Ora Quotes

We've searched our database for all the quotes and captions related to Ora. Here they are! All 100 of them:

Nalaman kong habang lumalaki ka, maraming beses kang madadapa. Bumangon ka man ulit o hindi, magpapatuloy ang buhay, iikot ang mundo, at mauubos ang oras.
Bob Ong
Parang "Time's Up!" ang reunion,"pass your papers finished or not!" Oras na para husgahan kung naging sino ka...o kung naging magkano ka. Sino ang naging successful? Sino ang naging pinaka-successful?
Bob Ong (ABNKKBSNPLAKo?! (Mga Kwentong Chalk ni Bob Ong))
They all shared a certain coolness, a cruel, mannered charm which was not modern in the least but had the strange cold breath of the ancient world : they were magnificent creatures, such eyes, such hands, such looks - sic oculos, sic ille manus, sic ora ferebat.
Donna Tartt (The Secret History)
Gusto ng producer, feel good movie. Ubos na ang dalawang oras. Anuman ang nangyari, automatic happy ending tayo.
Bob Ong (Lumayo Ka Nga Sa Akin)
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio. Il mio dura tuttora, né più mi occorrono le coincidenze, le prenotazioni, le trappole, gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede. Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio non già perché con quattr'occhi forse si vede di più. Con te le ho scese perché sapevo che di noi due le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, erano le tue.
Eugenio Montale (Satura, 1962-1970: Poems (English and Italian Edition))
A me m'ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran. Non c'è una ragione. Perché proprio in quell'istante? Non si sa. Fran. Cos'è che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C'ha un'anima, anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? Ne ha discusso a lungo col quadro, erano incerti sul da farsi, ne parlavano tutte le sere, da anni, poi hanno deciso una data, un'ora, un minuto, un istante, è quello, fran. O lo sapevano già dall'inizio, i due, era già tutto combinato, guarda io mollo tutto tra sette anni, per me va bene, okay allora intesi per il 13 maggio, okay, verso le sei, facciamo sei meno un quarto, d'accordo, allora buonanotte, 'notte. Sette anni dopo, 13 maggio, sei meno un quarto, fran. Non si capisce. È una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto. Quando cade un quadro. Quando ti svegli un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi che è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio. Quando, in mezzo all'Oceano, Novecento alzò lo sguardo dal piatto e mi disse: "A New York, fra tre giorni, io scenderò da questa nave". Ci rimasi secco. Fran.
Alessandro Baricco (Novecento. Un monologo)
La vigilia di Natale, Harry andò a letto pregustando le leccornie e i divertimenti dell'indomani, ma senza aspettarsi nessun regalo. Ma al suo risveglio, il mattino seguente di buon'ora, la prima cosa che vide ai piedi del suo letto fu un un mucchio di pacchetti. "Buon natale" gli fece Ron ancora assonnato, mentre Harry si buttava giù dal letto e si infilava la vestaglia. "Anche a te" gli rispose "Ma... Hai visto che roba? Ho ricevuto dei regali!" "E che cosa ti aspettavi, un mazzo di rape?" disse Ron.
J.K. Rowling (Harry Potter and the Sorcerer's Stone (Harry Potter, #1))
Ora et labora.
Benedict of Nursia
Karena saat ini banyak perwira yang ora merwirani lagi. Yang saya maksud dengan perwira adalah parawira, yaitu orang-orang yang tidak merasa kehilangan apapun ketika bersikap hormat dan peduli kepada orang lain. Orang-orang yang tidak merasa rendah ketika meninggikan harkat dan martabat orang lain. Mereka adalah orang-orang yang malu ketika merasa dirinya lebih penting daripada orang lain siapapun orang lain itu.
Ahmad Tohari (Orang-orang Proyek)
La ora când mă visam vultur, am avut probleme mai urgente, care m-au transformat în cârtiţă.
Octavian Paler
«Fino a oggi non credevo nemmeno di possedere un cuore. Ora sei arrivato tu che riesci a farlo impazzire in un modo tutto nuovo, e io non so cosa fare per controllarlo. Perciò Logan Greenwood: esiste un antidoto per l'incantesimo con cui mi hai ammaliata?»
Glinda Izabel (Shades of Life)
E poi è successo e da quel momento niente è stato più lo stesso. Non sarebbe dovuto accadere. Non con lei. E ora sono suo, irrimediabilmente suo.
A.S. Kelly (Tre minuti solo per me (Tre minuti di me, #2))
Nell’ora della debolezza alcuni preferiscono diventare credenti piuttosto che forti.
Michela Murgia (Accabadora)
«Scrivere, immaginare sono cose che si fanno in solitaria, perché così deve essere. Ma poi arrivano le persone che ti leggono, ti recitano. E allora sì che succede il miracolo. Perché chi entra nei tuoi mondi li fa diventare immensi e veri. Io avevo solo una storia nel cassetto, ora ho tanti cuori in petto quanti siete voi»
Bianca Marconero (La prima cosa bella)
Un'ora breve di dolore c'impressiona lungamente; un giorno passa e non lascia traccia.
Luigi Pirandello (L'esclusa)
Ora sei anche tu dall'altra parte del filo spinato, e noi qui onoriamo ogni giorno che riusciamo a conquistare.
Alessia Esse (Perfetto (La Trilogia di Lilac, #1))
Ti penso ogni ora, ogni minuto, ogni dannato secondo. Non so che fare.
H.D. Carlton (Does It Hurt?)
Prima o poi arriva l'ora in cui bisogna prendere una posizione che non è né sicura, né conveniente, né popolare; ma bisogna prenderla, perché è giusta.
Martin Luther King Jr.
Questo ti volevo dire. Ho rotto il nostro patto ma forse é stato meglio così. Ora basta però, non ti voglio rattristare. Mia madre mi ha detto che sei bellissima e io lo sapevo. Quando eravamo piccoli ero sicuro che saresti diventata miss Italia. P.s. Preparati, che quando passo da Bologna ti prendo e ti porto via.
Niccolò Ammaniti (I'll Steal You Away)
Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo.
Antoine de Saint-Exupéry (Il piccolo principe)
Ho vissuto molto, e ora credo di aver trovato cosa occorra per essere felici: una vita tranquilla, appartata, in campagna. Con la possibilità di essere utile con le persone che si lasciano aiutare, e che non sono abituate a ricevere. E un lavoro che si spera possa essere di una qualche utilità; e poi riposo, natura, libri, musica, amore per il prossimo. Questa è la mia idea di felicità. E poi, al di sopra di tutto, tu per compagna, e dei figli forse. Cosa può desiderare di più il cuore di un uomo?
Leo Tolstoy
Il dolore è una delle poche sensazioni chiaramente concrete. Chi prova dolore fisico si trova nel mondo reale, qui e ora.
Wulf Dorn (Trigger)
Voglio fuggire da questa distanza opaca, sempre presente, che ci separa dalle persone a cui siamo più legati. Non sarà mai il momento se non comincio ora.
Camilo Sánchez (La viuda de los Van Gogh)
Prima di sposarsi, Emma aveva creduto di essere innamorata, ma la felicità che avrebbe dovuto nascere da questo amore non esisteva, ed ella pensava ormai di essersi sbagliata. Cercava ora di capire cosa volessero dire realmente le parole felicità, passione, ebbrezza, che le erano sembrate così belle nei libri.
Gustave Flaubert (Madame Bovary)
Senza mai guardare dove sta andando, la gente si muove attraverso qualcosa di predisposto, armata di bugie. Non vede l'ora di raggiungere luoghi dai quali è appena tornata, o si rammarica di aver fatto cose che non ha ancora fatto. Signori delle bugie e della spazzatura - di ogni sorta di merda e di spazzatura. [...] Lo prendiamo ancora in culo ogni mattina come tutti gli altri - ma in questi giorni la cosa finisce in un baleno.
Martin Amis (Time's Arrow)
«Ogni scrittore, come lei sa, mette una parte di sé in ciascun personaggio. È sbagliato pensare che io sia il protagonista [...]. Sono ognuno di loro e nessuno di loro. Li ho messi sulla carta e ora vivono di vita propria, e quel poco per cui mi somigliavano è un'illusione, perché, una volta che io gli abbia dato la vita, faranno quel che gli pare. [...]»
Chiara Santoianni (Missione a Manhattan)
Se le sue ciglia avessero le manine, saresti nudo ora, sai?
Erin E. Keller (The Scar)
Ni se pare că e o datorie a pământului să se lumineze la ora prevăzută. Și astfel, în loc să aibă gust cosmic, dimineața are gustul pastei de dinți.
Octavian Paler (Viața pe un peron)
Non avete più niente da temere! Perché, vi chiedete? Perché ora ci sono io!
Kohei Horikoshi (My Hero Academia, Vol. 1)
Mia sorella. Come un fiore improbabile, cresciuto su un piccolo grumo di terra attaccato alla roccia. Da lei ho appreso la resistenza. Ora ci somigliamo meno nei tratti, ma é lo stesso il senso che troviamo in questo essere gettate nel mondo. Nella complicitá ci siamo salvate.
Donatella Di Pietrantonio (L'Arminuta)
I miei gridi erano ben atroci, poiché le riviste che prima mi sollecitavano, ora mi respingono; ma la giustizia non può venire soffocata perché arde. Io non domando fama, io domando ascolto.
Sibilla Aleramo (A Woman)
Nawalan muli ng isang oras ang buhay ng bawat kabataan, saka isang bahagi ng kaniyang karangalan at paggalang sa sarili, at kapalit ang paglaki sa kalooban ng panghihina ng loob, ng paglalaho ng hilig sa pag-aaral, at pagdaramdam sa loob ng dibdib.
José Rizal (El Filibusterismo (Noli Me Tangere, #2))
Così una pagina lentamente si volta, si distende dalla parte opposta, aggiungendosi alle altre già finite, per ora è solamente uno strato sottile, quelle che rimangono da leggere sono in confronto un mucchio inesauribile. Ma è pur sempre un'altra pagina consumata, signor tenente, una porzione di vita.
