Piazza Venezia Quotes

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At the end of ten minutes fifty thousand lights glittered, descending from the Palazzo di Venezia to the Piazza del Popolo, and mounting from the Piazzo del Popolo to the Palazzo di Venezia. It seemed like the fete of jack-o'-lanterns. It is impossible to form any idea of it without having seen it. Suppose that all the stars had descended from the sky and mingled in a wild dance on the face of the earth; the whole accompanied by cries that were never heard in any other part of the world.
Alexandre Dumas (The Count of Monte Cristo)
Piazza San Marco non sembra far parte di una città, piuttosto è il salone delle danze di un qualche palazzo, il ponte coperto di un grande vascello, l'albero maestro è quel robusto campanile largo alla base e stretto in cima, e la torre con l'orologio è il cassero di prua (...) con i due ammiragli in cima pronti a suonare il campanone.
Luther Blissett (Q)
In ten minutes, fifty thousand lights glittered all the way from the Palazzo di Venezia to the Piazza del Popolo, and back up from the Piazza del Popolo to the Palazzo di Venezia. It was like a vast congregation of will-o’-the-wisps, impossible to envisage if you have never seen it: imagine that all the stars in the sky were to come down and dance wildly about the earth, to the accompaniment of cries such as no human ear has ever heard elsewhere on its surface.
Alexandre Dumas (The Count of Monte Cristo)
L’Ur-Fascismo si basa su un “populismo qualitativo”. In una democrazia i cittadini godono di diritti individuali, ma l’insieme dei cittadini è dotato di un impatto politico solo dal punto di vista quantitativo (si seguono le decisioni della maggioranza). Per l’Ur-Fascismo gli individui in quanto individui non hanno diritti, e il “popolo” è concepito come una qualità, un’entità monolitica che esprime la “volontà comune”. Dal momento che nessuna quantità di esseri umani può possedere una volontà comune, il leader pretende di essere il loro interprete. Avendo perduto il loro potere di delega, i cittadini non agiscono, sono solo chiamati pars pro toto, a giocare il ruolo del popolo. Il popolo è così solo una finzione teatrale. Per avere un buon esempio di populismo qualitativo, non abbiamo più bisogno di Piazza Venezia o dello stadio di Norimberga. Nel nostro futuro si profila un populismo qualitativo TV o Internet, in cui la risposta emotiva di un gruppo selezionato di cittadini può venire presentata e accettata come la “voce del popolo”. A ragione del suo populismo qualitativo, l’Ur-Fascismo deve opporsi ai “putridi” governi parlamentari.
Umberto Eco (Il fascismo eterno)
Rome, Open Stad Bert Schierbeek, de schrijver van die twee wonderlijke boeken: 'Het boek Ik' en 'De andere namen', belt mij op. Hij is al drie dagen in de stad (Rome) en hij heeft nog niet één monument gezien. Goed, die gaan wij samen bekijken. Hij heeft er meer interesse voor dan ik natuurlijk, want hij maakt een reisgids voor Italië. Daarvoor wordt hij gratis rondgetoerd door het Toeristencentrum in bus, trein en schip. Dit maakt mij nijdig natuurlijk. Maar langzamerhand kom ik er wel overheen. Daarbij komt dat ik hier al drie jaar woon en nog niet één keer in de St Pieterskerk ben geweest. Hij wacht op mij, bij de Piazza Venezia, met de Guide Bleu, waarvan hij het (de toerist verradende kaft) in een schijnheilige krant gewikkeld heeft, in de hand. Hij leest hardop voor, terwijl wij wandelen. Zo betitelt hij een enorme, wit-suikeren verjaardagstaart met wonderlijke frontbogen, krullen en gelikte, gekronkelde stalactieten, naakte, stenen strijders, gezonde en gezwollen worstelaars met hun dames: het Palazzo Emmanuele. 'Wat zou daar binnen te zien zijn?' - 'Oude munten, oude wapens?' - 'Lijken?' De Guide Bleu vermeldt niets en wanneer wij naderbij komen, blijkt er inderdaad niets, helemaal niets te schuilen achter de facade. Boerenbedrog. De Duce waardig.
