorgere quel tal difetto, che non si lascia mai correggere.
Immanuel Kant
Tutto l'impeto di portarmela a letto che un tempo associavo al pensiero di lei è lontano: ma non sono diventato finocchio. Il suo corpo dietro i vestiti sottili sembra essere una parte di me, come se la nostra pelle non sapesse più quali ossa e quali muscoli coprire.
Alessandro D'Avenia (Bianca come il latte, rossa come il sangue)
Quando vi dicevo che non ho mai lavorato presso un fotografo professionista, vediamo che, certo, questa potrebbe essere una limitazione: infatti, tecnicamente, ci sono fotografi professionali assolutamente strepitosi, davanti ai quali io mi levo tanto di cappello. Però l'uso delle luci, di banchi ottici, di spot, di flash, è molto convenzionale. Lavorare sul campo, lavorare all'interno del mondo, per strada, fotografare le architetture, sviluppa una sensibilità, un'attenzione nei confronti della luce che un fotografo di studio non avrà mai. Proprio perché lui ha il controllo delle luci, mentre io non ho il controllo della luce, anzi, ce l'ho, ma l'ho raggiunto attraverso una pratica diversa. Acquisisco una sensibilità nei confronti della luce. E questa, detta così, può apparire una differenza sottile, ma è fondamentale.
Luigi Ghirri (Lezioni di fotografia)
- Io ti invidio, perché possiedi le uniche due cose per le quali abbia senso vivere... - Bellezza e giovinezza - conclude Dorian. - Eppure, come la rosa più profumata, anche la bellezza è destinata a sfiorire. Compariranno le prime rughe, i capelli bianchi. Morirà questa belle époque, tornerà il decadentismo. I muscoli che sfoggi sotto la camicia pian piano cederanno, il candore della pelle si sporcherà di macchie. Questo quadro che adesso è motivo di orgoglio un giorno diventerà una condanna, perché ti ricorderà quel passato che non potrai più avere.
Francesco Falconi (Gray)
Quasi sempre alla luce del giorno la gente è al sicuro da spettri e mostri e morti viventi e ne è normalmente al sicuro di notte, quando si è in compagnia di altre persone, ma quando si è soli nel buio, non c'è più niente da fare. Uomini e donne soli nel buio sono come porte aperte, Jessie, e se gridano o invocano aiuto, chi sa quali orribili creature risponderanno? Chi sa che cosa hanno visto certi uomini e certe donne nell'ora della loro morte solitaria? È così difficile credere che alcuni di loro siano morti di paura, quali che siano le parole scritte sui loro certificati di decesso?
Stephen King (Gerald's Game)
Molte sono le cose dalle quali io avrei potuto trarre del bene, e invece non ho saputo approfittarne, è vero” rispose il nipote. “E il Natale è una di quelle. Ma sono sicuro di aver sempre pensato al Natale, quando si avvicina, come a un giorno felice (a parte la venerazione dovuta alla sua sacra origine anche se di ciò si può non tener conto), un giorno di allegria, di bontà, di gentilezza, di indulgenza, di carità, l’unico momento nel lungo corso dell'anno nel quale uomini e donne sembrano disposti ad aprire liberamente il proprio cuore, disposti a pensare ai loro inferiori non come a creature di un’altra specie destinate a un altro cammino, ma come a compagni di viaggio, del medesimo viaggio verso la morte. E perciò, zio, benché non abbia mai portato una briciola d’oro o di argento nelle mie tasche, credo che il Natale mi abbia sempre fatto del bene, e sempre me ne farà; dico dunque: Sia benedetto!”.
Charles Dickens (Canto di Natale)
Poteva essere se stessa, starsene per conto suo. Ed era proprio questa la cosa di cui in quel periodo sentiva spesso il bisogno: pensare, o meglio, neppure pensare. Starsene in silenzio; starsene da sola. Tutto l’essere e il fare, espansivi, luccicanti, vocali, svanivano; e ci si ripiegava, con un senso di solennità, a essere se stessi, un nucleo cuneiforme di oscurità, qualcosa di invisibile agli altri. Sebbene continuasse a lavorare a maglia e a star seduta dritta, era così che si sentiva; e questo suo io, essendosi liberato da ogni legame, era libero di compiere le più strane avventure. Quando la vita si inabissava per un attimo, il campo delle esperienze sembrava illimitato. Ed era comune a tutti questo senso di risorse illimitate, immaginava; uno dopo l’altro, lei, Lily, Augustus Carmichael, dovevano sentire che le apparenze, le cose per le quali gli altri ci riconoscono, sono semplicemente puerili.
Virginia Woolf (Gita al Faro)
« Sono omosessuale e, se ha delle domande, può farmele.» Jessica sembrò perdere parte dello shock, perché mostrò finalmente una vera espressione: la confusione. «Quali domande dovrei farti?» Gabe scrollò le spalle. «Sa, per affrontare al meglio questa… situazione.» «Non c’è nulla da affrontare: a mio figlio piacciono i maschi. È questo che mi stai dicendo, Zeke?» Il ragazzo di nuovo riuscì solo ad annuire, ma una scintilla di interesse gli comparve negli occhi. «Non c’è nulla da affrontare, dunque. Tranne che mi sarei potuta evitare la chiacchierata sul mettere nei guai le ragazze, quando avevi tredici anni.»