Dino Buzzati (The Tartar Steppe)
Ser ou estar. Não, não é ser ou não ser, essa já existe, não confundir com a minha que acabei de inventar agora. Originalíssima. Se eu sou, não estou porque para que eu seja é preciso que eu não esteja. Mas não esteja onde? Muito boa a pergunta, não esteja onde. Fora de mim, é lógico. Para que eu seja assim inteira (essencial e essência) é preciso que não esteja em outro lugar senão em mim. Não me desintegro na natureza porque ela me toma e me devolve na íntegra: não há competição mas identificação dos elementos. Apenas isso. Na cidade me desintegro porque na cidade eu não sou, eu estou: estou competindo e como dentro das regras do jogo (milhares de regras) preciso competir bem, tenho consequentemente de estar bem para competir o melhor possível. Para competir o melhor possível acabo sacrificando o ser (próprio ou alheio, o que vem a dar no mesmo). Ora, se sacrifico o ser para apenas estar, acabo me desintegrando (essencial e essência) até a pulverização total.
Lygia Fagundes Telles (As Meninas)
Vuole credere lei che sarei orgoglioso e felice di possedere un amico tra gli uomini? Ma fino ad ora ho avuto amici solo tra demoni, farfarelli, mostri oscuri e fantasmi afasiaci, vale a dire: tra letterati.
Thomas Mann (Tonio Kröger)
«Mi prometti che ti comporterai meglio che puoi?» «Si» mi rispose sorridente «Parola di scout» «Non sei mai stato un boy scout» «No, ma ho scopato un sacco di ragazzi che lo erano» poi aggiunse «cioè, erano scout quando erano bambini. Non ora, perché sarebbe disgustoso»
N.R. Walker (Blind Faith (Blind Faith, #1))
Ora, a solidão, ainda vai ter de aprender muito para saber o que isso é, Sempre vivi só, Também eu, mas a solidão não é viver só, a solidão é não sermos capazes de fazer companhia a alguém ou a alguma coisa que está dentro de nós, a solidão não é uma árvore no meio duma planície onde só ela esteja, é a distância entre a seiva profunda e a casca, entre a folha e a raiz, Você está a tresvariar, tudo quanto menciona está ligado entre si, aí não há nenhuma solidão, Deixemos a árvore, olhe para dentro de si e veja a solidão, Como disse o outro, solitário andar por entre a gente, Pior do que isso, solitário estar onde nem nós próprios estamos.
José Saramago (The Year of the Death of Ricardo Reis)
Ma allora cos'è che ti conforta?" "La certezza della mia libertà interiore" disse lui dopo aver riflettuto "questo bene prezioso, inalterabile, e che dipende sola da me perdere o conservare. la convinzione che le passioni spinte al parossismo come capita come capita ora finiscono poi per placarsi. Che tutto ciò che ha un inizio avrà una fine. In poche parole, che le catastrofi passano e che bisogna cercare di non andarsene prima di loro, ecco tutto. Perciò, prima di tutto vivere: Primum vivere. Giorno per giorno. Resistere, attendere, sperare.
Irène Némirovsky
Siamo o non siamo su un’invisibile trottolina, cui fa da ferza un fil di sole, su un granellino di sabbia impazzito che gira e gira e gira, senza saper perché, senza pervenir mai a destino, come se ci provasse gusto a girar così, per farci sentire ora un po’ più di caldo, ora un po’ più di freddo, e per farci morire – spesso con la coscienza d’aver commesso una sequela di piccole sciocchezze – dopo cinquanta o sessanta giri?
Luigi Pirandello (Il fu Mattia Pascal)
Il latino è una lingua precisa, essenziale. Verrà abbandonata non perché inadeguata alle nuove esigenze del progresso, ma perché gli uomini nuovi non saranno più adeguati ad essa. Quando inizierà l’era dei demagoghi, dei ciarlatani, una lingua come quella latina non potrà più servire e qualsiasi cafone potrà impunemente tenere un discorso pubblico e parlare in modo tale da non essere cacciato a calci giù dalla tribuna. E il segreto consisterà nel fatto che egli, sfruttando un frasario approssimativo, elusivo e di gradevole effetto “sonoro” potrà parlare per un’ora senza dire niente. Cosa impossibile col latino.
Giovannino Guareschi (Chi sogna nuovi gerani?)
So you're the winner of this game show," Seth says, "and you get a choice between a five-piece living room set from Broyhill, suggested retail price three thousand dollars— or—a ten-day trip to the old world charm of Europe." Most people, Seth says, would take the living room set. "It's just that people want something to show for their effort," Seth says. "Like the pharaohs and their pyramids.
Chuck Palahniuk (Invisible Monsters)
Le strinsi l’avambraccio a mia volta, lo sguardo lontano dal suo. Era stata la mia allieva migliore, l’unica di cui fossi veramente fiero, anche se non gliel’avevo mai detto. Era stata quanto di più vicino a un’amica avessi mai avuto. E ora ci stavamo dicendo addio. Senza parole. Senza guardarci. Con una semplice, grande stretta.
Chiara Cilli (Per Sconfiggerti (Blood Bonds, #6))
Il dolore aveva un suo modo di scomporre il tempo. Pensavo al minuto successivo, all'ora successiva. Non c'era abbastanza spazio nella mia mente per mettere insieme tutti quei pezzi, per trovare le parole per riassumerla nella sua interezza. Ma la parte dell'"andare avanti", per quella le parole le avevo. 'Trova un modo per andare avanti' dissi. 'Non deve necessariamente essere buono, o nobile. Basta che sia un motivo.' Conoscevo il mio: c'era una fame dentro di me e c'era sempre stata. Una fame più forte del dolore, più forte dell'orrore. Continuava a mordere anche dopo che ogni altra cosa dentro di me si era arresa. E quando finalmente le diedi un nome, scoprii che era qualcosa di molto semplice: desiderio di vivere.
Veronica Roth (Carve the Mark (Carve the Mark, #1))
Ombrosa non c’è più. Guardando il cielo sgombro, mi domando se è davvero esistita. Quel frastaglio di rami e foglie, biforcazioni, lobi, spiumii, minuto e senza fine, e il cielo a sprazzi irregolari e ritagli, forse c’era solo perché ci passasse mio fratello con suo leggero passo di codibugnolo, era un ricamo fatto di nulla che assomiglia a questo filo d’inchiostro, come l’ho lasciato correre per pagine e pagine, zeppo di cancellature, di rimandi, di sgorbi nervosi, di macchie, di lacune, che a momenti si sgrana in grossi acini chiari, a momenti si infittisce in segni minuscoli come semi puntiformi, ora si ritorce su se stesso, ora si biforca, ora collega grumi di frasi con contorni di foglie o di nuvole, e poi si intoppa, e poi ripiglia a attorcigliarsi, e corre e corre e si sdipana e avvolge un ultimo grappolo insensato di parole idee sogni ed è finito.
Italo Calvino (The Baron in the Trees)
Non era stata mia intenzione amarlo, e avevo fatto di tutto per estirpare dal mio animo i germi dell'amore che vi avevo scovato; e ora, non appena l'avevo rivisto, essi risorgevano spontaneamente più forti e più gagliardi! Anche senza che lo guardassi si faceva amare.
Charlotte Brontë
Bisogna sempre essere ubriachi. Tutto qui: è l'unico problema. Per non sentire l'orribile fardello del Tempo che vi spezza la schiena e vi tiene a terra, dovete ubriacarvi senza tregua. Ma di che cosa? Di vino, poesia o di virtù : come vi pare. Ma ubriacatevi. E se talvolta, sui gradini di un palazzo, sull’erba verde di un fosso, nella tetra solitudine della vostra stanza, vi risvegliate perché l’ebbrezza è diminuita o scomparsa, chiedete al vento, alle stelle, agli uccelli, all'orologio, a tutto ciò che fugge, a tutto ciò che geme, a tutto ciò che scorre, a tutto ciò che canta, a tutto ciò che parla, chiedete che ora è; e il vento, le onde, le stelle, gli uccelli, l'orologio, vi risponderanno: "È ora di ubriacarsi! Per non essere gli schiavi martirizzati del Tempo, ubriacatevi, ubriacatevi sempre! Di vino, di poesia o di virtù, come vi pare.
Charles Baudelaire (Paris Spleen)
. . . el crede ca asistam de câteva milenii la moartea clinica a iubirii si ca, tot de atunci, toata lumea a înnebunit, fiecare se culca cu fiecare dar se iubeste singur. . . singura constanta, singurul punct comun al pseudoiubirii omenesti la ora actuala, zamislit si sustinut cu perfidie pentru-contra de o întreaga politie spirituala, este credinta ca iubirea nu poate sa aduca, pâna la urma, decât nenorocire […] E drept, mai recunoaste si câteva exceptii, le numeri pe degete, câte o pereche, ici-colo, la câteva milioane de oameni, le plângi de mila daca îi compari. Niste amarâti, vai de mama lor, traiesc retrasi prin cine stie ce coclauri, fac dragoste acolo, în colibe, pâna îi viziteaza zeii. Atunci devin copaci, cu atâta se aleg... Pe astia îi considera alesii, pastratorii dragostei pe lume...
Gellu Naum (Zenobia)
Ringhiò. Odiava tutto. Odiava non avere più un tetto. Non avere uno spazio suo. Non si era reso conto di quanto fosse importante una casa fin quando ne aveva avuta una. Ora non poteva fare altro che sperare di non morire durante la notte, dormendo sulle panchine, in metropolitana o sull’asfalto.
Chris Ethan (Il ragazzo con la valigia (C'era una volta un ragazzo, #1))
E ora, Rhysand, voglio che tu sappia che ti amo. Voglio che tu sappia... Voglio che tu sappia che sono frantumata e non sono ancora guarita del tutto, ma che ogni parte del mio cuore ti appartiene. E ne sono onorata... Onorata di essere la tua Metà. -Feyre, Corte di Nebbia e Furia. Capitolo 55.
Sarah J. Maas
In un altro tempo io ero il falco e vivevo di giorno: della vita vedevo le luci. Lui era il lupo e viveva di notte: della vita vedeva le ombre. Io ero sempre in ritardo, mentre lui correva alla velocità del suono. Com’è logico supporre, non ci saremmo mai potuti incontrare, se non si fosse creato uno squarcio nel tempo per cui ci trovammo nello stesso luogo nell’istante in cui io non ero ancora un falco, e lui aveva già smesso di essere un lupo. Per ventiquattro ore appena sovvertimmo l’ordine del tempo, finché il giorno divenne notte e la notte divenne giorno, e il falco vide attraverso le ombre, senza esserne aggredito, e il lupo guardò verso la luce, senza esserne accecato. Poi io mi rituffai nella lentezza dei miei giorni, e lui riprese a correre nella frenesia delle sue notti. E ora vorrei non desiderare di ricondurlo dentro al mondo insieme a me. Vorrei non osservare ogni suo gesto segreto cercando di capire se posso accettare quella segretezza dentro la mia vita, e conoscere già la risposta. Vorrei non provare vergogna di me stessa al pensiero che lui non mi avrebbe ancora chiesto niente di tutto questo. Mi fa rabbia la sua lucida follia, che sottintende un coraggio più grande del mio. Ci vuole coraggio per essere pazzi, perché il mondo non ce lo permette.
