O Sole Mio Quotes

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Io so cosa vuol dire essere felice nella vita e la bontà dell'esistenza, il gusto dell'ora che passa e delle cose che si hanno intorno, pur senza muoversi, la bontà di amarle, le cose, fumando, e una donna in esse. Conosco la gioia di un pomeriggio d'estate a leggere un libro d'avventure cannibalesche seminudo in una chaiselongue davanti a una casa di collina che guardi il mare. E molte altre gioie insieme; di stare in un giardino in agguato e ascoltare che il vento muove le foglie appena (le più alte) di un albero; o in una sabbia sentirsi screpolate e crollare infinita esistenza di sabbia; o nel mondo popolato di galli levarsi prima dell'alba e nuotare, solo in tutta l'acqua del mondo, presso a una spiaggia rosa. E io non so cosa passa sul mio volto in quelle mie felicità, quando sento che si sta così bene a vivere: non so se una dolcezza assonnata o piuttosto sorriso. Ma quanto desiderio d'avere cose! Non soltanto mare o soltanto sole e non soltanto una donna e il cuore di lei sotto le labbra. Terre anche! Isole! Ecco: io posso trovarmi nella mia calma, al sicuro, nella mia stanza dove la finestra è rimasta tutta la notte spalancata e d'improvviso svegliarmi al rumore del primo tram mattutino; è nulla un tram: un carrozzone che rotola, ma il mondo è deserto attorno e in quell'aria creata appena, tutto è diverso da ieri, ignoto a me, e una nuova terra m'assale.
Elio Vittorini
«Le storie sono cambiate, mio caro ragazzo» dice l'uomo in grigio, una traccia di impercettibile tristezza nella voce. «Niente più battaglie fra il bene e il male, niente più mostri da sterminare, nessuna fanciulla da salvare. Per quanto ne so io, le fanciulle sono per la maggior parte in grado di salvarsi da sole, almeno quelle che valgono qualcosa. Non esistono più le semplici favole, con ideali e belve e lieto fine. Gli ideali mancano di un chiaro intento o di risolutezza. Le belve assumono forme differenti ed è difficile riconoscerle per ciò che sono realmente. E non esistono più veri e propri finali, lieti o meno lieti. Le cose vanno avanti, si sovrappongono, si confondono, la tua storia è parte della storia di tua sorella che è parte di molte altre storie, e nessuno sa dire dove potranno condurre. La complessità del bene e del male va ben oltre una principessa e un drago, o un lupo e una bambina col cappuccetto rosso. E non è forse il drago l'eroe della propria storia? E il lupo non agisce esattamente come dovrebbero agire i lupi? Anche se forse ne esiste soltanto uno capace di travestirsi da nonna pur di trastullarsi con la preda.»
Erin Morgenstern (The Night Circus)
Ho riflettutto molto su come descriverlo, e questo è quel che ho deciso: «Nessuno l'ha mai definito un grande cane, o anche un buon cane. Era sfrenato come un ossesso e forte come un toro. Affrontava gioiosamente la vita, con un entusiasmo associato spesso a disastri naturali. È l'unico cane che sia mia stato espulso da un corso di aducazione all'obbedienza». Continuavo: «Marley era un divoratore di divani, un demolitore di porte a zanzariera, un dispensatore di saliva, un ribaltatore di coperchi di pattumiera. Quanto al cervello, lasciatemi dire che ha dato la caccia alla sua coda fino al giorno in cui è morto, apparentemente convinto di essere sull'orlo di una grossa svolta nel mondo canino». Ma c'era dell'altro in lui, e descrissi il suo intuito e la sua empatia, la sua dolcezza con i bambini, e il suo cuore puro. Quelo che volevo realtmente dire era come quest'animale aveva toccato le nostre anime e ci aveva insegnato alcune delle lezioni più importanti della vita. «Una persona può imparare molto da un cane, anche da un cane strambo come il nostro», scrissi. «Marley mi ha insegnato a vivere ogni giorno con sfrenata esuberanza e gioia, a cogliere il momento e seguire il mio cuore. Mi ha insegnato ad apprezzare le cose semplici: una passeggiata nei boschi, una fresca nevicata, un sonnellino in un raggio di sole invernale. E mentre diventava vecchio e malandato, mi ha insegnato l'ottimismo di fronte alle avversità. Sopprattutto mi ha insegnato l'amicizia, l'altruismo e una profonda devozione.» Era uno straordinario concetto che solo ora, sulla scia della sua morte, stavo assorbendo totalmente: Marley come mentore. Era un maestro e un modello di comportamento. Era possibile per un cane, qualsiasi cane, ma soprattutto un pazzo cane incontrollabile come il nostro, indicare agli umani le cose che contavano realmente nella vita? Direi di sì. Lealtà. Coraggio. Devozione. Semplicità. Gioia. E le cose che non contavano. A un cane non servono automobili lussuose o grandi case o vestiti di sartoria. Gli status symbol non significano niente per lui. Un bastone fradicio gli va altrettanto bene. Un cane giudica gli altri non dal colore, il credo o la classe ma da chi sono interioremente. A un cane non importa se sei ricco o povero, istruito o analfabeta, intelligente o stupido. Dagli il tuo cuore e lui ti darà il suo. Era molto semplice, eppure noi umani, così più saggi e più sofisticati, abbiamo sempre avuto difficltà a immaginare quel che conta e non conta realemente. Mentre scrivevo quest'articolo di addio a Marley, mi rendevo conto che era tutto lì di fronte a noi, se solo avessimo aperto gli occhi. A volte occorre un cane con un alito cattivo, pessime maniere, e intenzioni pure per aiutarci a vedere.
John Grogan (Io & Marley)
A noi nobili della Transilvania non piace pensare che le nostre ossa riposino fra quelle dei comuni mortali. Non cerco allegrezza né letizia, né la luminosa voluttà del sole o delle acque chiare che tanto piacciono ai giovani e agli spensierati. Non sono più giovane, e il mio cuore dopo gravosi anni di lutto per i miei morti non è incline all'allegria. Inoltre, le mura del mio castello sono diroccate; molto sono le ombre e il vento soffia freddo fra le merlature e i battenti. Amo la semi-oscurità e le ombre e restare solo con i miei pensieri quando è possibile.