Susan Moretto (Principessina)
Il vino è un grande pericolo specie perché non porta a galla la verità. Tutt'altro che la verità anzi: rivela dell'individuo specialmente la storia passata e dimenticata e non la sua attuale volontà; getta capricciosamente alla luce anche tutte le ideucce con le quali in epoca più o meno recente si baloccò e che si è dimenticate; trascura le cancellature e legge tutto quello ch'è ancora percettibile nel nostro cuore. E si sa che non v'è modo di cancellarvi niente tanto radicalmente, come si fa di un giro errato su di una cambiale. Tutta la nostra storia vi è sempre leggibile e il vino la grida, trascurando quello che poi la vita vi aggiunse.
Italo Svevo (Zeno's Conscience)
A nessuno importerà quali individui siano stati modificati per costruire un romanzo. Lo so, c’è sempre un certo tipo di lettore che si sentirà in dovere di chiedere: Ma che cosa è successo veramente? La risposta è semplice: gli amanti sopravvivono, felici. Finché resterà anche una sola copia, un unico dattiloscritto della mia stesura finale, la mia Arabella dall'animo sincero e il suo principe-dottore sopravviveranno per amarsi. Il problema in questi cinquantanove anni è stato un altro: come può una scrittrice espiare le proprie colpe quando il suo potere assoluto di decidere dei destini altrui la rende simile a Dio? Non esiste nessuno, nessuna entità superiore a cui possa fare appello, per riconciliarsi, per ottenere il perdono. Non c’è nulla al di fuori di lei. È la sua fantasia a sancire i limiti e i termini della storia. Non c’è espiazione per Dio, né per il romanziere, nemmeno se fossero atei. È sempre stato un compito impossibile, ed è proprio questo il punto. Si risolve tutto nel tentativo. [...] Mi piace pensare che non sia debolezza né desiderio di fuga, ma un ultimo gesto di cortesia, una presa di posizione contro la dimenticanza e l'angoscia, permettere ai miei amanti di sopravvivere e vederli riuniti alla fine. Ho regalato loro la felicità, ma non sono stata tanto opportunista da consentire che mi perdonassero, non proprio, non ancora.
Ian McEwan (Atonement)
«La mia vita è sempre stata così folle, così rumorosa e così impegnata. Per una volta voglio che tutto sia tranquillo. E quando tutto il mondo è occupato a rovinare la tua reputazione, si impara presto quali sono i veri amici. Voi siete tutto quello di cui ho bisogno.» Mo singhiozzava, e riuscì a malapena a pronunciare qualche parola. «C’è qualcosa che possiamo fare per te?» Dovette chiederlo, anche se sapevano tutti che la risposta era no. Cash, però, aveva una richiesta molto importante, e le fu grato di avergli dato l’occasione per farla. «Sì, potete farmi una promessa» disse l’attore. «Promettetemi che non sprecherete il resto delle vostre vite ad accontentare gli altri, perché altrimenti vi sveglierete un giorno e vi accorgerete di non aver mai vissuto. Fidatevi, è meglio per voi che non impariate la lezione nel modo in cui l’ho imparata io.» Topher, Joey, Sam e Mo diedero la loro parola a Cash, e quello fu il regalo più grande che potessero fargli. «Bene» disse Cash ridacchiando. «La mia missione è compiuta.»
Chris Colfer (Stranger Than Fanfiction)
Prima della rivoluzione, quando un gran personaggio, un maresciallo di Francia, un duca e pari o un principe attraversava una città di quelle regioni, la rappresentanza municipale si recava a fargli un discorso e gli presentava quattro ciotole d'argento in cui erano stati versati quattro vini diversi; sulla prima tazza si leggeva quest'iscrizione: vino di scimma, sulla seconda: vino di leone, sulla terza: vino di montone e sulla quarta: vino di porco. Quelle quattro leggende esprimevano i quattro gradi pei quali discende l'ubriaco: la prima ebbrezza, quella che rallegra; la seconda, quella che eccita; la terza quella che inebetisce e la quarta, finalmente, quella che abbrutisce.
Victor Hugo (Les Misérables)
Succede, a volte, di provare una grande attrazione per qualcuno che poco ha a che fare con i nostri valori, le nostre abitudini, le nostre passioni. Che sia chimica, follia, istinto animale poco importa. Ciò che importa è che spesso, invece di dare alle cose il proprio nome, ci si affanna a interpretarle nel modo più indolore possibile, per non mettere in discussione la propria dignità, per tener fede a dogmi e precetti dai quali ci si sta svincolando, senza volerlo ammettere. (…) Si forniscono alibi, giustificazioni, si cercano attinenze che non esistono ma alle quali ci si aggrappa come polpastrelli in una scalata che renderà difficile sgretolare poi la roccia, pena il precipizio.
Cristina Obber (La ricompensa)
Non vedrò più la magnolia che destinava la sua rosa alla tomba della mia fanciulla della Florida, il pino di Gerusalemme e il cedro del Libano consacrati alla memoria di Gerolamo, l'alloro di Granada, il platano della Grecia, le querce dell'Armorica ai piedi dei quali dipinsi Blanca, cercai Cymodocée, immaginai Velléda. Questi alberi nacquero e crebbero insieme ai miei sogni: erano le mie amadriadi. Essi stanno per passare sotto un'altra autorità: il loro nuovo padrone li amerà come li amavo? Li lascerà seccare, forse li taglierà, non devo conservare nulla in questo mondo? Evocherò l'addio che dissi un tempo ai boschi di Combourg dicendo addio ai boschi di Aluny: tutti i miei giorni sono degli addii.