Sara Zelda Mazzini (I Dissidenti)
Ogni salvezza è temporanea" ha ribattuto Augustus. "Ho fatto guadagnare a quei bambini un minuto. Forse è il minuto che consentirà loro di vivere un'altra ora, e l'ora regalerà un anno ancora. Nessuno può donarti l'eternità, Hazel Grace, ma la mia vita ha garantito loro un minuto. Ed è meglio di niente.
John Green (The Fault in Our Stars)
Mia cara, il tuo piccolo cuore è ferito; non giudicarmi crudele perché obbedisco all’irresistibile legge della mia forza e della mia debolezza. Se il tuo piccolo cuore è ferito, anche il mio sanguina con il tuo. Nell’estasi della mia grande umiliazione, io vivo nella tua calda vita e tu morirai.., morirai dolcemente.., nella mia vita. Non posso farne a meno; come io mi avvicino a te, così tu, a tua volta, ti accosterai ad altri, e capirai l’estasi di questa crudeltà che è sempre amore; così, per ora, non cercare di sapere più niente di me e di te, ma abbi fiducia in me con tutta la tua anima appassionata».
J. Sheridan Le Fanu (Carmilla)
(Non è divertente?) Quando eravamo ragazzi distesi sull’erba a pancia in giù parlavamo spesso di come ci sarebbe piaciuto morire. Ed eravamo tutti d’accordo su una cosa: ci sarebbe piaciuto morir scopando(E nessuno di noi aveva mai scopato fino allora). Ora che non siamo più bambini pensiamo di più a come non morire. E anche se siamo pronti molti di noi preferirebbero farlo da soli sotto le lenzuola. Ora che la maggior parte di noi ha fottuto via la propria vita.
Charles Bukowski
- Uma coisa é certa, disse Southman, vocês, daquele lado, e nós, deste lado, temos uma única luta, a afirmação dos negros... - Irrita-me, senhor Benjamin, esse discurso da afirmação dos negros. - Irrita-o porquê? - O que diria você se encontrasse uns brancos proclamando o orgulho de serem brancos: não diria que eram nazis, racistas? - Não pode comparar, meu amigo. São percursos diferentes... - Ora, diferentes, diferentes... Por que somos tão complacentes connosco próprios? - A verdade é só uma, afirmou Benjamin, nós, os negros, temos que nos unir... - É o contrário. - O contrário, como? Sugere que nos devemos desunir? - Nós temos que lutar para deixarmos de ser pretos, para sermos simplesmente pessoas.
Mia Couto (O Outro Pé da Sereia)
INNO ALLA DONNA - A. Merini Stupenda immacolata fortuna per te tutte le creature del regno si sono aperte e tu sei diventata la regina delle nostre ombre per te gli uomini hanno preso innumerevoli voli creato l’alveare del pensiero per te donna è sorto il mormorio dell’acqua unica grazia e tremi per i tuoi incantesimi che sono nelle tue mani e tu hai un sogno per ogni estate un figlio per ogni pianto un sospetto d’amore per ogni capello ora sei donna tutto un perdono e così come vi abita il pensiero divino fiorirà in segreto attorniato dalla tua grazia.
Alda Merini
Tutta quella città… non se ne vedeva la fine… / La fine, per cortesia, si potrebbe vedere la fine? / E il rumore / Su quella maledettissima scaletta… era molto bello, tutto… e io ero grande con quel cappotto, facevo il mio figurone, e non avevo dubbi, era garantito che sarei sceso, non c’era problema / Col mio cappello blu / Primo gradino, secondo gradino, terzo gradino / Primo gradino, secondo gradino, terzo gradino / Primo gradino, secondo / Non è quel che vidi che mi fermò / È quel che non vidi / Puoi capirlo, fratello?, è quel che non vidi… lo cercai ma non c’era, in tutta quella sterminata città c’era tutto tranne / C’era tutto / Ma non c’era una fine. Quel che non vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo / Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu, sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare. Loro sono 88. Tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si può vivere. Ma se tu / Ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me / Ma se io salgo su quella scaletta e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi / Milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai e questa è la vera verità, che non finiscono mai e quella tastiera è infinita / Se quella tastiera è infinita, allora / Su quella tastiera non c’è musica che puoi suonare. Ti sei seduto su un seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio / Cristo, ma le vedevi le strade? / Anche solo le strade, ce n’era a migliaia, come fate voi laggiù a sceglierne una / A scegliere una donna / Una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire / Tutto quel mondo / Quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce / E quanto ce n’è / Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell’enormità, solo a pensarla? A viverla… / Io sono nato su questa nave. E qui il mondo passava, ma a duemila persone per volta. E di desideri ce n’erano anche qui, ma non più di quelli che ci potevano stare tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità, su una tastiera che non era infinita. Io ho imparato così. La terra, quella è una nave troppo grande per me. È un viaggio troppo lungo. È una donna troppo bella. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare.
Alessandro Baricco (Novecento. Un monologo)
Prima di sposarsi, Emma aveva creduto d'amare; ma la felicità che avrebbe dovuto nascere dal quell'amore non era venuta, e pensava che doveva essersi sbagliata. Ella cercava ora, di sapere che cosa volessero esattamente dire, nella vita, le parole felicità, passione ed ebbrezza, che le erano sembrate tanto belle, lette nei libri
Gustave Flaubert (Madame Bovary)
On the path of self-realization, there is no one big awakening, but many along the way of varying degrees: some small, some big; and each one of them is like the lotus flower, which grows out of muddy waters.
Ora Nadrich (Live True: A Mindfulness Guide to Authenticity)
Mi piace essere in un corpo che ormai invecchia. Posso guardare le montagne senza il desiderio di scalarle. Quand'ero giovane le avrei volute conquistare. Ora posso lasciarmi conquistare da loro. Le montagne, come il mare, ricordano una misura di grandezza dalla quale l'uomo si sente ispirato, sollevato. Quella stessa grandezza è anche in ognuno di noi, ma lì ci è difficile riconoscerla. Per questo siamo attratti dalle montagne.
Tiziano Terzani (Lettere contro la guerra)
Când ne-am zărit, aerul dintre noi şi-a aruncat dintr-o dată imaginea copacilor, indiferenţi şi goi, pe care-o lasă să-l străbată. Oh, ne-am zvârlit, strigându-ne pe nume, unul spre celălalt, şi-atât de iute, că timpul se turti-ntre piepturile noastre, şi ora, lovită, se sparse-n minute. Aş fi vrut să te păstrez în braţe aşa cum ţin trupul copilăriei, întrecut, cu morţile-i nerepetate. Şi să te-mbrăţişez cu coastele-aş fi vrut.
Nichita Stănescu (O viziune a sentimentelor)
The people who think of themselves as White have the choice of becoming human or irrelevant. Or--as they are, indeed, already, in all but actual fact: obsolete. For, if trouble don't last always, as the Preacher tells us, neither does Power, and it is on the fact or the hope or the myth of Power that that identity which calls itself White has always seemed to depend.
James Baldwin (Notes of a Native Son)
Già nella vetrina della libreria hai individuato la copertina col titolo che cercavi. Seguendo questa traccia visiva ti sei fatto largo nel negozio attraverso il fitto sbarramento di Libri Che Non Hai Letto che ti guardavao accigliati dai banchi e dagli scaffali cercando d'intimidirti. Ma tu sai che non devi lasciarti mettere in soggezione, che tra loro s'estendono per ettari ed ettari i Libri Che Puoi Fare A Meno Di Leggere, i Libri Fatti Per Altri Usi Che La Lettura, i Libri Già Letti Senza Nemmeno Bisogno D'Aprirli In Quanto Appartenenti Alla Categoria Del Già Letto Prima Ancora D'Essere Stato Scritto. E così superi la prima cinta dei baluardi e ti piomba addosso la fanteria dei Libri Che Se Tu Avessi Più Vite Da Vivere Certamente Anche Questi Li Leggeresti Volentieri Ma Purtroppo I Giorni Che Hai Da Vivere Sono Quelli Che Sono. Con rapida mossa li scavalchi e ti porti in mezzo alle falangi dei Libri Che Hai Intenzione Di Leggere Ma Prima Ne Dovresti Leggere Degli Altri, dei Libri Troppo Cari Che Potresti Aspettare A Comprarli Quando Saranno Rivenduti A Metà Prezzo, dei Libri Idem Come Sopra Quando Verranno Ristampati Nei Tascabili, dei Libri Che Potresti Domandare A Qualcuno Se Te Li Presta, dei Libri Che Tutti Hanno Letto Dunque E' Quasi Come Se Li Avessi Letti Anche Tu. Sventando questi attacchi, ti porti sotto le torri del fortilizio, dove fanno resistenza i Libri Che Da Tanto Tempo Hai In Programma Di Leggere, i Libri Che Da Anni Cercavi Senza Trovarli, i Libri Che Riguardano Qualcosa Di Cui Ti Occupi In Questo Momento, i Libri Che Vuoi Avere Per Tenerli A Portata Di Mano In Ogni Evenienza, i Libri Che Potresti Mettere Da Parte Per Leggerli Magari Quest'Estate, i Libri Che Ti Mancano Per Affiancarli Ad Altri Libri Nel Tuo Scaffale, i Libri Che Ti Ispirano Una Curiosità Improvvisa, Frenetica E Non Chiaramente Giustificabile. Ecco che ti è stato possibile ridurre il numero illimitato di forze in campo a un insieme certo molto grande ma comunque calcolabile in un numero finito, anche se questo relativo sollievo ti viene insidiato dalle imboscate dei Libri Letti Tanto Tempo Fa Che Sarebbe Ora Di Rileggerli e dei Libri Che Hai Sempre Fatto Finta D'Averli Letti Mentre Sarebbe Ora Ti Decidessi A Leggerli Davvero.