Bram Stoker (Dracula)
non piangere, Wanda. Resterai con me.»«Otto vite» sussurrai stretta a lui, con voce spezzata. «In otto vite non ho mai trovato nessuno in grado di trattenermi su un pianeta, nessuno da seguire fra i pianeti. Non ho mai trovato un compagno. Perché proprio adesso? Perché proprio tu? Appartieni a un'altra specie. Come puoi tu essere il mio compagno?»«Che strano universo» mormorò. «Non è giusto» protestai, ripetendo le parole di Sole. Non era giusto. Com'era possibile che avessi finalmente trovato l'amore e fossi costretta ad abbandonarlo, a un passo dalla fine? Era giusto che la mia anima e il mio corpo non sapessero riconciliarsi? Era giusto che dovessi voler bene anche a Melanie?Era giusto che Ian dovesse soffrire? Meritava la felicità più di chiunque altro. Non era giusto, e nemmeno... logico. Come potevo infliggergli tanto dolore?«Ti amo» sussurrai.«Non dirlo come fosse un addio.»Invece dovevo. «Io, l'anima che chiamano Viandante, ti amo, Ian, anche se sei umano. E ciò non cambierà mai, qualsiasi cosa io diventi.» Scandii ogni parola per fargli capire che non mentivo. «Se anche fossi un Delfino, un Orso o un Fiore, non mi importerebbe. Ti amerò per sempre, per sempre ti ricorderò. Tu sarai il mio unico compagno.»Le sue braccia si irrigidirono, mi cinsero ancora più forte, e sentii la fu-ria scorrere dentro di loro. Era difficile respirare.«Tu non vai da nessuna parte, Viandante. Tu resti qui.» «Non puoi permettere che Mel resti intrappolata, è come ucciderla, Jeb.»Ian si chinò verso il cerchio di luce, la sua espressione di nuovo furiosa. «Non è la stessa fine a cui condanneresti Wanda, Jared? E tutti noi, se la porti via?»«Ma quale "tutti noi"! Tu vuoi salvare Wanda a spese di Melanie... è l'unica cosa che ti importa.»«Tu invece vuoi avere Melanie, a spese di Wanda, è l'unica cosa che importa a te! Perciò, visto che siamo pari, tocca decidere cos'è meglio per la comunità.»«No! Tocca decidere cos'è meglio per Melanie! Il corpo è suo!»
Stephenie Meyer (The Host (The Host, #1))
Although Zolla no longer associated with Julius Evola, he nevertheless arranged for me to meet Italy’s most famous crypto-traditionalist writer who was a very controversial figure because of his espousal of the cause of Mussolini during the Second World War. I had already read some of Evola’s works, many of which are now being translated into English and are attracting some attention in philosophical circles. But based on the image I had of him as an expositor of traditional doctrines including Yoga, I was surprised to see him, now crippled as a result of a bomb explosion in 1945, living in the center of Rome in a large old apartment which was severe and fairly dark and without works of traditional art which I had expected to see around him. He had piercing eyes and gazed directly at me as we spoke about knightly initiation, myths and symbols of ancient Persia, traditional alchemy and Hermeticism and similar subjects. While he extolled the ancient Romans and their virtues, he spoke pejoratively about his contemporary Italians. When I asked him what happened to those Roman virtues, he said they traveled north to Germany and we were left with Italian waiters singing o sole mio! He also seemed to have little knowledge or interest in esoteric Christianity and refuse to acknowledge the presence of a sapiental current in Christianity. It was surprising for me to see an Italian sitting a few minutes from the Vatican, with his immense knowledge of various esoteric philosophies from the Greek to the Indian, being so impervious to the inner realities of the tradition so close to his home.
Seyyed Hossein Nasr
O luce etterna che sola in te sidi, sola t’intendi, e da te intelletta e intendente te ami e arridi! Quella circulazion che sì concetta pareva in te come lume reflesso, da li occhi miei alquanto circunspetta, dentro da sé, del suo colore stesso, mi parve pinta de la nostra effige: per che ‘l mio viso in lei tutto era messo. Qual è ‘l geomètra che tutto s’affige per misurar lo cerchio, e non ritrova, pensando, quel principio ond’elli indige, tal era io a quella vista nova: veder voleva come si convenne l’imago al cerchio e come vi s’indova; ma non eran da ciò le proprie penne: se non che la mia mente fu percossa da un fulgore in che sua voglia venne. A l’alta fantasia qui mancò possa; ma già volgeva il mio disio e ‘l velle, sì come rota ch’igualmente è mossa, l’amor che move il sole e l’altre stelle.
Dante Alighieri
O luce etterna che sola in te sidi, sola t’intendi, e da te intelletta e intendente te ami e arridi! 126 Quella circulazion che sì concetta pareva in te come lume reflesso, da li occhi miei alquanto circunspetta, 129 dentro da sé, del suo colore stesso, mi parve pinta de la nostra effige: per che ‘l mio viso in lei tutto era messo. 132 Qual è ‘l geomètra che tutto s’affige per misurar lo cerchio, e non ritrova, pensando, quel principio ond’elli indige, 135 tal era io a quella vista nova: veder voleva come si convenne l’imago al cerchio e come vi s’indova; 138 ma non eran da ciò le proprie penne: se non che la mia mente fu percossa da un fulgore in che sua voglia venne. 141 A l’alta fantasia qui mancò possa; ma già volgeva il mio disio e ‘l velle, sì come rota ch’igualmente è mossa, l’amor che move il sole e l’altre stelle.
Dante Alighieri
Non regnavo più sul mondo; le facciate delle case, gli sguardi indifferenti dei passanti mi esiliavano. Fu per questa ragione che il mio amore per la campagna prese dei colori mistici. Arrivata a Meyrignac, i muri crollavano, l'orizzonte si allontanava. Mi perdevo nell'infinito pur restando me stessa. Sentivo sulle palpebre il calore del sole che brilla per tutti, ma che lì, in quell'istante, non accarezzava che me. Il vento volteggiava intorno ai pioppi: veniva da altri posti, da dovunque, scuoteva lo spazio, e io turbinavo immobile fino ai confini della terra. Quando nel cielo si levava la luna, io comunicavo con le lontane città, con i deserti, i mari, i villaggi che in quel momento si bagnavano nella sua luce. Non ero più una coscienza vacante, uno sguardo astratto, ma l'odore ondoso dei campi di grano, l'odore intimo delle brughiere, il calore spesso del mezzogiorno, o il fremito dei crepuscoli: avevo peso, e tuttavia evaporavo nell'azzurro, non avevo più confini.