François-René de Chateaubriand (Mémoires d'outre-tombe, Tome 1: Livres I à XII)
Alle domande più importanti si finisce sempre per rispondere con l’intera esistenza. Non ha importanza quello che si dice nel frattempo, in quali termini e con quali argomenti ci si difende. Alla fine, alla fine di tutto, è con i fatti della propria vita che si risponde agli interrogativi che il mondo ci rivolge con tanta insistenza. Essi sono: Chi sei?... Cosa volevi veramente?... Cosa sapevi veramente?... A chi e a che cosa sei stato fedele o infedele?... Nei confronti di chi o di che cosa ti sei mostrato coraggioso o vile?... Sono queste le domande capitali. E ciascuno risponde come può, in modo sincero o mentendo; ma questo non ha molta importanza. Ciò che importa è che alla fine ciascuno risponde con tutta la propria vita.
Sándor Márai (Le braci)
In effetti, [dio] sarebbe riapparso solo molto più tardi, in una data di cui non è rimasta traccia, per scacciare la sventurata coppia dal giardino dell’eden per il nefando crimine di aver mangiato del frutto dell’albero del bene e del male. Questo episodio, che diede origine alla prima definizione di un peccato originale fino ad allora ignorato, non è mai stato ben spiegato. In primo luogo, persino l’intelligenza più rudimentale non avrebbe alcuna difficoltà a comprendere che essere informato sarà sempre preferibile a ignorare, soprattutto in materie tanto delicate come lo sono queste del bene e del male, nelle quali chiunque si mette a rischio, senza saperlo, di una condanna eterna a un inferno che allora era ancora da inventare. In secondo luogo, grida vendetta l’imprevidenza del signore che, se realmente non voleva che mangiassero di quel suo frutto, avrebbe avuto un rimedio facile, sarebbe bastato non piantare l’albero, o andare a metterlo altrove, o circondarlo da un recinto di fildiferro spinato. E, in terzo luogo, non fu per aver disobbedito all’ordine di dio che adamo ed eva scoprirono di essere nudi. Nudi e crudi, con tutto quanto all’aria, c’erano già quando andavano a letto, e se il signore non aveva mai notato una mancanza di pudore così evidente, la colpa era della sua cecità di progenitore, proprio quella che, a quanto pare inguaribile, ci impedisce di vedere che i nostri figli sono, in fin dei conti, tanto buoni o tanto cattivi quanto gli altri.
José Saramago (Caino)
Ho notato spesso che siamo inclini a dotare i nostri amici della stabilità tipologica che nella mente del lettore acquistano i personaggi letterari. Per quante volte possiamo riaprire Re Lear, non troveremo mai il buon re che fa gazzarra e picchia il boccale sul tavolo, dimentico di tutte le sue pene, durante un'allegra riunione con tutte e tre le figlie e i loro cani da compagnia. Mai Emma si riavrà, animata dai sali soccorrevoli contenuti nella tempestiva lacrima del padre di Flaubert. Qualunque sia stata l'evoluzione di questo o quel popolare personaggio fra la prima di e la quarta di copertina, il suo fato si è fissato nella nostra mente, e allo stesso modo ci aspettiamo che i nostri amici seguano questo o quello schema logico e convenzionale che noi abbiamo fissato per loro. Così X non comporrà mai la musica immortale che stonerebbe con le mediocri sinfonie alle quali ci ha abituato. Y non commetterà mai un omicidio. In nessuna circostanza Z potrà tradirci. Una volta predisposto tutto nella nostra mente, quanto più di rado vediamo una particolare persona, tanto più ci dà soddisfazione verificare con quale obbedienza essa si conformi, ogni volta che ci giungono sue notizie, all'idea che abbiamo di lei. Ogni diversione nei fatti che abbiamo stabilito ci sembrerebbe non solo anomala, ma addirittura immorale. Preferiremmo non aver mai conosciuto il nostro vicino, il venditore di hot-dog in pensione, se dovesse saltar fuori che ha appena pubblicato il più grande libro di poesia della sua epoca.
Vladimir Nabokov (Lolita)
Amava le parole e le immagini. "Blu" era uno dei vocaboli che pridiligeva. Gli piaceva la sensazione che provava sulle labbra e sulla lingua quando lo pronunciava. Le parole avevano una loro fisicità, non si limitavano a significare qualcosa, ricordava di aver pensato da giovane. Apprezzava anche altre parole, quali "distante", "fumo di legna", "superstrada", "antico", "passaggio", "viaggiatore" e "India", per il loro suono, il loro sapore e per le immagini che evocavano nella sua mente. Teneva affissi nella sua stanza gli elenchi delle parole che amava di più. Poi aveva raggruppato le parole in frasi e aveva affisso anche quelle: Troppo vicino al fuoco. Giunsi dall'est con un gruppetto di viaggiatori. Il costante cinguettio di coloro che volevano salvarmi e di coloro che volevano vedermi. Talismano, talismano, mostrami i tuoi segreti. Timoniere, timoniere, conducimi a casa. Sdraiato nudo là dove nuotano le balene azzurre. Lei gli augurò treni a vapore che partivano da stazioni invernali. Prima di diventare uomo, fui freccia, tanto tempo fa. [...] Con il tempo, i fogli coperti di parole, frasi e luoghi avevano finito per coprire completamente le pareti della stanza.