Italo Calvino (If on a Winter’s Night a Traveler)
Bor era bello da fare male. Il cuore della ragazza saltò un battito quando il suo profumo le raggiunse le narici e inondò la sua mente come una droga. Un accenno di barba disegnava il contorno appuntito del mento e le labbra si schiusero in un ghigno ferino da animale pronto alla caccia. «Ti voglio attenta e pronta. Ti insegnerò a difenderti. Non sono qui per giocare o rivangare il passato. E ora muoviti, non ho tempo da perdere, anzi, non abbiamo tempo da perdere.» Voltandosi e scendendo le scale tre gradini alla volta aggiunse: «Ti aspetto in strada, sono quello figo sulla moto». Le guance di Asia divennero paonazze, mentre stringeva i pugni con intensità fino a sentire il sudore delle mani appiccicarle la pelle. Con un'espressione degna di un drago sputa fuoco, Asia rimase a guardare Bor che usciva di casa. Vomitò un urlo a dir poco agghiacciante che miscelava rabbia e frustrazione.
Eilan Moon (R.I.P. Requiescat In Pace (The R.I.P. Trilogy, #1))
Così il piccolo principe addomesticò la volpe. E quando l'ora della partenza fu vicina: « Ah! » disse la volpe, « piangerò.» « La colpa è tua », disse il piccolo principe, « io non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi...» « E' vero », disse la volpe. « Ma piangerai! » disse il piccolo principe. « E' certo », disse la volpe. « Ma allora che ci guadagni? » « Ci guadagno », disse la volpe, « il colore del grano. » «Da te, gli uomini», disse il piccolo principe, «coltivano cinquemila rose nello stesso giardino... e non trovano quello che cercano...» «Non lo trovano», ripetei. «E tuttavia quello che cercano potrebbe essere trovato in una sola rosa o in un po' d'acqua...» «Certo», confermai. E il piccolo principe soggiunse: «Ma gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare col cuore.»
Antoine de Saint-Exupéry (Il piccolo principe)
Prima di ripartire doveva tentare di dormire almeno qualche ora, oppure sarebbe crollato durante il viaggio e non poteva permettersi un tale e grossolano errore, non con l’esperienza di guerriero che aveva. Questa era la differenza tra chi non aveva un’educazione alla guerra e chi aveva vissuto sempre in battaglia. Non c’era cosa peggiore del moto incontrollabile della disperazione per portare un combattente a perdere. La mente avrebbe dovuto essere lucida e pronta, il corpo riposato e forte per vincere. Per chi non aveva la mentalità del guerriero poteva sembrare assurdo anche solo vagliare l’idea del riposo in una simile situazione, ma con la lucidità dell’autocontrollo tipica di un Venator, l’unico modo per vincere era proprio quello.
Eilan Moon (R.I.P. De Profundis (The R.I.P. Trilogy, #2))
Adam, we hear, walked in easy fellowship with God in the cool of the evening and spoke to him as to a friend. This ordering of Adam to God meant that our first parent was effortlessly caught up in adoration. The term "adoration" comes from the Latin ado ratio, which in turn is derived from "ad ora" (to the mouth). To adore, therefore, is to be mouth to mouth with God, properly aligned to the divine source, breathing in God's life. When one is in the stance of adoration, the whole of one's life - mind, will, emotions, imagination, sexuality - becomes ordered and harmonized, much as the elements of a rose window arrange themselves musically around a central point.
Robert Barron
Smettila di tormentarti tanto. Ogni cosa segue comunque il suo corso, e per quanto uno possa fare del suo meglio, a volte è impossibile evitare che qualcuno rimanga ferito. È la vita. Faccio un po' il grillo parlante ma è ora che tu cominci a imparare certi meccanismi della vita. A volte tu ti sforzi troppo di adattare la vita ai tuoi meccanismi. Se non vuoi finire anche tu in una clinica psichiatrica cerca di essere un po' più aperto e di abbandonarti di più alla vita così come viene. Anche una donna debole e imperfetta come me ogni tanto arriva a rendersi conto di quanto meravigliosa sia la vita.
Haruki Murakami (Norwegian Wood)
«Signora, dopo la guerra ritornerò. Mi permetta di tornare. Tutti i nostri contrasti tra Francia e Germania saranno vecchi... dimenticati... per almeno quindici anni. Una sera suonerò alla sua porta. Lei mi aprirà e non mi riconoscerà, perché sarò in abiti civili. Allora io dirò: “Sono... l'ufficiale tedesco... si ricorda? Ora c'è la pace, la felicità, la libertà. La porto via con me”. Partiremo insieme. Le farò visitare molti paesi. Io naturalmente sarò un compositore famoso, e lei sarà bella come adesso...»
Irène Némirovsky (Suite Française)
Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d’avere: l’estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più t’aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti.Marco entra in una città; vede qualcuno in una piazza vivere una vita o un istante che potevano essere suoi; al posto di quell’uomo ora avrebbe potuto esserci lui se si fosse fermato nel tempo tanto tempo prima, oppure se tanto tempo prima a un crocevia invece di prendere una strada avesse preso quella opposta e dopo un lungo giro fosse venuto a trovarsi al posto di quell’uomo in quella piazza. Ormai, da quel suo passato vero o ipotetico, lui è escluso; non può fermarsi; deve proseguire fino a un’altra città dove lo aspetta un altro suo passato, o qualcosa che forse era stato un suo possibile futuro e ora è il presente di qualcun altro. I futuri non realizzati sono solo rami del passato: rami secchi.
Italo Calvino (Invisible Cities)
Standing on the top of this Monte d'Ora watching the sun come radiantly alive, Turi Guiliano was filled with youthful glee that he had escaped his enemies. He would never obey another human being again. He would choose who should live and who should die, and there was no doubt in his mind that all he would do would be for the glory and freedom of Sicily, for good and not for evil. That he would only strike for the cause of justice, to help the poor. that he would win every battle, that he would win the love of the oppressed. He was twenty years old.
Mario Puzo
Voi siete così giovine, così al di qua d’ogni inizio, e io vi vorrei pregare quanto posso, caro signore, di aver pazienza verso quanto non è ancora risolto nel vostro cuore, e tentare di aver care le domande stesse come stanze serrate e libri scritti in una lingua molto straniera. Non cercate ora risposte che non possono venirvi date perché non le potreste vivere. E di questo si tratta, di vivere tutto. Vivete ora le domande. Forse v’insinuate così a poco a poco, senz’avvertirlo, a vivere un giorno lontano la risposta. Forse portate in voi la possibilità di formare e creare, quale una maniera di vita singolarmente beata e pura; educatevi a questo compito, - ma accogliete in grande fiducia quanto vi accade e se solo vi accade dal vostro volere, da qualche necessità del vostro intimo, prendetelo su voi stesso e non odiate nulla.
Rainer Maria Rilke (Letters to a Young Poet)
«André», sussurrò trasecolata. Mi fissò come ipnotizzata, gli occhi traboccanti di gioia e speranza. «Sapevo che saresti venuto». Mi passò le mani sul torace, come per accertarsi che fossi reale. «Sapevo che stavi solo aspettando l’occasione giusta». Mi uccise vederla sorridermi. «Sei qui per me». Mi imposi di tramutarmi in puro, indistruttibile ghiaccio. Di annullare qualsiasi sentimento e creare il vuoto assoluto. Di osservarla dall’alto in basso con tanta inflessibilità da stroncare la sua felicità. Non importava scoprire che mi aveva aspettato, inutilmente. Non importava che ora fosse davanti a me, contro di me, dentro di me con quel suo sguardo magnetico. Non potevo permettere che tutto si ripetesse. Non potevo permettermi di essere di nuovo umano. Per lei, con lei. «No, Nadyia», dissi in tono lugubre. «Non sono qui per te».
Chiara Cilli (Per Combatterti (Blood Bonds, #5))
È uno speciale piacere che ti dà il libro appena pubblicato, non è solo un libro che porti con te ma la sua novità, che potrebbe essere anche solo quella dell’oggetto uscito ora dalla fabbrica, la bellezza dell’asino di cui anche i libri s’adornano, che dura finché la copertina non comincia a ingiallire, un velo di smog a depositarsi sul taglio, il dorso a sdrucirsi agli angoli, nel rapido autunno delle biblioteche. No, tu speri sempre d’imbatterti nella novità vera, che essendo stata novità una volta, continui a esserlo per sempre. Avendo letto il libro appena uscito, ti approprierai di questa novità dal primo istante, senza dover poi inseguirla, rincorrerla. Sarà questa la volta buona? Non si sa mai. Vediamo come comincia.
Italo Calvino (If on a Winter’s Night a Traveler)
Alzò lo sguardo verso il cielo: un ricamo di foglie di quercia che risaltava in negativo. Allargò le braccia, come in croce. Rimase lì per un bel po’, qualche ora, non avrebbe saputo dire quanto. Avrebbe voluto pregare, ma si sentì in colpa perché lo faceva solo quando aveva bisogno. E non era nemmeno sicura di voler attirare su di sé l’attenzione di Dio: lei, la ragazza-che-prega-solo-quando-ha-bisogno-di-qualcosa. Magari lo avrebbe irritato. Forse avrebbe dovuto trattenersi, e pregare quando fosse riuscita a farlo solo per il desiderio di pregare, in modo che Lui la riprendesse in simpatia. Ma Dio (scusa, Dio), chi mai si ricorda di pregare quando le cose filano a gonfie vele? La gente buona, ecco chi si ricorda. E lei non era così
Ann Brashares (The Sisterhood of the Traveling Pants (Sisterhood, #1))
Am avut intr-o noapte un vis ciudat. Purtam o rana adanca la umarul stang din care imi curgeau valuri de sange. Incet, din sangele coagulat s-au format larve ce-mi misunau pe trup haotic. Din larve au iesit fluturi... M-am trezit din somn scuturandu-mi trupul... Ceasul de pe noptiera nu arata decat ora doua. La ferestre se zareau umbrele noptii. Copacii isi despleteau trupurile cu bratele scheletice ale crengilor, in bataia vantului. Isi alungeau formele, in descompunere, pana la mine in camera, desenau pe pereti tablouri in miscare. Nu stiu cat timp am stat culcat cu fata in sus. Priveam umbrele copacilor in geometrii abstracte. Parca imi comunicau ceva printr-un limbaj bizar al miscarilor unduitoare. Spre dimineata am adormit rapus.