Simone de Beauvoir (Memoirs of a Dutiful Daughter)
Mama made the coach stop at a barber shop around the corner from their house. 'Go in there,' she told Francie, 'and get your father’s cup.' Francie didn't know what she meant. 'What cup?' she asked. 'Just ask for his cup.' Francie went in. There were two barbers but no customers. One of the barbers sat on one of the chairs in a row against the wall. His left ankle rested on his right knee and he cradled a mandolin. He was playing 'O, Sole Mio.' Francie knew the song. Mr. Morton had taught it to them saying the title was 'Sunshine.' The other barber was sitting in one of the barber chairs looking at himself in the long mirror. He got down from the chair as the girl came in. 'Yes?' he asked. 'I want my father’s cup.' 'The name?' 'John Nolan.' 'Ah, yes. Too bad.' He sighed as he took a mug from the row of them on a shelf. It was a thick white mug with 'John Nolan' written on it in gold and fancy block letters. There was a worn-down cake of white soap at the bottom of it and a tired-looking brush. He pried out the soap and put it and the brush in a bigger unlettered cup. He washed Johnny’s cup. While Francie waited, she looked around. She had never been inside a barber shop. It smelled of soap and clean towels and bay rum. There was a gas heater which hissed companionably. The barber had finished the song and started it over again. The thin tinkle of the mandolin made a sad sound in the warm shop. Francie sang Mr. Morton’s words to the song in her mind. Oh, what’s so fine, dear, As a day of sunshine. The storm is past at last. The sky is blue and clear. Everyone has a secret life, she mused.
Betty Smith
Mio padre è un “iperattivo-non-autonomo”. Questa è una definizione coniata dalla sottoscritta per fargli capire, senza scadere del triviale, che quando non ha nulla di impegnativo da fare rompe le scatole al suo prossimo. Nella prospettiva di diventare un “nonno iperattivo-non-autonomo” la questione è anche peggiorata: è costantemente combattuto tra il bisogno di rompermi le scatole (perché sono diventata ormai troppo goffa e ingombrante per scappare a nascondermi non appena lo vedo sul piede di guerra) e il riguardo per la nipotina in arrivo. Sdraiata all’ombra del mio solito alberello (nel giardino della casa di campagna dei miei), lo osservo vagare per il giardino, come un uomo primitivo alla ricerca di una pianta da estirpare o di una tigre dai denti a sciabola con cui litigare. Questo perché gli abbiamo fisicamente impedito di mettersi a costruire una casa sull’albero per la futura nipotina, in quanto avrebbe iniziato da solo e finito col chiedere alla famiglia tutta di aiutarlo a piantare chiodi. -Se proprio non sai cosa fare potresti prendere una foglia di banano e sventolarmi.- Lui decide di ignorare il suggerimento (perfettamente ragionevole, a parer mio) e si mette a girare attorno alla mia macchina, borbottando frasi sconnesse sulla sporcizia che la ricopre che non fa nemmeno più vedere il colore della vernice. -Guarda lì, non si capisce come fai a guidare di sera, con i fanali così sporchi!- Io strizzo gli occhi per scrutare la macchina bianca sotto il sole: a parte qualche cacca di piccione non mi sembra poi così vergognosa. Di certo non abbastanza vergognosa da spingermi a tentare il suicidio per lavare la carrozzeria sotto il sole delle tre del pomeriggio. Lui apre lo sportello e trasale di sommo disgusto. -Ma insomma, come fai a stare in una macchina del genere! Si prende il tetano su quei sedili!- -Guarda, io mi sto affaticando solo ad ascoltarti…- gli rispondo, -se hai tanta energia in eccesso perché non me la lavi tu?-
Diana Malaspina (Ph.D. & pregnant: Precariamente incinta)
«Voglio qualcuno che mi ami così tanto da non sopportare l’idea di doverci nascondere nell’ombra. Voglio qualcuno che mi ami così tanto che tutte le cose brutte e difficili che possono derivare dall’uscire alla luce del sole non lo preoccupino perché le affronteremmo insieme.» Mi sfuggì un piccolo singhiozzo. «Non voglio supplicare per avere tutto questo.»«Con lui avevi la sensazione di farlo?»Un’altra lacrima scivolò lungo il mio viso, scomparendo nei miei capelli. «No. Era… bello. Giusto.» Luke mi mancava. Con lui non mi sentivo una persona diversa. Mi sentivo la versione più forte e più potente di quella che ero già. Adesso ero disposta ad ammettere il mio valore; sapevo che valevo più di una sola notte a settimana.Anche lui, del resto. Solo che non voleva correre il rischio. E io non sarei stata la rete di sicurezza di nessuno, convenientemente piazzata e su cui atterrare in tutta tranquillità.Volevo essere il viaggio avventuroso, la caduta libera, il salto da una scogliera verso qualcosa di esaltante.Prima o poi, sarei stata in grado di stare nella sua stessa stanza senza pensare che lui era stato esattamente quello per me, anche se per breve tempo.«Quindi sei innamorata di lui?» domandò Paige a bassa voce.Mi morsi l’interno della guancia. Non volevo più piangere. Innamorarsi avrebbe dovuto essere piacevole, giusto? Non qualcosa che ti faceva piangere. D’altronde, suppongo che questo fosse ciò che accadeva quando capitolavi nello stesso giorno in cui qualcuno faceva scoppiare una bomba nella tua vita privata.Ma ero davvero innamorata di Luke Pierson?Sì.Doveva essere l’unica spiegazione per cui tutto questo mi rendeva così infelice. Perché, mentre sedevo sul divano nella casa in cui ero cresciuta, non pensavo più all’imbarazzo che avevo provato. Non pensavo a chi aveva visto cosa, o se i tifosi avevano perso il rispetto per me. Pensavo solamente a lui.«Ha importanza?» chiesi a Paige. O all’universo. O a chiunque mi stesse ascoltando.Lei non rispose. Nessuno lo fece. Di sicuro sarebbe stato carino se una voce tonante mi avesse detto cosa fare. Ma non c’era nessuno. Solo io, che cercavo di capire cosa diavolo sarebbe accaduto ora
Karla Sorensen (The Bombshell Effect (Washington Wolves, #1))