Robert James Waller (The Bridges of Madison County)
Che senso ha tutto questo? Giorno dopo giorno, anno dopo anno, vai a scuola per studiare cose per passare gli esami, e ti danno un foglio di carta che dice che hai imparato tutte quelle cose (la maggior parte delle quali finirai per dimenticare o non ti servirà conoscere), e poi quel pezzo di carta ti farà entrare al college o all’università in modo che tu possa imparare altra roba, per avere altri fogli di carta, in modo da poter usare quei fogli di carta per trovare un lavoro che non vuoi fare e che non ti piace, per lavorare giorno dopo giorno, anno dopo anno, per guadagnare quanto ti serve per mantenere una casa che non ti piace (oppure che ti piace ma che non ti potresti permettere), che assomiglia a tutte le altre case, in una città piena di gente come te, che vive una vita come la tua, dove vivi con un compagno e hai 2,0 figli in modo da poterli allevare perché facciano ESATTAMENTE LE STESSE COSE mentre tu diventi sempre più vecchio e alla fine muori. E con l’ultimo respiro, bisbigli: Tutto qui? È per questo che siamo qui? Non è stato Uman a farmi pensare in quel modo. Mi ha solo fatto capire che pensavo già così. Non è stato Uman a farmi fare quello che facevo. Mi ha solo fatto capire che era quello che volevo fare.
Martyn Bedford (Twenty Questions for Gloria)
L'arte trova la propria perfezione in se stessa e non al di fuori. Non può essere giudicata alla stregua di un criterio esterno di simiglianza. Essa è un velo piuttosto che uno specchio. Ha fiori che nessuna foresta conosce, uccelli che nessuna selva alberga. Crea e distrugge i mondi e può tirare la luna giù dal cielo con un filo di scarlatto. Sono sue le "forme più vere che il vero", suoi i grandi archetipi dei quali le cose esistenti non ci sembrano che copie imperfette. Per essa la natura non ha leggi, non ha uniformità. L'arte può operare miracoli a volontà, e quando chiama i mostri dalle profondità, essi vengono. Può far fiorire il mandorlo d'inverno e coprire di neve le messi mature. A un suo comando la brina posa il dito argenteo sulle labbra ardenti del giugno, ed i leoni alati escono cauti dalle tane delle colline della Lidia, le driadi spiano dalla macchia quando essa passa, e i bruni fauni sorridono stranamente quando essa si avvicina. E' adorata da deità dalla faccia di falco, e i centauri galoppano al suo fianco.
Oscar Wilde (Aforismi)
Gli abiti che usiamo per la nostra professione per noi sono sacri. Rappresentano l'emblema della nostra vocazione. Realizzati con i tessuti più belli e costosi del mondo, i kimono incarnano la bellezza per come noi la concepiamo. Ciascun kimono è un'opera d'arte unica e colei che lo possiede partecipa attivamente alla sua creazione. In linea generale, si può dire molto di una persona dalla qualità del kimono che indossa: stato economico, gusto, retroterra familiare, personalità. A fronte di piccole variazioni nel taglio, c'è un'enorme varietà di colori e motivi nei materiali usati per realizzare ogni abito. Scegliere un kimono adatto alla situazione in cui verrà indossato è un'arte. Il giusto abbinamento in base alle stagioni è fondamentale. I canoni del gusto tradizionale giapponese dividono l'anno in ventotto stagioni, ciascuna delle quali possiede i propri simboli. I colori e i motivi del kimono e dell'obi dovrebbero rispecchiare la stagione: l'usignolo a fine marzo, per esempio, o il crisantemo nei primi giorni di novembre.
Mineko Iwasaki (Geisha, a Life)
Nel momento in cui l'anima è ancora tanto giovane da concepire la melanconia, le speranze lontane, e sa trovare nella donna più che una donna, la maggiore felicità che possa capitare ad un uomo non è forse quella di amare tanto da provare più gioia a toccare un guanto bianco, a sfiorare una chioma, ad ascoltare una frase, a gettare uno sguardo, di quando di quanta non ne dia a un amante felice più completo possesso? Perciò, gl'innamorati respinti, le donne brutte, gl'infelici, gli amanti ignorati, i timidi, sono i soli a conoscere quali tesori racchiuda la voce della persona amata. Traendo la fonte e il principio dall'anima stessa, le vibrazioni dell'aria carica di fuoco fanno comunicare i cuori così violentemente, vi portano così lucidamente il pensiero, e sanno così poco mentire, che una sola inflessione vale spesso più di un discorso concluso. Quale incanto prodiga al cuore di un poeta di timbro armonioso in una dolce voce! Quante idee vi risveglia! Quale freschezza vi spande! Prima di essere confessato dallo sguardo, l'amore è già nella voce.