Sorina Popescu
Tu precisas-te entreter... Para isso escrever; isto é, trabalhar. Mas, meu caro, «entreter» significa passar tempo. Ora o tempo passa acelerado em demasia; não necessita de impulsos. Os homens deviam procurar «entreter» o tempo, e não entreterem-se a si... Eu é isso que faço... Penso no passado, revivo os dias que passaram... Assim, levanto uma barreira entre o passado e o futuro. O futuro é porém um óptimo saltador... salta todas as barreiras, vai-se tornando no presente e eu pouco resultado alcanço... Escreves para não te aborreceres... Ah! como seria feliz se me conseguisse aborrecer!...
Mário de Sá-Carneiro (Loucura...)
X AGOSTO San Lorenzo , io lo so perché tanto di stelle per l'aria tranquilla arde e cade, perché si gran pianto nel concavo cielo sfavilla. Ritornava una rondine al tetto: l'uccisero: cadde tra i spini; ella aveva nel becco un insetto: la cena dei suoi rondinini. Ora è là, come in croce, che tende quel verme a quel cielo lontano; e il suo nido è nell'ombra, che attende, che pigola sempre più piano. Anche un uomo tornava al suo nido: l'uccisero: disse: Perdono; e restò negli aperti occhi un grido: portava due bambole in dono. Ora là, nella casa romita, lo aspettano, aspettano in vano: egli immobile, attonito, addita le bambole al cielo lontano. E tu, Cielo, dall'alto dei mondi sereni, infinito, immortale, oh! d'un pianto di stelle lo inondi quest'atomo opaco del Male!
Giovanni Pascoli (Myricae)
«Ascolta, so come ti senti: sei prevenuto, hai paura, ti senti insicuro, credi che la felicità per te sia irraggiungibile. Ti assicuro che non è così. Io non ti lascerò mai, sarò sempre al tuo fianco, malgrado i tuoi sbalzi d’umore e la tua stronzaggine. Ci sarò per te, ci sono sempre stata. E ti amo, Elijah, dovresti saperlo.» Annuisce, ma l’espressione combattuta non va via dal suo viso. Non crede ancora di meritare la felicità. Non può vivere così, deve lasciarsi il passato alle spalle, prendere coscienza del fatto che da ora in poi la nostra vita sarà insieme, amarmi con tutto se stesso e mettersi in gioco. «Anche io ti amo e cercherò di dimostrartelo, di essere più ottimista. Mi fido di noi e so che il nostro amore è fortissimo, che siamo un’unica cosa e niente può separarci, nemmeno le mie insicurezze del cazzo.» Mi alzo sulle punte e assaggio le sue labbra con frenesia «Così ti voglio» mormoro. Si morde il labbro, incastrandomi con uno sguardo malizioso. «Io ti voglio in qualsiasi modo» esclama.
Debora C. Tepes (Sei tu il mio paradiso)
Io so cosa vuol dire essere felice nella vita e la bontà dell'esistenza, il gusto dell'ora che passa e delle cose che si hanno intorno, pur senza muoversi, la bontà di amarle, le cose, fumando, e una donna in esse. Conosco la gioia di un pomeriggio d'estate a leggere un libro d'avventure cannibalesche seminudo in una chaiselongue davanti a una casa di collina che guardi il mare. E molte altre gioie insieme; di stare in un giardino in agguato e ascoltare che il vento muove le foglie appena (le più alte) di un albero; o in una sabbia sentirsi screpolate e crollare infinita esistenza di sabbia; o nel mondo popolato di galli levarsi prima dell'alba e nuotare, solo in tutta l'acqua del mondo, presso a una spiaggia rosa. E io non so cosa passa sul mio volto in quelle mie felicità, quando sento che si sta così bene a vivere: non so se una dolcezza assonnata o piuttosto sorriso. Ma quanto desiderio d'avere cose! Non soltanto mare o soltanto sole e non soltanto una donna e il cuore di lei sotto le labbra. Terre anche! Isole! Ecco: io posso trovarmi nella mia calma, al sicuro, nella mia stanza dove la finestra è rimasta tutta la notte spalancata e d'improvviso svegliarmi al rumore del primo tram mattutino; è nulla un tram: un carrozzone che rotola, ma il mondo è deserto attorno e in quell'aria creata appena, tutto è diverso da ieri, ignoto a me, e una nuova terra m'assale.
Elio Vittorini
Dandogli le spalle apro il rubinetto ed aspetto si riempia l’acquaio per lavarli. Thomas mi raggiunge senza fare alcun rumore. Me ne accorgo solo quando poggia contemporaneamente le mani sui bordi del ripiano, bloccandomi tra le sue braccia. Quel contatto improvviso mi fa trasalire ed uno dei due piatti che reggo mi scivola di mano, sprofondando nella schiuma. «Ok, facciamo così» mi sussurra ad un orecchio, avvicinandosi al mio viso. «Oggi è il tuo giorno fortunato: voglio essere comprensivo. Fingerò di non aver rischiato di rompermi l’osso del collo cadendo in una buca di più di due metri. Sorvolerò sulla storia della macchina e dimenticherò di aver trascorso un’ora cercando di convincere mia zia che non sono il crudele maschilista insensibile che crede. Tu, d’altro canto, verrai con me nello studio, ti siederai e ti impegnerai a trovare un accordo ragionevole. Considera che mi sento particolarmente generoso, cosa che capita di rado».
Cecile Bertod (Wife with Benefit)
Diranno che l’ho tradito, che ho ridotto il suo prezzo a trenta sicli d’argento. Diranno che sono avaro, che ho tradito il mio maestro. Non sanno che sono morto di crepacuore. Per il rammarico… Per amore. Se non conoscono me, non conoscevano neanche lui. Quanto ci ha sconvolti con la sua compassione, con la sua riluttanza a salvare un’intera nazione, ma con il desiderio di salvare le singole persone. Lo definivano un folle, un bugiardo. Ma ora so che era il volto di Dio, che non ci salva dai romani… Ma da noi stessi Sono il lebbroso, l’indemoniato. Io, paralizzato dalla paura, ero cieco. La prostituta, il cadavere nella tomba. Io, sono tutto questo. Io, che l’ho rinnegato e l’ho consegnato ai nemici. Io, che muoio per lui. Il mio nome sarà per sempre sinonimo di “traditore”. Ma egli amava i suoi nemici. Egli mi amava.
Tosca Lee (L'uomo che tradì Gesù)
and you were sort of hypnotized by your boot or shoe or a finger-nail as it might be,and at the same time you were sort of picked up by the old scruff and shook like you might be a cat.you got shook and shook till there was nothing left.you lost your name and your body and your self and you just didn’t care,and you waited until your boot or finger-nail got yellow,then yellower and yellower all the time.then the lights started cracking like atomics and the boot or finger-nail or,as it might be,a bit of dirt on your trouser-bottom turned into a big big big mesto,bigger than the whole world,and you were just going to get introduced to old Bog or God when it was all over.you came back to here and now whimpering sort of,with your rot all squaring up for a boohoohoo.now that’s very nice but very cowardly.you were not put on this earth just to get in touch with God.that sort of thing could sap all the strength and the goodness out of a chelloveck.
Anthony Burgess (A Clockwork Orange)
Sono furbe e giocano d'astuzia solo le donne più o meno limitate. Mancando loro l'intelligenza pura e semplice, muovono le leve della vita spicciola, quotidiana, per mezzo dell'astuzia, e intrecciano come un merletto la loro politica domestica, senza accorgersi di come si dispongano attorno a loro le linee principali della vita, senza capire a cosa tendano e dove s'incontreranno. L'astuzia è una moneta spicciola con cui non si compra molto. Come di spiccioli si può vivere un'ora o due, così l'astuzia può servire a dissimulare qualcosa, ingannare, alterare qua e là, ma non basta per abbracciare l'orizzonte lontano, per dominare dall'inizio alla fine un grande, importante avvenimento. L'astuzia è miope: vede bene solo quel che ha sotto il naso, ma non vede lontano, e perciò finisce spesso per cadere nella trappola che aveva teso agli altri.
Ivan Goncharov (Oblomov)
Oggi, mezzo gennaio, non è giornata allegra; cielo nubiloso, aritmie, il solito disordine che a farsi potabile richiede il tempo che una sardina impiega a farsi capodoglio. Ovvio che la sardina mi abbia orientato verso l’olio, e dunque l’Oglio, e l’ingrata patria, gli ossicini io non ti do. Ecco, in un giorno come questo è difficile fare l’unica cosa che io sappia veramente fare: comprare libri. Quando la primavera si sbizzarrisce, e i capri petulchi lasciviano pe’ prati, e l’odore della mortella – erba di cui ignoro tutto, e che quindi è puramente letteraria – impreziosisce l’aria, io vado ad acquistare libri. Badate: io non ho detto che vado ad acquistare libri che ho preventivamente scelto, che voglio assolutamente, che, acquistati, porterò golosamente a casa e leggerò, scrivendo poi un mirabile saggio critico, splendore di acutezza e di segreta poesia, destinato a procurarmi lettere di appassionati lettori, sconvolti e rigenerati. Macché. L’unica faccenda che mi sta a cuore è questa appunto: comprare libri. Ora, il quesito, la quaestio quodlibetalis è come segue: colui che acquista libri è per ciò stesso un lettore? Ovviamente, la maggioranza dei leggenti queste righe, se ve ne sono, penseranno che no; lettore è colui che legge. Quale errore. Non v’ha dubbio che è naturale che il lettore legga, ma contesto che per esser lettori si debba assolutamente leggere; e soprattutto che acquistare libri non sia gesto di lettore. Ma se il libro non lo leggi, che senso avrà mai che se ne stia nella tua biblioteca? E tu stesso lo dici: forse non lo leggerò mai, magari un giorno lo regalerò. Eh no, quest’ultima facezia me la fate dire voi, io i libri acquistati non letti, forse non mai letti, nemmeno li presto. Essi ‘mi servono’. Servono a che? Servono grazie alla naturale attività magica e umbràtile e stemmica che un libro esercita. Un libro lo si compra con animo che suppongo simile a quello con cui si dipingevano bovi e capri nelle caverne paleolitiche. Una mucca dipinta non si munge né si mangia, ma è ‘la mucca’, cosa che non è consentito ad alcuna altra mucca. E così il libro non letto, acquistato e depositato sugli scaffali, è ‘il libro’. Acquistare un libro ha un effetto nervino che nessun altro gesto può avere; è una scelta del tutto onirica, isterica, fantastica, e suppone un progetto di vita, e naturalmente più libri possono alludere a più progetti di vita.