Nonostante tutto, non sopporto il pensiero che questo anello vada perso per sempre, come non sopporto il pensiero di lasciare te per sempre. E se per una cosa non ho scelta, almeno per l’altra posso scegliere. Ti lascio il nostro anello di famiglia, perché hai lo stesso diritto di averlo quanto me. Ti sto scrivendo questo guardando il sole che sorge. Tu stai dormendo, i sogni si susseguono dietro alle tue palpebre inquiete. Vorrei sapere a cosa stai pensando... Vorrei poter scivolare nella tua testa e vedere il mondo allo stesso modo in cui lo vedi tu. Vorrei potermi vedere allo stesso modo con il quale mi vedi tu. Ma forse non voglio vedere questo. Probabilmente mi farebbe sentire ancora di più il peso di questa grande menzogna, e non potrei sopportarlo. Io appartengo a te. Potresti fare tutto quello che vuoi di me e io te lo lascerei fare. Potresti chiedermi qualsiasi cosa e io distruggerei me stesso cercando di farti felice. Il mio cuore mi dice che questo è il sentimento migliore e più grande che io abbia mai avuto. Ma la mia mente sa la differenza tra volere qualcosa che non puoi avere e volere qualcosa che non dovresti volere. E io non dovrei volerti. Tutta la notte ti ho guardata dormire, ho guardato la luna andare e venire, gettando la sua ombra sul tuo viso, tra luce e buio. Non ho mai visto niente di più bello. Penso alla vita che avremmo potuto avere se le cose fossero state diverse, una vita dove questa notte non sarebbe stata un evento singolare, separato da tutta la realtà, ma dove ogni notte passata in questo modo sarebbe stata naturale. Ma le cose non sono diverse, ed io non riesco più a guardarti senza sentire di averti ingannata facendoti innamorare di me. La verità che nemmeno uno è disposto a dire ad alta voce è che nessuno ha una possibilità di vincere contro Valentine se non io. Sono in grado di avvicinarmi a lui come nessun altro può. Posso fingere di volermi unire a lui e lui mi crederà, fino a quell’ultimo momento in cui finirò questa storia, in un modo o nell’altro. Ho qualcosa di Sebastian; posso condurlo nel luogo dove mio padre si nasconde, e questo è ciò che farò. Quindi ti ho mentito ieri sera. Ti ho detto che volevo passare una sola notte con te. Quando in realtà vorrei passare tutte le notti della mia vita con te. Ed è per questo che sono sgattaiolato fuori dalla tua finestra, ora, come un codardo. Perché se ti avessi detto tutto questo in faccia, non sarei riuscito ad andare via. Non ti biasimo se mi odi, vorrei che lo facessi. Finché potrò ancora sognare, sognerò te. Jace
Cassandra Clare (City of Glass (The Mortal Instruments, #3))
Mio caro Peter, Vorrei scriverti un intero romanzo, ma mi stai facendo morire assiderato e quindi non ho molto tempo. Mi piace credere d’aver capito il motivo della tua fuga, perché anche io ho fatto lo stesso un tempo. Amavo un uomo che è morto in guerra dopo che avevo riposto in lui ogni speranza d’essere felice. Ero disperatamente solo. Sono tornato sull’Isola Che-non-c’è perché non riuscivo a immaginare nessun posto più felice di questo ed è qui che ho perduto me stesso. Qualsiasi trattamento tu abbia ricevuto dalla tua famiglia, deve averti causato lo stesso dolore che io ho provato in quel momento. Mi dispiace. Non so cosa significhi per te sapere d’avere la mia comprensione, ma posso assicurarti che ce l’hai. Non sopporto l’idea di saperti disperato. Se potessi, farei tutto il possibile per renderti di nuovo felice. Immagino non abbia senso fare i timidi in una lettera come questa. Io ti adoro. Adoro le tue storie. E vorrei avere l’occasione di poterti adorare nel modo reale, qualsiasi cosa siamo lì fuori, se me lo lascerai fare. Non voglio che tu resti qui, non solo perché ti amo, ma perché mi hai salvato la vita, che ti piaccia o no – e non posso tollerare il pensiero di scappare via lasciandoti intrappolato qui. In verità, sono un egoista. Voglio stare con te. Voglio che tu venga via insieme a me e giuro su Dio che se lo farai, ti darò qualsiasi casa mi sia rimasta nel mondo reale. Sono sempre venuto sull’isola via mare, dal nord dell’Isola del Pellicano. Se vai in quella direzione e continui a navigare verso l’orizzonte, vedrai l’Inghilterra a sinistra del sole. Vai sempre dritto verso di lei e arriverai a un piccolo cottage vicino a un fiume. Spero d’essere lì ad aspettarti. Ti prego, smettila di fare lo sciocco e vieni a cercarmi. Devo ricostruire tante cose, e vorrei farlo insieme a te
Austin Chant (Peter Darling)
Se gli orologi scomparissero dal mondo. Mi sentivo perso e senza punti di appoggio. Quanti minuti erano trascorsi da quando mi ero svegliato? In genere controllavo l'ora sulla sveglia accanto al letto, ora però mi era impossibile perchè gli orologi erano scomparsi. Cominciavo a sentirmi trascinato in un vortice senza tempo e senza età. Gli esseri umani dormono, si svegliano, lavorano e mangiano in base a una tabella oraria stabilita da loro stessi. Conducono un'esistenza impostata sugli orologi. In altre parole, prima hanno inventato il sistema dei giorni, dei mesi e degli anni, ovvero del tempo in generale, per imporsi dei limiti, poi hanno inventato gli strumenti per misurare quegli stessi limiti. La libertà comporta ansia e insicurezza. Gli esseri umani avevano ceduto la libertà totale in cambio dalla certezza data dalle regole e dalle abitudini. Tutti i momenti che avevo vissuto più o meno in maniera inconsapevole cominciavano ora ad acquisire importanza. Quante altre mattine mi sarei alzato insieme a Cavolo? Nel tempo che mi rimaneva, quante altre volte avrei ascoltato la mia canzone preferita? Quante altre volte avrei bevuto il caffè? Mentre ci pensavo, ho udito il ticchettio delle lancette di un orologio. Al colmo dello stupore, mi sono voltato di scatto verso il letto, ma ovviamente la sveglia non era al suo posto. Però avvertivo la presenza di qualcosa alle mie spalle, qualcosa che mi dava sostegno. Ho cominciato a udire milioni e milioni di ticchettii, che nel breve intervallo di un istante si sono trasformati nel battito dei cuori di tutte le persone che vivevano in questo mondo. La torre dell'orologio illuminata dai primi raggi di sole. Fidanzati che si danno appuntamento ai piedi della torre. Salto sul tram che è arrivato in ritardo. Arrivo davanti a un piccolo negozio di orologi. Odo il ticchettio Scandiscono il tempo. E' un suono familiare, lo conosco da quando ero piccolo. Regola la mia vita e la rende libera. Il mio cuore comincia a trovare la pace. E, poco alla volta, il suono si allontana fino a scomparire.