Honoré de Balzac (Ferragus, chef des Dévorants)
Non è vero" le dissi, ignorando quali sarebbero state le successive parole a uscirmi dalla bocca, ma desiderando che fossero mie, desiderandolo più di quanto avessi mai desiderato che qualcosa esprimesse il centro di me stesso, e che fosse compresa. "Stavo venendo a trovarti." Le dissi: "Sono venuto a casa tua ogni giorno negli ultimi sei giorni. Non so perchè, ma avevo bisogno di rivederti." Lei taceva, mi ero coperto di ridicolo, non c'è niente di male a non capire se stessi e scoppiò a ridere, a ridere più forte di quanto avessi mai sentito ridere qualcuno, e la risata la portò alle lacrime e poi cominciai a ridere io, di vergogna, la più profonda e completa. "Venivo a cercarti" ripetei, come a strusciare il naso nella mia stessa merda, "perchè volevo rivederti" e lei rideva, rideva. "Questo spiega perchè..." mi disse quando le riuscì di parlare. "Il perchè di cosa?" "Spiega perchè in questi sei giorni non eri mai a casa tua." Smettemmo di ridere, io accolsi il mondo dentro di me, lo riordinai e lo rimandai fuori in forma di domanda: "Ti piaccio?
Jonathan Safran Foer (Extremely Loud & Incredibly Close)
Le passioni umane sono una cosa molto misteriosa e per i bambini le cose non stanno diversamente che per i grandi. Coloro che ne vengono colpiti non le sanno spiegare, e coloro che non hanno mai provato nulla di simile non le possono comprendere. Ci sono persone che mettono in gioco la loro esistenza per raggiungere la vetta di una montagna. A nessuno, neppure a se stessi, potrebbero realmente spiegare perché lo fanno. Altri si rovinano per conquistare il cuore di una persona che non ne vuole sapere di loro. E altri ancora vanno in rovina perché non sanno resistere ai piaceri della gola, o a quelli della bottiglia. Alcuni buttano tutti i loro beni nel gioco, oppure sacrificano ogni cosa per un'idea fissa, che mai potrà diventare realtà. Altri credono di poter essere felici soltanto in un luogo diverso da quello dove si trovano e così passano la vita girando il mondo. E altri ancora non trovano pace fino a quando non hanno ottenuto il potere. Insomma, ci sono tante e diverse passioni, quante e diverse sono le persone. Per Bastiano Baldassarre Bucci la passione erano i libri. Chi non ha mai passato interi pomeriggi con le orecchie in fiamme e i capelli ritti in testa chino su un libro, dimenticando tutto il resto del mondo intorno a sé, senza più accorgersi di aver fame o freddo; chi non ha mai letto sotto le coperte, al debole bagliore di una minuscola lampadina tascabile, perché altrimenti il papà o la mamma o qualche altra persona si sarebbero preoccupati di spegnere il lume per la buona ragione ch'era ora di dormire, dal momento che l'indomani mattina bisognava alzarsi presto; chi non ha mai versato, apertamente o in segreto, amare lacrime perché una storia meravigliosa era finita ed era venuto il momento di dire addio a tanti personaggi con i quali si erano vissute tante straordinarie avventure, a creature che si era imparato ad amare e ammirare, per le quali si era temuto e sperato e senza le quali d'improvviso la vita pareva così vuota e priva di interesse; chi non conosce questo per sua personale esperienza, costui molto probabilmente non potrà comprendere ciò che fece allora Bastiano. Fissava il titolo del libro e si sentiva percorrere da vampate di caldo e di freddo. Questo, ecco, proprio questo era ciò che lui aveva sognato tanto spesso e che sempre aveva desiderato da quando era caduto in preda alla sua passione: una storia che non dovesse mai aver fine. Il libro di tutti i libri.
Michael Ende (The Neverending Story)
Last Words. It will be recollected that the Emperor Augustus, that terrible man, who had himself as much in his own power and could be silent as well as any wise Socrates, became indiscreet about himself in his last words; for the first time he let his mask fall, when he gave to understand that he had carried a mask and played a comedy, - he had played the father of his country and wisdom on the throne well, even to the point of illusion! Plaudite amici, comoedia finita est! - The thought of the dying Nero: qualis artifexpereo! was also the thought of the dying Augustus: histrionic conceit! histrionic loquacity! And the very counterpart to the dying Socrates! - But Tiberius died silently, that most tortured of all self-torturers, - he was genuine and not a stage-player! What may have passed through his head in the end! Perhaps this: " Life - that is a long death. I am a fool, who shortened the lives of so many! Was I created for the purpose of being a benefactor? I should have given them eternal life: and then I could have seen them dying eternally. I had such good eyes for that: qualis spectator pereo!" When he seemed once more to regain his powers after a long death-struggle, it was considered advisable to smother him with pillows, - he died a double death.
Friedrich Nietzsche (The Gay Science: With a Prelude in Rhymes and an Appendix of Songs)
Dobbiamo darci buone leggi, buone istruzioni, creare un buon sistema di istruzione accessibile e adatto alle varie capacità umane, creare buoni costumi. Dobbiamo perciò cercare di essere uomini consapevoli, desiderosi di venire illuminati e di istruirci e dobbiamo, in una nobile gara, tendere verso l'alto. Il mercato, che è già uno stupendo meccanismo, capace di dare i migliori risultati entro i limiti delle istituzioni, dei costumi, delle leggi esistenti, può dare risultati ancora più stupendi se noi sapremo perfezionare e riformare le istituzioni, i costumi, le leggi entro le quali esso vive allo scopo di toccare più alti ideali di vita. Lo potremo se vorremo.