Hugo Claus (Natuurgetrouwer)
Il veneziano sapeva che quando Kublai se la prendeva con lui era per seguire meglio il filo d’un suo ragionamento; e che le sue risposte e obiezioni trovavano il loro posto in un discorso che già si svolgeva per conto suo, nella testa del Gran Kan. Ossia, tra loro era indifferente che quesiti e soluzioni fossero enunciati ad alta voce o che ognuno dei due continuasse a rimuginarli in silenzio. Difatti stavano muti, a occhi socchiusi, adagiati su cuscini, dondolando su amache, fumando lunghe pipe d’ambra. Marco Polo immaginava di rispondere (o Kublai immaginava la sua risposta) che più si perdeva in quartieri sconosciuti di città lontane, più capiva le altre città che aveva attraversato per giungere fin là, e ripercorreva le tappe dei suoi viaggi, e imparava a conoscere il porto da cui era salpato, e i luoghi familiari della sua giovinezza, e i dintorni di casa, e un campiello di Venezia dove correva da bambino. A questo punto Kublai Kan l’interrompeva o immaginava d’interromperlo, o Marco Polo immmaginava d’essere interrotto, con una domanda come: – Avanzi col capo voltato sempre all’indietro? – oppure: – Ciò che vedi è sempre alle tue spalle? – o meglio: – Il tuo viaggio si svolge solo nel passato? Tutto perché Marco Polo potesse spiegare o immaginare di spiegare o essere immaginato spiegare o riuscire finalmente a spiegare a se stesso che quello che lui cercava era sempre qualcosa davanti a sé, e anche se si trattava del passato era un passato che cambiava man mano egli avanzava nel suo viaggio, perchè il passato del viaggiatore cambia a seconda dell’itinerario compiuto, non diciamo il passato prossimo cui ogni giorno che passa aggiunge un giorno, ma il passato più remoto. Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d’avere: l’estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più t’aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti. Marco entra in una città; vede qualcuno in una piazza vivere una vita o un istante che potevano essere suoi; al posto di quell’uomo ora avrebbe potuto esserci lui se si fosse fermato nel tempo tanto tempo prima, oppure se tanto tempo prima a un crocevia invece di prendere una strada avesse preso quella opposta e dopo un lungo giro fosse venuto a trovarsi al posto di quell’uomo in quella piazza. Ormai, da quel suo passato vero o ipotetico, lui è escluso; non può fermarsi; deve proseguire fino a un’altra città dove lo aspetta un altro suo passato, o qualcosa che forse era stato un suo possibile futuro e ora è il presente di qualcun altro. I futuri non realizzati sono solo rami del passato: rami secchi. – Viaggi per rivivere il tuo passato? – era a questo punto la domanda del Kan, che poteva anche essere formulata così: – Viaggi per ritrovare il tuo futuro? E la risposta di Marco: – L’altrove è uno specchio in negativo. Il viaggiatore riconosce il poco che è suo, scoprendo il molto che non ha avuto e non avrà.
Italo Calvino
monument to Victor Emmanuel II, a horrific typewriter-shaped structure of white Brescian marble, on the Piazza Venezia, shrouded in malign traffic fumes. Mussolini delivered his harangues here; I preferred to avoid it whenever possible.
Joseph Finder (Extraordinary Powers)
Tutte le città di mare hanno il molo. Ma cosa chiamano molo in questa città? È uno spazio in fondo alla piazzetta. [...] La piazza è quella del campanile più alto di questa terra. La piazzetta è lì di fianco, verso il mare, di fianco al palazzo Ducale. In fondo alla piazzetta ci sono due colonne alte, alte. [...] Sono la porta della città. Che è orientata. Mi son messo una mattina resto lì davanti e ho capito cosa significa essere orientati. Ma è chiaro. Quando ti nasce il sole in faccia in quel modo, ti orienti. [...] Da queste porte, due volte all'anno entravano e uscivano convogli di navi, merci, uomini, parole. La navigazione aveva un ciclo stagionale, come in agricoltura, in entrata e uscita. Da questa città fino a ogni altra città di questo mare. A Zara, Spalato, Ragusa, Dubrovnik, Durazzo, Brindisi, Rodi, Candia, Cipro, Atene, Famagosta, Costantinopoli, Tana, Trebisonda, Tashkent, Samarqand, Algeri, Malaga, Lisbona, Southampton, Bruges, Liegi, Anversa, Napoli, Cagliari, Marsiglia, Palermo! Perché il Mediterraneo non è soltanto mare, è acqua e terra, agua e tera, è una rete di città che si conoscono e si frequentano una con l'altra, bagnata dalla stessa marea che sei ore cala e sei ore cresce, non è lo scacchiere di qualcuno, è un mare-strada, finisce una navigazione, attacca una carovaniera, e le lega una con l'altra con una rete che non si interrompe mai qualsiasi cosa accada, come la marea che sei ore cala e sei ore cresce e arriva al molo di ognuna di queste città.
Marco Paolini (Il Milione: Quaderno veneziano)