Genki Kawamura (If Cats Disappeared from the World)
Ero felice? Ero infelice? Non sapevo dirlo neanch'io. Una cosa però la sapevo. Le persone possono scegliere di essere felici o essere infelici. Dipende dalla prospettiva con cui osservano le cose. Se i gatti scomparissero dal mondo. Inimmaginabile. Ero un vero cretino, non avevo mai capito niente. Solo ora mi sembrava di intuire: qualsiasi cosa o creatura a questo mondo esisteva per una ragione ben precisa e non vi era ragione altrettanto valida per cui avrebbe dovuto scomparire. Nessuna. Siamo tutti destinati a morire, gli esseri umani hanno un tasso di mortalità del cento per cento. Dunque, se una morte è felice o infelice dipende sostanzialmente dal modo in cui si è vissuta la propria vita. Ma non potevo far scomparire i gatti, non ce l'ho fatta. Penserai che sono un idiota ad aver preferito la vita dei gatti alla mia. Tuttavia, non avrei mai vissuto felice sapendo di aver prolungato la mia vita sottraendo qualcosa a qualcun altro. E quel qualcosa potevano essere i gatti come il sole, il mare o il cielo. Non potevo privare gli altri di qualcosa per un mio capriccio egoista. Ecco perchè ho smesso di far scomparire le cose dal mondo. Io sono io, mi sono detto, e devo accettare quello che il destino ha riservato per me, una vita leggermente più corta di quella delle altre persone. A me che è stato concesso il privilegio di far scomparire qualcosa in cambio di un ulteriore giorno di vita, quei rimorsi appaiono come un tesoro meraviglioso. Sono la testimonianza che ho vissuto. Ho collezionato una quantità innumerevole di rimorsi, fallimenti e sogni infranti; posseggo una lista innumerevole di persone che avrei voluto incontrare, pietanze che avrei voluto assaggiare e luoghi che avrei voluto visitare. Morirò con tutte queste consapevolezze, e... va benissimo così. Sono contento di essere chi sono, di essere qui e non altrove. Dio non mi ha chiamato in causa affinchè considerassi il valore delle cose che facevo scomparire, bensì il mio valore in qualità di essere umano. Dio ha creato il mondo dal lunedì al sabato, e io nello stesso arco di tempo ho fatto scomparire qualcosa. Ma non ce l'ho fatta a far scomparire i gatti, non potevo proprio, è stato più forte di me. -Alla fine, sei arrivato a capire quanto è bella la vita. Hai compreso chi sono le persone più importanti per te e afferrato il valore di tutte le cose che ritieni preziose e insostituibili. Hai esplorato daccapo il tuo mondo e lo hai osservato da una prospettiva diversa, scoprendo come anche la più banale e monotona quotidianità fosse bella a sufficienza. Quindi direi che è valsa la pena di venirti a trovare. -Resta il fatto che morirò a breve. -Sì, ma una cosa è certa: adesso che te ne sei reso conto, sei felice. Ho pensato a tutte le cose che avrei potuto far scomparire. Forse, senza di loro, il mondo non sarebbe cambiato di una virgola, eppure era proprio di tutte quelle piccole cose che era fatto.
Genki Kawamura (If Cats Disappeared from the World)
Comunque ho lasciato gli altri a pallavolare in palestra e sono uscita dalla scuola, c'era un sole pallido color miele. Sono andata al bar di fronte, a vedere le facce. Come faccio spesso, mi sono tappata le orecchie per concentrarmi e capire cosa succedeva intorno. E mi sono sentita strana. Qual'era il motivo del mio disagio? E quale segrato nascondeva la gente seduta? L'uomo corpulento con la fronte sudata, che sbarrava gli occhi in segno di meraviglia, e disegnava rabbia con la mano. E l'uomo piccolo che ne seguiva il discorso scuotendo la testa e ricalcando i gesti dell'altro. E la giovane carica di gioielli come una Cleopatra che sibilava a bassa voce contro qualcuno, un veleno d'astio che le sue amiche assorbivano come un balsamo ristoratore, ammiccando tra loro per dividere il piacere. O il ragazzo che litigava ad alta voce con la ragazza, costringendola a guardarlo negli occhi, mentre lei si mordeva la mano per la vergogna, col volto rigato di lacrime. O la tavolata dove un giovane zerbinotto raccontava e tutti ridevano. O i due ragazzi che parlavano probabilmente di sport, uno battendo le mani su un giornale, l'altro interrompendolo con una voce roca. E di colpo ho capito. Quei signori e signore e ragazzi e ragazze seduti, tutti avevano ragione. E parlandone, si rafforzavano in questa loro certezza. E la loro ragione era costruita sul dileggio, sulla rovina, sul disprezzo degli altri. E più parlavano, più la ragione cresceva e chiedeva il suo tributo di parole, di minacce, di gesti. E sempre di più gli altri, quelli dalla parte del torto, diventavano lontani e miserabili. Ma guardando oltre la strada, nei bar di fronte, altra gente era seduta e anche loro avevano ragione. Una gigantesca, unica ragione divideva il mondo in quelli che l'avevano, cioè tutti, e gli altri, e cioè tutti. E io, che sentivo di non avere ragione, cosa avrei fatto? Sono tornata in classe e c'era aria pesante. Marra e Gasparrone avevano insultato Zagara chiamandolo terrone e figlio di galeotto. Lui li aveva assaltati con un tirapugni fatto con la maniglia di una porta. Erano finiti tutti e tre dal preside. Quante battaglie stupide e quante nobili e giuste ci sono nella giornata media di ognuno?
Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
Il processo durò tre anni, nientemeno! tre anni di prigione e senza vedere il sole. Sicché quegli accusati parevano tanti morti della sepoltura, ogni volta che li conducevano ammanettati al tribunale. [...] Li facevano alzare in piedi ad uno ad uno. - Voi come vi chiamate? - E ciascuno si sentiva dire la sua, nome e cognome e quel che aveva fatto. Gli avvocati armeggiavano, fra le chiacchiere, coi larghi maniconi pendenti, e si scalmanavano, facevano la schiuma alla bocca, asciugandosela subito col fazzoletto bianco, tirandoci su una presa di tabacco. I giudici sonnecchiavano, dietro le lenti dei loro occhiali, che agghiacciavano il cuore. Di faccia erano seduti in fila dodici galantuomini, stanchi, annoiati, che sbadigliavano, si grattavano la barba, o ciangottavano fra di loro. Certo si dicevano che l'avevano scappata bella a non essere stati dei galantuomini di quel paesetto lassù, quando avevano fatto la libertà. E quei poveretti cercavano di leggere nelle loro facce. Poi se ne andarono a confabulare fra di loro, e gli imputati aspettavano pallidi, e cogli occhi fissi su quell'uscio chiuso. Come rientrarono, il loro capo, quello che parlava colla mano sulla pancia, era quasi pallido al pari degli accusati, e disse: - Sul mio onore e sulla mia coscienza!... Il carbonaio, mentre tornavano a mettergli le manette, balbettava: - Dove mi conducete? - In galera? - O perché? Non mi è toccato neppure un palmo di terra! Se avevano detto che c'era la libertà!... - [Libertà, 1882]
Giovanni Verga
So he sings,” he continued as if Denny had said nothing. “His solo mio, that with her in his life he is rich because she is so beautiful that she makes the sun more beautiful, you understand?” And at that he dropped the hoe, closed his eyes and spread out his arms wide and with the fading sun shining on his handsome face he sang: Che bella cosa è na jurnata 'e sole n'aria serena doppo na tempesta! Pe' ll'aria fresca pare già na festa Che bella cosa e' na jurnata 'e sole Ma n'atu sole, cchiù bello, oi ne' 'O sole mio sta 'nfronte a te! 'O sole, 'o sole mio sta 'nfronte a te! sta 'nfronte a te! It looked like fun. We dropped our tools and joined him, belting out something that sounded remarkably like Napolitano. We sang as loud as we could, holding on to each note as long as we could before we ran out of breath, and then we sang again, occasionally dropping to one knee, holding our hands over our hearts with exaggerated looks of deep pain. Although we made the words up, we sang with the deepest passion, with the best that we had, with all of our hearts, and that made us artists, great artists, for in that song, we had made all that art is: the creation of something from nothing, fashioned with all of the soul, born from joy. And as that beautiful summer sun set over Waterbury, the Brass City, the City of Churches, our voices floated above the wonderful aromas of the garden, across the red sky and joined the spirits in eternity.
John William Tuohy (No Time to Say Goodbye: A Memoir of a Life in Foster Care)
In nome di Dio, aiutami! Ché tanto amor non muta e muta mi trascino. Ancora sete ho di te... soltanto sola a te solo e col sole declino. O marea d'amore viverti accanto e arresto del cuore, amor mio divino, che eterni della vita luce e canto. La mia ne muore... dal ricordo sino al qui ancora verso il cuore in cammino, verso te, mio dissorte eppur destino... se non di morte... ora di te rimpianto... e il mare discolora il mio mattino. Ma tu incatenami all'amato incanto, resta, è giorno, vieni più vicino.
Patrizia Valduga (Medicamenta e altri medicamenta)
And yet erewhile, when thou wert in the ear, Even as a (golden) glittering grain, even then The fireflies came to cast on thee their light ^ And aid thy growth, because without their help Thou couldsl not grow nor beautiful become; Therefore thou dost belong unto the race Of witches or of fairies, and because The fireflies do belong unto the sun. . , , Queen of the Fireflies ! hurry apace,-Come to me now as if running a race, Bridle the horse as you hear me now sing! Bridle, O bridle the son of the king ! Come in a hurry and bring him to me! The son of the king will ere long set thee free; ' Theie is an evident association here of [he body of the firefly which much resembles a grain of wheat) wilh the latter. ' The six lines followiDg are oilen heard as 3. nursery rhyme. And because thou for ever art brilliant and fair, Under a glass I will keep thee; while there, With a lens I will study thy secrets concealed, Till all their bright mysteries are fully revealed. Yea, all the wondrous lore perplexed Of this life of our cross and of the next. Thus to all mysteries I shall attain, Yea, even to that at last of the grain; And when this at last I shall truly know. Firefly, freely I'll let thee go! When Earth's dark secrets are known to me. My blessing at last I will give to thee! Here follows the Conjuration of the Salt. Conjuration of the Salt. I do conjure thee, salt, lo! here at noon, Exactly in the middle of a stream I take my place and see the water round, Likewise the sun, and think of nothing else White here besides the water and the sun: For all my soul is turned in truth to them; I do indeed desire no other thought, I yearn to learn the very truth of truths. For I have suffered long with the desire To know my future or my coming fate. If good or evil will prevail in it. Water and sun, be gracious unto me ! Here follows the Conjuration of Cain. AMDU Scongiurasione di Caino. Tuo Caino, tu non possa aver Ne pace e ne bene fino che Dal sole' andaCe non sarai coi piedi Correndo, le mani battendo, E pregarlo per me che mi faccia sapere, II mio destino, se cattiva fosse, Allora me lo faccia cambiare, Se questa grazia mi farete, L' acqua al lo splendor del sol la guardero: E tu Caino colla tua bocca mi diiai II mio destino quale sark: Se questa grazia o Caino non mi farai, Pace e bene non avrai! The
Charles Godfrey Leland (Aradia, Gospel of the Witches)
«Certo, facevo coscientemente la guerra e la giustificavo moralmente e politicamente. La mia coscienza di uomo e di cittadino non erano in conflitto con i miei doveri militari. La guerra era, per me, una dura necessità, terribile certo, ma alla quale ubbidivo, come ad una delle tante necessità, ingrate ma inevitabili, della vita. Pertanto facevo la guerra e avevo il comando di soldati. La facevo dunque, moralmente, due volte. Forse, era quella calma completa che allontanava il mio spirito dalla guerra. Avevo di fronte un ufficiale, giovane, inconscio del pericolo che gli sovrastava. Non lo potevo sbagliare. Avrei potuto sparare mille colpi a quella distanza, senza sbagliarne uno. Bastava che premessi il grilletto: egli sarebbe stramazzato al suolo. Questa certezza che la sua vita dipendesse dalla mia volontà, mi rese esitante. Avevo di fronte un uomo. Un uomo! Un uomo! Ne distinguevo gli occhi e i tratti del viso. La luce dell’alba si faceva più chiara ed il sole si annunziava dietro la cima dei monti. Tirare così, a pochi passi, su un uomo… come su un cinghiale! Cominciai a pensare che, forse, non avrei tirato. Pensavo. Condurre all'assalto cento uomini, o mille, contro cento altri o altri mille è una cosa. Prendere un uomo, staccarlo dal resto degli uomini e poi dire: «Ecco, sta’ fermo, io ti sparo, io t’uccido» è un’altra. È assolutamente un’altra cosa. Fare la guerra è una cosa, uccidere un uomo è un’altra cosa. Uccidere un uomo, così, è assassinare un uomo.»