Luigi Einaudi (Lezioni di politica sociale)
EDIPO - Non venirmi più a dire che non ho fatto ciò che era meglio, non darmi più consigli. Io non so con quali occhi, vedendo, avrei guardato mio padre, una volta disceso nell'Ade, o la misera madre: verso entrambi ho commesso atti, per cui non sarebbe bastato impiccarmi. O forse potevo desiderare la vista dei figli, nati come nacquero? No davvero, mai, per i miei occhi; e neppure la città, né le mura, né le sacre immagini degli dèi: di tutto ciò io sventuratissimo, l'uomo più illustre fra i Tebani, privai me stesso, proclamando che tutti scacciassero l'empio, l'individuo rivelato agli dèi impuro e figlio di Laio. Dopo avere denunziato così la mia infamia, dovevo guardare a fronte alta questi cittadini? No, affatto: anzi, se fosse stato possibile otturare nelle mie orecchie anche la fonte dell'udito, non avrei esitato a sbarrare del tutto questo misero corpo, così da essere sordo, oltre che cieco. È dolce per l'animo dimorare fuori dai mali. Ahi, Citerone, perché mi accogliesti? Perché, dopo avermi preso, non mi uccidesti subito, così che io non rivelassi mai agli uomini da chi sono nato? O Polibo e Corinto, e voi, che credevo antiche dimore degli avi, quale bellezza colma di male nutrivate in me: ora scopro d'essere uno sventurato, nato da sventurati! O tre strade e nascosta vallata, o querceto e gola alla convergenza delle tre vie, che beveste il sangue di mio padre, il mio, dalle mie stesse mani versato, vi ricordate di me? Quali delitti commisi presso di voi, e quali altri poi, giunto qui, ancora commisi! O nozze, voi mi generaste: e dopo avermi generato suscitaste ancora lo stesso seme, e mostraste padri, fratelli, figli, tutti dello stesso sangue; e spose insieme mogli e madri, e ogni cosa più turpe che esiste fra gli uomini. Ma, poiché ciò che non è bello fare non bisogna neppure dire, nascondetemi al più presto, per gli dèi, via di qui, o uccidetemi, o precipitatemi in mare, dove non mi vedrete mai più. Venite, non disdegnate di toccare un infelice; datemi ascolto, non temete: i miei mali nessun altro mortale può portarli, tranne me. Sofocle, Edipo Re [Esodo]
Sophocles (Oedipus Rex (The Theban Plays, #1))
L'innalzamento del minimo si opera con la graduale estensione del campo dei servizi pubblici gratuiti. L'ente pubblico dovrà, fra l'altro, gradualmente provvedere a fornire ai ragazzi istruzione elementare, refezione scolastica, vestiti e calzature convenienti, libri e quaderni ed ai giovani volenterosi, i quali diano prova di una bastevole attitudine allo studio, la possibilità di frequentare scuole medie ed università a loro scelta senza spesa o con quella sola spesa la quale possa essere sostenuta dal giovane disposto a lavorare senza nocumento degli studi; e le scuole dovranno essere varie e adatte, per numero e per attrezzatura, alle occupazioni diverse manuali od intellettuali ai quali i giovani si sentiranno chiamati.
Luigi Einaudi (Lezioni di politica sociale)
Non più dunque agli uomini mi rivolgo, ma a te Dio di tutti gli esseri, di tutti i mondi e di tutti i tempi. Se è permesso a deboli creature perdute nell’immensità e impercettibili al resto dell’universo osar domandare qualcosa a te, a te che hai dato tutto, a te i cui decreti sono immutabili quanto eterni, degnati di guardar con misericordia gli errori legati alla nostra natura. Che questi errori non generino le nostre sventure. Tu non ci hai dato un cuore perché noi ci odiassimo, né delle mani perché ci scannassimo. Fa che ci aiutiamo l’un l’altro a sopportare il fardello d’una esistenza penosa e passeggera. Che le piccole diversità tra i vestiti che coprono i nostri deboli corpi, tra tutte le nostre lingue insufficienti, tra tutti i nostri usi ridicoli, tra tutte le nostre leggi imperfette, tra tutte le nostre opinioni insensate, tra tutte le nostre condizioni ai nostri occhi così diverse l’una dall’altra, e così uguali davanti a te; che tutte le piccole sfumature che distinguono questi atomi chiamati uomini non siano segnali di odio e di persecuzione; che coloro i quali accendono ceri in pieno mezzogiorno per celebrarti sopportino coloro che si accontentano della luce del tuo sole; che coloro i quali coprono la veste loro di una tela bianca per dire che bisogna amarti non detestino coloro che dicono la stessa cosa portando un mantello di lana nera;che sia uguale adorarti in un gergo proveniente da una lingua morta, o in un gergo più nuovo; che coloro il cui abito è tinto di rosso o di violetto, che dominano su una piccola parte di un piccolo mucchio di fango di questo mondo e che posseggono alcuni frammenti arrotondati di un certo metallo, godano senza orgoglio di ciò che essi chiamano grandezza e ricchezza, e che gli altri guardino a costoro senza invidia;perché tu sai che nulla vi è in queste cose vane, né che sia da invidiare né che possa inorgoglire. Possano tutti gli uomini ricordarsi che sono fratelli! Che essi abbiano in orrore la tirannide esercitata sugli animi, così come esecrano il brigantaggio che strappa con la forza il frutto del lavoro e dell’industria pacifica! Se i flagelli della guerra sono inevitabili, non odiamoci però, non laceriamoci a vicenda quando regna la pace e impieghiamo l’istante della nostra esistenza per benedire ugualmente, in mille lingue diverse, dal Siam sino alla California, la tua bontà che questo istante ci ha dato