Giorgio Manganelli (Discorso dell'ombra e dello stemma)
Ogni volta che Dusk ripensava al suo sorriso, che tanto amava, non poteva evitare che un’espressione adorante gli comparisse in viso e che il suo cuore battesse più forte per la gioia. Comunque, la vita in tournée non era solo divertimento, sesso e giochi, infatti, a un certo punto dovette uscire dalla loro camera per le prove. Anche quando Lolly non era con lui, la sua attenzione continuava a spostarsi dalla musica al ragazzo e a quanto fosse bello rimanere accoccolati a letto dopo aver scopato la mattina presto. Una brezza piacevole scombinò i capelli di Dusk mentre stava sperimentando con la chitarra i nuovi accordi per le loro canzoni. La sua voce diventava un tutt’uno con la musica quando cantava e lui si perdeva nel mondo creato dalle parole di suo fratello. Alcune canzoni che Dusk conosceva benissimo, e che cantava da sempre, lo colpirono come mai prima d’ora. Non solo le canzoni di Dawn vibrarono in maniera diversa, ma gli diedero anche nuove idee. Milioni di parole invasero la sua mente, spingendolo a desiderare un foglio per scriverle. Era raro che componesse e, sebbene per il momento aveva solo piccoli frammenti di testo, non poté fare a meno di pensare di avere qualcosa di speciale tra le mani.
K.A. Merikan (Manic Pixie Dream Boy (The Underdogs, #1))
[...] Ora ti racconto una cosa che ho sentito alla televisione di un bar:in Africa c'è un serpente che non è velenoso,non fa nulla,si chiama "falso serpente corallo",perchè è uguale al serpente corallo che invece è velenoso assai. Insomma,questo serpente è evitato da tutti gli animali,perchè hanno paura che li morda.Ma sono dei brodi perchè non gli farebbe mica nulla. E lui,capito,va in giro e fa il serpente velenoso. E lo fa e ci gode. Lo fa fino a che non incontra qualcuno che lo riconosce per quello che è:un falso serpente corallo. E lo sai qual'è l'unico animale che lo riconosce al volo e lo mangia a morsi? Prova un pò a indovinare. Pensaci pure...non lo sai? Te lo dico io. E' il vero serpente corallo. Il vero serpente corallo lo riconosce subito. Lo vede subito che è un buffone e un impostore. Ecco,oggi una cosa simile è successa a te. Sei andato sul muso a dei ragazzini facendo finta di essere uno cattivo,ma purtroppo per te uno cattivo l'hai trovato davvero. Sono io." cit. La storia di Faccia
Gipi
Noi sappiamo che in questo difficilmente saremo compresi, ed è bene che cosi sia. Ma consideri ognuno, quanto valore, quanto significato è racchiuso anche nelle più piccole nostre abitudini quotidiane, nei cento oggetti nostri che il più umile mendicante possiede: un fazzoletto, una vecchia lettera, la fotografia di una persona cara. Queste cose sono parte di noi, quasi come membra del nostro corpo; né è pensabile di venirne privati, nel nostro mondo, ché subito ne ritroveremmo altri a sostituire i vecchi, altri oggetti che sono nostri in quanto custodi e suscitatori di memorie nostre. Si immagini ora un uomo a cui, insieme con le persone amate, vengano tolti la sua casa, le sue abitudini, i suoi abiti, tutto infine, letteralmente tutto quanto possiede: sarà un uomo vuoto, ridotto a sofferenza e bisogno, dimentico di dignità e discernimento, poiché accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere se stesso; tale quindi, che si potrà a cuor leggero decidere della sua vita o morte al di fuori di ogni senso di affinità umana; nel caso più fortunato, in base ad un puro giudizio di utilità. Si comprenderà allora il duplice significato del termine «Campo di annientamento », e sarà chiaro che cosa intendiamo esprimere con questa frase: giacere sul fondo.
Primo Levi (Survival in Auschwitz)
Quest'uomo, meglio conosciuto sotto il nome di Tigre della Malesia, che da dieci anni insanguinava le coste del mar malese, poteva avere trentadue o trentaquattro anni. Era alto di statura, ben fatto, con muscoli forti come se fili d'acciaio vi fossero stati intrecciati, dai lineamenti energici, l'anima inaccessibile a ogni paura, agile come una scimmia, feroce come la tigre delle jungla malesi, generoso e coraggioso come il leone dei deserti africani. Aveva una faccia leggermente abbronzata e di una bellezza incomparabile, resa truce da una barba nera, con una fronte ampia, incorniciata da fuligginosi e ricciuti capelli che gli cavedano con pittoresco disordine sulle robuste spalle. Due occhi di una fulgidezza senza pari, che magnetizzavano, attiravano, che ora diventavano melanconici come quelli di una fanciulla, e che ora lampeggiavano e schizzavano come fiamme. Due labbra sottili, particolari agli uomini energici, dalle quali, nei momenti di battaglia, usciva una voce squillante, metallica, che dominava il rombo dei cannoni, e che talvolta si piegavano a un melanconico sorriso, che a poco a poco diventava un sorriso beffardo fino al punto di trovare il sorriso della Tigre della Malesia, quasi assaporasse allora il sangue umano. Da dove mai era uscito questo terribile uomo, che alla testa di duecento tigrotti, non meno intrepidi di lui, aveva saputo in poco volger d'anni farsi una fama sì funesta? Nessuno lo avrebbe potuto dire. I suoi fidi stessi lo ignoravano, come ignoravano pure chi egli fosse.
Emilio Salgari (Le tigri di Mompracem)
So che stai leggendo tardi questa poesia, prima di lasciare l' ufficio con l'abbagliante lampada gialla e la finestra nel buio nell'apatia di un fabbricato sbiadito nella quiete dopo l'ora di traffico. So che stai leggendo questa poesia in piedi nella libreria lontano dall'oceano in un giorno grigio di primavera, fiocchi sparsi di neve spinti attraverso enormi spazi di pianure intorno a te. So che stai leggendo questa poesia in una stanza dove tanto è accaduto che non puoi sopportare dove i vestiti giacciono sul letto in cumuli stagnanti e la valigia aperta parla di fughe ma non puoi ancora partire. So che stai leggendo questa poesia mentre il treno della metropolitana perde velocità e prima di salire le scale verso un nuovo tipo d'amore che la vita non ti ha mai concesso. So che stai leggendo questa poesia alla luce del televisore dove immagini mute saltano e scivolano mentre tu attendi le telenotizie sull'intifada. So che stai leggendo questa poesia in una sala d'attesa Di occhi che s'incontrano sì e no, d'identità con estranei. So che stai leggendo questa poesia sotto la luce al neon nel tedio e nella stanchezza dei giovani fuori gioco, che si mettono fuori gioco quando sono ancora troppo giovani. So che stai leggendo questa poesia con una vista non più buona, le spesse lenti ingigantiscono queste lettere oltre ogni significato però continui a leggere perché anche l'alfabeto è prezioso. So che stai leggendo questa poesia mentre vai e vieni accanto alla stufa scaldando il latte, sulla spalla un bambino che piange, un libro nella mano poiché la vita è breve e anche tu hai sete. So che stai leggendo questa poesia non scritta nella tua lingua indovinando alcune parole mentre altre continui a leggerle e voglio sapere quali siano queste parole. So che stai leggendo questa poesia mentre ascolti qualcosa, diviso fra rabbia e speranza ricominciando a fare di nuovo il lavoro che non puoi rifiutare. So che stai leggendo questa poesia perché non rimane nient'altro da leggere là dove sei atterrato, completamente nudo.
Adrienne Rich (An Atlas of the Difficult World)
Sottolineai tantissime frasi con forza, segnai punti esclamativi, freghi verticali. Sputare su Hegel. Sputare sulla cultura degli uomini, sputare su Marx, su Engels, su Lenin. E sul materialismo storico. E su Freud. E sulla psicoanalisi e l’invidia del pene. E sul matrimonio, sulla famiglia. E sul nazismo, sullo stalinismo, sul terrorismo. E sulla guerra. E sulla lotta di classe. E sulla dittatura del proletariato. E sul socialismo. E sul comunismo. E sulla trappola dell’uguaglianza. E su tutte le manifestazioni della cultura patriarcale. E su tutte le sue forme organizzative. Opporsi alla dispersione delle intelligenze femminili. Deculturalizzarsi. Disacculturarsi a partire dalla maternità, non dare figli a nessuno. Sbarazzarsi della dialettica servo-padrone. Strapparsi dal cervello l’inferiorità. Restituirsi a se stesse. Non avere antitesi. Muoversi su un altro piano in nome della propria differenza. L’università non libera le donne ma perfeziona la loro repressione. Contro la saggezza. Mentre i maschi si danno a imprese spaziali, la vita per le femmine su questo pianeta deve ancora cominciare. La donna è l’altra faccia della terra. La donna è il Soggetto Imprevisto. Liberarsi dalla sottomissione, qui, ora, in questo presente. L’autrice di quelle pagine si chiamava Carla Lonzi.