Emilio Lussu (Un anno sull'altipiano)
Affresco della notte palombara Fresco of the underwater night Immersa nel recinto di figure Sunk in a knot of figures Strette all’attore, custodia di parole Surrounding the actor, keeper of words; Fame e miniera di nostalgia alle due Hunger and quarry of longing Del pomerrigio, l’ora di mezzo At 2 pm, the middle hour Priva di preghiere, che non presume Without prayer that doesn’t presume Ma si affatica strana dietro l’immensita But labors strangely over the afternnon’s Del pommerigio, molto o popolata immensita Hugeness, crowded hugeness Di guarigione, che si allontana Of healing that drifts off; Insieme al tuo silenzio intento e affacendato And your focused silence bent on A togliermi dal sole, mio sole virtuoso Taking my sun, my virtuous son Per il quale io son quel che sono Thanks to which I am what I am In piena luce, sono el mondo In daylight, I am in the world Assieme agile atra, agli atra quasi uguale. With others, others almost like me.
Patrizia Cavalli (My Poems Won't Change the World: Selected Poems (Italian and English Edition))
Proprietario del mio potere sono io stesso, e lo sono nel momento in cui so di essere unico. Nell'unico il proprietario stesso rientra nel suo creatore, dal quale è nato. Ogni essere superiore a me stesso, sia Dio o l'uomo, indebolisce il sentimento della mia unicità e impallidisce appena risplende il sole di questa mia consapevolezza. Se io fondo la mia causa su di me, l' unico, essa poggia sull’effimero, mortale creatore di sé che se stesso consuma, e io posso dire: io ho fondato la mia causa su nulla.
Max Stirner (L'unico)
Nachama, his parents, and two sisters would eventually be rounded up and transported to a concentration camp, Auschwitz, in the spring of 1943. All but Nachama were gassed, and he would spend the next two years of living hell surviving on his wits, charm, and his extraordinary singing voice. Prisoner 116155, as was tattooed on Nachama’s wrist, entertained the camp guards, inspired and revived his fellow prisoners with his unique and powerful baritone, his popular rendition of “’O Sole Mio” gaining him the nickname “the singer of Auschwitz.
Iain MacGregor (Checkpoint Charlie: The Cold War, the Berlin Wall and the Most Dangerous Place on Earth)
I loro spiriti battevano sul mio come le ali di mille farfalle. Chiudevo gli occhi e avvertivo i loro spiriti vibrare. Chiudevo gli occhi, pure sapevo quando le loro ciglia frangiavano dagli occhi abbassati le gote, e quando giravano la testa: e quando gli abiti aderivano a loro, o ricadevano in squisiti drappeggi. I loro spiriti osservano la mia estasi con sguardi ampi di stellare indifferenza. I loro spiriti guardavano la mia tortura; la bevevano come fosse l'acqua della vita; con le gote arrossate, gli occhi illuminati la fiamma ascendente della mia anima indorava i loro spiriti, come le ali di una farfalla che all'improvviso varca la luce del sole. E invocavano da me la vita, vita, vita. Ma prendendo la vita per me stesso, afferrando e schiacciando le loro anime, come un bambino schiaccia l'uva e beve dalle sue palme il succo purpureo, venni in questo vuoto senz'ali, dove né rosso, né oro, né il vino, né il ritmo della vita sono noti.
Edgar Lee Masters (Antologia di Spoon River - Il nuovo Spoon River)
La paura mi ha investita con una forza che il mio corpo di ragazzina non aveva mai sperimentato: una forza così opprimente che rendeva doloroso persino respirare. In quel momento, il momento dello schianto, ho capito d'un tratto che i mostri non si nascondono nel bosco, non sono ombre tra gli alberi o esseri invisibili in agguato negli angoli bui. I veri mostri agiscono alla luce del sole. Avevo 12 anni quando quelle ombre hanno cominciato ad assumere una forma, un volto; a diventare meno evanescenti, più concrete. Più reali. Quando ho iniziato a capire che forse i mostri vivevano tra noi. E uno in particolare ho imparato a temerlo più di ogni altro.