Voltaire (Trattato sulla tolleranza)
Mantenere, il mio verbo preferito, era successo. Come fa a saperlo? Pensai e mi risposi: lo sa e basta. Non avevo toccato niente di così liscio fino allora. Ora so neanche fino a oggi. Glielo dissi, che il suo palmo di mano era meglio del cavo di conchiglia, mentre risalivamo a riva, staccati. “Lo sai che hai detto una frase d’amore?” disse avviandosi verso l’ombrellone. Una frase d’amore? Neanche so cos'è, che le è venuto in mente? Ne sa più di me per via degli animali, ma si è sbagliata. Ho detto una frase di stupore. Il tatto è l’ultimo dei sensi ai quali sto attento. Eppure è il più diffuso, non sta in un organo solo come gli altri quattro, ma sparso in tutto il corpo. Mi guardai la mano, piccola e tozza e pure un poco ruvida. Chissà cosa avrà sentito nella sua. Non potevo chiedere, poteva essere per sbaglio una domanda d’amore.
Erri De Luca (I pesci non chiudono gli occhi)
Come gli industriali e gli agricoltori non possono fissare i prezzi che vogliono, così gli operai non possono ottenere i salari che vogliono. In definitiva, il mercato comanda ad amendue. A sua volta, tuttavia, il mercato deve tener conto delle mutazioni che si sono verificate nel mondo. Quei contadini del mantovano o della bassa lombarda che erano pagati una lira al giorno erano gente miserabile, che aveva poca istruzione, che aveva sì poche pretese, ma rendeva forse ancor meno. I contadini della nuova generazione, capaci di intendersi e di associarsi, atti ad occuparsi della cosa comune, capaci di resistere con le loro leghe a quelle che essi considerano prepotenze, furono uomini diversi, i quali cominciarono ad apprezzare l'istruzione anche tecnico-agricola e pretesero di essere meglio pagati sapendo di valere di più! E' naturale che i loro salari diventassero più alti.
Luigi Einaudi (Lezioni di politica sociale)
Per questo tipo di risparmiatori [gli imprenditori] il motivo dell'azione è l'istinto, è la necessità psicologica di fare più perfetta l'impresa alla quale si è dedicato la vita. Di solito codesti cosiddetti ricchi vivono vita modesta e parca di cibi e di godimenti materiali; primi ad arrivare sul luogo del lavoro ed ultimi ad abbandonarlo. Quelli che li osservano, pensano: perché tanto lavorare e faticare? perché non gustare, come sarebbe ad essi possibile e lecito, qualcuna delle dolcezze della vita? Perché rimanere, talvolta, rozzi e poco coltivati, occasione di sorriso ironico per gli intellettuali? Ma fate che essi discorrano dell'impresa che han creato e diventano eloquenti ed ispirati al par del sacerdote e del poeta. Chi li ascolta si avvede di trovarsi dinanzi a uomini sperimentati e sapienti, i quali hanno creato qualcosa che senza la loro opera non sarebbe esistita.
Luigi Einaudi (Lezioni di politica sociale)
«Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari; torrenti, de’ quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana! Alla fantasia di quello stesso che se ne parte volontariamente, tratto dalla speranza di fare altrove fortuna, si disabbelliscono, in quel momento, i sogni della ricchezza; egli si maraviglia d’essersi potuto risolvere, e tornerebbe allora indietro, se non pensasse che, un giorno, tornerà dovizioso. Quanto più si avanza nel piano, il suo occhio si ritira, disgustato e stanco, da quell’ampiezza uniforme; l’aria gli par gravosa e morta; s’inoltra mesto e disattento nelle città tumultuose; le case aggiunte a case, le strade che sboccano nelle strade, pare che gli levino il respiro; e davanti agli edifizi ammirati dallo straniero, pensa, con desiderio inquieto, al campicello del suo paese, alla casuccia a cui ha già messo gli occhi addosso, da gran tempo, e che comprerà, tornando ricco a’ suoi monti. Ma chi non aveva mai spinto al di là di quelli neppure un desiderio fuggitivo, chi aveva composti in essi tutti i disegni dell’avvenire, e n’è sbalzato lontano, da una forza perversa! Chi, staccato a un tempo dalle più care abitudini, e disturbato nelle più care speranze, lascia que’ monti, per avviarsi in traccia di sconosciuti che non ha mai desiderato di conoscere, e non può con l’immaginazione arrivare a un momento stabilito per il ritorno! Addio, casa natìa, dove, sedendo, con un pensiero occulto, s’imparò a distinguere dal rumore de’ passi comuni il rumore d’un passo aspettato con un misterioso timore. Addio, casa ancora straniera, casa sogguardata tante volte alla sfuggita, passando, e non senza rossore; nella quale la mente si figurava un soggiorno tranquillo e perpetuo di sposa. Addio, chiesa, dove l’animo tornò tante volte sereno, cantando le lodi del Signore; dov’era promesso, preparato un rito; dove il sospiro segreto del cuore doveva essere solennemente benedetto, e l’amore venir comandato, e chiamarsi santo; addio! Chi dava a voi tanta giocondità è per tutto; e non turba mai la gioia de’ suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande.»