Elena Ferrante (Storia di chi fugge e di chi resta)
Margheritina, se qualcosa ci dovesse separare, devi pensare a me nella luce migliore, caro ragazzo. Su! Facciamo questo patto. Pensa a me nella luce migliore, se mai le circostanze ci separeranno!" "Per me, Steerforth, tu non puoi avere luce migliore, né peggiore" affermai. "Tu sei sempre egualmente amato e hai sempre lo stesso posto... nel mio cuore." [...] Mi alzai con l'alba incolore e, dopo essermi vestito il più silenziosamente possibile, m'affacciai alla sua camera. Egli era profondamente addormentato: giaceva, tranquillo, col capo appoggiato al braccio, come lo avevo spesso visto giacere a scuola. Venne, a suo tempo, il momento (e fu prestissimo) in cui quasi mi meravigliai che nulla turbasse il suo riposo, mentre lo guardavo. Ma dormiva (lasciate che io lo ripensi così!) come spesso lo avevo visto dormire a scuola; e così, in quell'ora silenziosa, lo lasciai. ... Per mai più, oh, Dio ti perdoni, Steerforth! Mai più toccare con atto di amore e di amicizia quella mano abbandonata, mai più! [Charles Dickens; 'David Copperfield]
Charles Dickens (David Copperfield)
Se ora penso agli anni di allora, mi colpisce quanto poco ci fosse in realtà da vedere, quante poche immagini illustrassero la vita e la morte nei Lager. Conoscevamo di Auschwitz il portale con la sua scritta, i pancacci di legno a più piani, i mucchi di capelli, occhiali e valigie; di Birkenau l'entrata con la torre, i corpi laterali e il passaggio per i treni; e da Bergen-Belsen ci venivano le montagne di cadaveri trovate e fotografate dagli alleati al momento della liberazione. Conoscevamo alcune testimonianze di detenuti, ma molti libri apparvero subito dopo la guerra e vennero ristampati solo negli anni Ottanta, visto che nel frattempo non rientrarono nei programmi delle case editrici. Ora ci sono così tanti libri e film che il mondo dei Lager è ormai parte dell'immaginario collettivo che completa il mondo reale. La fantasia lo conosce ormai bene, e a partire dalla serie televisiva Olocausto e da film come La scelta di Sophie e soprattutto Schindler's list si muove anche in quel mondo. E non ne prende solo atto, ma integra e abbellisce. Allora la fantasia stentava a muoversi; riteneva che allo sgomento di cui era debitrice al mondo dei Lager non si confacessero le movenze della fantasia. Quelle poche immagini che doveva alle foto degli alleati e alle testimonianze dei detenuti, le ha poi guardate riguardate, fino a farne dei cliché.
Bernhard Schlink (The Reader)
Che cos'è l'Ottocento? Un'epoca nella quale la donna era sacra, e si poteva comprare una ragazza di tredici anni per poche sterline, o pochi scellini se la si voleva soltanto per un'ora o due. Nella quale si costruirono più chiese che in tutta la precedente storia del paese, e a Londra una casa su sessanta era un bordello (la proporzione moderne sarebbe pressappoco una su seimila). Nella quale la santità del matrimonio (e della castità prematrimoniale) era esaltata da ogni pulpito, in tutti gli editoriali e nei pubblici comizi, e grandi personaggi pubblici - dal futuro re in giù - conducevano una vita assolutamente scandalosa. Nella quale venne gradatamente umanizzato il sistema penale, e la flagellazione era talmente diffusa che un francese cercò seriamente di dimostrare che il marchese De Sade doveva essere d'origine inglese. Nella quale il corpo femminile era più che mai celato agli occhi indiscreti, e i meriti degli scultori erano valutati in base alla loro capacità di scolpire donne nude. Nella quale non esiste un romanzo, una commedia o una poesia di un certo livello letterario che si spinga oltre la sessualità di un bacio [...], mentre la popolazione di opere pornografiche raggiungeva un livello mai superato. Nella quale non si nominavano mai le funzioni escretorie, e le condizioni igieniche erano ancora talmente primitive [...] che dovevano esserci poche case e poche strade che non le ricordassero in continuazione. Nella quale si sosteneva all'unanimità che le donne non hanno orgasmo, e si insegnava a ogni prostituta come simularlo. Nella quale ci furono progressi enormi in tutti gli altri settori dell'attività umana, e soltanto tirannide nel più personale e fondamentale
John Fowles (The French Lieutenant’s Woman)
Dear Miss Hummingbird,
 The leaves are turning green now, but not with envy. But they should be envious, because I, Jarod Ora Kintz, son of a thousand question marks, now have what every unemployed American most covets: a cat. Oh, and I’ve also got a new job. Almost forgot to mention it. “What will you be doing?” you may be wondering, and “Is it legal?” Those answers, as you can imagine, are gray. But so are elephants. Gray, I mean. Elephants are gray, not illegal, even though a certain political party in this country that’s represented by an elephant mascot certainly does things that to the normal citizen would be considered illegal. But I digress.
 Turns out that right under “Mayor of Orafouraville” on my resume, I can now add “Concierge at the Five-Star Hotel.” Concierge is just a fancy term that means something similar in Latin, I’m sure.
 My job will be to arrange activities for hotel guests for everything from opera tickets to dinner reservations to even organizing the burial of a loved one—though not if the disposal of the body is to be kept secret because a murder has occurred. Murder is such a ghastly (and ghostly) way to spoil dinner reservations for two, wouldn’t you agree? Or, rather, wouldn’t you not disagree?
 This job will allow me to meet interesting people from all over the planet, and possibly even other planets (like Pluto, if that’s still even a planet).
 It’s a full-time job, at least part of the time (40 hours per week out of a possible 168 hours). I’ll be expected to wear a shirt and tie. And, of course, pants—but that goes without saying. What also goes without saying are guests, but I hope some at least say goodbye before they go. 

Jarod Kintz (This Book Has No Title)
The Dream Lord Byron Our life is twofold; Sleep hath its own world, A boundary between the things misnamed Death and existence: Sleep hath its own world, And a wide realm of wild reality, And dreams in their development have breath, And tears, and tortures, and the touch of joy; They leave a weight upon our waking thoughts, They take a weight from off waking toils, They do divide our being; they become A portion of ourselves as of our time, And look like heralds of eternity; They pass like spirits of the past -they speak Like sibyls of the future; they have power - The tyranny of pleasure and of pain; They make us what we were not -what they will, And shake us with the vision that's gone by, The dread of vanished shadows -Are they so? Is not the past all shadow? -What are they? Creations of the mind? -The mind can make Substances, and people planets of its own With beings brighter than have been, and give A breath to forms which can outlive all flesh. I would recall a vision which I dreamed Perchance in sleep -for in itself a thought, A slumbering thought, is capable of years, And curdles a long life into one hour. ---------- Il sogno Lord Byron Duplice è la nostra vita: il Sonno ha il suo proprio mondo, un confine tra le cose chiamate impropriamente morte e esistenza: il Sonno ha il proprio mondo, e un vasto reame di sfrenata realtà; e nel loro svolgersi i sogni hanno respiro, e lacrime e tormenti e sfiorano la gioia; lasciano un peso sui nostri pensieri da svegli, tolgono un peso dalle nostre fatiche da svegli, dividono il nostro essere; diventano parte di noi stessi e del nostro tempo, e sembrano gli araldi dell'eternità; passano come fantasmi del passato, parlano come Sibille dell'avvenire; hanno potere - la tirannia del piacere e del dolore; ci rendono ciò che non fummo, secondo il loro volere, e ci scuotono con dissolte visioni, col terrore di svanite ombre. Ma sono veramente così? Non è forse tutto un'ombra il passato? Cosa sono? Creazioni della mente? La mente sa creare sostanza, e popolare pianeti, di sua fattura, di esseri più splendenti di quelli mai esistiti, e dare respiro e forma che sopravvivono alla carne. Vorrei richiamare una visione che ho sognato forse nel sonno, poiché in sé un pensiero, un pensiero assopito, racchiude anni, e in un'ora condensa una lunga vita.
Lord Byron
Questo ucciderà quello. Il libro ucciderà l’edificio. L’invenzione della stampa è il più grande avvenimento della storia. E’ la rivoluzione madre. E’ il completo rinnovarsi del modo di espressione dell’umanità, è il pensiero umano che si spoglia di una forma e ne assume un’altra, è il completo e definitivo mutamento di pelle di quel serpente simbolico che, da Adamo in poi, rappresenta l’intelligenza. Sotto forma di stampa, il pensiero è più che mai imperituro. E’ volatile, inafferrabile, indistruttibile. Si fonde con l’aria. Al tempo dell’architettura, diveniva montagna e si impadroniva con forza di un secolo e di un luogo. Ora diviene stormo di uccelli, si sparpaglia ai quattro venti e occupa contemporaneamente tutti i punti dell’aria e dello spazio.. Da solido che era, diventa vivo. Passa dalla durata all’ immortalità. Si può distruggere una mole, ma come estirpare l’ubiquità? Venga pure un diluvio, e anche quando la montagna sarà sparita sotto i flutti da molto tempo, gli uccelli voleranno ancora; e basterà che solo un’arca galleggi alla superficie del cataclisma, ed essi vi poseranno, sopravvivranno con quella, con quella assisteranno al decrescere delle acque, e il nuovo mondo che emergerà da questo caos svegliandosi vedrà planare su di sé, alato e vivente, il pensiero del mondo sommerso. Bisogna ammirare e sfogliare incessantemente il libro scritto dall'architettura, ma non bisogna negare la grandezza dell'edificio che la stampa erige a sua volta. Questo edificio è colossale. E’ il formicaio delle intelligenze. E’ l’alveare in cui tutte le immaginazioni, queste api dorate, arrivano con il loro miele. L’edificio ha mille piani. Sulle sue rampe si vedono sbucare qua e là delle caverne tenebrose della scienza intrecciantisi nelle sue viscere. Per tutta la sua superficie l’arte fa lussureggiare davanti allo sguardo arabeschi, rosoni, merletti. La stampa, questa macchina gigante che pompa senza tregua tutta la linfa intellettuale della società, vomita incessantemente nuovi materiali per l’opera sua. Tutto il genere umano è sull’ impalcatura. Ogni spirito è muratore. Il più umile tura il suo buco o posa la sua pietra. Certo, è anche questa una costruzione che cresce e si ammucchia in spirali senza fine, anche qui c’è confusione di lingue, attività incessante, lavoro infaticabile, concorso accanito dell’umanità intera, rifugio promesso all’ intelligenza contro un nuovo diluvio, contro un’invasione di barbari. E’ la seconda torre di Babele del genere umano." - Notre-Dame de Paris, V. Hugo
Victor Hugo (The Hunchback of Notre-Dame)
Nel sole di marzo, mentre era seduto su una catasta di ceppi di faggio che scricchiolavano per il caldo, avvenne che egli pronunciasse per la prima volta la parola «legno». Aveva già visto il legno centinaia di volte, aveva sentito la parola centinaia di volte. La capiva anche, infatti d'inverno era stato mandato fuori spesso a prendere legna. Ma il legno come oggetto non gli era mai sembrato così interessante da darsi la pena di pronunciarne il nome. Ciò avvenne soltanto quel giorno di marzo, mentre era seduto sulla catasta. La catasta era ammucchiata a strati, come una panca, sul lato sud del capannone di Madame Gaillard, sotto un tetto sporgente. I ceppi più alti emanavano un odore dolce di bruciaticcio, dal fondo della catasta saliva un profumo di muschio, e dalla parete d'abete del capannone si diffondeva nel tepore un profumo di resina sbriciolata. Grenouille era seduto sulla catasta con le gambe allungate, la schiena appoggiata contro la parete del capannone, aveva chiuso gli occhi e non si muoveva. Non vedeva nulla, non sentiva e non provava nulla. Si limitava soltanto ad annusare il profumo del legno che saliva attorno a lui e stagnava sotto il tetto come sotto una cappa. Bevve questo profumo, vi annegò dentro, se ne impregnò fino all'ultimo e al più interno dei pori, divenne legno lui stesso, giacque sulla catasta come un pupazzo di legno, come un Pinocchio, come morto, finché dopo lungo tempo, forse non prima di una mezz’ora, pronunciò a fatica la parola «legno». Come se si fosse riempito di legno fin sopra le orecchie, come se il legno gli arrivasse già fino al collo, come se avesse il ventre, la gola, il naso traboccanti di legno, così vomitò fuori la parola. E questa lo riportò in sé, lo salvò, poco prima che la presenza schiacciante del legno, con il suo profumo, potesse soffocarlo. Si alzò a fatica, scivolò giù dalla catasta, e si allontanò vacillando come su gambe di legno. Per giorni e giorni fu preso totalmente dall'intensa esperienza olfattiva, e quando il ricordo saliva in lui con troppa prepotenza, borbottava fra sé e sé «legno, legno», a mo' di scongiuro.