Stacy Willingham (A Flicker in the Dark)
Frasi iniziali Bleach Vol. #1-46 "Noi temiano ciò che non possiamo vedere" (Volume 1 - The Death And The Strawberry - Ichigo) "Le persone hanno speranza perché la morte è invisibile ai loro occhi" (Volume 2 - Goodbye Parakeet, Goodinte My Sista - Rukia) "Se io fossi pioggia che riesce ad unire cielo e terra divisi in eterno potrei riuscire ad unire due anime allo stesso modo? (Volume 3 - Memories In The Rain - Orihime) Siamo attratti l'uno verso l'altro come gocce d'acqua, come i pianeti ci respingiamo l'uno contro l'altro come i magneti, come il colore della pelle. (Volume 4 - Quincy Archer Hates You - Ishida) "Se non impugno una spada non posso difenderti, se impugno una spada non posso abbracciarti." (Volume 5 - Rightarm Of The Giant - Chad) "Già, per noi non esiste il destino. Soltanto chi, inghiottito dall'ignoranza e dalla paura, mette il piede in fallo scivola nelle torbide acque chiamate destino (Volume 6 - The Death Trilogy Overture - Urahara) "Non dobbiamo piangere che è la resa del corpo nei confronti del cuore, nient'altro che la prova che non siamo in grado di gestire ciò che chiamiamo cuore." (Volume 7 - The Broken Coda - Byakuya) "Se arrugginisce, non potrà più trafiggere se perdi la presa, ti taglierà Già, l'orgoglio è simile a una spada" (Volume 8 - The Blade and Me - Zangetsu) "Già, noi tutti sogniamo ad occhi aperti di volare in cielo." (Volume 9 - Fourteen Days for Conspiracy - Kukaku Shiba) "Noi allunghiamo le braccia spazziamo via le nuvole penetriamo il cielo e afferriamo la Luna e Marte ma non riusciamo ancora a raggiungere la verità" (Volume 10 - Tattoo on the Sky - Ganju Shiba) "Darò fuoco a queste zanne che non possono raggiungere così da non vedere quella stella così da non dover tagliare questa gola." (Volume 11 - A Star and a Stray Dog - Renji) "Pensiamo che un fiore cresciuto sul ciglio di un precipizio sia bello, perché i nostri piedi si fermano sul quel ciglio. Non riusciamo ad avanzare su quel cielo come quel fiore impavido." (Volume 12 - Flower on the Precipice - Aizen) "Ogni volta che rinunciamo al nostro orgoglio, ci avviciniamo di un passo alla bestia. Ogni volta che soffochiamo il nostro cuore, ci allontaniamo di un passo alla bestia." (Volume 13 - The Undead - Zaraki Kenpachi) "Scricchiola, scricchiola, torre del Purgatorio, che squarci il mondo come la luce. Trema, trema, torre della spina dorsale, a precipitare saremo noi o il cielo? " (Volume 14 - White Tower Rocks - Hanataro Yamada) "Io non farò altro che esercitarmi a dirti addio." (Volume 15 - The Beginning of the Death of Tomorrow - Kira) "La criniera del sole si riversa a terra cancellando le orme sul ghiaccio sottile Non temere di venire ingannato il mondo sorge già sull'inganno" (Volume 16 - Night of Wijnruit - Hitsugaya) "Rosso come il sangue bianco come le ossa rosso come la solitudine bianco come il silenzio rosso come i nervi di una belva bianco come il cuore di un dio rosso come l'odio che sgorga sciogliendoti bianco come il dolore che ti agghiaccia rosso come l'ombra che divora la notte come un sospiro che trapassa la luna splende di bianco, si spegne di rosso." (Volume 17 - Rosa Rubicundior, Lilio Candidior - Yoruichi) "La tua ombra furtiva come un ago avvelenato senza destinazione cuce il mio cammino. La tua luce flessuosa come un fulmine che colpisce una torre piezometrica tronca la fonte della mia vita." (Volume 18 - The Deathberry Returns - Soi Fong) "Sì, niente e nessuno può cambiare il mio mondo." (Volume 19 - The Black Moon Rising - Ichigo) "Chi paragona l'amore alla bellezza non conosce il volto dell'amore. Chi paragona l'amore alla bruttezza vanta di aver conosciuto l'amore." (Volume 20 - End of Hypnosis - Gin) "Tutto a questo mondo esiste per metterti con le spalle al muro." (Volume 21 - Be My Family or Not - Shinji)
Tite Kubo
Fu un vero raccoglimento il mio, uno di quegl’istanti rari che l’avara vita concede, di vera grande oggettività in cui si cessa finalmente di credersi e sentirsi vittima. In mezzo a quel verde rilevato tanto deliziosamente da quegli sprazzi di sole, seppi sorridere alla mia vita ed anche alla mia malattia. La donna vi ebbe un’importanza enorme. Magari a pezzi, i suoi piedini, la sua cintura, la sua bocca, riempirono i miei giorni. E rivedendo la mia vita e anche la mia malattia le amai, le intesi! Com’era stata più bella la mia vita che non quella dei cosidetti sani, coloro che picchiavano o avrebbero voluto picchiare la loro donna ogni giorno salvo in certi momenti. Io, invece, ero stato accompagnato sempre dall’amore. Quando non avevo pensato alla mia donna, vi avevo pensato ancora per farmi perdonare che pensavo anche alle altre. Gli altri abbandonavano la donna delusi e disperando della vita. Da me la vita non fu mai privata del desiderio e l’illusione rinacque subito intera dopo ogni naufragio, nel sogno di membra, di voci, di atteggiamenti più perfetti.
Italo Svevo (La coscienza di Zeno / Senilità)
We all stepped inside. Gorsky was in the glassed-in shower, butchering “ ’O Sole Mio” and lathered up so thickly that he looked like a sheep. Thankfully, between the lather and the steamed-up glass, his nether regions were hidden from our view. He was so busy cleaning himself, he didn’t notice our arrival right away. A gun sat on the vanity within arm’s reach of the shower door. Catherine calmly picked it up, then pointed it at Gorsky. “Che bella cosa!” Gorsky sang in a voice that made me want to run screaming from the room. “Na jurnata ’e sole . . . Aaugh!
Stuart Gibbs (Spy School Goes South)
In pochi minuti, Madden si addormenta sul mio petto, sbuffando e russando nel modo più adorabile possibile. Gli bacio velocemente la fronte e lui si accoccola ancora di più, sempre dormendo. Darei qualunque cosa per cancellare il suo dolore. Come sarebbero andate le cose se fosse finita diversamente quella notte? Permetto alla mia mente di vagare in un sogno a occhi aperti, dove non c’è stato alcun attentatore. Io e Madden saremmo andati a casa mia e avremmo fatto l’amore fino al sorgere del sole e poi avremmo dormito profondamente nel mio letto fino al pomeriggio. Ci saremmo svegliati e avremmo poltrito per tutto il pomeriggio parlando, conoscendoci a vicenda. Poi gli avrei chiesto il numero di telefono e avrei promesso di chiamarlo. Non avrei aspettato nemmeno un giorno per scrivergli e fargli sapere che era nei miei pensieri. Lo guardo adesso mentre dorme tra le mie braccia e ho una fitta al cuore. Avremo ancora modo di arrivare a quello che desidero prima o poi? Non ho alcuna fretta. Sono felice di aspettare tutto il tempo necessario, finché Madden starà bene, sia a livello fisico che mentale. E poi… forse un giorno… chissà
K.M. Neuhold (Rescue Me (Heathens Ink #1))