Alessandro Manzoni (I promessi sposi)
Aveva dell’amicizia, come del resto di parecchi altri sentimenti, un ideale che in questo caso non le sembrava - ma anche in altri casi non le era sembrato - che la presente amicizia esprimesse a pieno. Ma sovente rammentava a se stessa che esistono ragioni essenziali per cui gli ideali non riescono mai a concretizzarsi. Negl’ideali bisogna credere senza vederli; è questione di fede, non di esperienza. Tuttavia l’esperienza può fornircene imitazioni molto attendibili ed è saggio far loro buon viso. Il fatto è che in complesso Isabel non aveva mai incontrato un personaggio più simpatico e interessante di Madame Merle; non aveva mai conosciuto una persona che fosse priva come lei di quel difetto che forma l’ostacolo principale all’amicizia: quel riprodurre i lati più tediosi, stantii e troppo conosciuti del proprio carattere. La ragazza non aveva mai spalancato così le porte della sua confidenza; alla sua amabile ascoltatrice diceva cose che non aveva ancora mai detto ad alcuno. Talvolta si allarmava del suo candore: era come se avesse dato ad una persona quasi sconosciuta la chiave del suo cofanetto di gioielli. Queste gemme spirituali erano gli unici gioielli di qualche grandezza che Isabel possedeva, ragione di più per custodirli con ogni cura. Ma poi, sempre le tornava in mente che non ci si deve rammaricare per un generoso errore, e che se Madame Merle non aveva i pregi che essa le attribuiva, tanto peggio per Madame Merle. Non c’era dubbio che avesse grandi pregi: era attraente, simpatica, intelligente, colta. Più che questo (perché Isabel non aveva avuto la sfortuna di attraversare la vita senza incontrare numerose persone del suo sesso delle quali non si poteva onestamente dire di meno), era una donna rara, superiore, straordinaria. C’è tanta gente amabile nel mondo, e Madame Merle era lungi dall’avere un carattere volgarmente allegro, dal fare la spiritosa senza requie. Sapeva come si fa a pensare, dote rara nelle donne; e aveva pensato con molto costrutto. Naturalmente, sapeva anche come si fa a provare sentimenti: Isabel non avrebbe potuto passare una settimana con lei senza acquistarne la certezza. Questa era proprio la grande dote di Madame Merle, il suo dono più perfetto. La vita aveva lasciato il suo segno su di lei; ella ne aveva sentito tutta la forza, e faceva parte del godimento che dava la sua compagnia il fatto che, quando la ragazza parlava di ciò che si compiaceva di chiamare questioni serie, questa signora la comprendeva con facilità e subito. Le emozioni, questo è vero, oramai per lei appartenevano quasi alla storia; ella non faceva un segreto del fatto che la fonte della passione, per essere stata spillata con discreta violenza in un certo periodo, non scorreva più liberamente come un tempo. Per di più si proponeva, e insieme si aspettava, di diventare insensibile; ammetteva tranquillamente di essere stata un po’ pazza un giorno, ed ora ostentava di essere perfettamente savia.
Henry James (The Portrait of a Lady)
Con il termine Personal Branding si definisce il processo di creazione e gestione del proprio Brand, inteso non solo dal punto di vista professionale ma anche come somma di tutti quegli elementi che rendono unica una persona. Il Personal Branding è il vero motivo per cui un cliente, un datore di lavoro o un partner sceglie te al posto di un altro, un tuo progetto in luogo di quello di un tuo competitor. In ogni riunione, telefonata, email, tutti gli scambi che intercorrono con altre persone servono a creare, rafforzare o modificare la tua immagine. Bastano pochi secondi per trasmettere una prima impressione. Ma non è questo che conta, è quello che riuscirai a fare di questa impressione che determinerà il tuo successo. Tutte queste dinamiche assumono nuove prospettive in Internet. Prova a googlare il tuo nome e guarda cosa succede. Ora immagina partner, colleghi, clienti attuali e potenziali, conoscenti e amici che fanno lo stesso. Riesci a comunicare la tua professionalità, coerenza e personalità? La Rete è il nuovo ufficio di collocamento! Facebook, MySpace, Twitter, LinkedIn, Xing: esistono servizi dove si incontrano i migliori professionisti di ogni settore e spazi nei quali le persone si incontrano, dialogano costantemente, fanno business. Essere consapevole e riuscire a gestire al meglio la tua immagine e il tuo Brand online, rafforzerà la tua reputazione e aiuterà la tua rete di contatti a crescere. Se sarai in grado di cogliere questa opportunità, migliorerai di molto il tuo percorso di carriera, la possibilità di fare business, di confrontare idee e progetti e raggiungere i tuoi obiettivi.
Tommaso Sorchiotti (Personal Branding. L'arte di promuovere e vendere se stessi online)