Patrick Süskind (Perfume: The Story of a Murderer)
But thou shalt leave it all behind thee! It shall not cumber thy steps, as thou treadest along the forest-path; neither shalt thou freight the ship with it, if thou prefer to cross the sea. Leave this wreck and ruin here where it hath happened! Meddle no more with it! Begin all anew! Hast thou exhausted possibility in the failure of this one trial? Not so! The future is yet full of trial and success. There is happiness to be enjoyed! There is good to be done! Exchange this false life of thine for a true one. Be, if thy spirit summons thee to such a mission, the teacher and apostle of the red men. Or,—as is more thy nature,—be a scholar and a sage among the wisest and the most renowned of the cultivated world. Preach! Write! Act! Do any thing, save to lie down and die! Give up this name of Arthur Dimmesdale, and make thyself another, and a high one, such as thou canst wear without fear or shame. Why shouldst thou tarry so much as one other day in the torments that have so gnawed into thy life!—that have made thee feeble to will and to do!—that will leave thee powerless even to repent! Up, and away!
Nathaniel Hawthorne (The Scarlet Letter)
Ho riflettutto molto su come descriverlo, e questo è quel che ho deciso: «Nessuno l'ha mai definito un grande cane, o anche un buon cane. Era sfrenato come un ossesso e forte come un toro. Affrontava gioiosamente la vita, con un entusiasmo associato spesso a disastri naturali. È l'unico cane che sia mia stato espulso da un corso di aducazione all'obbedienza». Continuavo: «Marley era un divoratore di divani, un demolitore di porte a zanzariera, un dispensatore di saliva, un ribaltatore di coperchi di pattumiera. Quanto al cervello, lasciatemi dire che ha dato la caccia alla sua coda fino al giorno in cui è morto, apparentemente convinto di essere sull'orlo di una grossa svolta nel mondo canino». Ma c'era dell'altro in lui, e descrissi il suo intuito e la sua empatia, la sua dolcezza con i bambini, e il suo cuore puro. Quelo che volevo realtmente dire era come quest'animale aveva toccato le nostre anime e ci aveva insegnato alcune delle lezioni più importanti della vita. «Una persona può imparare molto da un cane, anche da un cane strambo come il nostro», scrissi. «Marley mi ha insegnato a vivere ogni giorno con sfrenata esuberanza e gioia, a cogliere il momento e seguire il mio cuore. Mi ha insegnato ad apprezzare le cose semplici: una passeggiata nei boschi, una fresca nevicata, un sonnellino in un raggio di sole invernale. E mentre diventava vecchio e malandato, mi ha insegnato l'ottimismo di fronte alle avversità. Sopprattutto mi ha insegnato l'amicizia, l'altruismo e una profonda devozione.» Era uno straordinario concetto che solo ora, sulla scia della sua morte, stavo assorbendo totalmente: Marley come mentore. Era un maestro e un modello di comportamento. Era possibile per un cane, qualsiasi cane, ma soprattutto un pazzo cane incontrollabile come il nostro, indicare agli umani le cose che contavano realmente nella vita? Direi di sì. Lealtà. Coraggio. Devozione. Semplicità. Gioia. E le cose che non contavano. A un cane non servono automobili lussuose o grandi case o vestiti di sartoria. Gli status symbol non significano niente per lui. Un bastone fradicio gli va altrettanto bene. Un cane giudica gli altri non dal colore, il credo o la classe ma da chi sono interioremente. A un cane non importa se sei ricco o povero, istruito o analfabeta, intelligente o stupido. Dagli il tuo cuore e lui ti darà il suo. Era molto semplice, eppure noi umani, così più saggi e più sofisticati, abbiamo sempre avuto difficltà a immaginare quel che conta e non conta realemente. Mentre scrivevo quest'articolo di addio a Marley, mi rendevo conto che era tutto lì di fronte a noi, se solo avessimo aperto gli occhi. A volte occorre un cane con un alito cattivo, pessime maniere, e intenzioni pure per aiutarci a vedere.
John Grogan (Io & Marley)
Era o noapte minunată, cum numai în tinereţe pot fi nopţile, iubite cititorule. Bolta înstelată era atât de luminoasă, încât, privind-o, te întrebai fără să vrei: cum e cu putinţă oare, ca sub firmamentul acesta de vrajă să mai existe şi oameni posomorâţi ori cu toane? E foarte tinerească, desigur, şi această întrebare, iubite cititorule, deie Domnul ca ea să-ţi însenineze cât mai des sufletul! Alunecând însă cu gândul la feluriţi oameni îmbufnaţi şi cu toane, mi-am amintit şi de starea mea sufletească în tot cursul acelei zile. Un sentiment ciudat de înstrăinare puse pe nesimţite stăpânire pe mine, chiar din zori. Încercam senzaţia penibilă a omului însingurat care deodată se simte părăsit şi uitat de toţi. Oricine este în drept, fireşte, să mă întrebe: dar cine erau aceşti „toţi"? de vreme ce, în cei opt ani de când locuiesc aici, la Petersburg, n-am reuşit să leg aproape nici o cunoştinţă. Şi ce rost ar avea, la ce mi-ar folosi de fapt asemenea cunoştinţe, când, fără să fi cunoscut pe cineva direct, am ajuns să cunosc aproape tot Petersburgul! De aceea am şi avut impresia că mă pără¬sesc toţi, când oraşul întreg s-a ridicat deodată cu tot calabalâcul, pornind într-un exod grăbit spre localităţile de vilegiatură din împrejurimile capitalei. Îngrozit la gândul că rămân singur, am hoinărit trei zile la rând pe străzi, pradă unei tristeţi cople¬şitoare şi fără a izbuti să-mi dau seama de ceea ce se petrece cu mine. Fie că mergeam pe Bulevardul Nevski, fie că străbăteam parcul sau rătăceam de-a lungul cheiului — nu mai întâlneam acum nici un chip cunoscut, nici unul din oamenii aceia cu care mă obişnuisem a da ochii în cutare loc, la cutare oră, ani de-a rândul. Ei nu mă cunoscuseră, desigur, dar eu îi cunoşteam... Îi cunoşteam de aproape, căci le studiasem atât de bine chipurile, încât am ajuns să le admir când sunt voioase şi mă simt tare abătut când le văd întunecate. Am ajuns chiar să leg un fel de prietenie cu un bătrânel, pe care, nu e zi de la Dumnezeu, să nu-l întâlnesc, la aceeaşi oră, pe Fontanka. Are o înfăţişare atât de gravă şi e atât de cufundat în gânduri! Tot timpul mormăie ceva pe sub nas, gesticulează cu mâna stângă, iar în dreapta ţine un baston lung, noduros, cu măciulia aurită. Chiar şi el m-a observat şi manifestă faţă de mine o simpatie sinceră. Sunt convins că, dacă s-ar întâmpla să nu fiu la ora obişnuită şi pe locul ştiut de pe Fontanka, l-ar cuprinde ipohondria. Iată de ce câteodată aproape că ne şi salutăm, mai ales când amândoi suntem în bună dispoziţie. Mai deunăzi, după ce nu ne văzusem două zile la rând, întâlnindu-ne a treia zi, printr-o pornire spontană, duserăm involuntar mâinile la pălărie; ne oprirăm totuşi la timp, stăpânindu-ne gestul şi trecurăm cu simpatie unul pe lângă celălalt. La fel de bine îmi sunt cunoscute şi casele. Când trec pe stradă, fiecare parcă m-ar întâmpina cu aerul că vrea să-mi iasă în cale, mă priveşte cu toate ferestrele şi doar că nu-mi spune: „Bună ziua! Cum vă mai simţiţi? Cât despre mine, mulţumesc lui Dumnezeu, sunt bine sănătoasă, iar pe la începutul lunii am să mai capăt un etaj"; sau: „Cum o duceţi cu sănătatea? Eu de mâine intru în reparaţie" (...) Sau, n-am să uit niciodată întâmplarea cu o căsuţă foarte drăguţă, de culoare roz-pal. Era o căsuţă de zid, zveltă şi cochetă, şi mă privea cu atâta prietenie, iar la vecinele ei grosolane şi greoaie se uita atât de semeaţă, încât inima-mi tresaltă de bucurie ori de câte ori mi se întâmpla să trec pe lângă ea. Dar săptămâna trecută, având drum pe acea stradă şi aruncându-mi privirea spre prietena mea, o auzii căinându-se amarnic: „Priveşte, mă vopsesc în galben !" Mizerabilii! Nu-i cruţaseră nici coloanele, nici cornişele. Prietena mea se îngălbenise ca un canar. De supărare, simţii în gură gust de fiere şi nici până acum nu mi-am găsit puteri destule ca să mai dau ochi cu sărmana mea prietenă. (...)Aşadar, cititorule cred că înţelegi cam în cel fel cunosc eu tot oraşul Petersburg. youtubecom/watch?v=Fa5EVxyS7QM&
Fyodor Dostoevsky (White Nights)